http://www.primorski.it/zgodovina/storia4.html
Milan Pahor
L'attività pubblicistica slovena in Italia prima del 2° conflitto
mondiale
L'epoca del Regno d'Italia
1. Il periodo dei giornali riconosciuti dalla legge
Con la caduta della monarchia austro-ungarica la situazione mutò
radicalmente. L'esercito italiano introdusse dapprima l'amministrazione
militare civile, quindi con il trattato di Rapallo fra il Regno
d'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (SHS) tutto il
Litorale (o meglio, ufficialmente, la Venezia Giulia) entrarono a far
parte di un altro stato.
Per quanto concerne i giornali, bisognava cominciare daccapo, infatti
solo l'Edinost di Trieste sopravvisse in qualche modo alla tempesta
della guerra. Per Gorizia la guerra fu una vera catastrofe, poichè
tutto andò praticamente distrutto. I nuovi confini separarono il
Litorale dalla nazione madre, per cui se Trieste e Gorizia, avessero
voluto conservare l'alto livello culturale raggiunto prima del
conflitto, avrebbero dovuto necessariamente disporre di propri
giornali. Ben presto inoltre emerse anche il pericolo della
snazionalizzazione: lo Stato italiano - ancora prima dell'ascesa al
potere del partito fascista nel 1922 - mostrava chiaramente le proprie
intenzioni, iniziando ad esercitare forti pressioni sulla presenza
slovena e slava in genere. Ed i giornali erano indubbiamente uno degli
obiettivi a cui miravano gli attacchi alla comunità slovena in Italia.
Gli attacchi si concentravano soprattutto sulle tipografie, con lo
scopo di impedire la regolare uscita dei giornali. A tale compito
provvedevano le squadre fasciste con la tacita approvazione delle
autorità politiche e militari. Di assalti alle tipografie ce ne furono
moltissimi, la tipografia Edinost, per esempio, fino alla primavera del
1921 fu presa di mira per ben cinque volte. Molteplici leggi e decreti
impedirono la regolare uscita delle pubblicazioni, i processi contro i
giornalisti si susseguirono, i circoli che erano proprietari di singoli
giornali e tipografie vennero sciolti d'autorità. Nonostante ciò un
numero elevato di giornali riuscì a resistere fino al 1928, anno fatale
per l'attività editoriale slovena.
Questo periodo fu inoltre caratterizzato dal fatto che alcuni giornali
assunsero carattere regionale, a prescindere dalla sede ufficiale della
redazione, fosse questa a Trieste o a Gorizia. La descrizione delle
pubblicazioni slovene nel primo decennio di amministrazione italiana
(1918-1928) prosegue ora con un'analisi in cui i due centri, nonostante
i legami che li univano, vengono considerati distintamente. Numerosi
giornali erano infatti comuni e coprivano l'intera area.
Trieste 1918-1928
Come abbiamo ricordato, soltanto l'Edinost di Trieste uscì regolarmente
durante la guerra. Dopo la fine del conflitto tale pubblicazione riuscì
a conservare la funzione di principale quotidiano mantenendo immutato
il suo «programma di unità». L'Edinost, di indirizzo nazionale e
borghese, venne pubblicato fino al 4.9.1928. Dopo la guerra apparvero a
Trieste due nuovi giornali politici, uno curato dai comunisti, l'altro
dai cristiano sociali.
Nel suo primo anno di vita, quando era ancora settimanale, nel
sottotitolo del Delo (1920-1926) si poteva leggere: organo dell'unione
socialista della Venezia Giulia. Il primo numero risale al 20.2.1920,
ma già l'anno successivo divenne «organo dell'unione comunista della
Venezia Giulia» e quindi, dall'11 novembre 1921 in poi, «organo del
partito comunista in Italia». Fino all'incendio della tipografia del
Lavoratore nel 1921 si pubblicarono tre numeri alla settimana, per
scendere successivamente ad una sola uscita settimanale. La redazione
era curata da Ivan Regent e Jože Pertot, mentre tra i collaboratori
vanno citati Jože Pahor e Vladimir Martelanc. Dal 1926 in poi il Delo
venne pubblicato illegalmente.
Il settimanale Mali list (Piccolo Giornale) (1923-1929) fu l'organo
d'informazione dei cristiano-sociali. Tale periodico, molto diffuso in
provincia, era caratterizzato da una linea ferma e decisa e in
particolare attaccava volentieri l'Edinost. Per questo motivo alcuni
attivisti di ispirazione patriottica fondarono l'anno successivo le
Novice (Notizie) (1924-1927), con l'obiettivo di limitarne l'infuenza.
Possiamo ricordare anche l'iniziativa editoriale di Drago Godina che
nel 1926, con il suo settimanale Preporod (Rinascita), si collocava
politicamente in opposizione a tutti i partiti. Ma il Preporod arrivò
alla chiusura dopo appena dieci numeri.
Accanto ai giornali politici troviamo anche numerose riviste. Nel 1919
apparve la Njiva (Il campo) come «informatore culturale»; si trattava
di un'iniziativa editoriale nata in ambienti socialisti. La rivista, in
tutto 16 numeri, veniva curata da Ivan Regent, Ferdo Kleinmayr e Jože
Pahor. Nella primavera del 1920, su iniziativa della Zveza slovanskih
učiteljskih društev (Unione dei Circoli degli Insegnanti Slavi) , venne
alla luce il giornale progressista Učiteljski list (Giornale
dell'Insegnante) (1920-1926), curato da Janko Samec, Silvester Pertot,
Jože Pahor e per la parte croata da Vinko Šepi». L'Učiteljski list
fornì essenzialmente strumento di indirizzo ed istruzione agli
insegnanti sloveni e croati. La Zveza slovanskih učiteljskih društev
pubblicò anche il giornale giovanile Novi rod (Nuova Generazione)
(1921-1926); stessi i redattori, ai quali bisogna ancora aggiungere
Josip Ribičič. Fra i collaboratori del Novi rod troviamo alcuni dei
migliori poeti, scrittori e pittori sloveni. I due giornali
interruppero le pubblicazioni verso la metà del 1926, quando la Zveza
slovenskih učiteljskih društev fu ufficialmente soppressa.
Nel 1921 comparve il giornale femminile Jadranka (Adriatica)
(1921-1923), diretto e curato da Marica Stepančič. Questa pubblicazione
riportava come motto alternativamente «organo d'informazione delle
donne progressiste» oppure «organo d'informazione dei risoluti e degli
intrepidi». Dello stesso anno è anche il Pravni vestnik (L'informatore
di Giurisprudenza) che continuò ad uscire fino al 1928, curato
dall'associazione professionale Pravnik (Il Giurista). Sempre nel 1921
uscì lo Zadrugar (Il Cooperativista), «informatore delle cooperative
operaie di Trieste, dell'Istria e del Friuli». Il 1921, a differenza
delle pubblicazioni appena citate, è stato invece l'anno conclusivo
per l'Uradni vestnik (Gazzetta Ufficiale, 1919-1921), edito dal
commissariato generale civile per la Venezia Giulia con sede a Trieste.
Evidentemente era venuta a mancare la volontà politica da parte delle
autorità ufficiali di pubblicare avvisi ufficiali e decreti in lingua
slovena.
Nel 1923 uscì l'unico numero del giornale Primorska omladina (Gioventù
del Litorale). Dello stesso anno è anche un altro giornale femminile,
il Ženski svet (Mondo femminile) (1923-1928), «organo d'informazione
delle società femminili nella Venezia Giulia». Direttore responsabile
era Pavla Hočevar, con il notevole contributo di Milka Martelanc. Nel
1928 il giornale si trasferì nel Regno SHS, dove poi proseguì la
pubblicazione. Stessa sorte anche per il Novi rod: vietato a Trieste
dal 1926, lo troviamo a Lubiana.
Nell'ultimo periodo in cui i giornali sloveni furono ancora consentiti
a Trieste vennero pubblicati altri due giornali. Dal 1925 al 1928
troviamo il Naš glas (La Nostra Voce). All'inizio organo d'informazione
dello «Udruženje slovanskih srednješolcev v Italiji» e prodotto dagli
studenti delle medie, sloveni e croati, si trasformò poi in giornale di
famiglia. Allora era diretto da France Bevk, Kocjančič e Viktor Kjuder.
Il secondo giornale, Za našo deco (Per il Nostro Bambino), era in
sostanza un supplemento all'Edinost e alle Novice e voleva essere di
aiuto ai bambini sloveni, privati delle scuole di lingua materna. Venne
pubblicato nel 1926 e stampato dalla tipografia Edinost.
Gorizia 1918-1928
A Gorizia i giornali sloveni riuscirono a resistere un po'più a lungo.
Non troviamo più il Soča, tuttavia la presenza slovena in campo
editoriale era assicurata da numerose altre pubblicazioni. Un ruolo
importante fu svolto dal Goriška straža (La Sentinella Goriziana),
apparso nell'ultimissimo periodo della monarchia austriaca: il primo
numero risale al 19 settembre 1918; fino al 9.11.1918 il giornale uscì
regolarmente; le pubblicazioni si interruppero poi per circa un anno
per riprendere il 2.10.1919 e per chiudere definitivamente il
17.11.1928. Il settimanale, diretto da C. M. Vuga e Milan Brajda, era
diffuso nel Goriziano e a Vipacco come «organo d'informazione
provinciale degli sloveni di Gorizia». Nel 1921 iniziò ad uscire il
settimanale Proletarac (Il Proletario), «organo d'informazione
dell'unione socialista nella Venezia Giulia e dell'unione generale
professionale in Italia». In tutto furono dati alle stampe 23 numeri.
Il periodico nacque in seguito alla scissione del partito socialista
italiano al congresso di Livorno, quando il Delo diventò organo
d'informazione dei comunisti.
L'unico giornale umoristico e satirico del Litorale venne stampato a
Gorizia. Si trattava del Čuk na pal'ci (Il gufo sul ramo) (1922-1926).
