Felipe Turover:
"Carla Del Ponte ha rivelato ai killer come trovarmi"
Articolo apparso sulla rivista KONKRET, dicembre 2002
Vedi anche:
http://www.konkret-verlage.de
http://www.juergen-elsaesser.de
"La giustizia è donna" aveva detto il Segretario Generale dell'ONU,
Kofi Annan, riferendosi a Carla Del Ponte, Pubblico Ministero nel
processo presso il Tribunale dell'Aia contro Slobodan Milosevic. Sono
invece di tutt'altro segno le esperienze fatte da Felipe Turover con
il magistrato svizzero. L'uomo, un trentasettenne, proviene da una
famiglia spagnola repubblicana; i suoi genitori erano fuggiti da
Franco, assieme a lui, nell'Unione Sovietica. Dopo la morte del
dittatore, Turover tornò nella sua patria per ritornare di nuovo a
Mosca, verso la fine degli anni Ottanta, in veste di consulente
finanziario, pronto a partecipare agli sviluppi positivi promessi
dalla Perestrojka. Ha lavorato con il governo Jelzin dal 1992 fino al
1999, nella cogestione dei crediti con le banche creditrici
occidentali.
(Intervista)
Elsaesser: Lei è il testimone principale dell'accusa nell'affare
Mabetex, diventato famoso come "Russia-Gate". Di che cosa si tratta e
come c'entra Carla Del Ponte con questo affare?
Turover: La Mabetex è un'azienda che opera nel settore dell'edilizia,
con sede a Lugano, nella Svizzera italiana. Titolare dell'azienda è
l'albanese-kosovaro Beghijet Pacolli, che nel frattempo ha ottenuto un
passaporto svizzero. Pacolli ed il suo socio d'affari, Viktor
Stolpowskich, durante gli anni Novanta hanno ricevuto dal Cremlino
appalti nell'ordine di due miliardi di Euro, in divisa odierna,
apparentemente per lavori di costruzione e di risanamento nel
quartiere governativo e presidenziale.
E' ormai provato che nell'ambito di questi appalti sono scomparsi
miliardi di dollari verso l'estero e, in direzione opposta, sono
affluite a Mosca tangenti miliardarie. Pacolli ha firmato le
fidejussioni per carte di credito intestate a Jelzin ed alle due
figlie di Jelzin, secondo quanto viene confermato dalla Banca del
Gottardo che aveva emesso le carte di credito.
Carla del Ponte, all'epoca Pubblico Ministero della Confederazione, si
era messa in contatto con me durante l'anno 1997 invitandomi a
rendermi disponibile a deporre, in veste di testimone, su questa
faccenda. Più tardi, Carla Del Ponte ha invitato il Pubblico Ministero
russo Jurji Skuratow, che ricopriva l'incarico di giudice inquirente,
a recarsi in Svizzera dove me lo ha fatto conoscere. All'epoca, Carla
Del Ponte aveva già la reputazione di una paladina della giustizia e
perciò io avevo fiducia in lei. Questo è stato un errore che per un
pelo non mi è costato la vita.
Elsaesser: E perché?
Turover: Io mi basavo sull'onestà ed avevo fatto presente a Del Ponte,
sin dall'inizio, che la mia deposizione mi avrebbe esposto al pericolo
di morte. Occorre considerare che all'epoca lavoravo ancora come
consulente per i vertici del governo russo - cioè esattamente per le
persone contro le quali i miei documenti fornivano prove di gravi
reati a loro carico. Ma cosa fece la signora Del Ponte? Comunico' alla
stampa il mio nome completo, precisando anche la mia funzione. Era
come se io, dalla città di Medellin, avessi dato informazioni sul clan
degli Escobar direttamente alla polizia anti-droga degli USA, per
leggere poi sul New York Times, stando sempre a Medellin, il mio nome
come quello del testimone principale convocato contro Escobar. Nel mio
caso non si trattava di Medellin, ma di Mosca, ed il giornale in
questione era il Corriere della Sera, ma l'effetto era tale e quale:
ero "bruciato", e sono riuscito a salvarmi la vita solo grazie ad una
fuga precipitosa da Mosca.
