Una insensibilita' terrificante / Zastrašujuca neosetljivost

(srpskohrvatski / italiano)

Una lettera inviata dal presidente dell'Associazione delle vittime
della NATO all'ex-segretario NATO Robertson...
[ Ringraziamo D. Kovacevic per la segnalazione e per la traduzione.
Revisione a cura del CNJ. ]

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Rivista NIN, Belgrado, 20.02.2004. - traduzione Dragomir Kovacevic

http://www.nin.co.yu/index.php?s=rub&a=2773&rid=15&id=1290

[Sezione: Le reazioni]

Una insensibilita' terrificante

Estratti dalla lettera inviata a George Robertson, fino a poco tempo fa
segretario generale della NATO, a proposito del feuilleton di NIN
intitolato "La guerra non c'era, e neanche i crimini di guerra"

"...Nella storia kosovara, circa 700 anni di violenza... Gli albanesi
hanno sofferto per ulteriori 40 anni sotto il comunismo. Nell'arco di
10 anni, da quando Milosevic arrivo' al potere, e' stata condotta una
discriminazione sistematica, che potremmo definire apartheid..." (NIN
15.1.2004)

Nella veste di professore pluriennale della Facolta' di Giurisprudenza
di Belgrado, ho prestato docenza anche a Pristina, dove studiavano
insieme Serbi ed Albanesi, senza alcuna discriminazione. Posso
testimoniare che tutti gli studenti albanesi conoscevano il serbo, ma
in piu' potevano avvalersi della facolta' di sostenere gli esami nella
loro lingua materna. A quei tempi, l'Universita' di Pristina veniva
gestita da Belgrado, non per motivi di apartheid, ma a causa della
mancanza di esperti e docenti universitari con esperienza.

I guai ed i problemi nel Kosovo cominciarono nel fine degli anni
Sessanta, quando i professori dell'Universita' belgradese, sulla base
di una decisione del Comitato Centrale del Partito Comunista, vennero
rimossi e sostituiti con professori provenienti da Tirana. Pochi si
opposero a questa decisione irrevocabile. Potreste soltanto immaginare
cosa succederebbe se il governo britannico decidesse di allontanare i
professori dalle facolta' piu' prestigiose, e di nominare docenti
provenienti da un altro paese, soltanto per accontentare una minoranza.

Dopo quel periodo, la natalita' nel Kosovo, gia' molto alta, crebbe in
proporzioni incredibili. Cominciarono ad apparire le targhe nei cortili
delle case delle famiglie serbe: "Casa in vendita".

Esistono prove indiscutibili che in Kosovo si preparava gia' la guerra.
Non esistendo un efficace controllo del traffico delle merci e delle
persone, a causa della frontiera permeabile con l'Albania, non era
difficile lavorare alla realizzazione dell'idea di un Kosovo
indipendente.

Lo Stato pero' reagi' a questo. Si doveva agire contro la secessione.
Uno Stato si difende con tutti i mezzi possibili. Abbiamo prove in tal
senso continuamente, in svariate parti del mondo.

La Vs. toccante testimonianza, sig. Robertson, sulle morti dei bambini
in Kosovo, ha un tono politico, ed e' orientata a stimolare avversione
nei confronti del popolo serbo. Se fossi nella Vs. posizione, visiterei
Varvarin, Beograd, Aleksinac, Nis, oppure altri luoghi nella Serbia,
dove pure sono stati uccisi i bambini. O questi altri erano obiettivi
militari legittimi?

Puo' darsi che alcuni degli ordini e dei comandi fossero trasmessi
attraverso la torre sul monte Avala, gia' simbolo di Belgrado, la cui
la distruzione, nonostante le Vs. argomentazioni, non e' concepibile da
una mente sana. Ancora meno si puo' comprendere l'abbattimento del
palazzo della televisione nazionale, dove sono morti solo civili, e
nessun militare.

Ci furono reazioni esagerate e vendette, ma certe situazioni sono
difficilmente gestibili anche da parte di uno Stato organizzato meglio
della Repubblica Federale Jugoslava. Sarebbe possibile, o no,
paragonare questi eventi con le azioni massicce condotte da vari altri
paesi per la salvaguardia della propria integrita'? Sarebbe possibile
aprire la questione delle responsabilita' di comando a Belfast, o per
l'ETA nella Spagna, o per il Vietnam del Nord, e per tutti gli altri
conflitti armati, nel caso trovassimo per tutti questi una definizione
adatta?

