Informazione

Il Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'" esprime la sua
solidarieta' alla manifestazione che si terra' a Belgrado per protestare
contro la presenza in citta' di Javier Solana, leader della Nato durante
l'aggressione alla RF di Jugoslavia del marzo 1999, ospite della nuova
classe dirigente del paese nei giorni 7-8 Febbraio.
La presenza di Javier Solana, oggi responsabile per la politica estera
e la sicurezza dell'UE, rappresenta un'offesa al popolo jugoslavo
essendo stato egli uno dei principali artefici della aggressione e dei
crimini commessi contro la RFJ, della morte di migliaia di civili
inermi, della catastrofe ambientale e della distruzione del tessuto
economico del paese. Il CNJV non potendo purtroppo intervenire augura
ai compagni organizzatori dell'SPS e della Alleanza Patriottica di
Jugoslavia che la manifestazione riscuota un grande successo e che alta
si levi la voce del dissenso e dell'opposizione contro la presenza del
criminale imperialista Solana, gia' condannato dal competente tribunale
belgradese a 20 anni di prigione per i reati commessi contro il popolo
jugoslavo, e chiede altresi' che tale condanna abbia immediata
applicazione.

Fraterni saluti
Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'" - jugocoord@...
(nascente Comitato promotore per l'Assemblea Antimperialista)

Bologna, 4 febbraio 2001

---

The Italian National Network "Yugoslavia shall live" (CNJV) wishes to
express its own solidarity to the demonstration that will take place in
Belgrade to protest against the presence of Javier Solana in that town.
Solana, who was the leader of the NATO during this Alliance's aggression
against the FR of Yugoslavia in March 1999, will arrive as a guest of
the new rulers of the country on February 7th and 8th.
The presence of Javier Solana, nowadays on charge for the European
foreign and security policy, is an outrage to the Yugoslav people
because he is one of the main responsibles of the aggression and the
crimes committed against the FRJ as well as for thousands of unarmed
dead civilians, for the environmental catastrophe and the destruction of
the economical structures of the country. Unfortunately, we of CNJV
cannot intervene at the rally: therefore we wish to the organizers, the
comrades of SPS and the Patriotic Alliance of Jugoslavia, that the
demonstration will be of great success and that the voice of dissent and
protest against the presence of the imperialist war criminal Solana be
raised loud. Solana has been already sentenced by a Belgrade court to 20
years imprisonment for the crimes committed against the Yugoslav people,
so we ask that the sentence be enforced immediately.

With fraternal greetings
Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'" - jugocoord@...
(to become Comitato promotore per l'Assemblea Antimperialista)

Bologna, February 4, 2001

---

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
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> A Roma è iniziata alla grande la campagna elettorale. Dopo la censura sui libri di testo,
> il no alla pillola del giorno dopo, le liste antiaborto, l'assegno per il terzo figlio,
> la giunta Storace, assecondando la propria vocazione storica,
> ha imboccato la strada del razzismo aperto e della persecuzione delle minoranze.
>
> L'obbiettivo della furia xenofoba di AN e' rappresentato, questa volta,
> dai rom di via dei Gordiani. Una comunita' che ha sperimentato, negli anni,
> forme durissime di discriminazione. I piu' anziani hanno visto trucidare
> dai nazifascisti i loro familiari davanti ai loro occhi, a Kragujevac,
>
> citta' martire della Resistenza e luogo d'origine degli abitanti del campo.
>
> "In via dei Gordiani costruiremo un residence per anziani, giovani coppie e handicappati".
> Lo ha promesso l'assessore all'urbanistica Armando Dionisi,
> dopo l'approvazione di un atto di indirizzo che affossa il progetto del villaggio per i rom
> e, con esso, il parco pubblico e la ristrutturazione di 1.000 alloggi popolari.
>
> La provocazione è evidente: i finanziamenti vengono dirottati verso fasce disagiate
> ma rigorosamente "non rom", visto che anche il campo di via dei Gordiani
> è pieno di giovani coppie, di anziani e, purtroppo, di handicappati.
> Che verranno cacciati dal luogo in cui vivono da decenni, con la scusa del ''residence''.
>
> PER FESTEGGIARE QUESTO BEL RISULTATO DOMENICA A MEZZOGIORNO
> ALLEANZA NAZIONALE ORGANIZZA UNA ''BICCHIERATA IN PIAZZA''.
>
> TUTTO QUESTO A UNA SETTIMANA DI DISTANZA
> DALLA ''GIORNATA DELLA MEMORIA'' E IN UN LUOGO
> (IL CASILINO 23, A DUE PASSI DAL QUADRARO)
> DOVE E' ANCORA VIVO IL RICORDO DEI RASTRELLAMENTI
> DELL'EPOCA DI KAPPLER.
>
> Il Coordinamento Cittadino e i rom di via dei Gordiani invitano
> tutte le forze democratiche e antifasciste e tutti i cittadini
> a mobilitarsi per respingere la provocazione fascista.
>
> APPUNTAMENTO DOMENICA 4 FEBBRAIO ALLE 11.00
> DAVANTI AL CASALE GARIBALDI
> (via Romolo Balzani 87 - Casilino 23)

(ricevuto da: R. Pignoni - pignoni@...)

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INTERVISTA CON STEVAN MIRKOVIC,
segretario generale dell’SKJ, Belgrado 5 gennaio 2001.
A cura di Ivana del Comitato contro la Guerra di Sesto S. Giovanni [IK]

NOTA: sui risultati elettorali dell'SKJ - Savez Komunista Jugoslavije
(Lega dei Comunisti di Jugoslavia) - e sulla composizione della
coalizione KORAK, citata nel testo, si veda:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/492
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/720

---


SM: Perché, in realtà, noi non abbiamo partecipato alle elezioni? E
c’eravamo già preparati. E avevamo creato questa coalizione… e raccolto
le firme sufficienti. Però, è accaduta una cosa, per così dire,
spiacevole, cioè che uno dei partiti – il Nuovo partito comunista [NKPJ]
di Branko Kitanovic...
IK: Com’è il rapporto con loro?
SM: Loro all’inizio volevano stare insieme a noi, ma poi hanno
rinunciato e hanno detto…
IK: E perché allora hanno aggiunto il loro nome?
SM: Te lo dico subito. Loro poi hanno rinunciato e volevano presentarsi
da soli. E ci hanno invitato A presentarci tutti con la loro sigla E
sotto il nome di Branko Kitanovic, il loro segretario generale. Quindi,
si sono staccati, e hanno iniziato a raccogliere firme da soli.
Bisognava raccoglierne 10.000 per partecipare [alle elezioni]. Ma noi
allora non l’abbiamo voluto. Perché questa coalizione non è solo una
coalizione ad hoc, per le elezioni. Essa continua anche adesso, con
l’obiettivo di arrivare a un congresso di unificazione. Di unire questi
10 partiti in un partito solo. Quindi, non è la classica coalizione
fatta solo per le elezioni, ma quando le elezioni finiscono, con
qualsiasi risultato, si va avanti con la collaborazione, fino al
congresso di unificazione e creazione di un partito unico.
IK: Perché esistono così tanti piccoli partiti, diciamo simili (non
conosco bene la situazione…)?
SM: Questa situazione si è creata negli anni ’90, quando qui è stato
abbattuto il socialismo e si è praticamente disintegrata la Lega dei
comunisti della Jugoslavia. Da essa sono praticamente nati vari partiti.

IK: Voi che avete lo stesso nome, siete la “continuazione diretta” della
vecchia Lega?
SM: Di una frazione, direi. Erano delle frazioni… Una frazione che
guidavo io ha mantenuto sia il programma che il nome. Così noi siamo
“sopravvissuti” fino ad oggi…
[IK: Quindi, io ho ancora la vostra tessera!]
SM: Guarda cosa è successo: quando Kitanovic, cioè NKPJ, vede che non
riesce a raccogliere abbastanza firme – sono riusciti ad averne più di
3000 – e neanche noialtri, che ne avevamo raccolte circa 6000, quindi,
proprio poco prima della chiusura della procedura pre-elettiva, lui
torna ad aggregarsi con noi. E costituiamo così questa coalizione KORAK
e aggiungiamo a questo nome anche NKPJ – Branko Kitanovic, riuniamo
tutte le firme, cioè non firme, ma dichiarazioni, perché bisognava
scrivere delle dichiarazioni di chi appoggia la coalizione, e bisognava
andare al Tribunale a vistare il tutto, il che ha creato abbastanza
problemi, tanta gente non voleva andare al Tribunale a fare questa cosa,
avevano paura, perché qui è ancora… cioè, finché L’SPS era al potere, se
non eri per lui, il tuo lavoro era a rischio. E la gente doveva tenere
segreto per chi votava… se non avevano qualche appoggio dall’altra
parte, come per esempio dal DOS. Il DOS, per esempio, ha l’appoggio
dall’estero, quindi se ne fregano se L’SPS gli fa qualcosa o no.
In questo modo, noi ci siamo uniti tardi. E quando, alla fine,
consegniamo questo materiale unificato, i nomi dei delegati, le
dichiarazioni, le firme… la Commissione elettiva ce li restituisce
dicendo: dovete fare tutto da capo.
IK: Avete fatto il ricorso?
SM: Dovete fare tutto di nuovo, ci hanno detto. Non ci può essere la
sigla KORAK e NKPJ, ma deve essere una cosa sola. E le firme devono
essere raccolte insieme. Non riconoscono le firme raccolte a parte. E’
stata tutta una formalità. Ci hanno tolto di mezzo per motivi formali,
per non farci partecipare. Noi abbiamo fatto ricorso, ma…
IK: E qualcuno ha partecipato? I membri dei partiti hanno votato?
SM: No, nessuno ha partecipato, dei comunisti. E abbiamo deciso di
boicottare, non abbiamo votato.
IK: Veramente, noi, quando votiamo in Italia, lo facciamo praticamente
“tappandoci il naso”. Per così dire: scegliamo il meno peggio. Qui non è
stato così?
SM: No, noi non l’abbiamo fatto. [ride] Neanche uno di quei 7-8 partiti…
sono tutti così… DOS, SPS… non valeva la pena…
IK: E ora, come sarà la situazione?
SM: Quindi, noi non abbiamo partecipato. Probabilmente avremmo avuto più
successo del JUL, di Lilic e di altri partiti fuori dal DOS e SPS…
IK: Quali sono le differenze fra i vari piccoli partiti della
coalizione? Ce ne sono? Ci sono problemi?
SM: Ma no, non ci sono grandi differenze, l’unica è il rapporto verso
l’Informbiro [cioe' verso l'URSS di Stalin, n.d.jugocoord@...].
Certi sono pro, certe… E’ la più grande differenza.
IK: Sono passata l’anno scorso da Kitanovic, ho visto che ha esposto di
nuovo la foto di Stalin.
SM: E’ l’unica differenza.
IK: E voi, cosa ne pensate?
SM: Noi riteniamo che l’Informbiro fosse un’agenzia sovietica, non si
trattava tanto di diversità ideologiche, ma dello scontro fra l’Unione
Sovietica e la Jugoslavia. Era in questione lo Stato, non era una
divergenza ideologica, più facile da risolvere. Loro volevano abbattere
il potere e lo Stato. E’ qui la differenza. Goli Otok… anch’esso, come
dire – la gente non la mandavano là per le questioni ideologiche, ma
perché volevano abbattere lo Stato. Le violenze che ci sono state, e
c’erano, ovviamente non sono una cosa positiva, A questo non
acconsentiamo. Non è in armonia con il nostro umanesimo, dimostrato già
durante la guerra [II guerra mondiale], però, non esiste nessun carcere
dove le violenze non ci sono…
IK: Quando avete intenzione di fare questo congresso di unificazione?
SM: In primavera… vedremo… Probabilmente Kitanovic continuerà a non
volerlo, perché è abbastanza portato a fare il “leader”.
IK: Mi è sembrato di capire che secondo lui tutti gli altri sono meno
bravi…
SM: Certo, è l’unico che “sa di più, la pensa in modo giusto”…
IK: Abbiamo parlato, con Kitanovic, anche dei partiti comunisti
italiani, lui sosteneva che non sono nemmeno di sinistra…
SM: Lui è comunque uno stalinista. Anch’io rispetto Stalin, ritengo che
ha fatto molte cose buone, ma… Ne abbiamo parlato anche con lui… Come
Goli Otok, anche i Russi hanno avuto le loro prigioni, e non era
sicuramente tutto così come ne scrivono oggi, di tutti quei milioni di
morti. I dati sono scarsi, le cifre che girano non sono autentiche.
Erano, in realtà, prigioni che avevano anche il compito di rieducare.
Poi, le violenze c’erano…
IK: Come sarà, secondo lei, la situazione generale dopo i cambiamenti
nel paese?
SM: La situazione ora non è peggiorata, il che è buono. Forse
addirittura sta andando un po’ in meglio. Grazie soprattutto, direi, a
una specie di sollievo che sentono le persone. Si può dire che esiste un
certo entusiasmo. Quando qualcosa cambia, la gente si lancia a fare
delle cose, si crea una speranza. Anche grazie a questi aiuti, donazioni
dall’estero. Non possiamo lamentarci tanto della situazione materiale,
dei problemi esistenziali. La corrente c’è, e anche il riscaldamento,
sono le cose più importanti.
IK: Però, tutto questo non è arrivato molto alle persone comuni?…
SM: Un po’ lo sentiamo tutti, comunque… usufruiamo comunque della
corrente e del riscaldamento… è molto importante… passare l’inverno…
Però, secondo me, secondo la mia “diagnosi”, tutto questo è come lo
stato in cui si trova un paziente dopo l’operazione del cancro – c’è
subito un miglioramento, ma poi, dopo un breve periodo, la malattia lo
riafferra e lo uccide. Così. Questi nuovi adesso si accomodano sulle
posizioni importanti, e siamo finiti.
IK: Abbiamo degli amici, qui nei sindacati, che sono stati maltrattati
dopo la vittoria del DOS… hanno perso lavoro, gli uffici distrutti,
minacce… per loro è sicuramente peggio di prima…
SM: Dobbiamo chiarire una cosa. Ho cercato sempre di convincere Ivo [il
nostro Ivan!], quelli di Vienna e altri che sono venuti a trovarmi: loro
hanno sempre ritenuto Milosevic e SPS comunisti, internazionalisti, di
sinistra… Il comunismo, da noi, è in realtà stato abbattuto nel ’90,
quando lui è salito al potere. Non l’hanno buttato giù questi di adesso,
è stato abbattuto quando Milosevic è arrivato al potere.
Lui ha abolito l’autogestione operaia, e anche la proprietà comune,
sociale, e ha cominciato la privatizzazione. Però, è andato un po’ più
piano di quelli in Polonia e Ungheria, e anche in modo più intelligente.
E’ andato più piano, sicuramente, perché non potevi togliere le cose
subito agli operai, almeno non ai nostri – la nostra rivoluzione è
comunque una cosa diversa dall’esperienza della Polonia, l’Ungheria…
Aveva, quindi, mantenuto alcuni privilegi degli operai, soprattutto
sociali, però, in sostanza, mirava alla ricostruzione del capitalismo e,
la cosa peggiore, era un nazionalista, nazionalista serbo, che voleva
creare una specie di grande Serbia… Questa è la mia opinione, Ivo
[sempre il nostro] non riesce a capire questo, Willy neanche ecc.
Tutti dicono – lui ha combattuto contro la Nato. Non avrebbe combattuto
se non gli fosse stato imposto. Ha sempre guardato come avvicinarsi a
loro. Si offriva per entrare in una partnership per la pace ecc. Loro
avevano una specie di rapporto di rivalità con l’SPS e Milosevic,
avevano visto che era l’unico partito che cercava di creare in piccolo
impero qui nei Balcani, e per loro era la concorrenza che avrebbe avuto
sotto il suo dominio tutta la Serbia, il Montenegro, una parte della
Bosnia, una parte della Croazia, e in una certa prospettiva, anche la
Macedonia. Per quello sono andati contro di lui, non perché è un
comunista. D’altra parte, per guadagnare la propria opinione pubblica,
dicevano sempre che lui era un comunista. Appena nomini il “comunista” a
un Americano, gli viene la schiuma alla bocca. E comincia subito a
urlare: dai che lo picchiamo. Tutto questo impossibilitava in realtà
anche noi, che comunisti siamo, a prosperare, a crescere, a svilupparci.

Adesso, invece, pensiamo di avere un’occasione. Perché ora è stato
scoperto che lui non era per niente comunista. Per questo la maggioranza
della gente – quasi 50% – non è andata a votare; e sono quelli che
avevano capito: come prima cosa, che non vogliono il DOS, perché è
borghesia, e secondo, che non hanno nessuno per cui votare neanche
dall’altra parte, né per SPS né per JUL, né per Vucelic, il direttore
della Televisione, che aveva formato un partito socialista, né per
Lilic.
Quindi, queste cose devono essere chiare – il comunismo è stato da noi
abbattuto nel ’90, Milosevic ha fatto una parte del lavoro, è andato più
piano, e questi di adesso, loro si precipiteranno a ricominciare questa
privatizzazione e questa svendita…
IK: Pensa che anche lui, in un futuro, avrebbe privatizzato proprio
tutto? Perché se, fra il DOS e l’SPS si preferisce l’SPS, è perché ha
comunque mantenuto alcune conquiste del socialismo, come, per esempio,
l’educazione e la sanità gratuite, mentre ora tutto sta per essere
privatizzato di colpo.
SM: Sapete una cosa – Milosevic aveva privatizzato tutto, meno le 80
aziende più grosse del paese. E’ stato fatto un elenco. In testa c’era
l’Elettroindustria, le Ferrovie jugoslave (JZ), poi le Poste, la Sanità…
Le teneva come le aziende statali, e a loro in realtà attingeva i soldi
per la parte sociale. Però adesso, cioè uno, due anni fa, aveva
cominciato pian piano a privatizzare anche queste 80. Per prima è
partita la Telecom. Poi si è fermato tutto, perché nessuno dall’estero
voleva venire qui. Non si fidavano di lui e ora, che se ne andato,
questo processo ripartirà. Adesso si riprenderà con la privatizzazione
delle attività più importanti: Elettroindustria, le Ferrovie, i boschi
(per esempio, per la Serbia i boschi sono l’esportazione più grande), e
adesso ci sarà casino. E anche quello che dici tu, la sanità; ma quella
è già mezza privatizzata, è una catastrofe…
IK: Non so, io personalmente posso solo sperare che quando tutto sarà
così, saremo noi la vera opposizione. Forse la gente capirà…
SM: Eh, questo ora dipende da noi. Già adesso dovremmo fare qualcosa,
perché non l’abbiamo ancora fatto; non l’abbiamo fatto prima, quando
tutto è successo, nel ’90, come in Polonia nell’89, mi sembra. Siamo
spariti così velocemente come partito politico, la maggioranza dei
membri sono scappati, ecco, in realtà non erano nemmeno i veri
comunisti…
IK: Certo, erano opportunisti…
SM: …come dico sempre: questi “ex comunisti”, che oggi sono
anticomunisti, sono così perché avevano un cattivo carattere. Loro sono
delle cattive persone, proprio come persone.
IK: Erano interessati ad avere i loro posti di lavoro…
SM: Sì, loro avevano i loro obiettivi di vita… Noi, quindi, non siamo
riusciti ancora a fare una vera analisi di tutto quello che in realtà è
successo. Ora, dopo tanti anni, dobbiamo farlo. Dire – perché abbiamo
perso il potere, perché siamo falliti. Da dove partire? Perché se non
facciamo questo, non abbiamo fatto niente.
Anche perché qui si era creata una situazione che, quando solo menzioni
i comunisti, qui da noi, guai, ti vogliono strangolare. E’ stata dunque
creata un’atmosfera anticomunista. D’altra parte, invece, c’è gente che
appoggia, dice “allora tutto andava bene, tutto era a posto…”. E perché
allora noi abbiamo dovuto abbandonare il potere se “tutto era a posto”,
questo non lo sanno dire. Né l’una né l’altra cosa sono la soluzione.
Noi dobbiamo trovare dov’era l’errore, perché non tutto era un errore.
Però da qualche parte c’erano… Quando troviamo questo…
IK: Adesso ci considerano solo antiquati, nostalgici…
SM: Però ci sono anche quelli che sono per questo! Nonostante tutto.
Solo che anche a quelli che lo sono noi dobbiamo spiegare cos’era
successo. Perché loro dicono… ora ti faccio vedere una ricerca
recentissima. E non nostra, ma della Commissione per i diritti umani di
Helsinki – in Serbia. Molto interessante… Il 15 dicembre c’è stata la
loro Settima tavola rotonda, a Belgrado. C’è del materiale sulla
questione – quali forze dovrebbero guidare nel futuro i cambiamenti,
dopo quelli che sono già successi, perché è evidente che il sistema
precedente non era buono. Piuttosto interessante, io ne ero sorpreso,
perché si tratta di questa Commissione per i diritti umani di Helsinki –
in Serbia, quindi di un’organizzazione che l’anticomunismo ce l’ha nel
midollo. Sai come ci vedono loro…
Però, hanno fatto un analisi oggettiva. Hanno fatto questa ricerca sul
campione della popolazione che ha fra 25 e 35 anni. E’ interessante
quello che loro dicono. E quello che ha interpretato l’analisi, Vladimir
Ilic, uno degli autori della ricerca, che è anche un libro, si intitola
“Il potenziale per i cambiamenti”, dice, per questa generazione di
25-35-enni: essa, secondo le sue parole, sarà il portatore del peso più
grande delle trasformazioni sociali. Da qualsiasi parte essa vada. Non
si sa ancora che direzione sceglierà. Questa generazione, dice lui, non
è matura abbastanza per un compito così. La ricerca dimostra che è una
generazione nazionalista. Però, il loro nazionalismo è di un’intensità
più bassa del nazionalismo di quelli che hanno già partecipato in tutta
la faccenda. Loro, dice, non sono interessati ai Serbi dall’altra parte
della Drina. Si preoccupano di cose esistenziali. Quindi, business,
soldi ecc. Ma questo è interessante: che un grandissimo numero degli
intervistati abbia nominato Josip Broz Tito come il personaggio più
importante della storia. Pensa te. E’ quello che ti dico. Quindi, quando
la gente guarda indietro gli ultimi 10 anni (quello di 25 anni ne aveva
15, l’altro di 35 ne aveva 25, quando tutto questo è cominciato, quindi
si ricorda benissimo di come era prima), molti di loro dicono “ma qui si
viveva bene, eravamo nell’Europa, eravamo nel mondo, dappertutto… allora
chi ci ha spostato da lì, perché siamo isolati?” ecc.
Quindi, la condizione per noi, per riapparire adesso, è – dire quello
che dobbiamo dire: dove abbiamo sbagliato, cosa bisognerebbe fare
adesso. Potremmo contare su tanta di questa gente che per ora è passiva,
che non è né per questo né per quell’altro. Milosevic ha circa un 12%
dei voti di quelli che sono andati a votare, mentre l’altra gente è
quella giusta… Se noi ora fossimo intelligenti e continuassimo con
questa coalizione… e anche se Kitanovic accettasse…
IK: Lui sembra in un certo senso “esclusivo”, vedo che voi non lo siete…
anche se esistono delle differenze, pensate che sarebbe un bene averlo
nella coalizione…
SM: Sì, la nostra posizione è quella…
IK: … e che insieme siete più forti.
SM: Certo. Noi appoggiamo tutti i partiti comunisti e operai, senza
badare alle differenze di alcuni orientamenti ideologici. Noi siamo per
l’unità.
IK: Questo mi sembra intelligente, ed è anche molto raro. In Italia vedo
molto frazionamento.
SM: Secondo: noi dobbiamo agire fra tutti i popoli ed etnie, avendo come
principio di essere uniti, cosa che manca qui in Serbia.
IK: Popoli soltanto della Jugoslavia di adesso, o tutta?
SM: No, no, tutta, vedrai nel giornale. E’ stata rinnovata la Lega dei
comunisti in Bosnia e Herzegovina, che fa parte della nostra SKJ. Però,
anche qui c’è tanto lavoro. Per esempio, Kosovo, Vojvodina, Sandzak, i
rapporti con il Montenegro. Loro non li possono risolvere dalle loro
posizioni. Perché questo nuovo “set” (Kostunica e altri) continua la
politica della monarchia e del re Alssandro. Vogliono che la Serbia
domini nonostante adesso dicano di essere democratici. Sono tutti
monarchici, la maggioranza, Kostunica il più grande. E, ovviamente,
questo provoca il rifiuto dei Montenegrini, degli Albanesi. Perché,
quando nomini la Monarchia Jugoslavia agli Albanesi, ti massacrerebbero,
perché quella li cacciava via, in Turchia, dalle altre parti, voleva
pulire etnicamente il Kosovo.
Perché la nostra organizzazione più forte è a Subotica, dove c’è il
maggior numero di etnie, non solo Ungheresi, anche Croati, Slovacchi,
Russini, più di 20 etnie? Anche a Novi Pazar ne abbiamo una.
IK: E quanti membri avete, solo voi?
SM: Non ne abbiamo molti. Circa 400. Per adesso in realtà non è così
poco come sembra. In questo momento, devo dire, perfino i partiti
politici “di successo” non hanno tanti membri. Però, con quelli che
hanno organizzano bene il sistema di lavoro, coprono tutto il
territorio. Hanno la tecnica, la propaganda, connessioni, comunicazioni.
Allora possono fare tanto anche con pochi… Quelli che votano adesso sono
in maggioranza i simpatizzanti. E noi abbiamo avuto, solo a Subotica,
alle elezioni a settembre, per la Serbia, circa 3000 voti, mentre di
comunisti lì ce ne sono circa un centinaio. Però 3000 hanno votato,
perché quei 100 sono ben organizzati. Quindi, si può. Abbiamo degli
argomenti [con che cosa uscire davanti a Milos]. La vecchia Lega dei
comunisti jugoslavi aveva veramente delle soluzioni molto buone; dove ha
sbagliato… ora bisogna dire perché un partito così grande e forte, e un
paese, hanno ceduto il potere così facilmente – degli errori sono stati
fatti, ma quali? Ma è interessante che anche gli avversari, perfino qui
a Belgrado, dove l’opposizione è più forte, non possono evitare di
ricordare Tito. Lui rimane un concetto importante. E’ lo nominano
sempre, proprio spesso, positivamente o negativamente, ma è sempre qui.
IK: Avete dei membri giovani?
SM: Sì. Anche nelle scuole superiori. In proporzione al numero
complessivo… c’è un gruppo che può cominciare a lavorare… ora che ci
uniamo, sono ancora di più, i giovani. Esiste anche SKOJ [Lega della
gioventù comunista jugoslava].
IK: Nel NKPJ o…?
SM: Ce l’hanno anche loro.
IK: Ognuno ha il proprio SKOJ…
SM: E ce l’hanno anche i Comunisti jugoslavi, quelli di Draskovic [non
quello, ovviamente]. Non so se siete stati da lui…
IK: No, no…
SM: … e ce l’abbiamo anche noi: tre SKOJ! [ride]
IK: Noi aspettiamo che voi vi uniate per bene, così non dobbiamo andare
da tutti…
SM: Sì, questo bisogna proprio farlo…
IK: Se sarà in primavera, sarebbe bello. Se poi fate in modo di farlo
durante le feste pasquali, vengo anch’io.
SM: Sì, sì, bisogna…

