(LE SEGNALAZIONI CHE CI SONO
PERVENUTE SONO
QUI RIPORTATE IN ORDINE CRONOLOGICO INVERSO)
- 16-17 aprile 2011,
NAPOLI - PISA: DUE IMPORTANTI INIZIATIVE NOWAR
- 4
novembre 2009: tutti in piazza per il ritiro
delle truppe dall'Afghanistan e il taglio delle
spese militari
2015
Napoli
24 ottobre 2015
alle
ore 14:30 a Piazza del Gesù
OPPONIAMOCI
ALL’ESERCITAZIONE TRIDENT JUNCTURE 2015
Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS ha
aderito ed esorta ad aderire alla manifestazione
indetta per il 24 ottobre 2015 a Napoli, contro la
NATO e la sua colossale esercitazione "Trident
Juncture", contro le spese militari e le spinte verso
una nuova guerra mondiale.
SCARICA LA CONVOCAZIONE IN FORMATO PDF
VIDEOCLIP
DELLA MANIFESTAZIONE
PAGINA
FB DEL COMITATO NO TRIDENT
EVENTO
FB DELLA MANIFESTAZIONE
iniziative a latere e
aggiornamenti: 1
2
3
Il Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia ONLUS aderisce ed
invita ad aderire all'appello di seguito
riportato:
Comitato contro la
guerra – Milano
Questo
appello nasce dalla volontà dei soggetti promotori
di mobilitarsi contro la politica di aggressione,
condotta dalla NATO – USA in testa, che ha già
provocato una violenta rottura degli equilibri in
tutto il Medio Oriente, in parte del continente
africano, in Europa.
Il
risultato ad oggi, sotto gli occhi di tutti, sono le
guerre in corso in Iraq, Siria, Libia, Ucraina
costate decine e decine di migliaia di morti ed
un’emergenza umanitaria per milioni di profughi.
Stiamo
assistendo alla solita commedia, il cui copione è
ben noto: ancora una volta finanziamenti degli USA
e, allo stesso tempo, mercenari, filonazisti,
jihadisti, golpisti, consiglieri militari della
NATO. Migliaia di morti civili sono il tragico
risultato.
Per il
momento una guerra devastante tra la NATO e la
Federazione Russa è stata scongiurata, ma accuse,
sanzioni (che tra l’altro si stanno ritorcendo
contro i lavoratori italiani ed europei), manovre
militari fatte per provocare, stanno portando il
mondo su una strada molto pericolosa.
Risulta
incredibile che chi ha provocato questi disastri,
oggi faccia finta di volerli risolvere, così come il
fatto che si discuta il possibile finanziamento per
15 miliardi di euro al governo ucraino, arrivato al
potere attraverso un colpo di stato e responsabile
di massacri nell’est del paese.
Infine
risulta inaccettabile che non si consideri appieno
come il Qatar, l’Arabia Saudita, la Turchia e gli
USA abbiano dato un contributo determinante alla
formazione di gruppi jihadisti, la cui massima
espressione è attualmente l’ISIS.
Noi organizzazioni di
diverso orientamento e differenti sensibilità,
sentiamo il dovere di chiamare alla mobilitazione
contro il pericolo di queste guerre, che avrebbero
ripercussioni imprevedibili a livello mondiale.
Chiediamo l’impegno di
quanti aderiranno a scendere in piazza prima che
sia troppo tardi.
La prima vittima della guerra è la
verità.
La guerra è contro i
lavoratori. Non un soldo per la guerra
Per info: comitatocontrolaguerramilano
@ gmail.com - comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com -
cell. 3383899559
È IN CORSO LA
RACCOLTA ADESIONI, ad ora sono
pervenute:
Rete NoWar-Roma, Forum contro
la guerra - Venegono, Ass. “La Casa
Rossa” - Milano, Banda
Bassotti, Marx21.it,
Ass. Cult. Stella
Alpina - Novara, Ass. Italia-Cuba -
Milano, PCdI Milano,PCdI
Lombardia, PC Provincia
di Milano, Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia ONLUS, Comitato
Altra Europa zona 8 - Milano,
Ass. Un'Altra
Storia, Sez. ANPI
"Bassi - Viganò" -
Milano, Sez. PCdI
"Laika" - Milano, Giovani
Comunisti– Milano, Sez. ANPI Porta
Genova - Milano, PCdI Federazione
di Pescara, Sez. PCdI
“Gagnoni” - zona 5 Milano,
Redazione di ALBAinformazione, La
Scintilla – Milano, PRC “Luca
Rossi” – Affori Milano, Rete
disarmiamoli -
nodo di vicenza, Nella
Ginatempo (Sociologa e
scrittrice del Movimento per la
pace), Patrick
Boylan (PeaceLink, Rete
NoWar-Roma, Cittadini statunitensi per la
pace e la giustizia), Tiziano
Cardosi (Comitato No
tunnel TAV Firenze), Anna
Migliaccio (Comitato
Centrale PCdI), Anita
Fisicaro (Rete
Nowar-Roma), Ugo
Giannangeli (Avvocato), Maurizio
Musolino (Segreteria
Nazionale PCdI), Vladimiro
Vaia(economista), Bianca
Riva (NO TAV
Valsusa), Gabriella
Vaccaro,Angelo
Baracca (Firenze), Nunzia
Augeri (ricercatrice
storica - PCdI), Paolo
D'Arpini (Rete
Bioregionale Italiana), Elio
Rindone, Gian
Piero Riboni (Comitato
per Milano zona 8), Maurizio
Quattrocchi (ingegnere), M.Gabriella
Guidetti (Rete NoWar
Roma), Claudia
Berton (insegnante e
scrittrice, Verona), Vincenzo
Brandi (Rete No War e
Comitato No Nato), Elio
Varriale (Istituto
della Memoria in Scena - FI), Sergio e Tecla
Introini, Massimo
Ponchia (Rubano -
PD), Monica
Zoppè (PI), Roberto
Galtieri, Presidente ANPI
Belgique, Elio
Nocerino, Camillo
Boni, Ivo Batà(Fronte
Palestina Milano), Francesca
Iacobucci (Fronte
Palestina Milano), Maria
Cristina Bandeira Santos (Fronte
Palestina Milano), Jonathan
Chiesa (Coord. Com.
"Altra Europa con Tsipras" - zona
9), Giovanni
Sarubbi (direttore www.ildialogo.org)
2014
Il
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus
aderisce al seguente
APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE
ANTIMILITARISTA A PISA
ed invita a partecipare alle iniziative
promosse in questo ambito:
LE GUERRE D’AGGRESSIONE CONTRO I POPOLI DELL’EST
E DEL MEDIO ORIENTE PARTONO DA PISA. FERMIAMOLE!
Appello
A 100 anni dalla prima guerra mondiale l’Unione
Europea si è circondata da una serie di conflitti che,
per contemporaneità e gravità, non ha precedenti nella
Storia recente.
Dalla Libia (distrutta dall’intervento delle
forze aeree francesi, britanniche, statunitensi e
italiane) all’Ucraina (sconvolta da una pressione
esterna della NATO, dell’Unione Europea e degli USA
che dura da un oltre un decennio) siamo di fronte ad
un vero e proprio “arco di guerra” che si stringe
sempre più intorno ai paesi europei e all’Italia.
I responsabili di questo bagno di sangue, che
prosegue dal 1991 (anno della prima aggressione
all’Iraq) disgregando interi Stati sovrani –
Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria – e
lasciando sul terreno milioni di morti sono gli
stessi: Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la loro
alleanza militare, la NATO.
Di nuovo, in forme originali rispetto a 100 anni
fa, le potenze colonialiste e imperialiste rispondono
alla crisi cercando di strappare ai paesi emergenti e
concorrenti dell'imperialismo euratlantico,
potenzialmente antagonisti (Russia, Cina e paesi a
loro alleati) territori, risorse naturali e mano
d’opera a basso costo con la forza bruta, riportando
l’intera umanità sull’orlo del baratro di un conflitto
generalizzato.
In questa corsa alla guerra, la nuova classe
dominante renziana non intende perdere un millimetro
di spazio rispetto agli alleati/competitori europei,
utilizzando al meglio il ruolo della neo ministra
degli Esteri UE Federica Mogherini e della Ministra
della Difesa Roberta Pinotti, impegnate attivamente a
sostenere la presenza europea e italiana in ogni
fronte
di guerra, dall’Ucraina alla Libia.
In questo quadro s’inserisce il rafforzamento del
ruolo delle basi militari di stanza nel nostro paese.
Nella nostra città, grazie al supporto attivo delle
amministrazioni locali, in questi anni alcune sgradite
presenze (la base USA di Camp Darby, il nuovo Hub
aeroportuale dentro l’aeroporto militare Dell’Oro, la
caserma dei paracadutisti Gamerra) si sono
progressivamente potenziate.
È di queste settimane la notizia di un’ulteriore
rafforzamento di questa presenza bellica sui nostri
territori, con la costituzione alla caserma Gamerra di
Pisa del Comando delle forze speciali dell’esercito
(Comfose), che unifica il 9° Reggimento d’assalto Col
Moschin, il 185° Reggimento Folgore di Livorno, il 28°
Reggimento comunicazioni operative Pavia di stanza a
Pesaro e il 4° Reggimento alpini paracadutisti Ranger
con sede a Verona. A questi si aggiungerà il 26°
Reparto elicotteri per operazioni speciali, destinato
a trasformarsi in 3° Reggimento elicotteri per
operazioni speciali.
Il Comfose sarà un centro di addestramento di
"truppe combattenti", operative e pronte ad
intervenire negli scenari di guerra aperti, che si
rifornirà alla base statunitense e si proietterà nei
vari scenari bellici attraverso l’Hub aeroportuale,
trasformando il nostro territorio in una vera e
propria base di lancio per ogni aggressione
contro Stati e popoli situati nel quadrante
geografico d’interesse per la NATO, in sostanza metà
del globo terracqueo.
Un impegno militare di enormi dimensioni per il
quale si prevedono grandi investimenti economici, a
favore dei quali Il governo Renzi si è messo al
lavoro.
L’attuale Presidente del Consiglio, durante il
Summit Nato dello scorso 3 – 4 settembre si è
impegnato ad aumentare la spesa militare italiana
dall’attuale 1,2% al 2% del PIL
In euro la spesa italiana per la «difesa» è oggi
di circa 70 milioni di euro al giorno.
