ESTRADIZIONE
FULVIO GRIMALDI PER LIBERAZIONE DI SABATO, 30 GIUGNO
Versione integrale
Di ritorno da Belgrado
Se Zoran Djindjic, primo ministro serbo si � addormentato gioved� sera
pensando di aver risolto la crisi istituzionale pi� grave dal il
rovesciamento di governo del 5 ottobre scorso, stamane (ieri per chi
legge) ha avuto motivo per ricredersi. Forse, con la consegna di
Slobodan Milosevic al Tribunale dell�Aja, ha acceso una miccia che
potrebbe anche sconvolgere ulteriormente gli assetti della Jugoslavia,
sia come governo che come federazione serbo-montenegrina. Vediamo la
successione degli avvenimenti che hanno portato a questa situazione e
alla quale, perlopi�, ho avuto l�opportunit� di assistere. Il 24 marzo,
secondo anniversario dell�attacco Nato, il Partito Socialista Serbo,
falcidiato dagli arresti dei dirigenti (250) e dal passaggio dei suoi
faccendieri o pentiti sotto l�ala riabilitatrice della DOS (Opposizione
Democratica serba, al governo), organizza un convegno internazionale
contro la minaccia di arresto di Milosevic. All�estradizione non si
pensa neppure. Il convegno richiama giuristi e personalit� della
politica e della cultura di fama internazionale e ottiene l�adesione di
Ramsey Clark e di molti parlamentari russi e dell�est europeo. Si
conclude con una denuncia dell�illegalit� del tribunale dell�Aja, un
tribunale creato del Consiglio di Sicurezza, cui la Carta dell�ONU non
attribuisce tale potere, non ratificato da nessun governo, finanziato
dagli USA, che si autoregola con normative che violano qualsiasi
principio giuridico: testimoni anonimi, detenzione preventiva senza
limiti di tempo, "voci di popolo" ammesse come prove, la Nato, parte in
causa, come polizia giudiziaria, le procuratrici Louise Arbour, prima,
e Carla del Ponte, poi, che incriminano su scoperti suggerimenti
statunitensi, rapimenti di imputati mediante blitz di commando Nato. In
pi�, una parzialit� spudorata: ogni denuncia di crimini Nato nei
confronti della popolazione civile, bombardata in Jugoslavia,
contaminata da chimica e uranio, decimata tra le minoranze in Kosovo,
viene rigettata. Il rapporto tra imputati serbi e imputati croati,
bosniaci o albanesi � di 200 a 10. Gli incriminati croati possono
essere giudicati in patria. Un documento finale che invita a firmare
contro detenzione ed estradizione dell�ex-presidente, a prescindere dal
giudizio politico sul suo operato, raccoglie in pochi giorni un
milione di firme in tutto il mondo. Nei giorni successivi i sostenitori
di Milosevic riescono, per la prima volta dopo gli eventi di ottobre, a
riempire la grande piazza della Repubblica a Belgrado. Compito non
facile, vista l�aria di repressione e ostracismo che tira nei confronti
dei sopravvissuti del precedente sistema.
Djindjic si rende conto che il tempo lavora contro di lui. Kostunica si
dichiara contro l�estradizione. Tre giorni dopo un mio incontro con
Milosevic (l�ultimo con un giornalista prima di arresto ed
estradizione), ancora fiducioso e accanito accusatore della strategia
USA di distruzione della Jugoslavia, in puntuale coincidenza con
l�ultimatum USA per l�arresto "entro il 31 marzo, se no niente 100
miliardi di prestito", uomini mascherati tentano di sequestrare
Milosevic nella sua residenza e metterlo su un elicottero con i motori
accesi. Il colpo di mano fallisce per l�opposizione di una nutrita
folla e per la minaccia dei militari di guardia di usare le armi.
Kostunica � all�estero. Rientra e condurr� le trattative per un arresto
regolare con "tutte le garanzie del caso", che avviene allo scadere
dell�ultimatum.