Belgrado, 5 gennaio 2001.

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"YA BASTA" E' DIVENTATA MARXISTA-LENINISTA:
VIVA LENIN, VIVA STALIN, VIVA MAO TSE TUNG,
VIVA VIVA VIVA CA SA RINI!


Curioso che dopo circa 10 anni di flirt con settori legati
all'imperialismo piu' brutale - specialmente tutto il carrozzone della
"Fondazione Soros" ed in particolare, recentemente, la formazione
anticomunista addestrata dalla CIA "Otpor" - gli autoproclamati
"esponenti della societa' civile" che si riconoscono nella sigla "Ya
Basta" abbiano incominciato proprio adesso ad interessarsi ai gruppi e
partiti comunisti esistenti nella Repubblica Federale di Jugoslavia.
Anzi, di piu': marxisti-leninisti, maoisti e staliniani!

Ancora piu' curioso che incomincino proprio "dal fondo", cioe' da una
formazione - il "Partija Rada" - della quale in questi 10 anni non si
era granche' sentito parlare, o perche' poco attiva e di scarsa
consistenza, o forse perche' nemmeno costituita... Veramente curioso,
anzi clamoroso, anche il fatto che si sia scelta proprio questa
formazione che, unica nel panorama della sinistra comunista
extraparlamentare jugoslava, critica la nuova classe dirigente jugoslava
non tanto per essere (come e') un coacervo di forze
liberiste-nazionaliste-monarchiche-anticomuniste e - last but not least
- filoimperialiste; bensi' perche' questa attuale classe dirigente,
secondo il "Partija Rada", non sembra voler continuare le "riforme
democratiche", a cominciare dalla concessione dell'indipendenza al
Montenegro (sic! Si veda, in fondo, un estratto dell'ultimo bollettino
del "Partija Rada").

Curiosissimo, insomma, il fatto che "Ya Basta", svegliandosi un giorno
con l'intenzione di dar voce a qualche "comunista jugoslavo", decida di
dare spazio solamente a quelli che si proclamano favorevoli alla
"riforme democratiche" ed alla secessione del Montenegro, presentando
delle "credenziali" veramente rassicuranti (?) per il fatto di essere
stati "incarcerati come dissidenti sotto Tito", cioe' antijugoslavi
della prima ora.

Tutto questo e' curioso. Semplicemente infame, pero', e' il fatto che
"Ya Basta" continui a contribuire attivamente alla disinformazione
strategica sulle questioni jugoslave, negando l'esistenza di almeno
altre 13 formazioni comuniste extraparlamentari (le 12 del KORAK piu'
l'NKPJ, delle quali abbiamo spesso parlato su questa lista), che oltre a
criticare da sinistra la vecchia gestione di Milosevic - come fa pure il
"Partija Rada", con toni pero' davvero esasperati - sono state sempre
attive contro le privatizzazioni, contro l'imperialismo e per l'unita'
della Jugoslavia in tutti questi anni.

[Tra parentesi quadre commentiamo le bugie ed altre affermazioni
incredibili contenute nell'intervista. I. Slavo - crj@...]


----- Original Message -----
From: "Ya basta!" <yabasta@...>
To: "ya basta!" <yabasta@...>
Sent: Thursday, February 01, 2001 7:59 PM
Subject: [noomc-it] da Belgrado: un rappresentante del Partjia Rada


> L'intervista che segue è stata realizzata il 5 gennaio 2001 con Nenad, un
> rappresentante del Partjia Rada (Partito del lavoro), e trasmessa sulle
> frequenze di Radio Onda D'Urto durante la trasmissione "Ostavka!". Questa
> formazione politica è l'unica attualmente in Jugoslavia a dichiararsi
> comunista [BUGIA] e ad aver rappresentato una convinta opposizione a Milosevic
> nelcorso deglianni '90 [BUGIA]. Fondata da dissidenti politici in carcere sotto
> Tito, sono ora pronti a fronteggiare l'ingresso dell'economia jugoslava
> nella rete del mercato globale.
>
> <<Quando nasce il partito e quale è il numero dei membri.>>
>
> Beh, domanda interessante, ma di solito non riveliamo il numero dei membri
> poiché lo consideriamo una questione interna [SIC!]. Il partito nasce il 28 marzo
> 1992 a Belgrado in seguito all'unione tra una parte dei membri della lega
> dei comunisti jugoslavi [NOMI?] con il nuovo movimento comunista.
>
> <<Quali sono state le motivazioni che hanno dato spinta a questo nuovo
> partito?>>
>
> In Jugoslavia colpita da una grave crisi a causa del nazionalismo, in cui
> già era in corso quella sanguinosa guerra che come sapete tutti nel '92
> affliggeva la Croazia. All'interno di questo vortice nazionalista non
> esisteva un partito con dei contenuti di sinistra che lottasse per i
valori
> fondamentali di questo orientamento, quindi contro il nazionalismo, per la
> giustizia sociale e ovviamente contro la guerra e odio. E' importante dire
> che in seguito alla unione della lega dei comunisti con il nuovo movimento
> comunista, quest'ultimi erano insoddisfatti dalle politiche di questo
> partito e consideravano che tutte le forze autentiche di sinistra
dovrebbero
> riunirsi in un partito e questo doveva essere Partija Rada in quel
momento.
>
> <<Quali sono state le battaglie che ha condotto il partito in questi otto
> anni della sua esistenza?>>
>
> Questo periodo è stato segnato più d'ogni altra cosa da una lotta
disperata
> contro il nazionalismo e contro la guerra nei territori della ex
Jugoslavia.
> Eravamo l'unico partito politico che criticava duramente le aggressioni
> serbe e croate sulla Bosnia [BUGIA] così come eravamo gli unici a sostenere la
tesi
> di una Bosnia unita come repubblica [NON SPIEGA SE ERANO FAVOREVOLI O CONTRARI ALLE SECESSIONI]. La nostra sezione giovanile conduceva
> la campagna antimilitarista nel '98 che cercava di impedire la guerra che
si
> diffondeva nel Kosovo; si organizzavano azioni di solidarietà con gli
> studenti albanesi facendo anche una petizione con le richieste degli
> studenti albanesi che subivano pesanti discriminazioni in quel periodo [NON CITA L'UCK].
>
> <<Noi sappiamo che Partito del Lavoro ha boicottato le ultime elezioni;
come
> è stato il comportamento del partito in questi otto anni? E' mai sceso in
> campo a livello elettorale e che rapporti aveva con quella che si
> autodefiniva sinistra jugoslava come la SPS o JUL*?>>
>
> Partirò dalla seconda domanda. Noi non avevamo nessun rapporto con la
> cosiddetta sinistra jugoslava, questa in realtà non aveva nessun contenuto
> di sinistra, era una lobbie di persone più ricche di questo paese, la loro
> base ideologica si potrebbe definire come una sorta di social -
sciovinismo.
> Per quanto riguarda le elezioni noi le abbiamo boicottato per diversi
> motivi; quello principale era dato dal fatto che eravamo convinti che con
le
> elezioni non si poteva cambiare nulla come lo hanno dimostrato i fatti,
come
> si sa il 5 ottobre popolo doveva entrare nel parlamento per sottrarre il
> potere al dittatore [SIC!]. Abbiamo sostenuto questo movimento popolare contro
> Milosevic e partecipavamo attivamente nelle manifestazioni. Non abbiamo
> sostenuto le elezioni perché fino a quando la gente non è entrata nel
> parlamento Milosevic non le aveva riconosciuto. Era indispensabile
costruire
> un blocco di tutte le forze antinazionaliste e antimilitariste per opporsi
a
> Milosevic in quanto portatore di queste politiche di nazionalismo e
guerra.
>
> <<Voi avete boicottato le elezioni fino a quando c'era Milosevic in campo
> vuol dire che d'ora in poi scenderete nel campo?>>
>
> Già adesso le circostanze sono cambiate notevolmente nel paese, c'è meno
> paura che vengano fatte delle truffe elettorali nella misura in cui
> avvenivano durante il regime di Milosevic [SIC]. Infatti per quel governo era
una
> cosa che succedeva sempre in tutte le elezioni o per lo meno a partire dal
> 1996. Sia quelle presidenziali che parlamentari o locali erano truffate. I
> brogli elettorali esistevano anche prima ma questo non catturava l'
> attenzione più di tanto perché la gente si era fatta un idea secondo la
> quale Milosevic era il più sostenuto e appoggiato e quindi non lo
mettevano
> più in discussione, ma questo avveniva anche a causa delle guerre in corso
> che impedivano uno svolgimento normale della vita politica. Adesso
> lentamente le cose stanno cambiando e si creano delle condizioni che
> potremmo ritenere accettabili per uscire alle elezioni e probabilmente lo
> faremo nelle prossime elezioni se tutto andrà per il verso giusto.
>
> <<Oltre alla sede di Belgrado ne avete delle altre sparse per la Serbia o
> Montenegro?>>
>
> Si abbiamo una rete delle nostre organizzazioni sia in Serbia che in
> Montenegro, anche se quello di Montenegro diventerà un partito a se
> risultando come il Partito del lavoro montenegrino ovviamente con la
stessa
> linea politica, questa è una decisione che abbiamo preso insieme.
> Abbiamo le nostre sedi in diverse città come ad esempio a Kragujevac, la
> città dove abito io, sicuramente nota ai vostri ascoltatori per la
presenza
> dell'industria automobilistica che ha come partnership Fiat e Iveko. Siamo
> presenti anche nella regione autonoma di Vojvodina, come in tutta Serbia
> centrale. Non abbiamo le nostre organizzazioni in Kosovo perché lì
esisteva
> un movimento marxista leninista e preferivamo lasciare che lavorino
> autonomamente e non come un affiliazione del nostro partito. Purtroppo
> questo movimento sta vivendo una grave crisi a causa della persistente
> egemonia delle forze nazionaliste ed estremiste e molti sono dovuti
> abbandonare la vita politica mentre altri sono stati addirittura uccisi o
> maltrattati.
>
> <<E' possibile affermare che il movimento dei lavoratori in Jugoslavia si
è
> spaccato all'inizio degli anni novanta e una parte è confluita nel partito
> di Milosevic, e infine qual è l'eredità che voi vi sentite di
raccogliere?>>
>
> Si potrebbe dire di si, e vi spiego perché: all'inizio della sua carriera
> Milosevic usava parecchi slogan socialisti, sfruttando la crisi economica
> della fine degli anni ottanta, come d'altronde è caratteristica di tutte
le
> forze di destra o dittatoriali [SIC!] che hanno sempre usato l'instabilità
> economica per raggiungere i propri obiettivi [NON CITA LE SANZIONI; SI NOTI CHE IN NESSUN PUNTO DELL'INTERVISTA SI PARLA DELL'OCCIDENTE O DELLA NATO]. Grazie alle sue demagogie
era
> riuscito a conquistarsi una parte dei lavoratori che lottavano per gli
> obiettivi sociali e negli interessi del movimento operaio portandoli sulla
> strada del nazionalismo. Tutto questo si può dimostrare con un esempio; un
> lavoratore che aveva partecipato a questi grandi raduni al suo ritorno
aveva
> detto una frase molto importante e per noi quasi antologica e suonava più
o
> meno così: "Siamo andati a quella manifestazione come proletari e siamo
> tornati come serbi". Era un abile manipolatore e poi è noto che gli slogan
> nazionalisti vengono recepiti facilmente riuscendo a mobilitare la gente
> proprio perché il nazionalismo è una visione semplificata della realtà. In
> quel clima sociale così fragile moltissima gente è caduta in questa
trappola
> nazionalista dalla quale, come vedete, si esce molto difficilmente. Lui
> metteva in primo piano il ristabilimento della nazione e la sua crescita,
> riteneva fondamentale far tornare alla Serbia quello che le è stato tolto
> con la costituzione del 1974. Purtroppo molta gente ci credeva.
> In gran parte i fondatori del nostro partito sono i vecchi partigiani
> comunisti che nel 1948* erano perseguitati dal regime di Tito perché si
> opponevano alla sua politica di non allineamento. Molti di loro erano
> rinchiusi nel malfamato campo di concentramento Goli Otok, nel Adriatico.
> Queste stesse persone a Bar (Montenegro) nel 1974 clandestinamente hanno
> fondato di nuovo il partito comunista ma i servizi segreti lo scoprirono
> molto presto e furono arrestati tutti distruggendo così l'organizzazione.
> Maggior parte di queste persone sono i fondatori del nostro partito.
>
> <<Quando ha inciso il movimento dei lavoratori alla caduta di Milosevic?
> Qual è lo stato di salute di questo movimento e dei sindacati
attualmente?>>
>
> Il movimento dei lavoratori non è abbastanza sviluppato in Serbia, il suo
> ruolo nel rovesciamento del regime è un po' discontinua. Esistevano anche
> prima le proteste cittadine o dei studenti molto massicce come nel 96/97.
La
> protesta contro Milosevic ha assunto però un'altra dimensione quando si
sono
> mobilitati i minatori di Kolubara e quando è scattato lo sciopero
generale [NON CITA I VERI MOTIVI DELLO SCIOPERO, LEGATO AL PROBLEMA
DELLE MINIERE DEL KOSOVO].
> In tutta la Serbia il peso delle proteste era diventato maggiore. Questo
ha
> giocato un ruolo importante nella caduta di Milosevic. Vorrei fare una
> parentesi è dire che non tutto a proposito dei fatti del 5 ottobre è
chiaro.
> Non tutto è avvenuto alla luce del sole. Non si sa ancora ad esempio qual
è
> stato il fattore principale che ha determinato la non reazione da parte
> della polizia e del esercito. Ci sono voci che girano tra la nuova elite
> governativa che parlano degli accordi segreti e riunioni a porte chiuse.
> Fino a quando non si determina precisamente il ruolo di ciascuno in questi
> cambiamenti non si può dire con sicurezza anche se comunque la
> partecipazione dei lavoratori era importante senza dubbio.
>
> <<Possiamo definire rivoluzione quello che è avvenuto il 5 ottobre oppure
la
> dobbiamo chiamare in un altro modo?>>
>
> Non si può parlare di rivoluzione, perché la rivoluzione è un passaggio da
> un ordinamento sociale e politico ad un altro. Si sarebbe trattato di una
> rivoluzione se la Serbia fosse passata dal capitalismo al socialismo. Si
> potrebbe parlare di alcuni atti rivoluzionari come l'assalto al parlamento
o
> alla televisione di stato. Abbiamo partecipato attivamente a questa
> manifestazione e alle azioni connesse sia a Belgrado che nel resto della
> Serbia. Tra le persone che erano entrate al parlamento c'erano anche i
> nostri militanti [SIC! INSIEME AD OTPOR] come tra le barricate o nei comitati degli scioperi. Un
> giudizio finale su tutto questo è ancora da vedere, non si può dire con
> certezza se si trattava di espugnazione del potere da parte delle masse
> popolari o di un'estromissione studiata ed elegante di Milosevic mentre il
> popolo ha giocato solo un ruolo decorativo. Sta di fatto che la gente era
> intenzionata ad andare a Dedinje.In ogni caso noi abbiamo sostenuto la
> partecipazione popolare e riteniamo ancora che questo è stato uno dei
fatti
> più straordinari successi in Serbia dalla seconda guerra mondiale in poi.
>
> <<I sindacati esistenti erano uno strumento di Milosevic per disinnescare
il
> movimento dei lavoratori e per renderlo inoffensivo? Esistono attualmente
i
> sindacati secondo te indipendenti che nascono proprio da mondo dei
> lavoratori?>>
>
> Per quanto riguarda i sindacati esistono due grandi blocchi, uno si chiama
> UGS Nezavisnost e l'altro è associazione dei sindacati liberi ed
> indipendenti, quest'ultimo per la sua struttura sembra più un partito che
> non un sindacato e fa parte della DOS con i suoi rappresentanti nel
> parlamento attuale. Nezavisnost è molto dipendente (nonostante il nome
> Indipendenza ndt.) dai finanziamenti esteri, questo si impegna e sostiene
il
> processo delle privatizzazioni per quanto vi possa sembrare strano per un
> sindacato.. [NON SI PREOCCUPI COMPAGNO, SIAMO UOMINI DI MONDO ANCHE NOI...]
>
>
> *Partito del Lavoro, attualmente l'unico partito di sinistra radicale di
> orientamento marxista presente in Serbia [BUGIA].
> *Due partiti fondamentale per il regime di Milosevic: SPS (Partito
> socialista serbo) e JUL (Unione della sinistra jugoslava). Il primo
guidato
> da Milosevic stesso mentre il secondo era di sua moglie Mira Markovic.
> *1948, anno cruciale in cui la federazione jugoslava doveva decidere il
> blocco al quale allinearsi: quello Atlantico, Sovietico o non allineato,
> quest'ultimo fu scelto da Tito mantenendo comunque un'economia pianificata
e
> una politica di stampo socialista.
>
> A cura di Michelangelo Severgnini e Dusko Djordjevic.
>
> la trasmissione "Ostavka!" va in onda tutti i venerdì dalle 18.20
> sulle frequenze di Radio Onda d'Urto
> (FM 98.0 per Milano, 106.5 per Brescia)
>
> VI INTERESSA COLLABORARE O IN GENERALE SEGUIRE GLI
> AVVENIMENTI DEI BALCANI? CONTATTATECI.
>
> tel 02 6705185
> ostavka@...
> yabasta@...
>

---

Dal bollettino del 21.1.2001 del "Partija rada"
(diffuso via internet)

INFORMATOR -januar 2001.-

SITUAZIONE NEL PAESE
Il nuovo potere in Serbia non sta continuando i cambiamenti democratici
iniziati il 5 ottobre. La prova migliore di questo è che Kostunica e le
forze che lo appoggiano non permettono l'indipendenza del Montenegro con
la
scusa che non devono permettere una nuova frammentazione del paese e il
cambiamento dell'equilibrio nella regione. Queste forze contano anche
sul
Kosovo come parte della Serbia che nel futuro metteranno sotto il loro
controllo. Per realizzare le proprie intenzioni, il nuovo potere usa
metodi
simili a quelli che usavano Milosevic e il suo regime - cioè cercano
alleati fra i paesi vicini e cercano di trarre profitto dalle
contraddizioni fra gli imperialisti stessi, soprattutto fra Usa e
l'Europa.
Altrettanto, il nuovo regime non mostra l'intenzione di smantellare le
strutture del vecchio regime, soprattutto alcuni centri del potere
completamente autonomi - Servizio di sicurezza statale, l'armata e i
rimasugli delle forze di Milosevic, ma anche i nuovi centri che hanno
una
politica autonoma e fra i quali non esiste collaborazione, ma aperta
rivalità. Lo scontro che esiste nel nuovo potere avrà necessariamente
un'escalation, che si manifesterà come lo scontro fra le forze
clericali-nazionaliste che appoggiano Kostunica, la chiesa e tutte
quelle
istituzioni che stavano dietro il progetto di Milosevic, prima della sua
sconfitta. La seconda forza potremmo chiamare "i pragmatici", il loro
rappresentante è Zoran Djindjic, mentre la terza corrente sono le forze
borghesi regionali i democratiche della Vojvodina, Sandzak ecc. Da
quello
che succede nel Montenegro dipenderà da che parte andranno i cosiddetti
pragmatici. Lo scontro, ancora non scoppiato, si intravede sempre di più
nella questione del Montenegro, nei processi ai criminali di guerra,
nella
democratizzazione delle istituzioni, nella criminalità, mafia,
insegnamento
della religione e simili. Tutti cercheranno di approfittare dalla
situazione sociale. Finora le tensioni sociali erano mitigate con gli
aiuti
esteri, ma una situazione così è impensabile per il futuro.
Il Partito del lavoro appoggia l'indipendenza del Montenegro, non solo
perché è un principio di partenza, ma anche perché questo è
nell'interesse
della continuazione della demolizione delle forze nazionaliste nei
Balcani
e la strada per una futura integrazione.

