www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - urss e rivoluzione di ottobre - 05-11-07 - n. 201

da Rebelion (originale nell'edizione 118 della Pravda del 25/10/2007)

 

Ventitre scalini più in basso
 
Sui morti del comunismo sovietico e su quelli del capitalismo russo
 
Víctor Trushkov - Pravda

 

26/10/2007

 

Nella storia, niente e nessuno entra in relazione reciproca attraverso le azioni, eccetto le persone. La popolazione è la principale risorsa di qualunque sviluppo sociale. È meraviglioso disporre di ricchezze naturali uniche, ma solo col lavoro delle persone queste si trasformeranno in ricchezze sociali. È l'ABC del marxismo, e quando si parla di valutazioni delle risorse del paese, la popolazione è quella che dovremmo considerare in primo luogo.

 

I furbi e malintenzionati che attualmente lavorano in questo campo della storia hanno dato origine ad una gran quantità di miti e leggende, che in certe occasioni degenerano in autentiche falsità.

 

I detrattori professionali del socialismo e del sistema sovietico sono coloro che profondono a tal fine l’impegno più grande.

 

È come se tra loro esistesse una sfida per vedere chi, nel modo più indecente ed intollerabile, osa inventare il numero maggiore di "vittime del potere sovietico" negli anni trenta. Sessanta milioni di persone... 80 milioni... 100 milioni... sottintendendo che ci si riferisce alla popolazione adulta, innanzi tutto uomini. Sembra addirittura che non siano sfiorati dal dubbio che tutte queste favole potrebbe ribatterle qualunque ragazzino di 5º elementare.

 

La popolazione dell'URSS, nell'anno in cui fu creato lo stato unitario, ammontava a 136,1 milioni di persone, delle quali, alla fine del 1922, 63 milioni erano uomini. Che cosa rimane sottraendo anche solo l’immaginario numero di 60 milioni di vittime? Chi lottò allora nella Grande guerra patriottica? Da dove uscirono allora, in una sola Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, 51 milioni di uomini nel 1939? In totale, in tutta l'Unione Sovietica, in quel momento si era vicino ai 93 milioni.

 

Operiamo un confronto in più, cosa che gli antisovietici si rifiutano sempre di fare. Mi riferisco ai tempi di crescita della RSFSR e degli Stati Uniti del Nordamerica (che era il nome ufficiale degli attuali USA fino alla seconda guerra mondiale). Perché della Federazione Russa e non di tutta l'Unione Sovietica? Perché negli anni trenta, il territorio della RSFSR non subì variazioni, mentre nell'URSS entrarono quattro nuove repubbliche - Moldavia, Lettonia, Lituania, Estonia – così come l’Ucraina occidentale e la Bielorussia occidentale. Nei 13 anni che passarono tra i censimenti della popolazione degli anni 1926 e 1939, il numero di abitanti della RSFSR crebbe del 13,5 %. Di sicuro questi non sono dati della Direzione Centrale di Statistica dell'URSS, le cui cifre tanto piace mettere in dubbio ai difensori del capitalismo, bensì dati che sono stati scrupolosamente verificati dagli studiosi dell'attuale Istituto di Investigazioni Scientifiche di Statistica, dipendente dell'Agenzia di Statistica della Federazione Russa (Rosstat).

 

La popolazione degli Stati Uniti del Nordamerica, che continuava a crescere grazie ai flussi migratori dall'Europa e da altre parti del mondo, nella decade tra 1930 e 1940, crebbe dell’8 %. Sono dati molto eloquenti.

 

Ma torniamo alla Russia. Negli anni ‘30 la popolazione aumentò di 13 milioni di persone. Paragoniamo questi dati con la crescita di popolazione nella Russia zarista in un'epoca abbastanza prospera, paragonata all'attuale, come fu la prima decade del XX secolo. Durante il periodo compreso tra il 1901 e il 1910, la popolazione della Russia crebbe di 13,37 milioni di persone.

 

Ritorniamo al dettagliato studio del direttore dell'IEC di statistica dell'Agenzia di Statistica della Federazione Russa, il professore Vasili Simchera: "Sviluppo dell'Economia in Russia nel corso di 100 anni. Successione storica" (ed. Nauka. 2006). In questo lavoro si analizza minuziosamente la dinamica della quantità di popolazione durante il XX secolo. Sono particolarmente interessanti i dati sulla crescita annuale della popolazione. Vediamo quali furono le variazioni nel periodo tra la Guerra civile e la Grande guerra patriottica.

 

Le conseguenze demografiche della Guerra civile furono molto visibili, perfino nel 1923, quando la crescita era ancora negativa per lo 0,2 %. Al contrario, nei tre anni seguenti, dal 1924 al 1926 inclusi, si ebbe una crescita record, che raggiunse l’1,9 % annuo. Dopo, negli 11 anni seguenti, si osservò una crescita stabile della popolazione.

 

Nella RSFSR, cresceva in ragione di un 1,1 % (qualcosa più di un milione l’anno). Ed improvvisamente, osserviamo un altro flusso. Di nuovo, e nell’arco di tre anni, si ha una notevole crescita demografica, per un valore dell’1,6 % annuo (1,7 milioni l'anno). Ma si presti attenzione agli anni di cui parliamo: 1938, 1939, 1940.

