"Processo" Milosevic

1. Carla Del Ponte scende sempre piu' in basso
2. Dichiarazione di Ghennadij Zjuganov
Allegato: "Carla Del Ponte ha rivelato ai killer come trovarmi"


=== 1 ===


Carla Del Ponte scende sempre piu' in basso

(a cura di I. Slavo)

La procuratrice svizzera Carla Del Ponte, "pubblico ministero" al
"processo dell'Aia" contro Milosevic, ha recentemente rilasciato una
comica intervista al settimanale svizzero "Die Weltwoche" (n. 32/03, si
veda:
http://weltwoche.ch/ressort_bericht.asp?asset_id=5538&category_id=60 ,
ripresa anche da Expres, Belgrado, n.29/7).

Eccone alcuni stralci:

---
Nel suo ufficio, subito vicino alla porta, un grande poster segnaletico
per la cattura con la scritta: «Up to $ 5 Mio. Reward» (Fino a 5
milioni di dollari) e tre grandi fotografie - di Milosevic, Karadzic e
Mladic. Sulla foto di Milosevic e' stato tracciato con violenza un
segno a penna, e fintantoche non potra' fare lo stesso con le altre due
teste la 57enne Carla Del Ponte non lascera' il suo ufficio di
procuratore generale al Tribunale dell'Aia...

...Deve cercare sostegno politico soprattutto in Occidente, per il suo
lavoro. Li chiama 'pellegrinaggi' - non sono proprio la sua occupazione
prediletta, benche' varie foto nell'ufficio li testimonino... Una
stretta di mano con il ministro degli esteri USA Colin Powell, e di
quest'ultimo anche la affettuosa dedica «To Carla, with admiration and
best wishes».

...Due matrimoni non sono sopravvissuti allo zelo di Carla del Ponte
per la propria carriera professionale. Ama i gioielli e le automobili
veloci, ma oltre ad essere stata entusiasta guidatrice di Porsche, essa
intraprende oggi anche tour in bicicletta per l'Olanda, dove le e'
capitato di andare a sbattere contro la propria guardia del corpo,
ferendosi un ginocchio.

"...Naturalmente siamo felici per ogni arresto, ma io aspetto ancora 17
persone (...) tra cui 2 grossi nomi - Karadzic e Mladic. La
soddisfazione e' dunque ancora incompleta..."

"...Karadzic e' nella Repubblica Srpska, ben nascosto. Viene difeso da
tutto il popolo, per loro lui e' un eroe... Nessuno lo
consegnerebbe, dunque questo lo devono fare la SFOR e la NATO... E'
davvero sorprendente... Quando dal comando supremo arrivano 150 soldati
con automezzi blindati ed elicotteri per arrestare Karadzic, lui riesce
a saperlo ed in 5 minuti scompare... Mladic e' in Serbia protetto da
settori dell'esercito"

[Qui Del Ponte prosegue sostenendo che Esercito e Polizia in Serbia si
scaricherebbero la palla a vicenda, IS.]

...Che cosa la motiva nel suo lavoro?

"La giustizia. Ed anche l'esperienza personale con 350 donne di
Srebrenica..."

[Forse le stesse andate a protestare dopo la cattura del signor Nasir
Oric? IS.]

...Lei ha materiale a sufficienza per condannare Milosevic?

"Credo di si... Gia' solo per i crimini di guerra in Croazia e Kosovo
lo potremmo dal mio punto di vista condannare all'ergastolo."

[Dal suo punto di vista, sicuramente Milosevic si potrebbe condannare
all'ergastolo anche senza processo. Comunque, in base ad altre fonti la
Del Ponte ha promesso di tirare fuori nuove "prove evidenti" e
"decisive" contro Milosevic dopo l'estate - in particolare ottobre
dovrebbe essere "decisivo" (intervista all'AP 16/7/03). IS.]

...C'e' qualcuno che lei vorrebbe assolutamente vedere giudicato da
questo nuovo Tribunale penale internazionale?