(...)

I PROCESSI AI CRIMINALI DI GUERRA
Noi appoggiamo questi processi e pensiamo che il nuovo potere non ha il
diritto morale neanche a metterli in questione. Anche se il tribunale
dell'Aia è un prodotto e strumento dei paesi imperialisti, il Partito
del
lavoro è d'accordo con i suoi processi, perché il nuovo regime non si
dimostra pronto a richiamare alla responsabilità per le distruzioni di
guerra quello precedente, soprattutto perché anche la parte del nuovo
potere ai suoi tempi appoggiava il progetto della Grande Serbia, e
perché
non esistono forze jugoslave che potrebbero combattere con i
rappresentanti
nazionalisti e filofascisti. Per ora l'unico metodo per combattere tutti
i
portatori della politica di guerra è processare tutti i criminali
secondo
gli stessi criteri, che provengano dalla Serbia, Croazia o BosnX-Mozilla-Status: 0009
A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
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INTERVISTA CON STEVAN MIRKOVIC,
segretario generale dell’SKJ, Belgrado 5 gennaio 2001.
A cura di Ivana del Comitato contro la Guerra di Sesto S. Giovanni [IK]

NOTA: sui risultati elettorali dell'SKJ - Savez Komunista Jugoslavije
(Lega dei Comunisti di Jugoslavia) - e sulla composizione della
coalizione KORAK, citata nel testo, si veda:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/492
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/720

---


SM: Perché, in realtà, noi non abbiamo partecipato alle elezioni? E
c’eravamo già preparati. E avevamo creato questa coalizione… e raccolto
le firme sufficienti. Però, è accaduta una cosa, per così dire,
spiacevole, cioè che uno dei partiti – il Nuovo partito comunista [NKPJ]
di Branko Kitanovic...
IK: Com’è il rapporto con loro?
SM: Loro all’inizio volevano stare insieme a noi, ma poi hanno
rinunciato e hanno detto…
IK: E perché allora hanno aggiunto il loro nome?
SM: Te lo dico subito. Loro poi hanno rinunciato e volevano presentarsi
da soli. E ci hanno invitato A presentarci tutti con la loro sigla E
sotto il nome di Branko Kitanovic, il loro segretario generale. Quindi,
si sono staccati, e hanno iniziato a raccogliere firme da soli.
Bisognava raccoglierne 10.000 per partecipare [alle elezioni]. Ma noi
allora non l’abbiamo voluto. Perché questa coalizione non è solo una
coalizione ad hoc, per le elezioni. Essa continua anche adesso, con
l’obiettivo di arrivare a un congresso di unificazione. Di unire questi
10 partiti in un partito solo. Quindi, non è la classica coalizione
fatta solo per le elezioni, ma quando le elezioni finiscono, con
qualsiasi risultato, si va avanti con la collaborazione, fino al
congresso di unificazione e creazione di un partito unico.
IK: Perché esistono così tanti piccoli partiti, diciamo simili (non
conosco bene la situazione…)?
SM: Questa situazione si è creata negli anni ’90, quando qui è stato
abbattuto il socialismo e si è praticamente disintegrata la Lega dei
comunisti della Jugoslavia. Da essa sono praticamente nati vari partiti.

IK: Voi che avete lo stesso nome, siete la “continuazione diretta” della
vecchia Lega?
SM: Di una frazione, direi. Erano delle frazioni… Una frazione che
guidavo io ha mantenuto sia il programma che il nome. Così noi siamo
“sopravvissuti” fino ad oggi…
[IK: Quindi, io ho ancora la vostra tessera!]
SM: Guarda cosa è successo: quando Kitanovic, cioè NKPJ, vede che non
riesce a raccogliere abbastanza firme – sono riusciti ad averne più di
3000 – e neanche noialtri, che ne avevamo raccolte circa 6000, quindi,
proprio poco prima della chiusura della procedura pre-elettiva, lui
torna ad aggregarsi con noi. E costituiamo così questa coalizione KORAK
e aggiungiamo a questo nome anche NKPJ – Branko Kitanovic, riuniamo
tutte le firme, cioè non firme, ma dichiarazioni, perché bisognava
scrivere delle dichiarazioni di chi appoggia la coalizione, e bisognava
andare al Tribunale a vistare il tutto, il che ha creato abbastanza
problemi, tanta gente non voleva andare al Tribunale a fare questa cosa,
avevano paura, perché qui è ancora… cioè, finché L’SPS era al potere, se
non eri per lui, il tuo lavoro era a rischio. E la gente doveva tenere
segreto per chi votava… se non avevano qualche appoggio dall’altra
parte, come per esempio dal DOS. Il DOS, per esempio, ha l’appoggio
dall’estero, quindi se ne fregano se L’SPS gli fa qualcosa o no.
In questo modo, noi ci siamo uniti tardi. E quando, alla fine,
consegniamo questo materiale unificato, i nomi dei delegati, le
dichiarazioni, le firme… la Commissione elettiva ce li restituisce
dicendo: dovete fare tutto da capo.
IK: Avete fatto il ricorso?
SM: Dovete fare tutto di nuovo, ci hanno detto. Non ci può essere la
sigla KORAK e NKPJ, ma deve essere una cosa sola. E le firme devono
essere raccolte insieme. Non riconoscono le firme raccolte a parte. E’
stata tutta una formalità. Ci hanno tolto di mezzo per motivi formali,
per non farci partecipare. Noi abbiamo fatto ricorso, ma…
IK: E qualcuno ha partecipato? I membri dei partiti hanno votato?
SM: No, nessuno ha partecipato, dei comunisti. E abbiamo deciso di
boicottare, non abbiamo votato.
IK: Veramente, noi, quando votiamo in Italia, lo facciamo praticamente
“tappandoci il naso”. Per così dire: scegliamo il meno peggio. Qui non è
stato così?
SM: No, noi non l’abbiamo fatto. [ride] Neanche uno di quei 7-8 partiti…
sono tutti così… DOS, SPS… non valeva la pena…
IK: E ora, come sarà la situazione?
SM: Quindi, noi non abbiamo partecipato. Probabilmente avremmo avuto più
successo del JUL, di Lilic e di altri partiti fuori dal DOS e SPS…
IK: Quali sono le differenze fra i vari piccoli partiti della
coalizione? Ce ne sono? Ci sono problemi?
SM: Ma no, non ci sono grandi differenze, l’unica è il rapporto verso
l’Informbiro [cioe' verso l'URSS di Stalin, n.d.jugocoord@...].
Certi sono pro, certe… E’ la più grande differenza.
IK: Sono passata l’anno scorso da Kitanovic, ho visto che ha esposto di
nuovo la foto di Stalin.
SM: E’ l’unica differenza.
IK: E voi, cosa ne pensate?
SM: Noi riteniamo che l’Informbiro fosse un’agenzia sovietica, non si
trattava tanto di diversità ideologiche, ma dello scontro fra l’Unione
Sovietica e la Jugoslavia. Era in questione lo Stato, non era una
divergenza ideologica, più facile da risolvere. Loro volevano abbattere
il potere e lo Stato. E’ qui la differenza. Goli Otok… anch’esso, come
dire – la gente non la mandavano là per le questioni ideologiche, ma
perché volevano abbattere lo Stato. Le violenze che ci sono state, e
c’erano, ovviamente non sono una cosa positiva, A questo non
acconsentiamo. Non è in armonia con il nostro umanesimo, dimostrato già
durante la guerra [II guerra mondiale], però, non esiste nessun carcere
dove le violenze non ci sono…
IK: Quando avete intenzione di fare questo congresso di unificazione?
SM: In primavera… vedremo… Probabilmente Kitanovic continuerà a non
volerlo, perché è abbastanza portato a fare il “leader”.
IK: Mi è sembrato di capire che secondo lui tutti gli altri sono meno
bravi…
SM: Certo, è l’unico che “sa di più, la pensa in modo giusto”…
IK: Abbiamo parlato, con Kitanovic, anche dei partiti comunisti
italiani, lui sosteneva che non sono nemmeno di sinistra…
SM: Lui è comunque uno stalinista. Anch’io rispetto Stalin, ritengo che
ha fatto molte cose buone, ma… Ne abbiamo parlato anche con lui… Come
Goli Otok, anche i Russi hanno avuto le loro prigioni, e non era
sicuramente tutto così come ne scrivono oggi, di tutti quei milioni di
morti. I dati sono scarsi, le cifre che girano non sono autentiche.
Erano, in realtà, prigioni che avevano anche il compito di rieducare.
Poi, le violenze c’erano…
IK: Come sarà, secondo lei, la situazione generale dopo i cambiamenti
nel paese?
SM: La situazione ora non è peggiorata, il che è buono. Forse
addirittura sta andando un po’ in meglio. Grazie soprattutto, direi, a
una specie di sollievo che sentono le persone. Si può dire che esiste un
certo entusiasmo. Quando qualcosa cambia, la gente si lancia a fare
delle cose, si crea una speranza. Anche grazie a questi aiuti, donazioni
dall’estero. Non possiamo lamentarci tanto della situazione materiale,
dei problemi esistenziali. La corrente c’è, e anche il riscaldamento,
sono le cose più importanti.
IK: Però, tutto questo non è arrivato molto alle persone comuni?…
SM: Un po’ lo sentiamo tutti, comunque… usufruiamo comunque della
corrente e del riscaldamento… è molto importante… passare l’inverno…
Però, secondo me, secondo la mia “diagnosi”, tutto questo è come lo
stato in cui si trova un paziente dopo l’operazione del cancro – c’è
subito un miglioramento, ma poi, dopo un breve periodo, la malattia lo
riafferra e lo uccide. Così. Questi nuovi adesso si accomodano sulle
posizioni importanti, e siamo finiti.
IK: Abbiamo degli amici, qui nei sindacati, che sono stati maltrattati
dopo la vittoria del DOS… hanno perso lavoro, gli uffici distrutti,
minacce… per loro è sicuramente peggio di prima…
SM: Dobbiamo chiarire una cosa. Ho cercato sempre di convincere Ivo [il
nostro Ivan!], quelli di Vienna e altri che sono venuti a trovarmi: loro
hanno sempre ritenuto Milosevic e SPS comunisti, internazionalisti, di
sinistra… Il comunismo, da noi, è in realtà stato abbattuto nel ’90,
quando lui è salito al potere. Non l’hanno buttato giù questi di adesso,
è stato abbattuto quando Milosevic è arrivato al potere.
Lui ha abolito l’autogestione operaia, e anche la proprietà comune,
sociale, e ha cominciato la privatizzazione. Però, è andato un po’ più
piano di quelli in Polonia e Ungheria, e anche in modo più intelligente.
E’ andato più piano, sicuramente, perché non potevi togliere le cose
subito agli operai, almeno non ai nostri – la nostra rivoluzione è
comunque una cosa diversa dall’esperienza della Polonia, l’Ungheria…
Aveva, quindi, mantenuto alcuni privilegi degli operai, soprattutto
sociali, però, in sostanza, mirava alla ricostruzione del capitalismo e,
la cosa peggiore, era un nazionalista, nazionalista serbo, che voleva
creare una specie di grande Serbia… Questa è la mia opinione, Ivo
[sempre il nostro] non riesce a capire questo, Willy neanche ecc.
Tutti dicono – lui ha combattuto contro la Nato. Non avrebbe combattuto
se non gli fosse stato imposto. Ha sempre guardato come avvicinarsi a
loro. Si offriva per entrare in una partnership per la pace ecc. Loro
avevano una specie di rapporto di rivalità con l’SPS e Milosevic,
avevano visto che era l’unico partito che cercava di creare in piccolo
impero qui nei Balcani, e per loro era la concorrenza che avrebbe avuto
sotto il suo dominio tutta la Serbia, il Montenegro, una parte della
Bosnia, una parte della Croazia, e in una certa prospettiva, anche la
Macedonia. Per quello sono andati contro di lui, non perché è un
comunista. D’altra parte, per guadagnare la propria opinione pubblica,
dicevano sempre che lui era un comunista. Appena nomini il “comunista” a
un Americano, gli viene la schiuma alla bocca. E comincia subito a
urlare: dai che lo picchiamo. Tutto questo impossibilitava in realtà
anche noi, che comunisti siamo, a prosperare, a crescere, a svilupparci.

Adesso, invece, pensiamo di avere un’occasione. Perché ora è stato
scoperto che lui non era per niente comunista. Per questo la maggioranza
della gente – quasi 50% – non è andata a votare; e sono quelli che
avevano capito: come prima cosa, che non vogliono il DOS, perché è
borghesia, e secondo, che non hanno nessuno per cui votare neanche
dall’altra parte, né per SPS né per JUL, né per Vucelic, il direttore
della Televisione, che aveva formato un partito socialista, né per
Lilic.
Quindi, queste cose devono essere chiare – il comunismo è stato da noi
abbattuto nel ’90, Milosevic ha fatto una parte del lavoro, è andato più
piano, e questi di adesso, loro si precipiteranno a ricominciare questa
privatizzazione e questa svendita…
IK: Pensa che anche lui, in un futuro, avrebbe privatizzato proprio
tutto? Perché se, fra il DOS e l’SPS si preferisce l’SPS, è perché ha
comunque mantenuto alcune conquiste del socialismo, come, per esempio,
l’educazione e la sanità gratuite, mentre ora tutto sta per essere
privatizzato di colpo.
SM: Sapete una cosa – Milosevic aveva privatizzato tutto, meno le 80
aziende più grosse del paese. E’ stato fatto un elenco. In testa c’era
l’Elettroindustria, le Ferrovie jugoslave (JZ), poi le Poste, la Sanità…
Le teneva come le aziende statali, e a loro in realtà attingeva i soldi
per la parte sociale. Però adesso, cioè uno, due anni fa, aveva
cominciato pian piano a privatizzare anche queste 80. Per prima è
partita la Telecom. Poi si è fermato tutto, perché nessuno dall’estero
voleva venire qui. Non si fidavano di lui e ora, che se ne andato,
questo processo ripartirà. Adesso si riprenderà con la privatizzazione
delle attività più importanti: Elettroindustria, le Ferrovie, i boschi
(per esempio, per la Serbia i boschi sono l’esportazione più grande), e
adesso ci sarà casino. E anche quello che dici tu, la sanità; ma quella
è già mezza privatizzata, è una catastrofe…
IK: Non so, io personalmente posso solo sperare che quando tutto sarà
così, saremo noi la vera opposizione. Forse la gente capirà…
SM: Eh, questo ora dipende da noi. Già adesso dovremmo fare qualcosa,
perché non l’abbiamo ancora fatto; non l’abbiamo fatto prima, quando
tutto è successo, nel ’90, come in Polonia nell’89, mi sembra. Siamo
spariti così velocemente come partito politico, la maggioranza dei
membri sono scappati, ecco, in realtà non erano nemmeno i veri
comunisti…
IK: Certo, erano opportunisti…
SM: …come dico sempre: questi “ex comunisti”, che oggi sono
anticomunisti, sono così perché avevano un cattivo carattere. Loro sono
delle cattive persone, proprio come persone.
IK: Erano interessati ad avere i loro posti di lavoro…
SM: Sì, loro avevano i loro obiettivi di vita… Noi, quindi, non siamo
riusciti ancora a fare una vera analisi di tutto quello che in realtà è
successo. Ora, dopo tanti anni, dobbiamo farlo. Dire – perché abbiamo
perso il potere, perché siamo falliti. Da dove partire? Perché se non
facciamo questo, non abbiamo fatto niente.
Anche perché qui si era creata una situazione che, quando solo menzioni
i comunisti, qui da noi, guai, ti vogliono strangolare. E’ stata dunque
creata un’atmosfera anticomunista. D’altra parte, invece, c’è gente che
appoggia, dice “allora tutto andava bene, tutto era a posto…”. E perché
allora noi abbiamo dovuto abbandonare il potere se “tutto era a posto”,
questo non lo sanno dire. Né l’una né l’altra cosa sono la soluzione.
Noi dobbiamo trovare dov’era l’errore, perché non tutto era un errore.
Però da qualche parte c’erano… Quando troviamo questo…
IK: Adesso ci considerano solo antiquati, nostalgici…
SM: Però ci sono anche quelli che sono per questo! Nonostante tutto.
Solo che anche a quelli che lo sono noi dobbiamo spiegare cos’era
successo. Perché loro dicono… ora ti faccio vedere una ricerca
recentissima. E non nostra, ma della Commissione per i diritti umani di
Helsinki – in Serbia. Molto interessante… Il 15 dicembre c’è stata la
loro Settima tavola rotonda, a Belgrado. C’è del materiale sulla
questione – quali forze dovrebbero guidare nel futuro i cambiamenti,
dopo quelli che sono già successi, perché è evidente che il sistema
precedente non era buono. Piuttosto interessante, io ne ero sorpreso,
perché si tratta di questa Commissione per i diritti umani di Helsinki –
in Serbia, quindi di un’organizzazione che l’anticomunismo ce l’ha nel
midollo. Sai come ci vedono loro…
Però, hanno fatto un analisi oggettiva. Hanno fatto questa ricerca sul
campione della popolazione che ha fra 25 e 35 anni. E’ interessante
quello che loro dicono. E quello che ha interpretato l’analisi, Vladimir
Ilic, uno degli autori della ricerca, che è anche un libro, si intitola
“Il potenziale per i cambiamenti”, dice, per questa generazione di
25-35-enni: essa, secondo le sue parole, sarà il portatore del peso più
grande delle trasformazioni sociali. Da qualsiasi parte essa vada. Non
si sa ancora che direzione sceglierà. Questa generazione, dice lui, non
è matura abbastanza per un compito così. La ricerca dimostra che è una
generazione nazionalista. Però, il loro nazionalismo è di un’intensità
più bassa del nazionalismo di quelli che hanno già partecipato in tutta
la faccenda. Loro, dice, non sono interessati ai Serbi dall’altra parte
della Drina. Si preoccupano di cose esistenziali. Quindi, business,
soldi ecc. Ma questo è interessante: che un grandissimo numero degli
intervistati abbia nominato Josip Broz Tito come il personaggio più
importante della storia. Pensa te. E’ quello che ti dico. Quindi, quando
la gente guarda indietro gli ultimi 10 anni (quello di 25 anni ne aveva
15, l’altro di 35 ne aveva 25, quando tutto questo è cominciato, quindi
si ricorda benissimo di come era prima), molti di loro dicono “ma qui si
viveva bene, eravamo nell’Europa, eravamo nel mondo, dappertutto… allora
chi ci ha spostato da lì, perché siamo isolati?” ecc.
Quindi, la condizione per noi, per riapparire adesso, è – dire quello
che dobbiamo dire: dove abbiamo sbagliato, cosa bisognerebbe fare
adesso. Potremmo contare su tanta di questa gente che per ora è passiva,
che non è né per questo né per quell’altro. Milosevic ha circa un 12%
dei voti di quelli che sono andati a votare, mentre l’altra gente è
quella giusta… Se noi ora fossimo intelligenti e continuassimo con
questa coalizione… e anche se Kitanovic accettasse…
IK: Lui sembra in un certo senso “esclusivo”, vedo che voi non lo siete…
anche se esistono delle differenze, pensate che sarebbe un bene averlo
nella coalizione…
SM: Sì, la nostra posizione è quella…
IK: … e che insieme siete più forti.
SM: Certo. Noi appoggiamo tutti i partiti comunisti e operai, senza
badare alle differenze di alcuni orientamenti ideologici. Noi siamo per
l’unità.
IK: Questo mi sembra intelligente, ed è anche molto raro. In Italia vedo
molto frazionamento.
SM: Secondo: noi dobbiamo agire fra tutti i popoli ed etnie, avendo come
principio di essere uniti, cosa che manca qui in Serbia.
IK: Popoli soltanto della Jugoslavia di adesso, o tutta?
SM: No, no, tutta, vedrai nel giornale. E’ stata rinnovata la Lega dei
comunisti in Bosnia e Herzegovina, che fa parte della nostra SKJ. Però,
anche qui c’è tanto lavoro. Per esempio, Kosovo, Vojvodina, Sandzak, i
rapporti con il Montenegro. Loro non li possono risolvere dalle loro
posizioni. Perché questo nuovo “set” (Kostunica e altri) continua la
politica della monarchia e del re Alssandro. Vogliono che la Serbia
domini nonostante adesso dicano di essere democratici. Sono tutti
monarchici, la maggioranza, Kostunica il più grande. E, ovviamente,
questo provoca il rifiuto dei Montenegrini, degli Albanesi. Perché,
quando nomini la Monarchia Jugoslavia agli Albanesi, ti massacrerebbero,
perché quella li cacciava via, in Turchia, dalle altre parti, voleva
pulire etnicamente il Kosovo.
Perché la nostra organizzazione più forte è a Subotica, dove c’è il
maggior numero di etnie, non solo Ungheresi, anche Croati, Slovacchi,
Russini, più di 20 etnie? Anche a Novi Pazar ne abbiamo una.
IK: E quanti membri avete, solo voi?
SM: Non ne abbiamo molti. Circa 400. Per adesso in realtà non è così
poco come sembra. In questo momento, devo dire, perfino i partiti
politici “di successo” non hanno tanti membri. Però, con quelli che
hanno organizzano bene il sistema di lavoro, coprono tutto il
territorio. Hanno la tecnica, la propaganda, connessioni, comunicazioni.
Allora possono fare tanto anche con pochi… Quelli che votano adesso sono
in maggioranza i simpatizzanti. E noi abbiamo avuto, solo a Subotica,
alle elezioni a settembre, per la Serbia, circa 3000 voti, mentre di
comunisti lì ce ne sono circa un centinaio. Però 3000 hanno votato,
perché quei 100 sono ben organizzati. Quindi, si può. Abbiamo degli
argomenti [con che cosa uscire davanti a Milos]. La vecchia Lega dei
comunisti jugoslavi aveva veramente delle soluzioni molto buone; dove ha
sbagliato… ora bisogna dire perché un partito così grande e forte, e un
paese, hanno ceduto il potere così facilmente – degli errori sono stati
fatti, ma quali? Ma è interessante che anche gli avversari, perfino qui
a Belgrado, dove l’opposizione è più forte, non possono evitare di
ricordare Tito. Lui rimane un concetto importante. E’ lo nominano
sempre, proprio spesso, positivamente o negativamente, ma è sempre qui.
IK: Avete dei membri giovani?
SM: Sì. Anche nelle scuole superiori. In proporzione al numero
complessivo… c’è un gruppo che può cominciare a lavorare… ora che ci
uniamo, sono ancora di più, i giovani. Esiste anche SKOJ [Lega della
gioventù comunista jugoslava].
IK: Nel NKPJ o…?
SM: Ce l’hanno anche loro.
IK: Ognuno ha il proprio SKOJ…
SM: E ce l’hanno anche i Comunisti jugoslavi, quelli di Draskovic [non
quello, ovviamente]. Non so se siete stati da lui…
IK: No, no…
SM: … e ce l’abbiamo anche noi: tre SKOJ! [ride]
IK: Noi aspettiamo che voi vi uniate per bene, così non dobbiamo andare
da tutti…
SM: Sì, questo bisogna proprio farlo…
IK: Se sarà in primavera, sarebbe bello. Se poi fate in modo di farlo
durante le feste pasquali, vengo anch’io.
SM: Sì, sì, bisogna…

