Informazione

Quella che segue e' una raccolta di articoli
da noi selezionati anche in base alle richieste
giunteci dal gruppo italiano di avvocati e
giuristi che sta seguendo le denunce contro
i Ministri del governo D'Alema sui crimini
commessi dall'esercito italiano con i
bombardamenti sulla Jugoslavia del 1999, ed
in particolare sull'uso dell'uranio
impoverito.

Ricordiamo anche il caso della giovane
Svetlana di Kragujevac, deceduta lo scorso anno
all'Ospedale Bambin Gesu' di Roma dopo
tante sofferenze dovute alla leucemia che la colse
pochi mesi dopo i bombardamenti.

La redazione di "Voce Jugoslava" su Radio Citta' Aperta"

===*===

VESTI, 5 giugno 1999

Il direttore del giardino zoologico di Belgrado ha denunciato la
Alleanza Atlantica alla
Corte internazionale di Giustizia.
GLI ANIMALI MANGIAVANO I LORO PICCOLI

Vuk Bojovic, direttore dello zoo di
Belgrado, ha presentato una denuncia presso la
Corte internazionale di giustizia,
richiedendo un risarcimento di 9500 dollari per lo
stress subito dagli animali a causa
delle bombe gettate dagli aerei della NATO. "Il
terzo o quarto giorno dei bombardamenti
gli animali sono apparsi stressati a causa
delle sirene delle bombe e non si sono
piu' relazionati amorevolmente. Questo mi ha
spinto a denunciare la NATO. Ma in seguito
si sono manifestati comportamenti
molto piu' pericolosi dei precedenti.
Gli animali che erano gravidi hanno espulso
i feti per lo stress, hanno abortito la
leonessa, la zera ed anche il serpente Medlin",
ha detto Bojovic.
A rendere ancora piu' grande la tragedia
dello zoo di Belgrado, per la prima volta
si e' manifestato il cannibalismo tra gli
animali. "Le femmine mangiano i loro
piccoli. Nella notte in cui e' stato
bombardato il Quartier Generale, la tigre, che
e' di solito una madre eccezionale, ha
partorito 4 piccoli dei quali ne ha divorati due,
e due siamo riusciti a salvarli. Il gufo
con le grandi orecchie ha avuto 5 piccoli e
li ha divorati tutti nella stessa sera.
Anche due lupe, la cicogna e la leonessa
hanno eliminato i loro piccoli."
[Nello zoo scarseggiano acqua ed elettricita',
e gli stessi animali devono bere l'acqua sporca.]
Piu' di mille uova di vari uccelli
esotici si sono rovinate. (...)
Nello zoo ci si arrangia anche attraverso
donazioni per dare da mangiare agli
animali. Dall'estero si sono fatti sentire
molti amici degli animali, inviando
medicinali ed anche un impianto elettrico.
"Per quanto riguarda l'accusa,
l'abbiamo pubblicata in internet ed alcuni
giardini zoologici in giro per il mondo
si sono uniti alla nostra denuncia. Siccome
il mondo ai miei occhi e' pazzo, ed io
pazzo agli occhi del mondo, forse la Corte
internazionale di giustizia esaminera'
la denuncia e prendera' qualche decisione
che ci potrebbe aiutare. E' piu' che
evidente che sono piu' sensibili agli
animali che non alle persone, e percio' io
gioco questa carta", ha concluso Bojovic.

(S. Miric)



NOVOSTI (Belgrado), 3/4 febbraio 2001

Dejan Zivic, 26 anni, di Nis, soldato nel Kosovo ammalato
pesantemente, vittima della “Sindrome dei Balcani”
DOPO LE BOMBE - IL CANCRO
di M. Ristovic

Durante il servizio di guardia nelle vicinanze di Djakovica, sotto
l’aggressione NATO, a solo 150 metri da lui è caduta una bomba di 2,2=

tonnellate. Subito dopo ha sentito mal di testa, e dopo il ritorno
dal fronte ha iniziato le cure al Policlinico di Nis (ORL). I
risultati delle analisi hanno fatto capire a Dejan che è ammalato di
carcinoma alla gola (il tumore di Schminke). Ha iniziato la terapia
all’Oncologia e Radiologia, sottoponendosi a due cicli di
chemioterapia. Nemmeno questo lo ha aiutato. Alla fine del mese di
giugno dell’anno scorso, e come si suol dire “un secondo prima =
delle
dodici”, si è operato alla ghiandola (della salivazione) nella
Clinica di Belgrado. “Ho ricevuto chissà quante iniezioni. Ne ho
contate fino a 400. I dottori e gli infermieri da me sono ormai di
casa. Mi danno tre volte al giorno del Trodon (.....) Per i
medicinali ci arrangiamo come possiamo. L’ assistenza sociale ci
restituirà i soldi, però intanto ci dobbiamo arrangiare.
Dall’esercito non ho nessun aiuto”. Nell’ottobre, quando=
ha finito
la chemioterapia a Knez Selo vicino a Nis, e quando ha pensato che
per i suoi malanni è la fine, si manifestano problemi con la spina
dorsale e gli arti inferiori, e incomincia rapidamente dimagrire. I
nuovi risultati hanno scioccato lui e la sua famiglia.(...) Giorni
dolorosi sta trascorrendo Dejan con la moglie e il figlio Aleksandar,
di 3 anni. Nello stesso appartamento vivono il padre Slobodan,
invalido del lavoro, e la madre Duna, casalinga. Lavora soltanto la
moglie, a ore presso un privato, e riceve 13 dinari all’ora. Il
soldato ammalato ha bisogno ogni giorno di medicinali costosi.














NOVOSTI, 22 febbraio 2001
I racconti drammatici degli appartenenti all’Esercito jugoslavo sulle=

conseguenze dell’esposizione all’uranio impoverito

L’UNITA’ DI MALCE SCOMPARE A POCO A POCO
di Dragan Vujicic

A Svrljig e Zaplan, da dove i riservisti nel 1999 partivano per il
Kosovo, verso Urosevac, Stimlje e Lipljani, la malattia “sconosciuta&=
#8221;
chiede il tributo. I medici - troppo discreti. L’Esercito non
riconosce e non paga.

Lui e’ il prossimo - ci hanno detto a Svrljig, quando ci siamo messi=

alla ricerca della casa di Ljubisa Ivkovic (nella foto), il
riservista dell’Esercito che prima del 1999 e della guerra in Kosovo =

e Metohija, dove combatteva con la sua unita’, era il piu’ vita=
le e
piu’ impegnato pittore del luogo. Ljubisa si e’ pesantemente
ammalato. La diagnosi e’ : “metohelioma malignum pleureae”=
;. Dopo la
smobilitazione, nel giugno del 1999, a causa di difficolta’ ai
polmoni, e’ andato subito dal medico, vicino a Nis, in un ospedale
dove e’ stato ricoverato dal 16 giugno alla fine di novembre. E’=
;
stato rilasciato con la costatazione che aveva acqua nei polmoni. La
situazione si e’ complicata. Ljubisa perdeva peso. E’ stato
indirizzato all’ospedale di Sremska Kamenica. Li e’ stato ricov=
erato
dal 21 giugno al 19 luglio del 2000, e rilasciato - senza alcuna
speranza ! Gli hanno dato l’antidolorifico Trodon.

Sindrome o no ?

“Prima della guerra ero sano come un pesce. Non ho mai fumato. Adesso=

vedo che la fine e’ vicina. Per i medicinali non ho soldi. Non posso =

alzarmi dal letto. Ancora durante la guerra mi sentivo stanco e
spossato. Ero di guardia vicino a tre carri armati che sono stati
centrati presso Urosevac. Voglio vivere.” E’ la sindrome di Bal=
cani,
come la chiamano ora, o no ? “La nostra unita’, da quando siamo=

rientrati dal Kosovo - racconta Vinko Jovanovic - sta scomparendo”
(...)
Alcuni mesi dopo il ritorno e’ morto improvvisamente Dragan
Stevanovic, 30 anni, di Donji Dusnjik. Ha avuto un cancro alla testa
ed e’ scomparso. Nel comune di Svrljig ci sono circa 40 villaggi, dai=

quali nel 1999 la gente andava in Kosovo, e non c’e’ un villagg=
io nel
quale qualcuno non si sia ammalato della “malattia sconosciuta”=
.

La terra per i medicinali

Nel villaggio di Beloinje, alcuni chilometri da Svrljig, siamo
passati a casa di Jovan Dimitrijevic. “ Appena tornato dal Kosovo
era sano. Ora si sta curando nel Centro clinico di Belgrado,
all’urologia dal dott. Argirovic. Per la terapia gli hanno prescritto=

citostatica “vepeisid”, “cisplatin” e “blomic=
in”. Come conseguenza
della chemioterapia gli sono caduti i capelli.” Parliamo piano
perché suo figlio di 10 mesi sta dormendo. “Non fumavo, non bevevo.
Sono stato con i miei commilitoni nel Kosovo. Questo è avvenuto
subito dopo. Finora ho speso 1600 marchi nelle medicine. Ogni mese
vado al controllo che mi costa 60 marchi. Fortunatamente abbiamo dei
parenti che lavorano in Francia e mi aiutano. Ma cos’è di quelli che =

non si possono permettere le cure ?”
A tre chilometri circa, nel villaggio di Draginac, si trova la casa
del malato Boban Aleksic. Il padre Rade ha venduto la terra per
raccogliere 1000 marchi per i medicinali necessari al figlio.
Con Srdjan Djordjevic abbiamo parlato nella sua casa in via
Prvomajska a Svrljig. La moglie di 18 anni ascolta la nostra
conversazione con lo sguardo assente, la madre Ljubica piange, mentre
il figlio di Srdjan di un anno Marko, dorme. “Mi sono ammalato
quando stavo nella località di Srpski Babus, vicino Lipljani. Li sono
stati grandi bombardamenti. A giugno quando sono tornato ho avuto un
grande attacco asmatico (soffocamento). Pensavo che sarei morto. Ho
ricevuto la prima iniezione e da allora ogni due giorni per due mesi.
Nei momenti gravi, e succede quasi ogni due giorni, penso di dover
morire. L’altro giorno vicino alla chiesa sono svenuto. Prima della
guerra mai ho avuto questi disturbi...” Quando Srdjan è uscito, la =

madre Ljubica tra le lacrime ci ha detto che i momenti più brutti per
lei è quando lo sente di notte che sta gemendo. “Perché non è morto ?=


Racconti tragici.

A Okruglica, qualche km da Svrljig abbiamo parlato con Milomir Antic,
uno dei piu anziani nell’ unità di Malce. Era di stanza vicino
l’aeroporto di Slatina, sotto la collina di Goles che era obbiettivo=

costante degli attacchi nemici. Subito dopo l’arrivo a casa è andato =

all’ospedale dove gli hanno constatato una grave malattia polmonare. =

E’ stato ricoverato da giugno a novembre e dice di aver sentito dei
racconti terribili.