"Saddam Hussein."

...In Serbia la hanno odiata a lungo. E' migliorato qualcosa negli
scorsi mesi? Oggi lei se ne andrebbe in giro da sola per Belgrado una
sera?

"No, no di certo."

"...Per riuscire ad arrestare Mladic, (Djindjic) doveva riorganizzare
l'esercito e la polizia. Due settimane prima di morire mi disse che per
ora questo era impossibile. Ma dopo avermi spiegato i suoi piani
aggiunse anche: «They will kill me.» (mi ammazzeranno). Non intendeva
proprio sul serio... E' stato ucciso perche' voleva arrestare gli
elementi criminali in Serbia, ed i criminali di guerra. Credeva nel
futuro del proprio paese."

Commenti della stampa francese ed anche voci dalla Serbia sostengono
che lei sia responsabile della morte di Djindjic. Questo deve averla
colpita.

"Proprio per niente. Io so bene come e' andata tra noi e Djindjic.
Quello che mi ha colpito e' stata la sua morte. Una amara ironia in
tutto questo sta nel fatto che con la sua morte a Belgrado molte cose
sono migliorate. Solo la sua morte ha consentito di colpire la
criminalita'..."
---

Si noti il cinismo della Del Ponte, che dimentica di spiegare che a
Belgrado dopo la morte di Djindjic e' stato instaurato un regime
autoritario, che esistono denunce di ogni parte sulle violazioni dei
diritti umani, e che il governo si e' ripetutamente spaccato per le
accuse incrociate di legami con la mafia e la criminalita'.
Nell'intervista la del Ponte e' anche evasiva su Berlusconi, sui suoi
rapporti con la mafia ed il conflitto tra politica e magistratura in
Italia.
Infine, brillano per la loro assenza dall'intervista due questioni
scottanti:
- la prima, l'annunciata sostituzione della Del Ponte dalla funzione di
pubblico ministero nel processo per il Ruanda, sostituzione che si dice
sia voluta da Annan, e della quale si e' parlato sulla stampa di luglio;
- la seconda, le responsabilita' della Del Ponte nell'insabbiamento
dell'inchiesta Mabetex-Pacolli e nella morte di alcuni testimoni,
denunciate nell'intervista a F. Turover che riproduciamo in allegato.

Sulla strana carriera della Del Ponte si veda anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2443


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LIBERTA’ PER SLOBODAN MILOSEVIC!

Dichiarazione di Ghennadij Zjuganov

www.kprf.ru                                                             
                                                   1 agosto 2003

Sono nuovamente peggiorate le condizioni di salute del più noto
prigioniero politico del mondo: l’ex presidente della Repubblica
Federale di Jugoslavia Slobodan Milosevic. La malattia si è talmente
acutizzata che persino l’ingiusto tribunale della NATO si è visto
costretto a sospendere il suo lavoro.

L’opinione pubblica mondiale ha ripetutamente richiesto di inviare
all’ex capo di stato jugoslavo in carcere medici dalla Jugoslavia e da
altri paesi, per procedere a consulti regolari e per assicurargli cure
specialistiche. Ma i giudici del tribunale NATO e le autorità olandesi
si rifiutano nel modo più vergognoso di adempiere agli obblighi più
elementari nei confronti del prigioniero politico S. Milosevic.

Il Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) e l’Unione Popolare
Patriottica di Russia (UPPR) esigono la liberazione immediata di
Slobodan Milosevic dalla prigionia.

Egli deve avere la possibilità di ristabilire completamente la propria
salute a Belgrado, presso i medici che lo seguono da molti anni.

Slobodan Milosevic deve anche avere la possibilità di prepararsi alla
seconda fase del processo, in cui presenterà le prove della sua
innocenza riguardo ai crimini, che gli vengono falsamente imputati dal
“tribunale” della NATO dell’Aia.