Belgrado, 5 gennaio 2001.

---

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
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opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
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JAVIER SOLANA
leader della NATO durante la aggressione contro la Repubblica Federale
di Jugoslavia nel 1999, oggi responsabile per la politica estera e la
sicurezza dell'Unione Europea, condannato da una corte di Belgrado per
crimini di guerra
(http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/673 oppure in
italiano: http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/674)
sara' la prossima settimana nella capitale jugoslava in visita di
cortesia alla nuova classe dirigente del paese.


---

MESSAGGIO DELL'SPS

Cari amici di lotta,

ogni messaggio o gesto di solidarieta' e' benvenuto. Se egli verra' per
davvero, i patrioti jugoslavi sono pronti ad incontrarlo con
dimostrazioni di massa. Se non potete venire al nostro corteo, per
piacere inviateci (www@...) messaggi dei vostri
partiti/organizzazioni o vostri personali. Di questi sara' data lettura
durante il corteo oppure saranno pubblicati sul sito:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website), oppure
http://www.belgrade-forum.org/ (forum per un mondo di eguali), oppure
http://www.24casa.co.yu/ (l'unico quotidiano libero in Jugoslavia).

Vostro
Vladimir Krsljanin vlada@...
Head of International Relations Department
of the Socialist Party of Serbia

---

APPELLO DELL'ALLEANZA PATRIOTTICA DELLA JUGOSLAVIA
E DEL COMITATO ANTI NATO DELL'SPS

ALZATE LA VOSTRA VOCE CONTRO IL CRIMINALE SOLANA!

Si avvicina il secondo anniversario dell'inizio della aggressione della
NATO contro la Jugoslavia.

Non dobbiamo consentire che quelli che hanno ordinato l'aggressione, che
sono responsabili di crimini contro la pace e contro l'umanita', di
genocidio, della morte di migliaia di civili, di donne e di bambini, di
una catastrofe umanitaria ed ambientale facciano festa.

Javier Solana e' uno di loro. Come Segretario Generale della NATO ha
ordinato che l'aggressione avesse inizio il 24 marzo del 1999.

Ed e' esattamente lui che si prepara in questi giorni (il 7 e l'8 di
febbraio) ad arrivare come ospite delle nuove autorita' di Belgrado, e
come membro della delegazione dell'Unione Europea.

Questo non possiamo consentirlo, perche' rappresenterebbe non soltanto
un'offesa al popolo della Jugoslavia, ma anche uno scandalo di civilta'
per l'Europa.

Solana e' stato condannato da una corte competente di Belgrado a 20 anni
di prigione per crimini contro il popolo jugoslavo. Allo stesso tempo,
questi crimini sono stati commessi contro tutti i popoli dei Balcani.

E' lui uno dei maggiori responsabili per l'uso dell'uranio, del plutonio
e di altri strumenti di sterminio di massa, le cui conseguenze
appariranno non solo alle generazioni contemporanee degli europei, ma
anche ai loro discendenti.

Per questo motivo, noi ci appelliamo a tutti i patrioti jugoslavi, a
tutti gli amici nei Balcani, nell'Europa e nel mondo, a tutte le genti
di buona volonta' perche' alzino la loro voce di protesta contro il
tentativo di umiliare la Jugoslavia e gli jugoslavi.

Signori dell'Unione Europea,

ci appelliamo a voi perche' non prendiate parte a questa offesa ed a
questa umiliazione contro una delle nazioni europee che si sono sempre
schierate a difesa dei valori europei e di civilta'. Non mandateci il
criminale Javier Solana, che e' simbolo negativo non solo per le genti
dei Balcani, ma anche per una grandissima parte del genere umano
contemporaneo.

A voi portare questa responsabilita' storica!

ALLEANZA PATRIOTTICA DELLA JUGOSLAVIA
COMITATO ANTI NATO DELL'SPS

Belgrado, 2 febbraio 2001


----- Original Message -----
From: Vladimir Krsljanin <vlada@...>

> STOP NATO: ¡NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.ORG.UK

> Dear friends in struggle,
>
> Every message or gesture of solidarity is welcome.
> If he will really come, Yugoslav patriots are prepared to meet him with
> mass demonstrations. If you can't be on our rally, please send us
> (www@...) messages of your parties/organizations or your personal
> ones. They will be either read at the rally or published in:
> http://www.sps.org.yu/ (official SPS website), or
> http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals), or
> http://www.24casa.co.yu/ (the only free daily newspaper in Yugoslavia).
>
> Yours
> Vladimir Krsljanin vlada@...
> Head of International Relations Department
> of the Socialist Party of Serbia
>
>
>
> > Appeal of the Patriotic Alliance of Yugoslavia and of the
> Anti-NATO Committee of SPS
> >
> > RAISE YOUR VOICE AGAINST THE CRIMINAL SOLANA!
> >
> > The second anniversary of the beginning of the NATO aggression against
> > Yugoslavia is approaching.
> >
> > We must not allow these who ordered aggression, who are responsible for
> > crimes against peace and humanity, for genocide, for death of thousands
> > of civilians, women and children, for humanitarian and environmental
> > catastrophe to rejoice.
> >
> > Javier Solana is one of them. As secretary-general of NATO he ordered
> > aggression to begin on March 24, 1999.
> >
> > And it is exactly him who is readying these days (7th and 8th of
> > February) to come as a guest of the new Belgrade authorities, and as a
> > member of the delegation of the European Union.
> >
> > That we must not allow because it would represent not only an offence to
> > the people of Yugoslavia, but a civilisational embarrassment for Europe.
> >
> > Solana is sentenced by an appropriate Yugoslav court to 20 years of
> > imprisonment for crimes against people of Yugoslavia. At the same time,
> > these are the crimes against all the peoples of the Balkans.
> >
> > He is one of most responsible for the use of the uranium, plutonium and
> > other genocidal materials whose consequences are going to be borne not
> > only by the contemporary generations of Europeans, but also their
> > descendants.
> >
> > For that reason, we call upon all the Yugoslav patriots, all the friends
> > at the Balkans, in Europe and the world, all the people of good will to
> > raise their voice of protest against the attempt to humiliate
> > Yugoslavia and the Yugoslavs.
> >
> > Gentlemen of the European Union,
> >
> > We appeal to you not to take part in offending and humiliating one
> > European nation that always stood to the defence of European and
> > civilisation values. Do not send us the criminal Javier Solana because
> > he is a symbol of evil not only for the peoples of Balkans, but also for
> > the huge portion of the contemporary humankind.
> >
> > It is upon you to show historical responsibility!
> > PATRIOTIC ALLIANCE OF YUGOSLAVIA
> ANTI-NATO COMMITTEE OF SPS
>
> > Belgrade,
> > February 2nd 2001
> >
> >

---

Friday, February 2 12:32 AM SGT
Milosevic party wants Solana arrested during Belgrade
visit
BELGRADE, Feb 1 (AFP) -
The Socialist Party (SPS) of former Yugoslav president
Slobodan Milosevic said Thursday that EU foreign
policy chief Javier Solana should be arrested as a
"war criminal" when he visits next week, the state
agency Tanjug reported.
Solana is scheduled to visit Belgrade on February 8,
along with the current, past and future EU presidents,
to reaffirm EU support for the democratic reformers
now in control in Yugoslavia.
Solana -- who was NATO secretary general at the time
of the Atlantic alliance's 1999 bombing of Yugoslavia
-- was sentenced in absentia, along with 13 other
Western leaders, by a Milosevic-era court to 20 years
in prison on war crimes charges stemming from the air
campaign.
Arrest warrents were issued for Solana and others
including former US president Bill Clinton, French
President Jacques Chirac and British Prime Minister
Tony Blair.
The SPS called on Serbia's ruling reformist coalition,
the Democratic Opposition of Serbia (DOS), to "arrest
Solana immediately upon his arrival in Belgrade," the
agency said.
If they failed to do so, and "pardon the war criminal
Solana from his responsibility," they would become
"accomplices of NATO criminals," the SPS said.
Solana "ordered the start of the aggression and NATO
bombings of Yugoslavia" on March 24, 1999 and "is
directly responsible for the deaths of several
thousand people" the SPS said in a statement.
It added that among his crimes were ordering "major
destruction which caused enormous damage, the use of
uranium ammunition and other crimes against Yugoslav
citizens," the SPS said.
The party also called on "all citizens of Belgrade and
Serbia to protest against the arrival of the war
criminal Solana."
French and German foreign ministers Hubert Vedrine and
Joshka Fisher were also among the 14 leaders who were
supposed arrested, but both have visited without
incident since the popular uprising last October which
ousted Milosevic and brought President Vojislav
Kostunica to power.
Serbia's new justice minister, Vladan Batic, described
the trial held in Belgrade as a "nonsense, a legal
farce and a comedy unprecedented in a modern justice
system."
He said the sentences were "subject to revision,"
adding that the government would make a decision.
The western leaders were charged with "inciting an
aggressive war, war crimes against the civilian
population, the use of banned combat methods," the
attempted murder of Milosevic and violating the
country's territorial integrity.
Yugoslavia, backed by human rights organizations, has
regularly accused NATO of committing war crimes by
targeting civilians during the bombing campaign.
But the International Criminal Tribunal for the former
Yugoslavia last June exonerated NATO, saying the
organization had not violated international law in the
campaign.

---

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MESSAGGIO SPEDITO DA Alberto Tarozzi <tarozzi@...> :


attenzione, il libro che la stampa jugo segnalava in portoghese è in
realta
di origine francese ed è bartolomei a ri-segnalarmelo, si chiama appunto


> "Uranium Appauvri: La Guerre Invisible" by Martin Meissonnier,
> > Federic Loore and Roger Trilling. Robert Laffont; FF139.

... e segue la scheda

(http://www.independent.co.uk/news/World/Europe/2001-01/pentagon290101
> > ..shtml) THE INDEPENDENT, London, 29 January 2001 Pentagon 'knew Nato
> > shells contained dangerous nuclear waste' By John Lichfield in Paris
> >
> > Some shells fired in the Gulf and Balkan wars contained a type of
> > recycled nuclear waste that is much more hazardous than depleted
> > uranium, according to a book to be published in France next week. The
> > book, Depleted Uranium: The Invisible War, could change the debate on
> > whether weapons used by the United States and Nato caused widespread
> > sickness among war veterans and civilians. The authors, a Frenchman, a
> > Belgian and an American, produce evidence that the US government knew
> > six years ago that its stocks of "safe" depleted uranium had been
> > contaminated by spent nuclear fuels. Whether this recycled material
> > was mixed up with the "classic" depleted uranium (DU) accidentally or
> > deliberately remains unclear. The book uncovers evidence that the
> > Pentagon knew in 1995 that its armour-piercing shells and bombs
> > contained substances more environmentally menacing than the "natural"
> > depleted uranium that Washington, London and Nato headquarters have
> > repeatedly defended. In other words, the entire DU debate has been
> > based on false premises. The findings of Martin Meissonnier, Frederic
> > Loore and Roger Trilling have been independently confirmed in the past
> > few days by researchers at a Swiss government laboratory, which
> > analysed spent US munitions from Kosovo. The lab found that the shells
> > contained traces of an isotope of uranium - uranium 236 - which occurs
> > only in nuclear waste. The Pentagon spokesman, Kenneth Bacon, admitted
> > last week - in reply to a question from one of the authors of the book
> > - that depleted uranium intended for armour-piercing weapons had been
> > contaminated by small amounts of plutonium at the defence department
> > nuclear plant at Paducah in Kentucky. The vigorous defence of DU
> > weapons by the US and other Nato governments has been based on the
> > argument that DU is a "natural" material of relatively low
> > radioactivity. DU, in its classic form, is the heavy metal left behind
> > - mostly uranium 238 - when the most fissile part of raw uranium,
> > mined from the earth, is removed for use as a nuclear fuel, so classic
> > DU is obtained before the nuclear reaction process. The book produces
> > evidence that at least some of the weapons used in the Gulf and
> > Balkans contained another kind of uranium, obtained by recycling spent
> > nuclear fuels after the reaction process. The danger is that this form
> > of uranium - sometimes called "dirty depleted uranium" - can contain
> > traces of highly radioactive materials, such as plutonium. Mr Trilling
> > said yesterday: "The whole debate should go back to square one. We are
> > not saying that we know for sure that DU caused Gulf syndrome
> > sicknesses, or the similar illnesses reported in the Balkans.
> > Personally, I
> >
> > doubt that depleted uranium weapons are the cause, or sole cause, of
> > the Gulf or Balkan syndromes, whatever these weapons may have actually
> > contained. "What we are saying is that the US government's defence of
> > depleted uranium has been, to be charitable, extremely misleading. The
> > book is a plea for more research - not research on abstract theories
> > about classic depleted uranium, but on the actual contents of US and
> > Nato weapons. Until then, everyone on all sides of the argument is
> > talking in the dark and should shut the hell up." The book is based on
> > two years of interviews and investigations originally done for a
> > French television documentary, which was shown last year. Extra
> > material has been discovered in the past few months. The writers allow
> > both sides of the argument about classic DU to make their cases in
> > great detail. But there are three important new pieces of information:
> > * Independent research by Dr Asaf Durakovic, an American of Croatian
> > origin, has found traces of uranium 236 in the urine or bodies of 42
> > American Gulf veterans. Uranium 236 is not present in the natural
> > world and should not be present in "clean" depleted uranium. * An
> > official report by the US Army Environmental Policy Institute in 1995
> > acknowledged the possibility that "depleted uranium used by the
> > Department of Defense contains traces of uranium 236". This implies
> > that some of the DU used in US weapons was created from spent nuclear
> > fuel, not from raw, mined uranium. * The nuclear plant at Paducah in
> > Kentucky was accused of "waste, fraud, abuse and bad management" by
> > the General Accounting Office, the official US government watchdog, in
> > 1992. The accounting office report protested that the plant was
> > recycling uranium from nuclear waste, without proper safeguards,
> > endangering its own workers. Paducah is one of the three sites in
> > America that produce the DU used by US and Nato weapons. It was the
> > site named by the Pentagon spokesman last week as a source of
> > contamination of some DU weapons with plutonium. Mr Trilling said
> > yesterday that the "charitable" interpretation of the evidence was
> > that clean and "dirty" forms of DU had been mixed up at Paducah, or in
> > US Department of Defense stocks, some time in the 1980s. A decision
> > had been taken to use up the stocks in the belief, or hope, that only
> > small quantities of highly radioactive material were involved.
> >
> >

---

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-------- Original Message --------
Oggetto: [JUGO] Fw: Guerra, contaminazione, basi NATO
Data: Thu, 1 Feb 2001 01:29:40 +0100
Da: "red*ghost" <red-ghost@...>


> Questo testo (con le dovute modifiche) vorremmo presentarlo oltre che al
> comune di Cesena, al comune di Cervia, alla provincia di Ravenna. Vi
> proponiamo di presentarlo in tutti i comuni in cui sia presente una
> struttura/base NATO. Segnalate eventuali adesioni e/o iniziative
> all'indirizzo sotto riportato.
> --------------------------------------
>
> Guerra, contaminazione, basi NATO:
> il Comune di Cesena chieda ufficialmente perdono ai popoli della
Jugoslavia
> e dia l'esempio cominciando a risarcire i danni, comunque irreparabili,
> causati dalla NATO!
>
> Il Comune di Cesena, nelle vesti delle sue ultime amministrazioni, in
> diverse occasioni, si è assunto la responsabilità morale e politica di
> avallare la presenza e l'operato di una base NATO nel territorio,
coinvolta
> in azioni di guerra.
> Ricordiamo i momenti più "esaltanti" di tale attività: i cacciabombardieri
> francesi MIRAGE che, da Pisignano, partivano per bombardare strutture
civili
> in Bosnia; le esercitazioni congiunte con i PHAMTOM turchi (gli stessi che
> bombardano i villaggi curdi); gli F15 USA per la guerra umanitaria in
> Kossovo e in Serbia:
> Il "concorso morale" di amministrazioni ed enti locali, a nostro giudizio,
è
> evidente nell'infliggere lutti e sofferenze a persone innocenti e,
> soprattutto, nel causare il più grande disastro ambientale in Europa, che
> coinvolge anche il mare Adriatico (contaminato anch'esso all'URANIO).A
tale
> proposito vogliamo ricordare una delle tante dichiarazioni dell'ex Sindaco
> di Cesena Preger in risposta a chi chiedeva la chiusura della base NATO di
> Pisignano: - "Penso che sia importante continuare ad offrire appoggio alle
> forze impegnate in attività per il mantenimento della pace" - Crediamo che
> una fetta consistente di abitanti di questa città, a prescindere dagli
> orientamenti politici, religioni e culturali, non voleva e non vuole
> tuttora, le "bombe umanitarie" all'URANIO e al PLUTONIO. Ora, che l'alibi
di
> questo vero e proprio disastro, incarnato nel "mostro Milosevic" non
esiste
> più e che il nuovo presidente della RFJ, Kustunica, ha ribadito che la
> guerra della NATO è stato un atto criminale, riteniamo che il Comune di
> Cesena debba assumersi le sue responsabilità, cominciando a chiedere
> ufficialmente perdono ai cittadini jugoslavi.
> Rispetto alla situazione ambientale i danni sono incalcolabili ed
> irreversibili.
> Il Comune di Cesena può e deve collaborare con chi in Jugoslavia sta
> avviando i primi progetti di monitoraggio, bonifica e risanamento
ambientale
> delle zone contaminate dall'URANIO 238 e da numerose sostanze chimiche a
> causa dei bombardamenti.
> Ogni anno vengono usati circa 90 (novanta) milioni del bilancio comunale
per
> progetti di solidarietà internazionale. Noi chiediamo che il 50% di questa
> somma, per i prossimi 10 anni, venga destinata a questi progetti di
> risanamento nei Balcani. Lo chiediamo perchè in questa guerra siamo stati
e
> siamo tuttora coinvolti. Chiediamo inoltre che, in accordo con le autorità
> sanitarie jugoslave ed in collaborazione con le nostre strutture sanitarie
> locali, la città di Cesena si faccia carico delle cure mediche
> specialistiche di 2 dei numerosissimi bambini jugoslavi ammalati di
leucemia
> ed altre gravi patologie sempre causate dalle bombe NATO.
> Ciò non basterebbe a cancellare le colpe di gran parte della classe
politica
> cesenate, ma sicuramente rispecchierebbe il desiderio di migliaia di
> cesenati, non sappiamo se maggioranza o meno, che non vollero, non
vogliono
> e non vorranno mai più, che il nostro territorio diventi avamposto di
nuovi
> folli crociate del disonore. Se chi governa la città non vuole avallare
> un'altra volta la condanna a morte di "popoli di troppo", accolga queste
> richieste.
>
> ADESIONI:
> Coordinamento Romagnolo contro la guerra e la NATO; Comitato contro la
> guerra e la NATO di Ravenna