Da allora, cioè, da ormai tre anni, vivo da clandestino. Per questa
mia situazione devo ringraziare Carla Del Ponte. E' stata lei ad
indicare ai killer la strada che porta a me.
Elsaesser: Ma non sta forse esagerando parecchio? Che responsabilità
può avere un Pubblico Ministero svizzero per un articolo uscito su di
un quotidiano italiano?
Turover: I due giornalisti del Corriere hanno avuto tutte le loro
informazioni dalla Del Ponte, anche il mio numero di cellulare. Loro
stessi me l'hanno confermato, perché sanno che la mia vita è in
pericolo.
Elsaesser: La Del Ponte ha smentito questo.
Turover: Allora sta dicendo il falso. Io viceversa ho confermato la
mia versione già molte volte, senza mai essere stato querelato dalla
Del Ponte per calunnia. Il motivo è semplice: lei non ha alcuna prova,
io invece, sì.
Elsaesser: Il capo della Mabetex, Pacolli, non è poi soltanto un pezzo
grosso nel settore dell'edilizia: si dice che avrebbe anche saldi
legami con i terroristi dell'UCK kosovaro-albanese.
Turover: E' proprio così. Secondo le sue proprie affermazioni, al suo
gruppo di imprese farebbe capo, almeno fino al 2000, anche il
quotidiano kosovaro-albanese Bota Sot che è stato incriminato perfino
dall'OSCE per gli articoli razzisti che pubblica. Questo giornale
conduce una campagna razzista, innanzitutto a danno dei serbi, ma è
anche antisemita in quanto mi aveva bollato come "il giudeo Turnover".
Elsaesser: Nel caso che tangenti kosovaro-albanesi siano state pagate
al clan di Jelzin, avremmo una spiegazione per il comportamento del
Presidente della Russia durante la primavera del 1999. Mentre la NATO
stava preparando la guerra contro la Jugoslavia, Jelzin non ha mosso
un dito per difendere il popolo serbo, ufficialmente popolo fratello.
Durante la Conferenza di Rambouillet, ad esempio, mentre gli
Stati-NATO prendevano una posizione estremamente unilaterale a favore
degli albanesi, Mosca non protestò, e ciò benche' i suoi diplomatici
partecipassero al tavolo delle trattative. Gli albanesi-kosovari
avevano forse comprato un atteggiamento passivo da parte di Jelzin?
Turover: Questo potrebbe spiegare come sono andare le cose. Queste
storie costituiscono una simbiosi di politica, saccheggio e lavaggio
di danaro in grande stile.
Elsaesser: E nel caso della Del Ponte?
Turover: Tutte le indagini condotte in Svizzera per il caso Mabetex
sono state archiviate per motivi politici su disposizione delle
altissime gerarchie. Di più: i documenti trasmessi, a suo tempo, dal
magistrato russo Skuratow alla sua collega svizzera Del Ponte sono
finiti, per vie misteriose, presso Pacolli. Pacolli ha informato i
suoi amici a Mosca, Jelzin e Borodin. In seguito, Skuratow, un
giurista onesto e competente, è stato destituito - e ciò benche' il
Senato russo si fosse espresso, quasi all'unisono, a suo favore. La
fine della carriera di Skuratow ha segnato anche la fine delle
indagini sulla Mabetex - la più recente indagine è stata archiviata
nel dicembre 2000.
Elsaesser: La Del Ponte si è mossa in veste di protettrice della mafia
albanese, oppure del clan Jelzin?
Turover: Ne' l'uno ne' l'altro. Lei si muove soltanto nell'interesse
proprio. E' totalmente indifferente agli obiettivi politici.