La tiratura era relativamente alta ed era diffuso in città e nel
circondario. Il giornale era diretto da France Bevk. Il periodico di
maggior prestigio ed autorevolezza era la rivista familiare Mladika
(1920-1922), dal 1923 stampata a Prevalje. Come per altri giornali la
sua pubblicazione dovette essere trasferita fuori dal paese. Tra
coloro che hanno collaborato con questa rivista si contano i più
importanti letterati sloveni del tempo. Durante il suo terzo anno di
vita alla rivista Mladika veniva allegato un inserto, il Kulturni
vestnik (Informatore Culturale) con articoli sul cristianesimo di Janko
Kralj e Ivan Rejc. Il Kulturni vestnik trovò, nel 1923, il suo
successore nel Naš čolnič (La nostra barchetta), uscito fino al 1929 e
curato da Filip Terčelj.
Nel 1922 uscirono 8 numeri del giornale Prosveta (Cultura Popolare),
organo d'informazione delle associazioni culturali slovene, editore la
Goriška slovenska mladina. Nello stesso anno vide la luce lo Zbornik
svečenikov sv. Pavla (Almanacco della Confraternita di S. Paolo)
(1922-1928) che aveva a cuore soprattutto l'istruzione professionale
dei sacerdoti.
Nel dopoguerra, a causa delle differenti posizioni politiche, a Gorizia
venivano pubblicati ben due giornali di carattere economico. Nel 1922
troviamo dapprima il Gorspodarski list (Il Foglio Economico (fino al
1928), editore la Zadružna zveza (Unione delle Cooperative) di
Gorizia. Questa ha preceduto lo Slovensko kmetijsko društvo di Gorizia,
il quale assieme ad altre organizzazioni di categoria stava preparando
un giornale che avrebbe perpetuato la tradizione del Primorski
gospodar dell'anteguerra. La Zadružna zveza non aderì all'iniziativa e
nel 1923 uscì un altro giornale, il Gospodarski vestnik (L'Informatore
Economico) (1923-1928) che nel sottotitolo recitava «organo
d'informazione dello Slovensko kmetijsko društvo di Gorizia, della
Slovenska čebelarska zadruga di Gorizia, della Zadružna zveza di
Trieste e della Tržaška kmetijska družba di Trieste». Al Primorski
gospodar, la cui attività, 11 anni dopo sarebbe stata bloccata dalla
guerra, si aggiunse il Gospodarski vestnik, dedicato all'agricoltura e
all'economia. Il Gospodarski vestnik riuscì a resistere per cinque
lustri.
Dal 15 dicembre 1922 fino al 15 dicembre 1923 uscì regolarmente una
volta al mese il giornale femminile Slovenka (Slovena), diretto da
Gizela Ferjančič. Si trattava già del terzo giornale femminile di quel
periodo. Una volta definiti gli opportuni accordi, nell'anno seguente
venne creato il giornale comune Ženski svet (Mondo Femminile).
In quegli anni uscirono saltuariamente numerosi altri giornali e organi
di informazione, ma si trattava di numeri singoli. Vorremmo menzionare
solo il giornale studentesco Rast (Crescita) (1925-1926), che a
differenza di altre pubblicazioni ciclostilate, veniva stampato
normalmente.
2. La fine della stampa riconosciuta ufficialmente
Fino agli inizi del 1928,
tutta una serie di giornali era già stata costretta a sospendere le
pubblicazioni. Alcuni avevano cercato riparo nel Regno dei Serbi,
Croati e Sloveni, gli altri, o meglio, ciò che degli altri era ancora
rimasto, incapparono, nel 1928, nelle maglie della disposizione
ufficiale, categorica per tutti , secondo cui i direttori responsabili
dovevano essere iscritti in un elenco speciale di giornalisti e
pubblicisti. Nessuno era in grado di ottemperare a tale norma: infatti
una delle condizioni per l'iscrizione all'albo dei giornalisti era il
possesso della tessera del partito fascista. E così entro la fine del
1928 tutti i giornali sloveni furono ridotti al silenzio.
Con la fine del 1928 tutto il Litorale sarebbe rimasto senza alcuna
pubblicazione slovena se il deputato Engelbert Besednjak non avesse
ottenuto dal governo centrale un permesso speciale. In tal modo per
oltre un anno e mezzo poterono uscire ancora due giornali, ambedue
diretti dal Besednjak con la collaborazione di Bednarik e Kralj. Il
giornale Družina (Famiglia) (1929-1930) era un mensile istruttivo e per
il tempo libero, l'altro, il Novi list (Il Giornale Nuovo)
(1929-1930), era invece un settimanale di ispirazione cattolica. Negli
anni trenta registriamo ancora una breve eccezione, il giornale
religioso Svetogorska kraljica (La regina del Monte Santo) (1938-1939
), stampato dai monaci della Sveta gora.
Salvo queste tre eccezioni, tra la fine del 1928 ed il gennaio 1929, si
giunse alla sparizione delle pubblicazioni legali slovene a Trieste e
Gorizia. Ma in realtà nel decennio antecedente il secondo conflitto
mondiale la stampa slovena non era mai completamente sparita: fra la
popolazione erano in qualche modo pur sempre diffusi i calendari ai
quali venivano tradizionalmente allegati ogni anno dei libri. In quegli
anni, realmente difficili e oscuri, di tanto in tanto si faceva spazio
qualche raggio di luce. Un ruolo importante neltener viva la coscienza
fu svolto soprattutto dalla Goriška Mohorjeva družba (Sodalizio di S.
Ermacora) e dalla Goriška matica; ricordiamo ancora la cooperativa
letteraria Luč (Luce). Le autorità fasciste naturalmente ostacolavano
l'attività delle case editrici e delle tipografie, ma non l'hanno mai
definitivamente vietata per cui la produzione libraria potè continuare
fino quasi all'inizio della seconda guerra. Tra la popolazione,
tuttavia, circolavano anche chiari messaggi di rivolta, diffusi tra le
gente tramite pubblicazioni illegali che in sostanza costituirono
l'elemento di connessione fra i giornali ormai chiusi e la stampa
partigiana durante la guerra. E' stata così garantita l'effettiva
continuità dell'attività pubblicistica slovena fino ai primi anni del
secondo dopoguerra, quando venne nuovamente costituita una rete di
giornali, e quindi fino ai nostri giorni, quando sono ormai trascorsi
già cinque decenni dalla pubblicazione del primo numero del Primorski
dnevnik.
3. Il periodo dei giornali clandestini
Nell'inverno del 1926 i
gruppi di opposizione antifascista passarono alla clandestinità. I
primi giornali clandestini apparvero nel 1927, avendo ogni gruppo
antifascista, ogni movimento di liberazione necessariamente bisogno
della stampa. Tutti i circoli culturali e giovanili sloveni furono
sciolti dalle autorità fasciste per disaggregare le nuove generazioni,
per esercitare una maggiore influenza sui singoli e di conseguenza
assimilarli con più facilità nella società italiana nazionalista,
allora dominante . Ma le autorità fasciste non ci riuscirono: gli
studenti continuavano ad incontrarsi negli istituti che frequentavano,
mentre i giovani lavoratori, privati delle sedi dei circoli ormai
disciolti, si riunivano nel corso di gite in campagna, incontri
sportivi, manifestazioni minori nei locali pubblici. Pubblicare e
leggere la stampa era di importanza fondamentale sia per le loro
stesse attività che per l'affermazione dello spirito antifascista.
Il periodo dei giornali clandestini si differenzia nettamente dalla
situazione precedente. Infatti, le pubblicazioni avevano origine da tre
aree distinte: quella studentesca, quello patriottica - gli
«štempiharji», e quella comunista. La veste esteriore dei giornali
clandestini era spesso simile, essendo in genere modesta. Si trattava
di manoscritti o ciclostilati e solo le pubblicazioni degli
«štempiharji» avevano un aspetto più attraente e ricco. Per sviare la
polizia alcune pubblicazioni cambiavano regolarmente nome . Spesso non
veniva menzionato il luogo di pubblicazione, le date erano travisate o
tralasciate del tutto. Il contenuto era estremamente vario e
interessante, a riprova di un'intensa attività. I giornali si
differenziavano per orientamento politico, cultura, impegno e
approccio, ma, anche se così diversi tra loro, esprimevano il comune
amore per la terra natìa, per la comunità nazionale slovena, per la
lingua materna, ed erano animati dalla volontà di opporsi al sistema
che voleva annientare gli sloveni come popolo.
Un primo gruppo è formato dalla stampa curata dai membri e dai
simpatizzanti del Partito Comunista. L'organo del Partito «Delo» (Il
Lavoro) fu proibito il 12.8.1926. Nell'inverno 1926-27 a Pristava
(Gorizia) furono stampati sei numeri clandestini, curati da Albin
Vodopivec, Teodor Ušaj e Stane Vilhar. La stessa tipografia di fortuna
stampò nel 1927 un unico numero del giornale giovanile «Rdeči prapor»
(Vessillo Rosso). Verso la metà del 1927 questa stessa tipografia
clandestina si trasferì a Salcano dove, in occasione del reclutamento
di leva diffuse un numero unico, il «Rdeči vojak» (Soldato Rosso). Nel
periodo gennaio - maggio 1928 furono pubblicati a Salcano ancora
alcuni numeri del «Delo», curati da Stane Vilhar con l'aiuto del
fratello Srečko e di Ljubomil Toroš. I due fratelli ben presto
emigrarono in Slovenia, dove proseguirono la pubblicazione del giornale
con l'aiuto di Ivan Regent. Anche i numeri pubblicati a Lubiana
recavano il sottotitolo «organo del Partito Comunista Italiano». Nel
1930 il «Delo» veniva pubblicato prima a Parigi e Vienna, come
portavoce comune del Partito comunista italiano e jugoslavo. In
seguito il giornale venne pubblicato, per tre anni consecutivi a
Parigi: anno XII (1933), anno XIII (1934) e anno XIV (1935) come
portavoce del Partito comunista italiano e jugoslavo. Nel Litorale, il
«Delo» fu presente in due periodi. Alcuni numeri vennero diffusi a
Renče e a Volčja Draga in provincia di Gorizia tra la fine del 1932 e
fino alla metà del 1934. Nel periodo 1937-1940 il «Delo» venne
pubblicato come «Organo del Partito Comunista della Venezia Giulia» su
iniziativa di Pinko Tomažič. Dal 1937 fino alla fine del 1939 il
periodico venne pubblicato in una tipografia clandestina nella località
Meje pod Žekanci presso Sgonico; l'ultimo numero (maggio 1940) invece
vide la luce a Goriče presso Divaccia. Proprio quel numero venne
inserito tra il materiale probatorio contro gli imputati al II
processo, davanti al Tribunale speciale a Trieste nel 1941.