---

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
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Archivio:
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* Prima Convenzione Europea per la Pace - Berlino 23-24 marzo 2001
(dalla sezione tedesca del Tribunale per i crimini della NATO in Jugoslavia)

* Uno studio sul genocidio dei rom kosovari
(LAW PROJECTS CENTER YUGOSLAVIA)

* L'ultimo libro di Juergen Elsaesser

===========================================================



w.schulz@... ha scritto:

> 1st European Peace Convention
>
> Initiative Group
>
>
> Berlin, December 2000
>
>
>
>
>
> Dear friend,
>
> In the light of not ending efforts of US and EU for a conflict management by military means using NATO and EU intervention forces and investing a considerable amount of money in new dangerous armament a group of organizers having prepared and conducted the European Tribunal on the NATO-war against Yugoslavia in June 2000 in Berlin decided to organize the 1st European Peace Convention.
>
> Many of the international participants in the tribunal movement have supported this initiative.
>
> The constitution of the first convention shall take place on 23/24 March 2001 in Berlin.
>
> We believe that this convention should be open to everybody -without any exclusion- sharing the common values of all peace oriented people and groups forming a European Peace Forum
>
> The theme of the 1st convention should be: Human Rights and Intervention
>
> The second convention in 2002 could e.g. deal with the newly introduced Intervention Force of the EU.
>
> In January 2001 we will send You a draft proposal for a statute and a paper for discussion on the subject of the convention.
>
> Enclosed please find the invitation for the convention. Please inform other organizations and individuals being probably interested in participating in the convention.
>
> We would very much appreciate Your conformation in case You are principally ready for cooperation.
>
> We would like to wish You all the best for a good New Year with good luck and success
>
> Best regards,
> Professor Wolfgang Richter
>
> For the Initiative Group
>
>
>
> Elmar Schmähling
>
> Secretary of the preparatory committee
>
>
>
> Contact address:
> 1th European Peace Convention. c/o GBM, Weitlingstrasse 89, 10317 Berlin
>
> The first convention will be prepared and organized by a committee of initiators presided by a working presidium. Former Rear Admiral Elmar Schmähling will act as secretary of the committee.
>
> The committee originates from the movement for a European Tribunal on the NATO-war against Yugoslavia. Following practical reasons representatives of the German peace movement will compose the committee.
>
> The committee needs still active collaborators. Financial support of the organization is highly appreciated.
>
>
>
> The proceedings of the convention will be published in a special issue of the journal ICARUS.
>
>
>
> Preliminary contact address:
>
> Gesellschaft zum Schutz von Bürgerrecht und Menschenwürde e.V. (GBM), Weitlingstr. 89, D-10317 Berlin,
>
> phone +49 30 5578393, fax +49 30 5556357,
>
> E-Mail: gbmev@....
>
> For more information please contact the GBM’s homepage: www.gbmev.de
>
>
>
> Invitation
>
>
> 1st European Peace Convention
>
> 23/24 march 2001
>
>
>
> Berlin Kreuzberg,
>
> Church „Zum Heiligen Kreuz“
>
>
> c/o: Gesellschaft zum Schutz von Bürgerrecht und Menschenwürde e.V.
>
> Weitlingstr. 89, D-10317 Berlin
>
> ---

-------- Original Message --------
Oggetto: P: 1st European Peace Convention on March 23 and 24 in Berlin
Data: Thu, 1 Feb 2001 11:13:06 +0100
Da: <w.schulz@...>
A: Law-Schulz@...
CC: petar@...

We are not only responsible for that, what we do, but also for that, what we
take without objections.

(Ernst Bloch)

1st European Peace Convention



Dear Friends of Peace,


By copy of this email, we would like to ask you, if you may support and join
the 1st European Peace Convention.

Do you agree, that we call your organization in the list of supporters? Do
you can see your way to support more?


We also would appreciate very much if people from your movement would join
the European Peace Convention on March 23 and 24 in Berlin.


Below and in the attachment you will find the invitation and agenda. For
more information please visit also www.gbmev.de or write me.


Yours for Peace and Justice,


Wolfgang Schulz

Berlin


----------


The first convention will be prepared and

organized by a committee of initiators

presided by a working presidium. Former

Rear Admiral Elmar Schmähling will act as

secretary of the committee.



The committee originates from the movement

for a European Tribunal on the NATO-war

against Yugoslavia. Following practical

reasons representatives of the German peace

movement will compose the preparatory.



The committee needs still active collaborators. Financial support is highly
appreciated.



The proceedings of the convention will be published in a special issue of
the journal ICARUS.



Preliminary contact address: Gesellschaft zum Schutz von Bürgerrecht und
Menschenwürde e.V. (GBM), Weitlingstr. 89, D-10317 Berlin, phone +49 30
5578397, fax +49 30 5556355,

E-Mail: gbmev@....

For more information please contact the GBM’s homepage: www.gbmev.de






















Haus am Köllnischen Park
Am Köllnischen Park 6 –7

10179 Berlin

S - Bahnhof Jannowitzbrücke

U - Bahnhof Heinrich Heine Str.

Bus 265, 240




Invitation

1st European
Peace Convention
23/24 march 2001

23 march

Conference on „Human Rights and Intervention“
Haus am Köllnischen Park

24 march

Manifestation and Constitution of the Convention
Church „Zum Heiligen Kreuz“

----------------------------

War is not a law by nature
and peace is not a gift

"Friedenskantate" Hanns Eisler,
Ernst Fischer





Agenda:



23 march 2001 10 a. m.

Conference on the subject: Human Rights and Intervention.

Resume: Appeal to all governments and peace forces (A draft paper will be
sent in time prior to the convention)

A proposal for a resolution on this issue will be forwarded to the
manifestation for approval.

End of the consultation: 7 p.m.

24 march 2001 9 a. m.

1st commentaries of the participants concerning tasks and statute of the
European Peace Forum

2nd Constitution of the European Peace Convention

(A proposal for the statute and terms of reference will be provided)

3rd Accreditation of a convention presidium

(The representatives of the invited organizations, e.g. peace initiatives,
NGO’s, political parties, trade unions, parliaments and churches are kindly
requested to also nominate a representative of their respective
organizations as a member of the presidium)

4th Appeal concerning the foundation of a European Peace Forum

5th Adoption of the resolution on “Human Rights and Peace”

End: 4 p.m.

===========================================================

LAW PROJECTS CENTER YUGOSLAVIA

To Whom It May Concern

Law Project Center Yugoslavia (LPC) and Yugoslav Coalition for an
International Criminal Court (YCICC) in join efforts finished study
about Genocide over Roma population in Kosovo. Study contains
testimony of those, which survived torture in Kosovo, impressive
photo documentation with original photos from refugee's camps, and list of
missing Roma persons with muslim-albanian name. Study also proves
Political manipulation with term of Genocide.

This study is translated into English. You can see it at:
www.lpc.org.yu

Best regards

Darko Trifunovic M.S.L
President of LPC
Secretary Generally of YCICC
Lpc@...
www.lpc.org.yu

===========================================================

KONKRET-Magazin, Ruhrstr.111, D-22761 Hamburg, Germany
Juergen Elsaesser
Tel. xx49-331/6005211
Fax. xx49-331/6005213
Mobil 0171/1720368
Email: J.Elsasser@...
Website: www.juergen-elsaesser.de

New Book about Depleted Uranium and other Nato-Lies of the Kosovo-War

Dear Ladies and Gentlemen,

the discussion about the crimes caused by the depleted uranium weapons of Nato
shake the western public opinion. Now there’s a chance to bring all the truth
about this bloody war on the surface.

Since 15th October, my new book about the lies of Nato in the Kosovo-conflict is
on sale in Germany. It was sold out within six weeks, a second edition had to be
printed. A dutch edition will be available in April and a greek one in May, both
will include an extended chapter about the „Balkan-Syndrom“.

I would appreciate if you would write a critique about my book for the press of
your country. Perhaps you also know an organization or a publishing house which
is interested intranslating and printing my book for your country?


Please remail me if you are interested, my publisher could send you the book at
once.

All details about book and author you find below.

Thanks a lot
yours sincerely

J.E.

Summary

KRIEGSVERBRECHEN
Die toedlichen Luegen der Nato und ihre Opfer im Kosovo-Konflikt.
Mit einem Dossier zur Uranmunition
(Konkret Verlag Hamburg, 192 Seiten, 26.80 DM)


WAR CRIMES
The Deadly Lies of Nato and ist Victims in the Kosovo-Conflikt.
With a Special File about Depleted Uranium

»Never before so few lied so thoroughly to so many, as in connection with
the Kosovo war«, says Willy Wimmer, member of the CDU party in the German
Bundestag. »People died for this.«

No lie seemed too grotesque to start the slaughter and keep it going:
Milosevic as the new Hitler, concentration camps in Pristina, Auschwitz in
Kosovopolje. Whereas NATO and CNN took the trouble to provide fabricated
video documents, the German Minister of Defense sought to convince by mere
force of words: Mister Scharping‘s portrayal of Serbs playing football with
the heads of their Abanian victims or Serbs grilling foetuses, torn from
their mothers‘ wombs will go down in the annals of psychopathology. Finally
miracles of biblical dimensions: massacred Albanian intellectuals hold post
mortem press conferences in Western capitals; ghost trains suddenly appear on
scarcely used tracks and bore their way into NATO-missiles; mass graves are
found as empty as Our Lord‘s vault on the third day.

What is left? »In the nine months after stationing of KFOR in Kosovo
nothing could be found to sustain the indictment of ›genocide‹ « (Le Monde
Diplomatique, March 2000) . In the light of new evidence and with the aid of
previously unaccessible documents Juergen Elsaesser questions NATO‘s
justification for the war.

After mysterious deaths in the Sfor- and Kfor-armies a fierce discussion in the
western public has begun. Even the italian premier Guiliano Amato is upset about
the potential consequences of the depleted uranium: „ We have the suspicion that
things aren’t as simple as Nato always argues.“

This book proves that Amato’s suspicion has good reasons - not only in the case
of the „Balkan-syndrom“. Elsaesser proves the thesis that the first victim of
war is the truth to be wrong. For the truth dies long before a war starts: It
was the lies about Srebrenica, about Racak, about Rambouillet and about the
so-called apartheid in Kosovo that deceived members of parliament and citizens
alike and led them into a murderous adventure. NATO was made the »air force in
an ethnic war« (Henry Kissinger ) and brought the KLA into power. The result:
Pristina is
purged, ethnic monirities have been driven out of Kosovo, chaos rules in
the streets, the KLA‘s secret police is everywhere, and the few remaining
survivors fear in ghettos for their lives. Indeed, nobody talks now of
»humanitarian catastrophe«, »ethnic cleansing« or »genocide« and not
surprisingly so: to acknowledge the disgrace of the last war would impede
preparations for the next.



About the Author

Juergen Elsaesser was born in 1957. Until June 1997 he was chief editor of
Berlin‘s daily newspaper Junge Welt and from April 1999 on has been editor of
the monthly magazin Konkret, Germany‘s most important magazine of an
independent Left since 1957 . He also works as a freelance journalist,
amongst others for the Allgemeine Juedische Wochenzeitung, the Sueddeutsche
Zeitung, the state television WDR and the Kursbuch.

In the time of the Kosovo war he coined the slogan »No Blood for
Joschka«, an anology to the slogan »No Blood for oil«, that the members of
the Green Party had coined in the Golf war 1991. The German magazine Der
Spiegel consequently libelled him as a »professional cynic« bound to
»antiquated leftist clichés«. Others were more kindly disposed: About his
latest book Nie wieder Krieg ohne uns. Das Kosovo und die neue deutsche
Geopolitik (Konkret Verlag, June 1999, second edition November 1999)
the renowned daily newspaper Frankfurter Rundschau wrote: »An excellent book.
Written in anger and deep regret, regrets about the development of the Left
movement and the Green Party. But it is thoroughly investigated.«
Table of contents


Foreward
Big Brother is Talking to You
Orwell’s Newspeak and the Nato

The Mother of all Lies
The „Ramps of Srebrenica“ as Starting-Point of the War

Withheld Murders
The KLA’s Terror before the War and the Ignorance of the Western Public

Classified:Racak
The Previoulsly Classified Autopsy-Records of the 40 Bodies of Racak Disprove
Nato’s Version of a Serbian Massacre

Meddled
Memoirs of the EU-Frontman in Rambouillet, Wolfgang Petritsch

Wag the Dog
The so-called Serbian „Operation Horsheshoe“ - an Amateurish Fabrication of the
German and Austrian Secret Services

Sex, Lies and Video
Nato’s Blockbusters Against Milosevic

Legal, Illegal, Collateral
Legends and Facts about the „Air-Campaign“

The Balkan-Syndrom
Depleted Uranium for 4.500 Million Years

Killing Fields and Deadly Lies
What Remains of the 100.000 Corpses in Mass Graves?

Prizren is Cleared of Serbs, Jews, Roma
The Albanian fascism is marching on

And the lived happily together ever after
Nato’s fairy tale about the multi-ethnic future of Kosovo

Epilogue
Fact-Dump Cyberspace
The Murderer is Always the Serb

Appendix
International Press Commentaries on the Situation in Kosovo in the 1980ies
Classified: The Reports of the German Foreign Ministery about Kosovo 1990 - 1998
Analysed: „As seen - As told“, an OSCE Report with Strange Details



Bibliography Juergen Elsaesser


Antisemitismus - das alte Gesicht des neuen Deutschland (dietz berlin,
1992)
Wenn das der Führer hätte erleben dürfen (Konkret 1995)
Vorwärts und vergessen? (zus. mit S. Wagenknecht - Konkret 1996)
Braunbuch DVU (Vorwort Jürgen Trittin, Konkret 1998)
Nie wieder Krieg ohne uns (Konkret 1999)
„Die Fratze der eigenen Geschichte“ (zus. mit Andrei S. Markovits -
Elefantenpress 1999)

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ROMA: APPUNTAMENTO IL 3 FEBBRAIO ALL'ALTARE DELLA PATRIA
PER DEPORRE UNA CORONA IN MEMORIA DEL "MILITE IGNARO"


>
> ----- Original Message -----
> From: Pasti Foundation <pasti@...>
> To: Rete AUI <pasti@...>
> Sent: Monday, January 29, 2001 7:24 PM
> Subject: Notizie Rete Abolire l'Uranio Impoverito
>
>
>
> NOTA INFORMATIVA SULL'ATTIVITA' DELLA RETE ABOLIRE
> L'URANIO IMPOOVERITO
> messaggio spedito da: Paolo Pioppi
>
> Trasmettiamo alcune informazioni circa i passi intrapresi da Falco
> Accame in attuazione di alcuni dei punti programmatici approvati a
> Roma nella riunione del 13 gennaio
>
> I N D I C E
>
> 1) Lettera al Presidente della Repubblica. Risposta del Consigliere
> militare del Presidente. Nuova lettera al Presidente (punto 3 del
> programma)
>
> 2) Lettera al Presidente del Consiglio (punto 4 del programma)
>
> 3) Lettere ai Presidenti di alcune Regioni dove si trovano i poligoni
di
> tiro (punto 5 del programma)
>
> 4) Convocazione di una MANIFESTAZIONE di protesta (punto 6 del
> programma)
>
> ATTENZIONE:
> chiediamo a tutte le associazioni di partecipare sabato 3 febbraio
> alle ore 12 a Roma (Altare della Patria) e a farsi portavoce
> dell'appuntamento. Trovate al punto 4 l'appello per la
> manifestazione che consiste nella posa di una corona al
> monumento al milite ignoto (Altare della Patria). Comunicate
> rapidamente la vostra adesione e partecipazione all'indirizzo
> pasti@.... Grazie
>
> 5) Controcommissione alternativa rispetto a quella istituita da
> Mattarella (punto 7 del programma)
>
> NOTA IMPORTANTE
> Vi chiediamo di tenerci aggiornati sulle vostre attivita' in rapporto
> all'uranio, in modo che si possa contribuire a far circolare le
> informazioni tramite e-mail o fax a tutte le associazioni che hanno
> formato la rete Abolire l'Uranio Impoverito
>
> ************************************************
>
> 1) Lettera al Presidente della Repubblica. Risposta del Consigliere
> militare del Presidente. Nuova lettera al Presidente (punto 3 del
> programma)
>
> Roma, 15 gennaio 2001
>
> Al Presidente della Repubblica
> Il Quirinale
>
>
>
> Signor Presidente,
>
> la morte di alcuni militari italiani e le malattie contratte da altri
> reduci dalle operazioni nei Balcani, che possono essere messe in
> relazione a contaminazione da uranio impoverito, rappresentano dei
> fatti molto gravi che credo impongano una attenta riflessione anche
> ai massimi livelli di responsabilita' nel nostro paese, in quanto
> coinvolgono aspetti della sicurezza nazionale e internazionale e
> soprattutto sono inerenti al diritto umanitario.
>
> In Somalia e poi in Bosnia e nei primi 5 mesi della campagna del
> Kosovo, il personale militare e civile italiano ha operato in assenza
> di norme di protezione, dato che queste sono state emanate in
> data 22 novembre 1999. Eppure in queste missioni gli Stati Uniti
> avevano emanato precise disposizioni di sicurezza per il loro
> personale in relazione ai rischi connessi all'impiego dell'uranio
> impoverito.
>
> Negli USA sono stati condotti da lungo tempo degli studi a partire
> dai primi anni '90 nei quali si afferma, senza ombra di dubbio, la
> pericolosita' legata alla ingestione di polvere di uranio, come
> testimonia un documento emanato nel 1993 (e che fa riferimento a
> precedenti studi del '91) nel quale si afferma tra l'altro che:
> "Quando i soldati si trovano ad inalare o ingestire polvere di uranio
> essi incorrono in un potenziale incremento nel rischio di cancro".
> "When soldiers inhale or ingeste DU dust, they incur a potential
> increase in cancer risk". Il documento e' del direttore della Sanita'
> dell'esercito USA. In un altro documento dell'ottobre 1993, del
> Support Directorate di Washington, si precisano le disposizioni di
> sicurezza da adottare per il personale USA operante in Somalia.
>
> Per quanto concerne la Bosnia, i raid degli aerei A/10, aerei contro-
> carro degli USA (ed anche alcuni raid degli Harrier britannici) erano
> effettuati operando con armi all'uranio. Questi raid sono partiti
dalla
> base di Aviano. Tale base e' al comando di un colonnello
> dell'aereonautica italiana, che quindi e' ovviamente a conoscenza di
> tutti gli ordini di operazione e rapporti di operazione. Egli e'
altresi'
> a conoscenza delle direttive impartite per l'uso delle armi all'uranio

> impoverito e dei risultati ottenuti nelle singole azioni. Il pilota,
tra
> l'altro, nei debriefing al termine della missione riferisce sul numero

