NE'-NE'

Coordinamento Romano per la Jugoslavia 27/10/00


L'articolo di Marco Ferrando su "Liberazione" di giovedi 26 ottobre
merita
una risposta chiara quanto lo e' il contenuto dell'articolo
stesso. Non entriamo qui nel merito dei problemi relativi alle posizioni
di
politica internazionale del PRC ed all'approfondimento - inesistente -
sulle
varie questioni che "Liberazione" dovrebbe o potrebbe o avrebbe potuto
fare:
su tutto questo rimandiamo alla nostra presa di posizione di alcuni mesi
fa
(http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/361). Ci limitiamo
invece
a contestare la tesi centrale di Ferrando, secondo cui rispetto a quello
che
sta succedendo a Belgrado non bisogna schierarsi "ne' con Kostunica, ne'
con
Milosevic" - il che e' a tutti gli effetti una riproposizione
dell'adagio
"ne' con la NATO, ne' con Milosevic" del periodo dei bombardamenti
"umanitari".

Accecato dalla polemica perenne contro lo "stalinismo", Ferrando in
effetti
non mostra grande necessita' di distinguere tra loro paesi (la RFS
di Jugoslavia e l'URSS), fasi storiche, ceti politici, classi
economiche...
Tra le altre cose, la "cricca di Milosevic" e' accusata di essere figlia
del
sistema "stalinista". Innanzitutto, se cosi' fosse, nella RF di
Jugoslavia
non ci sarebbe ne' il multipartitismo, ne' il processo di
liberalizzazione
economica! Viceversa, entrambi hanno avuto inizio proprio sotto la guida
dell'SPS e della JUL. Ed infatti, paradossalmente Ferrando riesce a
scrivere
pure che la RF di Jugoslavia e' "un paese capitalista"! Anche questa
affermazione, come la precedente sullo stalinismo, tagliata con
l'accetta,
come un marchio d'infamia che cassa ogni discussione ulteriore.

Eppure anche l'Italia e' un paese capitalista, ed anche l'Italia e'
guidata
dal "centro-sinistra". Ma Ferrando di certo non metterebbe mai
sullo stesso piano i berlusconiani con il centro-sinistra, visto che sta
in
un partito (il PRC) che e' continuamente in rapporto dialettico con il
centro-sinistra per costruire alleanze con esso, sul piano locale o
nazionale, e che ha partecipato persino ad un governo di centro-sinistra
(quello di Prodi) che ha fatto passare alcune delle scelte piu'
deleterie
per il nostro paese in senso liberista - tra tutte citiamo la
legalizzazione
del caporalato.

Ferrando rispondera': si, e' vero, ma io sto nell'opposizione interna al
PRC.
Tanto piacere! Ma se stai dentro non stai fuori, quindi non sei
imparziale
rispetto ai "due poli" che si contendono la gestione dell'Italia - cioe'
chi
dei due deve svendere una ad una tutte le proprieta' ed i servizi
statali,
chi dei due deve stravolgere la Costituzione in senso maggioritario-
presidenzialista-statunitense, eccetera. Ferrando vorrebbe un PRC piu'
"a
sinistra", ma se ci sta dentro significa che nella competizione politica
non
e' imparziale.

Invece sulla RF di Jugoslavia Ferrando e' imparziale: "ne'-ne'". Dice:
"Il regime di Milosevic non incarnava affatto l'ultimo baluardo del
cosiddetto 'socialismo jugoslavo', neppure come eredit� della sua
versione
burocratica [qui si contraddice pure rispetto ad altri passi del suo
articolo,
ma tant'e'], ma una delle tante varianti di quella devastante
restaurazione
capitalistica". Giusto. Quale variante? La variante socialdemocratica!
La variante del "golden share" statale sulle privatizzazioni, del
controllo
sui settori strategici, della sovranita' nazionale e della indipendenza
dalla NATO (la RF di Jugoslavia e' l'unico paese a non avere chiesto di
essere
integrata in nessuna delle strutture politico-militari euro-atlantiche).

Citiamo ancora: "Slobodan Milosevic ha ampiamente gestito la
reintroduzione
interna dei meccanismi dominanti di mercato smantellando una dopo
l'altra le
vecchie strutture dell'economia pianificata, peraltro gi� logore e in
disfacimento". Casomai non lo ha fatto Milosevic da solo, ma la classe
politica e sociale da lui rappresentata (un marxista non dovrebbe usare
queste personificazioni infantilistiche alla Adriano Sofri!). Ma
indipendentemente da cio', i governi socialdemocratici SPS-JUL hanno
fatto
tante (contro)riforme, ma hanno conservato alcune prerogative importanti
sia
dell'autogestione dei lavoratori sulle scelte aziendali, sia della
proprieta'
statale e sociale sui settori-chiave.