DUGA, 4 aprile 2001
I nostri esperti avvertono

IN QUESTO ANNO AUMENTA LA LEUCEMIA
di Dragoljub Stevanovic

Nella Accademia militare di Medicina si e’ formata la commissione che=

si occupera’ delle conseguenze delle munizioni con uranio impoverito=

e con agenti chimici. I medici dicono che entro tre anni appariranno
anche malattie maligne.

Sulle colline di Stara Planina, nei villaggi presso Svrljig, come
anche a Zaplanja, tra Nis e Gadjin Han, finora si sono ammalati una
decina di appartenenti all’Esercito jugoslavo che due anni fa
combattevano nel Kosmet [Kosovo e Metohija]. Questa e’ stata anche
motivazione diretta per i responsabili militari per segnalare che
sempre piu’ riservisti si rivolgono agli ospedali militari, e
lamentano sintomi di malattie originate dai bombardamenti della NATO.
Di questo ci ha informato il colonnello Velimir Obradovic, del
Servizio Informazioni del Comando della Terza Armata
(...)
Ci sono dunque degli ammalati, ma non se ne conosce esattamente il
numero poiche’ si fanno curare in diversi ospedali.
(...)
Alla fine dello scorso anno (2000) ed all’inizio di quest’anno,=
in
Kosmet all’improvviso hanno incominciato ad ammalarsi i soldati della=

KFOR, il che ha suscitato subbuglio nei paesi della NATO. Hanno
minacciato di ritirare le loro truppe dal Kosmet, preoccupate per i
dati sulla contaminazione del terreno. Purtroppo il nostro servizio
sanitario e gli istituti competenti non hanno nessun permesso di
recarsi in Kosovo e Metohija e nemmeno sanno che cosa stia succedendo
li, ne’ quanto sia stata contaminata la regione.
(...)
Quello che sicuramente preoccupa e’ il fatto che nella primavera di
due anni fa, solamente tra riservisti e soldati della Terza Armata
dell’esercito jugoslavo nella regione c’erano centomila persone=
, che
hanno sofferto i danni della radiazione da particelle alfa, per non
parlare della contaminazione chimica. Con l’inizio degli allarmi
riguardanti i soldati stranieri, sono iniziate le preoccupazioni e le
visite dei soldati (...) Ne sono state effettuate circa 1200 alla
Accademia di medicina militare (VMA) di Belgrado, senza riscontrare
neanche un caso di avvelenamento radioattivo.
I medici dicono che questa malattia dovrebbe comparire non prima di
due anni (cioe’ proprio adesso)
(...)
Srdjan Djordjevic di Svrljig si e’ ricoverato per asma alla VMA ; due=

dei suoi commilitoni si sono ammalati di cancro.

Le analisi sono molto costose

(...)
Le malattie maligne insorgono dopo cinque anni dalla contaminazione.
Si spera che esse non si manifestino. Per la prevenzione, che
andrebbe fatta adesso, lo Stato per ora non ha nessuna possibilita’. =

L’unica soluzione e’ che la Comunita’ Internazionale apr=
a il
portafogli ed invii i soldi oppure un pacchetto di aiuti umanitari
con le apparecchiature.
(...)




Da “Vesti”, 24 novembre 2001

Dall’Australia un aiuto per l’invalido di Kraljevo
IL PRIMO PASSO DI BRANKO, di S. Dj.

Il padre di Branko Kapetanovic, Milorad, di Kraljevo, ha ritirato
presso la redazione di “Vest” una donazione di 150 dollari
australiani. E’ l’aiuto di un lettore, L. Cvor dall’Austr=
alia, che è
rimasto colpito dal destino di questo giovane di Kraljevo.
Questo giovane è rimasto senza le mani e senza le gambe durante un
disinnesco dopo il bombardamento NATO, nelle vicinanze della località
di Sjenica. A Branko sono fatte le protesi alle gambe, grazie agli
aiuti dei donatori. Ancora si trova nella Clinica militare e si sta
adattando alle protesi. Ha fatto il primo passo proprio dopo un anno
dell’infortunio. “E stato doloroso, ma il mio Branko non si arr=
ende”
dice il padre “Già domani conteremo di fare due passi, e dopodomani
3” aggiungendo che suo figlio attende con grande fiducia anche le
protesi alle braccia.

Da “Novosti”, 26.3.02

Aumenta il numero di bambini ammalati agli organi respiratori
IL DIFFICILE RESPIRO DELLA SERBIA

Un terzo degli ricoverati a Sokobanja è composto da giovani pazienti
ammalati di bronchite e di asma bronchiale.
Sokobanja : Tra i clienti di Sokobanja fanno parte sempre più
giovani e bambini. In relazione dei benefici che con il suo ambiente
offre questo posto di villeggiatura, non dovrebbe essere nemmeno
qualcosa di speciale (di solito le terme sono luoghi di cura
riservati agli anziani), se la maggior parte dei pazienti non fossero
ammalati agli organi respiratori - di effettiva bronchite cronica.
La maggior parte dei 60.000 pazienti annui sono giovani provenienti
dalla Vojvodina, da Belgrado e altre grandi città. Quello che più
preoccupa è che il livello medio di età dei malati è di anno in anno
sempre più basso.
“Purtroppo, ultimamente, in Serbia ci sono sempre più bambini, anche =

neonati, ammalati agli organi respiratori, come dimostrano le
statistiche del nostro istituto. Tutto questo dimostra che la maggior
parte dei casi e’ a causa dell’aria contaminata”, dice la=
dott.
Marija Mirkovic-Sindjelic.
Uno degli ospiti più assidui di Sokobanja, cioé della Clinica
specialistica, è il canadese di origine jugoslava Mike Buzandjija il
quale ha donato alla clinica l’apparecchiatura EKG più moderna.



Dal settimanale “Svedok”, Belgrado, 17 aprile 2001

LA CURA E L’AIUTO ALLE VITTIME DELL’URANIO IMPOVERITO
del Prof. Dott. V. Ajdanic

A Bruxelles dal 1. al 3 marzo si è tenuta una Conferenza
internazionale : Le vittime dell’uranio impoverito. Delle terribili
conseguenze sugli iracheni (particolarmente bambini) ci sono state
testimonianze di medici, operatori umanitari e giornalisti, che
nessuna minaccia dei detentori di questo “metallo del disonore”=
ha
potuto impedire.
Ci sono stati partecipanti anche della Repubblica Serba di Bosnia,
dalla Jugoslavia. Però la misura delle conseguenze che la NATO ha
arrecato con la munizione all’uranio impoverito ai Serbi, che sarà
ricordato dalla storia, si trova nell’articolo del Dott. Zoran
Stankovic, patologo alla Clinica militare di Belgrado. Nell’articolo =

è segnalata la tragedia dei serbi di Hadzici, quartiere di Sarajevo,
bersaglio dell’aereo A-10, “l’assassino all’uranio&=
#8221;. Il maggior
testimone della tragedia serba, il dott. Stankovic, non è potuto
partire per Bruxelles, perché nel frattempo gli schipetari hanno
fatto “saltare in aria” il pulman con i serbi.(....)
Oltre agli iracheni ed ai serbi - obiettivi delle criminale
munizione, alla Conferenza hanno parlato anche le vittime nelle fila
degli aggressori. Il loro grido era più forte di quello dei loro
avversari (...) Dopo la sindrome del Golfo, qualche migliaio di
soldati NATO sono morti, mentre decine di migliaia sono ammalati, e
soltanto nello stato USA della Virginia 165 bambini sono nati
malformati.(...)
La rivista “Svedok” ha inviato un appello a tutti quelli che si=
sono
ammalati di inviare le proprie generalità. (“Svedok”, Kosovska =
26,
11000 Beograd).

PER NON DIMENTICARE

E' finalmente pronta la versione sottotitolata in italiano di tre
cortometraggi, inediti in Italia, sui crimini di NATO ed UCK in
Kosovo-Metohija e Serbia meridionale.

I filmati sono in parte basati su immagini della TV americana ARTN e
della britannica REUTERS TV. Si noti che in Italia non era finora
circolata nessuna documentazione video sulle stragi compiute da
NATO/UCK in Kosmet dopo la occupazione (giugno 1999).

Titoli dei tre cortometraggi:

"PAPA', DOVE DORMIREMO DI SERA?"
sugli effetti del bombardamento della cittadina rurale di Aleksinac

KOSOVO - IL LUOGO DEL DELITTO
immagini della provincia dopo l'arrivo della KFOR

C'ERA UNA VOLTA LA FATTORIA GARIC
"...tra Djakovica e Decani, la casa dei Garic era l'unico focolare
serbo rimasto..."
primo premio al Festival del cortometraggio di Belgrado, giugno 2000

produzione RF di Jugoslavia, 1999-2000

Per il lavoro di sottotitolazione il CNJ deve sostenere un costo non
indifferente, pertanto chiediamo alle realta' locali che vogliono
avere le prime copie del video una sottoscrizione adeguata, mentre PER
I SINGOLI IL PREZZO CHE ABBIAMO FISSATO E' DI 15 EURO.

PER ORDINARE IL VIDEO INVIARE UN FAX AL NUMERO: 06-4828957
indicando l'indirizzo al quale spedire la cassetta e le modalita' con
cui viene effettuato il versamento.
Ricordiamo che per i versamenti a favore del CNJ e' stato aperto il
seguente conto postale:

Conto Bancoposta n.73542037 (ABI 07601 CAB 03200 CIN N)
intestato a Gallucci E. e Pavicevac I., Roma

15 APRILE + 23 APRILE

ORGANIZZA:
Most za Beograd - Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava
via Abbrescia 97, 70121 BARI - CF:93242490725- tel/fax 0805562663
e-mail: most.za.beograd@...
conto corrente postale n. 13087754

===

lunedì 15 aprile ore 20.30
Auditorium della Vallisa (Bari città
vecchia)

Lettere da Kragujevac
e dai profughi jugoslavi
lette e messe in scena dalla
Associazione teatrale "Grammelot"
con interventi del gruppo di improvvisazione
musicale EMAK BAKIA di Monopoli
e la collaborazione di Franco Degrassi

Il testo è composto sulla base di lettere
inviate dai bambini e dalle
famiglie jugoslave - in particolare dei
lavoratori della Zastava di
Kragujevac, pesantemente colpita dai
bombardamenti della NATO nell'aprile
del 1999, nonché di profughi jugoslavi dalla
Bosnia, dalle Krajne e dal
Kosovo - che la nostra associazione, insieme
con altre diffuse sul
territorio nazionale sta sostenendo
attraverso un progetto di "adozione a
distanza"
E', attraverso la voce dei suoi più giovani
figli, una testimonianza della
vita, difficoltà, sentimenti, speranze,
sogni di un popolo bombardato.
Intendiamo con questa iniziativa dar conto
del nostro progetto di
solidarietà, che non consiste solo - come
tante e tante volte gli amici
jugoslavi ci hanno detto - nel mandare un
piccolo aiuto materiale (denaro,
vestititi, medicinali), ma anche e
soprattutto nel costruire ponti di
comprensione reciproca e amicizia.