Con l’impegno di Renzi di fronte agli alleati
atlantici (scavalcando l’oramai inutile Parlamento
italiano) farà salire la spesa militare del nostro
paese a oltre 100 milioni di euro al giorno.
In un momento nel quale la disoccupazione tocca
percentuali senza precedenti, l’intero sistema di
welfare, insieme a salari e diritti, sono sottoposti a
un attacco mortale, i lavoratori italiani dovranno
pagare questa incredibile somma a sostegno di uno
spaventoso meccanismo di morte, contro il quale
chiamiamo alla mobilitazione tutti i militanti contro
la guerra, i sinceri pacifisti e le realtà che
continuano a battersi contro le aggressioni
occidentali in Est Europa, in Medio ed estremo
Oriente.
I promotori del presente appello propongono per
le prossime settimane una serie d’iniziative sul
territorio di Pisa e provincia, al fine di ricomporre
un fronte di forze coerentemente schierate contro la
militarizzazione dei nostri territori.
Per:
lo scioglimento del Comando delle forze
speciali dell’esercito (Comfose),
la trasformazione dell’aeroporto militare
Dall’Oro in Hub esclusivamente civile
la chiusura della base USA di Camp Darby,
l’uscita dell’Italia dalla NATO,
lo storno delle immense risorse pubbliche
usate per le spese militari a favore del rilancio
dell’occupazione e del potenziamento dei servizi
sociali (ospedali, trasporti, scuole, Università)
invitiamo tutte le realtà interessate a
comunicarci tempestivamente la loro adesione
all’appello e alla serie di iniziative che di seguito
elenchiamo:
presidio / conferenza stampa di fronte alla caserma
Gamerra di Pisa, sabato 25
ottobre ore 12
assemblea – dibattito giovedì
30 ottobre ore 21 sui temi toccati
dall’appello, alla quale saranno invitati esponenti
locali e nazionali impegnati nelle mobilitazioni
antimilitariste
mobilitazione antimilitarista martedì 4 novembre ore 17
(festa delle forze armate e ricorrenza della fine
della 1° guerra mondiale) in centro città.
Promotori: Rete dei Comunisti, Coordinamento No
Hub, Ross@ Pisa, Partito della Rifondazione Comunista
Pisa, La Rossa Lari, Comitato No Camp Darby, Rete
Disarmiamoli!, circolo agorà Pisa, Casa della Pace –
Roma, Rete No War Roma, Sezione Gramsci-Berlinguer,
www.iskrae.eu, "Buongiorno Livorno", Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia onlus, Municipio dei Beni Comuni,
Ass. Italia-Nicaragua circolo Fonseca Livorno, nodo di
ALBA Livorno, Una città in comune Pisa, Circolo Che
Guevara Ponsacco.
Manlio Dinucci, saggista e giornalista – Angelo Baracca,
docente Università di Firenze – Nella Ginatempo,
ativista no war, Patrick Boylan, Peacelink /
Statunitensi per la Pace e la Giustizia - Giuseppe
Aragno, storico, Franco Dinelli, ricercatore CNR...
Per adesioni: contropiano.pisa @ virgilio.it
cell. 338 4014989
evento
FB
Roma, sabato
11 ottobre 2014
(relazioni 10.00–13.30, dibattito 14.30–18.00)
Casa delle Donne in via della Lungara 19, Roma.
Pranzo sul posto
E' N.A.T.O. PER LA GUERRA.
Come uscire dal Patto Atlantico
Convegno organizzato dalla Rete NoWar-Roma ( nowar
@ gmx.com)
Con la partecipazione di:
Associazione di Amicizia Italia-Iraq, Associazione
Ialana, Associazione
Ross@, Comitato No Muos, Confederazione COBAS, il
Manifesto, Peacelink, PdCI,
Rete dei Comunisti, Statunitensi per la pace e la
giustizia
Ore 10.00.
Relazione di:
Manlio Dinucci, giornalista del Manifesto, saggista ed
esperto di geopolitica:
“La strategia della nuova Nato”
Claudio Giangiacomo, giurista, membro della IALANA
(giuristi per il disarmo
nucleare) e redattore della Legge di Iniziativa
Popolare su
Trattati Internazionali, Basi e Servitù militari:
“L'illegittimità costituzionale della Nato”
Antonio Mazzeo, peace-researcher e Premio Bassani 2010
per il giornalismo:
“Il sistema delle basi militari in Italia”
Messaggio del Premio Nobel per la Pace, l'irlandese
Mairead Maguire
Coordina Nella Ginatempo, Rete NoWar-Roma
Ore 14.30
Dibattito con gli interventi delle Associazioni e del
pubblico
Coordina Enzo Brandi, Rete NoWar-Roma
Vedi anche:
Materiali
del convegno di fondazione del Comitato NO NATO, 11
ottobre 2014
Dopo il
convegno... la Campagna per l'uscita dell'Italia
dalla NATO!
CNJ-onlus
ADERISCE CONVINTAMENTE AL PRESIDIO DI SABATO 8 GIUGNO
2013 A MILANO
A sottolineare ulteriormente il legame tra la
questione siriana e quella jugoslava viene la notizia
che criminali bosgnacchi combattono nelle fila dei
terroristi in Siria per fare anche a quel paese quello
che hanno fatto alla Jugoslavia. L'Esercito Siriano ne
ha ucciso uno e ferito un altro:
Vehabije
iz BiH ratuju u Siriji, jedan od njih poginuo
(17.05.2013.)
Bosnia:
Bajro Ikanović dal narcotraffico alla Siria
(21/05/2013)
Armi da
Croazia, Bosnia e Kosovo per i terroristi anti-siriani:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7606
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7618
----Messaggio originale----
Da: comitatocontrolaguerramilano @ gmail.com
Data: 18/05/2013 0.02
Ogg: SABATO 8 GIUGNO ORE 17 PRESIDIO MANIFESTAZIONE
CONTRO LA GUERRA ALLA SIRIA
Stiamo raccogliendo le adesioni!!!!
GIU' LE MANI DALLA SIRIA!
SABATO 8 GIUGNO - ORE 17
LARGO DONEGANI - MILANO
PRESIDIO - MANIFESTAZIONE
AL CONSOLATO AMERICANO
JUGOSLAVIA, IRAQ, AFGHANISTAN, LIBIA CI HANNO
INSEGNATO CHE LE “GUERRE UMANITARIE” ALTRO NON SONO
CHE MASSACRI PER INTERESSI ECONOMICI E GEOPOLITICI.
LE POTENZE IMPERIALISTE DELLA NATO (ITALIA COMPRESA),
ALLEATE CON L’ARABIA SAUDITA, IL QATAR, LA TURCHIA,
HANNO ARMATO E STANNO SOSTENENDO, COME IN LIBIA, UNA
GUERRA DI AGGRESSIONE, SEMINANDO MORTE E TERRORE IN
SIRIA.
“L’Italia ripudia la guerra come strumento d’offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali”
QUESTO RECITA L’ART. 11 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE NATA
DALLA RESISTENZA
AL GOVERNO LETTA, CHE PROSEGUE CON LA POLITICA CONTRO
I LAVORATORI, AUMENTANDO LE SPESE MILITARI,
AI PARTITI CHE LO SOSTENGONO, DICIAMO:
NON UN SOLDO PER LA GUERRA !
CHIAMIAMO ALLA MOBILITAZIONE CONTRO LA MINACCIA DI
GUERRA APERTA ALLA SIRIA E ANCHE ALL’ IRAN, CON GRAVI
PERICOLI DI ESTENSIONE DEL CONFLITTO, POICHE' LA
GUERRA E' CONTRO I LAVORATORI TOCCA A LORO FERMARLA.
Comitato contro la guerra – Milano
Per info: comitatocontrolaguerramilano @ gmail.com -
comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com
- cell. 3383899559
Evento
Facebook
---
Vicenza 4 maggio 2013:
giornata di lotta contro la base USA "Dal Molin -
Del Din"
evento
Facebook
VICENZA SABATO 4 MAGGIO
MANIFESTAZIONE popolare contro USARMY
ore 10.00 presso la stazione ferroviaria
(lato viale Dalmazia), dietro lo striscione che avrà la
scritta:
LA CRISI E’ DEL CAPITALE. LA GUERRA ANCHE.
NO ai LICENZIAMENTI. NO alle BASI
Il 25 aprile a Vicenza si è svolta una assemblea
pubblica regionale col titolo “DALLA CRISI ALLA
GUERRA?”. Hanno partecipato attivamente più
di trenta rappresentanti e/o aderenti a molte realtà
organizzate e no delle province di Vicenza Padova e
Venezia; molti altri hanno aderito all’appello di
convocazione pur non potendo essere presenti.
Il dibattito ha verificato una sostanziale
convergenza di vedute in tutta l’area della “sinistra di
classe”, pur con diverse sottolineature: sia rispetto
alle cause generali dell’attuale crisi sistemica e alle
relazioni fra gli aspetti economici, politici e militari
della lotta epocale in corso (nonostante le “alleanze”
di facciata) fra i gruppi dirigenti del capitale
imperialista - in particolare quelli con base negli USA
e nella UE (Italia compresa) -, sia rispetto alle
tragiche conseguenze di tutto ciò per le classi
lavoratrici e popolari, specie nei paesi meno
“competitivi”, in termini non solo di perdita dei
diritti conquistati nel passato, ma di aumento di
povertà, emarginazione e imbarbarimento della vita
sociale e civile - “guerre fra poveri” indotte dai
ricatti padronali e dalla complicità dei partiti e
sindacati “di regime” -.
Su queste basi si sono valutate le difficoltà, ma anche
la necessità e le possibilità di superare schematismi e
atteggiamenti autoreferenziali per uscire
dall’isolamento e costituire un fronte unico resistenziale
che possa contribuire nel concreto - non solo
nell’immaginario di pochi - a (ri)connettere le lotte
del lavoro e sociali, indirizzandole verso la Liberazione
dalla barbarie in cui ci sta portando questo modo di
produzione in decadenza, il capitalismo.
Questo a partire da SABATO 4 MAGGIO, partecipando in
modo organizzato alla manifestazione di VICENZA per
“visitare” la nuova base di guerra USARMY AFRICOM,
il mostro che occupa 700.000 mq dell’ex aeroporto Dal
Molin con 800.000 mc di cemento, appena finito di
costruire e pronto per ospitare altri duemila parà
“pronti all’uso”, completando l’imposizione di fatto
sull’intero territorio cittadino (e sugli stessi
abitanti) della servitù militare - per di più verso una
potenza straniera, per evidenti scopi di guerra e con
danni ambientali irreversibili -. Costruita sì, ma non
accettata. Questo sarà solo l’inizio di una
campagna di mobilitazione e di lotta che i vicentini non
“schiavizzati” stanno preparando per i prossimi mesi.