Non potendo negare questo, Ferrando scrive: "Non inganni la perdurante
presenza pubblica in alcuni settori dell'economia serba: � solo la
traccia
residuale di un passato archiviato [chi lo ha archiviato? A noi sembra
che
Ferrando vorrebbe archiviarlo prima possibile!] e, in parte,
l'espressione di
un'esigenza obiettiva di razionalit� economica in assenza delle
condizioni di
una valorizzazione di mercato". Beh, ci si consenta, questo e' un vero e
proprio
processo alle intenzioni! Che altro valore dare ad affermazioni del
genere?
Continua Ferrando: "In nessun caso un'espressione di 'socialismo', non
pi� di
quanto lo fosse l'Iri in Italia".

Onore e gloria all'Iri, allora, caro Ferrando! Da queste tue
affermazioni si
evince che stai clamorosamente sottovalutando il processo continuato di
svendita del patrimonio italiano a partecipazione statale! Certo, non
sarebbe
da meravigliarsi, come PRC non vi siete mai opposti di principio alla
svendita
ed alle privatizzazioni, avete solo detto "si, ma": si alle
privatizzazioni
ma con un pacchetto azionario rilevante saldamente in mano allo Stato,
giusto?

Dunque gli indirizzi di politica economica del PRC in Italia (non a caso
formulati da personaggi a dir poco discutibili come Nerio Nesi) sono
UGUALI agli indirizzi - e realizzazioni - di politica economica dell'SPS
in
Serbia. Potremmo dire che l'SPS e la JUL sono equivalenti al PRC in
termini
di ideologia e politiche socialdemocratiche. Pero' se certe cose si
fanno in
Jugoslavia - scandalo! Se invece le facciamo noi sono "dolorose
necessita'"...
Questa maniera di usare formule e richieste addirittura estremistiche
rispetto
a situazioni drammatiche come quella Jugoslavia, che non si userebbero
mai
nella *propria* situazione per non correre il rischio di cadere nel
ridicolo,
ci sembra veramente disgustosa.

"Chi peraltro dubitasse della natura capitalistica della Serbia di
Milosevic potrebbe rileggere le copiose interviste dei suoi ministri
economici sulla stampa occidentale, persino durante la guerra, l� dove
essi
vantavano le privatizzazioni strategiche eseguite e annunciavano ancor
pi�
ampie disponibilit�". Ad ognuno fa comodo ricordare o dimenticare quello
che preferisce... cosicche', Ferrando non ricorda ad esempio la vicenda
della
Galenika, gestita da Panic per un periodo e poi riappropriata dallo
stato
jugoslavo per le inadempienze di quest'ultimo, o le dichiarazioni di
Milosevic
nel suo ultimo discorso televisivo, contro la svendita della Jugoslavia
al
capitale straniero, ne' ricorda, ne' conosce il sistema gratuito della
sanita' e dell'istruzione in Jugoslavia. Il giudizio di Ferrando e'
superficiale,
basato sul "sentito dire": di cose dette da governanti e diplomatici che
in questi anni hanno fatto di tutto, certamente, per riottenere un posto
nella "comunita' internazionale", attraverso mediazioni su tutti i
fronti, e
di cose dette da nemici della Jugoslavia di ogni tendenza ed
orientamento.
E non potrebbe essere altrimenti, visto che ne' il suo partito ne' il
suo
giornale hanno mai fatto informazione ed inchiesta seria su quel sistema
economico.

Ferrando prosegue accusando il "regime di Milosevic" di nepotismo,
familismo,
struttura clanica, spartizione della torta, eccetera. Non cita casi
concreti,
e non puo' citarli, visto che dovrebbe basarsi sulle cronachette
internazional-
scandalistiche della nostra stampa, alle quali nemmeno Ferrando puo'
prestare
fede piu' di tanto: ad esempio la notizia, data e smentita circa mille
volte
in dieci anni, dei "conti in Svizzera e a Cipro di Milosevic".

Ma Ferrando dice una cosa interessante: che esiste una "relativa
autonomia
politica del regime di Milosevic dalle centrali dell'imperialismo
medesimo:
l� dove le velleit� espansioniste [dove avrebbero praticato
l'espansionismo,
di grazia, in Krajna? In Bosnia? In Kosovo?] della nuova borghesia
nazionalista serba [e se dice "nuova" NON dovrebbe riferirsi a quella
legata a
Milosevic, per intendersi, ma a quella del DOS!], non concordate con
l'imperialismo, ostacolavano continuamente la stabilizzazione
del suo controllo sui Balcani [analisi completamente invertita rispetto
alla dinamica dei fatti: se l'imperialismo avesse voluto stabilizzare
l'area sotto il suo dominio avrebbe potuto comprarsi la Jugoslavia tutta
intera
prima ancora di frantumarla; viceversa l'imperialismo aveva bisogno di
destabilizzare per inserirsi militarmente oltreche' economicamente].

Non � forse del resto per una ragione analoga che l'imperialismo ha
aggredito
e aggredisce l'Iraq di Saddam?" conclude Ferrando. Ebbene, se cosi'
fosse, i
comunisti dovrebbero - e devono - APPOGGIARE Saddam e Milosevic nella
loro
lotta contro l'imperialismo! Infatti tutta la tradizione comunista
(lasciamo
stare Stalin per carita'!) insegna a distinguere contraddizioni
principali da
contraddizioni secondarie, e ad inserirsi nelle contraddizioni per farle
esplodere. I comunisti dovrebbero di regola APPOGGIARE borghesie
nazionali e
Stati capitalisti che mettono i bastoni fra le ruote all'avanzata del
capitale
monopolistico transnazionale, cioe' dell'imperialismo, cioe': NATO, UE,
BM,
FMI e scatoloni vari.

Questa conclusione sarebbe elementare, ma Ferrando non la coglie e
dunque
vanifica in partenza il senso della sua analisi perche' eredita una
tradizione
tardotrotzkista a tutti gli effetti "qualunquista" o "terzocampista"
sulle
questioni internazionali: "ne'-ne'". Percio' su Saddam e su Milosevic
meglio
ripetere a pappagallo tutte le sciocchezze colte dal coro della
disinformazione
strategica (compresa quella dei brogli elettorali, ai quali ovviamente
anche
Ferrando crede).

Noi siamo invece assolutamente convinti che sia stato giusto appoggiare
la RF
di Jugoslavia di Milosevic contro la NATO, e la politica economica
interna di
Milosevic, SPS e JUL contro la politica del DOS e dei suoi
ultraliberisti del
"G17". Tra l'altro, riteniamo che si stia facendo una confusione
indebita
tra appoggio politico ed appoggio ideologico. Quando noi parliamo di
appoggio
alle sinistre jugoslave intendiamo un appoggio politico, cioe' un
atteggiamento
di solidarieta' e di alleanze, non certo un riconoscersi
nell'impostazione
ideologica socialdemocratica e spesso opportunistica di queste forze.

Li dobbiamo appoggiare anche se essi rispecchiano, dal punto di vista
sociale,
gli interessi di una "borghesia rossa" generatasi in questi anni di
contro-
riforme e di cedimenti. Li dobbiamo appoggiare perche' le "borghesie
rosse"
sono radicalmente e qualitativamente diverse dalle "borghesie bianche"
(nel
caso del DOS, che ingloba settori monarchici, cetnici filooccidentali e
reazionari clericali, chiamiamola pure "borghesia nera"!). Li dobbiamo
appoggiare perche' la borghesia rossa puo' essere corrotta e ritagliarsi
piccoli patrimoni, ma non detiene i monopoli, non detiene le aziende
tutte
intere! Generalmente si tratta comunque di amministratori di ditte
statali!
E' la borghesia "del posto fisso"... Viceversa, la borghesia nera e' la
borghesia della precarizzazione, quella contraria ai contratti nazionali
di
lavoro. E' quella che e' stata espropriata nel 1945 dai comunisti, e
rivendica oggi interi latifondi (ad esempio la Chiesa ortodossa in
Kosovo),
aziende (la Galenika di Milan Panic), miniere (i capitalisti britannici
di
inizio secolo in Kosovo, oggi Soros). La differenza tra le due e' NETTA.

Dobbiamo percio' appoggiare "Milosevic" e "Saddam" nella loro
opposizione
alle pretese dell'imperialismo, anche se non li riteniamo
ideologicamente
affini, cosi' come avremmo appoggiato anche gli Stati europei -
capitalisti e
borghesi - aggrediti dal nazismo tedesco, o gli Stati - talvolta persino
feudali - di Africa ed Asia aggrediti dalle potenze coloniali. Ma forse
Ferrando oggi metterebbe anche in discussione l'appoggio all'URSS
impegnato
nella eroica lotta contro la barbarie di Hitler e Mussolini.

27/10/00
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