Torno a Belgrado a met� giugno per una nuova iniziativa del comitato
contro l�estradizione, presieduto da Ramsey Clark e dal parlamentare e
giurista bulgaro, Vlada Valkanov, presidente dell�Unione Antifascista
dei paesi dell�Est europeo. Lo guida il titolare del pi� grande studio
legale canadese, Christopher Black, che ha anche formulato una delle
pi� corpose denunce, ovviamente respinte dall�Aja, dei governanti e
militari responsabili dell�aggressione. Incontriamo in carcere un
Milosevic sempre combattivo ma fortemente minato nella salute. Toma
Fila capofila dei suoi 50 legali, tutti volontari, mi conferma che,
dopo tre mesi di interrogatori di centinaia di testimoni, neanche una
prova � emersa per corroborare l�accusa di "abuso di potere", l�unica
finora mossagli. E che giudice istruttore e presidente del tribunale
sono propensi ad accogliere la richiesta di scarcerazione, ma si
aspettano "rivalse del potere". Fila teme per la vita del detenuto,
visto che, dopo un infarto e con una pressione sui 200, gli sono negate
le cure di specialisti di sua fiducia, il ricovero in ospedale e che
Milosevic respinge le terapie disposte dai sanitari del tribunale.
Un�altra manifestazione raccoglie, a dispetto della possibilistica
cifra ufficiale di "pi� di 5000", 25.000 manifestanti, che si recano in
corteo fino alla prigione e tentano di divellere le cancellate.
Individuo una maggioranza di operai, contadini, studenti, quel popolo
che, a 27 mesi dalla fine della guerra, deve continuare a sopportare le
sanzioni, vive all�87% con meno di due dollari al mese, cio� sotto il
livello di povert�, registra una disoccupazione del 60% e un�inflazione
dell�85%, aspetta la riapertura � o la vendita promessa a
multinazionali straniere, Zastava alla Peugeot � di fabbriche la cui
ricostruzione o il cui funzionamento sono stati bloccati dopo il 5
ottobre. L�industria jugoslava funziona al 16% della sua capacit� e
ricerche di centri locali denunciano effetti spaventosi della
contaminazione chimica provocata dalle bombe: 8000 nuovi casi di tumore
a Pancevo, specie tra le donne, dalla fine dell�aggressione. Gli
studenti protestano contro la quadriplicazione delle tasse
universitarie e contro una "partecipazione"delle famiglie, per la prima
volta, alle spese per le scuole superiori
Economisti e studiosi del FMI, come Michael Chossudovski
dell�Universit� di Ottava, denunciano che i prestiti promessi dai
creditori sono destinati escslusivamente a ripagare debiti e relativi
interessi contratti fin dal 1992, sotto embargo, e sono condizionati
alla privatizzazione di tutto e all�accesso alla ricostruzione e
all�acquisto di societ� da parte di imprese euroamericane. Un
primo "aiuto" del FMI, di 150 milioni di dollari, ripaga un debito
contratto da Belgrado con banche svizzere e norvegesi per restituire un
prestito equivalente dello stesso FMI. Partite di giro, mentre la
situazione economico-sociale precipita e tutto il paese � scosso da
ondate di scioperi, specie nel pubblico impiego. Kostunica insiste nel
rifiuto all�estradizione. Da oltreoceano si alza la voce per un nuovo
ricatto: o consegna all�Aja entro il 29 giugno, o niente partecipazione
USA alla conferenza dei donatori fissata a Bruxelles per quel giorno,
niente 2600 miliardi . Si accende uno scontro durissimo nel parlamento
federale dove la maggioranza della DOS � assicurata dal contributo dei
socialisti montenegrini. Questi, per�, respingono ostinatamente un
disegno di legge che, violando la Costituzione che sancisce la non
estradibilit� di un cittadino serbo ad altro Stato, accetta la
subordinazione al Tribunale dell�Aja e, dunque, la consegna di
qualsiasi cittadino jugoslavo. La situazione precipita. Dal 23 giugno
si succedono manifestazioni sempre pi� massicce. Marted� si arriva a
50.000 persone e, al TG, Remondino commenta onestamente "La piazza
esige la liberazione di Milosevic". Kostunica, per�, modifica la sua
posizione: "Bisogna collaborare con il Tribunale dell�Aja, anche se ci�
significasse la consegna di Milosevic", dichiara alla BBC il 26 giugno.