Consideri, ad esempio, che quando decise di rendere pubbliche le sue
conoscenze sulla faccenda Mabetex, compreso il mio nome, eravamo alla
fine dell'agosto 1999. Questo non fu soltanto un colpo contro di me,
ma anche contro Jelzin. E' vero che lei successivamente non contino'
le sue indagini, ma nel preciso momento in cui fece le sue
rivelazioni, queste avevano danneggiato Jelzin gravemente.
Poco prima di queste rivelazioni, nell'estate 1999, vi fu la
spettacolare azione dei soldati russi d'elite nel Kosovo: dopo
l'armistizio, avevano occupato l'aeroporto di Pristina, mentre le
forze della NATO arrivarono in ritardo. Per un pelo non è scoppiata la
terza guerra mondiale per questo incidente, come spiegò allora il capo
britannico delle forze KFOR, Michael Jackson. Mosca stava giocando una
carta molto importante, voleva prendere possesso di una propria zona
di occupazione nel Kosovo per poter proteggere i serbi. Per tenere
testa all'imbarazzante sfida russa, Jelzin doveva essere abbattuto.
Quindi, l'allora Ministro degli Esteri USA, Madeleine Albright, si
incontrò nel luglio 1999 nell'aeroporto londinese di Heathrow con la
Del Ponte, probabilmente per fare presente l'urgenza della situazione.
In agosto poi, tramite il Corriere della Sera, la Del Ponte fa le sue
rivelazioni al pubblico incalzando il governo di Mosca con
un'ulteriore dichiarazione fatta in settembre alla CNN, nella quale
denuncia la corruzione del governo russo. Jelzin è messo alle strette
e deve temere una procedura di destituzione, accompagnata perfino da
una processo penale. Verso la fine di settembre, due attentati
dinamitardi colpiscono Mosca e gli danno subito respiro.
Apparentemente gli attentati sono stati perpetrati da terroristi
ceceni e, di conseguenza, forze armate russe invadono la Cecenia
distraendo l'opinione pubblica dalla faccenda Russia-Gate.
Elsaesser: In queste circostanze la Del Ponte si era mossa su
disposizione di Washington?
Turover: Lei non è ne' pro-americana ne' filo-albanese. Si muove
all'inseguimento dell'interesse svizzero, cioè, nell'interesse della
politica favorevole alla mafia, condotta dalla Svizzera.
Elsaesser: Quest'affermazione chiede di essere spiegata meglio.
Turover: La Svizzera e le banche svizzere campano innanzitutto grazie
al riciclaggio di denaro. Tutti i dittatori e tutti i grandi criminali
di questo mondo depositano i loro soldi sporchi qui; innanzitutto il
Canton Ticino si presta in modo favoloso: basta attraversare il
confine tra l'Italia e la Svizzera con i milioni in una valigia o nel
cassetto del cruscotto. Lo sanno tutti i politici del Ticino e tutti
ne traggono vantaggio. E la del Ponte, come Procuratore del Cantone
Ticino, aveva protetto queste pratiche già prima dell'affare Mabetex,
sorto negli anni Novanta. Guardi, ad esempio, il caso di una società
per azioni di Chiasso, contro la quale fu aperta un'indagine per il
sospetto di coinvolgimento nel lavaggio di denaro per conto della
mafia italiana. La Del Ponte fece archiviare le indagini.
La del Ponte è, innanzitutto, pro-Del Ponte. Farebbe di tutto per
promuovere la propria carriera, metterebbe sotto accusa perfino George
W. Bush. Come giurista, del resto, vale zero. Lei riesce ad
immaginarsi che, per quanto ne sappia io, nel corso della sua intera
carriera, la Del Ponte non ha vinto una sola causa da Pubblico
Ministero? La sua unica capacità e quella della promozione di se
stessa, il marketing di se stessa.
Elsaesser: Il suo accordo con la Albright è, comunque, risultato
vantaggioso. Poco dopo, si e' vista promossa Pubblico Ministero
al Tribunale dell'Aia - su proposta di Washington. Il giornale di
Zurigo, Die Weltwoche, s'e' meravigliato: "Per quale motivo gli
americani l'abbiano voluta come successore della scomoda, precocemente
dimissionata Louise Arbour, rimane un mistero. In fin dei conti, non
hanno mai nascosto il fatto che ritengono il Tribunale una gran cosa
inutile."