> dei proiettili sparati e sui carri armati, ed altri obiettivi,
> eventualmente distrutti.
>
> L'uso dell'uranio impoverito in Bosnia era noto alle autorita'
militari
> italiane operanti in ambito NATO. Infatti anche il comandante della
> V ATAF di Vicenza era a conoscenza di tutti gli ordini e i rapporti
> di operazione e quindi dei compiti svolti nelle missioni degli aerei
> A/10. Cosi' come ne era al corrente il vicecomandante (italiano) di
> AFSOUTH. Del resto l'operazione in Bosnia fu illustrata in una
> conferenza stampa tenutasi proprio a Napoli presso AFSOUTH. In
> Bosnia, oltre ai proiettili all'uranio impoverito furono lanciati 13
> missili da crociera, contenenti anch'essi uranio impoverito.
>
> Circa la pericolosita' delle armi all'uranio, sulla quale sembra
> esservi discussione, vale la pena di ricordare quanto affermato dal
> generale Osvaldo Bizzari nelle succitate norme di sicurezza
> trasmesse ai reparti, nelle quali si legge testualmente: "Inalazioni
> di polvere di uranio impoverito sono associate nel tempo con effetti
> negativi sulla salute quale il tumore e disfunzioni nei neonati".
>
> Non sembra quindi esservi dubbio alcuno sulla valutazione di
> pericolosita' dell'uranio che e' stata fatta da parte italiana e
quindi
> sui rischi connessi, anche se nel campo epidemiologico non si
> possono avere certezze di tipo meccanico, cioe' deterministiche,
> ma solo relazioni probabilistiche. Forse l'unica certezza che si puo'
> avere e' quella che non vi possono essere certezze di non
> pericolosita' e che quindi si ha a che fare inevitabilmente con dei
> rischi, che possono essere piu' o meno grandi in dipendenza di
> molti fattori.
>
> Per quanto riguarda la pericolosita' dell'uranio, recenti studi hanno
> dimostrato in molti casi la presenza contemporanea anche di
> plutonio, materiale particolarmente nocivo specie in relazione alle
> leucemie.
>
> L'esistenza di rischi e' ben nota negli Stati Uniti in base alle
> esperienze di massa avute nella guerra del Golfo, esperienze che
> hanno dato luogo appunto alla emanazione di norme di sicurezza
> per proteggere il personale per quanto possibile. La protezione del
> personale, militare e civile, e' affidata peraltro non solo alla
> esistenza e conoscenza minuziosa delle norme (e a uno specifico
> addestramento all'applicazione delle norme stesse) ma anche alla
> disponibilita' di mezzi per applicare le norme, come tute protettive
> ricambiabili (data l'esigenza del loro assai frequente lavaggio),
> maschere protettive a perdere, guanti a perdere e cosi'
> via.
>
> Quanto al personale civile italiano, che tra l'altro e' quello che
piu' a
> lungo ha sostato nelle zone contaminate, non risulta che questo
> disponesse del materiale necessario alla protezione e quindi,
> anche nell'eventualita' che fosse stato messo a conoscenza delle
> norme, non avrebbe potuto osservarle. Per quanto riguarda il
> personale militare pare che i mezzi a disposizione siano stati
> alquanto scarsi.
>
> Altro problema riguarda le visite mediche a cui andava sottoposto il
> personale prima, durante e dopo la missione. Purtroppo in Italia
> esistono solo pochissimi centri specializzati che sono in grado di
> effettuare le delicate analisi spettrografiche e quant'altro occorre.
A
> quanto e' dato sapere vi sono state gravi carenze sotto questo
> riguardo e ad oggi migliaia di persone devono essere sottoposte a
> visiste mediche, il che pone dei problemi non indifferenti. Risulta
> che vi siano persone che hanno dovuto effettuare a spese proprie le
> analisi, mentre non vi e' alcun dubbio che tale assistenza debba
> essere a carico dello Stato.
>
> Questa problematica ci porta al discorso relativo alle cure mediche
> concernenti coloro che sono risultati affetti da patologie. Anche qui
> si e' verificato purtroppo il fatto che molte persone si sono dovute
> rivolgere, con ingenti spese, a istituti privati.
>
> Tale problematica ci rimanda alla questione delle cause di servizio
> e dell'equo indennizzo. Le "cause di servizio" vengono stabilite
> nella grande maggioranza dei casi in base a valutazioni
> probabilistiche e questo deve valere anche per la contaminazione
> da uranio che concerne i reduci dalla guerra del Golfo, dalla
> Somalia e dalla ex Jugoslavia. E a tale riguardo si pone anche
> un'altra tematica. Le operazioni di pace compiute sono in realta'
> frammiste ad azioni di guerra. Un soldato che muore in una
> missione di pace dovrebbe quindi essere considerato, dal punto di
> vista dei risarcimenti, come un soldato caduto in guerra. La
> questione coinvolge anche, ovviamente, civili che hanno operato in
> un'area dove si sono svolte operazioni militari.
>
> Di particolare rilevanza e' il problema dei risarcimenti per i
familiari
> delle vittime. Esiste in merito una legislazione molto confusa. Le
> piu' recenti determinazioni sono quelle che hanno valutato i
> risarcimenti dovuti nella misura di 4 miliardi a famiglia e si
> riferiscono alle vittime del tranciamento del cavo della funivia del
> Cermis. Nel caso dei parenti delle vittime della sciagura di Ustica
> sono stati stanziati all'incirca 150 milioni per famiglia. Una cifra
di
> quest'ordine di grandezza e' stata stanziata per le vittime della
> strage di Bologna e per le vittime della tragedia di Casalecchio sul
> Reno.
>
> Altra problematica riguarda l'inquinamento prodotto dall'uso di
> mezzi contenenti uranio nei poligoni di tiro, perche' vi sono casi di
> patologie riscontrate in personale che ha operato nei poligoni.
> L'inquinamento riguarda peraltro anche le acque dell'Adriatico in cui
> sono stati sparati (per prova di corretto funzionamento delle armi
> prima di ogni missione) proiettili all'uranio impoverito.
>
> Infine si pone il problema che per la sua importanza in senso
> globale e' certamente prioritario e che riguarda i risarcimenti in
> campo internazionale per le popolazioni che sono state interessate
> alle conseguenze derivanti dall'impiego di armi all'uranio, i cui
effetti
> di radiazione e tossicita' si protraggono nel tempo molto dopo il
> conflitto e che per questo, come avviene per le armi chimiche,
> dovrebbero essere bandite.
>
> Per la gravita' dei problemi sopra elencati, che riguardano oltreche'
> personale civile anche personale militare italiano, Le chiediamo
> (anche in riferimento alla precedente lettera inviataLe in data
> 22/12/2000) in qualita' di Capo delle Forze Armate, di convocare il
> Consiglio Superiore della Difesa, organo a cui possono partecipare
> ministri responsabili di vari settori nonche' esperti.
>
> Falco Accame
> Presidente Ana-Vafaf
> e a nome della Rete AUI
>
> L'elenco dei componenti della Rete AUI (Aboliamo l'Uranio
> Impoverito) e' riportato in allegato.
>
>
>
> RISPOSTA DEL CONSIGLIERE MILITARE DEL PRESIDENTE
> DELLA REPUBBLICA
>
>
> Roma, 19 gennaio 2001.
>
> Onorevole,
>
> Mi riferisco al Suo Appello al Presidente della Repubblica per la
> convocazione del Conbsiglio Supremo della Difesa perche' esamini
> la problematica dei possibili rischi connessi con l'impiego nei
> Balcani di munizioni all'uranio impoverito.
>
> Il Presidente segue con particolare attenzione l'approfondimento
> delle verifiche e delle ricerche disposte dal Ministro della Difesa.
>
> La Magistratura sta a sua volta indagando su eventuali ipotesi di
> reato.
>
> La definizione dei dati medico-scientifici relativi alle attuali
ipotesi
> di rischio e' pregiudiziale all'avvio di nuove iniziative.
>
> Cordialmente
> Sergio Biraghi
>
>
> SECONDA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
>
> Roma, 26 gennaio 2001
>
> Signor Presidente,
>
> La ringrazio della cortese risposta in data 19/1/2001 che mi ha
> fatto pervenire tramite il suo consigliere militare. E' certamente
> importante conoscere che cosa dira' la commissione medico-
> scientifica del prof. Mandelli e le altre commissioni che sono state
> nominate. Tuttavia gia' sappiamo che queste commissioni a
> proposito dei casi di tumori e leucemie ed altro contratte da alcuni
> nostri militari non potranno con certezza affermare ne' che le
> affezioni sopra indicate sicuramente derivano da contaminazione
> per uranio impoverito (e metalli associati), ne' che dette affezioni
> sicuramente non derivano da uranio impoverito.
>
> Si resta insomma inevitabilmente nel campo delle probabilita', piu'
> o meno grandi, che e' emersa dall'analisi delle migliaia di casi
> verificatisi in Iraq tra la popolazione civile e nei reduci della
guerra
> del Golfo. Le decine di casi italiani non potranno certamente
> modificare queste valutazioni.
>
> D'altra parte tali valutazioni hanno fatto si' che gli Stati Uniti
> abbiano emanato fin dal 1993, in occasione dell'impiego delle
> truppe in Somalia, norme di sicurezza molto stringenti che
> mettevano in evidenza i rischi di tumori e malformazioni alla
> nascita, come e' stato ricordato anche recentemente dal
> settimanale tedesco «Der Spiegel» del 22 gennaio 2001 e prima
> anvcora da «Il Giornale dei Militari» del 27/11/2000. Del resto nel
> quotidianoo «San Francisco Examiner» del 21 giugno 1998 si
> legge che il regolamento militare USA di medicina preventiva (Art.
> 40-45) prevede che "vengano eseguiti dei test medici qualora si
> ritenga che materiali radioattivi siano stati impiegati in modo tale
da
> poter essere stati ingeriti, inalati o assorbiti all'interno del
corpo".
> Viene precisato inoltre: "Il Col. Cherry afferma che questo e' stato
> fatto in Somalia durante una missione di pace delle Nazioni Unite
> nel 1992 e che attualmente tale regolamento viene applicato in
> Corea, Bosnia e nel Golfo Persico".
>
> Da un punto di vista umanitario (rispecchiato anche nel recente
> diritto internazionale) occorreva quanto meno avvertire le
> popolazioni delle zone colpite dei rischi presenti anche dopo la
> cessazione delle azioni di fuoco e dopo il termine del conflitto.
>
> La conoscenza dei pericoli dell'uranio impoverito era ben nota alla
> sanita' militare internazionale nel quadro delle relazioni
interalleate.
> Si tratta di materia che e' perfino esposta nelle "sinossi" in uso
> presso le nostre scuole militari! Inoltre, l'argomento e' ben noto da
> tempo attraverso la pubblicistica, niente affatto segreta, come i
libri
> dell'ex ministro della giustizia USA, Ramsey Clark: "The fire this
> time" e "The metal of dishonour", quest'ultimo anche tradotto in
> italiano.
>
> Certamente quindi la questione dell'uranio impoverito non poteva
> essere sfuggita all'attenzione, oltreche' dei servizi di informazione
> italiani, anche dell'ambito sanitario-ambientale e degli addetti
militari
> italiani presso le ambasciate nei paesi in cui questo materiale
> veniva usato.
>
> Nelle norme di sicurezza emanate il 22 novembre 1999 nel quadro
> della forza multilaterale nei Balcani (a firma del colonnello Osvaldo
> Bizzari, specializzato NBC) il rischio e' presentificato in termini di

> possibilita' di contrazione di tumori e di malformazioni alla nascita.

> Purtroppo queste norme (che comunque non sono state diffuse tra
> i civili) non hanno riguardato, oltreche' i primi sei mesi della
> campagna in Kosovo, i periodi delle campagne in Somalia e in
> Bosnia. Inoltre i mezzi e le procedure da mettere in atto per ridurre
> il rischio non erano disponibili alla componente civile. Il problema
> sussiste anche nei poligoni di tiro dove forze alleate usano
> armamenti all'uranio impoverito.
>
> Su questo problema che riguarda il "milite ignaro" (ma anche il
> "civile ignaro") ritengo che debba essere portata l'attenzione delle
> superiori autorita' indipendentemente anche da quali possono
> essere le conclusioni delle commissioni medico-scientifiche.
>
> In particolare pare che ogni sforzo debba pertanto essere compiuto
> per accertare come sia stato possibile che una materia cosi'
> gravida di implicazioni, da una parte per i nostri civili e militari
> impiegati nelle zone di operazione e, dall'altra parte (e in primo
> luogo) per le popolazioni civili sia sfuggita all'attenzione dei
> Ministeri dela Difesa, dell'Interno, della Sanita', dell'Ambiente.
>
> Credo che l'opinione pubblica non debba essere lasciata all'oscuro
> di quanto avviene in determinate istituzioni come e' accaduto,
> limitandoci a vicende recenti, per quanto riguarda Ustica, le
> violenze in Somalia, il Cermis, il caso Scieri. Il pericolo e' che
> venga minata la credibilita' dello Stato e la trasparenza del suo
> agire, che costituisce un sine qua non per una democrazia.
>
> E' per questi motivi che lo scrivente riteneva che la convocazione
> del Consiglio Supremo di Difesa potesse costituire un segnale
> positivo in rapporto al fatto che di fronte alla morte e alle gravi
> patologie manifestatesi in numerosi militari si voglia operare nel
> senso della difesa del loro elementare diritto ad essere informati,
> preventivamente e durante le operazioni, mentre si ha l'impressione
> che vi siano soprattutto preoccupazioni per l'autodifesa delle
> istituzioni.
>
> Falco Accame
> presidente ANA-Vafaf
> e a nome della rete AUI
> ********************************************************************
>
> 2) Lettera al Presidente del Consiglio (punto 4 del programma)
>
> Roma, 23 gennaio 2001
>
> Al Presidente del Consiglio prof. Giuliano Amato
>
> Signor Presidente del Consiglio,
>
> faccio seguito alle lettere scritteLe in precedenza (vedi allegato)
> circa la questione dell'uranio impoverito e dei rischi corsi dal
nostro
> personale, civile e militare, prima in Somalia e poi in Bosnia e
> quanto meno 5 mesi nel Kosovo, in quanto non era stato informato
> della situazione e non erano stati assicurati i mezzi di protezione.
> (Il personale civile non e' mai stato dotato di mezzi di protezione,
> ne' gli sono state fornite istruzioni in merito).
>
> La problematica relativa a questa vicenda e' specificata in dettaglio
> nella lettera che ho scritto al Presidente della repubblica e che Le
> allego in copia.
>
> Nel frattempo si e' costituita la rete AUI (Aboliamo l'Uranio
> Impoverito). Anche a nome di questa rete Le chiedo un incontro in
> tempi brevi con una delegazione per esporLe alcuni dei problemi
> prioritari da affrontare.
>
> Falco Accame
>
> ***************************************************************
>
> 3) Lettere ai Presidenti di alcune Regioni dove si trovano i poligoni
di
> tiro (punto 5 del programma)
>
> REGIONE LAZIO
>
> Roma, 23 gennaio 2001
>
> Al Presidente della Regione Lazio
> On. Francesco Storace
>
> Signor Presidente
>
> nel poligono di tiro di Nettuno si sono svolte e si svolgono
> esercitazioni a cui partecipano mezzi con la presenza di uranio
> impoverito.
>
> Di recente sono emersi casi di patologie sospette in cui si rivela la
> possibilita' di inquinamento da detto materiale.
>
> Il Presidente della Regione Sarda, Mario Floris, ha chiesto un
> incontro (vedi allegato) con il Presidente del Consiglio e il Ministro

> della Difesa. Per quanto concerne i poligoni si rende necessario un
> monitoraggio dell'area con appositi mezzi che spesso eccedono le
> possibilita' dei nuclei NBC.
>
> La problematica riguardante l'uso di armi all'uranio impoverito e'
> esposta nella allegata lettera scritta al Presidente della Repubblica.

>
> Anche a nome della Rete AUI (Aboliamo l'uranio impoverito!) Le
> chiediamo di intraprendere misure per verificare le condizioni di
> rischio eventualmente presenti nell'area e adottare le misure
> conseguenti.
>
> Falco Accame
>
>
> REGIONE CAMPANIA
>
> Roma, 23 gennaio 2001.
>
> Al Presidente della Regione Campania
> On. Antonio Bassolino
>
> Signor Presidente
>
> nel poligono di Persano si sono svolte e si svolgono esercitazioni a
> cui
> partecipano mezzi con la presenza di uranio impoverito.
>
> Di recente sono emersi casi di patologie sospette in cui si rivela la
> possibilita' di inquinamento da detto materiale.
>
> Il Presidente della Regione Sarda, Mario Floris, ha chiesto un
> incontro (vedi allegato) con il Presidente del Consiglio e il Ministro

> della Difesa. Per quanto concerne i poligoni si rende necessario un
> monitoraggio dell'area con appositi mezzi che spesso eccedono le
> possibilita' dei nuclei NBC.
>
> La problematica riguardante l'uso di armi all'uranio impoverito e'
> esposta nella allegata lettera scritta al Presidente della Repubblica.

>
> Anche a nome della Rete AUI (Aboliamo l'uranio impoverito!) Le
> chiediamo di intraprendere misure per verificare le condizioni di
> rischio eventualmente presenti nell'area e adottare le misure
> conseguenti.
>
> Falco Accame
>
> REGIONE FRIULI
>
> Roma, 23 gennaio 2001
>
> Al Presidente della Regione Friuli
> dott. Roberto Antonione
>
> Signor Presidente
>
> nei poligoni di tiro del Friuli si sono svolte e si svolgono
> esercitazioni a cui partecipano mezzi con la presenza di uranio
> impoverito.
>
> Di recente sono emersi casi di patologie sospette in cui si rivela la
> possibilita' di inquinamento da detto materiale.
>
> Il Presidente della Regione Sarda, Mario Floris, ha chiesto un
> incontro (vedi allegato) con il Presidente del Consiglio e il Ministro

> della Difesa. Per quanto concerne i poligoni si rende necessario un
> monitoraggio dell'area con appositi mezzi che spesso eccedono le
> possibilita' dei nuclei NBC.
>
> La problematica riguardante l'uso di armi all'uranio impoverito e'
> esposta nella allegata lettera scritta al Presidente della Repubblica.

>
> Anche a nome della Rete AUI (Aboliamo l'uranio impoverito!) Le
> chiediamo di intraprendere misure per verificare le condizioni di
> rischio eventualmente presenti nell'area e adottare le misure
> conseguenti.
>
> Falco Accame
>
> Notizie riguardanti i poligoni:
> 1. La procura di Bari avvia un'indagine sulle basi pugliesi (Il Tempo,

> 26 gennaio 2001) 2. La procura della Repubblica di Pordenone ha
> avviato un'inchiesta sul poligono del Dandolo (Maniago, Friuli) (Il
> Tempo 26/1) 3. Interrogazione del parlamentare della Lega Edouard
> Ballaman sul poligono del Dandolo in rapporto alla malattia di due
> militari (Medssaggero Veneto 24/1/01)
>
> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
>
> 4) Convocazione di una manifestazione di protesta (punto 6 del
> programma)
>
> PORTIAMO UNA CORONA AL "MILITE IGNARO"
>
> Sabato 3 febbraio - ore 12
> Appuntamento a Roma, piazza Venezia
> davanti all'Altare della Patria - monumento al milite ignoto.
>
>
> UNA CORONA PER I MILITARI E I CIVILI VITTIME DELL'URANIO,
> INVIATI NEI BALCANI SENZA NESSUNA PROTEZIONE
>
> UNA CORONA ANCHE PER LE POPOLAZIONI COLPITE,
> NELL'IMMEDIATO E PER UN TEMPO INDEFINITO, DAGLI
> EFFETTI DI ARMI CHE LE CONVENZIONI ESISTENTI SONO GIA'
> SUFFICIENTI A BANDIRE
>
> Iraq (1991), Somalia (1993), Bosnia (1994-95), Jugoslavia (1999).
> L'utilizzo delle armi all'uranio configura un c r i m i n e c o n t r
o
> l' u m a n i t a'. Altro che operazioni umanitarie, guerre
chirurgiche,
> armi intelligenti! Hanno inaugurato invece la guerra nucleare di
> bassa intensita'. Bisogna impedire che possano continuare.
>
> Le morti per leucemia o affezioni simili di reduci dai Balcani hanno
> contribuito finalmente a squarciare la coltre del silenzio che ha
> circondato questi crimini per tanto tempo. Adesso non lasciamo
> sole le vittime. Non lasciamo impuniti i responsabili.
>
> Ministri e alti vertici militari sono stati colti in flagranti
> contraddizioni. Hanno ignorato a lungo quello che assolutamente
> non potevano e non dovevano ignorare. Hanno cambiato piu' volte
> versione, adattandola alle circostanze che via via emergevano.
> Hanno cercato e cercano di scaricare su altri le loro responsabilita'
> o di minimizzare i fatti.
>
>
> CHI E' COLPEVOLE DEVE PAGARE E DEVE INTANTO SUBITO
> ESSERE ALLONTANATO DAGLI INCARICHI CHE RICOPRE
>
> DEVONO ESSERE PRESE MISURE IMMEDIATE PER
> RISARCIRE E PER ASSISTERE DAL PUNTO DI VISTA
> SANITARIO SIA I MILITARI E I CIVILI ITALIANI, SIA LE
> POPOLAZIONI COLPITE.
>
> Coordinamento aboliamo l'uranio
> impoverito
>
> ATTENZIONE:
> chiediamo a tutte le associazioni di partecipare sabato 3 febbraio
> alle ore 12 a Roma (Altare della Patria) e a farsi portavoce
> dell'appuntamento. Comunicate rapidamente la vostra adesione e
> partecipazione all'indirizzo pasti@... oppure al fax 06
> 8174010. Grazie
>
> *********************************************************************
>
> 5) Controcommissione alternativa rispetto a quella istituita da
> Mattarella (punto 7 del programma)
>
> D'intesa con il Tribunale Clark, che ha tenuto la sua seduta il
> giorno 13 nel pomeriggio, dopo l'assemblea della Rete AUI,
> abbiamo verificato la disponibilita' di alcuni specialisti a
costituire
> detta commissione, la cui costituzione e' stata annunciata alla
> stampa e ripresa anche da alcuni giornali (per esempio il Manifesto
> del 20/1/01) il 19 gennaio nel corso della conferenza stampa del
> Tribunale tenuta al Senato con Ramsey Clark, ex ministro della
> giustizia USA e coautore del libro denuncia sull'iuranio impoverito,
> The Metal of dishonor.
>
> La possibilita' di visionare gli atti della Commissione istituita dal
> Ministero della Difesa (commissione Mandelli) e di affiancare con
> esperti di parte quelli gia' nominati, e' stata richiesta
ufficialmente
> al Ministro.
>
> Gli scienziati che hanno dato la loro disponibilita' sono stati
> contattati tramite Mauro Cristaldi del "Comitato scienziate e
> scienziati contro la guerra". Coloro che hanno dato finora la loro
> disponibilita' sono: Carlo Pona, fisico, Roma; Francesca Degrassi,
> mutagenista, Roma; Valerio Gennao, epidemiologo, Genova;
> Giorgio Cortellessa, fisico nucleare, Roma; Livio Giuliano,
> matematico, Roma; Paolo Manzelli, chimico, Firenze; Massimo
> Zucchetti, ingegnere nucleare, Torino; Alessandra Signorini;
> Angelo Baracca, Firenze; Fabrizio Fabbri, naturalista;Mauro
> Cristaldi, naturalista, Roma.
>
> Si tratta di persone altamente qualificate, dalla cui collaborazione
> ci aspettiamo molto. Molti di loro figurano tra gli oratori del
> convegno organizzato dalle scienziate e scienziati contro la guerra
> a Torino il 22-23 giugno 2000 (gli atti sono pubblicati nel libro
> Contro le Nuove Guerre, Odradek, 2000). Venerdi' 2 febbraio il
> Tribunale Clark ha convocato con loro e con gli avvocati che hanno
> dato la loro disponibilita' una prima riunione per coordinare
l'attivita'.
>
> Per quanto riguarda il prof. Massimo Zucchetti di Torino,
> segnaliamo una sua intervista su "Il Tempo" del 27/1/01.
>
>
**************************************************************************