Traduzione dal russo di Mauro Gemma  


=== ALLEGATO ===


http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137

Felipe Turover:
"Carla Del Ponte ha rivelato ai killer come trovarmi"

Articolo apparso sulla rivista KONKRET, dicembre 2002
Vedi anche:
http://www.konkret-verlage.de
http://www.juergen-elsaesser.de

"La giustizia è donna" aveva detto il Segretario Generale dell'ONU,
Kofi Annan, riferendosi a Carla Del Ponte, Pubblico Ministero nel
processo presso il Tribunale dell'Aia contro Slobodan Milosevic. Sono
invece di tutt'altro segno le esperienze fatte da Felipe Turover con il
magistrato svizzero. L'uomo, un trentasettenne, proviene da una
famiglia spagnola repubblicana; i suoi genitori erano fuggiti da
Franco, assieme a lui, nell'Unione Sovietica. Dopo la morte del
dittatore, Turover tornò nella sua patria per ritornare di nuovo a
Mosca, verso la fine degli anni Ottanta, in veste di consulente
finanziario, pronto a partecipare agli sviluppi positivi promessi dalla
Perestrojka. Ha lavorato con il governo Jelzin dal 1992 fino al 1999,
nella cogestione dei crediti con le banche creditrici occidentali.

(Intervista)

Elsaesser: Lei è il testimone principale dell'accusa nell'affare
Mabetex, diventato famoso come "Russia-Gate". Di che cosa si tratta e
come c'entra Carla Del Ponte con questo affare?

Turover: La Mabetex è un'azienda che opera nel settore dell'edilizia,
con sede a Lugano, nella Svizzera italiana. Titolare dell'azienda è
l'albanese-kosovaro Beghijet Pacolli, che nel frattempo ha ottenuto un
passaporto svizzero. Pacolli ed il suo socio d'affari, Viktor
Stolpowskich, durante gli anni Novanta hanno ricevuto dal Cremlino
appalti nell'ordine di due miliardi di Euro, in divisa odierna,
apparentemente per lavori di costruzione e di risanamento nel quartiere
governativo e presidenziale.

E' ormai provato che nell'ambito di questi appalti sono scomparsi
miliardi di dollari verso l'estero e, in direzione opposta, sono
affluite a Mosca tangenti miliardarie. Pacolli ha firmato le
fidejussioni per carte di credito intestate a Jelzin ed alle due figlie
di Jelzin, secondo quanto viene confermato dalla Banca del Gottardo che
aveva emesso le carte di credito. Carla del Ponte, all'epoca Pubblico
Ministero della Confederazione, si era messa in contatto con me durante
l'anno 1997 invitandomi a rendermi disponibile a deporre, in veste di
testimone, su questa faccenda. Più tardi, Carla Del Ponte ha invitato
il Pubblico Ministero russo Jurji Skuratow, che ricopriva l'incarico di
giudice inquirente, a recarsi in Svizzera dove me lo ha fatto
conoscere. All'epoca, Carla Del Ponte aveva già la reputazione di una
paladina della giustizia e perciò io avevo fiducia in lei. Questo è
stato un errore che per un pelo non mi è costato la vita.

Elsaesser: E perché?

Turover: Io mi basavo sull'onestà ed avevo fatto presente a Del Ponte,
sin dall'inizio, che la mia deposizione mi avrebbe esposto al pericolo
di morte. Occorre considerare che all'epoca lavoravo ancora come
consulente per i vertici del governo russo - cioè esattamente per le
persone contro le quali i miei documenti fornivano prove di gravi reati
a loro carico. Ma cosa fece la signora Del Ponte? Comunico' alla stampa
il mio nome completo, precisando anche la mia funzione. Era come se io,
dalla città di Medellin, avessi dato informazioni sul clan degli
Escobar direttamente alla polizia anti-droga degli USA, per leggere poi
sul New York Times, stando sempre a Medellin, il mio nome come quello
del testimone principale convocato contro Escobar. Nel mio caso non si
trattava di Medellin, ma di Mosca, ed il giornale in questione era il
Corriere della Sera, ma l'effetto era tale e quale: ero "bruciato", e
sono riuscito a salvarmi la vita solo grazie ad una fuga precipitosa da
Mosca. Da allora, cioè, da ormai tre anni, vivo da clandestino. Per
questa mia situazione devo ringraziare Carla Del Ponte. E' stata lei ad
indicare ai killer la strada che porta a me.