Dovreste vedere il monumento ai piloti jugoslavi morti, nel cortile del
Comando dell'Aviazione, che avete distrutto, come anche gli altri
palazzi, benche' durante i bombardamenti esso fosse vuoto - cosa di cui
eravate a conoscenza. I piloti sono caduti in un combattimento
diseguale contro le macchine e l'elettronica, e non lottando contro
piloti piu' capaci di loro. Per i Vs. piloti, sig. Robertson, quelli
erano giochini elettronici, mentre per i nostri, che difendevano la
propria patria, essi significavano una sicura ed inevitabile morte.
Dovremmo forse dimenticarci di loro al piu' presto? In relazione al
patriottismo ed alla vita data per la propria patria, sono state
scritte anche grandi opere letterarie, ma ai Serbi oggigiorno e'
proibito essere patrioti.

E' terribile che la distruzione delle potenzialita' della Serbia
nell'ambito economico e finanziario venga condotta ancora nel presente,
con i mezzi dei tempi di pace. Un ex assistente universitario, ed ora
ministro degli affari esteri dell'Unione di Serbia e Montenegro,
insieme con Lei, fa appello a questo popolo perche' esso dimentichi le
vittime ed i danni causati dal bombardamento della NATO. L'aggressione
NATO rappresenta una flagrante violazione delle leggi internazionali,
mentre la gran parte degli imputati dell'Aia sono Serbi, compreso
l'ex-presidente del loro Stato sovrano. E' un caso senza precedenti
nella storia mondiale, che il processo ad un capo di Stato si svolga al
di fuori del paese dove vennero commessi i presunti crimini, e che lo
si additi come criminale prima ancora del verdetto. Alcuni vengono
detenuti in custodia cautelare per piu' anni, accusati di presunti
crimini di incitamento all'odio; i diritti dell'uomo vengono violati
drasticamente. Ma non vi e' il coraggio sufficiente affinche' le
istituzioni internazionali si appellino pubblicamente e chiedano la
sua abrogazione.

I criminali devono essere processati, ma tutti indistintamente ed
indipendentemente dalla loro appartenenza etnica. Si sarebbe dovuto
fare di tutto affinche' essi fossero processati nei paesi dove sono
accaduti i crimini. Ho l'impressione che un obiettivo nascosto di
questo tribunale sia quello di scoraggiare tutti quelli che chiedono i
risarcimenti per i danni provocati con gli interventi della NATO nella
Serbia e Montenegro!

L'appello all'oblio ha gia' dato visibili risultati, in Serbia. Ratko
Bulatovic e' rimasto senza entrambe le gambe quando, quale responsabile
del team per il soccorso dei feriti a Belgrado, e' corso a prestare
aiuto proprio nel momento in cui fu lanciata la seconda bomba sul
Palazzo del Quartiere Militare (noto nel mondo per le qualita'
architettoniche). Bulatovic ora e' un invalido di altissimo grado e non
ha mezzi finanziari sufficienti per procurarsi le attrezzature
necessarie a condurre una vita piu' facile. Durante la Vs. ultima
visita a Belgrado, sarebbe stato un gesto straordinario di attenzione
umana, se aveste visitato lui e le altre vittime, promettendo almeno un
aiuto finanziario minimo. Questo sarebbe potuto essere un Vs. gesto di
buona volonta', che avrebbe dimostrato che non fate differenza tra le
une e le altre vittime.

Ho una obiezione personale da farVi, sig. Robertson. In qualita' di
presidente dell'associazione delle vittime NATO, vi avevo mandato una
lettera, sperando in una Vs. risposta, che non ho ricevuto fino ad
oggi. Una cittadina della Gran Bretagna, moglie di un mio amico, ha
scritto al Vs. primo ministro, ricevendo una risposta di ritorno. Il
contenuto di tale lettera ora non e' rilevante. Un figlio minorenne di
un mio altro amico ha scritto al primo ministro dell'Australia,
preoccupato per il destino degli aborigeni, ed ha ricevuto una
risposta, con i ringraziamenti. Il Vs. silenzio non merita alcun
commento.

