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Conferenza Internazionale sulla “Questione Orientale”
Istanbul, 20 gennaio 2007

Contributo del Partito Comunista di Grecia (KKE)
 
22 gennaio 2007
 
Cari compagni,

 

Ci è particolarmente gradito prendere parte a questo incontro organizzato dal Partito Comunista di Turchia in occasione del suo 8° Congresso, sul tema la “Questione Orientale”. Cogliamo l’occasione per salutare l’eroica lotta dei comunisti Turchi, in particolare nelle attuali condizioni eccezionalmente difficili, in cui l’imperialismo si presenta sempre più aggressivo e barbaro su tutti i fronti. Queste lotte sono direttamente collegate con il tema di questo incontro.

 

Esiste oggi una “Questione Orientale”, e come si manifesta in rapporto al passato quando riguardava fondamentalmente il destino dell’Impero Ottomano? Dal punto di vista territoriale, il terreno di intenso confronto rimane praticamente lo stesso (i Balcani, la regione del Caucaso e il mondo Arabo) e la forma dei conflitti internazionali che si accendono in ragione delle aspirazioni imperialiste al controllo di queste regioni somiglia fortemente alla forma dei conflitti che hanno portato alla dissoluzione dell’Impero Ottomano. Ma ciò riguarda unicamente la forma, dal momento che il contenuto sociale e di classe di tali conflitti è cambiato radicalmente.

 

Le condizioni storiche oggettive sono oggi completamente differenti. Allora la lotta fu ingaggiata dalla classe borghese in ascesa che, con l’aiuto del giovane proletariato, lottava per demolire i bastioni feudali in Europa; ora, con la creazione del sistema imperialista internazionale, la classe borghese ha assunto la posizione tenuta in passato dai signori feudali, e la lotta si conduce contro il reazionario capitale monopolistico e l’oppressione e lo sfruttamento intollerabili esercitati su scala globale da un pugno di rappresentanti degli interessi monopolistici guidati dagli USA, ma anche con “volenterosi alleati” nell’UE e negli stati capitalistici in ascesa.

 

Oggi il compito di demolire i bastioni imperialisti della reazione può essere svolto solo dalla nuova classe in ascesa, la classe lavoratrice con i suoi alleati e gli altri strati e settori sfruttati della società.

 

In aggiunta, oggi il movimento Comunista e Operaio deve fronteggiare l’ondata controrivoluzionaria che ha provocato l’abbattimento del potere socialista in URSS e negli altri paesi socialisti europei, la dissoluzione del Patto di Varsavia e il cambiamento nei rapporti di forza su scala internazionale a favore del capitale. Inoltre, dobbiamo sottolineare quanto continui ad essere corretta anche oggi l’analisi di Lenin e dei Bolscevichi in merito alla questione degli “Stati Uniti d’Europa” in presenza di un regime capitalista. Se dovessero realizzarsi, questi stati uniti sarebbero reazionari e genererebbero un’intesa temporanea con i capitalisti, il cui unico scopo sarebbe quello di soffocare il socialismo in Europa.

 

Dopo il 1945, sotto la leadership degli USA, fu creata la NATO, insieme alla Comunità Economica Europea (CEE), il cui scopo principale era quello di soffocare il socialismo in Europa e nel 1991 la controrivoluzione ottenne una temporanea vittoria, i cui effetti si sono sempre più fatti sentire tra tutti i popoli e gli stati. Ciò è particolarmente vero nella nostra regione. I Balcani, il Mediterraneo, i paesi del Nord Africa, della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, la regione del Golfo e del Mar Rosso sono stati travolti dal turbine del “nuovo ordine mondiale” che l’imperialismo sta cercando di imporre con qualsiasi mezzo. La Jugoslavia è stata dissolta e sostituita da piccoli, deboli stati e protettorati, come la Bosnia-Erzegovina e il Kosovo, che si trovano sotto il diretto controllo degli USA, della NATO e dell’UE.

 

E’ evidente che la regione continua ad avere per gli interessi imperialisti - in particolare di USA, Gran Bretagna, Francia e Germania e dei rispettivi monopoli internazionali - il medesimo significato militare che aveva nel passato. Le rilevanti riserve energetiche della regione, specialmente di petrolio e gas naturale, hanno spinto le forze imperialiste a intervenire direttamente per assicurarsi il controllo su tali ricchezze, provocando anche un’intensa rivalità tra le potenze in questione.

 

Oggi, le forze imperialiste stanno cercando di costruire un sistema interstatale nella nostra regione, attraverso la creazione di un contesto che si affidi alla forza delle armi della NATO e che protegga le multinazionali nei loro tentativi di infiltrazione in questi paesi. Ciò include il controllo dei canali internazionali del Mar Nero, dell’Egeo, di Suez e del Mar Rosso, come pure della regione del Golfo.