Elsaesser: Ma non sta forse esagerando parecchio? Che responsabilità
può avere un Pubblico Ministero svizzero per un articolo uscito su di
un quotidiano italiano?

Turover: I due giornalisti del Corriere hanno avuto tutte le loro
informazioni dalla Del Ponte, anche il mio numero di cellulare. Loro
stessi me l'hanno confermato, perché sanno che la mia vita è in
pericolo.

Elsaesser: La Del Ponte ha smentito questo.

Turover: Allora sta dicendo il falso. Io viceversa ho confermato la
mia versione già molte volte, senza mai essere stato querelato dalla
Del Ponte per calunnia. Il motivo è semplice: lei non ha alcuna prova,
io invece, sì.

Elsaesser: Il capo della Mabetex, Pacolli, non è poi soltanto un pezzo
grosso nel settore dell'edilizia: si dice che avrebbe anche saldi
legami con i terroristi dell'UCK kosovaro-albanese.

Turover: E' proprio così. Secondo le sue proprie affermazioni, al suo
gruppo di imprese farebbe capo, almeno fino al 2000, anche il
quotidiano kosovaro-albanese Bota Sot che è stato incriminato perfino
dall'OSCE per gli articoli razzisti che pubblica. Questo giornale
conduce una campagna razzista, innanzitutto a danno dei serbi, ma è
anche antisemita in quanto mi aveva bollato come "il giudeo Turnover".

Elsaesser: Nel caso che tangenti kosovaro-albanesi siano state pagate
al clan di Jelzin, avremmo una spiegazione per il comportamento del
Presidente della Russia durante la primavera del 1999. Mentre la NATO
stava preparando la guerra contro la Jugoslavia, Jelzin non ha mosso un
dito per difendere il popolo serbo, ufficialmente popolo fratello.
Durante la Conferenza di Rambouillet, ad esempio, mentre gli Stati-NATO
prendevano una posizione estremamente unilaterale a favore degli
albanesi, Mosca non protestò, e ciò benche' i suoi diplomatici
partecipassero al tavolo delle trattative. Gli albanesi-kosovari
avevano forse comprato un atteggiamento passivo da parte di Jelzin?

Turover: Questo potrebbe spiegare come sono andare le cose. Queste
storie costituiscono una simbiosi di politica, saccheggio e lavaggio di
danaro in grande stile.

Elsaesser: E nel caso della Del Ponte?

Turover: Tutte le indagini condotte in Svizzera per il caso Mabetex
sono state archiviate per motivi politici su disposizione delle
altissime gerarchie. Di più: i documenti trasmessi, a suo tempo, dal
magistrato russo Skuratow alla sua collega svizzera Del Ponte sono
finiti, per vie misteriose, presso Pacolli. Pacolli ha informato i suoi
amici a Mosca, Jelzin e Borodin. In seguito, Skuratow, un giurista
onesto e competente, è stato destituito - e ciò benche' il Senato russo
si fosse espresso, quasi all'unisono, a suo favore. La fine della
carriera di Skuratow ha segnato anche la fine delle indagini sulla
Mabetex - la più recente indagine è stata archiviata nel dicembre 2000.

Elsaesser: La Del Ponte si è mossa in veste di protettrice della mafia
albanese, oppure del clan Jelzin?