> Vi chiediamo di tenerci aggiornati sulle vostre attivita' in rapporto
> all'uranio, in modo che si possa contribuire a far circolare le
> informazioni tramite e-mail o fax a tutte le associazioni che hanno
> formato la rete Abolire l'Uranio Impoverito
>
>

---

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
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Sito WEB:
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http://www.rferl.org/newsline/3-cee.html

Radio Free Europe/Radio Liberty
Janiary 30, 2001


BELARUSIAN PRESIDENT BLASTS OSCE MISSION FOR EXCEEDING
MANDATE...
Alyaksandr Lukashenka said on Belarusian Television on
27 January that the OSCE Advisory and Monitoring Group
in Minsk is overstepping its mandate by creating a
"corps of 14,000-18,000 militants" who, under the
disguise of election observers, may become a threat to
the country's stability. Lukashenka noted that the
OSCE mission's mandate covers only assistance in
improving Belarusian legislation and monitoring of
developments in the country. He said, however, that
Belarus's electoral legislation has already been
improved to meet international standards and will not
be changed until this year's presidential elections.
Lukashenka claimed to have put the OSCE mission's
budget under his control and to have persuaded the
mission to give up its intention to form a legion of
paid "militants." JM

...PLEDGES TO WARD OFF 'YUGOSLAV SCENARIO' IN BELARUS
Lukashenka said he took a "tough stance" on the OSCE
mission following the opposition's and some Western
"observer's" promises to stage a "Yugoslav scenario"
in Belarus during the presidential elections this
fall. "No, there will be no Yugoslavia here. As long
as I am president, this will not happen... I will not
push you [Belarusians] to the barricades, I will go
ahead of you, I will defend my people," Lukashenka
promised, warning the television viewers that Belarus
may be bombed "from above with shells stuffed with
allegedly depleted uranium." JM

---

> The URL for this article is http://emperors-clothes.com/news/bor2.htm
>
> www.tenc.net
> [Emperor's Clothes]
>
> BORODIN FALSELY ARRESTED - WASHINGTON'S EXCUSE A LIE [1-30-2001]
>
> Note from Emperor's Clothes: Below is the relevant text from a Press
> Conference given by one of Pavel Borodin's lawyers, Genrikh Pavlovich
> Padva.
>
> Mr. Borodin was arrested Jan. 17 when he got off the plane at Kennedy
> Airport en route to the Bush Inauguration. He is a diplomat. He had
> been invited to this State event. The excuse that Borodin was avoiding
> questioning in Switzerland and that the U.S. had received a Swiss
> arrest warrant and had no choice but to arrest him is preposterous.
>
> Mr. Borodin requested a diplomatic visa from the U.S. Embassy in
> Moscow. According to the 'Washington Post' (Jan. 19th), this routine
> request produced "urgent" consultations between the United States
> Embassy in Moscow and the State Department. Why "urgent"? Because if
> the Embassy gave Mr. Borodin a diplomatic visa, then the State
> Department would have a harder time justifying Borodin's already
> planned arrest. The Embassy was instructed to stall: neither to issue
> the visa nor to urge him to stay away from the U.S. Mr. Borodin didn't
> want to miss his plane, so he left on a standard passport.
>
> An arrest complaint against Mr. Borodin was filed in New York on Jan.
> 17th - that is, after the 'urgent' discussion between Washington and
> the Embassy in Moscow. In other words, Borodin was setup for arrest.
> The State Department wanted him jailed. Mr. Borodin's New York
> attorney, Alexander Fishkin, commented:
>
> "The arrest warrant is issued on January 10th, he receives an
> invitation to the inauguration on January 13th and a complaint is
> filed in New York for his arrest on January 17th," he said. "It could
> be a coincidence, yes, but it looks too strange to be a coincidence."
> ('NY Times', 1-19-2001)
>
> Mr. Borodin is supposedly wanted by the Swiss authorities only for
> questioning. But Mr. Borodin's lawyers report that the Swiss,
> apparently under U.S. pressure, had previously rejected a Russian
> offer for Mr. Borodin to meet voluntarily with Swiss officials. The
> Swiss insisted on the extraordinary measure of extradition. This is
> called "Making your demand so extreme that the other side has to
> refuse." The US/Swiss claim that the arrest was necessary was
> literally invented.
>
> What is behind Mr. Borodin's arrest? I disagree with his lawyer, Mr.
> Pavda, who suggests that the arrest is aimed at discrediting the
> Yeltsin family. I think it is a provocation intended to intimidate the
> countries of the Former Soviet Union, and in particular to drive a
> wedge between Russia and Belarus, which is led by the independent
> (from Washington) President Alexander Lukashenko. Mr. Lukashenko is a
> current focus of demonization, stemming from Washington and parroted
> by the usual parrots, including some birds on the Left. He is
> authoritarian, he is crazy, and so on. Yes, crazy enough to resist
> Washington's neoliberal economic policies, with the result that
> working people in Belarus are a whole lot better off than in other
> parts of the Former Soviet Union. We need more crazy leaders like him.
>
> Some may wonder why we are devoting space to this relatively minor
> incident. The reason is, it is not a minor incident. It is an arrogant
> message, delivered by the United States Establishment to the
> politicians - and ordinary people - of the Former Soviet Union. The
> message says: We are the rulers; you are the ruled. It says: you are
> incapable of functioning in an honest, democratic fashion; we must
> control you and you must learn humility.
>
> How charming for Washington and Switzerland to offer a guiding hand to
> the backward Soviets! The Senior guide, of course, is Washington,
> which presently guides people directly or through proxies on every
> continent (via the KLA in Kosovo, the Ugandan and Rwandan armies in
> Congo, death squads and the regular Army in Colombia, grisly Islamist
> secessionists whom it sponsors in the Former Soviet Union, as well
> similar types in Algeria, Indonesia, etc.). The Junior guide is
> Switzerland, which usually avoids direct involvement in war; but then,
> to paraphrase Mr. Milton, they also guide who only stand aside, and
> profit.
>
> Pavel Borodin's arrest indicates that new adventures are planned, new
> attacks on the people of the former Soviet Union, now that Washington
> feels it has a reliable government installed in Belgrade. - Jared
> Israel.
>
> (Another article on this subject, 'Borodin Arrest Targets
> Russian-Belarus Union', can be read at
> http://emperors-clothes.com/articles/jared/borodin.htm )
>
> On the Arrest of Pavel Borodin
> >From the Press Conference given by Genrikh Pavlovich Padva
>
> Official Kremlin Int'l News Broadcast
> January 26, 2001, Friday
>
> Moderator: Good day, dear journalists. Our guest today is Genrikh
> Pavlovich Padva who represents Pavel Borodin's interests. Today we
> will talk about the latest events in New York. Please, share your
> opinion with the journalists.
>
> Padva: First of all, I would like to apologize for being late, but I
> came straight from the courtroom, and you can't leave the courtroom
> until the hearings are over.
>
> There is nothing consoling in these events for us and for Pavel
> Pavlovich Borodin. Only one question was considered yesterday or
> rather today, it was night here -- the release of Borodin from under
> custody. Our side raised the question of releasing him on bail and
> guarantees basically from our state, because the guarantees were given
> by the Russian ambassador to the United States of America.
>
> Hearings lasted several hours, but no release was granted and Borodin
> remains in custody. I want you to understand one thing. For some
> reason there have been many media reports saying that the question of
> his extradition is to be considered. This is not so. The question of
> extradition will be considered later when the Swiss side provides all
> the necessary documents. It has 40 days of the date of detention to do
> so.
>
> The arrest that has taken place, just for you to have a clear idea,
> was necessary [supposedly] to secure Borodin's appearance for
> interrogation. It's not the arrest of the accused or even a suspect.
> It's what is called compulsory process.
>
> The arrest that was effected in America is called conditional arrest
> because the final decision is made not immediately, but later. So, the
> question of extradition, I repeat, will be decided when all the
> necessary documents are provided. We will oppose extradition as such
> when this question is considered. We will provide a large amount of
> data and documents to prove that he is not subject to extradition.
>
> What kind of data and documents are these? First of all, these
> documents will confirm our statement that Pavel Pavlovich has never
> been officially summoned anywhere. I mean Switzerland. The Swiss
> lawyer who is working on this with us is one of the leading lawyers in
> Switzerland. He is a professor and the author of a textbook by which
> all Swiss lawyers study criminal justice. He has specially checked out
> and talked with Mr. Deveau to find out whether Pavel Pavlovich had
> been summoned officially, but then failed to show up. No, nothing like
> this happened.
>
> It's all the more strange because they are trying to extradite him --
> this is an exact translation from English as a fugitive, which he is
> not. I'd say he was not a circumspect, what shall we call him, hunter
> -- well, no, a person who thoughtlessly pushed his way under this
> terrible wheel that was set in motion in Switzerland and that is still
> spinning. He did not escape from anywhere and he did not hide from
> anyone. He lived calmly. By the way, he has been abroad before, not in
> America, but in other countries.
>
> We will prove that it's strange when the question of coercive
> extradition is raised if the person never objected to meeting them
> voluntarily in the first place. Moreover, I am sure you know that our
> government told Swiss law-enforcement agencies, through the Russian
> ambassador in Switzerland, that if Switzerland did not insist on
> extradition, our state and our government would guarantee Pavel
> Pavlovich Borodin's voluntary appearance.
>
> However, they rejected this proposal, which, in my view, is a clear
> indication of bias because if they really want him to come to meet
> them, why extradite him by force? Indeed, in this case they will be
> able to meet him in many months at best because this is not such a
> simple procedure and not such a short procedure. If they want just to
> question him, it is easier to do with our government's guarantees. But
> unfortunately, they did not agree to this and insist on his
> extradition.
>
> I think it's some ambitions, of course. Maybe Mr. Deveau bears the
> grudge for something, perhaps, he thinks that he was not treated
> respectfully enough. Maybe, at least I've got the impression that
> these actions were not dictated by the necessity and are connected
> with some ambitions. I think that's all I can say right now. I am
> waiting for your questions and I'll try to answer them.
>
> Q: Today's Izvestia published an interview with Bertrand Bertossa in
> which he said that in addition to money laundering, the participation
> in some criminal group, excuse me, criminal organization, is
> incriminated to him. How can you comment on this statement?
>
> Padva: You know, it's hard to comment on all these statements, because
> we have not seen official charges. They have not presented either to
> Pavel Pavlovich or his lawyers. We only know that they have been
> published more or less officially and they are known to his lawyer who
> has been mentioned to me, lawyer Ponset (sp?) there in France, that is
> in Switzerland.
>
> Let's begin with money laundering. It's hard to comment because money
> laundering is understood as various actions involving property and
> money obtained illegally. But they don't say that -- they don't have
> proof, but they accuse him of having obtained this money illegally.
> They hoped all the time and said that this would be proved in Russia
> and then the transfer of money through Swiss banks would be recognized
> as money laundering.
>
> However, our thorough investigation -- there are 120 volumes in the
> Mabetex case which is connected with Pavel Pavlovich Borodin, but his
> guild has not been proven. Moreover, our investigation came to the
> conclusion that there is no his guilt in these actions, in contractual
> relations with Mabetex. So, it's not quite clear what money, the
> laundering of what money they are talking about.
>
> As to participation in a criminal group I believe they have the
> following in mind. They have found not one but many different
> accounts, a dozen, two dozen, opened in the names of citizens of ru
> and that are being ascribed to Pavel Pavlovich. Since the movement on
> some accounts coincided or were close, since some could have been from
> one and the same sources, this and only this gives them any reason to
> allege that there was some sort of a criminal group that laundered
> this money.
>
> I repeat that there is no data at all that all this money was gained
> by criminal ways not only by Pavel Pavlovich but also all the others.
> Unfortunately, we can comment only on what we know. But we know very
> little so far because, I repeat, no formal charges have been made
> anywhere.
>
> What does a charge of participation in a criminal group mean? As you
> understand, the charge must indicate what sort of a criminal group
> this was, what it engaged in, what crimes were perpetrated by this
> group of persons -- murdered, robbed, engaged in extortion, got bribes
> and so on. This is quite absurd. It is alleged that a group, say, of
> some 20 totally unrelated persons was accepting bribes or conducted
> joint theft. But nothing is known about the real charges. The only
> charge is participation in a criminal group. But this is really
> absurd. How can one defend oneself against such an allegation? It
> appears to us that this is quite a groundless allegation.
>
> I believe this is all that I can say about this.
>
> Q: Ekho Moskvy radio.
>
> Did the defense expect the decision taken by the court, or was it a
> surprise to you?
>
> Padva: It was an expected decision, of course. But the defense did not
> abandon hope that another decision was possible. It also did its best
> to prevent the decision that was taken from happening. But you know
> all the difficulties that we encounter.
>
> What is the situation? As I understand it, although some people are
> trying to say that this is a purely legal problem... formally,
> perhaps, it is a primarily legal problem. But what in reality have we
> come up against? Let us begin with the following. A couple of years
> ago America became the first country to demand greater transparency
> from Switzerland, its banks. America insisted that the fight against
> money laundering should be started. The American Jewish lobby raised
> the question that after the War, after nazism a tremendous amount of
> the money of victims of nazism had sedimented in Swiss banks. All this
> finally forced Switzerland to start doing something and, indeed, Swiss
> banks have become more open and have started demonstrating accounts,
> mostly Russian ones.
>
> You know very well what is now happening in the world. You know about
> the hysteria concerning the so-called Russian Mafia. You know very
> well about the allegations that Russia is not fighting money
> laundering and that for this reason Russia should be discriminated. In
> an election campaign speech Bush said that if elected, he will do
> everything possible not to give financial assistance to Russia because
> corruption and bribing is on such a grand scale there that all money
> winds up in the hands of our high-placed officials. And you know that
> he even named one of them -- a person as prominent as Chernomyrdin.
> This is the atmosphere in which Pavel Pavlovich Borodin was arrested.
>
> All this cannot but affect the solution of his case, his fate. Of
> course, a judge should proceed first and foremost from the law. But I
> am convinced that no matter how a judge proceeds from the law his
> ideology determines his understanding and interpretation of the law.
> Not directly, perhaps, but indirectly.
>
> We do not know how a judge voted, whether he voted for Bush or not. It
> is possible that he voted for Bush precisely because he said no
> financial help should be given to our corrupt society. This simply
> cannot but play a certain role in the solution of concrete questions,
> concrete cases.
>
> We took all this into account and we knew that we are facing
> substantial difficulties. Availing myself of the presence here of
> representatives of different media outlets I would like to say that it
> really disturbs me that there is a different approach to the fate of
> our citizens who are under investigation abroad and so on. The mass
> media is doing its best to protect Gusinsky and right it is. I fully
> agree with the press. If a person's guilt has not yet been
> established, if it is not yet really known whether or not a person has
> committed a crime, I am convinced that there is no need to keep such a
> person behind bars.
>
> But when we speak about Borodin some media outlets for some reason
> take already a totally different position as if he were not a citizen
> of our country, as if his arrest in these circumstances is not a slap
> in the face for our country. I do not understand this. I would want
> all the media outlets to keep to a single position, the position of
> protecting our citizens. By the way, this is a duty of our state.
> Sometimes I am asked: why is Borodin so defended? Because we should
> protect our citizens. And it is unfortunate that not all are being
> defended. This should be done because this is a constitutional duty of
> our state. It is a duty of our state to defend the interests of our
> citizens if these interests, if the rights of our citizens are
> encroached upon abroad. I believe that all this should be taken into
> account.
>
> As to what has concretely happened, you know everything. I do not know
> what else is there for me to explain to you. There was a court
> hearing. The pleas of the defense were heard out for three hours. This
> appears to be fair. The decision was taken not to release Borodin. But
> I cannot understand this decision. I do not understand why a person
> should be kept under guard when there is full confidence and a full
> guarantee that he will appear in court when summoned and will not
> disappear. There was this proposal to make him wear the electronic
> bracelet. You know, it will transmit information if he moves 100 or
> 150 meters. More than that, our ambassador offered his guarantee. This
> is unique. I do not know about other precedents. Plus a huge bail.
> Frankly, I don't know where this sum of 750,000 came from, apparently
> journalists wanted to raise that much, but the maximum sum that was
> considered was 250,000. However, mass media talked all the time about
> 750,000 for some reason. I think!
> they have been biased.
>
> Q: You say different media give different interpretations but he is
> our fellow citizens and he must be defended. But media say at least
> something, while Vladimir Putin has distanced himself from this. Do
> you follow me? What do you think the President's position?
>
> Padva: You know, I don't think the President is duty bound to make
> statements regarding the arrest of a citizen of his country. The
> President has not made public statements, he has not called a press
> conference and he has not made an official statement. But if the
> Foreign Minister is doing something, I don't think you have any doubts
> that this is being done with the President's consent.
>
> If our state says, through our ambassadors, that there are no reasons
> to keep him in custody and that if need be we can guarantee his
> appearance, this cannot be done without the President's consent. So, I
> don't think that the President has to make statements on each such
> case.
>
> The President is associated with our country. He is our guarantor, and
> I think that if he makes an appeal to some country and that country
> rejects it, it's a slap to all of us, every citizen of our country
> because this is our President, because we elected him, even though
> some may not have voted for him.
>
> This is why I think that the President should be very circumspect in
> making such statements in order not to lose his political face and,
> most importantly, avoid useless moves. I think that if there had been
> clear understanding that the President's statement or appeal would
> solve everything, he would have made it immediately.
>
> Q: You said that Russia provided guarantees of his appearance to
> Switzerland, but Switzerland rejected them. Was it done before
> Borodin's arrest or after?
>
> Padva: I think I made myself quite clear. No official request to
> Borodin or our government or Prosecutor General's Office regarding his
> appearance in Switzerland was ever made before his arrest. So, no one
> could guarantee anything or discuss anything. We gave such guarantees
> after his arrest.
>
> Q: Speaking juridically, does his arrest violate any law, maybe
> American or some other?
>
> Padva: Just formally?
>
> Q: Yes.
>
> Padva: No. Who speaks of a breach of law? Neither we nor our
> government have said that. There is an agreement on extradition
> between Switzerland and America. It obligates them to help each other
> in such cases. If one side requests the arrest of a person and his
> further extradition as provided for in this agreement, they have every
> right to do so and they must do so.
>
> Q: So, this talk of diplomatic passport -- everything is fine there?
>
> Padva: If he had official immunity, then this would be a different
> question. But Pavel Pavlovich does not have official immunity. At the
> same time, arresting a delegate who was basically sent officially on
> behalf of two countries, on behalf of a union of two countries, on the
> border is of course an unprecedented fact. I have never seen anything
> like that before.
>
> Voice: There was no official invitation.
>
> Q: Official? He arrived by regular passport.
>
> Voice: And by fake invitation.
>
> Padva: Wait a minute. Where did you get all this? I am shocked. You
> say this as if you saw all this with your eyes. The invitation was
> absolutely genuine and signed by a member of the presidential
> inauguration committee. I have to tell you that the State Department
> does not officially invite anyone except ambassadors who are
> accredited and live there.
>
> In keeping with the generally-accepted practice in America, such
> invitations are issued by private persons who have direct relation to
> events. I repeat, it was signed.
>
> I also know, although from media reports and not from official
> documents, that he allegedly didn't sign it, although we examined his
> signature. But this is a different question that has not been
> officially investigated or stated. He received an official document
> signed, I repeat, by an official because he was a member of two
> committees. It is more important that he was a member of an
> inauguration committee. Besides, he was a member of the Bush election
> sponsorship committee.
>
> Think of what was in this invitation, what is known to us and what is
> real and not a sham as you want to present it or as you were deceived
> about. It says that Pavel Pavlovich will be met upon arrival, that a
> room was booked for him in such and such place, that he will have a
> personal car, that he will take place in such and such events,
> absolutely official ones -- dinners, official breakfasts -- to which
> people are invited according to a list approved by a presidential
> adviser.
>
> This invitation was brought to the Foreign Ministry by Pavel Pavlovich
> and it did not evoke any doubts. It and his diplomatic passport were
> handed over to the US embassy which did not say that it was a private
> invitation that was invalid. This is why it's totally wrong to say
> that there was no invitation or that it was a false invitation.
>
> If it were a false invitation, perhaps this may be proved one day as a
> result of special investigation, and then the one who sent it will be
> brought to account, but what does Pavel Pavlovich Borodin to do with
> all this?
>
> As for his regular foreign travel passport, delegates who travel
> anywhere do not have to bear diplomatic passports. Diplomatic
> passports are issued only to certain officials. So the fact that he
> left the country and crossed the border by regular passport does not
> make him an unofficial person. Indeed, did he stop being the State
> Secretary of the Union State because of that?
>
> Q: Did he arrive in the US as a private person or as an official?
>
> Padva: What private person? He received an invitation and was sent
> there by the chairman of the Byelorussia-Russia Union, Mr. Lukashenko.
> How can he be a private person after this?
>
> Q: But America does not recognize this union, it hasn't recognized it
> yet, has it? It means nothing to it, do you understand this?
>
> Padva: Well, it does mean something to us. You asked me in what
> capacity he was sent there.
>
> Q: He could have been sent by the Pope, but what difference does it
> make?
>
> Padva: What did you say?
>
> Q: You accuse the States of disrespectful treatment. But on the other
> hand, you say that no law was broken by the arrest.
>
> Padva: That's right, no law was broken because they acted in
> accordance with their obligations under an agreement with Switzerland.
> You have to understand that -- I think I make myself clear enough,
> they were fulfilling their obligations under an agreement with
> Switzerland. In this sense the law was not violated. It was not
> violated because Pavel Pavlovich did not have a formal diplomatic
> immunity. That is why there was no formal violation. I am trying to
> say something else because you do not appear to understand simple
> things. What am I saying is that my experience, and I have been
> working as a defense lawyer for already 50 years, tells me that
> Borodin was officially sent there on an official invitation. This does
> not mean that he had immunity. I repeat, there was no formal violation
> of the law.
>
> But proceeding from my practice, my experience, I do not know of
> instances when an official delegate of such a high rank was detained
> immediately at the border. This is all that I wanted to say. Am I
> clear?
>
> Q: Radio Liberty. You said that there is a different attitude of the
> press to Gusinsky and Borodin...
>
> Padva: I said not of the entire press but of a certain part of it.
>
> Q: Why does this surprise you? Does it not seem to you that these
> persons have a different reputation?
>
> Padva: Because people are detained not on the basis of their
> reputation. And the press should not treat people differently. A
> citizen of Russia should have equal protection until he is found
> guilty and sentenced. Unfortunately, you want Borodin to be found
> guilty and Gusinsky not to be found guilty. As a citizen and a lawyer
> I want both of them to be regarded as equally innocent until their
> guilt is proved.
>
> Q: Your accusations against the press are unfounded. It is the task of
> the press to cover events. This has nothing to do with what we want or
> do not want to do. You are claiming that we are working for one side,
> defending one side.
>
> Padva: I am not speaking about you, I do not know who you are working
> for.
>
> Q: I work for Radio Liberty.
>
> Padva: You are working for somebody just as defense lawyers work for
> somebody. And you are committed to a no lesser extent than lawyers.
> But I would want the press to objectively cover events. As to my
> commitment, it is a natural and official one. I am defending precisely
> Borodin.
>
> As to you, you have no right to defend somebody just because you feel
> like it. You must inform people about objective circumstances. Well,
> objectively, so far neither Borodin or Gusinsky are guilty. And arrest
> equally should not be applied to them, in any case, in the existing
> concrete conditions.
>
> I am prepared jointly with Gusinsky's lawyers to defend his interests
> but I would also want those who rightly and fairly defend Gusinsky to
> give similar treatment to everybody else. Unfortunately, this is not
> what some media outlets are doing. I am not referring to the entire
> press. You know this saying that "Guilty conscience is speaking."
>
> Q: But it is absolutely wrong to blame everything on the press.
>
> Padva: Not on the press but on concrete representatives of the press.
>
> Q: Can you name the person who ... (inaudible) ... from the American
> side?
>
> Padva: Frankly, I do not remember the name.
>
> Q: What is going to happen now?
>
> Padva: Now Pavel Pavlovich is going to remain in prison. Our country,
> the state and mostly lawyers, Swiss, American and Russian lawyers,
> will submit additional data showing that we are right in our opinion
> that he should not be extradited.
>
> Q: And he is going to be kept in prison for so long?
>
> Padva: Yes. How else?
>
> Q: France Presse. Concerning the charge of belonging to a criminal
> group. You mentioned two dozen accounts that got money from a single
> source...
>
> Padva: You are speaking about two dozen accounts while I was speaking
> about two dozen persons.
>
> Q: Two dozen persons with accounts, right? Am I right in understanding
> that money to these accounts came from a single source?
>
> Padva: Wrong.
>
> Q: Can you give us the names of these people? If you can't can you at
> least say if there are any members of the Kremlin administration among
> them? What has happened with these accounts, have they been frozen?
>
> Padva: There is nothing to particularly conceal here since a lot has
> already been written in the press, though not always fairly.
>
> There is no doubt at all that one of Borodin's unofficial accusers is
> a certain Turover. I believe he claimed in one of the newspapers, I
> believe it was Segodnya, that when Borodin realizes that nobody needs
> him, that it is the Yeltsin family that is the target, then,
> supposedly, he will start talking and then there will be full clarity.
> Of course, everything began not with Borodin. Of course, the prime aim
> was to prove Yeltsin's guilt. There were certain circles and you know
> this very well that tried by all sorts of ways to turn our former
> President Yeltsin from a president into a defendant. All sorts of
> methods were used ranging from quite legal ones of the type of
> impeachment to the most illegal ones, attempts to discredit him. And
> one of these attempts were the allegations that he and his immediate
> surrounding, his family in the narrow and broad meanings of the word,
> possessed big dollar accounts in Switzerland. All this was directed
> against Boris Nikolayevich, directly or!
> indirectly.
>
> You mentioned the mass media. One of the first or actually the first
> newspapers to write about this was Corriera della Sera. Strange, but
> this newspaper turned out somehow to be the most informed one. It knew
> absolutely everything and was the first to raise this question in the
> press. And it repeatedly returned to this matter trying to persuade
> the public that all this is true.
>
> When it was established with absolute certainty that Boris
> Nikolayevich Yeltsin did not have and does not have dollar accounts,
> the accent was shifted to the Family. And there were attempts made to
> prove that Tatyana Dyachenko has money and so on. All this also ended
> in nothing. And it was just Pavel Pavlovich Borodin who remained face
> to face with the Swiss law enforcement machine. This is the soil out
> of which this case has grown. And since attempts were made to smear
> the so-called Family and since there were publications by one or two
> persons, I mentioned one of them to you, the Swiss authorities
> declared that Borodin is a member of a criminal group without saying
> what the crime actually was.
>
> You got me wrong that they all had accounts and got money from the
> same source. I did not say this. I said only that in certain
> instances, and please quote me correctly, do not ascribe to me things
> I do not say, well, in some instances the sources crossed one way or
> another. But this does not mean at all that some criminal group of a
> strange origin had existed.
>
> If you thing hard and strain your memory, you will remember that
> accounts may have the same or similar sources. Sometimes somebody
> hands over something to somebody else but this does not mean at all
> that this is a criminal group. For instance, somebody owes money and
> makes a transfer from his account to that of the other person. Does
> this mean that they are criminals? Absolutely not.
>
> So far Switzerland only has isolated bank transactions which they can
> interpret as they like. But nobody knows the truth yet.
>
> Q: Mir Novostei. A question to you as a jurist and not as a defense
> lawyer. A provocative question but my colleagues have also put it.
> When Borodin was arrested and since there are lots of high-placed
> foreigners staying in Russia and who have been involved in various
> scandals, and the FSB and the Foreign Intelligence Service have
> information about this, why did we just arrest them and look at what
> the reaction to this was going to be? Could this be done?
>
> And the second moment. Is it possible that this is some byzantine
> method of our secret services who for some reasons cannot arrest
> Borodin themselves and decided to do this with the help of others? But
> this is hardly the Prosecutor General's Office considering Mr.
> Ustinov's and especially Mr. Kolmogorov's good relations with Mr.
> Borodin. Do you think this is possible?
>
> Padva: I emphatically reject this even as a conjecture.
>
> Q: And what about my first question?
>
> Padva: My knowledge of the situation tells me that our special
> services had nothing to do with this concrete arrest. Although I do
> not regard our special services to be so impeccable and not capable of
> such things.
>
> Sorry, but what was your first question?
>
> Q: What about an arrest of foreign representatives?
>
> Padva: As you probably remember, Mr. Zhirinovsky said this almost
> immediately after this happened. I don't favor such actions. I think
> that if someone acts wrongly, this gives us no right to act wrongly as
> well.
>
> I remember there was a spy mania during the Cold War: you catch our
> spy, we will catch ten your spies. Then they catch 20 our spies in
> response and so on and so forth. Is this a civilized way of building
> relations with other countries? I think there are other ways to
> influence other countries to make them respect ours.
>
> ***
>
> A question from Emperor's Clothes: When has the United States
> government offered any indication that it responds to the "civilized
> way of building relations with other countries"?
>
> ***
>
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[Note: Below is a joint statement by Michel Chossudovsky, Jared
Israel and Nico Varkevisser. The text that follows this statement
is by Jared Israel].