Video documentari inediti a cura del
Coordinamento nazionale per la Jugoslavia
Papà dove dormiremo?
Kosovo, il luogo del delitto
C'era una volta la fattoria Garic

Sonata per violino e pianoforte n.1 in Sol
Magg op. 78
di Johannes BRAHMS (1833-1897)
1. Vivace ma non troppo
2. Adagio
3. Allegro molto moderato
Pianoforte: Fiorella Sassanelli
Violino: Nicola Cufaro Petroni

===

BARI, MARTEDì 23 APRILE
ORE 16.30
AULA "ALDO MORO"
(FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA,
PIAZZA C. BATTISTI)

"Il decennio 1990-2000, che l'ONU aveva proclamato
decennio del diritto internazionale, si è aperto
con una guerra in nome del diritto (la guerra del
Golfo) e si è chiuso con una guerra in nome dei
diritti umani (la guerra del Kosovo), così
preparando la guerra al terrorismo che del diritto
e dei diritti umani fa strame". (Salvatore Senese,
"Guerra e nuovo ordine mondiale", in Quale
Giustizia, n. 2/2002)

Guerra al diritto.
La barbarie del nuovo
(dis)ordine mondiale
Dal Tribunale dell'Aja ai Tribunali speciali
d'eccezione americani per l'operazione Enduring
Freedom, alla negazione dei più elementari diritti
per il popolo palestinese

Relazioni di

Aldo Bernardini
(professore di diritto internazionale, Università
di Teramo, e membro del Comitato Internazionale di
difesa di Milosevic)

Vincenzo Starace
(professore di diritto internazionale, Università
di Bari)

Ugo Villani
(professore di diritto internazionale, Università
"La Sapienza" di Roma)

Fulvio Grimaldi
(giornalista, membro del Comitato Internazionale di
difesa di Milosevic)


L'iniziativa è promossa dall'associazione "Most za
Beograd" in collaborazione con la sezione italiana
del "Tribunale Clark" ed è aperta alle adesioni di
associazioni e social forum



"L'arresto prima, la decisione per l'estradizione
di Milosevic poi, sono intervenuti per una volontà
esterna, su impulso del Tribunale dell'Aja, quel
Tribunale che dovendo giudicare i crimini commessi
nei conflitti jugoslavi, non ha giudicato la
distruzione del diritto compiuta dalla Nato, che ha
violato tutte le norme del diritto internazionale e
del diritto umanitario di guerra, perfino
ammazzando i giornalisti, con il bombardamento
della Televisione jugoslava. Il Tribunale dell'Aja
ha in effetti aperto e subito chiuso l'inchiesta
sulla Nato, non trovando nulla riguardo a cui
procedere. Dunque si tratta della giustizia dei
vincitori.

Ma prima ancora che dalla responsabile della
Procura internazionale dell'Aja, l'arresto era
stato reclamato dall'America di Bush, e con un
ultimatum che scadeva il 31 marzo, giorno in cui è
stato eseguito, in cambio di una elargizione di 50
milioni di dollari, pari a 100 miliardi di lire.
Cento miliardi sono una cifra irrisoria, pari alla
somma che si dice sia stata spesa da Berlusconi per
la sua campagna elettorale per acquistare il potere
in Italia. Cento miliardi per comprarsi la
Jugoslavia, e per venderla, è una cifra irrisoria;
al cambio sono meno di 30 danari. Ed ora
l'estradizione è stata concessa dal governo e dal
Parlamento serbi sotto il ricatto dei Paesi
"donatori", che dovrebbero con un miliardo di
dollari aiutare la Jugoslavia a ricostruire ciò che
essi stessi con la guerra hanno distrutto.

Insomma una taglia su un colpevole. Ma più ancora
una vendetta, per l'unico vero delitto che
l'Occidente non può perdonare, che è il delitto di
aver resistito all'America, e che Milosevic non ha
compiuto da solo. Si uò dire che anche noi, che ci
siamo opposti alla guerra, ne siamo stati complici.
Un delitto che fin troppo a lungo non è stato
perdonato al Vietnam, che non è stato perdonato in
Salvador a mons. Romero e a quanti si sono opposti
al regime voluto dagli Stati Uniti, che non è stato
perdonato a Saddam Hussein e all'intero popolo
iracheno, che continua a pagarne il prezzo in una
guerra che per i vincitori non è mai finita, e in
uno strangolamento che ammazza i bambini e si
perpetua da una generazione all'altra di iracheni,
anche nati dopo i fatti imputati come reato. Dunque
si tratta di una giustizia tribale, che pretende la
vendetta del sangue senza discernimento dei
colpevoli e senza distinzione tra i padri ed i
figli. Una giustizia che, così concepita, è una
vergogna.

Quando dopo una lunga storia di diritti negati e di
popoli calpestati la comunità internazionale ha
riconosciuto e affermato i diritti umani, quando
col patto di Roma si è tentato di istituire un
Tribunale penale internazionale permanente che gli
Stati Uniti si rifiutano di accettare e impediscono
che nasca perché non vogliono sottoporsi ad alcuna
giurisdizione, rivendicando l'impunità dei loro
poteri imperiali, si pensava a una ben diversa
istituzione e sovranità del diritto, si sperava in
una ben diversa giustizia, si intendeva
un'oggettività e un'imparzialità dei giudizi, senza
vendette, senza imputati precostituiti e senza
sentenze manipolate dal potere. Nulla di tutto ciò
si riscontra nel modo in cui Milosevic, come si
dice, viene ora "assicurato" alla giustizia, grazie
a un salario di un pugno di dollari e con il mondo
intorno a fare il tifo come in uno stadio. E' una
brutta pagina per la civiltà del diritto, è
un'ulteriore umiliazione per l'Europa; ed è questo
che vogliamo esprimere con la nostra protesta.

Raniero La Valle, Giovanni Galloni, Antonia Sani,
Vittorio Tranquilli, Teresa Lanzetta, Salvatore
Lumia, Ettore Zerbino, Paola Mutui, Claudio Tosi,
Bemardetta Forcella, Mariarosa Tinaburri (luglio
2001)



"Milosevic, nonostante le sue violente proteste,
verrà condannato a una pena molto severa e passerà
il resto della sua vita in carcere perché così
vogliono "i vincitori": gli Stati Uniti e le altre
potenze occidentali. Il ruolo che gli è stato
assegnato è quello del capro espiatorio. Il
sacrificio collettivo di una vittima, ci ha
insegnato Réné Girard, ha sempre un effetto
redentivo, diffonde sentimenti di sicurezza e
circonda i vincitori di una aureola di trascendente
innocenza. Tutto questo, naturalmente, dovrebbe
avere poco a che fare con le funzioni di un
ordinamento giuridico moderno, nazionale o
internazionale. E non ha nulla in comune con una
politica di pacificazione e di riscatto dei paesi
balcanici.

Ma ciò che conta assai più, dal punto di vista dei
committenti del sacrificio, sono gli esiti
strategici dell'intera vicenda. La cattura, la
degradazione morale e la condanna di Milosevic
contribuiranno a rafforzare anche in questo caso la
strategia imperiale che le potenze occidentali
hanno sempre perseguito con i loro interventi
politici e militari nei Balcani, dal Congresso di
Berlino, nel 1878, a Rambuillet, nel 1999. Il loro
obiettivo è sempre stata la frammentazione
territoriale della regione balcanica e la sua
subordinazione politica ed economica" (Danilo
Zolo, Processo a Milosevic: un giudizio universale
made in Usa , Il Manifesto 08/9/2001)

I "BUGIARDI DI TRNOPOLJE" VOGLIONO FAR CHIUDERE
I SITI INTERNET DI CONTROINFORMAZIONE

La truffa mediatica sul "Lager di Trnopolje", organizzata dalla troupe
del network inglese ITN, e' stata smascherata circa otto anni fa da
parte del giornalista tedesco Deichmann, che in merito ha pubblicato
reportage sulle riviste "Living Marxism" e "Konkret".

Sul caso e' stato prodotto un eccezionale documento video: "The
Judgement", a cura di "Emperor's Clothes":
> http://www.emperors-clothes.com/Film/judge.htm
IL FILMATO SI PUO' VEDERE INTEGRALMENTE VIA WEB ALLA URL:
> http://luxfiat.chiffonrouge.org/judgement.html

Citata in causa, e condannata ad un esborso enorme per danni
all'immagine della ITN, la rivista "Living Marxism" ha dovuto chiudere
i battenti dichiarando il fallimento. Si noti bene: "Living Marxism"
non e' stata condannata dai tribunali britannici per diffamazione o
per aver detto il falso, ma per aver danneggiato l'immagine della ITN!

Infatti, mentire e' lecito per i giornalisti di guerra (e' il loro
mestiere!), ma smascherare la disinformazione strategica e' molto
rischioso. Lo stanno provando sulla propria pelle anche i responsabili
del sito internet "Emperor's Clothes", che sono oggetto di una nuova
diffida da parte della ITN. Il colosso mediatico inglese minaccia ora
di far pagare salata la loro voglia di verita' ai realizzatori del
video "The Judgement".
Le stesse minacce hanno causato la chiusura di un altro sito che era
di estrema importanza per la controinformazione: lo scorso fine
settimana e' stato chiuso www.Srpska-mreza.com.

PER QUESTO E' ESTREMAMENTE IMPORTANTE SOSTENERE "Emperor's Clothes"
SEGUENDO LE MODALITA' INDICATE DI SEGUITO!


=======================================
EMPEROR'S CLOTHES UNDER ATTACK!
=======================================

Emperor's Clothes is under attack for telling the truth.

A few days ago our Website hosting service received an email from
Charles Russell, the law firm for ITN. ITN is the British TV news
station responsible for distributing supposed news photos which
falsely portrayed a Serbian refugee center in Bosnia as a death camp.
Emperor's Clothes exposed this lie in the video JUDGMENT.

In the email, ITN's law firm demanded that all mention of the video,
JUDGMENT, be removed from the Emperor's Clothes Website or ITN would
sue our service provider for libel. The service provider has, quite
bravely, refused to cave in.

Another Website was not so lucky. Www.sprksa-mreza.com is a vast
storehouse of information about Yugoslavia. Its editors have
contributed articles and shared their knowledge with Emperor's
Clothes. Srpska-mreza had posted several articles exposing ITN lies.
ITN threatened Srpska-Mreza's Website hosting service as it had
threatened ours. In response the hosting service shut down
www.Srpska-mreza.com this past weekend.