Di fronte all�impasse parlamentare, Djindjic pensa a due alternative:
sciogliere, insieme al parlamento, la federazione e procedere
all�approvazione della legge nel solo parlamento serbo, dove ha la
maggioranza; oppure procedere per decreto governativo. La prima
soluzione provocherebbe reazioni sicuramente difficili da controllare,
sia in Serbia che in Montenegro. La seconda � quanto di pi� illegittimo
un "governante democratico" abbia mai contemplato di fare. L�opinione
pubblica internazionale appare sconcertata, il mondo giuridico
scandalizzato, i governi europei perplessi e silenziosi, tranne
qualche integralista antijugoslavo come Joshka Fischer. Ma gli USA
premono e Carla del Ponte si precipita a Belgrado per sventare il
rischio della scarcerazione. Vuole che i magistrati serbi elevino nuove
imputazioni, centrate sui crimini di guerra. Non chiede pi� il
rapimento. Ma Djindjic sente che la clessidra si sta svuotando.
Assumere la prima e massima imputazione formulata dall�Aja � aver
ordinato la strage di 45 civili a Racak, che forn� l� alibi
all�aggressione � sarebbe un boomerang: quella strage � stata
smascherata come una sceneggiata combinata dall�UCK e da William
Walker, capo dell�OSCE. Non resta che il decreto govenativo. Djindjic
lo impone a met� del suo governo, i ministri montenegrini se ne sono
andati.
Si rifa vivo Kostunica con un soprassalto di rispetto costituzionale:
bisogna che si pronunci la Corte Suprema. Che venerd� mattina sancisce
l�incostituzionalit� assoluta del decreto. Kostunica cerca di
guadagnare tempo prospettando un dibattito di alcune settimane.
Djindjic, in pieno conflitto -apparente? reale? � con il presidente,
di tempo non ne ha pi�. La folla rumoreggia davanti ai palazzi del
potere e la decisione, densa di conseguenze sicuramente fatali, �
presa. E�, ancora una volta, un colpo di mano. Un reparto di poliziotti
fidati, reclutati tra le "camicie nere" che costituivano la guardia del
corpo del capo del Partito Democratico, preleva Milosevic, lo infila in
un elicottero e lo consegna�agli USA nella base di Tuzla. La sera
stessa "Hitlerosevic" � in mano a Carla del Ponte. Gli USA partecipano
alla conferenza dei "donatori". Arriveranno 2.600 miliardi, ma presto
anche la pretesa Nato di farsi ripagare dalla Jugoslavia, che per ben
tre volte ha eletto un simile presidente, le spese di guerra. Altro che
risarcimenti Nato a una Jugoslavia sprofondata nella devastazione,
nella paralisi produttiva, nella fame e nelle contaminazioni letali.
Intanto si apre una crisi dalle conseguenze imprevedibili. Forse
salter� il governo, forse salter� Kostunica, forse salter� la
Jugoslavia. Tra le forze armate, custodi della Costituzione, la
tensione � altissima. Il sogno del 5 ottobre, un incubo per altri,
svapora. Il dossier balcanico, aperto dall�embargo, proseguito con le
bombe, con l�invasione, i pogrom albanesi e i ricatti finanziari, che
gli USA pensavano di chiudere con la consegna di Milosevic, � pi�
aperto che mai. In Jugoslavia, come in quel remake che � la Macedonia
smembrata da UCK-Nato. Lasciamo per finire, la parola a Ramsey Clark,
ex-ministro della Giustizia USA: "Anche per chi condivide il giudizio
negativo su Milosevic, quanto � accaduto � la pi� grave violazione di
ogni principio di diritto mai attuata nel mondo cosiddetto democratico.
E� un ritorno alle barbarie. Gli USA hanno agito come una mafia del
racket: o mi dai l�80% dei tuoi introiti, o ti faccio saltare il
cantiere. Confidiamo che questo sia un punto di svolta, sia per una
popolazione jugoslava ingannata, tradita e massacrata nella sovranit�,
nella dignit�, nella vita, sia per l�opinione pubblica internazionale
che non potr� non rendersi conto, al di l� delle puntualissime
montature su eccidi e fosse comuni, da quale parte stiano i veri
briganti. La crisi istituzionale irrecuperabile, le condizioni delle
masse, lo scontro Djindjic-Kostunica, la crescente mobilitazione della
popolazione, anche alla luce del complotto USA contro l�unit� della
Macedonia, aprono un capitolo nuovo e incontrollabile nella tragedia
dei Balcani". A Ramsey, che gioved� voleva precipitarsi a Belgrado,
l�ambasciatore jugoslavo negli USA ha negato il visto.