On the Arrest of Pavel Borodin

Last Wednesday (January 17th) Pavel Borodin, Secretary of the
Russian-Belarus Union, was arrested following his arrival by plane
in New York City. Mr. Borodin was in the U.S. on official State
business. He was an invited guest at President Bush's Inauguration
ceremonies. The official justification for arresting this Russian
diplomat is that the Swiss wanted to question him about alleged
kickbacks. But the real reason for his arrest, and his subsequent
imprisonment without bail, is that Mr. Borodin is Secretary of the
Russian-Belarus Union. There is ample evidence that Washington
fostered the breakup of the Soviet Union and has tried to undermine
political and economic links between the former Soviet Republics.
Just as Washington financed the Afghan terrorists during the 1980s
(this was done with the cooperation of Saudi Arabia, to the tune of
over $6 billion), U.S. foreign policy, open and covert, has been
behind several of the civil wars within the former Soviet Union
including the war in Chechnya. The outrageous incarceration without
bail of Mr. Borodin, when he had been invited to America by George.
W. Bush, is an obvious ploy to disable one of the key figures in
the Russian-Belarus Union and to pressure others in Russia and
Belarus to follow political and economic policies that are to
Washington's liking.
- Jared Israel, Michel Chossudovsky and Nico Varkevisser

Bush Gov't Attacks Russian-Belarus Union
by Jared Israel [1-23-2001]

Newspaper accounts of the arrest of Russian diplomat Pavel Borodin at
Kennedy Airport last Wednesday focus on charges of corruption. They
barely refer to the real issues - Washington's desire to a) punish Mr.
Borodin for encouraging close ties between Russia and a Belarus led by
the independent (of Washington) President Alexander Lukashenko and to b)
embarrass and destabilize Russia. The idea is, if the Russian government
does not distance itself from Borodin, the Western media can smear it as
corrupt. If they do desert Mr. Borodin, or if his arrest is downplayed,
this may discourage others from taking actions independent of
Washington. This is American diplomacy: about as subtle as an axe.

But the American media doesn't deal with these real purposes of the
arrest of Mr. Borodin. Instead the media either does not cover the story
at all, or talks about corruption. This is a wonderful thing. Pres. Bush
told Barbara Walters the other day ("20/20", Jan. 19th) that the world
needs to "raid out corruption", and I agree. But why try to start this
difficult "Raiding" process thousands of miles away? Wouldn't it make
sense to pioneer "corruption raiding" right at home? In the Barbara
Walters interview, didn't our new President say, in no uncertain terms,
that people in uncivilized countries need to "build a democracy under
our--under our image"? By "raiding corruption" right here, in the US of
A, wouldn't we be showing these backward types how it is done?

For example, just before leaving office in 1992, Mr. Bush's own father
granted the Barrick Gold Company (in Canada) the rights to a U.S. gold
mine worth $10,000,000,000 (billion). Barrick's cost: $10,000
(thousand).

"So can you guess what happened next? Right: George I then
joined Barrick's board of directors, where he pocketed big
money for the next seven years. And he didn't mind singing for
his supper either; Barrick frequently dispatched the
ex-president to meet with the bloodthirsty dictators who were
his "old friends," like Indonesia's Suharto and Zaire's Mobutu
Sese Seko, to rig up juicy backdoor deals for his corporate
masters.

"Perhaps not incidentally, Barrick poured $148,000 into George
II's campaign this year. And Daddy's dirty work as a bagman
and fixer for other corporate interests has also served l'il
Georgie well. For example, George I went to bat for the Mirage
Casino corporation when they wanted to muscle in on some
Argentina territory; this year, Mirage kicked back $449,000 to
GOP coffers. Daddy G also did some highly remunerative flack
work for Chevron Oil with his old friends in Kuwait; in
return, Chevron pumped $657,000 into the Republican tank in
2000." ('The St. Petersburg Times,' December 12, 2000)

Nevertheless Senior Bush was not arrested at the airport.

Three Things About the Arrest of Pavel Borodin

First , Mr. Borodin is a diplomat. Is the U.S. State Department familiar
with this term?

dip·lo·mat [díppl[(schwa)] màt ] (plural dip·lo·mats) noun

1. government representative abroad: a member or employee of a
government who represents his or her country in dealings with
other nations
2. tactful person: somebody who is tactful and good at dealing
with people

Arresting Mr. Borodin (after inviting him to the Inauguration, no less)
is not diplomatic and may be seen as a provocation by Russia and
Belarus. For starters it violates diplomatic procedure, arguably
international law as well. This is irrelevant of whether or not Mr.
Borodin was carrying his diplomatic credentials when arrested. This
arrest denies diplomacy and affirms the Law of the Bully. Did we need
more affirmations?

Second, it is beyond credibility that Borodin's invitation to the Ball
and his subsequent arrest were not coordinated actions. Mr. Fishkin,
Borodin's lawyer, commented:

'"The arrest warrant is issued on January 10th, he receives an
invitation to the inauguration on January 13th and a complaint
is filed in New York for his arrest on January 17th'" ('NY
Times', 1-19-2001)

Mr. Fishkin remarked to the 'NY Times' reporter that this appears to be
a setup. It does indeed.

Third, Mr. Borodin is the Secretary of the Russian-Belarus Union. The
Clinton administration has made clear its fury at Belarus, which has had
the temerity to resist neoliberal policies. Moreover, its government has
not bowed down to the usual Fifth Column "civil society" groups run by
Madeline Albright out of well-furnished offices at the National
Endowment for Democracy (sic!). The U.S. finds this both authoritarian
and anti-democratic.

The arrest of Borodin is the most sensational attack the U.S. has made
on the Russian-Belarus Union. It demonstrates the continuity of U.S.
foreign policy from Clinton to Bush. Having installed its puppet regime
in Yugoslavia, the U.S. Establishment is now escalating the attack on
the states of the former Soviet Union. Coming shortly after the death of
Laurent Kabila, President of the Congo, under circumstances that
strongly suggest U.S. involvement, this indicates a general escalation
of U.S. interventionism around the world.

In case the Russian and Belarus leaders failed to get the message
delivered via Borodin's arrest - that is to say, that they were being
publicly insulted by a bully, with the implicit dare: "Whatcha gonna do
about that, wimp?!" - in case they failed to get the message, George W.
was interviewed Friday by Barbara Walters on the ABC TV show '20/20'.
Junior Bush's apparent assignment was to rub Russia's face in the dirt.
I say 'apparent assignment' because he himself did not seem to be sure
about that or anything else in the interview but fortunately for the
diplomacy of the Free World, Walters was privy to the Humiliate-Russia
plan, so she helped him out. Held him up, one might say.

The exchange went as follows:

"WALTERS: How will your foreign policy be different from Bill
Clinton's?

"President-elect BUSH: We're going to make it clearer to
people that our nation is not going to be a--a nation of
nation builders. We'll be humble in our approach. We can't
have troops going into nations and say that we're going help
you. We're going to--we're going to--you're going to build a
democracy under our--under our image. But if you expect
capital to come into your country, you must make reforms. You
must make--raid out corruption. You must...

"WALTERS: Russia. You're talking about Russia?

"President-elect BUSH: Well, I'm talking about a lot of
countries.

"WALTERS: Do you consider Russia a friend or a threat?

"President-elect BUSH: I don't know yet. I hope--I hope Russia
is a friend. "

Note that when Walters cues Junior Bush, saying "Russia. You're talking
about Russia?" (which means "RUSSIA! YOU'RE TALKING ABOUT RUSSIA!
DAMMIT!!") George doesn't get it. So Walters prompts him further: "Do
you consider Russia a friend or a threat?"

Note also that Junior Bush, in the very process of attempting to
humiliate Russia (by having a corrupt, incoherent American deliver a
stern warning against...corruption!) sticks in the incongruous line,
"We'll be humble in our approach." Amazing coming from a fellow whose
handlers have just busted at the airport a Russian diplomat whom they
lured to said fellow's Inauguration.

This profession of humility reminds one of Mr. Bush's oft repeated
phrase, "I am going to be president of all the people, not just those
who voted for me." Apparently they teach Junior Bush these phrases, and
he repeats them, amiably enough, though as often happens with phrases
learned by rote, not necessarily at the correct times or with exactly
the right wording.

Junior Bush's inability to get things straight when he speaks in public
is apparently going to be sold to us during the next, painful, four
years as Charming Stupidity; thus is virtue fashioned from necessity.
The same sort of feat was performed with Slick Willie, whose tendency to
rub on any available leg, and to lie, was sold to us as Puppy Dog
Cuteness.

Stupidity is superior in many ways to Doggieness. For one thing, it
elicits the sympathy of reporters throughout the Western media, who are
forced to write nonsensical stupidity which insults their intelligence
or else lose their jobs. For another, it provides an excuse for almost
any occasion. When in doubt, more and more folks in the Bush entourage
will tell us, "Like, you know, I mean, like, I dunno." To be stupid is
the ultimate stonewall.

Team of Fools

Consider the case of Vincent Zenga, whom you may refer to as Vincent the
Dumb. Vincent was an official member of Junior Bush's Inauguration Team.
(Everything with Junior is a Team, for reasons that ought to be
apparent…) It was he who supposedly invited Pavel Borodin to the
Inaugural "candlelight dinner". That is, Vincent Zenga is supposedly the
reason Pavel Borodin got off that plane at Kennedy airport and thus
could be nabbed by our corruption-fighters.

Mr. Zenga is described in the 'NY Times' as:

"a lawyer from West Palm Beach, Fla., who has contributed
sizable sums to the Republican National Committee and to Mr.
Bush's 1998 campaign for governor. "

Have you noticed that everything with the Bush family involves lots of
money? Is this corruption-fighting thing some kind of psychological
projection?

Zenga denied any complicity in the arrest of Mr. Borodin. "Mr. Zenga
said the invitation was sent by someone in the Moscow office of one of
his companies, Star Capital, " said the 'Times.' (1-19)

In a 'Washington Post' interview, Vincent the Dumb took the line that
Borodin had been invited "inadvertently".

Huh? How do you invite someone 'inadvertently'? Here's the 'Washington
Post' again:

"Zenga said he was mystified about how a letter went out over
his signature inviting Borodin to several exclusive events and
promising not only tickets, but also 'a car with driver' and a
hotel room. The Jan. 13 letter, which advised Borodin to bring
his own black-tie formal clothing, included tickets to a
candlelight dinner for 2,000 attended by Bush last night, and
promised tickets to an inaugural ball Saturday night.
'I have no idea how it happened' said Zenga of the invitation.
'We were surprised at it too.' "

Then, rather incongruously, Vincent added: "We [were un]aware of his
legal problems." ('Washington Post', January 19, 2001)

If Borodin was invited by mistake, whatever that means, what is the
relevance of Zenga having been ''unaware '' of Borodin's "legal
problems"? Is Vincent trying to tell us that, had he known of the legal
difficulties of this man whom he neither knew nor invited to the Ball,
he would not have invited him? Did somebody at CIA screw up and give
this guy two contradictory cover stories? Or is he just trying to
emulate his Master?

Just by the by, how can everybody in an American company that does
business in Russia be unaware of Borodin's "legal problems"? Those
problems have been discussed at least 308 times on Western TV and
newspapers over the past year. (I counted) And if you add the very
important word "Belarus" to the search, you still find 119 stories. This
does not include news reports or commentaries in the Russian language
media.

How does a highly successful man with a telecommunications company in
Russia manage to unwittingly invite a well-known Russian leader to the
Inaugural ball without knowing he has been accused of corruption?

Here is a bit more information.

"A State Department official said Borodin entered the country
on a multiple-entry, combined tourist and business visa issued
in 1998 for a three-year period. He had applied for a
diplomatic visa in Moscow on Tuesday night, prompting the U.S.
Embassy there to send an urgent request for guidance to the
State Department. But there was not enough time to respond
before his departure, and so Borodin used his personal
passport and left his diplomatic passport behind, the State
Department official said. "('Washington Post', January 19,
2001)

Why did the U.S. Embassy have to send "an urgent request for guidance"
to the State Department? Obviously because they read the newspapers and
therefore knew there was a Swiss warrant out for Borodin's arrest and
wanted to know what they were supposed to do: give him a diplomatic visa
which would rule out arresting him at Kennedy Airport or not give him a
visa and risk an international incident.

Nowadays urgent requests can be delivered and answered almost
instantaneously. So the outgoing State Department officials certainly
had time to consult with Bush's handlers. (Of course that's a bit of a
moot point since it was of course Bush's handlers who arranged to send
Borodin the invitation luring him to the U.S. in the first place. But
then, they did that unwittingly. Right?)

Clearly if these exalted beings wished to avoid an insulting provocation
(and an apparent violation of international law - the arrest of a
diplomat invited to a State function, no less) they could have issued
Borodin a standard, diplomatic visa. Or they could have refused while
warning him that there was a warrant out for his arrest. That they did
neither suggests they were hoping Borodin would use his non-diplomatic
visa (they knew he had one because the U.S. Embassy had issued it to
him.)

Liars often talk too much. Note that the 'New York Times' reports that
"Officials in Washington said the United States was tipped off by
someone in Russia that Mr. Borodin was on a plane to New York." Given
that the Embassy had sent "an urgent request for guidance", why the
baloney about being "tipped off by someone" that Borodin was coming?

Note also that the Federal Judge in Brooklyn ordered Borodin held for a
week without bail. Why, if the United States were not trying to insult
and provoke Russia, did US officials insist the man be thrown in jail at
all ?

"In Brooklyn, one of Mr. Borodin's lawyers, Raymond A.
Levites, asked Judge Viktor V. Pohorelsky of the United States
District Court to allow Mr. Borodin to stay at the residence
of the Russian consul general while his legal problems were
sorted out. He said the Russian ambassador to the United
States, Yuri V. Ushakov, had offered to ensure that Mr.
Borodin made his court appearances. " (NY Times, Jan. 19,
2001)

Turning down this more than reasonable request is not only an insult to
the Russian Ambassador (implying his word is no better than that of, let
us say, an American President); it is also a further insult to Russia
and Belarus. Note that as of this writing (Tuesday AM, wee hours) Mr.
Borodin remains in jail, though as of Saturday, Mr. Bush became our
leader.

Our leader? As my long-dead Yiddish grandma would have said, "Oy vey is
mir." That literally translates, "Oh woe is me." But it means something
like, "What a world."

Recently some factually challenged fan of the US-sponsored regime in
Belgrade wrote a piece arguing that Baby Bush is going to give the world
a whole new enlightened foreign policy. Sure he will. And I can get you
this great deal on a really nice Bridge in Brooklyn.

Junior Bush may not be able to string two words together in coherent
fashion but his handlers know how to get the job done. The world is
their gold mine. - JI

***

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