"Foibe": tra revanscismo fascista ed opportunismo di sinistra

1. Un comunicato di Nuova Unita'
2. Un commento di A. Martocchia


=== 1 ===

da http://www.nuovaunita.info

10-02-04

BASTA CON LE FOIBE!

La questione delle foibe riguarda un momento determinante della storia
del nostro paese, quello della Resistenza. Si sta giocando una partita
che questa Italia vuole vincere a tutti i costi per poter voltare
completamente pagina.. ma per voltare pagina occorre demolire un mito:
il mito della Resistenza.
Occorre svuotare la resistenza del suo grande significato, negarne i
valori, infrangerne la memoria, cancellarne ogni traccia con
l'omologazione.
A questa mira anche la polemica delle foibe, ad intaccare ogni aspetto
della Lotta partigiana, ad attaccare la dove è più possibile confondere
le acque e scaricare le responsabilità dei massacri sui comunisti
sloveni, serbi, croati, là, a Trieste, zona di confine dove è bene
mantenere alta la tensione.
Del contenuto delle foibe nulla si sa con sicurezza, non sono mai state
esplorate, una è stata anche usata come discarica dal governo italiano
subentrato agli alleati.
Come si conciliano gli infoibati e la discarica? Ciò dimostra
l'incosistenza di quanto si è sempre affermato nei suoi riguardi,
dimostra nessuna voglia di fare chiarezza, ma tanta di fare demagogia e
strumentalizzazione. È notorio che le foibe, il cui utilizzo viene
attribuito solo ai partigiani di Tito furono utilizzate da tutti coloro
che si scontrarono in quei luoghi prima, durante e dopo la guerra.
La campagna denigratoria in atto è contro la componente comunista del
movimento partigiano, con particolare riferimento a chi operò nelle
zone di confine ad est. Una campagna scatenata proprio dalla "sinistra"
e cavalcata a dovere dalla destra, che ha superato perfino il più
ottuso revisionismo.

Nuova Unità, 10 febbraio 2004


=== 2 ===

http://www.exju.org/comments/650_0_1_0_C/

[exju.org] sulle "FOIBE"/un opuscolo del GAMADI

[l’antefatto]
Marghera, 28/09/03: Una gravissima provocazione nei confronti di
militanti di Rifondazione Comunista di Venezia è stata attuata, in modo
squadristico, da elementi facenti riferimento al centro sociale Rivolta
di Mestre. In particolare un esponente della segreteria della
federazione provinciale di Venezia è stato aggredito a calci e pugni da
quattro persone, mentre camminava per strada da solo. All’origine
dell’aggressione, il volantinaggio che il circolo di Rifondazione
Comunista di Marghera, assieme ad altri soggetti politici, ai Cobas ed
a semplici cittadini, aveva organizzato per manifestare il proprio
dissenso all’intitolazione di una piazza di Marghera alle vittime
dalmate e giuliane delle foibe. I picchiatori hanno accusato i
militanti di Rifondazione Comunista di essere a favore delle foibe e
dunque hanno sentenziato: “chi è per le foibe vada infoibato”...(dal
comunicato stampa della federazione di Venezia del PRC sui gravi fatti
di Marghera)