 

Questo arco si estende fino alla costa orientale dell’Asia del Sud-Est, e il suo scopo principale è quello di assicurare la supremazia USA-NATO.

 

La NATO, soprattutto dal momento della dissoluzione del Patto di Varsavia e dell’URSS, ha elaborato una nuova dottrina riguardante il ruolo che essa intende giocare nelle nuove condizioni, che estende il campo di intervento oltre i suoi limiti, fino ad includere gli ex paesi socialisti dell’Europa Centrale e Orientale e i Balcani, e che prevede l’espansione in direzione di altri paesi del Mediterraneo. La nostra regione è stata indicata come un’area ad alto rischio per la sicurezza della NATO e per gli interessi che vengono serviti. E’ stata anche creata una flessibile e potente forza di intervento multinazionale che dovrebbe entrare in azione in qualsiasi momento la NATO ritenesse che l’ordine mondiale imperialista venga “disturbato”. E’ praticamente la regola che i paesi divenuti membri della NATO, a un certo momento diventino anche membri dell’UE. Ci sono alcune eccezioni a questo processo, come Malta e la Repubblica di Cipro, dove registriamo condizioni particolari, ma ciò non cambia la regola.

 

Sono in corso conflitti e rivalità per la supremazia nella distribuzione dei mercati e delle sfere di influenza, specialmente per il controllo delle risorse energetiche e delle vie del loro trasporto. Si manifestano direttamente e indirettamente su fronti di battaglia, in esplosioni di scontri nazionalistici, in conflitti tra paesi confinanti. In questo gioco geostrategico, ogni potenza partecipa in proporzione al suo peso e alla sua grandezza nella piramide imperialista, alla sua collocazione nel sistema internazionale e alla sua ubicazione geografica. La nostra regione è situata nel mezzo di un’area cruciale. Infatti, negli ultimi anni si è trovata sempre più coinvolta. La situazione si è aggravata dopo la guerra in Jugoslavia e specialmente dopo la guerra in Iraq e il permanere dell’occupazione da parte degli USA e dei loro “volenterosi alleati”.

 

L’impiccagione di Saddam Hussein è stata probabilmente solo il pretesto per mettere in moto diversi piani per la regione, che causeranno reazioni a catena ed effetti collaterali. La lacerazione e la divisione dell’Iraq non possono essere esclusi.

 

La Strategia Mediterranea della NATO, formulata nel vertice di Istanbul del giugno 2004, ha aperto la strada a nuove minacce, perché in effetti si tratta di una strategia per dividere popoli e paesi, e per facilitare l’egemonia degli USA e delle altre forze dominanti dell’UE. Tutti i paesi del Medio Oriente e, più in generale, la regione ne sono in un modo o nell’altro coinvolti.

 

La situazione nel Medio Oriente è estremamente allarmante. La questione centrale qui è la Palestina, mentre la situazione in Libano rimane complicata in seguito essenzialmente alla sconfitta della macchina bellica israeliana nella guerra contro questo paese, attuata per annientare la resistenza Libanese.

 

In tutto questo intreccio di conflitti e problemi, sia la Grecia che la Turchia rappresentano “parte del problema”. E ancor più oggi, quando entrambe giocano un ruolo più attivo in tutti i processi in corso che investono la regione.

 

Grecia e Turchia sono paesi vicini con confini comuni. Entrambe queste nazioni appartengono alla NATO dal 1952; la Grecia è membro con pieni diritti dell’UE dal 1981, mentre la Turchia ha avviato negoziati per diventarlo a sua volta. In entrambi i paesi, la presenza degli USA è un fattore decisivo nelle relazioni reciproche. Sebbene i due paesi siano membri della NATO e collaborino sotto il suo ombrello in varie missioni militari (come in Bosnia, Kosovo e Afghanistan), esistono serie differenze tra le loro classi borghesi e le loro forze politiche dirigenti, che si manifestano in ogni occasione, sia riguardo a Cipro, sia riguardo allo sfruttamento delle risorse marine e sottomarine dell’Egeo, che alle questioni relative alle dispute sui confini, o alla questione delle minoranze presenti nella regione.

 

In merito a queste materie, il KKE è dell’opinione che il problema delle differenze tra Grecia e Turchia non possa trovare soluzione senza affrontare più in generale la questione della strategia delle forze imperialiste nella regione, senza prendere in considerazione la rivalità tra l’UE e gli USA e gli interessi su larga scala che sono stati resi manifesti. La classe borghese in ogni paese cerca di ottenere relazioni preferenziali con entrambi i centri imperialisti, allo scopo di realizzare i propri obiettivi. L’orientamento degli imperialisti oggi è quello di creare dispute su trattati ed accordi conclusi precedentemente e che riguardano i nostri due paesi, di mettere in discussione le frontiere internazionali, per arrivare a nuovi accordi che riflettano gli interessi imperialisti. La Grecia ha problemi nei Balcani e nell’Egeo. La Turchia ha problemi rispetto all’Iraq e alla sua occupazione da parte delle forze USA-britanniche e ai loro piani per la creazione di uno stato Curdo che ridisegnerebbe i confini dell’intera area.