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
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FULVIO GRIMALDI PER LIBERAZIONE DI SABATO, 30 GIUGNO
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Di ritorno da Belgrado
Se Zoran Djindjic, primo ministro serbo si � addormentato gioved� sera
pensando di aver risolto la crisi istituzionale pi� grave dal il
rovesciamento di governo del 5 ottobre scorso, stamane (ieri per chi
legge) ha avuto motivo per ricredersi. Forse, con la consegna di
Slobodan Milosevic al Tribunale dell�Aja, ha acceso una miccia che
potrebbe anche sconvolgere ulteriormente gli assetti della Jugoslavia,
sia come governo che come federazione serbo-montenegrina. Vediamo la
successione degli avvenimenti che hanno portato a questa situazione e
alla quale, perlopi�, ho avuto l�opportunit� di assistere. Il 24 marzo,
secondo anniversario dell�attacco Nato, il Partito Socialista Serbo,
falcidiato dagli arresti dei dirigenti (250) e dal passaggio dei suoi
faccendieri o pentiti sotto l�ala riabilitatrice della DOS (Opposizione
Democratica serba, al governo), organizza un convegno internazionale
contro la minaccia di arresto di Milosevic. All�estradizione non si
pensa neppure. Il convegno richiama giuristi e personalit� della
politica e della cultura di fama internazionale e ottiene l�adesione di
Ramsey Clark e di molti parlamentari russi e dell�est europeo. Si
conclude con una denuncia dell�illegalit� del tribunale dell�Aja, un
tribunale creato del Consiglio di Sicurezza, cui la Carta dell�ONU non
attribuisce tale potere, non ratificato da nessun governo, finanziato
dagli USA, che si autoregola con normative che violano qualsiasi
principio giuridico: testimoni anonimi, detenzione preventiva senza
limiti di tempo, "voci di popolo" ammesse come prove, la Nato, parte in
causa, come polizia giudiziaria, le procuratrici Louise Arbour, prima,
e Carla del Ponte, poi, che incriminano su scoperti suggerimenti
statunitensi, rapimenti di imputati mediante blitz di commando Nato. In
pi�, una parzialit� spudorata: ogni denuncia di crimini Nato nei
confronti della popolazione civile, bombardata in Jugoslavia,
contaminata da chimica e uranio, decimata tra le minoranze in Kosovo,
viene rigettata. Il rapporto tra imputati serbi e imputati croati,
bosniaci o albanesi � di 200 a 10. Gli incriminati croati possono
essere giudicati in patria. Un documento finale che invita a firmare
contro detenzione ed estradizione dell�ex-presidente, a prescindere dal
giudizio politico sul suo operato, raccoglie in pochi giorni un
milione di firme in tutto il mondo. Nei giorni successivi i sostenitori
di Milosevic riescono, per la prima volta dopo gli eventi di ottobre, a
riempire la grande piazza della Repubblica a Belgrado. Compito non
facile, vista l�aria di repressione e ostracismo che tira nei confronti
dei sopravvissuti del precedente sistema.
Djindjic si rende conto che il tempo lavora contro di lui. Kostunica si
dichiara contro l�estradizione. Tre giorni dopo un mio incontro con
Milosevic (l�ultimo con un giornalista prima di arresto ed
estradizione), ancora fiducioso e accanito accusatore della strategia
USA di distruzione della Jugoslavia, in puntuale coincidenza con
l�ultimatum USA per l�arresto "entro il 31 marzo, se no niente 100
miliardi di prestito", uomini mascherati tentano di sequestrare
Milosevic nella sua residenza e metterlo su un elicottero con i motori
accesi. Il colpo di mano fallisce per l�opposizione di una nutrita
folla e per la minaccia dei militari di guardia di usare le armi.
Kostunica � all�estero. Rientra e condurr� le trattative per un arresto
regolare con "tutte le garanzie del caso", che avviene allo scadere
dell�ultimatum.
Torno a Belgrado a met� giugno per una nuova iniziativa del comitato
contro l�estradizione, presieduto da Ramsey Clark e dal parlamentare e
giurista bulgaro, Vlada Valkanov, presidente dell�Unione Antifascista
dei paesi dell�Est europeo. Lo guida il titolare del pi� grande studio
legale canadese, Christopher Black, che ha anche formulato una delle
pi� corpose denunce, ovviamente respinte dall�Aja, dei governanti e
militari responsabili dell�aggressione. Incontriamo in carcere un
Milosevic sempre combattivo ma fortemente minato nella salute. Toma
Fila capofila dei suoi 50 legali, tutti volontari, mi conferma che,
dopo tre mesi di interrogatori di centinaia di testimoni, neanche una
prova � emersa per corroborare l�accusa di "abuso di potere", l�unica
finora mossagli. E che giudice istruttore e presidente del tribunale
sono propensi ad accogliere la richiesta di scarcerazione, ma si
aspettano "rivalse del potere". Fila teme per la vita del detenuto,
visto che, dopo un infarto e con una pressione sui 200, gli sono negate
le cure di specialisti di sua fiducia, il ricovero in ospedale e che
Milosevic respinge le terapie disposte dai sanitari del tribunale.
Un�altra manifestazione raccoglie, a dispetto della possibilistica
cifra ufficiale di "pi� di 5000", 25.000 manifestanti, che si recano in
corteo fino alla prigione e tentano di divellere le cancellate.
Individuo una maggioranza di operai, contadini, studenti, quel popolo
che, a 27 mesi dalla fine della guerra, deve continuare a sopportare le
sanzioni, vive all�87% con meno di due dollari al mese, cio� sotto il
livello di povert�, registra una disoccupazione del 60% e un�inflazione
dell�85%, aspetta la riapertura � o la vendita promessa a
multinazionali straniere, Zastava alla Peugeot � di fabbriche la cui
ricostruzione o il cui funzionamento sono stati bloccati dopo il 5
ottobre. L�industria jugoslava funziona al 16% della sua capacit� e
ricerche di centri locali denunciano effetti spaventosi della
contaminazione chimica provocata dalle bombe: 8000 nuovi casi di tumore
a Pancevo, specie tra le donne, dalla fine dell�aggressione. Gli
studenti protestano contro la quadriplicazione delle tasse
universitarie e contro una "partecipazione"delle famiglie, per la prima
volta, alle spese per le scuole superiori
Economisti e studiosi del FMI, come Michael Chossudovski
dell�Universit� di Ottava, denunciano che i prestiti promessi dai
creditori sono destinati escslusivamente a ripagare debiti e relativi
interessi contratti fin dal 1992, sotto embargo, e sono condizionati
alla privatizzazione di tutto e all�accesso alla ricostruzione e
all�acquisto di societ� da parte di imprese euroamericane. Un
primo "aiuto" del FMI, di 150 milioni di dollari, ripaga un debito
contratto da Belgrado con banche svizzere e norvegesi per restituire un
prestito equivalente dello stesso FMI. Partite di giro, mentre la
situazione economico-sociale precipita e tutto il paese � scosso da
ondate di scioperi, specie nel pubblico impiego. Kostunica insiste nel
rifiuto all�estradizione. Da oltreoceano si alza la voce per un nuovo
ricatto: o consegna all�Aja entro il 29 giugno, o niente partecipazione
USA alla conferenza dei donatori fissata a Bruxelles per quel giorno,
niente 2600 miliardi . Si accende uno scontro durissimo nel parlamento
federale dove la maggioranza della DOS � assicurata dal contributo dei
socialisti montenegrini. Questi, per�, respingono ostinatamente un
disegno di legge che, violando la Costituzione che sancisce la non
estradibilit� di un cittadino serbo ad altro Stato, accetta la
subordinazione al Tribunale dell�Aja e, dunque, la consegna di
qualsiasi cittadino jugoslavo. La situazione precipita. Dal 23 giugno
si succedono manifestazioni sempre pi� massicce. Marted� si arriva a
50.000 persone e, al TG, Remondino commenta onestamente "La piazza
esige la liberazione di Milosevic". Kostunica, per�, modifica la sua
posizione: "Bisogna collaborare con il Tribunale dell�Aja, anche se ci�
significasse la consegna di Milosevic", dichiara alla BBC il 26 giugno.