[il commento di Andrea Martocchia]
Vorrei commentare la vicenda di Marghera lasciando un attimo da parte
("per carità di patria”, come direbbe Cossiga - che c’entra Cossiga?
Cossiga c’entra sempre...) il problema politico pur grave costituito
da certi ambienti “disobbedienti”, i quali hanno deciso di imporre
l’anti-totalitarismo agli altri a forza di calci e pugni. I fatti di
Marghera, e le relative reazioni, esemplificano il caos mentale ed
ideale esistente a sinistra, a livello generale. Nel corso della Guerra
Fredda e fino ad oggi, sulle questioni del “confine orientale” nella
sinistra italiana si sono radicati due atteggiamenti, collegati fra
loro: - da un lato, alla demonizzazione del movimento di Liberazione
partigiano sul “fronte orientale” non si ribatte con la necessaria
controinformazione, e viceversa si rafforzano concezioni assurde. Si
riduce infatti nell’oblio tutta la memoria della Resistenza, che fu una
battaglia *internazionalista*, e mai di “pulizia etnica". C’erano
partigiani jugoslavi a combattere nel centro Italia e partigiani
italiani a combattere in Bosnia: chi ne parla? I partigiani jugoslavi
erano di tutte le nazionalità, anche in Istria ed a Trieste, e le loro
vittime (quelle della guerra e quelle di eventuali vendette personali)
idem, poiché la guerra era tra fascisti ed antifascisti, non fra
italiani e slavi. Le “pulizie etniche” nella storia le hanno fatte, e
continuano a farle, solo i nazifascisti ed i loro epigoni. - Dall’altro
lato si perde completamente la memoria del carattere colonialista del
fascismo e dei crimini commessi da camicie nere ed ufficiali
dell’esercito italiano all’estero, innanzitutto nei Balcani (camicie
nere ed ufficiali spesso riciclatisi poi nelle istituzioni e nei centri
di potere “reale” della repubblica). “Italiani brava gente”, no? Questa
disinformazione a due facce (falsificazione + omissione) prosegue
ancora oggi, in particolare con la propaganda sulle “foibe" (stimolata
soprattutto da settori apertamente fascisti) e la campagna sui “lager
di Tito” (sostenuta principalmente da ex-cominformisti oggi diventati
supermiglioristi, ma sempre fieramente slavofobi). Destra fascista e
post-fascista e sinistra post-comunista in queste campagne oggi si
alternano e si sostengono, oggettivamente, a vicenda, in un ping-pong
alla ricerca di legittimazione e spazio in un sistema
politico-istituzionale votato a nuove imprese coloniali, e ad un nuovo
imperialismo straccione. La riscrittura della storia sul nostro
“confine orientale” è infatti strategica per la riconquista economica
dei Balcani. Per quanto riguarda le “foibe”, va premesso che durante la
guerra, dopo l’8 settembre, Trieste ed il suo entroterra divennero
parte della regione del Terzo Reich denominata “Adriatisches
Küstenland”. In questa regione il collaborazionismo - di ogni “etnia” -
si rese responsabile di crimini facilmente immaginabili. La risposta a
tutto questo, da parte dei partigiani, fu quella necessaria e ben
raramente sconfinò fino alle vendette personali. Di fatto, queste
ultime - regolarmente sottoposte a giudizio dai tribunali jugoslavi nel
dopoguerra - causarono assai meno lutti nella regione giuliana di
quanto nello stesso periodo non successe, ad esempio, in Piemonte o in
Emilia-Romagna. Fa ribrezzo fare la contabilità dei morti, ma, visto
che qualcuno dopo quasi 60 anni ancora insiste su questo, è forse
proprio il caso di farla, e demolire così molti miti e molte
speculazioni. Già durante la Guerra Fredda, infatti, sui media italiani
la campagna sulle “foibe” ha assunto per la pubblica opinione italiana
connotati abnormi, legandosi alle operazioni di guerra psicologica dei
servizi segreti (nella zona giuliana strutturati e cresciuti attorno
alla Decima Mas, poi trasformatasi in Gladio). Questa campagna ha
ripreso particolare enfasi dopo il 1991 come forma di pressione su
Slovenia e Croazia (cfr. C. Cernigoi, “Operazione Foibe a Trieste”, ed.
KappaVu, Udine 1997). Ovviamente, mentre la campagna sulle “foibe”,
iniziata dalla stampa nazista dell’Adriatisches Küstenland, si avvale
oggi del contributo in senso revisionista di storici di
“centrosinistra”, ed arriva a lambire persino l’insegnamento nelle
scuole dell’obbligo, nella stessa Italia vengono sottaciuti gli episodi
relativi ai crimini di guerra italiani, illustrati ad esempio nel
documentario della BBC “Fascist Legacy” tuttora censurato dalla RAI; ed
assai di rado si ricorda cosa fu ad esempio il campo di concentramento
nazista della Risiera di San Sabba, proprio dentro la città di Trieste,
o cosa dovettero patire gli sloveni da parte italiana non solo sotto il
fascismo, ma anche prima. Per quanto poi riguarda il cosiddetto esodo
da Istria e Dalmazia, le sue ragioni furono molteplici, ma esso non fu
dovuto ad una ostilità di carattere nazionale come vorrebbe certa
storiografia neofascista/postcomunista. Da una parte, il moto
migratorio dalle campagne alle città in quell’epoca era generalizzato,
e comportò ad esempio anche la emigrazione di triestini ed istriani
verso città industriali più grandi, ed anche verso l’estero;
dall’altra, interagirono fattori di carattere politico-ideologico:
l’anticomunismo di chi abbandonava la Jugoslavia, e viceversa le accuse
e le inchieste per collaborazionismo che spingevano a scappare. Non a
caso in quel periodo Trieste pullulava di esuli sloveni, croati e serbi
legati ai movimenti fascisti e nazisti delle loro terre, che avevano
anch’essi perso la guerra… Per riassumere: la propaganda sulle foibe è
basata su molte menzogne, e soprattutto sull’uso di “lenti di
ingrandimento” ad hoc che fanno diventare enormi dei fatti
sostanzialmente analoghi a quelli accaduti ovunque durante la guerra.
Questa propaganda ha due fini: da una parte, è la vendetta morale di
chi ha perso la guerra ma vorrebbe vincerla adesso dal punto di vista
del giudizio storico; contemporaneamente, c’è un interesse
geo-strategico ad agitare la questione come forma di pressione contro i
nuovi staterelli balcanici i quali, a differenza della grande
Jugoslavia, oggi non possono più difendersi né dalle campagne
propagandistiche né tantomeno dalle mire neocolonialiste.
Andrea Martocchia [CNJ/JUGOINFO]

Tratto dall’opuscolo FOIBE, dalla propaganda fascista al revisionismo
storico a cura di Andrea Martocchia. Edizione autoprodotta dal Gruppo
Atei Materialisti Dialettici (GAMADI), Roma, ottobre 2003. Per
richiederne una o più copie rivolgersi a: GAMADI, Piazza L. Da Vinci
27, 00043 Ciampino (Roma) tel/fax 06-7915200, email:
gamadilavoce@... [prezzo, 3e]