We are setting up an EMPEROR'S CLOTHES DEFENSE FUND. Hopefully the
FUND will get non-profit and tax-exempt status. This FUND will defend
Emperor's Clothes, Srpska-Mreza and any other Website or Web hosting
service attacked for advertising JUDGMENT and/or standing up to ITN.

We urge everyone who cares about free journalism to fight this attack.
Here are some things you can do. A more detailed report will be posted
tomorrow.

1) Buy a copy of the JUDGMENT video. See what ITN is trying to
suppress. You can read about the video at
http://www.emperors-clothes.com/Film/judge.htm
It's $25 in the US, $26 outside. You can order using standard donation
methods (see below). If you donate over the Internet, send an email to
emperors1000@... so we know you want a copy of JUDGMENT.

b) Donate to the EMPEROR'S CLOTHES DEFENSE FUND, using the donation
methods below. If you donate over the Internet, please send an email
so we know your donation is for the EMPEROR'S CLOTHES DEFENSE FUND.
The money will be used to DEFEND EMPEROR'S CLOTHES and others under
attack.

c) Defend free journalism by advertising JUDGMENT video on your
Website or by email. For details about JUDGMENT, go to
http://www.emperors-clothes.com/Film/judge.htm
Post a link and let us know at emperors1000@...

Please send whatever contributions you can! $20, $50, $100, $500,
$1000 or more. Donations will be used to Defend Emperor's Clothes!

Here's How to Make a Donation...

You can make a donation using Paypal at
https://www.paypal.com/xclick/business=emperors1000@...&no_shipping=1

You can make a credit card donation by going to our secure server at
http://emperors-clothes.com/howyour.html#donate

Or Mail a check to Emperor's Clothes, P.O. Box 610-321, Newton, MA
02461-0321. (USA)

Or make a donation by phone at the donation line, (U.S.) 617 916-1705.

We can now accept donations through e-gold. Our account # is 444982.

www.emperors-clothes.com or
www.tenc.net
[Emperor's Clothes]

CIGANSKA JE TUGA PREGOLEMA

Ciganska je tuga pregolema
Niko nezna sta se njima sprema
Ili logor ili apsa na gusta
Ostace nam cigan mala pusta
U aprilu a sedmoga dana
Poslo Hitler mnogo aeroplana
Da razrusi Beograd na Savi
Jer tog dana i rat nam objavi
A u jutro oko 4 sata
Svakom cigi lupaju na vrata
Sve ih redom jadne potovari
Otera ih Marinkovoj Bari
A iz Bari na Banjicu
O u stu ostavise cigoniji pustu
Streljase ih sve po
Desetinu a svu malu
Decu u vrucu masinu
Ko je hteo glavu da izvuce
Mora ga je carabin da stuce
Sve se tako potise cigani
Dok stigose mladi partizani
Kad stigose mladi partizani
I cigane u borbu su zvali
Da u borbi zajedno ratuju
Da slobodu kao braca skuju.
Tad je bilo a sada se
Peva ostace nam u
Secanju za cela vremana



7 aprile 1941

Grande è l'angoscia degli Tzigani.

Nessuno sa cosa si prepara per loro
Nei campi di concentramento.
Il loro accampamento è rimasto vuoto.
Il 7 di aprile
Hitler manda molti aerei
Per distruggere Belgrado sul fiume Sava.
E lo stesso giorno ci dichiara guerra.
Alle 4 del mattino
Bussano alla porta degli Tzigani.
Tutti sono portati via i poverini
E scaricati a Marinkovoj Barì.
E da Barì li portano al centro di Banjica.
Restano vuoti gli accampamenti tzigani.
Li fucilano
dieci alla volta.
I bambini nei forni crematori.
Chi alza la testa
È massacrato col calcio del fucile.
Solo sofferenza per gli Tzigani
Fino all'arrivo dei giovani partigiani.
Quando arrivano i giovani partigiani
Gli Tzigani sono chiamati a lottare
A lottare insieme
A forgiare la libertà come fratelli.
Questo è il passato e adesso
Si canta, e deve restare
Nella memoria per tutti i tempi


(diffuso da B. Bellone)

> http://www.truthinmedia.org/Bulletins2002/3-3.html

Serb Quislings Snubbed by Washington

Powell Postpones Decision on Yugoslav Aid, U.S. Money Stays Frozen

BELGRADE, Apr. 3 - What did the Belgrade quislings get for prostrating
themselves so low before their Washington masters that to be any lower,
they'd have to dig in? A kick in the teeth! Which is what they
deserved, of course.

But wait? No, Zoran Djindjic (Serbia's prime minister) et. al. did not
get their well-earned rebuke from the Serb people. No, Sir. It was
their Washington bosses who kicked them away like annoying lapdogs.

U.S. Secretary of State Colin Powell indefinitely postponed a
decision to certify Yugoslavia's cooperation with a U.N. war crimes
tribunal, a move that will keep $40 million in much-needed assistance
to Belgrade frozen.

Powell "has decided to defer a decision on whether the Federal Republic
of Yugoslavia has met the criteria," deputy State Department spokesman
Philip Reeker said.

As you saw in Item 3 of this TiM Bulletin (Washington Responds to
"Balkan Spy" Embarrassment with Financial Blackmail, Mar. 20), besides
the $40 million, Washington's support for multilateral loans to Belgrade
from the International Monetary Fund and the World Bank were also at
stake.

Although Yugoslavia has made significant progress with respect to the
certification criteria, the secretary has determined that it would be
premature to certify at this point, the State Department said in a
statement.

Powell's move came despite an announcement from the Yugoslav government
earlier Monday (Apr. 1) that it would "cooperate fully" with the UN
court and hand over indicted suspects wanted by the tribunal.

"The federal government decided unanimously during an extraordinary
meeting to cooperate fully with the tribunal and to demand all state
organs to also cooperate fully," Foreign Minister Goran Svilanovic told
reporters. "This means allowing access to archives in a way that does
not harm national dignity and the arrest and transfer to The Hague of
those charged with war crimes."

Opening national military archives to foreign powers "does not harm
national dignity"? Hm? Wonder what kind of a "nation" Svilanovic is
talking about? To us, it seems more like a nation of slaves, not of
once proud Serbs (see Item 1 of this Bulletin, Yugoslavia: R.I.P. and
Good Riddance!, Mar. 20).

Powell had praised some steps Belgrade has taken in meeting the U.S.
requirements - such as releasing 145 Kosovo Albanian prisoners that had
been held in Serbian jails (see Item 4 of this TiM Bulletin - Prisoners
for Dollars, Mar. 26). Yet the Serb vassals have received neither the
dollars, nor the Serb prisoners from Kosovo, in return for their
subservience.

Powell also came down hard on Belgrade's reluctance to hand over war
crimes indictees to the Hague tribunal. Although four more war crimes
suspects have been transferred there since former Yugoslav president
Slobodan Milosevic was kidnapped and shipped to the Hague on June 28,
2001, there has been no attempt to arrest high-profile indictees
believed to be in Serbia..

These include senior allies of Milosevic such as Serbian President
Milan Milutinovic and Yugoslav army chief Dragoljub Ojdanic, and
former Bosnian Serb military leader Ratko Mladic, whom the Hague
court has insisted that he has been in hiding in Serbia.

Yugoslav president Vojislav Kostunica reacted Monday (Apr. 1) to the
Powell decision by urgently calling for the adoption of a Yugoslav law
that stipulates cooperation with the tribunal, the AFP said.
Kostunica's hurry to pass apparently an unconstitutional law is rather
curious given the oft-stated legalistic approach that this lawyer has
adopted in the past, according to the western media anyway.

"As far as I am aware, there is no similar example in the history
of constitutional law when a government made such a mockery of
constitutionality and law," writes Milan Tepavac, a Belgrade
constitutional lawyer, whose comments longtime TiM readers may
recall from our past reports (see Kostunica Likens Himself to Lenin!
Other Balkans Stories, Nov 7, 2000), and How Washington Bought
Yugoslav Presidency (Dec 12, 2000).

So add another former Serb nationalist (Kostunica) to the list of
Washington doormats in Belgrade.

Meanwhile, one reason Washington?s Belgrade stooges have not arrested
some Hague indictees is that they would get their teeth kicked in if
they
tried. Former top associates of Slobodan Milosevic vowed today (Apr. 3)
to resist arrest and extradition to the U.N. war crimes tribunal -
defying the Serb leadership and its attempts to avoid U.S. sanctions,
the Associated Press reported from Belgrade.

Serbia has said it would arrest and extradite (Ret.) Gen. Dragoljub
Ojdanic, who commanded the army under the former Yugoslav president
during 999 NATO bombing; Milan Milutinovic, the current Serb president;
Nikola Sainovic, Milosevic's top security adviser; and Vlajko
Stojiljkovic,
a former Serbian interior minister.

The most direct challenge to the arrest warrants, issued by the Serb
government earlier this week, came from Gen. Ojdanic. He said in a
statement relayed to the Associated Press by his family that he is "not
afraid of an arrest" and would resist any detention attempt.

"And would resist" - being the key phrase here.

Ojdanic has left the Yugoslav capital for an undisclosed location.
Sainovic and Stojiljkovic are also somewhere in Serbia, and do not
intend to surrender voluntarily, Dusan Bajatovic, spokesman for
Milosevic's Socialist party, told the AP (click here at our web site
to read the full story).

Milutinovic has immunity from prosecution in his post, which is largely
ceremonial.

Ojdanic said he would surrender only if the Yugoslav Parliament passes
a law on cooperation with war crimes tribunal in The Hague. Serb
leaders
have said that because of the U.S. step (to continue the aid freeze)
there is no time to pass an extradition law before the arrests are made.

The Serb prime minister Djindjic warned Wednesday of the "catastrophic
economic consequences" of the U.S. aid freeze. That a mere $40 million
can be "catastrophic" for an entire country's economy is, of course, a
ludicrous assertion. But it could be catastrophic for the Belgrade
quislings' personal bank accounts.
"The $40 million is a drop in the bucket," a Belgrade businessman told
TiM. "Besides, the Serb people at large would have never seen that
money. It would have all gone to Djindjic and his cronies."
If true, Washington has for once made the right move, albeit for the
wrong reasons. Djindjic et. al. have already shown that they are ready
to sell themselves and their country for pittance. So why waste money
bribing the beggars?

--------------

TRUTH IN MEDIA
Phoenix, Arizona
e-mail: publisher@...

Visit the Truth in Media Web site http://www.truthinmedia.org for
articles on geopolitical affairs.