Turover: La Del Ponte ed il governo della Svizzera hanno aiutato la
Albright e come compenso - gli americani sono gente onesta, pagano per
l'esecuzione delle loro commissioni - Del Ponte ha avuto l'incarico
all'Aia. Anche su quella poltrona riesce a vendersi molto bene.
E ciononostante, il processo e' una grande catastrofe. Non ha nulla in
mano contro Milosevic, il quale, per legge, sarebbe dovuto essere
rilasciato da tempo. In questo modo Milosevic, che è soltanto un
bandito ed un truffatore, riesce a presentarsi nel ruolo di un
perseguitato innocente, mentre il nazionalismo serbo viene
incoraggiato, come hanno dimostrato le ultime elezioni.
Ma è possibile che all'Aia non sappiano che il governo svizzero ha
dato incarico speciale ad un giudice per svolgere indagini a carico
della Del Ponte? Com'è possibile che una donna rimanga al suo posto
quale Pubblico Ministero di un Tribunale dell'ONU per crimini di
guerra, mentre essa stessa è sottoposta ad indagini per il sospetto di
essere coinvolta in crimini gravi?
Elsaesser: Nel marzo 2001 lei ha sporto una denuncia contro Carla Del
Ponte ed ignoti, tra l'altro per avere messo in pericolo la sua vita e
per tentato assassinio nell'ambito dell'affare Russia-Gate. Ma il
Pubblico Ministero della Svizzera, Valentin Roschacher, ha respinto
l'accusa mossa contro il suo predecessore. Come fa allora, a sostenere
che ci sarebbero indagini speciali in corso contro la Del Ponte?
Turover: Il Roschacher ha protetto la Del Ponte e perciò l'ho
denunciato per favoreggiamento nei confronti della Del Ponte. Questa
denuncia non solo è stata accolta, ma nel maggio 2002 è stato
incaricato persino un Inquirente speciale dal Consiglio Confederale
della Svizzera, Arthur Hublard, ex Pubblico Ministero del Cantone
Jura. E' lui chi conduce, adesso, le indagini in seguito alla mia
accusa contro Roschacher - ma con ciò, la faccenda Del Ponte riaffiora
finalmente.
Ho inoltre intentato una causa contro la Svizzera davanti al Tribunale
Europeo per i Diritti Umani a Strasburgo.
Elsaesser: Contro la Svizzera - non contro la Del Ponte?
Turover: A Strasburgo non si può querelare una persona privata. Ma
nella sostanza, la mia querela è diretta, innanzitutto, contro la Del
Ponte, perché operando come Pubblico Ministero della Svizzera, lei ha
esposto a pericolo la mia vita. E' insensato che lei possa continuare
a rappresentare l'accusa all'Aia, mentre a suo carico sono in corso
due cause specifiche.
Elsaesser: Lei vive sotto falso nome nella clandestinità, cambiando
continuamente domicilio. Per quanto tempo ancora pensa di reggere in
questa situazione?
Turover: A causa della del Ponte sono costretto a vivere così,
altrimenti sarei un uomo morto. Ovviamente ho preso le mie precauzioni
provvedendo a che, in caso di una mia morte, informazioni ancora più
scottanti affiorino.
Ma certamente, non ne ricavo una tranquillità per la mia vita. Ad ogni
modo, finora sono stati già eliminati almeno cinque testimoni
dell'accusa nell'affare Mabetex. La vittima più recente era la
segretaria personale di Pacolli, una signora 32enne, trovata morta nel
suo bagno, apparentemente in seguito ad un coagulo del sangue. Sul
cadavere non e' stata condotta alcuna autopsia, ed il giorno dopo il
decesso esso e' stato cremato.
L'intervista è stato condotta da Juergen Elsaesser.
[Ringraziamo Susanne per la traduzione. Revisione di A.M.]