Siete
tutte/i invitati a diffondere in modo più allargato
possibile questo comunicato/appello
e ovviamente a partecipare più numerosi
possibile insieme e dietro lo striscione comune
per contatti: vicenza @ usb.it
---
Vicenza giovedì 25 Aprile 2013
alle 17 presso la sala della circoscrizione
Laghetto, via lago di Fogliano, Vicenza
DALLA CRISI ALLA GUERRA?
ASSEMBLEA PUBBLICA REGIONALE
Il 25 APRILE in tutta Italia si celebra la “festa
della Liberazione”. È giusto e doveroso infatti
ricordare la fine di quella immane tragedia che fu la
II guerra mondiale, con la sconfitta del criminale
Asse nazi-fascista ad opera delle potenze
“liberatrici” alleate.
Ma un contributo fondamentale alla
liberazione dal nazismo e dal fascismo lo diedero le
lotte partigiane nei vari paesi. Donne e uomini,
operai, contadini, insegnanti, piccola borghesia
si ribellarono agli occupatori e ai loro servi
collaborazionisti, a costo di enormi sacrifici.
La Resistenza partigiana fu la vera lotta di
Liberazione. Quanto poi da quella
importante lotta sia stato conquistato, è
sotto gli occhi di tutti. Da quasi settanta anni
gli USA hanno consolidato il loro potere militare,
ancora oggi indiscutibile, spedendo truppe e
armamenti in giro per il pianeta. Ufficialmente per
“difendere la democrazia” nei paesi “liberati”; in
pratica per difendere la supremazia della loro
economia e della finanza basata sul dollaro.
Ma da cinque anni il sistema capitalistico,
in Nordamerica come in Europa, è di nuovo
in crisi.
Una crisi altrettanto distruttiva di quella del
1929, che finì solo con la seconda guerra mondiale,
grazie agli investimenti per il riarmo prima e per la
ricostruzione poi.
Oggi come allora la crisi mette in discussione
l'ordine globale, esaspera la concorrenza tra le
potenze imperialiste, scatena le guerre economiche per
la conquista dei mercati, incentiva le avventure
militari per il controllo delle aree di influenza.
In questo scontro l'Italia è allo stesso tempo
parte del polo imperialista europeo e paese sottoposto
alla servitù militare nei confronti della superpotenza
Usa di cui ospita oltre cento tra basi e installazioni
militari.
Vicenza, con le sue tre basi americane da
un lato (Del Din/Dal Molin, Ederle e Pluto), da dove
partono i parà armati fino ai denti per “difendere la
pace e la libertà” in Irak, Afganistan ecc.,
e la caserma della Gendarmeria Europea
dall'altra, che addestra i comandanti delle polizie
nazionali per compiti di “ordine interno”, esemplifica
con chiarezza questa duplice occupazione da parte di
due sistemi politici (gli USA e la UE) entrambi
dominati da ristrette oligarchie che li governano in
nome e per conto delle grandi banche e delle imprese
multinazionali.
E le vittime predestinate sono i lavoratori e le
classi popolari. Oggi basta guardarsi attorno per
vedere le macerie anche nel nostro paese: milioni di
disoccupati, milioni in cassa integrazione, milioni a
stipendi e pensioni da fame, oltre mezzo milione
che da luglio non ricevono soldi dalla cassa
integrazione in deroga.
Ma in varie parti del mondo, anche in
paesi nostri vicini, stanno scoppiando nuove lotte di
liberazione.
E’ necessario costruire una prospettiva diversa
dalla barbarie in cui ci vogliono far precipitare i
padroni del mondo.
Di tutto questo discuteremo non a caso il 25
aprile, 68° anniversario della vittoria della
Resistenza.
Discuteremo della manifestazione del 4
maggio, data in cui il comando USARMY vuole
invitare i cittadini a visitare la nuova base appena
finita di costruire, come momento di
pacificazione, di “accoglienza”, di
accettazione della loro vittoria.
Costruita si ma non accettata.
Intitolata dal fascista La Russa ad un
“partigiano” collaborazionista.
Con gli occupanti nessuna collaborazione, ma
nuova liberazione.
Oggi come allora la liberazione dalla crisi,
dalla guerra, dalla barbarie è possibile solo
con la costruzione di un mondo diverso liberato dallo
sfruttamento e dall'oppressione.
USARMY
GO HOME! Liberiamoci dalla Nato e dai “diktat”
dell'Unione Europea
USB Vicenza - Rete Disarmiamoli VI – Sinistra
Critica Veneto – Rete dei Comunisti Padova
evento
facebook
2012:
CONTRO LA AGGRESSIONE IMPERIALISTA ALLA SIRIA
---
Milano
20 settembre 2012
CONTRO LA GUERRA SEMPRE! GIU' LE MANI DALLA SIRIA!
Presidio-Manifestazione
per contatti e informazioni: Comitato contro
la guerra Milano
Comitatocontrolaguerramilano @ gmail.com cell.
3383899559 http://comitatocontrolaguerramilano.blogspot.it/
SKOJ: IMPERIJALISTI
DALJE RUKE OD SIRIJE! (2. jun 2012.god.)
---
Giù
le mani dalla Siria!
Un documento collettivo NoWar
Il Coordinamento Nazionale per
la Jugoslavia - onlus convintamente aderisce ed
invita tutti ad aderire al seguente appello, contro la
disinformazione strategica e la mobilitazione
guerrafondaia in atto nel nostro paese, per praticare
politiche di pace ed amicizia fra i popoli, per una
sola grande indispensabile spending review:
TAGLIARE SUBITO E DRASTICAMENTE LE SPESE MILITARI,
RITIRARE I MILITARI ITALIANI ATTUALMENTE IMPEGNATI
NELLE OPERAZIONI NEO-COLONIALI ALL'ESTERO, RISPETTARE
LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA. CNJ-onlus
per le adesioni: controleguerre
@ gmail.com
Giù
le mani dalla Siria!
Il movimento contro la guerra e la situazione
in Siria. Un documento collettivo mette i piedi nel
piatto sulla funzione di una coerente opposizione
alla guerra, anche quella “umanitaria”.
La grave situazione in Siria, pone i movimenti che
in questi anni si sono battuti contro la guerra di
fronte a nuovi e vecchi problemi che producono
lacerazioni, immobilismo e un vuoto di iniziativa.
Siamo attivi in reti, realtà politiche e movimenti
che in questi anni – ed anche in questi mesi – non
hanno esitato a schierarsi contro l’escalation della
guerra umanitaria con cui l’alleanza tra potenze
della Nato e petromonarchie del Golfo, sta cercando
di ridisegnare la mappa del Medio Oriente.
a) Interessi convergenti e prospettive divergenti al
momento convivono dentro questa alleanza tra le
maggiori potenze della Nato e le potenze che
governano “l’islam politico”. E’ difficile non
vedere il nesso tra l’invasione/disgregazione della
Libia, l’escalation in Siria, la repressione saudita
in Barhein e Yemen e i tentativi di normalizzazione
delle rivolte arabe lì dove sono state più impetuose
(Tunisia, Egitto). La dottrina del Dipartimento di
Stato Usa “Evolution but not Revolution” aveva
decretato quello che abbiamo sotto gli occhi come
l'unico sbocco consentito della Primavera Araba. Da
queste gravi responsabilità è impossibile tenere
fuori le potenze dell'Unione Europea, in particolare
Francia, Gran Bretagna e Italia, che hanno prima
condiviso l’aggressione alla Libia, hanno mantenuto
intatto il loro sostegno politico e militare ad
Israele ed oggi condividono la stessa politica di
destabilizzazione per la Siria.
b) I movimenti che si oppongono alla guerra, in
questi ultimi anni hanno dovuto fare i conti con
diverse difficoltà. La prima è stata la rimozione
della guerra dall’agenda politica dei movimenti e
delle forze della sinistra o, peggio ancora, una
complice inerzia verso le aggressioni militari come
quella in Libia. Dalla “operazione di polizia
internazionale in Iraq” del 1991 alla “guerra
umanitaria in Jugoslavia” nel 1999 per finire con le
“guerre per la democrazia” del XXI Secolo, le guerre
asimmetriche scatenate dai primi anni Novanta in poi
dalle coalizioni di grandi potenze contro paesi più
deboli (Iraq, Somalia, Afghanistan, Jugoslavia,
Costa d'Avorio, Libia), hanno sempre cercato una
legittimazione morale che poco a poco sembra essere
penetrata anche nella elaborazione e nel
posizionamento di settori dei movimenti pacifisti e
contro la guerra. I sostenitori della “guerra
umanitaria” statunitensi ma non solo, stanno
cercando di definire una cornice legale agli
interventi militari attraverso la dottrina del
“Rights to Protect” (R2P). Gli obiettivi di queste
guerre sono stati sempre presentati come la
inevitabile rimozione di capi di stato o di governi
relativamente isolati o addirittura resi invisi alla
cosiddetta “comunità internazionale” sia per loro
responsabilità che per le martellanti campagne di
demonizzazione mediatiche e diplomatiche.
c) Saddam Hussein, Aydid, Milosevic, il mullah Omar,
Gbagbo, Gheddafi e adesso Assad, sono stati al
centro di una vasta operazione di cambiamento di
regime che è passata attraverso gli embarghi, i
bombardamenti e le invasioni militari da parte delle
maggiori potenze della Nato e i loro alleati
regionali, operazioni su vasta scala che hanno
disgregato paesi immensamente più deboli perseguendo
la “stabilità” degli interessi occidentali
attraverso la destabilizzazione violenta di governi
o regimi dissonanti. A prescindere dalle maggiori o
minori responsabilità di questi leader verso il
benessere e la democrazia dei loro popoli, le
maggiori potenze hanno agito sistematicamente per la
loro rimozione violenta attraverso aggressioni
militari e imposizione al potere di nuovi gruppi
dirigenti subordinati agli interessi occidentali.
d) Seppure negli anni precedenti la consapevolezza
che la divisione tra “buoni e cattivi” non sia mai
stata una categoria limpida e definita – anzi è
servita a occultare le vere motivazioni delle guerre
- nel nostro paese ci sono stati movimenti di
protesta che si sono opposti alla guerra
prescindendo dai soggetti in campo e che si sono
posizionati sulla base di una priorità: quel no alla
guerra senza se e senza ma che in alcuni momenti ha
saputo essere elemento di identità e mobilitazione
straordinario. Sembra però che la coerenza con
questa impostazione si stia sempre più affievolendo
e in alcuni casi ribaltando. La macchina del
consenso alle guerre ha visto infatti crescere gli
elementi di trasversalità. Prima erano solo
personalità della destra a sostenere gli interventi
militari, adesso vi si arruolano anche uomini e
donne della sinistra. Questa difficoltà era già
emersa nel caso dell'aggressione militare alla Libia
ed oggi si rivela ancora più lacerante rispetto alla
possibile escalation in Siria.
e) Le iniziative contro la guerra che ci sono state
in questi mesi, seppur minoritarie, sono riuscite a
ostacolare l’arruolamento attivo di alcuni settori
pacifisti nella logica della guerra umanitaria,
hanno creato una polarizzazione che in qualche modo
ha esercitato un punto di tenuta di fronte alla
capito lazione politica, culturale del pacifismo e
dell'internazionalismo. Ma la realtà sta incalzando
tutte e tutti, ragione per cui è necessario
affrontare una discussione nel merito dei problemi
che la crisi in Siria ci porrà davanti nei prossimi
mesi.