AL MUSEO DELLE CERE DI LONDRA RIMOSSO TITO
PER FARE SPAZIO A HITLER E BIN LADEN

--- In Yugoland@..., "Miroslav Antic" wrote:

Tito nestao, Hitler osloboðen

Skandal povodom ?oslobaðanja? voštane figure Adolfa Hitlera iz
staklene kutije smeštene u londonskom muzeju ?Madam Tiso? baèen
je u zasenak misterioznim nestankom voštane verzije pokojnog
predsednika SFRJ Josipa Broza Tita.

- Niko u muzeju ne zna šta se dogodilo sa figurom najveæeg sina
naših naroda i narodnosti - kaže za ?Blic News? PR menadžer Marina
Lazareviæ, koja se prošle sedmice vratila iz Londona. - Èak ni
gospoða Nada Todiæ, jedina Jugoslovenka zaposlena u ?Madam Tisou?,
ne može sa sigurnošæu da tvrdi da li je Titova figura sklonjena u
muzejsku ostavu ili je, možda, pretopljena. U svakom sluèaju, Broz
se neæe naæi u ?sobi užasa?, jer Hitlerov sanduk èeka svetskog
teroristu broj 1 Osamu bin Ladena.

http://www.blicnews.com/

CON QUALE FACCIA?

Dall'Italia, influenti settori dell'associazionismo,
organizzazioni cosiddette "non-governative" ed esponenti
del centrosinistra sono in questi giorni a Sarajevo.
Forse per festeggiare i dieci anni dal riconoscimento
della secessione della Bosnia-Erzegovina ed il conseguente
inizio della guerra fratricida.

(di I. Slavo)


Il 6 aprile 1992 l'Unione Europea e gli USA riconoscevano la
Bosnia-Erzegovina come Stato indipendente. Sancendo la esistenza
di uno Stato a se' nei confini della ex-repubblica federata di
Bosnia ed Erzegovina, la diplomazia internazionale sferrava il
colpo mortale - dopo il riconoscimento delle secessioni slovena
e croata - ai valori della "Fratellanza ed Unita'" ed ai delicati
equilibri della convivenza multi-nazionale nella Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, della quale la Bosnia-
Erzegovina rappresentava il cuore storico e simbolico.

L'iniziativa diplomatica contraddiceva persino le raccomandazioni
di politici e mediatori occidentali, come Lord Carrington. Dopo
soli quattro giorni, la neonata Armija (esercito) bosniaca non aveva
remore ad attaccare le caserme federali. Due settimane dopo, mentre
infuriava ormai la guerra civile, il governo federale jugoslavo
decideva il ritiro delle sue forze armate. Il 27 aprile 1992
Serbia e Montenegro proclamavano infatti la nuova Federazione
Jugoslava, della quale neanche la Bosnia faceva piu' parte.
Il ritiro delle forze armate federali dalla Bosnia-Erzegovina
incominciava il 19 maggio e veniva completato il 6 giugno 1992.

La guerra fratricida tra i diversi partiti ("etnici" e non:
musulmani islamisti, musulmani moderati di Abdic, serbi, croati)
in Bosnia-Erzegovina durera' piu' di tre anni, finche' cioe' i
tempi non saranno diventati maturi per ridurre quella "repubblica
indipendente" in un protettorato internazionale, statarello-vassallo
con una economia a pezzi, insanabili contrasti politici al suo
interno, ed infiniti drammi incisi nella carne dei suoi abitanti.

La vicenda della sanguinosa secessione della Bosnia-Erzegovina
era iniziata nel gennaio 1992: Alija Izetbegovic, il musulmano
presidente di turno della Bosnia-Erzegovina (benche' a vincere
le elezioni fosse stato Fikret Abdic, costretto a farsi da parte
nell'ambito di una vicenda mai chiarita) aveva mancato di
passare la consegna al serbo Radovan Karadzic: si trattava di
un vero "golpe bianco", che infrangeva la regola della "presidenza
a rotazione". La storia politica di Izetbegovic e' stata tenuta
nascosta al pubblico occidentale. Basti dire che era uscito dal
carcere solo nel 1988, dopo aver scontato 6 anni su 14 di pena
che gli erano stati inflitti per "istigazione all'odio tra le
nazionalita'". Gia' autore di testi di propaganda islamista
come la "Dichiarazione Islamica", i rapporti suoi e del suo partito
(Partito di Azione Democratica, SDA) con le cancellerie occidentali
erano e continuarono ad essere idilliaci nel corso di tutto il
conflitto.

Tanto che nel successivo mese di febbraio, la "Comunita'
Internazionale" prometteva agli islamisti sarajevesi aiuto ed
accoglienza nelle istituzioni euro-atlantiche se avessero proclamato
la indipendenza della repubblica. Viene percio' indetto un
referendum (anticostituzionale) per il giorno 29 dello stesso mese,
che sara' boicottato dal 35 per cento degli aventi diritto. Solo
il 65% dei votanti, essenzialmente croati e musulmani di Bosnia,
voteranno a favore della secessione. Ma ufficialmente si canta
vittoria, ed il clima nel paese incomincia a surriscaldarsi, benche'
la stragrande maggioranza della popolazione, di ogni "etnia", non
possa ancora neanche lontanamente immaginare che si sta veramente
andando verso una immane tragedia, di fronte alla quale si fara'
trovare incredula ed impotente.

Nel marzo, quando la guerra a tutto campo non e' ancora scoppiata,
la prima Conferenza per la pace in Bosnia, a Lisbona, si conclude
con un accordo (il "piano Cutileiro") per la cantonalizzazione
della ex-repubblica federata. Immediatamente, i rappresentanti
delle delegazioni croata e musulmana sono convocati negli Stati
Uniti, dove l'ex-ambasciatore a Belgrado Zimmermann li persuade a
ritirare la loro firma dall'accordo. Lo stesso Cutileiro imputera'
alle parti musulmana e croata la rottura del patto (ad esempio
nella lettera pubblicata sull'"Economist" del 9/12/1995), e
Zimmermann in persona raccontera' quei fatti, come riportato ad
esempio da David Binder sul "New York Times" del 29/8/1993.

In Occidente, la vicenda del "Piano Cutileiro" deve rimanere
nascosta alla opinione pubblica ed al movimento pacifista: la
"Comunita' Internazionale" deve apparire come un attore super partes
generosamente impegnato in uno sforzo di pacificazione... Le colpe
per la guerra che sta scoppiando vanno addossate alle popolazioni
locali, razzisticamente imputate di "odi atavici" ed incapacita' alla
convivenza; in particolare, i serbi - in quanto componente che
meno di tutte ha interesse alla secessione della Bosnia-Erzegovina -
vanno demonizzati e presi a capro espiatorio della tragedia.

Eppure, con la secessione, ogni discorso su "Sarajevo multietnica"
diventava pura demagogia: era la Jugoslavia stessa ad essere
multietnica, perche' la si era voluta squartare? Perche'
incappare in questo rischio, di rianimare in maniera tanto
irresponsabile, nella memoria della popolazione di quelle
terre, i fantasmi dei fatti accaduti durante la II Guerra
Mondiale? Pesavano infatti ancora come macigni le memorie dei
massacri compiuti dai collaborazionisti del nazifascismo:
le divisioni musulmane inquadrate nelle SS, gli ustascia
croati, le bande dei cetnici scatenate contro gli stessi
partigiani serbi, soprattutto nelle fasi finali del conflitto.
Perche' non ricordare, soprattutto a sinistra, che in Bosnia-
Erzegovina i valori della "Unita' e Fratellanza", del progresso
civile, avevano potuto trionfare solo grazie alla vittoria
nella Guerra di Liberazione, e grazie al socialismo, contro
la mentalita' reazionaria del differenzialismo "etnico" e del
bigottismo religioso?

Niente da fare: in Occidente di questo non si parlava. Si
preferiva drogare l'opinione pubblica con urla esasperanti
su "l'assedio di Sarajevo" (in realta', una citta' spaccata
in due, tra quartieri a maggioranza dell'una o dell'altra
"etnia"), sull'"esempio di Tuzla" (in realta', una citta'
ostaggio del suo aereoporto, dal quale arrivavano i
rifornimenti militari ai musulmani), sui "lager serbi" e
sugli "stupri etnici" (che, fatte salve tante gravissime vicende
avvenute durante il conflitto, erano frutto dello sforzo
propagandistico di agenzie specializzate nella disinformazione
strategica, come la ITN e la Ruder&Finn Public Global Affairs).

Intellettuali e politici di mezzo mondo faranno il loro sporco
lavoro, impegnandosi per mesi ed anni a creare e vezzeggiare
una "identita' nazionale bosniaca" inesistente, contribuendo
di fatto alla propaganda bellica, allo scopo di alimentare
odio e divisione tra le varie parti in conflitto. Ideologi
del "piccolo e' bello"; strenui oppositori del "centralismo
di Belgrado"; "antistalinisti" che sono in realta' anticomunisti,
antititoisti, antijugoslavi; razzisti slavofobi istriano-dalmati,
adesso particolarmente accesi di odio antiserbo; teorici della
"societa' civile"; lobbyisti di organizzazioni che, piuttosto
che "non-governative", rappresentano la avanguardia della
ricolonizzazione straniera; religiosi, a parlar male di altre
confessioni religiose: a tutti questi, e solo a questi, viene
data la possibilita' di parlare e scrivere, di interpretare e
di orientare l'opinione pubblica.

Con quale faccia tutti costoro si ripresentano oggi a Sarajevo?
Con quale faccia, poi, in rappresentanza di quella "Europa"
che, incitando la Bosnia-Erzegovina alla secessione, e' stata
corresponsabile del martirio di quel paese? E con quale faccia
insistono ad usare slogan come quello dell' "assedio di Sarajevo",
dopo avere chiuso entrambi gli occhi davanti allo svuotamento dei
quartieri serbi di Sarajevo nel 1995?

Noi rimaniamo dell'idea, ben espressa da Ivo Andric, secondo cui
"nulla di buono puo' esserci per la Bosnia finche' sara' Dzelaludin
a comandare". Dzelaludin, cioe' l'occupante straniero - all'epoca,
un rappresentante dell'Impero Ottomano; oggi, forse, Dzelaludin e'
un rappresentante della Commissione Europea.


===*===

ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà
Città di Sarajevo-Il Sindaco
Osservatorio sui Balcani


COMUNICATO STAMPA


Roma 19 marzo 2002


ROMANO PRODI A SARAJEVO
CON LA SOCIETA¹ CIVILE ITALIANA ED EUROPEA

IL 6 APRILE, IN OCCASIONE DEI DIECI ANNI DALL¹INIZIO
DELLA GUERRA IN BOSNIA-ERZEGOVINA

Il prossimo 6 aprile in occasione del decimo anniversario dell¹inizio
della guerra a Sarajevo e in Bosnia Erzegovina l¹ICS-Consorzio Italino
di Solidarietà, l¹Osservatorio per i Balcani insieme alla municipalità
di
Sarajevo promuovono l¹iniziativa ³L¹Europa oltre i confini, l¹Europa
dal basso² per rilanciare l¹impegno per la pace, la cooperazione, la
riconciliazione nei Balcani e la loro integrazione nell¹Unione Europea.