Nel gruppo dei giornali comunisti apparve nel 1932 il «Kmetski glas»
(Voce dei Contadini), stampato nella tipografia clandestina a Gabrovica
in Istria. Vi si trovano contributi di attivisti del comune di San
Dorligo della Valle. Il primo periodo di attività dei gruppi
nazional-rivoluzionari che nel 1927, all'atto dello scioglimento dei
circoli giovanili e culturali, scelsero la via dell'opposizione
antifascista, fu pure caratterizzato da numerose pubblicazioni
clandestine. Alla fine del 1927 fu pubblicato il primo numero «Borba»
(La Lotta). Il giornale era regolarmente stampato, mentre in seguito
«Svoboda» (Libertà) fu diffuso su ciclostile.
Il secondo gruppo di pubblicazioni clandestine faceva capo ai giovani
studenti. In genere venivano curate e scritte da giovani che
frequentavano l'università, ma vi collaboravano anche diversi adulti.
Si sa che a Gorizia già nel 1927 e nel 1928 venivano diffuse
pubblicazioni clandestine studentesche con contributi letterari e
politici. Al giornale «Iztok» (Oriente) (1927-1928) i giovani
rivoluzionari erano in maggioranza: infatti nella redazione troviamo
Srečko Vilhar, Fanica Obid e Zorko Jelinčič. «Iztok» era una rivista
politico-culturale, in tutto ne furono pubblicati tre numeri. Nello
stesso periodo (1927-1928), nell'ambito del circolo Adria furono
probabilmente pubblicati tre numeri successivi del giornale «Soča»
(Isonzo). Vi collaborarono Srečko Vilhar, Fanica Obid, Zorko Jelinčič,
Stanko Vuk, Ciril Kosmač (che curò il 2° numero) e i due fratelli
Hreščak. Ma tra i giovani e i più anziani sorsero dei contrasti.
Altre pubblicazioni studentesche uscite successivamente e giunte fino a
noi facevano capo in genere ai giovani provenienti dalle file
cattoliche. Nel seminario goriziano si era formato un gruppo di
giovani che saltuariamente pubblicava «Človek iz višine» (L'uomo
dallÔalto) (1929-1930), «Metla» (La Scopa) (1930), «Dijaški listi»
(Fogli Studenteschi) (1932-1933). A queste modeste prime iniziative
seguirono negli anni seguenti alcune preziose pubblicazioni, ognuna
con un nome diverso e, per precauzione, anche senza data. A Natale del
1935 furono pubblicate «Tihe besede» (Parole Silenziose), curate da
Stanko Vuk, Milko Matičetov, Avguštin Žele. Nella primavera del 1936
apparve «Pisanice» (Uova Pasquali), con numerosi contributi di Milko
Matičetov. Durante le vacanze del 1936 gli stessi studenti, assieme ad
un gruppo di universitari, pubblicarono «Gmajna» (La Landa),
preparando la pubblicazione proprio in una landa carsica; si tratta
della migliore delle tre pubblicazioni ricordate. Le cinquanta pagine
di «Gmajna» erano dedicate alla memoria di Srečko Kosovel e raccolgono
inoltre contributi di Stanko Vuk, Alojz Kocjančič e Lado Piščanc. Due
anni più tardi, nel novembre del 1938, a Tomaj fu pubblicato
«Brinjevke» (Le Tordelle), al quale collaborarono Nadi Šemrl, Milko
Matičetov, Stanko Vuk e Boris Pahor. L'anno seguente Boris Pahor
pubblicò a Trieste «Malajda«, con l'aiuto di Nadi Šemrl e la
collaborazione di Stanko Vuk. Nel 1940 Pahor e Vuk diedero vita a una
pubblicazione priva di nome, ma con il motto di Kocbek: «Sollevàti
dalla domenica fissiamo l'orizzonte».
Da settembre a dicembre del 1938 l'Unione Cattolica Studentesca
pubblicò quattro numeri di «Tavžentroža» (Millefiori). Nella seconda
metà del 1939 e all'inizio del 1940 videro la luce ancora tre
pubblicazioni studentesche, tutte curate da Milan Bolčič. «Iskra» (La
Scintilla) fu soprattutto un'espressione di esercizi letterari: sui
cinque numeri furono pubblicati i migliori temi scolastici degli
studenti che frequentavano corsi clandestini di sloveno a Trieste. Nel
giornale «Plamenica» (La Fiaccola), prodotto e diffuso a Trieste, vi
erano contributi degli studenti di Gorizia. Nella primavera del 1940 fu
pubblicato «Plamen» (La Fiamma), di 34 pagine. Il materiale era stato
raccolto e curato da Pinko Tomažič e Drago Bucik,rivisto e preparato
per la stampa da Milan Bolčič. Sia l'«Iskra» che il «Plamen» furono
sequestrati dalle autorità fasciste e utilizzati come prove aggravanti
(«libello di propaganda») al 2° processo di Trieste nel dicembre del
1941.
Le pubblicazioni degli «štempiharji» naturalmente rientrano tra la
stampa clandestina, tuttavia per la loro importanza e caratteristiche
possono essere considerate a se stanti. I fondatori ed i principali
redattori delle pubblicazioni degli «štempiharji» erano Danilo Benčina
e Milan Bolčič, il quale così illustrò i loro intenti: «L'intenzione
iniziale era soprattutto quella di svegliare i giovani dal letargo e di
suscitare interesse per la lingua slovena.» In un numero dello
«Štempihar» vengono spiegate le ragioni di tale nome: «Vogliamo seguire
l'esempio del famoso eroe Štempihar che in tempi remoti procurò
preoccupazioni e grattacapi all'imperatore e fu stimato della gente
comune.»
Negli anni 1936-1937 apparvero 9 numeri dello «Štempiharski glas» (La
voce degli Štempiharji). Nel 1936 fu la volta dell'opuscolo «Štempihar
- komedija na 50 straneh» (Štempihar - commedia in 50 pagine). «Domača
kaplja» (Il Vino) fu pubblicata per 4 volte nel 1937. Sempre del 1937
sono l'opuscolo «Literati in štempiharsko državljanstvo» (I letterati e
la cittadinanza degli štempiharji), di 44 pagine, e i quattri numeri
dell'organo Štempihar. Nel 1938 uscirono cinque numeri dello
«Štempiharski glas» nonchè lo «Štempiharski koledar» (Calendario degli
Štempiharji), di 68 pagine. Nel gennaio del 1939 fu pubblicato
l'opuscolo «Plava ovca» (Pecora Azzurra), nell'aprile del 1940
l'opuscolo «Vali» (18 pagine), dedicato alla memoria di Vali Mikulus,
mentre prima, a febbraio, vide la luce l'opuscolo «Lipa» (Il Tiglio) di
58 pagine, indubbiamente il più curato dal lato tecnico e del
contenuto: era rilegato in stoffa, di colore bianco-blu-rosso e traeva
il nome da un articolo che trattava della venerazione del tiglio
(«lipa» appunto) presso gli antichi slavi.
Mentre i giovani sloveni, attivi antifascisti, scrivevano e
diffondevano le proprie pubblicazioni, l'Europa veniva già investita
dalla guerra che il 10 giugno 1940 coinvolse anche l'Italia fascista.
http://www.primorski.it/zgodovina/storia5.html
Milan Pahor
L'attività pubblicistica slovena in Italia prima del 2° conflitto
mondiale
La stampa clandestina durante la guerra
L'opposizione antifascista confluì nel Movimento di Liberazione
Nazionale. La stampa clandestina partigiana del Litorale nacque e si
sviluppò parallelamente alla nascita e allo sviluppo del Movimento di
Liberazione Nazionale. Ancora una volta emerse l'urgenza e il bisogno
di disporre di proprie pubblicazioni. I termini «stampa di liberazione
nazionale» e «stampa partigiana» testimoniano l'impegno del Movimento
di Liberazione Nazionale in questo campo, dettato dalle vive necessità
quotidiane.
[immagini:
Alcune testate giornalistiche prima della soppressione della stampa
slovena in Italia operata dal regime fascista.
Parte della stampa partigiana nel Litorale sloveno.
La prima pagina del Partizanski dnevnik.]
In questo senso, il Litorale era attivamente inserito nel resto del
contesto nazionale sloveno. La stampa partigiana nel Litorale raggiunse
uno sviluppo straordinario. Nel primo periodo della Lotta di
Liberazione Nazionale, dagli inizi del 1941 e fino alla capitolazione
dell'Italia nel settembre del 1943, operavano nell'area del litorale
ben 8 tipografie clandestine. Nel secondo periodo, dalla sollevazione
generale del settembre 1943 fino alla liberazione nel maggio 1945, la
rete delle tipografie clandestine si allargò ancora di più: si poteva
contare su 18 tipografie di fortuna o stamperie a ciclostile e su 2
tipografie professionali. In questo conto non prendiamo in
considerazione le numerose tipografie militari che operavano a livello
di battaglione, brigate, divisioni, e del IX Korpus. Inizialmente le
tipografie clandestine riproducevano gli organi d'informazione ed i
giornali principali : Slovenski poročevalec (Reporter Sloveno),
Ljudska pravica (Giustizia del Popolo), Kmečki glas (Voce Contadina),
Vestnik OF (Bollettino del Fronte di Liberazione), Mladina (Gioventù) .