 

Le nostre frontiere statali, così come sono state tracciate dai trattati nel passato, non devono cambiare e le minoranze che esistono in tutti gli stati della regione, e che vengono frequentemente utilizzate dagli imperialisti come pedine nella ben nota politica del “divide et impera”, devono avere gli stessi diritti ed obblighi entro i confini degli stati che ora abitano. L’unica via per far prevalere questa politica, che corrisponde agli interessi della classe lavoratrice e dei popoli della regione, è quella dell’esistenza di un decisivo fronte contro l’imperialismo e le organizzazioni imperialiste, e contro la politica degli USA, della NATO e dell’UE. I nostri popoli devono intensificare la loro vigilanza e attenzione e devono sviluppare un ampio fronte unitario di lotta antimperialista tra tutti i popoli, per la sovranità e l’integrità territoriale dei paesi, per la pace e una normale coesistenza e collaborazione tra popoli e paesi della regione, in opposizione alla politica del “divide et impera” e degli interventi imperialisti.

 

Su questo terreno si erge il fondamentale principio dell’internazionalismo e del socialismo, “che nessuna nazione può essere libera se opprime altre nazioni” (Marx e Engels). Questo principio viene continuamente violato dagli imperialisti.

 

Come Lenin ha rilevato in “Sul diritto di autodecisione delle nazioni” (Aprile-Giugno 1914):

 

“Gli interessi della classe operaia e la sua lotta contro il capitalismo esigono la piena solidarietà e l’unità più stretta degli operai di tutte le nazioni, esigono che si opponga resistenza alla politica nazionalistica della borghesia di qualsiasi nazionalità. Perciò negare alle nazioni oppresse il diritto di autodecisione, cioè di separazione, oppure sostenere tutte le rivendicazioni nazionali della borghesia delle nazioni oppresse, equivarrebbe, per i socialdemocratici, a sottrarsi ai compiti della politica proletaria e a subordinare gli operai alla politica borghese…Il minimo appoggio del proletariato di una qualsiasi nazione ai privilegi della “propria” borghesia nazionale susciterà inevitabilmente la sfiducia del proletariato delle altre nazioni, indebolirà la solidarietà internazionale di classe, dividerà gli operai con grande gioia della borghesia” (Capitolo 5. La borghesia liberale e i socialisti opportunisti nella Questione Nazionale)

 

Il KKE sostiene con tutte le sue forze lo sviluppo di relazioni fraterne di coordinamento e collaborazione con il Partito Comunista di Turchia, come anche con tutti i partiti e movimenti antimperialisti, radicali; allo stesso modo, noi appoggiamo le iniziative congiunte delle organizzazioni sociali e di massa greche e turche che condannano le manifestazioni di ostilità tra i nostri popoli e promuovono l’amicizia e la cooperazione. Nulla potrà dividere i nostri popoli. Essi hanno solo da guadagnare nel respingere con decisione i piani imperialisti. La nostra è una lotta comune.

 

Gli interessi di classe della classe lavoratrice della Grecia risiedono nell’avanzata della sua lotta per cambiare gli attuali rapporti di forza a sfavore dell’UE, della NATO e degli USA e per costruire il Fronte di Lotta Antimperialista-Antimonopolista per il Potere Popolare e l’Economia Popolare.

 

Gli interessi di classe della classe lavoratrice della Turchia risiedono in una consistente lotta per difendere i diritti e gli interessi dei lavoratori e degli altri strati popolari, per impedire che il paese aderisca all’UE, e per far avanzare la lotta del Fronte Patriottico e del Partito Comunista di Turchia contro i monopoli, la NATO e l’imperialismo USA.

 

La lotta del popolo lavoratore di ogni stato membro dell’UE deve rifiutare le illusioni suscitate dalla socialdemocrazia e dalle forze opportuniste che questa associazione capitalista reazionaria possa trasformarsi in amica dei popoli e della pace. La lotta deve essere diretta a indebolire l’UE e a cambiare i rapporti di forza a favore delle forze politiche che sono contro i monopoli e il loro potere, contro l’imperialismo e le guerre imperialiste, contro la NATO, contro gli interventi e la barbarie scatenata sui popoli che resistono.

 

La lotta in ogni paese e la modifica degli attuali rapporti di forza a favore di coloro che cercano di cambiare l’attuale società capitalistica, che aspirano al socialismo, è la strada che potrebbe spingere paesi a rompere con questa Unione, a indebolirla, favorendone la dissoluzione e l’eliminazione.

 

La nostra lotta comune contro l’imperialismo USA, contro il centro imperialista dell’UE, contro la NATO e contro il nuovo ordine imperialista farà maturare i frutti della prosperità, della pace, dell’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e del socialismo!