Interverrà al meeting l¹on. Romano Prodi, Presidente della
Commissione Europea.

Saranno presenti all¹iniziativa Sindaci e amministratori locali delle
Regioni italiane, parlamentari italiani ed europei, rappresentanti di
ONG e di associazioni volontariato di molti paesi europei. Dall¹Italia
partirà con pullman il 4 aprile un¹ampia delegazione composta da
organizzazioni pacifiste e di volontariato: sono ancora aperte per pochi
giorni le iscrizioni alla delegazione.

Nel corso della conferenza sarà presentato l¹appello ³L¹Europa oltre i
confini² per un¹integrazione certa e sostenibile dei Balcani nell¹Unione
Europea e sarà costituito il network euro-balcanico ³Europa dal
basso², formato da organizzazioni della società civile di diversi paesi
europei dell¹est e dell¹ovest. Sono previste anche altre iniziative
accanto alla conferenza: iniziative e incontri a Mostar, Tuzla e Banja
Luka, una corsa podistica non competitiva il 7 aprile, una
manifestazione per la pace e la riconciliazione.

L¹iniziativa è sostenuta, tra gli altri, anche dalla regione Trentino
Alto Adige, la Regione Emilia Romagna, la Regione dell¹Umbria, la
Regione
Toscana, i comuni di Roma, Venezia, Modena, dalle province di
Ravenna e Lodi, da Banca Etica.

Per informazioni e partecipare:
ICS, Via Salaria 89, 00198 Roma ­ tel. 0685355081, e-mail:
icsuffroma@...
http://ics.mir.it/sarajevo2002.html

--
Claudio Bazzocchi

_______
/ \ CONSORZIO ITALIANO DI SOLIDARIETA'
/ ICS \
/ \ La sfida della solidarieta'

http://ip21.mir.it/ics/

Via Salaria, 89 - 00198 ROMA

tel 06/85355081
fax 06/85355083

===*===

>From: "Osservatorio sui Balcani" <segreteria@...>
>To: "Segreteria - OB" <segreteria@...>
>Subject: Siamo in partenza per Sarajevo
>Date: Wed, 3 Apr 2002 19:45:30 +0200
>
>Cari amici, saremo domani in viaggio per Sarajevo....
>
>
>Potrete seguire le iniziative "Europe beyond the borders - Europe from
>Below" grazie ad un aggiornamento quotidiano del nostro portale
>(www.osservatoriobalcani.org).
>
>
>Cogliamo l'occasione per segnalarvi un editoriale di Michele Nardelli
che,
>prendendo spunto dalle giornate di Sarajevo e dai tragici eventi in
>Palestina ed Israele, riflette sulla necessità di un ruolo forte
>dell'Europa.
>http://auth.unimondo.org/cfdocs/balcani/news/newsID1.cfm?NewsID=712
>
>
>Alla pagina seguente potete inoltre consultare l'elenco dei
partecipanti
>alle iniziative nella capitale bosniaca:
>http://auth.unimondo.org/cfdocs/balcani/news/newsID1.cfm?NewsID=714
>
>
>
>
>
>
>Osservatorio sui Balcani
>Palazzo Adami
>Piazza S.Marco 7
>38068 ROVERETO (TN)
>tel. 0464.424230
>fax. 0464.424299
>e-mail: segreteria@...
>www.osservatoriobalcani.org

> http://www.antiwar.com/malic/pf/p-m040402.html

ANTIWAR, Thursday, April 4, 2002

Balkan Express
by Nebojsa Malic
Antiwar.com

Bosnia Revisited

10 Years On

Ten years ago this Friday, the
Bosnian capital of Sarajevo woke up
under a blockade. Set up by a Bosnian Serb
militia to protest the impending - and
illegal - declaration of independence
by a Muslim-Croat regime, it escalated
into a full-fledged siege and a bloody
ethnic conflict that dragged on for
1326 days. In the course of what
became known as the Bosnian War
(1992-1995), Serbs fought Muslims,
Croats and - eventually - NATO. Croats
fought both Serbs and Muslims, and
occasionally allied with either. Muslims
fought Serbs, Croats, and even other
Muslims, howling all along for the UN
or NATO to intervene on their side.
They also solicited and accepted help

from hundreds of vicious "holy
warriors" from Islamic countries,
claiming at the same time to be secular,
democratic, multi-ethnic and tolerant.

The Fog of Facts

The war has been defined as an
aggression, a civil war, a religious or
ethnic conflict, a clash of civilizations,
a genocide, a war of secession
and a war of succession, with every
belligerent using the definition that
suited them best.

Same thing happened with the
casualty figures. No one knows for certain how
many people actually died in Bosnia.
Usual wartime practice of inflated
claims of enemy casualties was
combined with a new practice of inflating
one's own civilian deaths, in order to
gain sympathy from abroad. Figures
thus range from 250,000 Muslims
alone to 60,000 on all sides. Similarly,
it is claimed that up to 2 million people
were displaced, but it is still
unclear how many were displaced by
force. Many certainly were, yet they all
claim so. No one admits fleeing in the
face of danger, even if that is the truth.

Beyond a doubt, the war in Bosnia
was brutal. Atrocities were a part of
everyday fighting, and international
conventions were hardly heeded as
boundaries between civilians and
military were blurred to nonexistence.
Sharpshooters on urban frontlines
picked off anything that moved. Millions
of land mines killed anyone who came
along. Artillery bombardment killed
indiscriminately. Captured foes,
military or civilian, were often
brutalized and killed. The real atrocities,
however, quickly became obscured by a sea
of garish claims calculated to gain
media attention: concentration camps,
mass murder, mass and systematic
rape of women, and even genocide. And while
it was easy to document the everyday
atrocities, finding evidence for these
claims has proven much more elusive.

A House Divided

To be sure, there are a few facts few
can disagree on. One is that Bosnia is
divided today between the Serb
Republic (48%) and the Muslim-Croat
Federation (51%), the remaining 1%
taken up by the internationally-run
"district" of Brcko. The Federation is
further subdivided into 10 cantons,
largely along ethnic lines.

The entire country is effectively - but
not officially - ruled by an
international viceroy, with the prosaic
title of High Representative and
offices in a walled white mid-rise
along the former frontline in downtown
Sarajevo.

Some 20,000 NATO troops still remain
in Bosnia as part of a "stabilization"
(i.e. occupation) force, or SFOR.
That's down from 60,000 sent there 6
years ago. Among them are still a 1000 or
so Americans, despite a promise by a
former Emperor that they would only
stay one year. Many of those who served
in Bosnia are now occupying Kosovo,
as part of KFOR.

Word Games

Few other places testify to the power
of words as much as Bosnia today. Its
very name has become a weapon in
political, cultural and ethnic conflict
that still simmers in that ruined land.
Muslims have bestowed upon
themselves the name "Bosniak," an
Austrian-era archaism denoting inhabitants
of Bosnia, thus implying their
ownership of the country. Very often,
Muslims are simply referred to as "Bosnians,"
clearly implying that Serbs and Croats
are pesky minorities at best,
murderous intruders at worst.

Residents of the Muslim-Croat
Federation mention the phrase
"Bosnia-Herzegovina" as often as
possible, as if uttering the country's
name could somehow conjure it into
existence. In the Serb Republic, on
the other hand, the name is mentioned seldom,
if ever - as if ignoring it could make
the country disappear.

Rather than simple word games, these
are serious indicators that the
attitudes which a decade ago led to
the war are alive and well today,
ingrained deeply into the fabric of
society, and poisoning ethnic
relations every day more.

Oscar Politics

Just two weeks ago, a picture about
the Bosnian War won the (American)
Academy Award for best foreign film.
The award, earned by Danis Tanovic
for his brilliant directing, a clever
screenplay and captivating music
score, was immediately drawn into Bosnia's
political maelstrom. His words from the
award ceremony, "This is for my
country, for Bosnia," were twisted and
abused almost as soon as he uttered them.

Thus the Bosnian Serbs, portrayed
rather unflatteringly in "No Man's
Land," smarted and scoffed at the
accomplishment. Croats claimed the
award as their
own, on the grounds that many ethnic
Croats starred in the film. Bosnian
Muslims, on the other hand, would not
shut up about their success; Tanovic
is a Muslim, and the film sometimes
unabashedly peddled their war
propaganda. Yet they conveniently
forgot that the Muslim authorities'
refusal to allow Tanovic to film in
Bosnia made him move the production
to Slovenia.

To his greatest credit, Tanovic himself
refused to be drawn into politics,
staying away from the limelight and
even avoiding a triumphant return to
Sarajevo he knew would turn into a
media circus.

Back To Square One?

Just last week, the departing viceroy
managed to convince some of Bosnia's
leading politicians to agree on a
package of constitutional reforms that
would give greater rights to all three
major ethnic groups. This is seen as
a step ahead from the institutional
discrimination of the Dayton Peace
Agreement, which favored ethnic
oligarchies.

Nonetheless, the reforms are still
based on ethnic, collective politics,
and their system of quotas and parity is
merely trying to restore the situation
from just before the war. This system,
and its abuse by ethnic parties, led
to the war in 1992. Reinstating it will
hardly undo the damage.

Ironically, the judicial review that led
to the reforms was initiated by the
wartime Muslim leadership, which
hoped to accomplish its goal of unifying
Bosnia under Muslim domination by
abolishing the Serb Republic. The current
agreement thwarts that plan, but it's far
from being defeated. As long as it
exists, Serb and Croat politicians will
bitterly oppose all calls for a
citizens' republic, a non-ethnic
political society that might give Bosnia
a raison d'etre and a future. Muslim
integrationists' wartime claim to
represent a secular, citizens' republic
seems to have poisoned that well for
a long time to come.

No Man's Land

Unlike irony, tragedy, suffering or
deceit, hope is one thing Bosnia is
perpetually short of. Stumbling under
the weight of loss, destruction,
poverty, crime and repression that
have marked the past decade, the
residents of Bosnia are far from any
sort of miraculous deliverance. Some
ruined buildings may have been
mended, but the wounds in people's
souls may never be.

Meanwhile, Bosnia continues to exist
as a sort of black hole, bereft of
meaning, form, function or future. In
order to be free, those who live in it
need to take responsibility for their
feelings. But what then? Bosnia's
peoples could find a way to live
together and build a true Bosnian
nation.
Or, they could peaceably part and
bury Bosnia as Yugoslavia - another
idea of multi-ethnic coexistence - was
buried recently. Or, most likely, they
would simply jump into another round
of ethnic bloodshed, hoping that
violence could persuade the others,
or at least kill them off.