Di fronte all�impasse parlamentare, Djindjic pensa a due alternative:
sciogliere, insieme al parlamento, la federazione e procedere
all�approvazione della legge nel solo parlamento serbo, dove ha la
maggioranza; oppure procedere per decreto governativo. La prima
soluzione provocherebbe reazioni sicuramente difficili da controllare,
sia in Serbia che in Montenegro. La seconda � quanto di pi� illegittimo
un "governante democratico" abbia mai contemplato di fare. L�opinione
pubblica internazionale appare sconcertata, il mondo giuridico
scandalizzato, i governi europei perplessi e silenziosi, tranne
qualche integralista antijugoslavo come Joshka Fischer. Ma gli USA
premono e Carla del Ponte si precipita a Belgrado per sventare il
rischio della scarcerazione. Vuole che i magistrati serbi elevino nuove
imputazioni, centrate sui crimini di guerra. Non chiede pi� il
rapimento. Ma Djindjic sente che la clessidra si sta svuotando.
Assumere la prima e massima imputazione formulata dall�Aja � aver
ordinato la strage di 45 civili a Racak, che forn� l� alibi
all�aggressione � sarebbe un boomerang: quella strage � stata
smascherata come una sceneggiata combinata dall�UCK e da William
Walker, capo dell�OSCE. Non resta che il decreto govenativo. Djindjic
lo impone a met� del suo governo, i ministri montenegrini se ne sono
andati.
Si rifa vivo Kostunica con un soprassalto di rispetto costituzionale:
bisogna che si pronunci la Corte Suprema. Che venerd� mattina sancisce
l�incostituzionalit� assoluta del decreto. Kostunica cerca di
guadagnare tempo prospettando un dibattito di alcune settimane.
Djindjic, in pieno conflitto -apparente? reale? � con il presidente,
di tempo non ne ha pi�. La folla rumoreggia davanti ai palazzi del
potere e la decisione, densa di conseguenze sicuramente fatali, �
presa. E�, ancora una volta, un colpo di mano. Un reparto di poliziotti
fidati, reclutati tra le "camicie nere" che costituivano la guardia del
corpo del capo del Partito Democratico, preleva Milosevic, lo infila in
un elicottero e lo consegna�agli USA nella base di Tuzla. La sera
stessa "Hitlerosevic" � in mano a Carla del Ponte. Gli USA partecipano
alla conferenza dei "donatori". Arriveranno 2.600 miliardi, ma presto
anche la pretesa Nato di farsi ripagare dalla Jugoslavia, che per ben
tre volte ha eletto un simile presidente, le spese di guerra. Altro che
risarcimenti Nato a una Jugoslavia sprofondata nella devastazione,
nella paralisi produttiva, nella fame e nelle contaminazioni letali.
Intanto si apre una crisi dalle conseguenze imprevedibili. Forse
salter� il governo, forse salter� Kostunica, forse salter� la
Jugoslavia. Tra le forze armate, custodi della Costituzione, la
tensione � altissima. Il sogno del 5 ottobre, un incubo per altri,
svapora. Il dossier balcanico, aperto dall�embargo, proseguito con le
bombe, con l�invasione, i pogrom albanesi e i ricatti finanziari, che
gli USA pensavano di chiudere con la consegna di Milosevic, � pi�
aperto che mai. In Jugoslavia, come in quel remake che � la Macedonia
smembrata da UCK-Nato. Lasciamo per finire, la parola a Ramsey Clark,
ex-ministro della Giustizia USA: "Anche per chi condivide il giudizio
negativo su Milosevic, quanto � accaduto � la pi� grave violazione di
ogni principio di diritto mai attuata nel mondo cosiddetto democratico.
E� un ritorno alle barbarie. Gli USA hanno agito come una mafia del
racket: o mi dai l�80% dei tuoi introiti, o ti faccio saltare il
cantiere. Confidiamo che questo sia un punto di svolta, sia per una
popolazione jugoslava ingannata, tradita e massacrata nella sovranit�,
nella dignit�, nella vita, sia per l�opinione pubblica internazionale
che non potr� non rendersi conto, al di l� delle puntualissime
montature su eccidi e fosse comuni, da quale parte stiano i veri
briganti. La crisi istituzionale irrecuperabile, le condizioni delle
masse, lo scontro Djindjic-Kostunica, la crescente mobilitazione della
popolazione, anche alla luce del complotto USA contro l�unit� della
Macedonia, aprono un capitolo nuovo e incontrollabile nella tragedia
dei Balcani". A Ramsey, che gioved� voleva precipitarsi a Belgrado,
l�ambasciatore jugoslavo negli USA ha negato il visto.
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