"Carla Del Ponte ha rivelato ai killer come trovarmi"
Articolo apparso sulla rivista KONKRET, dicembre 2002
Vedi anche:
http://www.konkret-verlage.de
http://www.juergen-elsaesser.de
"La giustizia è donna" aveva detto il Segretario Generale dell'ONU,
Kofi Annan, riferendosi a Carla Del Ponte, Pubblico Ministero nel
processo presso il Tribunale dell'Aia contro Slobodan Milosevic. Sono
invece di tutt'altro segno le esperienze fatte da Felipe Turover con
il magistrato svizzero. L'uomo, un trentasettenne, proviene da una
famiglia spagnola repubblicana; i suoi genitori erano fuggiti da
Franco, assieme a lui, nell'Unione Sovietica. Dopo la morte del
dittatore, Turover tornò nella sua patria per ritornare di nuovo a
Mosca, verso la fine degli anni Ottanta, in veste di consulente
finanziario, pronto a partecipare agli sviluppi positivi promessi
dalla Perestrojka. Ha lavorato con il governo Jelzin dal 1992 fino al
1999, nella cogestione dei crediti con le banche creditrici
occidentali.
(Intervista)
Elsaesser: Lei è il testimone principale dell'accusa nell'affare
Mabetex, diventato famoso come "Russia-Gate". Di che cosa si tratta e
come c'entra Carla Del Ponte con questo affare?
Turover: La Mabetex è un'azienda che opera nel settore dell'edilizia,
con sede a Lugano, nella Svizzera italiana. Titolare dell'azienda è
l'albanese-kosovaro Beghijet Pacolli, che nel frattempo ha ottenuto un
passaporto svizzero. Pacolli ed il suo socio d'affari, Viktor
Stolpowskich, durante gli anni Novanta hanno ricevuto dal Cremlino
appalti nell'ordine di due miliardi di Euro, in divisa odierna,
apparentemente per lavori di costruzione e di risanamento nel
quartiere governativo e presidenziale.
E' ormai provato che nell'ambito di questi appalti sono scomparsi
miliardi di dollari verso l'estero e, in direzione opposta, sono
affluite a Mosca tangenti miliardarie. Pacolli ha firmato le
fidejussioni per carte di credito intestate a Jelzin ed alle due
figlie di Jelzin, secondo quanto viene confermato dalla Banca del
Gottardo che aveva emesso le carte di credito.
Carla del Ponte, all'epoca Pubblico Ministero della Confederazione, si
era messa in contatto con me durante l'anno 1997 invitandomi a
rendermi disponibile a deporre, in veste di testimone, su questa
faccenda. Più tardi, Carla Del Ponte ha invitato il Pubblico Ministero
russo Jurji Skuratow, che ricopriva l'incarico di giudice inquirente,
a recarsi in Svizzera dove me lo ha fatto conoscere. All'epoca, Carla
Del Ponte aveva già la reputazione di una paladina della giustizia e
perciò io avevo fiducia in lei. Questo è stato un errore che per un
pelo non mi è costato la vita.
Elsaesser: E perché?
Turover: Io mi basavo sull'onestà ed avevo fatto presente a Del Ponte,
sin dall'inizio, che la mia deposizione mi avrebbe esposto al pericolo
di morte. Occorre considerare che all'epoca lavoravo ancora come
consulente per i vertici del governo russo - cioè esattamente per le
persone contro le quali i miei documenti fornivano prove di gravi
reati a loro carico. Ma cosa fece la signora Del Ponte? Comunico' alla
stampa il mio nome completo, precisando anche la mia funzione. Era
come se io, dalla città di Medellin, avessi dato informazioni sul clan
degli Escobar direttamente alla polizia anti-droga degli USA, per
leggere poi sul New York Times, stando sempre a Medellin, il mio nome
come quello del testimone principale convocato contro Escobar. Nel mio
caso non si trattava di Medellin, ma di Mosca, ed il giornale in
questione era il Corriere della Sera, ma l'effetto era tale e quale:
ero "bruciato", e sono riuscito a salvarmi la vita solo grazie ad una
fuga precipitosa da Mosca.