The occupation is not addressing any
of the persisting ethnic, political or
even social issues. It merely
represses them, postponing the day of

reckoning and prolonging Bosnia's
continuing agony. Such an approach is
somewhat justified by the absence of
bloodshed, but it might make things
worse in the long run - if they can
possibly get worse, that is.

Bosnia is a living monument to the
horror of Yugoslav dissolution, the
harrowing reminder that people are
not footnotes, and can't simply be erased
or left behind. It is, as Tanovic's film
so aptly states, a "No Man's Land,"
resting on a landmine that would
surely kill if it were to try and rise. It
is a testament to Empire's criminal
misconduct in the Balkans, as it sought
to impose unworkable solutions
without understanding the problems.

Most of all, ten years later, Bosnia
remains a paradox. And those were
never easy to inhabit.

PARTITO SOCIALISTA DELLA SERBIA
COMITATO CENTRALE
Belgrado, 3 aprile 2002

SOLIDARIETA' CON LA PALESTINA
COMUNICATO STAMPA

Il Partito Socialista della Serbia condanna la
pericolosa escalation della violenza da parte
dell'esercito israeliano contro la popolazione
e le autorita' palestinesi.
Gli imperativi sono: il cessate il fuoco immediato,
il ritiro delle truppe israeliane dalle citta' palestinesi,
e la prosecuzione del processo di pace, nel pieno rispetto
di tutte le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU in merito.
Il Partito Socialista della Serbia e' determinato a
proteggere la storica amicizia e la mutua solidarieta'
che lega i popoli della Jugoslavia e della Palestina,
e sottolinea il suo appoggio ad una giusta soluzione
della crisi, che comprenda il ritiro israeliano da tutti
i territori occupati e le condizioni per il normale
funzionamento dello Stato di Palestina, con la costruzione
di fiducia e cooperazione tra tutti i popoli e gli Stati
della regione, senza interferenze da parte di fattori
esterni alla regione.
Il Partito Socialista della Serbia rinnova il monito
che la lotta contro il terrorismo nel mondo si puo'
combattere solamente all'interno del quadro dell'ONU
sulla base di regole universalmente accettate e dei
principi della Carta dell'ONU. Il piu' grande
pericolo per il mondo e' il terrorismo sponsorizzato
ed il suo uso strumentale come pretesto per attacchi
brutali contro la liberta' e la sovranita' dei popoli
e per la imposizione di una dittatura nelle relazioni
internazionali.


Subject: SPS: Solidarity with Palestine
Date: Wed, 3 Apr 2002 19:07:53 +0200
From: "Vladimir Krsljanin"


SOCIALIST PARTY OF SERBIA
HEAD COMMITTEE
Belgrade, April 3, 2002

SOLIDARITY WITH PALESTINE
PRESS RELEASE

The Socialist Party of
Serbia condemns the dangerous escalation
of violence of Israeli army against
Palestinian people and Palestinian
authorities.
Immediate cease-fire,
withdrawal of Israeli troops from
Palestinian cities and continuation of
the peace process, with full respect
of all relevant UN Security Council
resolutions, are the imperatives.
The Socialist Party of
Serbia is determined to protect the
historical friendship and mutual
solidarity between the peoples of
Yugoslavia and Palestine and underlines
its support to a just solution of
the crisis which must incorporate
Israeli withdrawal from all occupied
territories and conditions for normal
functioning of the State of Palestine,
with the building of confidence and
cooperation of all peoples and states in
the region, without interference of
out-of-regional factors.
The Socialist Party of
Serbia repeats the warning that struggle
against the terrorism in the world can
be fought only within the frameworks
of the Organization of United Nations on
the basis of generally accepted
rules and principles of UN Charter.
Biggest danger for the world is the
sponsored terrorism and its misuse as
pretext for brutal attacks on freedom
and sovereignty of peoples and for
imposing the dictatorship in the
international relations.

To join or help this struggle, visit:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website)
http://www.belgrade-forum.org/ (forum
for the world of equals)
http://www.icdsm.org/ (the international
committee to defend Slobodan Milosevic)
http://www.jutarnje.co.yu/ ('morning
news' the only Serbian newspaper
advocating liberation)

Una versione, piu' dettagliata, da ''Politika'', sull'indagine
delle Nazioni Unite (Unep) sull'uranio impoverito nel sud della
Serbia. (Da A. Tarozzi. Traduzione di Z. Nedanovska)

1. FONTE: Politika.
2. TITOLO: Minacciano le acque sotterranee.
3. INDICE: La conferma ufficiale dell'UNEP.
4. SITO INTERNET: http://www.politika.co.yu/2002/0403/01_39.htm
5. AUTORE: V.Pesic.
6. NUMERO DI PAGINE: 2.
7. DATA: 3/04/02.

Gli esperti dell'UNEP hanno confermato ufficialmente
che i proiettili all'uranio impoverito, usati durante i
bombardamenti della NATO, hanno causato conseguenze
pesanti all'ambiente nei comuni di Vranje, Bujanovac e
Presevo.
Dal 24 marzo al 9 giugno del 1999, i bombardieri della NATO,
con l'uranio impoverito, hanno colpito cinque località
nei comuni citati. Una località colpita si trova a Vranje e
due a Bujanovac e a Presevo. I membri dell'UNEP hanno
consegnato all'Istituto per la protezione della salute di
Vranje i risultati delle analisi di 161 campioni di
vegetazione, suolo ed aria. Sono stati nella Serbia
meridionale nel periodo dal 27 ottobre al 5 novembre del
2001, ed hanno visitato tutte le cinque località minacciate,
dove hanno preso i campioni. Miroslav Simic, fisico,
dell'Istituto per la protezione della salute di Vranje
e membro del Consiglio federale per il monitoraggio delle
conseguenze dei bombardamenti della NATO, ha detto ai
giornalisti che gli esperti dell'UNEP hanno riconosciuto,
per la prima volta, che la contaminazione da uranio
impoverito ha lasciato conseguenze sull'ambiente nel
comune di Vranje.
L'uranio impoverito minaccia, in tempi brevi, di esporre
al pericolo le falde acquifere, il bestiame e la vegetazione.
I nostri esperti hanno scoperto su una località di
Pljackovica, presso Vranje, una concentrazione di uranio
nell'aria e nel suolo. L'aumento della concentrazione di
uranio nel suolo era di quattro milligrammi al chilo. I
campioni sono stati analizzati nei laboratori di Francia,
Italia e Svizzera. La stessa analisi è stata effettuata
anche nei laboratori in Grecia, Russia e Norvegia, poichè
i nostri esperti hanno insistito su quello.
All'Istituto di Vranje si aspettavano che i campioni
avrebbero dimostrato l'aumento della concentrazione di
uranio da uno a diciotto milligrammi al chilo nel suolo.
Tuttavia, sono rimasti sorpresi dall'avvertimento che si
debba prestare attenzione in particolare alla protezione
delle falde acquifere, perchè sono proprio quelle che
potrebbero minacciare la salute umana. Gli esperti
dell'Istituto attendono il risanamento del suolo. E'
già stato fatto il catasto delle acque potabili e quello
dei pozzi. I preparativi per un controllo permanente della
concentrazione di uranio impoverito nell'acqua sono già
terminati.
Gli esperti dell'Istituto per la protezione della salute
di Vranje, dell'Istituto di Vinca e del Centro clinico della
Serbia, hanno fatto le analisi di cibo ed acqua, e per ora
hanno constatato come non ci sia un aumento di
concentrazione di uranio impoverito. Simic ha informato i
giornalisti che il nostro Governo ha stanziato 150 milioni
di dinari per il risanamento del terreno più a rischio.
Le località più pericolose nella Serbia meridionale, a
causa delle acque sotterranee, adesso sono Pljackovica e
il territorio del villaggio di Borovac, presso Bujanovac.
Negli ultimi giorni i cittadini di Vranje sono molto
angosciati e preoccupati perchè in alcuni dei nostri media
sono apparse informazioni secondo le quali le analisi
dell'Istituto per la medicina del lavoro (Dr Dragomir
Karojevic) di Belgrado mostrerebbero che nei campioni
del sangue e dell'urina di 30 cittadini di Borovac e
Bratoselac, presso Bujanovac, è stato riscontrato uranio
impoverito.
Anche se non ci sono le relazioni ufficiali, nel villaggio
di Borovac, presso Bujanovac, sono state riscontrate
deformazioni nella vegetazione. Pljackovica, Borovac,
Bratoselac, Reljan e Svinjiste - nei comuni di Vranje,
Bujanovac e Presevo - ancora fanno e faranno paura ai
cittadini della Serbia meridionale.

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=======================================
AL QAEDA, THE KLA AND 'JUDGE' MAY ON PROPER
CROSS-EXAMINATION
President Milosevic March 7th, with Comments
[Posted 3 April 2002]
=======================================

On March 7th President Milosevic cross-examined one
Sabit Kadriu. Mr. Kadriu has been described by The
Hague "tribunal" and the mass media as a human rights
activist. This by virtue of his membership in the
so-called "Council for the Defense of Human Rights and
Freedoms," a group run by Adem Demaci. Mr. Kadriu is an
aide to Mr. Demaci.

It would be historically inaccurate to say Adem Demaci
is the political adviser to the terrorist Kosovo
Liberation Army. He resigned from that lofty position
because he considered KLA too moderate.

Here's the Associated Press, May 2, 1999:

[START AP QUOTE]

"And in a political development that could boost
international efforts to persuade ethnic Albanians to
accept a plan for self-rule, Adem Demaci stepped down
as And in a political development that could boost
international efforts to persuade ethnic Albanians to
accept a plan for self-rule, Adem Demaci stepped down
as political adviser for the Kosovo Liberation Army.

"The influential hard-liner, outspoken in his
opposition to the U.S.-backed peace plan for Kosovo
because it falls short of independence, said the KLA
leadership ''thinks they know more about politics than
I do.'''

[END AP QUOTE]

During the cross-examination of the humanitarian Mr.
Kadriu, an exchange took place in which President
Milosevic charged that Osama bin Laden's Al Qaeda has
helped the Kosovo Liberation Army attack the Balkans.

Reading the exchange, posted below, please note the
interruptions by Richard May, the so-called 'judge' in
this so-called 'trial.' (In the New World Order,
'so-called' is the word of choice.)

President Milosevic is trying here to demonstrate that
the Kosovo Liberation Army "freedom fighters" work
closely with the international terrorist organization,
Al Qaeda. The witness tries to deny this, making the
unbelievable claim that he never heard of Osama bin
Laden before September 11th.

A key purpose of cross-examination is to throw a
witness off-balance and catch him or her in a lie. But
Richard May cuts President Milosevic off three times -
first with "enough of that" (is Mr. May late for an
appointment? distressed because President Milosevic
refuses to abide by proper procedures for a Show
Trial?)