In seguito incominciarono a stampare pubblicazioni prodotte nell'area
del litorale: Primorski poročevalec (Corriere del Litorale), Primorski
kmečki glas (Voce Contadina del Litorale), Mladi puntar (Giovane
Rivoltoso, portavoce dell'Unione Giovanile Slovena per il Litorale),
Slovenka (Slovena, portavoce dell'Unione antifascista femminile per il
Litorale), Mladi rod (Giovane Generazione, giornale per gli studenti,
curato da France Bevk), Učiteljski list (Foglio per i Maestri),
Prosveta (Cultura), Učiteljski svetovalec (Consigli per i Maestri),
Matajur, Bratstvo-Fratellanza, Delavska enotnost-Unità Operaia, Il
Lavoratore, Il Nostro Avvenire, Tedenski pregled (Rassegna
Settimanale), Trst tekmuje-Trieste in gara, Bollettino, Naša žena (La
Nostra Donna), Mladina (Gioventù) , Partizanski dnevnik (Quotidiano
Partigiano).
Nelle tipografie e nelle stamperie del Litorale videro la luce numerose
altre pubblicazioni: un estratto del dizionario ortografico sloveno,
due opuscoli per il centenario della nascita dello scrittore Josip
Jurčič e per i 25 anni della morte di Ivan Cankar , due quaderni di
poesie Naši pesniki novemu rodu (I nostri poeti per le giovani
generazioni), una carta geografica del territorio sloveno, un estratto
della grammatica slovena, il «Pregled zgodovine Slovencev» (Sintesi
della Storia Slovena) di Fran Zwitter, l'«Osnutek zgodovine Slovencev»
(Rassegna di storia slovena), «Zemljepis Slovenije» (Geografia della
Slovenia), di Mara Samsa, due canzonieri scolastici «Otroške pesmi» e
«Otroške narodne pesmi» (Canti per bambini e Canti popolari per
bambini), il libro illustrato «Našim pionirčkom» (Per i piccoli
pionieri), diverse raccolte di canzoni partigiane (Partizanska
pesmarica, Pesmarica, Pesmi, Partizanske, Pesmi naše borbe,
Partizanske pesmi), l'opuscolo stampato «Naj pesem naša zadoni» (Che
risuoni il nostro canto), nel centenario della nascita del poeta Simon
Gregorčič l'edizione «Izbrane pesmi» (Poesie scelte) su 64 pagine, due
pubblicazioni dedicate al maggior poeta sloveno France Prešeren (Uvod h
Krstu pri Savici e Zdravljica), un dizionario di parole straniere, la
«Zgodovina razvoja človeške družbe» (Storia dello sviluppo della
società umana) e la ristampa delle «Otroške pesmi» (Poesie per bambini)
di Oton Župančič nonchè «Leto ob Soči» (Un anno di combattimenti lungo
l'Isonzo). Tutte queste pubblicazioni furono stampate o ciclostilate
nelle tipografie clandestine slovene. L'elenco è limitato alle
pubblicazioni più importanti.
Una rassegna dei giornali sloveni fa riferimento soprattutto
all'attività che si è sviluppata a Trieste e a Gorizia. Durante la
guerra, in queste due città non esistevano tipografie slovene, la
stampa e la riproduzione avvenivano soprattutto in località di
difficile accesso. Tuttavia durante la guerra le stamperie clandestine
operarono anche nelle città, in primo luogo a Trieste.
Con la crescita del Fronte di Liberazione, nell'estate e nell'autunno
1941 emerse anche l'urgenza di disporre di una stamperia clandestina
dotata di ciclostile. Oskar Kovačič, il maggiore organizzatore del
Fronte di Liberazione in quest'area, incaricò il fratello Lev di
predisporre e dirigere una tipografia clandestina a ciclostile che
cominciò la propria attività a Trieste il 30 novembre 1941. Era situata
nell'abitazione dell'antifascista Michele Thoma in via Mauroner 15.
Oltre a Kovačič e Thoma vi lavoravano anche Josip Cerkvenič e Danilo
Peric. Vennero stampate varie migliaia di manifesti (di tre tipi) in
sloveno e italiano, che furono utilizzati per il volantinaggio durante
il secondo processo di Trieste, nella prima metà del dicembre 1941. Ma
l'attività di questa tipografia clandestina non durò a lungo: già nel
dicembre 1941 e agli inizi del 1942 la polizia l'aveva individuata ed
arrestarono i principali organizzatori. Alla fine del 1941 fu avviata
la stamperia clandestina di Gorizia, nell'abitazione di Ivan Dornik in
via Torriani 5. I suoi più stretti collaboratori furono Srečko Klavčič,
Jože Kodermac, Pepi Franinovič, Stanko Mačuš, Ivan Prinčič. Era ben
mimetizzata e nota solamente ai dirigenti. Del trasporto delle
pubblicazioni erano incaricati Angela e Milan Pavlin, Vandelina Colja,
Ivanka Bajt. L'attivista Anton Velušček-Matevž si rese conto che una
sola stamperia non era sufficiente per Gorizia ed incaricò Andrej Kumar
di organizzarne delle altre. Tra la primavera e l'ottobre del 1942
diventarono operative due tipografie, una nella località di Vogrsko,
l'altra in autunno, sull'Ajševica, dove fu probabilmente stampato
l'unico numero dell'organo del Fronte di Liberazione per il Litorale
«Naprej zastava Slave» (Avanti, bandiera della Slavia) e furono
ristampati alcuni numeri dello «Slovenski poročevalec» nonchè
riprodotto l'opuscolo «Zakaj je propadla Jugoslavija» (Perchè la
Jugoslavia è crollata). In seguito questa tipografia fu trasferita nel
Collio, ma quando la situazione si fece troppo rischiosa, fu
trasferita nuovamente altrove. Verso la fine del 1942 e nei primi mesi
del 1943 una tipografia operò a Monfalcone presso la famiglia Gambi, in
via Galilei 31, da dove la stampa slovena veniva diffusa nella
Bisiaccaria e sul vicino Carso. Dopo l'interruzione, bisognava aprire
una nuova tipografia clandestina anche a Trieste. Ci riuscirono, nella
primavera del 1942, Darko Marušič e Albin Čotar, i due principali
dirigenti attivisti di allora, che scelsero un'abitazione di via
Carpineto 18 nel rione di Servola. Potevano contare sull'aiuto di
Mariano Zudich, Josip Mezgec, Vladimir Žvab. Dalla seconda metà del
1942 fino alla primavera 1943 era operativa anche una stamperia più
piccola presso il falegname Dionizij Rumič in via Scuole Nuove a San
Giacomo.
Ambedue cessarono l'attività già prima dell'estate 1943. Immediatamente
dopo la capitolazione dell'Italia, nel settembre 1943, fu necessario
aprirne delle nuove. e dal settembre 1943 fino al gennaio 1944 operò
una stamperia a ciclostile presso il fornaio Zafred in Piazzetta
Belvedere. L'organizzatore politico era Henrik Ukmar che poteva contare
sulla collaborazione di Karel Švara, Mario e Rudolf Zafred, Ivan Strgar.
Ma una diffusione veramente imponente venne raggiunta all'inizio del
1944, quando a Trieste inizio ad operare la tipografia chiamata «Morje»
(Mare). L'organizzazione fu affidata al grafico Ladi Trobevšek-Jodi,
che fino allora aveva diretto la tipografia «Snežnik». La tipografia
Morje operava contemporaneamente e sotto lo stesso nome in due
località: a Gretta portava la sigla 0-44, a Domio invece con la sigla
0-44-1. A Domio l'attività iniziò il 17.2.1944 ed in sostanza durò
fino alla fine della guerra, anche se per tre volte si dovette cercare
una nuova sede (dal 17.2. fino al 14.5.1944 nell'abitazione di Josip
Šturman a Domio, dal 15.5. al 2.8.1944 in un bunker sotto San Servolo,
da settembre 1944 a maggio 1945 nell'abitazione di Josip Ušenič, non
lontano dall'abitazione dello Šturman). A Gretta invece, l'attività
iniziò il 2.8.1944 presso Anton Sukljan in Strada del Friuli 107 e si
protrasse fino alla liberazione. Dalle relazioni che si sono conservate
risulta che furono stampate le seguenti pubblicazioni: Slovenski
poročevalec, Kmečki glas, Delavska enotnost-Unità operaia, Bollettino,
Lavoratore, Tedenski pregled, Trieste in gara, Trst tekmuje, Borba e
inoltre la ristampa del canzoniere Partizanske pesmi (Canzoni
Partigiane). Ai giovani erano dedicati i giornali Mladina (Gioventù) e
Mladina na delu (Gioventù che lavora). Inoltre furono preparati due
opuscoli: Materialismo storico e dialettico nonchè la Dichiarazione del
Governo provvisorio della Federazione democratica Jugoslava. I numeri
naturalmente non dicono tutto, tuttavia sono abbastanza eloquenti:
nella tipografia clandestina «Morje» furono stampate 70.000 copie di
vari giornali, 50.000 blocchetti per il Prestito della libertà, nonchè
un milione di volantini.
Per avere una panoramica completa delle pubblicazioni esistenti in
questo periodo è necessario ricordare che a Gorizia, nel periodo
1943-1945, anche i «domobranci» e i «cetniki» (collaboratori dei
nazifascisti) editavano delle proprie pubblicazioni in lingua slovena.
La più importante era Goriški List (Il Giornale di Gorizia), pubblicato
tra il 6.5.1944 e il 28.4.1945. Tra le altre pubblicazioni vi erano
Tolminski glas (La Voce da Tolmino), Vipavec (L'Abitante di Vipacco),
Goriški stražar (La Sentinella di Gorizia), Mlada Primorska (Il Giovane
litorale), Narodna Edinost (Unità Nazionale) e Mladost (Giovinezza).
Con la liberazione, nel maggio 1945, I tempi cambiarono radicalmente.
La guerra e la clandestinità erano finite, iniziava una nuova era nella
quale si poteva finalmente operare in piena legalità. All'inizio del
mese di maggio 1945 furono pubblicati gli ultimi numeri del
Partizanski dnevnik e il 13 maggio vide la nascita di un nuovo
quotidiano, l'attuale Primorski dnevnik.