Da allora, cioè, da ormai tre anni, vivo da clandestino. Per questa
mia situazione devo ringraziare Carla Del Ponte. E' stata lei ad
indicare ai killer la strada che porta a me.
Elsaesser: Ma non sta forse esagerando parecchio? Che responsabilità
può avere un Pubblico Ministero svizzero per un articolo uscito su di
un quotidiano italiano?
Turover: I due giornalisti del Corriere hanno avuto tutte le loro
informazioni dalla Del Ponte, anche il mio numero di cellulare. Loro
stessi me l'hanno confermato, perché sanno che la mia vita è in
pericolo.
Elsaesser: La Del Ponte ha smentito questo.
Turover: Allora sta dicendo il falso. Io viceversa ho confermato la
mia versione già molte volte, senza mai essere stato querelato dalla
Del Ponte per calunnia. Il motivo è semplice: lei non ha alcuna prova,
io invece, sì.
Elsaesser: Il capo della Mabetex, Pacolli, non è poi soltanto un pezzo
grosso nel settore dell'edilizia: si dice che avrebbe anche saldi
legami con i terroristi dell'UCK kosovaro-albanese.
Turover: E' proprio così. Secondo le sue proprie affermazioni, al suo
gruppo di imprese farebbe capo, almeno fino al 2000, anche il
quotidiano kosovaro-albanese Bota Sot che è stato incriminato perfino
dall'OSCE per gli articoli razzisti che pubblica. Questo giornale
conduce una campagna razzista, innanzitutto a danno dei serbi, ma è
anche antisemita in quanto mi aveva bollato come "il giudeo Turnover".
Elsaesser: Nel caso che tangenti kosovaro-albanesi siano state pagate
al clan di Jelzin, avremmo una spiegazione per il comportamento del
Presidente della Russia durante la primavera del 1999. Mentre la NATO
stava preparando la guerra contro la Jugoslavia, Jelzin non ha mosso
un dito per difendere il popolo serbo, ufficialmente popolo fratello.
Durante la Conferenza di Rambouillet, ad esempio, mentre gli
Stati-NATO prendevano una posizione estremamente unilaterale a favore
degli albanesi, Mosca non protestò, e ciò benche' i suoi diplomatici
partecipassero al tavolo delle trattative. Gli albanesi-kosovari
avevano forse comprato un atteggiamento passivo da parte di Jelzin?
Turover: Questo potrebbe spiegare come sono andare le cose. Queste
storie costituiscono una simbiosi di politica, saccheggio e lavaggio
di danaro in grande stile.
Elsaesser: E nel caso della Del Ponte?
Turover: Tutte le indagini condotte in Svizzera per il caso Mabetex
sono state archiviate per motivi politici su disposizione delle
altissime gerarchie. Di più: i documenti trasmessi, a suo tempo, dal
magistrato russo Skuratow alla sua collega svizzera Del Ponte sono
finiti, per vie misteriose, presso Pacolli. Pacolli ha informato i
suoi amici a Mosca, Jelzin e Borodin. In seguito, Skuratow, un
giurista onesto e competente, è stato destituito - e ciò benche' il
Senato russo si fosse espresso, quasi all'unisono, a suo favore. La
fine della carriera di Skuratow ha segnato anche la fine delle
indagini sulla Mabetex - la più recente indagine è stata archiviata
nel dicembre 2000.
Elsaesser: La Del Ponte si è mossa in veste di protettrice della mafia
albanese, oppure del clan Jelzin?
Turover: Ne' l'uno ne' l'altro. Lei si muove soltanto nell'interesse
proprio. E' totalmente indifferente agli obiettivi politici.