In his second interruption, Mr. May tells President
Milosevic, "Meanwhile the witness says he knows nothing
of it," that is, of the presence of Al Qaeda in Kosovo,
as if this were not precisely the lie President
Milosevic is trying to expose.

The third interruption is the most striking. The
witness has been denying knowledge of Al Qaeda and
Pres. Milosevic says, "So you want to say that you know
nothing about their activity."

May interrupts: "No, he says there are no Mujahideen in
Kosovo. That's what he says."

This is too much even for the amazingly patient Pres.
Milosevic who notes, dryly: "All right but he doesn't
need so much assistance."

So in the courts of the New World Order, the proper
method for an opponent of the ruling bullies, when
conducting a cross-examination, is to ask a question
politely and accept whatever lie the authorities'
witness offers in response, and then move on. Defense
Attorneys take notice.

We have posted links to the FBI and MSNBC documents to
which President Milosevic refers. See FURTHER READING,
at the end.

-- Jared Israel

CROSS EXAMINATION OF SABIT KADRIU, ASSOCIATE OF THE
TERROIST THINKER, ADEM DEMACI

Pres. Milosevic: You said you heard about the KLA in
1991.

Sabit Kadriu: I read in newspapers that something
happened connected with that.

Pres. Milosevic: You were involved in public activities
as you say since the beginning of the 1990s. Do you
know about the activity of the organization of Osama
bin laden in Kosovo & Metohija?

Sabit Kadriu: I heard about bin Laden this year but
never before. Only when the crime was committed against
American people.

Richard May: Enough about that. Mr. Milosevic.

Pres. Milosevic: Do you know about the Mujahideen and
their atrocities in Kosovo & Metohija?

Sabit Kadriu: That is not true that there were
Mujahideen in Kosovo. You have invented that. That is
the fruit of your imagination.

Pres. Milosevic: Well, just say 'it's not correct' or
'I don't know.' You are spending time. I will read you
a passage and you will tell me if that is correct or
not. Al Qaeda (Reads) "functions through some of the
terrorist organizations that operate under its umbrella
or with its support, including..." I'm going to skip
over this next bit, "Albania," etc. Do you consider
that to be correct? (1)

Sabit Kadriu: That is not right, and that is the fruit
of your imagination.

Pres. Milosevic: [Holds the document in the air. It
includes an FBI insignia.] Well, this is the
congressional statement of the Federal Bureau of
Investigation. (1)

Richard May: What is the date of it?

Pres. Milosevic: December 18, last year. After
September 11th.

Richard May: Very well. You can put that into evidence
in due course. Meanwhile the witness says he knows
nothing of it.

Pres. Milosevic: I am asking the witness, is the
paragraph I read correct and he said it was not correct
and it was a lie and the fruit of my imagination. And
now I am going to ask you [the witness] is the
following correct? [Reads] "All Qaeda supports Islamic
fighters in Bosnia, Afghanistan, Chechnya and in
Kosovo". Is that correct. (2)

Sabit Kadriu: I know nothing about that. I'm not here
to talk about Bosnia or Afghanistan. I'm here to talk
about Kosovo. There are no Mujahideen in Kosovo and
that is the truth.

Pres. Milosevic: But I have asked you what do you know
about their activities, not whether they are there
since that is indisputable. So you want to say that you
know nothing about their activity.

Richard May: No, he says there are no Mujahideen in
Kosovo. That's what he says.

Pres. Milosevic: All right but he doesn't need so much
assistance. Obviously Al Qaeda fighters have been
identified in Kosovo, Bosnia and Albania and is that
correct or not according to your knowledge?

Sabit Kadriu: I've already said I know nothing about
other countries and when you speak about Kosovo I can
say that there are no Mujahideen there.

Pres. Milosevic: That last passage I have quoted is
from MSNBC and it says, "Sources: Congressional
Research Center, Frontline." [Editor's note: Frontline
is a US Television program on current issues.]

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***********************
Further Reading:
***********************

(1) During his testimony, President Milosevic referred
to two documents. The first was the testimony of FBI
'counter-terrorism' specialist and acting
assistant-director J.T. Caruso in Congress, 18 December
2001 the relevant part of which can be read at
http://www.icdsm.org/more/fbi-msnbc.htm#a

The other was an MSNBC WebPage entitled, 'WHO IS OSAMA
BIN LADEN?' The excerpt can be read at
http://www.icdsm.org/more/fbi-msnbc.htm#b

2) President Milosevic has stressed the glaring bit of
hypocrisy involved in NATO claiming the right to
intervene wherever it wishes "to fight terrorism" while
kidnapping and "trying" him - for in fact, fighting
terrorism. Related evidence: the Washington Post
recently exposed that the US government has paid for
millions of violent Islamist textbooks, including 4
million that were just printed and are being used in -
are you ready? - Afghanistan.

See 'The ABC's of Jihad,' which can be read at
http://www.icdsm.org/more/abc-i.htm

===*===

FreeRepublic.com "A Conservative News Forum"

Judge Refuses to Allow Further Cross-Examination

Blic, Belgrade | March 9, 2002

Posted on 3/9/02 1:33 PM Pacific by Banat

Judge May Refuses Miloshevich?s
Request to Have Kadriu Cross-Examined!

The Hague (Tanjug) - The continuation of the
latest round of hearings, which commenced yesterday,
suffered many interruptions by Judge Richard May
today. At one point, the Judge intervened and warned the
witness, as well as the defendant, ?This is not a
political manifestation but a trial?.
Mr. Miloshevich cross-examined Sabit Kadriu,
who claimed the Serbs did not flee Albanian violence but
were "searching for a better life" outside of Kosovo
& Metohia and that they were "selling their farms and
estates to Albanians at steep prices". The witness
claimed that he had no knowledge as to how many Serbs
had fled the province and that the ?regime? in
Belgrade caused and then manipulated this situation.
Mr. Miloshevich told the court that Albanian
separatists persistently refused the Government?s proposal for
the return of Albanian professors and students to
state schools, while the witness claimed that, every
September, when the school year traditionally
starts, the Serbian government ?prevented the Albanians? from
enrolling.
Countering the witness? claim that the ?Serbian
regime organized the return of the expelled Serbs back to
Kosovo & Metohia in order to change the
demographics?, Mr. Miloshevich said that of all the expelled Serbs,
only 5,000 returned to their homes, which is, as
Mr. Miloshevich said, less than 1% of the total number of
Serbs who have been forced out of the province.
The prosecution witness also claimed that there were no -
and are no - mujahedins in Kosovo & Metohia.
Mr. Miloshevich then showed the FBI document, dated
December 2001, which clearly indicated that
Al-Qaida had been active in Kosovo & Metohia.
Kadriu said that ?he knew nothing? about the
killings of four policemen in the village of Chirez on March 3,
1998, which, as Mr. Miloshevich said, was the
result of a firefight between the Police and the KLA. The
Ahmeti family lost their lives in this confrontation,
which the witness claimed was a ?massacre of unarmed civilians?.
In reference to the witness? claim of a massacre of
the Gerxhaliu family in May 1999, Mr. Miloshevich said
that the investigating judge went to the scene
immediately after the incident and made a report. The witness
characterized this as an ?obstruction? on the part
of the ?Serb forces? and claimed that such things ?always
occurred? and that ?the Serbian police always
called the court investigators after they committed crimes.?
The defendant then told the court about the murder
of Rexhepi Bairami, an activist and a member of the
LDK, the party headed by Ibrahim Rugova, who
was killed in Vuchitrn ?on the orders of the local KLA
commander?. Kadriu then said that ?he never
heard of any Bairami?.
Mr. Miloshevich then mentioned the fact that, in
1998 alone, 327 loyalist Albanians had been murdered, to
which the witness replied that he ?did not believe
there were any loyalist Albanians? in Kosovo & Metohia.
Mr. Miloshevich, in turn, cited Faik Jashari, a
member of the Interim Executive Council of Kosovo & Metohia,
who had reported that, after the war, some 30,000
Albanians fled to central Serbia together with the expelled
Kosovo & Metohia Serbs.
Kadriu described the KLA as a liberation army and
stood his ground, claiming the army and the police
?conducted an offensive against 27 Albanian
villages on Mt. Chichevitsa and murdered 200 civilians and
one member of the KLA?.
Mr. Miloshevich then cited Kadriu, who had said
earlier that ?Adem Jashari was killed when he ran out of
ammo?, and asked the witness how he could talk
of a ?massacre of civilians? when the police first asked
Jashari to come out and give himself up, then
gave him 2 hours to consider the offer - ?during which a
number of people had left the compound? - and
that soon after, ?a hail of bullets, fired from dozens of
automatic rifles? came from the house toward the
police, to which the police responded in self-defence and,
as a consequence, killed 60 people inside the
Jashari compound.
At this point Judge Robinson jumped in and
remarked that Kadriu wasn?t present at the scene. Kadriu then
said that he saw ?bodies of dead women, children
and elderly people?, that the action against the Jashari
compound ?lasted three days?, and that it served
to paint a ?false picture? in the media.
Mr. Miloshevich then cited British Foreign Office
reports, dating from early 1999, which revealed that there
had been no political persecution of Albanians,
but rather a confrontation with ?military opponents? - the KLA
- who controlled parts of Kosovo & Metohia.
The witness then said that, in 1999, the ?Serbian
forces had killed 15,000 and expelled 1,000,000 Albanian civilians?.
Mr. Miloshevich responded by asking the witness
about the kidnappings and killings of Serbs, the KLA
detention centres in the village of Likovats, as well
as the makeshift prison in the basement of a general
store in Vuchitrn. The witness responded, saying
such prisons ?did not exist?, and he also denied any killings
and kidnappings by the KLA.
The witness denied Mr. Miloshevich?s claim that
literally all citizens of Serbian nationality from 39 out of the
45 villages in the Vuchitrn Municipality had been
ethnically cleansed and had their houses burned down,
saying there ?may have been? some ?revenge
attacks against the Serbs who committed war crimes.?
Alleging that all the Serbs who once lived in the
town of Vuchitrn are war criminals, Kadriu acknowledged
that there were no more Serbs in that town, and
that they fled ?of their own free will because they committed
war crimes.? Branislav Tapushkovich, one of the
amici curiae, reacted, drawing the court?s attention to the
contradictions in Kadriu?s testimony.
Mr. Miloshevich protested the court?s decision to
limit the time for cross-examination and asked that the
cross-examination be continued, which was
rejected by Judge May. As a result, the trial will continue on
Monday with fresh testimonies from new witnesses.
As the hearing was drawing to a close, the
security officers in the courtroom asked Mr. Miloshevich?s
legal advisors from Belgrade to leave the room. They
had been warned not to ?gesticulate and communicate? with
Mr. Miloshevich. They later returned to the courtroom.