DOPO CROAZIA, LITUANIA, CECENIA... MANCANO I SUDETI

Commento:
Ma guarda un po'?
Sapete che mi verrebbe da dire a tutti quei
"progressisti" cecoslovacchi ed europei che
tanto festeggiarono quando la Repubblica di
Cecoslovacchia fu smembrata?
Ve la siete cercata!
Ora la democratica Germania riuscira'
nell'intento di annettersi i Sudeti.
Domandina:
Chi era nel 1938 il Cancelliere tedesco che
promosse l'annessione dei Sudeti alla Germania?
(Luca)


Da Il Manifesto del 1 marzo 2002

Ombre tedesche su Praga

Le tensioni sui Sudeti, 57 anni dopo, investono la Ue
GUIDO AMBROSINO - BERLINO


Il riaprirsi della polemica sull'espulsione
dalla Cecoslovacchia di tedeschi e ungheresi,
decretata nel 1945 dall'allora presidente Eduard
Benes, ha indotto il cancelliere Gerhard SchrÖder a
annullare una sua visita a Praga. Nessun commento
ufficiale sui motivi del rinvio, ma non è difficile
ricondurlo al riacutizzarsi di una controversia in
cui ora interviene pesantemente anche il governo
ungherese.
Il presidente del parlamento ceco Vaklav Klaus
ha recentemente esortato il primo ministro Milos
Zeman a negoziare con l'Unione europea una clausola
di riconoscimento dei decreti di Benes, che
impedisca una "revisione" dei loro risultati, a
cominciare dalla confisca delle proprietà degli espulsi.
Klaus è il leader del partito democratico, che appoggia
dall'esterno il governo del socialdemocratico
Zeman.
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha
invece rivendicato una dichiarazione di nullità
di quei decreti come condizione per l'adesione
della Repubblica ceca nell'Unione europea. Il governo
di Budapest ha così fatta propria la posizione
sostenuta finora in Germania solo dall'associazione
dei tedeschi espulsi dai Sudeti e dal loro padrino
politico Edmund Stoiber, presidente dei
cristiano-sociali bavaresi e sfidante del
cancelliere SchrÖder alle elezioni del prossimo settembre.
In precedenza lo stesso primo ministro ceco
Milos Zeman aveva definito i tedeschi dei Sudeti
"quinta colonna di Hitler" e traditori, "che
hanno caldeggiato il genocidio perpetrato dai
nazionalsocialisti ai danni del nostro popolo".
In un'intervista al settimanale austriaco Profil
aveva aggiunto che la cacciata dei tedeschi dai
Sudeti, purtroppo accompagnata da omicidi e violenze,
fu una scelta "mite" in confronto alla pena di
morte prevista per il reato di tradimento del paese.
Nonostante lo sfogo di Zeman, il ministro degli
esteri Joschka Fischer non aveva rinunciato la
settimana scorsa a visitare Praga. I colloqui da
lui avuti sembravano aver calmato le acque. Ma la disputa
tra Klaus e il governo ungherese ha riaperto il
braccio di ferro.
I politici praghesi, a parte i calcoli retorici
a ridosso delle elezioni convocate per giugno,
temono che, annullando a posteriori i decreti di
Benes, si aprirebbero le porte a richieste di indennizzo:
richieste cui il governo tedesco non ha mai
esplicitamente rinunciato, e che l'associazione
dei tedeschi originari dai Sudeti apertamente rivendica.
Preferiscono dunque trincerarsi dietro la
constatazione che quei decreti furono l'inevitabile
conseguenza della decisione presa a Potsdam da Stalin,
Truman e Attlee di "trasferire in Germania la
popolazione tedesca rimasta in Polonia, in
Cecoslovacchia e in Ungheria".
Senza un'impegnativa rinuncia di Berlino a ogni
pretesa di compensazione, i rapporti con Praga
resteranno segnati da una giustificata ombra di
sospetto e di diffidenza. Ma anche in Germania
tira aria di elezioni, e SchrÖder non vuole
lasciare a Stoiber il monopolio della "fermezza".