Consideri, ad esempio, che quando decise di rendere pubbliche le sue
conoscenze sulla faccenda Mabetex, compreso il mio nome, eravamo alla
fine dell'agosto 1999. Questo non fu soltanto un colpo contro di me,
ma anche contro Jelzin. E' vero che lei successivamente non contino'
le sue indagini, ma nel preciso momento in cui fece le sue
rivelazioni, queste avevano danneggiato Jelzin gravemente.
Poco prima di queste rivelazioni, nell'estate 1999, vi fu la
spettacolare azione dei soldati russi d'elite nel Kosovo: dopo
l'armistizio, avevano occupato l'aeroporto di Pristina, mentre le
forze della NATO arrivarono in ritardo. Per un pelo non è scoppiata la
terza guerra mondiale per questo incidente, come spiegò allora il capo
britannico delle forze KFOR, Michael Jackson. Mosca stava giocando una
carta molto importante, voleva prendere possesso di una propria zona
di occupazione nel Kosovo per poter proteggere i serbi. Per tenere
testa all'imbarazzante sfida russa, Jelzin doveva essere abbattuto.
Quindi, l'allora Ministro degli Esteri USA, Madeleine Albright, si
incontrò nel luglio 1999 nell'aeroporto londinese di Heathrow con la
Del Ponte, probabilmente per fare presente l'urgenza della situazione.
In agosto poi, tramite il Corriere della Sera, la Del Ponte fa le sue
rivelazioni al pubblico incalzando il governo di Mosca con
un'ulteriore dichiarazione fatta in settembre alla CNN, nella quale
denuncia la corruzione del governo russo. Jelzin è messo alle strette
e deve temere una procedura di destituzione, accompagnata perfino da
una processo penale. Verso la fine di settembre, due attentati
dinamitardi colpiscono Mosca e gli danno subito respiro.
Apparentemente gli attentati sono stati perpetrati da terroristi
ceceni e, di conseguenza, forze armate russe invadono la Cecenia
distraendo l'opinione pubblica dalla faccenda Russia-Gate.
Elsaesser: In queste circostanze la Del Ponte si era mossa su
disposizione di Washington?
Turover: Lei non è ne' pro-americana ne' filo-albanese. Si muove
all'inseguimento dell'interesse svizzero, cioè, nell'interesse della
politica favorevole alla mafia, condotta dalla Svizzera.
Elsaesser: Quest'affermazione chiede di essere spiegata meglio.
Turover: La Svizzera e le banche svizzere campano innanzitutto grazie
al riciclaggio di denaro. Tutti i dittatori e tutti i grandi criminali
di questo mondo depositano i loro soldi sporchi qui; innanzitutto il
Canton Ticino si presta in modo favoloso: basta attraversare il
confine tra l'Italia e la Svizzera con i milioni in una valigia o nel
cassetto del cruscotto. Lo sanno tutti i politici del Ticino e tutti
ne traggono vantaggio. E la del Ponte, come Procuratore del Cantone
Ticino, aveva protetto queste pratiche già prima dell'affare Mabetex,
sorto negli anni Novanta. Guardi, ad esempio, il caso di una società
per azioni di Chiasso, contro la quale fu aperta un'indagine per il
sospetto di coinvolgimento nel lavaggio di denaro per conto della
mafia italiana. La Del Ponte fece archiviare le indagini.
La del Ponte è, innanzitutto, pro-Del Ponte. Farebbe di tutto per
promuovere la propria carriera, metterebbe sotto accusa perfino George
W. Bush. Come giurista, del resto, vale zero. Lei riesce ad
immaginarsi che, per quanto ne sappia io, nel corso della sua intera
carriera, la Del Ponte non ha vinto una sola causa da Pubblico
Ministero? La sua unica capacità e quella della promozione di se
stessa, il marketing di se stessa.
Elsaesser: Il suo accordo con la Albright è, comunque, risultato
vantaggioso. Poco dopo, si e' vista promossa Pubblico Ministero
al Tribunale dell'Aia - su proposta di Washington. Il giornale di
Zurigo, Die Weltwoche, s'e' meravigliato: "Per quale motivo gli
americani l'abbiano voluta come successore della scomoda, precocemente
dimissionata Louise Arbour, rimane un mistero. In fin dei conti, non
hanno mai nascosto il fatto che ritengono il Tribunale una gran cosa
inutile."