Nel merito della situazione in Siria
1. In tutte le guerre asimmetriche – che di fatto
sono aggressioni unilaterali - le potenze
occidentali hanno sempre lavorato per acutizzare le
contraddizioni e i contrasti esistenti nei paesi
aggrediti. La questione semmai è che l'ingerenza
esterna da parte delle potenze della Nato e dei loro
alleati ha agito sistematicamente per una
deflagrazione violenta dei contrasti interni che
consentisse poi l'intervento militare e servisse a
legittimare la “guerra umanitaria”. La guerra
mediatica ha bisogno sempre di sangue, orrori,
cadaveri, stragi da gettare nella mischia e negli
occhi dell'opinione pubblica. Di solito le notizie
su questo vengono martellate nei primi venti giorni.
Smentirle o dimostrarne la falsità o la maggiore o
minore manipolazione, diventa poi difficile se non
impossibile. Ciò significa che tutto viene inventato
o manipolato? No. Ma un conflitto interno senza
ingerenze esterne può trovare una soluzione
negoziata, se le ingerenze esterne lavorano
sistematicamente per impedirla si arriva sempre ai
massacri e poi all'intervento militare
“stabilizzatore”. Chiediamoci perchè tutti i piani e
gli accordi di pace in questi venti anni sono stati
fallire (ultimo in ordine di tempo quello di Kofi
Annan sulla Siria). Il loro fallimento è funzionale
al fatto che l'unico negoziato accettabile per le
potenze occidentali è solo quello che prevede la
resa o l'uscita di scena – anche violenta – della
componente dissonante. Questo è quanto accaduto ed è
facilmente verificabile da tutti.
2. Le soluzioni avanzate dalle sedi della
concertazione internazionale (Consiglio di Sicurezza
dell’Onu, organizzazioni regionali come Unione
Africana, Lega Araba e Alba), non state capaci di
opporsi alle politiche di “cambiamento di regimi”
decise dagli Usa o dalla Ue. I leader dei regimi o
dei governi rimossi, hanno cercato in più occasioni
di arrivare a compromessi con gli Usa o la Nato. Per
un verso è stata la loro perdizione, per un altro
era una strada sbarrata già dall'inizio. Più
cercavano un compromesso e maggiori diventavano le
sanzioni adottate negli embarghi. Più si
concretizzavano le condizioni per una ricomposizione
dei contrasti interni e più esplodevano autobombe o
omicidi mirati che riaprivano il conflitto. Se
l'unica soluzione proposta diventa il suicidio
politico o materiale di un leader o lo sgretolamento
degli Stati, qualsiasi negoziato diventa
irrilevante.
3. Dalla storia della Siria non sono rimovibili le
modalità autoritarie con cui in varie tappe è stata
affrontata la domanda di cambiamento di una parte
della popolazione siriana. Non è possibile ritenere
che la leadership siriana sia l’unica a aver gestito
in modo autoritario le contraddizioni e le
aspettative nel mondo arabo. Questa caratteristica è
comune a tutti i paesi del Medio Oriente ed è una
conseguenza dell'imposizione dello Stato di Israele
nella regione e un retaggio del colonialismo. Ciò
non giustifica la leadership siriana ma ci indica
anche chiaramente come la sua sostituzione non
corrisponderebbe affatto ad un avanzamento
democratico o rivoluzionario per il popolo siriano.
E’ sufficiente guardare quale tipo di leadership si
è impossessata del potere una volta cacciati Mubarak
in Egitto, Ben Alì in Tunisia, Gheddafi in Libia o
chi sta imponendo il tallone di ferro su Barhein,
Yemen, Oman. Sono paesi in cui c’è gente che ha
lottato seriamente per maggiore democrazia e diritti
sociali più avanzati, ma chi ne sta gestendo le
aspettative sono le potenze della Nato, le
petromonarchie del Golfo e le componenti più
reazionarie dell’islam politico. Le componenti
progressiste della Primavera Araba sono state – al
momento – isolate e sconfitte da questa alleanza tra
potenze occidentali e le varie correnti dell’islam
politico.
4. Dentro la crisi in corso in Siria, la leadership
di Bashar El Assad ha conosciuto due fasi: una prima
in cui ha prevalso la consuetudine autoritaria, una
seconda in cui è cresciuto il peso politico delle
forze che spingono verso la democratizzazione. I
risultati delle ultime elezioni legislative non sono
irrilevanti: ha votato il 59% della popolazione
nonostante la guerra civile in corso in diverse
parti del paese (in Francia, in condizioni
completamente diverse, alle ultime elezioni ha
votato il 53%, in Grecia nelle elezioni più
importanti degli ultimi decenni ha votato il 62%);
per la prima volta si è rotto il monopolio politico
del partito di governo, il Baath, e nuove forze sono
entrate in Parlamento indicando questa rottura come
obiettivo pubblico e dichiarato, si è creato cioè
l'embrione di uno spazio politico reale per un
processo di democratizzazione del paese; le forze
che si oppongono alla leadership di Assad vedono
prevalere le componenti armate e settarie, un dato
che si evidenzia nei massacri e attentati che
vengono acriticamente e sistematicamente addossati
alle truppe siriane mentre più fonti rivelano che
così non è. Le forze di opposizione con una visione
progressista sono ridotte a ben poca cosa e non
potranno che essere stritolate dall’escalation in
corso; infine, ma non per importanza, l’ingerenza
esterna è quella che sta facendo la differenza. Non
è più un mistero per nessuno che le forze principali
dell’opposizione ad Assad siano sostenute, armate e
finanziate dall’alleanza tra le potenze della Nato
(Turchia inclusa) e i petromonarchi di Arabia
Saudita e Qatar. E’ un’alleanza già sperimentata in
passato sia in Afghanistan che nei Balcani e nel
Caucaso, un’alleanza che si è rotta alla fine degli
anni Novanta e poi ricomposta dopo il discorso di
Obama al Cairo che annunciava e auspicava gli
sconvolgimenti nel mondo arabo. Queste forze e
l’alleanza internazionale che li sostiene puntano
apertamente ad una guerra civile permanente e
diffusa per destabilizzare la Siria. I corridoi
umanitari a ridosso del confine con Turchia e Libano
e la No fly zone, saranno il primo passo per dotare
di retrovie sicure i miliziani dell’Esercito Libero
Siriano, spezzare i collegamenti tra la Siria e i
suoi alleati in Libano (Hezbollah soprattutto),
destabilizzare nuovamente il Libano e rompere il
Fronte della Resistenza anti-israeliana. Se il
logoramento e la destabilizzazione tramite la guerra
civile permanente non dovesse dare i risultati
desiderati, è prevedibile un aumento delle pressioni
sulla Russia per arrivare ad un intervento militare
diretto delle potenze riunite nella coalizione ad
hoc dei “Friends of Syria” guidata dagli Usa ma con
molti volonterosi partecipanti come la Francia di
Hollande o l’Italia di Monti e del ministro Terzi.
5. In questi anni, nelle mobilitazioni in Italia
contro la guerra o per la Palestina, abbiamo
registrato ripetuti tentativi di gruppi e personaggi
della vecchia e nuova destra di aderire e
partecipare alle nostre manifestazioni. Un tentativo
agevolato dall’abbassamento di molte difese
immunitarie nella sinistra e nei movimenti sul piano
dell’antifascismo ma anche dalla voragine politica
lasciata aperta dall’arruolamento di molta parte
della sinistra dentro la logica eurocentrista, dalla
subalternità all’atlantismo e dalla complicità – o
al massimo dall’equidistanza – tra diritti dei
palestinesi e la politica di Israele. Se la sinistra
e una parte dei movimenti hanno liberato le piazze
dalla mobilitazione contro la guerra, dal sostegno
alla resistenza palestinese e araba ed hanno
smarrito per strada la loro identità, è diventato
molto più facile l’affermazione di alcuni gruppi
marginali della destra e della loro chiave di
lettura esclusivamente geopolitica ed eurasiatica
della crisi, dei conflitti e delle relazioni sociali
intesi come lotta tra potenze. I gruppi della destra
veicolano un antiamericanismo erede della sconfitta
subita dal nazifascismo nella seconda guerra
mondiale e completamente avulso da ogni capacità di
lettura dell’egemonia imperialista sia nel suo
versante statunitense che in quello europeo. Una
chiave di lettura sciovinista e reazionaria che
nulla a che vedere con una identità coerentemente
anticapitalista ed internazionalista. Non solo. La
paura di gran parte della sinistra di declinare la
solidarietà con i palestinesi come antisionista e
anticolonialista, ha regalato a questa destra e alla
sua declinazione razzista e antiebraica uno spazio
di iniziativa, cultura e solidarietà che
storicamente ha sempre appartenuto alle forze
progressiste. Se si cede su un punto decisivo si
rischia di capitolare poi su tutto lo scenario
mediorientale. Se questo è già visibile anche negli
altri ambiti dell’agenda politica e sociale nel
nostro paese, è difficile immaginare che non avvenga
anche sul piano della mobilitazione contro la guerra
e sui problemi internazionali. Sulla Palestina e
nella mobilitazione contro la guerra abbiamo sempre
respinto ogni tentativo di connivenza con i gruppi
della destra. Intendiamo continuare a farlo ma
vogliamo anche segnalare che – come sul piano
sociale o giovanile – è l’assenza di iniziative e la
debole identità della sinistra a facilitare il
compito ai fascisti, non viceversa. E’ necessario
dunque che alla coerenza con le posizioni e il ruolo
svolto dalle nostre reti, associazioni,
organizzazioni in questi venti anni e che ha visto
schierarci sempre contro la guerra senza se e senza
ma, si affianchi un recupero di identità e di
contenuti.
f) La seconda difficoltà che abbiamo dovuto
registrare è stata quella di una lettura
superficiale del nesso tra la crisi che attanaglia
le maggiori economie capitaliste del mondo (Stati
Uniti ed Unione Europea soprattutto) e il ricorso
alla guerra come strumento naturale della
concertazione e della competizione tra le varie
potenze e i loro interessi strategici. Una
concertazione evidente quando si tratta di attaccare
e disgregare gli stati deboli (Libia, Jugoslavia,
Afghanistan) , una competizione quando si tratta di
capitalizzare a proprio favore i risultati delle
aggressioni militari (Georgia, Iraq. Libia). Se il
colonialismo classico è andato all’assalto del Sud
del mondo per accaparrarsi le risorse, il
neocolonialismo è andato a caccia di forza lavoro a
basso costo. Ma dentro la crisi di sistema che
attanaglia le maggiori economie capitaliste del
mondo, queste due dimensioni oggi si sono ricomposte
nella loro sintesi più alta e aggressiva. Alcuni di
noi la definiscono come imperialismo, altri come
mondializzazione, comunque la si chiami oggi si è
riaperta una competizione a tutto campo per
accaparrarsi il controllo di risorse, forza lavoro,
mercati e flussi finanziari. Questa conquista ha
come obiettivo soprattutto l'economia dei paesi
emergenti e quelli in via di sviluppo che molti
ritengono poter essere l’unica via d’uscita e
valvola di sfogo per la crisi di civilizzazione
capitalistica che sta indebolendo Stati Uniti ed
Unione Europea. In tale contesto, la guerra come
strumento della politica e dell’economia è
all’ordine del giorno. Se pensiamo di aver visto il
massimo degli orrori in questi anni, rischiamo di
doverci abituare a spettacoli ben peggiori.
L’alleanza – non certo inedita – tra potenze
occidentali, petromonarchie e movimenti islamici ha
rimesso in discussione molti schemi, a conferma che
il processo storico è in continua mutazione e che
limitarsi a fotografare la realtà senza coglierne le
tendenze è un errore che rischia di paralizzare
l’analisi e l’azione politica.
I firmatari di questo documento declinano in modo
diverso categorie come imperialismo,
mondializzazione, militarismo, disarmo,
antisionismo, anticapitalismo, pacifismo,
solidarietà internazionale e internazionalismo, ma
convergono su un denominatore comune
sufficientemente chiaro nella lotta contro la guerra
e le aggressioni militari.
Per queste ragioni condividiamo l'idea di
promuovere:
• Il percorso comune di riflessione che
ha portato a questo documento
• La costituzione di un patto di
emergenza per essere pronti a scendere in piazza se
e quando ci sarà una escalation della Nato e dei
suoi alleati contro la Siria al quale chiediamo a
tutti di partecipare
• l’impegno ad un lavoro di informazione
e controinformazione coordinato che contrasti colpo
su colpo e con ogni mezzo a disposizione la
manipolazione mediatica che spiana la strada a nuove
“guerre umanitarie”, anche in Siria
Sottoscrivono per ora questo documento:
Rete Romana No War
Rete Disarmiamoli
Militant
Rete dei Comunisti
Partito dei Comunisti Italiani
Forum contro le guerre
Comitato Palestina, Bologna
Comitato Palestina nel Cuore, Roma
Gruppo d'Azione per la Palestina, Parma
Collettivo Autorganizzato Universitario, Napoli
Csa Vittoria, Milano
Alternativa
Federazione Giovani Comunisti
Forum Palestina
Associazione Oltre Confine
Associazione amici dei prigionieri palestinesi,
Italia
(3 luglio 2012) Adesioni successive:
Comitato per la smilitarizzazione di Sigonella
Brigate per la Solidarietà e la Pace -Brisop-
Toscana
Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia – onlus
Collettivo G. Tanas
Tifiamo Rivolta
Gruppo Facebok Siria
Federazione Napoletana del Partito della
Rifondazione Comunista
Redazione ALBAinFormazione
SLAI COBAS per il sindacato di classe coordinamento
nazionale
Federazione Giovani Comunisti Italiani
Torino
Sinistra Critica Sarda
Circolo culturale " Il minatore rosso "
Brindisi per Gaza
Coordinamento II Policlinico Napoli
Associazione Ita-Nica circolo C.Fonseca, Livorno
Rete Antifascista di Brescia
per le adesioni: controleguerre @ gmail.com
L’arte della guerra
Dopo la strage degli
innocenti
di Manlio Dinucci - da Il Manifesto ,
15 maggio 2012
Una delle capacità dell’Arte della guerra del XXI
secolo è quella di cancellare dalla memoria la
guerra stessa, dopo che è stata effettuata,
occultando le sue conseguenze. I responsabili di
aggressioni, invasioni e stragi possono così
indossare la veste dei buoni samaritani, che tendono
la mano caritatevole soprattutto ai bambini e ai
giovani, prime vittime della guerra.
L’Italia – dopo aver messo a disposizione della Nato
sette basi aeree per le 10mila missioni di attacco
alla Libia, e avervi partecipato sganciando un
migliaio di bombe e missili – ha varato un «progetto
a favore dei minori colpiti da traumi psicologici
derivanti dal recente conflitto». Il progetto, del
costo di 1,5 milioni di euro, prevede l’invio di una
task force di esperti che opererà a Bengasi, Tripoli
e Misurata, collaborando con le «autorità libiche».
Le stesse che perfino il Consiglio di sicurezza
dell’Onu chiama in causa per «le continue detenzioni
illegali, torture ed esecuzioni extragiudiziarie».
In
Afghanistan, dove ogni anno muoiono migliaia di
bambini per gli effetti diretti e indiretti della
guerra, gli aerei italiani non lanciano solo bombe
e missili, ma viveri, indumenti, quaderni e
penne per i bambini, così da «integrare l’azione
operativa con l’attività di supporto umanitario».
Un centinaio di fortunati bambini ha ricevuto, in
una base militare italiana, un pacco dono, frutto
di «una raccolta spontanea durante le celebrazioni
delle Sante Messe». «Con l’occasione», alcuni sono
stati perfino visitati da un ufficiale medico
pediatra. E quando la piccola Fatima ha avuto un
braccio maciullato da un ingranaggio, c’è stata la
«corsa generosa e disperata» verso l’ospedale,
effettuata con un Lince, il blindato usato dagli
italiani nella guerra in Afghanistan.
In Iraq, l’Italia
è impegnata in un «progetto comune contro la
tratta di esseri umani», di cui sono vittime
soprattutto ragazze e ragazzi, costretti alla
prostituzione e al lavoro forzato nelle monarchie
del Golfo. Nascondendo il fatto che tale fenomeno
è uno degli effetti della guerra, cui ha
partecipato anche l’Italia. Le vittime dirette
sono state, nel 2003-11, almeno un milione e
mezzo, di cui circa il 40% bambini, documenta il
Tribunale di Kuala Lumpur sui crimini di guerra.
Molti altri bambini sono morti per le armi a
uranio impovertito, che hanno contaminato il
terreno e le acque. A Fallujah, le malfomazioni
cardiache dei neonati risultano 13 volte superiori
alla media europea, e quelle del sistema nervoso
superiori di 33 volte.
A mietere un
maggior numero di vittime è il collasso della
società irachena, provocato dalla guerra. Circa 5
milioni di bambini sono orfani e circa 500mila
vivono abbandonati nelle strade, 3,5 milioni
sono in povertà assoluta, 1,5 milioni di età
inferiore ai cinque anni sono denutriti e in media
ne muoiono 100 al giorno. Sono queste le prime
vittime della tratta di esseri umani: bambine di
11-12 anni sono vendute per 30mila dollari ai
trafficanti. A provocare questo immenso dramma
contribuisce l’Italia, partecipando alle guerre
camuffate da missioni internazionali di pace.
Anche se il presidente Napolitano, rivolgendosi ai
militari in missione, assicura: «Voi oggi, e altri
prima di voi, avete dato un grandissimo contributo
a un rinnovato prestigio e alla credibilità
dell’Italia».
2011: CONTRO LA
AGGRESSIONE IMPERIALISTA ALLA LIBIA
16-17 aprile 2011,
NAPOLI - PISA: DUE IMPORTANTI INIZIATIVE NOWAR
http://www.disarmiamoli.org/index.php?option=com_content&task=view&id=681&Itemid=27
Report
dell'assemblea nazionale contro la guerra -
Napoli 17 aprile 2011
Scritto da Assemblea
napoletana
contro la guerra
Si è svolta a Napoli, nella mattinata di
domenica 17 aprile, all’Università Orientale
occupata, l’assemblea nazionale contro la guerra
in Libia, primo momento di confronto all’interno
del movimento. Più di 130 persone hanno
partecipato all’iniziativa, decine e decine sono
stati gli interventi di singoli e strutture,
presenti compagni da circa 10 città, da Milano a
Palermo.
L’assemblea si è aperta ricordando il compagno
ed attivista dell’ISM, Vittorio Arrigoni, rapito
ed ucciso a Gaza nelle prime ore di venerdì.
Fuori al Palazzo dell’Università è stato esposto
uno striscione commemorativo, e sono state
ammainate le bandiere dell’Unione Europea e
dell’Italia e messe al loro posto quelle della
Palestina. L’impegno di Vittorio, la sua
umanità, la sua ironia anche nelle situazioni
più tragiche, il calore e la gioia che ha saputo
comunicare a chi lo aveva conosciuto rimarranno
per sempre nei nostri cuori, e ci spingeranno ad
un rinnovato impegno perché non vi siano più nel
mondo oppressi ed oppressori.
Gli organizzatori sono poi passati a fare un
rapido bilancio della manifestazione nazionale
del giorno prima. Una manifestazione che ha
visto sfilare verso il comando NATO di Bagnoli
oltre 3.000 persone, provenienti da diverse
parti d’Italia, per contestare l’aggressione
militare che da un mese sta insanguinando la
Libia. La manifestazione, chiamata
dall’Assemblea napoletana contro la guerra – un
coordinamento di realtà autorganizzate, di
collettivi studenteschi e territoriali – è stata
giudicata pienamente riuscita. Nonostante il
boicottaggio dei media ufficiali e
l’indifferenza (se non il sabotaggio) di pezzi
consistenti della sinistra “istituzionale” o di
“movimento”, migliaia di persone, per lo più
giovani, studenti medi e universitari, sono
scesi in piazza per contestare la retorica delle
“guerre umanitarie” e quella degli “interessi
nazionali”. Nonostante tutte le difficoltà che i
movimenti incontrano in questa fase, nonostante
la confusione che questo intervento ha provocato
nella sinistra, nonostante lo sbandamento di
gran parte del movimento pacifista che nel 2003
era riuscito a esprimersi con forza, si è
riusciti in sole due settimane a creare un
appuntamento che superasse le piccole
espressioni locali e individuali di contrarietà
alla guerra.
Senza indugiare in trionfalismi assolutamente
fuori luogo – perché è innegabile che una
contrarietà di massa alla guerra non si ancora
espressa e che anzi le modalità di intervento
bellico sono state in buona parte metabolizzate
dal Paese – la lezione da trarre da questa
manifestazione è evidente: se in poco tempo e
con pochi mezzi alcuni collettivi di base sono
riusciti a portare in piazza migliaia di
persone, che cosa sarebbe successo se tutti i
compagni, le realtà pacifiste etc avessero
deciso di costruire anche loro questa
mobilitazione?
Il valore del corteo di sabato non è stato
insomma solo nell’essere l’unica alternativa al
silenzio ed alla complicità, o nell’essere
coerente con le passate prese di posizione, ma
nell’essere dimostrazione concreta che “si
poteva fare”, che c’è un sentimento diffuso di
contrarietà alla guerra e che se non lo si
riesce a interpretare politicamente è anche per
malafede, per un senso di sconfitta complessivo,
per incapacità soggettive dei movimenti.
Sono quindi iniziati gli interventi delle
diverse realtà politiche presenti, che sono
entrati nel merito delle differenti analisi e
valutazioni su quello che è successo nell’ultimo
mese sia in Libia che in Italia. Rispetto alla
specificità della situazione libica, si è
ricordata l’importanza del petrolio e delle
royalties delle multinazionali, così come il
ruolo e gli interessi di lungo corso della
Francia nell’espansione dell’UE verso Sud,
mentre altri hanno sottolineato come
l’intervento sia legato anche ad un’esigenza di
controllo delle rivolte della primavera araba.
Sul “fronte interno”, si è discusso della
questione dei migranti e del loro “uso
strumentale”, nonché del restringimento delle
libertà democratiche anche in Parlamento, con
interventi militari che ormai non sono oggetto
né di un dibattito pubblico né di uno
istituzionale, e delle ricadute delle spese
militari sulle classi popolari.
Ci si è quindi interrogati sul perché non si sia
creato un sentimento di sdegno forte contro
questa guerra, e questo è stato imputato
innanzitutto alla persistenza dell’idea di
un’Unione Europea “buona”, anche quando si
lancia in avventure militari, di un
antimperialismo che più spesso è rivolto solo
contro gli Stati Uniti e – non ultimo – ad una
sinistra di base che si è comportata come se
stesse al “governo”. Molti interventi hanno
insistito sulla necessità in questa fase storica
di ragionare su scala internazionale, mettendosi
quantomeno allo stesso livello politico in cui
vengono prese la maggior parte delle decisioni,
quello europeo.
Vista la ricchezza del dibattito, tutti hanno
convenuto che bisogna continuare il confronto e
l’analisi delle varie situazioni arabe e nord
africane, che hanno profonde peculiarità e
differenze. Anche perché l’assemblea deve
segnare un punto di partenza ed una forma pur
embrionale di scambio e di coordinamento,
soprattutto dopo l’incoraggiante manifestazione
di sabato. Secondo gli intervenuti, bisogna
continuare il lavoro di controinformazione e
demistificazione nei posti di lavoro, nelle
scuole, in ogni ambito sociale. Si è infine
letto l’appello scritto dai compagni di Pisa in
lotta contro l’Hub militare, scaturito dalla
loro assemblea antimilitarista del 16 aprile, e
si è presa conoscenza con favore della loro
lotta, che è parte integrante del movimento
contro la guerra.
L’assemblea ha quindi deciso:
- di creare di una mailing list su cui possano
viaggiare informazioni, iniziative,
segnalazioni, comunicazioni.
- di convertire il sito usato per la
manifestazione napoletana
www.stopwar.altervista.org in sito contro la
guerra in Libia, per propagandare analisi,
iniziative etc. I compagni che se ne occuperanno
sono quelli del CAU, a cui però vanno segnalate
eventuali iniziative, rassegna stampa, articoli
di approfondimento…
- di rivedersi il 15 maggio a Roma, per un nuovo
incontro sulla guerra in Libia, per fare il
punto della situazione ed immaginare qualche
nuova iniziativa coordinata.
Nel frattempo, ogni realtà deciderà se e come
partecipare alle seguenti date:
- Manifestazione nazionale di sostegno alla
Freedom Flottilla, 14 maggio a Roma
- Giornata nazionale di lotta presso il campo di
Manduria, intorno al 18-19 giugno
Per il momento l’invito a tutte e tutti è a far
girare questo report, coinvolgere altre realtà,
organizzare iniziative e tenere aggiornato il
sito, per rivedersi ancora più numerosi il 15 a
Roma.
per iscriversi
alla mailing list dell'assemblea nazionale
contro la guerra spedire una mail a assembleanowar.na@gmail.com
|
http://www.disarmiamoli.org/index.php?option=com_content&task=view&id=679&Itemid=1
PISA, 16 aprile
2011: Convegno
nazionale
NO ALL’HUB MILITARE - NO ALLA GUERRA
APPELLO
FINALE ASSEMBLEA DEL 16 APRILE
A conclusione del Convegno Nazionale “NO all’Hub
militare NO alla guerra” svoltosi a Pisa il 16
aprile 2011 i partecipanti concordano sulla
necessità e sull’urgenza di rilanciare in Italia
il Movimento Contro la Guerra. Ciò anche a
seguito del drammatico attacco militare alla
Libia (risoluzione ONU n.1973 che istituisce la
No fly zone) da parte dell’alleanza USA-NATO che
rischia di infuocare il Mediterraneo e in cui
l’Italia è già pesantemente coinvolta sia con
l’uso delle basi militari che col comando ad
essa assegnato per il pattugliamento navale.
A questo proposito richiamano alla memoria la
Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza
antifascista e in particolare i seguenti
articoli:
Art 11 “L’Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo per la risoluzione delle
controversie internazionali; ……….”
Art. 78 “ Le Camere deliberano lo stato di
guerra e conferiscono al Governo i poteri
necessari”.
Art.80 “Le Camere autorizzano con legge la
ratifica dei Trattati Internazionali che sono di
natura politica, o prevedono arbitrati o
regolamenti giudiziari, o importano variazioni
del territorio o oneri alle finanze o
modificazioni di leggi”.
Questi articoli della Costituzione insieme a
quello del diritto di asilo politico sono stati
violati più volte dal dopoguerra in poi e oggi
continuano palesemente a essere violati.
L’Italia si è trovata molte volte a essere in
stato di guerra senza che il parlamento avesse
né discusso né votato alcuna risoluzione in tal
senso e spesso le stesse missioni militari sono
state approvate a posteriori.
Attraverso le violazioni dell’art. 80 non sono
mai stati resi pubblici, perché coperti da
segreto di Stato, gli accordi dei nostri
governanti con il governo USA, in riferimento
alla concessione di parti del territorio
italiano per l’installazione di basi militari.
E’ evidente la difformità con altri paesi
europei come per esempio la Germania che
nonostante abbia perso la guerra ha già
ricontrattato la presenza delle basi militari
USA e NATO, anche a proposito dello stoccaggio
di armi nucleari.
Tutto ciò è dimostrabile prendendo come modello
– riproponibile per tutte le basi USA / NATO
sparse per l’Italia – la storia di Camp Darby,
la base logistica USA più grande d’Europa che ha
svolto e svolge un ruolo strategico a livello
planetario e in cui sono stoccate armi proibite
come le cluster bomb, proiettili all’uranio
impoverito e da dove con alta probabilità sono
transitate anche armi nucleari.
Da questa base sono partiti mezzi e munizioni
per tutti i teatri delle ultime guerre: Iraq,
Afghanistan, ex-Jugoslavia ed oggi anche verso
il nuovo teatro di guerra nel cuore del
Mediterraneo: la Libia.
In questo quadro diventa ancora più preoccupante
la decisione di realizzare nell’aeroporto
militare di Pisa l’Hub Nazionale
dell’aeronautica da dove partiranno le truppe e
i mezzi per le cosiddette “missioni umanitarie”,
cioè le guerre, in sinergia con la base militare
USA di Camp Darby. La situazione del territorio
tra Pisa e Livorno, già critica sul piano
ambientale, sanitario, logistico ed economico si
aggraverà, poiché l’inizio della guerra contro
la Libia a seguito della Risoluzione ONU n. 1973
ci vede direttamente coinvolti come paese.
Non meno grave però sarà la situazione nelle
aree in cui si trovano le altre basi o strutture
militari di comando degli alleati, pensiamo a
Napoli sede del Centro di Comando strategico
della Nato, da cui si stanno coordinando le
operazioni militari contro la Libia; alla
Sicilia Trapani Birgi e Sigonella e il suo
centro di ascolto radar e integrazione della
rete di comunicazione Nato; alle basi di Aviano
e Ghedi con la presenza di bombe nucleari; la
base di Vicenza con il Dal Molin, a base di
Solbiate Olona con il comando europeo di pronto
intervento NATO a Cameri-Novara con gli F35; a
Il salto di Quirra in Sardegna per
l’addestramento e la formazione militare.
Tutto ciò, insieme a Camp Darby e ora all’Hub
nazionale militare dell’aeronautica a Pisa,
rappresenta il complesso strategico-operativo
per la guerra globale, infinita e permanente a
guida Usa-Nato. Anche l’U.E. e altri paesi
utilizzano le basi militari presenti in Italia
Se a ciò aggiungiamo l’incremento progressivo
delle spese militari, l’ulteriore
militarizzazione diffusa dei territori e le
missioni militari all’estero, ci rendiamo conto
di come l’Italia sia l’avamposto della guerra
permanente.