Milan Pahor
L'attività pubblicistica slovena in Italia prima del 2° conflitto
mondiale
L'epoca del Regno d'Italia
1. Il periodo dei giornali riconosciuti dalla legge
Con la caduta della monarchia austro-ungarica la situazione mutò
radicalmente. L'esercito italiano introdusse dapprima l'amministrazione
militare civile, quindi con il trattato di Rapallo fra il Regno
d'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (SHS) tutto il
Litorale (o meglio, ufficialmente, la Venezia Giulia) entrarono a far
parte di un altro stato.
Per quanto concerne i giornali, bisognava cominciare daccapo, infatti
solo l'Edinost di Trieste sopravvisse in qualche modo alla tempesta
della guerra. Per Gorizia la guerra fu una vera catastrofe, poichè
tutto andò praticamente distrutto. I nuovi confini separarono il
Litorale dalla nazione madre, per cui se Trieste e Gorizia, avessero
voluto conservare l'alto livello culturale raggiunto prima del
conflitto, avrebbero dovuto necessariamente disporre di propri
giornali. Ben presto inoltre emerse anche il pericolo della
snazionalizzazione: lo Stato italiano - ancora prima dell'ascesa al
potere del partito fascista nel 1922 - mostrava chiaramente le proprie
intenzioni, iniziando ad esercitare forti pressioni sulla presenza
slovena e slava in genere. Ed i giornali erano indubbiamente uno degli
obiettivi a cui miravano gli attacchi alla comunità slovena in Italia.
Gli attacchi si concentravano soprattutto sulle tipografie, con lo
scopo di impedire la regolare uscita dei giornali. A tale compito
provvedevano le squadre fasciste con la tacita approvazione delle
autorità politiche e militari. Di assalti alle tipografie ce ne furono
moltissimi, la tipografia Edinost, per esempio, fino alla primavera del
1921 fu presa di mira per ben cinque volte. Molteplici leggi e decreti
impedirono la regolare uscita delle pubblicazioni, i processi contro i
giornalisti si susseguirono, i circoli che erano proprietari di singoli
giornali e tipografie vennero sciolti d'autorità. Nonostante ciò un
numero elevato di giornali riuscì a resistere fino al 1928, anno fatale
per l'attività editoriale slovena.
Questo periodo fu inoltre caratterizzato dal fatto che alcuni giornali
assunsero carattere regionale, a prescindere dalla sede ufficiale della
redazione, fosse questa a Trieste o a Gorizia. La descrizione delle
pubblicazioni slovene nel primo decennio di amministrazione italiana
(1918-1928) prosegue ora con un'analisi in cui i due centri, nonostante
i legami che li univano, vengono considerati distintamente. Numerosi
giornali erano infatti comuni e coprivano l'intera area.
Trieste 1918-1928
Come abbiamo ricordato, soltanto l'Edinost di Trieste uscì regolarmente
durante la guerra. Dopo la fine del conflitto tale pubblicazione riuscì
a conservare la funzione di principale quotidiano mantenendo immutato
il suo «programma di unità». L'Edinost, di indirizzo nazionale e
borghese, venne pubblicato fino al 4.9.1928. Dopo la guerra apparvero a
Trieste due nuovi giornali politici, uno curato dai comunisti, l'altro
dai cristiano sociali.
Nel suo primo anno di vita, quando era ancora settimanale, nel
sottotitolo del Delo (1920-1926) si poteva leggere: organo dell'unione
socialista della Venezia Giulia. Il primo numero risale al 20.2.1920,
ma già l'anno successivo divenne «organo dell'unione comunista della
Venezia Giulia» e quindi, dall'11 novembre 1921 in poi, «organo del
partito comunista in Italia». Fino all'incendio della tipografia del
Lavoratore nel 1921 si pubblicarono tre numeri alla settimana, per
scendere successivamente ad una sola uscita settimanale. La redazione
era curata da Ivan Regent e Jože Pertot, mentre tra i collaboratori
vanno citati Jože Pahor e Vladimir Martelanc. Dal 1926 in poi il Delo
venne pubblicato illegalmente.
Il settimanale Mali list (Piccolo Giornale) (1923-1929) fu l'organo
d'informazione dei cristiano-sociali. Tale periodico, molto diffuso in
provincia, era caratterizzato da una linea ferma e decisa e in
particolare attaccava volentieri l'Edinost. Per questo motivo alcuni
attivisti di ispirazione patriottica fondarono l'anno successivo le
Novice (Notizie) (1924-1927), con l'obiettivo di limitarne l'infuenza.
Possiamo ricordare anche l'iniziativa editoriale di Drago Godina che
nel 1926, con il suo settimanale Preporod (Rinascita), si collocava
politicamente in opposizione a tutti i partiti. Ma il Preporod arrivò
alla chiusura dopo appena dieci numeri.
Accanto ai giornali politici troviamo anche numerose riviste. Nel 1919
apparve la Njiva (Il campo) come «informatore culturale»; si trattava
di un'iniziativa editoriale nata in ambienti socialisti. La rivista, in
tutto 16 numeri, veniva curata da Ivan Regent, Ferdo Kleinmayr e Jože
Pahor. Nella primavera del 1920, su iniziativa della Zveza slovanskih
učiteljskih društev (Unione dei Circoli degli Insegnanti Slavi) , venne
alla luce il giornale progressista Učiteljski list (Giornale
dell'Insegnante) (1920-1926), curato da Janko Samec, Silvester Pertot,
Jože Pahor e per la parte croata da Vinko Šepi». L'Učiteljski list
fornì essenzialmente strumento di indirizzo ed istruzione agli
insegnanti sloveni e croati. La Zveza slovanskih učiteljskih društev
pubblicò anche il giornale giovanile Novi rod (Nuova Generazione)
(1921-1926); stessi i redattori, ai quali bisogna ancora aggiungere
Josip Ribičič. Fra i collaboratori del Novi rod troviamo alcuni dei
migliori poeti, scrittori e pittori sloveni. I due giornali
interruppero le pubblicazioni verso la metà del 1926, quando la Zveza
slovenskih učiteljskih društev fu ufficialmente soppressa.
Nel 1921 comparve il giornale femminile Jadranka (Adriatica)
(1921-1923), diretto e curato da Marica Stepančič. Questa pubblicazione
riportava come motto alternativamente «organo d'informazione delle
donne progressiste» oppure «organo d'informazione dei risoluti e degli
intrepidi». Dello stesso anno è anche il Pravni vestnik (L'informatore
di Giurisprudenza) che continuò ad uscire fino al 1928, curato
dall'associazione professionale Pravnik (Il Giurista). Sempre nel 1921
uscì lo Zadrugar (Il Cooperativista), «informatore delle cooperative
operaie di Trieste, dell'Istria e del Friuli». Il 1921, a differenza
delle pubblicazioni appena citate, è stato invece l'anno conclusivo
per l'Uradni vestnik (Gazzetta Ufficiale, 1919-1921), edito dal
commissariato generale civile per la Venezia Giulia con sede a Trieste.
Evidentemente era venuta a mancare la volontà politica da parte delle
autorità ufficiali di pubblicare avvisi ufficiali e decreti in lingua
slovena.
Nel 1923 uscì l'unico numero del giornale Primorska omladina (Gioventù
del Litorale). Dello stesso anno è anche un altro giornale femminile,
il Ženski svet (Mondo femminile) (1923-1928), «organo d'informazione
delle società femminili nella Venezia Giulia». Direttore responsabile
era Pavla Hočevar, con il notevole contributo di Milka Martelanc. Nel
1928 il giornale si trasferì nel Regno SHS, dove poi proseguì la
pubblicazione. Stessa sorte anche per il Novi rod: vietato a Trieste
dal 1926, lo troviamo a Lubiana.
Nell'ultimo periodo in cui i giornali sloveni furono ancora consentiti
a Trieste vennero pubblicati altri due giornali. Dal 1925 al 1928
troviamo il Naš glas (La Nostra Voce). All'inizio organo d'informazione
dello «Udruženje slovanskih srednješolcev v Italiji» e prodotto dagli
studenti delle medie, sloveni e croati, si trasformò poi in giornale di
famiglia. Allora era diretto da France Bevk, Kocjančič e Viktor Kjuder.
Il secondo giornale, Za našo deco (Per il Nostro Bambino), era in
sostanza un supplemento all'Edinost e alle Novice e voleva essere di
aiuto ai bambini sloveni, privati delle scuole di lingua materna. Venne
pubblicato nel 1926 e stampato dalla tipografia Edinost.
Gorizia 1918-1928
A Gorizia i giornali sloveni riuscirono a resistere un po'più a lungo.
Non troviamo più il Soča, tuttavia la presenza slovena in campo
editoriale era assicurata da numerose altre pubblicazioni. Un ruolo
importante fu svolto dal Goriška straža (La Sentinella Goriziana),
apparso nell'ultimissimo periodo della monarchia austriaca: il primo
numero risale al 19 settembre 1918; fino al 9.11.1918 il giornale uscì
regolarmente; le pubblicazioni si interruppero poi per circa un anno
per riprendere il 2.10.1919 e per chiudere definitivamente il
17.11.1928. Il settimanale, diretto da C. M. Vuga e Milan Brajda, era
diffuso nel Goriziano e a Vipacco come «organo d'informazione
provinciale degli sloveni di Gorizia». Nel 1921 iniziò ad uscire il
settimanale Proletarac (Il Proletario), «organo d'informazione
dell'unione socialista nella Venezia Giulia e dell'unione generale
professionale in Italia». In tutto furono dati alle stampe 23 numeri.
Il periodico nacque in seguito alla scissione del partito socialista
italiano al congresso di Livorno, quando il Delo diventò organo
d'informazione dei comunisti.
L'unico giornale umoristico e satirico del Litorale venne stampato a
Gorizia. Si trattava del Čuk na pal'ci (Il gufo sul ramo) (1922-1926).
La tiratura era relativamente alta ed era diffuso in città e nel
circondario. Il giornale era diretto da France Bevk. Il periodico di
maggior prestigio ed autorevolezza era la rivista familiare Mladika
(1920-1922), dal 1923 stampata a Prevalje. Come per altri giornali la
sua pubblicazione dovette essere trasferita fuori dal paese. Tra
coloro che hanno collaborato con questa rivista si contano i più
importanti letterati sloveni del tempo. Durante il suo terzo anno di
vita alla rivista Mladika veniva allegato un inserto, il Kulturni
vestnik (Informatore Culturale) con articoli sul cristianesimo di Janko
Kralj e Ivan Rejc. Il Kulturni vestnik trovò, nel 1923, il suo
successore nel Naš čolnič (La nostra barchetta), uscito fino al 1929 e
curato da Filip Terčelj.
Nel 1922 uscirono 8 numeri del giornale Prosveta (Cultura Popolare),
organo d'informazione delle associazioni culturali slovene, editore la
Goriška slovenska mladina. Nello stesso anno vide la luce lo Zbornik
svečenikov sv. Pavla (Almanacco della Confraternita di S. Paolo)
(1922-1928) che aveva a cuore soprattutto l'istruzione professionale
dei sacerdoti.
Nel dopoguerra, a causa delle differenti posizioni politiche, a Gorizia
venivano pubblicati ben due giornali di carattere economico. Nel 1922
troviamo dapprima il Gorspodarski list (Il Foglio Economico (fino al
1928), editore la Zadružna zveza (Unione delle Cooperative) di
Gorizia. Questa ha preceduto lo Slovensko kmetijsko društvo di Gorizia,
il quale assieme ad altre organizzazioni di categoria stava preparando
un giornale che avrebbe perpetuato la tradizione del Primorski
gospodar dell'anteguerra. La Zadružna zveza non aderì all'iniziativa e
nel 1923 uscì un altro giornale, il Gospodarski vestnik (L'Informatore
Economico) (1923-1928) che nel sottotitolo recitava «organo
d'informazione dello Slovensko kmetijsko društvo di Gorizia, della
Slovenska čebelarska zadruga di Gorizia, della Zadružna zveza di
Trieste e della Tržaška kmetijska družba di Trieste». Al Primorski
gospodar, la cui attività, 11 anni dopo sarebbe stata bloccata dalla
guerra, si aggiunse il Gospodarski vestnik, dedicato all'agricoltura e
all'economia. Il Gospodarski vestnik riuscì a resistere per cinque
lustri.
Dal 15 dicembre 1922 fino al 15 dicembre 1923 uscì regolarmente una
volta al mese il giornale femminile Slovenka (Slovena), diretto da
Gizela Ferjančič. Si trattava già del terzo giornale femminile di quel
periodo. Una volta definiti gli opportuni accordi, nell'anno seguente
venne creato il giornale comune Ženski svet (Mondo Femminile).
In quegli anni uscirono saltuariamente numerosi altri giornali e organi
di informazione, ma si trattava di numeri singoli. Vorremmo menzionare
solo il giornale studentesco Rast (Crescita) (1925-1926), che a
differenza di altre pubblicazioni ciclostilate, veniva stampato
normalmente.
2. La fine della stampa riconosciuta ufficialmente
Fino agli inizi del 1928,
tutta una serie di giornali era già stata costretta a sospendere le
pubblicazioni. Alcuni avevano cercato riparo nel Regno dei Serbi,
Croati e Sloveni, gli altri, o meglio, ciò che degli altri era ancora
rimasto, incapparono, nel 1928, nelle maglie della disposizione
ufficiale, categorica per tutti , secondo cui i direttori responsabili
dovevano essere iscritti in un elenco speciale di giornalisti e
pubblicisti. Nessuno era in grado di ottemperare a tale norma: infatti
una delle condizioni per l'iscrizione all'albo dei giornalisti era il
possesso della tessera del partito fascista. E così entro la fine del
1928 tutti i giornali sloveni furono ridotti al silenzio.
Con la fine del 1928 tutto il Litorale sarebbe rimasto senza alcuna
pubblicazione slovena se il deputato Engelbert Besednjak non avesse
ottenuto dal governo centrale un permesso speciale. In tal modo per
oltre un anno e mezzo poterono uscire ancora due giornali, ambedue
diretti dal Besednjak con la collaborazione di Bednarik e Kralj. Il
giornale Družina (Famiglia) (1929-1930) era un mensile istruttivo e per
il tempo libero, l'altro, il Novi list (Il Giornale Nuovo)
(1929-1930), era invece un settimanale di ispirazione cattolica. Negli
anni trenta registriamo ancora una breve eccezione, il giornale
religioso Svetogorska kraljica (La regina del Monte Santo) (1938-1939
), stampato dai monaci della Sveta gora.
Salvo queste tre eccezioni, tra la fine del 1928 ed il gennaio 1929, si
giunse alla sparizione delle pubblicazioni legali slovene a Trieste e
Gorizia. Ma in realtà nel decennio antecedente il secondo conflitto
mondiale la stampa slovena non era mai completamente sparita: fra la
popolazione erano in qualche modo pur sempre diffusi i calendari ai
quali venivano tradizionalmente allegati ogni anno dei libri. In quegli
anni, realmente difficili e oscuri, di tanto in tanto si faceva spazio
qualche raggio di luce. Un ruolo importante neltener viva la coscienza
fu svolto soprattutto dalla Goriška Mohorjeva družba (Sodalizio di S.
Ermacora) e dalla Goriška matica; ricordiamo ancora la cooperativa
letteraria Luč (Luce). Le autorità fasciste naturalmente ostacolavano
l'attività delle case editrici e delle tipografie, ma non l'hanno mai
definitivamente vietata per cui la produzione libraria potè continuare
fino quasi all'inizio della seconda guerra. Tra la popolazione,
tuttavia, circolavano anche chiari messaggi di rivolta, diffusi tra le
gente tramite pubblicazioni illegali che in sostanza costituirono
l'elemento di connessione fra i giornali ormai chiusi e la stampa
partigiana durante la guerra. E' stata così garantita l'effettiva
continuità dell'attività pubblicistica slovena fino ai primi anni del
secondo dopoguerra, quando venne nuovamente costituita una rete di
giornali, e quindi fino ai nostri giorni, quando sono ormai trascorsi
già cinque decenni dalla pubblicazione del primo numero del Primorski
dnevnik.
3. Il periodo dei giornali clandestini
Nell'inverno del 1926 i
gruppi di opposizione antifascista passarono alla clandestinità. I
primi giornali clandestini apparvero nel 1927, avendo ogni gruppo
antifascista, ogni movimento di liberazione necessariamente bisogno
della stampa. Tutti i circoli culturali e giovanili sloveni furono
sciolti dalle autorità fasciste per disaggregare le nuove generazioni,
per esercitare una maggiore influenza sui singoli e di conseguenza
assimilarli con più facilità nella società italiana nazionalista,
allora dominante . Ma le autorità fasciste non ci riuscirono: gli
studenti continuavano ad incontrarsi negli istituti che frequentavano,
mentre i giovani lavoratori, privati delle sedi dei circoli ormai
disciolti, si riunivano nel corso di gite in campagna, incontri
sportivi, manifestazioni minori nei locali pubblici. Pubblicare e
leggere la stampa era di importanza fondamentale sia per le loro
stesse attività che per l'affermazione dello spirito antifascista.
Il periodo dei giornali clandestini si differenzia nettamente dalla
situazione precedente. Infatti, le pubblicazioni avevano origine da tre
aree distinte: quella studentesca, quello patriottica - gli
«štempiharji», e quella comunista. La veste esteriore dei giornali
clandestini era spesso simile, essendo in genere modesta. Si trattava
di manoscritti o ciclostilati e solo le pubblicazioni degli
«štempiharji» avevano un aspetto più attraente e ricco. Per sviare la
polizia alcune pubblicazioni cambiavano regolarmente nome . Spesso non
veniva menzionato il luogo di pubblicazione, le date erano travisate o
tralasciate del tutto. Il contenuto era estremamente vario e
interessante, a riprova di un'intensa attività. I giornali si
differenziavano per orientamento politico, cultura, impegno e
approccio, ma, anche se così diversi tra loro, esprimevano il comune
amore per la terra natìa, per la comunità nazionale slovena, per la
lingua materna, ed erano animati dalla volontà di opporsi al sistema
che voleva annientare gli sloveni come popolo.
Un primo gruppo è formato dalla stampa curata dai membri e dai
simpatizzanti del Partito Comunista. L'organo del Partito «Delo» (Il
Lavoro) fu proibito il 12.8.1926. Nell'inverno 1926-27 a Pristava
(Gorizia) furono stampati sei numeri clandestini, curati da Albin
Vodopivec, Teodor Ušaj e Stane Vilhar. La stessa tipografia di fortuna
stampò nel 1927 un unico numero del giornale giovanile «Rdeči prapor»
(Vessillo Rosso). Verso la metà del 1927 questa stessa tipografia
clandestina si trasferì a Salcano dove, in occasione del reclutamento
di leva diffuse un numero unico, il «Rdeči vojak» (Soldato Rosso). Nel
periodo gennaio - maggio 1928 furono pubblicati a Salcano ancora
alcuni numeri del «Delo», curati da Stane Vilhar con l'aiuto del
fratello Srečko e di Ljubomil Toroš. I due fratelli ben presto
emigrarono in Slovenia, dove proseguirono la pubblicazione del giornale
con l'aiuto di Ivan Regent. Anche i numeri pubblicati a Lubiana
recavano il sottotitolo «organo del Partito Comunista Italiano». Nel
1930 il «Delo» veniva pubblicato prima a Parigi e Vienna, come
portavoce comune del Partito comunista italiano e jugoslavo. In
seguito il giornale venne pubblicato, per tre anni consecutivi a
Parigi: anno XII (1933), anno XIII (1934) e anno XIV (1935) come
portavoce del Partito comunista italiano e jugoslavo. Nel Litorale, il
«Delo» fu presente in due periodi. Alcuni numeri vennero diffusi a
Renče e a Volčja Draga in provincia di Gorizia tra la fine del 1932 e
fino alla metà del 1934. Nel periodo 1937-1940 il «Delo» venne
pubblicato come «Organo del Partito Comunista della Venezia Giulia» su
iniziativa di Pinko Tomažič. Dal 1937 fino alla fine del 1939 il
periodico venne pubblicato in una tipografia clandestina nella località
Meje pod Žekanci presso Sgonico; l'ultimo numero (maggio 1940) invece
vide la luce a Goriče presso Divaccia. Proprio quel numero venne
inserito tra il materiale probatorio contro gli imputati al II
processo, davanti al Tribunale speciale a Trieste nel 1941.