 

No, non ho la minima intenzione di negare, con tutto l'insieme di dati statistici affidabili comprovati e riveduti in più occasioni dall'Istituto di Investigazioni Scientifiche dell'Agenzia di Statistica della Federazione Russa, che ci siano state repressioni nella seconda metà degli anni 30. E sfortunatamente ebbero un carattere massiccio. Ma respingo categoricamente l'accusa che si lancia contro il Partito Comunista Bolscevico ed il potere sovietico, di aver portato a termine un genocidio contro il proprio paese. Il mito dell’ipotesi del genocidio è falso dal principio alla fine. Accusare di ciò il Partito Comunista e lo Stato Sovietico, è una perfida calunnia, come dimostra l'imparzialità della statistica.

 

Durante il XX secolo, la popolazione della Russia crebbe di 76,1 milioni di persone. Cioè più di due volte. Gli esperti hanno calcolato che la popolazione del paese avrebbe potuto moltiplicarsi per quattro rispetto al 1900. Ma, innanzi tutto, subì l’azione di tre "fosse demografiche" che lo impedirono.

 

La prima di esse riguarda la 1ª Guerra mondiale e la Guerra civile. Durante quegli anni, la popolazione si vide ridotta di 3,2 milioni di persone. Il potere sovietico fu in grado di riassorbire le perdite delle due guerre in appena due anni e, per quanto riguarda la popolazione, già nel 1925 fu superato il picco del periodo prebellico. In totale, negli anni della costruzione socialista, precedenti la 2ª Guerra mondiale, la popolazione della RSFSR aumentò di 20 milioni.

 

La seconda profonda fossa demografica fu "scavata" durante la Grande guerra patriottica. Occorre inoltre tenere conto che la guerra continuò a causare nuove vittime fino l’anno 1950 compreso. Il numero totale della popolazione, che non cessava di diminuire durante la decade 1941-1950, si stima in 8,6 milioni. La morte, con la sua ossuta mano, raggiunse 2,6 milioni di essi nei cinque anni che seguirono la Grande vittoria. Fu possibile riportare la popolazione ai livelli prebellici soltanto nel 1955.

 

La terza fossa demografica è, se possibile, la più tragica, giacché risulta impossibile trovare una giustificazione. Fu scavata negli anni di pace, durante quel periodo in cui, secondo le valutazioni comunemente accettate, non era oramai più diretta contro di noi alcuna "guerra fredda". La restaurazione del capitalismo "fucila" implacabilmente quasi un milione di persone l'anno. E così va facendo da 16 anni.

 

Oggi la Federazione Russa ha lo stesso numero di abitanti che la RSFSR nel 1984. In quanto ai livelli di popolazione, siamo tornati a cifre anteriori l'inizio della Perestroika. Non è forse simbolico tutto questo, oltre che amaro?

 

Ventitre anni cancellati nel corso demografico naturale della storia russa. Ventitre scalini più in basso. Non è forse sufficiente? La stessa cosa caratterizzò il regno dello zar Nicola II "il sanguinario", e portò come conseguenza la Grande rivoluzione socialista di Ottobre.

 

La propaganda della restaurazione capitalista si sforza di giustificare l'agonia del paese, attribuendola all'eco demografica della guerra. È certo che l'invasione fascista dell'Unione Sovietica genera quell'eco, ma attribuirle l'attuale genocidio, un genocidio autentico e non inventato da politici furbi e abili manipolatori, è impossibile.

 

La prima onda dell'eco demografica della Grande guerra patriottica arrivò fino a noi nella seconda metà degli anni 60, due decenni dopo la vittoria. Tra il 1968 e il 1971 la crescita della popolazione cadde quasi di metà e rimase ferma a 0,5 % l’anno. I quattro anni seguenti quest’indicatore non superò lo 0,6 %. Dopo, la curva di crescita si rialzò per avvicinarsi all’1 %.

 

La seconda onda è sempre più debole, meno percettibile. Ma non può essere ignorata. È assodato che mezzo secolo dopo l’inizio della Grande guerra, cioè gli anni 1990-1991, il tasso di crescita della popolazione paragonato agli anni precedenti, risultò ridotto alla metà, scendendo fino ad un 0,4 % annuo.

 

Ma successivamente cominciò l'estinzione. Dal 1994 la cifra totale della popolazione del paese è diminuita di 6,7 milioni di persone. Le reali perdite furono 1,5 volte di più, poiché bisogna contare che in quegli anni arrivarono nella Federazione Russa più di 3,5 milioni di persone provenienti dai "nuovi stati".

 

Quindi, la restaurazione capitalista ha "fucilato" non meno di 10 milioni di russi, più delle perdite di popolazione che patì la Russia tra 1941 e 1950.

 

Si deduce che il capitalismo, imposto al paese con la forza, non è meno inumano del fascismo hitleriano. Si sta distruggendo senza pietà la principale risorsa del paese. Di conseguenza, per la salvezza della Russia, questo capitalismo inumano deve essere vinto con risolutezza ed implacabilmente, come già i nostri genitori e nonni fecero con l'odiato nemico, offrendo al pianeta una Grande Vittoria.

 

In questa lotta odierna - la guerra è la guerra - la scelta dei mezzi è definita dalle circostanze. Una scheda elettorale, se sappiamo utilizzarla in modo razionale, può trasformarsi in una leggenda, come le "katiushe" a patto che, è chiaro, la potenza di fuoco della scheda sia appoggiata dall'offensiva di tutto il popolo lavoratore.

 


Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare