Quale loggia copre gli assassini di Piazza della Loggia
<< Il quadro che emerge da tutte le inchieste (...) chiama direttamente in causa nella strategia delle stragi i servizi segreti militari USA più che la CIA. In particolare gli apparati di stanza nella base del comando FTASE di Verona, i quali attraverso i loro agenti italiani (Digilio, Minetto, Soffiatti) agivano in modo coordinato con le cellule neofasciste di Ordine Nuovo e con gli apparati dello stato italiano nella “guerra sul fronte interno” contro i comunisti, i sindacati e i settori della DC recalcitranti a trasformare la “guerra fredda in guerra civile”. L’amerikano supervisore della rete degli uomini neri ha un nome - Joseph Longo - ed è l’agente che cooptò nella guerra di bassa intensità anche alcuni criminali nazisti come Karl Hass... >>
1) Tutti assolti per la strage di Brescia. Perchè la cosa non riesce a sorprenderci? (www.contropiano.org)
2) Sentenza per la strage di Brescia e complicità USA con i criminali nazisti. In Italia troppi finti tonti (Rete dei Comunisti)
3) PIAZZA LOGGIA: PARTI CIVILI PRONTE A APPELLO, STATO HA DEPISTATO (AGI)
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Tutti assolti per la strage di Brescia. Perchè la cosa non riesce a sorprenderci?
di redazione*
Non esiste nessuno stato al mondo in cui una strage di cittadini inermi sia, dopo 36 anni, ancora impunita. Nessuna democrazia, almeno.
Nell'Italia del dopoguerra, invece, tutte le stragi sono rimaste senza colpevoli. Fa eccezione solo quella di Peteano, tre carabinieri uccisi il 31 maggio 1972, grazie a una circostanza irripetuta: l'esecutore materiale - il fascista Vincenzo Vinciguerra – si costituì, ricostruendo nei dettagli la trappola omicida.
Non ci stupisce dunque che il terzo processo per la strage di Piazza della Loggia, a Brescia, 28 maggio 1974, abbia visto concludere il primo grado con l'assoluzione di tutti e cinque gli imputati con una formula equivalente alla vecchia “insufficienza di prove”.
Anzi, ne eravamo praticamente certi. Questo Stato, allora, non aveva sciolto la sua continuità con gli apparati repressivi del fascismo, riciclati in funzione anticomunista dai servizi segreti Usa. Il principale “bombarolo” dei gruppi neo fascisti, Carlo Digilio, ha confessato di esser stato sia un neonazista di Ordine Nuovo che un agente statunitense. Preparando tra l'altro la bomba esplosa in Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre 1969, di cui era già stata pianificata l'accusa agli anarchici.
Questa parte dello Stato non ha subito mai alcuna riforma effettiva. E' una semplice dependance delle varie agenzie Usa. E la magistratura, quando è stata chiamata a dire una parola chiara sulle stragi, ha sempre preso atto – senza troppe angosce - che esisteva una sovranità superiore, sovraordinante. E intangibile. Ricordiamo che che persino uno degli “eroi” di Tangentopoli, l'attuale senatore Pd Gerardo D'Ambrosio, chiuse le indagini sull'uccisione del ferroviere Giuseppe Pinelli all'interno della questura di Milano sentenziando che era precipitato da una finestra del quarto piano a causa di un “malore attivo” sconosciuto alla scienza medica.
Non esiste infine nessuno Stato che mantenga o imponga, dopo oltre 30 anni, il “segreto di stato” su fatti di questo genere. Indipendentemente dalle coalizioni politiche, anche teoricamente “opposte”, che hanno guidato il governo.
Non ci sono parole abbastanza dure per qualificare uno Stato che, per conservare il potere di una classe dirigente in crisi o incapace, uccide a casaccio i propri cittadini, pretendendo per questo l'impunità. E ogni “assoluzione” in un processo di strage ci ricorda che, dietro la maschera della democrazia, questo potere minaccia il presente e il futuro di questo sventurato popolo. Questa è la realtà da cambiare.
* www.contropiano.org
di redazione*
Non esiste nessuno stato al mondo in cui una strage di cittadini inermi sia, dopo 36 anni, ancora impunita. Nessuna democrazia, almeno.
Nell'Italia del dopoguerra, invece, tutte le stragi sono rimaste senza colpevoli. Fa eccezione solo quella di Peteano, tre carabinieri uccisi il 31 maggio 1972, grazie a una circostanza irripetuta: l'esecutore materiale - il fascista Vincenzo Vinciguerra – si costituì, ricostruendo nei dettagli la trappola omicida.
Non ci stupisce dunque che il terzo processo per la strage di Piazza della Loggia, a Brescia, 28 maggio 1974, abbia visto concludere il primo grado con l'assoluzione di tutti e cinque gli imputati con una formula equivalente alla vecchia “insufficienza di prove”.
Anzi, ne eravamo praticamente certi. Questo Stato, allora, non aveva sciolto la sua continuità con gli apparati repressivi del fascismo, riciclati in funzione anticomunista dai servizi segreti Usa. Il principale “bombarolo” dei gruppi neo fascisti, Carlo Digilio, ha confessato di esser stato sia un neonazista di Ordine Nuovo che un agente statunitense. Preparando tra l'altro la bomba esplosa in Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre 1969, di cui era già stata pianificata l'accusa agli anarchici.
Questa parte dello Stato non ha subito mai alcuna riforma effettiva. E' una semplice dependance delle varie agenzie Usa. E la magistratura, quando è stata chiamata a dire una parola chiara sulle stragi, ha sempre preso atto – senza troppe angosce - che esisteva una sovranità superiore, sovraordinante. E intangibile. Ricordiamo che che persino uno degli “eroi” di Tangentopoli, l'attuale senatore Pd Gerardo D'Ambrosio, chiuse le indagini sull'uccisione del ferroviere Giuseppe Pinelli all'interno della questura di Milano sentenziando che era precipitato da una finestra del quarto piano a causa di un “malore attivo” sconosciuto alla scienza medica.
Non esiste infine nessuno Stato che mantenga o imponga, dopo oltre 30 anni, il “segreto di stato” su fatti di questo genere. Indipendentemente dalle coalizioni politiche, anche teoricamente “opposte”, che hanno guidato il governo.
Non ci sono parole abbastanza dure per qualificare uno Stato che, per conservare il potere di una classe dirigente in crisi o incapace, uccide a casaccio i propri cittadini, pretendendo per questo l'impunità. E ogni “assoluzione” in un processo di strage ci ricorda che, dietro la maschera della democrazia, questo potere minaccia il presente e il futuro di questo sventurato popolo. Questa è la realtà da cambiare.
* www.contropiano.org
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Sentenza per la strage di Brescia e complicità USA con i criminali nazisti. In Italia troppi finti tonti
Di fronte all'ennesima sentenza che manda assolto il consorzio tra fascisti, servizi segreti e carabinieri accusati della strage di piazza della Loggia a Brescia, non si possono che ribadire due tesi fondamentali:
1) la verità giudiziaria sulla stragi (Piazza Fontana, Brescia, treno Italicus, Bologna, treno 204) è ormai depotenziata da ogni possibile conclusione coerente mentre è possibile, doveroso e necessario praticare il terreno della verità storica e politica che restituisca il senso della realtà a quanto accaduto.
2) C’è una continuità ideologica, politica, morale tra la rete degli “uomini neri” - che concepì e realizzò la strategia delle stragi e della Guerra di Bassa Intensità contro la sinistra in Italia - con il blocco reazionario che oggi ancora gestisce il potere nel nostro paese. E’ altrimenti difficile spiegarsi l’odio di classe e l’anticomunismo viscerale che continua a ispirare le azioni del governo in carica, il clima di vendetta che permea quelle forze che da decenni impediscono con campagne di criminalizzazione politica, mediatica e giudiziaria ogni tentativo di spiegare storicamente il conflitto di classe degli anni ’70, la “beatificazione” e la cooptazione e dei neofascisti in tutti gli ambiti interni o collaterali alle forze di governo. E' una continuità che vorrebbe sancire una vittoria della storia contro le forze della sinistra di classe che in Italia si opposero frontalmente alla strategia stragista e alla guerra di bassa intensità.
Il quadro che emerge da tutte le inchieste sul mattatoio scatenato nelle piazze, sui treni, nelle stazioni o nelle banche negli anni '70, chiama direttamente in causa nella strategia delle stragi i servizi segreti militari USA più che la CIA. In particolare gli apparati di stanza nella base del comando FTASE di Verona, i quali attraverso i loro agenti italiani (Digilio, Minetto, Soffiatti) agivano in modo coordinato con le cellule neofasciste di Ordine Nuovo e con gli apparati dello stato italiano nella “guerra sul fronte interno” contro i comunisti, i sindacati e i settori della DC recalcitranti a trasformare la “guerra fredda in guerra civile”. L’amerikano supervisore della rete degli uomini neri ha un nome - Joseph Longo - ed è l’agente che cooptò nella guerra di bassa intensità anche alcuni criminali nazisti come Karl Hass (con cui Longo si è fatto anche fotografare insieme in un matrimonio).
Salutiamo positivamente il fatto che - assai tardivamente - il New York Times pubblichi i documenti ufficiali che confermano quanto denunciato da anni sulla protezione e il reinserimento che i servizi segreti USA hanno garantito ai criminali nazisti per utilizzarli nella guerra fredda e nella lotta anticomunista in Europa e nel resto del mondo. Ai più distratti, vogliamo ricordare che la "rat line" (il sentiero dei topi) gestita da servizi segreti USA e Vaticano per mettere in salvo i nazisti in Spagna, America Latina e Stati Uniti, aveva come snodo proprio il porto italiano di Genova. Così come vogliamo ricordare che se Verona è stata e continua ad essere il "cuore nero" del nostro paese è anche perchè tra Verona e Vicenza c'è un alta densità di basi militari USA/NATO.
L'inchiesta del giudice Salvini ha portato alla luce tutto o gran parte di quello che c’era da sapere dietro e dopo la strage di Piazza Fontana sul piano giudiziario. Lo stesso hanno fatto i magistrati di Brescia riaprendo l'inchiesta sulla strage di Piazza della Loggia (riaperta proprio grazie ad una derivazione dell'indagine milanese di Salvini). Ma la sentenze giudiziarie per un verso e la complice inerzia della politica dall’altro (inclusi i partiti della sinistra eredi del PCI), hanno scientemente perseguito l’obiettivo di lasciare impunite le stragi di Stato e di depistare l'attenzione su mille piste diverse che hanno confuso quella giusta. La verità sui mandanti delle stragi era e rimane scomoda per il potere democristiano e per l’opposizione del PCI che allora scelse il compromesso storico con la DC e la subalternità agli USA e alla NATO. Quando nel primo governo Prodi (1996-2001) con la nomina di Giorgio Napolitano a Ministro degli Interni ci fu la speranza e la possibilità di fare chiarezza, prevalse invece la decisione di lasciare la verità sulle stragi seppellita negli archivi e in sentenze assolutorie. Di questo occorre essere consapevoli e da questo occorre partire per una battaglia di verità storica e politica sulle stragi fasciste e di stato che non deve e non può fare sconti a nessuno.
La Rete dei Comunisti
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PIAZZA LOGGIA: PARTI CIVILI PRONTE A APPELLO, STATO HA DEPISTATO
17:19 18 NOV 2010
(AGI) - Brescia, 18 nov. - "La citta' non smette di chiedere giustizia e continuera' anche in appello la sua battaglia legale per accertare la verita' giudiziaria di una strage che porta la firma dell'eversione di destra e di un pezzo di Stato connivente". E' questo il messaggio emerso oggi da una conferenza stampa alla Casa delle Memoria di Brescia, dove si e' commentata la sentenza di assoluzione giunta martedi' al termine del processo di primo grado per la strage di piazza Loggia. Una sentenza che ha decretato l'assoluzione dei cinque imputati, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti e Francesco Delfino ai sensi dell'articolo 530 secondo comma, dunque per insufficienza di prove. Le parti civili - tra loro anche sindacati e Comune - hanno mostrato la volonta' di non arrendersi. Il parere condiviso e' che "non si e' trattato di un processo storico, ne' inutile: le responsabilita' penali c'erano. La corte ha riconosciuto la presenza di elementi di prova, anche se insufficienti - ha detto Michele Bontempi, del collegio difensivo -. Certo la grande mole di atti non ha contribuito a fare luce. Ora procederemo a riorganizzare in sequenza logica tutte le prove, cosi' da prepararle per i giudici d'appello. La sentenza, avendo equiparato posizioni diverse con la formula assolutoria, mostra elementi di debolezza che impugneremo". E ancora: "Il vero responsabile di questa sentenza e' lo Stato, i cui funzionari hanno iniziato dal luglio 74 una sistematica attivita' di depistaggio che forse si e' perpetuata aanche nel corso di questo processo".
(AGI) - Brescia, 18 nov. - "La citta' non smette di chiedere giustizia e continuera' anche in appello la sua battaglia legale per accertare la verita' giudiziaria di una strage che porta la firma dell'eversione di destra e di un pezzo di Stato connivente". E' questo il messaggio emerso oggi da una conferenza stampa alla Casa delle Memoria di Brescia, dove si e' commentata la sentenza di assoluzione giunta martedi' al termine del processo di primo grado per la strage di piazza Loggia. Una sentenza che ha decretato l'assoluzione dei cinque imputati, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti e Francesco Delfino ai sensi dell'articolo 530 secondo comma, dunque per insufficienza di prove. Le parti civili - tra loro anche sindacati e Comune - hanno mostrato la volonta' di non arrendersi. Il parere condiviso e' che "non si e' trattato di un processo storico, ne' inutile: le responsabilita' penali c'erano. La corte ha riconosciuto la presenza di elementi di prova, anche se insufficienti - ha detto Michele Bontempi, del collegio difensivo -. Certo la grande mole di atti non ha contribuito a fare luce. Ora procederemo a riorganizzare in sequenza logica tutte le prove, cosi' da prepararle per i giudici d'appello. La sentenza, avendo equiparato posizioni diverse con la formula assolutoria, mostra elementi di debolezza che impugneremo". E ancora: "Il vero responsabile di questa sentenza e' lo Stato, i cui funzionari hanno iniziato dal luglio 74 una sistematica attivita' di depistaggio che forse si e' perpetuata aanche nel corso di questo processo".