Nel gruppo dei giornali comunisti apparve nel 1932 il «Kmetski glas»
(Voce dei Contadini), stampato nella tipografia clandestina a Gabrovica
in Istria. Vi si trovano contributi di attivisti del comune di San
Dorligo della Valle. Il primo periodo di attività dei gruppi
nazional-rivoluzionari che nel 1927, all'atto dello scioglimento dei
circoli giovanili e culturali, scelsero la via dell'opposizione
antifascista, fu pure caratterizzato da numerose pubblicazioni
clandestine. Alla fine del 1927 fu pubblicato il primo numero «Borba»
(La Lotta). Il giornale era regolarmente stampato, mentre in seguito
«Svoboda» (Libertà) fu diffuso su ciclostile.
Il secondo gruppo di pubblicazioni clandestine faceva capo ai giovani
studenti. In genere venivano curate e scritte da giovani che
frequentavano l'università, ma vi collaboravano anche diversi adulti.
Si sa che a Gorizia già nel 1927 e nel 1928 venivano diffuse
pubblicazioni clandestine studentesche con contributi letterari e
politici. Al giornale «Iztok» (Oriente) (1927-1928) i giovani
rivoluzionari erano in maggioranza: infatti nella redazione troviamo
Srečko Vilhar, Fanica Obid e Zorko Jelinčič. «Iztok» era una rivista
politico-culturale, in tutto ne furono pubblicati tre numeri. Nello
stesso periodo (1927-1928), nell'ambito del circolo Adria furono
probabilmente pubblicati tre numeri successivi del giornale «Soča»
(Isonzo). Vi collaborarono Srečko Vilhar, Fanica Obid, Zorko Jelinčič,
Stanko Vuk, Ciril Kosmač (che curò il 2° numero) e i due fratelli
Hreščak. Ma tra i giovani e i più anziani sorsero dei contrasti.
Altre pubblicazioni studentesche uscite successivamente e giunte fino a
noi facevano capo in genere ai giovani provenienti dalle file
cattoliche. Nel seminario goriziano si era formato un gruppo di
giovani che saltuariamente pubblicava «Človek iz višine» (L'uomo
dallÔalto) (1929-1930), «Metla» (La Scopa) (1930), «Dijaški listi»
(Fogli Studenteschi) (1932-1933). A queste modeste prime iniziative
seguirono negli anni seguenti alcune preziose pubblicazioni, ognuna
con un nome diverso e, per precauzione, anche senza data. A Natale del
1935 furono pubblicate «Tihe besede» (Parole Silenziose), curate da
Stanko Vuk, Milko Matičetov, Avguštin Žele. Nella primavera del 1936
apparve «Pisanice» (Uova Pasquali), con numerosi contributi di Milko
Matičetov. Durante le vacanze del 1936 gli stessi studenti, assieme ad
un gruppo di universitari, pubblicarono «Gmajna» (La Landa),
preparando la pubblicazione proprio in una landa carsica; si tratta
della migliore delle tre pubblicazioni ricordate. Le cinquanta pagine
di «Gmajna» erano dedicate alla memoria di Srečko Kosovel e raccolgono
inoltre contributi di Stanko Vuk, Alojz Kocjančič e Lado Piščanc. Due
anni più tardi, nel novembre del 1938, a Tomaj fu pubblicato
«Brinjevke» (Le Tordelle), al quale collaborarono Nadi Šemrl, Milko
Matičetov, Stanko Vuk e Boris Pahor. L'anno seguente Boris Pahor
pubblicò a Trieste «Malajda«, con l'aiuto di Nadi Šemrl e la
collaborazione di Stanko Vuk. Nel 1940 Pahor e Vuk diedero vita a una
pubblicazione priva di nome, ma con il motto di Kocbek: «Sollevàti
dalla domenica fissiamo l'orizzonte».
Da settembre a dicembre del 1938 l'Unione Cattolica Studentesca
pubblicò quattro numeri di «Tavžentroža» (Millefiori). Nella seconda
metà del 1939 e all'inizio del 1940 videro la luce ancora tre
pubblicazioni studentesche, tutte curate da Milan Bolčič. «Iskra» (La
Scintilla) fu soprattutto un'espressione di esercizi letterari: sui
cinque numeri furono pubblicati i migliori temi scolastici degli
studenti che frequentavano corsi clandestini di sloveno a Trieste. Nel
giornale «Plamenica» (La Fiaccola), prodotto e diffuso a Trieste, vi
erano contributi degli studenti di Gorizia. Nella primavera del 1940 fu
pubblicato «Plamen» (La Fiamma), di 34 pagine. Il materiale era stato
raccolto e curato da Pinko Tomažič e Drago Bucik,rivisto e preparato
per la stampa da Milan Bolčič. Sia l'«Iskra» che il «Plamen» furono
sequestrati dalle autorità fasciste e utilizzati come prove aggravanti
(«libello di propaganda») al 2° processo di Trieste nel dicembre del
1941.
Le pubblicazioni degli «štempiharji» naturalmente rientrano tra la
stampa clandestina, tuttavia per la loro importanza e caratteristiche
possono essere considerate a se stanti. I fondatori ed i principali
redattori delle pubblicazioni degli «štempiharji» erano Danilo Benčina
e Milan Bolčič, il quale così illustrò i loro intenti: «L'intenzione
iniziale era soprattutto quella di svegliare i giovani dal letargo e di
suscitare interesse per la lingua slovena.» In un numero dello
«Štempihar» vengono spiegate le ragioni di tale nome: «Vogliamo seguire
l'esempio del famoso eroe Štempihar che in tempi remoti procurò
preoccupazioni e grattacapi all'imperatore e fu stimato della gente
comune.»
Negli anni 1936-1937 apparvero 9 numeri dello «Štempiharski glas» (La
voce degli Štempiharji). Nel 1936 fu la volta dell'opuscolo «Štempihar
- komedija na 50 straneh» (Štempihar - commedia in 50 pagine). «Domača
kaplja» (Il Vino) fu pubblicata per 4 volte nel 1937. Sempre del 1937
sono l'opuscolo «Literati in štempiharsko državljanstvo» (I letterati e
la cittadinanza degli štempiharji), di 44 pagine, e i quattri numeri
dell'organo Štempihar. Nel 1938 uscirono cinque numeri dello
«Štempiharski glas» nonchè lo «Štempiharski koledar» (Calendario degli
Štempiharji), di 68 pagine. Nel gennaio del 1939 fu pubblicato
l'opuscolo «Plava ovca» (Pecora Azzurra), nell'aprile del 1940
l'opuscolo «Vali» (18 pagine), dedicato alla memoria di Vali Mikulus,
mentre prima, a febbraio, vide la luce l'opuscolo «Lipa» (Il Tiglio) di
58 pagine, indubbiamente il più curato dal lato tecnico e del
contenuto: era rilegato in stoffa, di colore bianco-blu-rosso e traeva
il nome da un articolo che trattava della venerazione del tiglio
(«lipa» appunto) presso gli antichi slavi.
Mentre i giovani sloveni, attivi antifascisti, scrivevano e
diffondevano le proprie pubblicazioni, l'Europa veniva già investita
dalla guerra che il 10 giugno 1940 coinvolse anche l'Italia fascista.
http://www.primorski.it/zgodovina/storia5.html
Milan Pahor
L'attività pubblicistica slovena in Italia prima del 2° conflitto
mondiale
La stampa clandestina durante la guerra
L'opposizione antifascista confluì nel Movimento di Liberazione
Nazionale. La stampa clandestina partigiana del Litorale nacque e si
sviluppò parallelamente alla nascita e allo sviluppo del Movimento di
Liberazione Nazionale. Ancora una volta emerse l'urgenza e il bisogno
di disporre di proprie pubblicazioni. I termini «stampa di liberazione
nazionale» e «stampa partigiana» testimoniano l'impegno del Movimento
di Liberazione Nazionale in questo campo, dettato dalle vive necessità
quotidiane.
[immagini:
Alcune testate giornalistiche prima della soppressione della stampa
slovena in Italia operata dal regime fascista.
Parte della stampa partigiana nel Litorale sloveno.
La prima pagina del Partizanski dnevnik.]
In questo senso, il Litorale era attivamente inserito nel resto del
contesto nazionale sloveno. La stampa partigiana nel Litorale raggiunse
uno sviluppo straordinario. Nel primo periodo della Lotta di
Liberazione Nazionale, dagli inizi del 1941 e fino alla capitolazione
dell'Italia nel settembre del 1943, operavano nell'area del litorale
ben 8 tipografie clandestine. Nel secondo periodo, dalla sollevazione
generale del settembre 1943 fino alla liberazione nel maggio 1945, la
rete delle tipografie clandestine si allargò ancora di più: si poteva
contare su 18 tipografie di fortuna o stamperie a ciclostile e su 2
tipografie professionali. In questo conto non prendiamo in
considerazione le numerose tipografie militari che operavano a livello
di battaglione, brigate, divisioni, e del IX Korpus. Inizialmente le
tipografie clandestine riproducevano gli organi d'informazione ed i
giornali principali : Slovenski poročevalec (Reporter Sloveno),
Ljudska pravica (Giustizia del Popolo), Kmečki glas (Voce Contadina),
Vestnik OF (Bollettino del Fronte di Liberazione), Mladina (Gioventù) .
In seguito incominciarono a stampare pubblicazioni prodotte nell'area
del litorale: Primorski poročevalec (Corriere del Litorale), Primorski
kmečki glas (Voce Contadina del Litorale), Mladi puntar (Giovane
Rivoltoso, portavoce dell'Unione Giovanile Slovena per il Litorale),
Slovenka (Slovena, portavoce dell'Unione antifascista femminile per il
Litorale), Mladi rod (Giovane Generazione, giornale per gli studenti,
curato da France Bevk), Učiteljski list (Foglio per i Maestri),
Prosveta (Cultura), Učiteljski svetovalec (Consigli per i Maestri),
Matajur, Bratstvo-Fratellanza, Delavska enotnost-Unità Operaia, Il
Lavoratore, Il Nostro Avvenire, Tedenski pregled (Rassegna
Settimanale), Trst tekmuje-Trieste in gara, Bollettino, Naša žena (La
Nostra Donna), Mladina (Gioventù) , Partizanski dnevnik (Quotidiano
Partigiano).
Nelle tipografie e nelle stamperie del Litorale videro la luce numerose
altre pubblicazioni: un estratto del dizionario ortografico sloveno,
due opuscoli per il centenario della nascita dello scrittore Josip
Jurčič e per i 25 anni della morte di Ivan Cankar , due quaderni di
poesie Naši pesniki novemu rodu (I nostri poeti per le giovani
generazioni), una carta geografica del territorio sloveno, un estratto
della grammatica slovena, il «Pregled zgodovine Slovencev» (Sintesi
della Storia Slovena) di Fran Zwitter, l'«Osnutek zgodovine Slovencev»
(Rassegna di storia slovena), «Zemljepis Slovenije» (Geografia della
Slovenia), di Mara Samsa, due canzonieri scolastici «Otroške pesmi» e
«Otroške narodne pesmi» (Canti per bambini e Canti popolari per
bambini), il libro illustrato «Našim pionirčkom» (Per i piccoli
pionieri), diverse raccolte di canzoni partigiane (Partizanska
pesmarica, Pesmarica, Pesmi, Partizanske, Pesmi naše borbe,
Partizanske pesmi), l'opuscolo stampato «Naj pesem naša zadoni» (Che
risuoni il nostro canto), nel centenario della nascita del poeta Simon
Gregorčič l'edizione «Izbrane pesmi» (Poesie scelte) su 64 pagine, due
pubblicazioni dedicate al maggior poeta sloveno France Prešeren (Uvod h
Krstu pri Savici e Zdravljica), un dizionario di parole straniere, la
«Zgodovina razvoja človeške družbe» (Storia dello sviluppo della
società umana) e la ristampa delle «Otroške pesmi» (Poesie per bambini)
di Oton Župančič nonchè «Leto ob Soči» (Un anno di combattimenti lungo
l'Isonzo). Tutte queste pubblicazioni furono stampate o ciclostilate
nelle tipografie clandestine slovene. L'elenco è limitato alle
pubblicazioni più importanti.
Una rassegna dei giornali sloveni fa riferimento soprattutto
all'attività che si è sviluppata a Trieste e a Gorizia. Durante la
guerra, in queste due città non esistevano tipografie slovene, la
stampa e la riproduzione avvenivano soprattutto in località di
difficile accesso. Tuttavia durante la guerra le stamperie clandestine
operarono anche nelle città, in primo luogo a Trieste.
Con la crescita del Fronte di Liberazione, nell'estate e nell'autunno
1941 emerse anche l'urgenza di disporre di una stamperia clandestina
dotata di ciclostile. Oskar Kovačič, il maggiore organizzatore del
Fronte di Liberazione in quest'area, incaricò il fratello Lev di
predisporre e dirigere una tipografia clandestina a ciclostile che
cominciò la propria attività a Trieste il 30 novembre 1941. Era situata
nell'abitazione dell'antifascista Michele Thoma in via Mauroner 15.
Oltre a Kovačič e Thoma vi lavoravano anche Josip Cerkvenič e Danilo
Peric. Vennero stampate varie migliaia di manifesti (di tre tipi) in
sloveno e italiano, che furono utilizzati per il volantinaggio durante
il secondo processo di Trieste, nella prima metà del dicembre 1941. Ma
l'attività di questa tipografia clandestina non durò a lungo: già nel
dicembre 1941 e agli inizi del 1942 la polizia l'aveva individuata ed
arrestarono i principali organizzatori. Alla fine del 1941 fu avviata
la stamperia clandestina di Gorizia, nell'abitazione di Ivan Dornik in
via Torriani 5. I suoi più stretti collaboratori furono Srečko Klavčič,
Jože Kodermac, Pepi Franinovič, Stanko Mačuš, Ivan Prinčič. Era ben
mimetizzata e nota solamente ai dirigenti. Del trasporto delle
pubblicazioni erano incaricati Angela e Milan Pavlin, Vandelina Colja,
Ivanka Bajt. L'attivista Anton Velušček-Matevž si rese conto che una
sola stamperia non era sufficiente per Gorizia ed incaricò Andrej Kumar
di organizzarne delle altre. Tra la primavera e l'ottobre del 1942
diventarono operative due tipografie, una nella località di Vogrsko,
l'altra in autunno, sull'Ajševica, dove fu probabilmente stampato
l'unico numero dell'organo del Fronte di Liberazione per il Litorale
«Naprej zastava Slave» (Avanti, bandiera della Slavia) e furono
ristampati alcuni numeri dello «Slovenski poročevalec» nonchè
riprodotto l'opuscolo «Zakaj je propadla Jugoslavija» (Perchè la
Jugoslavia è crollata). In seguito questa tipografia fu trasferita nel
Collio, ma quando la situazione si fece troppo rischiosa, fu
trasferita nuovamente altrove. Verso la fine del 1942 e nei primi mesi
del 1943 una tipografia operò a Monfalcone presso la famiglia Gambi, in
via Galilei 31, da dove la stampa slovena veniva diffusa nella
Bisiaccaria e sul vicino Carso. Dopo l'interruzione, bisognava aprire
una nuova tipografia clandestina anche a Trieste. Ci riuscirono, nella
primavera del 1942, Darko Marušič e Albin Čotar, i due principali
dirigenti attivisti di allora, che scelsero un'abitazione di via
Carpineto 18 nel rione di Servola. Potevano contare sull'aiuto di
Mariano Zudich, Josip Mezgec, Vladimir Žvab. Dalla seconda metà del
1942 fino alla primavera 1943 era operativa anche una stamperia più
piccola presso il falegname Dionizij Rumič in via Scuole Nuove a San
Giacomo.
Ambedue cessarono l'attività già prima dell'estate 1943. Immediatamente
dopo la capitolazione dell'Italia, nel settembre 1943, fu necessario
aprirne delle nuove. e dal settembre 1943 fino al gennaio 1944 operò
una stamperia a ciclostile presso il fornaio Zafred in Piazzetta
Belvedere. L'organizzatore politico era Henrik Ukmar che poteva contare
sulla collaborazione di Karel Švara, Mario e Rudolf Zafred, Ivan Strgar.
Ma una diffusione veramente imponente venne raggiunta all'inizio del
1944, quando a Trieste inizio ad operare la tipografia chiamata «Morje»
(Mare). L'organizzazione fu affidata al grafico Ladi Trobevšek-Jodi,
che fino allora aveva diretto la tipografia «Snežnik». La tipografia
Morje operava contemporaneamente e sotto lo stesso nome in due
località: a Gretta portava la sigla 0-44, a Domio invece con la sigla
0-44-1. A Domio l'attività iniziò il 17.2.1944 ed in sostanza durò
fino alla fine della guerra, anche se per tre volte si dovette cercare
una nuova sede (dal 17.2. fino al 14.5.1944 nell'abitazione di Josip
Šturman a Domio, dal 15.5. al 2.8.1944 in un bunker sotto San Servolo,
da settembre 1944 a maggio 1945 nell'abitazione di Josip Ušenič, non
lontano dall'abitazione dello Šturman). A Gretta invece, l'attività
iniziò il 2.8.1944 presso Anton Sukljan in Strada del Friuli 107 e si
protrasse fino alla liberazione. Dalle relazioni che si sono conservate
risulta che furono stampate le seguenti pubblicazioni: Slovenski
poročevalec, Kmečki glas, Delavska enotnost-Unità operaia, Bollettino,
Lavoratore, Tedenski pregled, Trieste in gara, Trst tekmuje, Borba e
inoltre la ristampa del canzoniere Partizanske pesmi (Canzoni
Partigiane). Ai giovani erano dedicati i giornali Mladina (Gioventù) e
Mladina na delu (Gioventù che lavora). Inoltre furono preparati due
opuscoli: Materialismo storico e dialettico nonchè la Dichiarazione del
Governo provvisorio della Federazione democratica Jugoslava. I numeri
naturalmente non dicono tutto, tuttavia sono abbastanza eloquenti:
nella tipografia clandestina «Morje» furono stampate 70.000 copie di
vari giornali, 50.000 blocchetti per il Prestito della libertà, nonchè
un milione di volantini.
Per avere una panoramica completa delle pubblicazioni esistenti in
questo periodo è necessario ricordare che a Gorizia, nel periodo
1943-1945, anche i «domobranci» e i «cetniki» (collaboratori dei
nazifascisti) editavano delle proprie pubblicazioni in lingua slovena.
La più importante era Goriški List (Il Giornale di Gorizia), pubblicato
tra il 6.5.1944 e il 28.4.1945. Tra le altre pubblicazioni vi erano
Tolminski glas (La Voce da Tolmino), Vipavec (L'Abitante di Vipacco),
Goriški stražar (La Sentinella di Gorizia), Mlada Primorska (Il Giovane
litorale), Narodna Edinost (Unità Nazionale) e Mladost (Giovinezza).
Con la liberazione, nel maggio 1945, I tempi cambiarono radicalmente.
La guerra e la clandestinità erano finite, iniziava una nuova era nella
quale si poteva finalmente operare in piena legalità. All'inizio del
mese di maggio 1945 furono pubblicati gli ultimi numeri del
Partizanski dnevnik e il 13 maggio vide la nascita di un nuovo
quotidiano, l'attuale Primorski dnevnik.