Turover: La Del Ponte ed il governo della Svizzera hanno aiutato la
Albright e come compenso - gli americani sono gente onesta, pagano per
l'esecuzione delle loro commissioni - Del Ponte ha avuto l'incarico
all'Aia. Anche su quella poltrona riesce a vendersi molto bene.
E ciononostante, il processo e' una grande catastrofe. Non ha nulla in
mano contro Milosevic, il quale, per legge, sarebbe dovuto essere
rilasciato da tempo. In questo modo Milosevic, che è soltanto un
bandito ed un truffatore, riesce a presentarsi nel ruolo di un
perseguitato innocente, mentre il nazionalismo serbo viene
incoraggiato, come hanno dimostrato le ultime elezioni.
Ma è possibile che all'Aia non sappiano che il governo svizzero ha
dato incarico speciale ad un giudice per svolgere indagini a carico
della Del Ponte? Com'è possibile che una donna rimanga al suo posto
quale Pubblico Ministero di un Tribunale dell'ONU per crimini di
guerra, mentre essa stessa è sottoposta ad indagini per il sospetto di
essere coinvolta in crimini gravi?
Elsaesser: Nel marzo 2001 lei ha sporto una denuncia contro Carla Del
Ponte ed ignoti, tra l'altro per avere messo in pericolo la sua vita e
per tentato assassinio nell'ambito dell'affare Russia-Gate. Ma il
Pubblico Ministero della Svizzera, Valentin Roschacher, ha respinto
l'accusa mossa contro il suo predecessore. Come fa allora, a sostenere
che ci sarebbero indagini speciali in corso contro la Del Ponte?
Turover: Il Roschacher ha protetto la Del Ponte e perciò l'ho
denunciato per favoreggiamento nei confronti della Del Ponte. Questa
denuncia non solo è stata accolta, ma nel maggio 2002 è stato
incaricato persino un Inquirente speciale dal Consiglio Confederale
della Svizzera, Arthur Hublard, ex Pubblico Ministero del Cantone
Jura. E' lui chi conduce, adesso, le indagini in seguito alla mia
accusa contro Roschacher - ma con ciò, la faccenda Del Ponte riaffiora
finalmente.
Ho inoltre intentato una causa contro la Svizzera davanti al Tribunale
Europeo per i Diritti Umani a Strasburgo.
Elsaesser: Contro la Svizzera - non contro la Del Ponte?
Turover: A Strasburgo non si può querelare una persona privata. Ma
nella sostanza, la mia querela è diretta, innanzitutto, contro la Del
Ponte, perché operando come Pubblico Ministero della Svizzera, lei ha
esposto a pericolo la mia vita. E' insensato che lei possa continuare
a rappresentare l'accusa all'Aia, mentre a suo carico sono in corso
due cause specifiche.
Elsaesser: Lei vive sotto falso nome nella clandestinità, cambiando
continuamente domicilio. Per quanto tempo ancora pensa di reggere in
questa situazione?
Turover: A causa della del Ponte sono costretto a vivere così,
altrimenti sarei un uomo morto. Ovviamente ho preso le mie precauzioni
provvedendo a che, in caso di una mia morte, informazioni ancora più
scottanti affiorino.
Ma certamente, non ne ricavo una tranquillità per la mia vita. Ad ogni
modo, finora sono stati già eliminati almeno cinque testimoni
dell'accusa nell'affare Mabetex. La vittima più recente era la
segretaria personale di Pacolli, una signora 32enne, trovata morta nel
suo bagno, apparentemente in seguito ad un coagulo del sangue. Sul
cadavere non e' stata condotta alcuna autopsia, ed il giorno dopo il
decesso esso e' stato cremato.
L'intervista è stato condotta da Juergen Elsaesser.
[Ringraziamo Susanne per la traduzione. Revisione di A.M.]