Infine, devo aggiungere anche che non e' un Serbo che vi scrive -
togliendovi cosi' l'occasione di dire che in questo caso si tratta di
una mia parzialita'. Mio padre e' Sloveno, mentre nella famiglia
abbiamo degli antenati Tedeschi, Francesi, Italiani, Greci. E' un uomo
amareggiato per le ingiustizie nei confronti di un popolo, che vi
scrive.


Milan Pak
(L'autore della lettera, di professione, si occupa di diritto
internazionale da 40 anni. Inoltre e' Presidente della Associazione
delle vittime della NATO)

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NIN

http://www.nin.co.yu/index.php?s=rub&a=2773&rid=15&id=1290

Reagovanje

Zastrašujuca neosetljivost

Izvodi iz pisma upucenog Džordžu Robertsonu, doskorašnjem generalnom
sekretaru NATO-a povodom NIN-ovog feljtona “Nije bilo ni rata ni ratnog
zlocina”


U kosovskoj istoriji oko 700 godina nasilja... Albanci su 40 godina
patili pod komunistima. Tokom 10 godina otkako je Miloševic došao na
vlast sprovodena je sistematska diskriminacija koju bismo mi inace
nazvali aparthejd...”
(NIN 15.1.2004)


Kao višegodišnji profesor na Pravnom fakultetu u Beogradu, predavao sam
i u Prištini gde su studirali zajedno i Srbi i Albanci bez
diskriminacije. Mogu da posvedocim da su svi albanski studenti znali
srpski ali su mogli da polažu ispite i na svom maternjem jeziku. Tada
je Univerzitet u Prištini bio organizovan iz Beograda, ne zbog
aparthejda, nego zato što nije bilo dovoljno strucnjaka i iskusnih
univerzitetskih profesora.

Nevolje i problemi na Kosovu poceli su krajem šezdesetih kada su
profesori Beogradskog univerziteta, odlukom Centralnog komiteta
Jugoslavije, odstranjeni, a dovedeni profesori iz Tirane. Malobrojni su
bili oponenti ove neopozive odluke. Može se zamisliti kako bi bilo da
britanska vlada donese odluku o udaljenju profesora sa elitnih
fakulteta i postavljenju profesora iz neke druge zemlje da bi
zadovoljila manjinski narod.

Posle tih dogadaja, natalitet na Kosovu, i do tada veoma visok,
poprima neverovatne razmere. Pocinju da se pojavljuju oglasi u
dvorištima srpskih porodica “Kuca na prodaju”.

Postoje nesumnjivi dokazi da se Kosovo pripremalo za rat radi
izdvajanja iz Jugoslavije. Buduci da nije bilo dobre kontrole prometa
ljudi i robe zbog propusne granice sa Albanijom, nije bilo teško da se
radi na ostvarenju ideje samostalnog Kosova.

Na ovo je reagovala država. Protiv secesije je trebalo delovati.
Država se brani svim prihvatljivim sredstvima. Imamo svakodnevno takve
situacije u raznim delovima sveta.

Vaša dirljiva svedocanstva g. Robertsone o poginuloj deci na Kosovu
imaju politicku intonaciju. Usmerena su da podstaknu antipatije prema
srpskom narodu. Na vašem mestu ja bih posetio Varvarin, Beograd,
Aleksinac, Niš ili druga mesta u Srbiji gde su takode ubijana deca. Da
li su to bili legitimni vojni ciljevi?

Možda su neke komande i prenošene preko tornja na Avali, inace simbola
Beograda, ali njegovo rušenje, bez obzira na vašu argumentaciju, zdrav
razum ne može da prihvati. Još manje može da se razume rušenje zgrade
nacionalne televizije u kojoj su poginuli samo civili, nijedno vojno
lice.

Bilo je prekomernih reakcija pojedinaca i odmazdi, ali ovakve
situacije teško da bi mogla da kontroliše i mnogo bolje organizovana
država nego što je to bila SRJ. Da li možemo da uporedimo ove dogadaje
sa silnim akcijama koje su vodile razne države da bi sacuvale
integritet? Da li možemo pokrenuti pitanje komandne odgovornosti za
odmazde u Belfastu, za ETA u Španiji, za Severni Vijetnam i za sve
druge oružane sukobe, ako nademo odgovarajucu kvalifikaciju?

Trebalo bi da vidite spomenik poginulim jugoslovenskim pilotima u
dvorištu zgrade vazduhoplovstva koju ste takode uništili iako je u
vreme bombardovanja bila prazna, što je bilo poznato. Piloti su
izginuli u neravnopravnoj borbi sa mašinama i elektronikom, a ne sa
boljim i sposobnijim pilotima. Za vaše pilote, g. Robertson, to su bile
elektronske igrice, a za naše, koji su branili svoju zemlju - sigurna i
neizbežna smrt. Da li njih treba što pre zaboraviti? Velika književna
dela stvorena su u vezi sa patriotizmom i žrtvovanjem za svoju zemlju,
a Srbima je danas zabranjeno da budu patriote.

Porazna je cinjenica da se razaranje privrednog i finansijskog
potencijala Srbije efikasno sprovodii dalje, mirnodopskim sredstvima.
Bivši asistent, a sada ministar inostranih poslova SCG sa vama javno
poziva ovaj narod da zaboravi žrtve i štetu od NATO bombardovanja.
Agresijom NATO-a je flagrantno povredeno medunarodno pravo, haški
optuženici su u najvecem broju Srbi, a medu njima i bivši predsednik
jedne suverene države. Presedan je u svetskoj istoriji da se sudi šefu
države izvan zemlje gde su izvršeni navodni zlocini i koji se naziva
zlocincem i pre donošenja presude. Pojedinci se drže u pritvoru više
godina, ljudi optužuju za zlocine zbog navodnog huškanja, drasticno se
krše osnovna ljudska prava. Nema dovoljno hrabrosti da se ta
medunarodna institucija javno prozove i traži njeno ukidanje.

Zlocincima treba suditi, ali svima podjednako, bez obzira kom narodu
pripadaju. Trebalo je uciniti sve da im se sudi tamo gde su zlocini
pocinjeni. Imam utisak da je skriveni cilj ovog suda da se obeshrabre
svi oni koji zahtevaju naknadu štete prouzrokovane u NATO akcijama u
Srbiji i Crnoj Gori!

Apelovanje na zaborav je vec postiglo vidne rezultate u Srbiji. Ratko
Bulatovic je ostao bez obe noge kada je kao rukovodilac ekipe za
spasavanje unesrecnih u Beogradu hitao da pomogne u trenutku kada je
bacena druga bomba na zgradu Generalšaba (inace u svetu priznato
arhitektonsko ostvarenje). Bulatovic je težak invalid i nema dovoljno
sredstava da obezbedi odgovarajuca pomagala kako bi olakšao svakodnevni
život. Za vreme vaše poslednje posete Beogradu bio bi izvanredan gest
obicne ljudske pažnje da ste njega i druge žrtve posetili i obecali bar
minimalnu finansijsku pomoc. To bi bio gest dobre volje i pokazao bi da
ne pravite razliku izmedu žrtava.

Imam i jednu licnu zamerku, g. Robertsone. U svojstvu predsednika
Udruženja žrtava NATO-a, uputio sam vam pismo ocekujuci da cete na
njega odgovoriti. Do danas nisam dobio vaš odgovor. Britanka, supruga
mog prijatelja pisala je vašem pemijeru i dobila odgovor. Sadržina
odgovora je irelevantna. Maloletni sin jednog drugog prijatelja je
pisao premijeru Australije, zabrinut za sudbinu Aboridžina. Dobio je
odgovor i zahvalnost za pismo. Vaše cutanje ne zaslužuje komentar.

Na kraju ovo ne piše Srbin, pa da kažete da je u pitanju pristrasnost.
Moj otac je Slovenac, a u porodici imamo predaka Nemaca, Francuza,
Italijana, Grka. Piše vam covek koji je ogorcen na nepravdu prema
jednom narodu.


Milan Pak
(Autor se 40 godina bavi medunarodnim pravom i predsednik je Udruženja
žrtava NATO-a)