Turover: Ne' l'uno ne' l'altro. Lei si muove soltanto nell'interesse
proprio. E' totalmente indifferente agli obiettivi politici. Consideri,
ad esempio, che quando decise di rendere pubbliche le sue conoscenze
sulla faccenda Mabetex, compreso il mio nome, eravamo alla fine
dell'agosto 1999. Questo non fu soltanto un colpo contro di me, ma
anche contro Jelzin. E' vero che lei successivamente non contino' le
sue indagini, ma nel preciso momento in cui fece le sue rivelazioni,
queste avevano danneggiato Jelzin gravemente. Poco prima di queste
rivelazioni, nell'estate 1999, vi fu la spettacolare azione dei soldati
russi d'elite nel Kosovo: dopo l'armistizio, avevano occupato
l'aeroporto di Pristina, mentre le forze della NATO arrivarono in
ritardo. Per un pelo non è scoppiata la terza guerra mondiale per
questo incidente, come spiegò allora il capo britannico delle forze
KFOR, Michael Jackson. Mosca stava giocando una carta molto importante,
voleva prendere possesso di una propria zona di occupazione nel Kosovo
per poter proteggere i serbi. Per tenere testa all'imbarazzante sfida
russa, Jelzin doveva essere abbattuto. Quindi, l'allora Ministro degli
Esteri USA, Madeleine Albright, si incontrò nel luglio 1999
nell'aeroporto londinese di Heathrow con la Del Ponte, probabilmente
per fare presente l'urgenza della situazione. In agosto poi, tramite il
Corriere della Sera, la Del Ponte fa le sue rivelazioni al pubblico
incalzando il governo di Mosca con un'ulteriore dichiarazione fatta in
settembre alla CNN, nella quale denuncia la corruzione del governo
russo. Jelzin è messo alle strette e deve temere una procedura di
destituzione, accompagnata perfino da una processo penale. Verso la
fine di settembre, due attentati dinamitardi colpiscono Mosca e gli
danno subito respiro. Apparentemente gli attentati sono stati
perpetrati da terroristi ceceni e, di conseguenza, forze armate russe
invadono la Cecenia distraendo l'opinione pubblica dalla faccenda
Russia-Gate.

Elsaesser: In queste circostanze la Del Ponte si era mossa su
disposizione di Washington?

Turover: Lei non è ne' pro-americana ne' filo-albanese. Si muove
all'inseguimento dell'interesse svizzero, cioè, nell'interesse della
politica favorevole alla mafia, condotta dalla Svizzera.

Elsaesser: Quest'affermazione chiede di essere spiegata meglio.

Turover: La Svizzera e le banche svizzere campano innanzitutto grazie
al riciclaggio di denaro. Tutti i dittatori e tutti i grandi criminali
di questo mondo depositano i loro soldi sporchi qui; innanzitutto il
Canton Ticino si presta in modo favoloso: basta attraversare i confine
tra l'Italia e la Svizzera con i milioni in una valigia o nel cassetto
del cruscotto. Lo sanno tutti i politici del Ticino e tutti ne traggono
vantaggio. E la del Ponte, come Procuratore del Cantone Ticino, aveva
protetto queste pratiche già prima dell'affare Mabetex, sorto negli
anni Novanta. Guardi, ad esempio, il caso di una società per azioni di
Chiasso, contro la quale fu aperta un'indagine per il sospetto di
coinvolgimento nel lavaggio di denaro per conto della mafia italiana.
La Del Ponte fece archiviare le indagini. La del Ponte è,
innanzitutto, pro-Del Ponte. Farebbe di tutto per promuovere la propria
carriera, metterebbe sotto accusa perfino George W. Bush. Come
giurista, del resto, vale zero. Lei riesce ad immaginarsi che, per
quanto ne sappia io, nel corso della sua intera carriera, la Del Ponte
non ha vinto una sola causa da Pubblico Ministero? La sua unica
capacità e quella della promozione di se stessa, il marketing di se
stessa.

Elsaesser: Il suo accordo con la Albright è, comunque, risultato
vantaggioso. Poco dopo, si e' vista promossa Pubblico Ministero al
Tribunale dell'Aia - su proposta di Washington. Il giornale di Zurigo,
Die Weltwoche, s'e' meravigliato: "Per quale motivo gli americani
l'abbiano voluta come successore della scomoda, precocemente
dimissionata Louise Arbour, rimane un mistero. In fin dei conti, non
hanno mai nascosto il fatto cheritengono il Tribunale una gran cosa
inutile."

Turover: La Del Ponte ed il governo della Svizzera hanno aiutato la
Albright e come compenso - gli americani sono gente onesta, pagano per
l'esecuzione delle loro commissioni - Del Ponte ha avuto l'incarico
all'Aia. Anche su quella poltrona riesce a vendersi molto bene. E
ciononostante, il processo e' una grande catastrofe. Non ha nulla in
mano contro Milosevic, il quale, per legge, sarebbe dovuto essere
rilasciato da tempo. In questo modo Milosevic, che è soltanto un
bandito ed un truffatore, riesce a presentarsi nel ruolo di un
perseguitato innocente, mentre il nazionalismo serbo viene
incoraggiato, come hanno dimostrato le ultime elezioni. Ma è possibile
che all'Aia non sappiano che il governo svizzero ha dato incarico
speciale ad un giudice per svolgere indagini a carico della Del Ponte?
Com'è possibile che una donna rimanga al suo posto quale Pubblico
Ministero di un Tribunale dell'ONU per crimini di guerra, mentre essa
stessa è sottoposta ad indagini per il sospetto di essere coinvolta in
crimini gravi?

Elsaesser: Nel marzo 2001 lei ha sporto una denuncia contro Carla Del
Ponte ed ignoti, tra l'altro per avere messo in pericolo la sua vita e
per tentato assassinio nell'ambito dell'affare Russia-Gate. Ma il
Pubblico Ministero della Svizzera, Valentin Roschacher, ha respinto
l'accusa mossa contro il suo predecessore. Come fa allora, a sostenere
che ci sarebbero indagini speciali in corso contro la Del Ponte?

Turover: Il Roschacher ha protetto la Del Ponte e perciò l'ho
denunciato per favoreggiamento nei confronti della Del Ponte. Questa
denuncia non solo è stata accolta, ma nel maggio 2002 è stato
incaricato persino un Inquirente speciale dal Consiglio Confederale
della Svizzera, Arthur Hublard, ex Pubblico Ministero del Cantone Jura.
E' lui chi conduce, adesso, le indagini in seguito alla mia accusa
contro Roschacher - ma con ciò, la faccenda Del Ponte riaffiora
finalmente. Ho inoltre intentato una causa contro la Svizzera davanti
al Tribunale Europeo per i Diritti Umani a Strasburgo.

Elsaesser: Contro la Svizzera - non contro la Del Ponte?

Turover: A Strasburgo non si può querelare una persona privata. Ma
nella sostanza, la mia querela è diretta, innanzitutto, contro la Del
Ponte, perché operando come Pubblico Ministero della Svizzera, lei ha
esposto a pericolo la mia vita. E' insensato che lei possa continuare a
rappresentare l'accusa all'Aia, mentre a suo carico sono in corso due
cause specifiche.

Elsaesser: Lei vive sotto falso nome nella clandestinità, cambiando
continuamente domicilio. Per quanto tempo ancora pensa di reggere in
questa situazione?

Turover: A causa della del Ponte sono costretto a vivere così,
altrimenti sarei un uomo morto. Ovviamente ho preso le mie precauzioni
provvedendo a che, in caso di una mia morte, informazioni ancora più
scottanti affiorino. Ma certamente, non ne ricavo una tranquillità per
la mia vita. Ad ogni modo, finora sono stati già eliminati almeno
cinque testimoni dell'accusa nell'affare Mabetex. La vittima più
recente era la segretaria personale di Pacolli, una signora 32enne,
trovata morta nel suo bagno, apparentemente in seguito ad un coagulo
del sangue. Sul cadavere non e' stata condotta alcuna autopsia, ed il
giorno dopo il decesso esso e' stato cremato.


L'intervista è stato condotta da Juergen Elsaesser.

[Ringraziamo Susanne per la traduzione. Revisione di A.M.]