Nel nostro paese il Movimento contro la guerra
ha avuto in questi ultimi anni una battuta
d’arresto, anche a causa delle nefaste scelte di
rifinanziamento delle missioni all’estero e
dell’aumento astronomico delle spese militari
durante il precedente governo Prodi, che ha
contribuito alla crescente delusione, con una
progressiva smobilitazione delle coscienze dei
cittadini e del “popolo della pace”, a una
lacerazione nelle forze politiche anche di
opposizione, tanto che oggi il PD si fa paladino
dell’aggressione contro la Libia, votando in
Parlamento con il PDL la guerra e la cosiddetta
sinistra “radicale” appare confusa ed incapace
di indicare una chiara strategia di contrasto al
militarismo e alle guerre coloniali.
Il drammatico paradosso è che assistiamo a un a
nuova guerra in pieno Mediterraneo, alle porte
di casa, senza che vi sia ancora un movimento di
opposizione forte, coordinato e permanente .
In nome dei diritti umani violati in Libia, si
scatena una nuova guerra di aggressione da parte
del neocolonialismo imperialistico, non perché
si hanno a cuore le sorti del popolo libico, ma
piuttosto in nome di una “santa alleanza” per
l’accaparramento delle riserve di petrolio e gas
di cui è ricco quel paese.
Le compagnie transnazionali, soprattutto
francesi, ma anche inglesi e americane, non si
stanno facendo quindi scrupoli nel sostenere e
finanziarie con ogni mezzo i cosiddetti
“ribelli” per sbarazzarsi la prima possibile di
Gheddafi e avere così mano libera per
privatizzare nuovamente i pozzi di petrolio e
gas. E magari ripristinare le basi militari
straniere che la precedente esperienza della
Jamaijria (la repubblica popolare libica nata
nel 1969 dopo la cacciata del Re Idris,
fantoccio dell’imperialismo inglese) era
riuscita a cacciare.
Il disegno del nuovo espansionismo neocoloniale
– prevalentemente a guida europea con
supervisione statunitense (i comandi NATO sono
saldamente in mano al Pentagono) – è così
evidente che non dobbiamo esitare nel
contrastarlo con ogni mezzo informativo, ma
anche di grande mobilitazione nazionale.
Ciò richiede l’urgente rilancio in Italia di un
diffuso Movimento Contro la Guerra.
Ripartiamo da Pisa e da Napoli per lanciare il
presente Appello per un Coordinamento Nazionale
Contro la Guerra che, nel rispetto delle varie
sensibilità, riunisca tutte le forze
autenticamente pacifiste e contro la guerra, i
movimenti contro le basi e le servitù militari,
le Associazioni umanitarie e di solidarietà tra
i popoli.
In Toscana, come Coordinamento nazionale contro
la guerra ci impegniamo a promuovere a Pisa una
mobilitazione costante contro l’Hub e la base
militare Usa di Camp Darby, ormai evidenti
strumenti funzionali alle strategie belliche
della Santa Alleanza USA-Nato nell’area
Mediterranea- Mediorientale.
Ancora una volta siamo davanti a un bivio
storico in cui ciascuno di noi come singolo o
movimento si trova di fronte alle proprie
responsabilità nel difendere i valori fondanti
della nostra Costituzione antifascista nata
dalla Resistenza e dire un NO alla GUERRA chiaro
e netto o accettare passivamente che si compia
in Libia la tragedia già vista in Iraq,
Jugoslavia, Afghanistan.
L’Italia rischia di pagare un prezzo altissimo
con la partecipazione a questa guerra. Le
conseguenze non saranno solo nell’immediato con
l’ondata di profughi, ma anche in termini di
economia, di approvvigionamento energetico,
ambientali e morali. Si è scatenata una guerra
contro i migranti, utilizzando mezzi e
infrastrutture per impedire sbarchi, realizzare
respingimenti o deportare uomini, donne, bambini
nei centri – ghetto (spesso ex basi o caserme).
Ciò favorisce ulteriori processi di
militarizzazione, come le stazioni radar in Su d
Italia acquistati dalla GdF con fondi UE.
Non esiste una guerra giusta anche se approvata
con una risoluzione dell’ONU.
NO, in nostro nome la guerra non si farà! Non
siamo disposti a mantenere in piedi un sistema
mondiale consumistico, divoratore di materie
prime e risorse energetiche che condanna a morte
la maggioranza degli abitanti del pianeta.
Educhiamo alla pace e non educhiamo alla guerra.
Chiediamo l’uscita dell’Italia dalla NATO e il
ritiro di tutte le truppe italiane dai vari
fronti di guerra.
L’unica medicina contro la guerra è: meno
caserme, meno armi, più giustizia sociale, più
scuole, più cultura, un nuovo modello sociale,
basato sulla divisione equa delle ricchezze e
non sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e
dell’uomo sulla natura.
FIRMATARI
Coordinamento NO HUB Pisa-Livorno
Comitato NO Camp Darby
Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella
Rete nazionale Disarmiamoli
Comitato pace, disarmo e smilitarizzazione dei
territori, Napoli
Assemblea No F35 Novara
Salento No War
Brigate di Solidarietà Popolare con l’America
Latina
Comitato Internazionale di Educazione per la
Pace
Gruppo No Hub No Guerra di Lucca
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MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA GUERRA.
SABATO 16
APRILE NAPOLI
PARTENZA ORE 10.30 PIAZZALE TECCHIO (STAZIONE
CAMPI FLEGREI)
ARRIVO BASE N.A.T.O. BAGNOLI
STOP THE WAR
stopwar.altervista.org
MANIFESTAZIONE
NAZIONALE
NAPOLI, 16
APRILE
CONTRO
L’IMPERIALISMO, AL FIANCO DEL POPOLO LIBICO
E DI
TUTTI I POPOLI IN RIVOLTA
Appello
L’Italia che a parole ripudia la guerra si
è lanciata in una nuova aggressione militare a
senso unico, come le precedenti, questa volta
contro la Libia che rappresenta la “nostra”
quarta sponda. La quinta in vent’anni, la terza
nel giro di un decennio in cui si è persa ogni
remora nei confronti dell’intervento bellico.
Ma a differenza delle altre occasioni pochi
sembrano indignarsi, pochi alzano la voce per
gridare che questa, come già altre guerre, ha
dei motivi ben precisi: le immense ricchezze del
sottosuolo libico, il gas, il petrolio, gli
affari delle grandi aziende e della grande
finanza. Motivi che stanno causando già
centinaia di morti fra i libici, e che ne
causeranno ancora di più, appena l’uranio
impoverito, sganciato in quantità, comincerà a
fare effetto. Motivi che potrebbero portare,
come già successo nei Balcani, in Afghanistan o
in Iraq, alla devastazione della Libia, alla
fine della sua sovranità, all’occupazione
militare di un territorio-chiave per controllare
e addomesticare tutte le rivolte che stanno
agitando il Nord Africa e il mondo arabo.
Come al solito, la prima vittima della guerra è
stata la verità: per giustificare l’uso della
forza abbiamo visto squadernarsi tutte le
retoriche guerrafondaie, nelle varianti di
destra e di “sinistra”. Da un ritrovato e
sfacciato spirito colonialista (“dobbiamo
intervenire perché la Libia è casa nostra”) al
ritornello della guerra umanitaria (“dobbiamo
proteggere la popolazione contro il tiranno”),
passando ovviamente per i cliché razzisti
(“dobbiamo intervenire per portare la democrazia
ai popoli sottosviluppati”). Soprattutto si è
cercato di neutralizzare l’impatto emotivo di
una nuova guerra, di farla sparire dalla nostra
percezione, di inserirla nel tessuto della
quotidianità, parlando di “no-fly zone”,
“pattugliamento umanitario”, “sostegno ai
ribelli”.
Dovremmo sapere bene cosa si nasconde dietro
questi eufemismi: il profitto delle
multinazionali dell’energia, il desiderio delle
potenze occidentali di accaparrarsi, anche dopo
il disastro nucleare giapponese, risorse
preziose in tempo di crisi, la voglia di
controllare un pezzo di mondo che si è
risvegliato e cerca da sé la sua libertà. Si
interviene in Libia proprio come si sono
sostenuti fino alla fine i regimi di Ben Alì o
Mubarack, o come si appoggia la repressione dei
movimenti popolari in Bahrein o nello Yemen…
Ancora una volta il “diritto internazionale” si
rivela nei fatti solo la legge del più forte.
Giusto otto anni fa, contro analoghe menzogne,
eravamo in milioni a scendere in piazza. Oggi il
silenzio dei pacifisti e dei movimenti è
assordante, mentre la sinistra istituzionale si
nasconde dietro ad una risoluzione ONU scritta,
come già altre volte, ad uso e consumo di USA,
Gran Bretagna e Francia, mentre a spingere per
l’intervento ci sono in prima fila il PD ed il
Presidente Napolitano… Ad “opporsi” alla guerra
c’è solo la destra estrema della Lega, che parla
di “invasione dei clandestini”, lascia marcire i
profughi a Lampedusa, crea strumentalmente
un’emergenza umanitaria, esaspera l’odio contro
i più deboli e i “dannati della terra” per
rastrellare voti sotto elezioni.
Forse è giunto il momento di riscattare questa
vergognosa Italia, che dal baciamano a Gheddafi,
il “nostro miglior alleato”, è passata alle
bombe, per paura di perdere i propri affari in
Libia.
È giunto il momento di dire la nostra, mentre
riscrivono la storia del Mediterraneo attraverso
le bombe, la violazione dei diritti dei migranti
e la continua militarizzazione del nostro e del
loro territorio.
È giunto il momento di affermare che non
esistono interessi “nazionali”, ma solo gli
interessi degli sfruttati e dei dominati di
tutto il mondo contro quelli dei dominanti e dei
regimi di tutto il mondo.
È giunto il momento di proclamare che i popoli,
e lo hanno scritto in questi giorni proprio i
tunisini e gli egiziani in rivolta, o si
liberano da soli o non si liberano affatto.
Tutto questo lo vogliamo dire chiaro e forte
proprio a Napoli, dove è appena passato il
comando dell’operazione ora a guida NATO. Ed è
per questo che facciamo appello ai movimenti,
alle associazioni, ai comitati, alle forze
politiche e sindacali, a tutti i pacifisti
coerenti ed a tutti i cittadini a far crescere
in tutta Italia la mobilitazione contro la
guerra e costruire insieme una grande
manifestazione nazionale proprio a Napoli,
sabato 16 aprile.
Una manifestazione che, schierandosi a fianco
del popolo libico e di tutte le popolazioni in
rivolta dell'area, chieda:
• La fine immediata dei bombardamenti e
dell'aggressione militare;
• La fine di ogni ingerenza straniera, compresa
l’ipotesi di embargo e di sequestro dei beni
libici non meno criminale dell’aggressione
militare;
• Il diritto d'asilo per tutti i profughi e i
migranti in fuga;
• Il taglio delle spese militari e l’utilizzo di
fondi e mezzi per le vere priorità sociali di
un’Italia in crisi: casa, lavoro, servizi
sociali, reddito garantito, provvedimenti a
difesa del territorio e dell’ambiente;
Chiediamo a tutte e tutti di diffondere e
sottoscrivere quest’appello, per cercare nelle
due settimane che abbiamo davanti di costruire
insieme una grande e determinata manifestazione
contro la guerra!
Nel caso questo appello dovesse incontrare come
speriamo, il sostegno delle più significative
realtà impegnate nella lotta contro la guerra
proponiamo di tenere il giorno successivo alla
manifestazione, domenica 17 aprile, una
Assemblea nazionale del movimento contro la
guerra per discutere insieme come proseguire la
lotta contro questa infame politica che va a
seminare in nome dell’umanità e della democrazia
morte e distruzione presso altri popoli, con la
vigliacca consapevolezza che questi paesi non
hanno nemmeno le armi per potersi difendere
adeguatamente di fronte alle micidiali armi di
distruzione di massa utilizzate.
ASSEMBLEA NAPOLETANA CONTRO LA GUERRA
per info, adesioni e contatti: assembleanowar.na
@ gmail.com
Appello per una manifestazione nazionale il 16
aprile a NAPOLI
http://www.stopwar.altervista.org/
Alla favola che con le bombe si va a portare la
democrazia, la difesa dei diritti, la difesa dei
rivoltosi oppure per ragioni umanitarie oramai
non ci crede più nessuno. Tutti sanno, anche
perché non si fanno nemmeno tanti sforzi per
nasconderlo, che in Libia stiamo mandando i
nostri aerei per mettere le mani sulle immense
ricchezze del sottosuolo di quel paese, per
difendere gli affari delle grandi aziende e
della grande finanza, che sono anche in feroce
concorrenza fra di loro. Eppure non riusciamo ad
indignarci sufficientemente, a gridare la nostra
rabbia per questi crimini commessi dai governi e
dagli eserciti dei nostri paesi, che continuano
a definirsi civili e che in nome di tale
presunta superiorità si arrogano il diritto di
invadere altri paesi, con le scuse più puerili.
Anche chi aveva pensato che le aggressioni alla
ex-Jugoslavia, all'Iraq e all'Afghanistan,
fossero delle eccezioni dovute alla
particolarità di quelle situazioni, deve
riconoscere, con la nuova missione militare
contro la Libia, che oramai la guerra è entrata
nella nostra quotidianità è diventata normale
amministrazione.
Ma ciò è possibile solo a condizione che queste
guerre siano sempre a senso unico, ovvero delle
aggressioni portate dagli eserciti più potenti
del mondo e dotati delle più micidiali armi di
distruzioni di massa, contro paesi che non hanno
la possibilità di difendersi e di ricambiare con
la stessa moneta gli invasori. Solo in questo
modo la guerra può diventare una fiction, come
tanti programmi televisivi che guardiamo
distratti mentre comodamente consumiamo i nostri
pasti. Perché siamo sicuri che nessun missile
intelligente, nessuna bomba "umanitaria" piena
di uranio impoverito, che seminerà morte anche
per molti anni dopo la sua esplosione, potrà
piombarci sulla tavola mentre guardiamo quegli
eventi lontani.
Al massimo siamo indotti dalla propaganda
razzista di stato ad essere infastiditi e
preoccupati dal pensiero del flusso dei tanti
migranti che queste invasioni militari e le
politiche di rapina che le hanno precedute,
provocano verso le nostre coste, come se i due
fenomeni non fossero strettamente legati da una
relazione di causa ed effetto.
Ma se la campagna mediatica in atto punta a
farci vedere questa nuova missione come una
difesa dei nostri interessi nazionali, per
evitare gli aumenti dei prezzi delle materie
prime in primis la benzina, essa ci riguarda per
ben altri motivi: alla politica di aggressione
verso l'esterno corrisponde puntualmente una
ulteriore restrizione dei nostri diritti, della
possibilità di difendere le nostre condizioni di
vita e di lavoro, in pratica un ulteriore svolta
verso l'autoritarismo e la militarizzazione dei
territori in nome della competitività italiana e
delle missioni militari in corso. Inoltre non si
può essere complici di tali crimini, commessi
anche in nostro nome, ed essere percepiti da
questi popoli come un'unica massa indistinta
coalizzata per portare avanti la rapina delle
loro risorse, ed imporre un supersfruttamento
meritandone il sacrosanto odio contro chi va a
seminare morte e distruzione nei loro paesi.
Per tale motivo la denuncia e la lotta contro
queste guerre di stampo neocoloniale, deve
procedere di pari passo con la mobilitazione per
la difesa dei nostri diritti e contro i
tentativi di scaricarci addosso i costi di
questa interminabile crisi provocata dalla sete
di profitti di quegli stessi soggetti che oggi
ci invitano a plaudire a questa nuova guerra.
Una guerra per cui spendono miliardi di euro che
tolgono alla scuola, alla sanità, agli altri
servizi sociali, al reddito di tutti noi.
La città di Napoli svolge un ruolo decisivo in
questa nuova missione militare, poiché qui si
concentrano il comando Nato di Bagnoli che
coordina questa aggressione, ed altri importanti
insediamenti militari da cui partono le azioni
militari, come a Capodichino.
La risposta in questa città deve essere perciò
ancora più incisiva, insieme a tutto il
movimento contro la guerra, per di affermare che
non esistono interessi "nazionali", ma solo gli
interessi degli sfruttati e dei dominati di
tutto il mondo contro quelli dei dominanti e dei
regimi di tutto il mondo.
È giunto il momento di ribadire che i popoli, e
lo hanno scritto in questi giorni proprio i
tunisini e gli egiziani in rivolta, o si
liberano da soli o non si liberano affatto. La
nuova missione militare è infatti rivolta anche
a bloccare il processo di mobilitazioni che sta
attraversando tutto il vicino e medio oriente.
Invitiamo pertanto chi intende opporsi a questa
ennesima guerra umanitaria ad unirsi a noi per
preparare una grande manifestazione nazionale
contro la guerra da tenersi a Napoli il 16
Aprile.
ASSEMBLEA NAPOLETANA CONTRO LA GUERRA
Per info, adesioni e contatti:
assembleanowar.na @ gmail.com
Ci risiamo. L’Italia - che a parole ripudia la
guerra - si è lanciata in una nuova aggressione
militare, al fianco di Francia, Gran Bretagna e
Stati Uniti; la quinta in vent’anni, la terza nel
giro di un decennio.
I motivi? Per questa, come per altre guerre, sono
chiari e precisi: la rapina di risorse energetiche
e materie prime - di gas e petrolio - e gli affari
delle grandi aziende e della grande finanza.
L’attacco alla Libia di Gheddafi, fino a ieri
“nostro miglior alleato”, rappresenta anche la
possibilità di gestire un territorio-chiave, di
addomesticare tutte le rivolte che stanno agitando
il Nord Africa e il mondo arabo, di controllare un
pezzo di mondo che si è risvegliato e cerca da sé
la sua libertà.
Questo attacco ha già causato già centinaia di
morti fra i libici, e tanti ancora ce ne saranno
non appena l’uranio impoverito, utilizzato in
questa come in tutte le altra guerre degli ultimi
anni, comincerà a mostrare i suoi terribili
effetti. [continua]
|
PISA, 16 aprile: NO ALL’HUB
MILITARE - NO ALLA GUERRA
PER LA RICOSTRUZIONE DI UN FRONTE UNITO DELLE
LOTTE CONTRO LA GUERRA,
LE BASI USA/NATO, LA MILITARIZZAZIONE DEI
TERRITORI E DELLA CULTURA.
Invito a tutte le realtà che in Italia si
battono contro la militarizzazione dei territori
e le guerre
al Convegno nazionale di riflessione e
mobilitazione del 16 aprile 2011,
che si terrà presso l’ Auditorium della
Provincia di Pisa, Via Silvio Pellico, 63
http://nohub.noblogs.org/
I territori di Pisa e Livorno sono oggetto di una
progressiva militarizzazione. Un’immensa area
geografica, che si estende nelle nostre provincie,
sta per essere integrata all’interno di un
progetto funzionale alle proiezioni belliche della
NATO, di cui gli Stati Uniti sono da sempre leader
indiscussi.
La base USA di camp Darby è lo snodo, il “cuore
pulsante” di questo progetto, che progressivamente
intende integrare - senza soluzione di continuità
– attività civili e militari.
Aeroporto civile e militare, nautica da diporto,
porto di Livorno, centri di studio militari,
distretti industriali e artigianali, vie di
trasporto su rotaia e su gomma. Un intero sistema
produttivo e di servizi messi in “rete” con una
base militare fondamentale per il rifornimento di
tutte le guerre svoltesi nell’area euro – asiatica
dal dopo guerra a oggi.
Il progetto dell’Hub militare all’aeroporto
Dall’Oro di Pisa chiuderà il cerchio di questa
militarizzazione, ottimizzando al massimo le
“proiezioni di forza” degli eserciti della NATO.
Il coordinamento NO HUB, che raccoglie differenti
forze culturali, sociali e civili attive sui temi
della Pace, si è costituito per contrastare la
creazione di questa mega struttura, al servizio
delle future guerre ed aggressioni militari della
NATO, ipocritamente chiamate “missioni di pace”.
Tutte le informazioni sull’Hub e sulle attività
del nostro Coordinamento le potrete trovare sul
nostro blog: http://nohub.noblogs.org/
La peculiarità e l’importanza dell’opera che si
intende costruire sui nostri territori (il più
grande aeroporto militare italiano) ci spinge oggi
a chiedere l’attenzione di tutte le realtà che si
sono battute in questi anni contro le guerre e la
militarizzazione dei territori.
Tutti noi sappiamo che l’Hub è un tassello, pur
importantissimo, di un piano molto più vasto, che
vede l’intera penisola (solo per rimanere
all’interno dello spazio geografico nazionale),
investita da un poderoso processo di
militarizzazione.
Assistiamo da anni a un incremento di tutti gli
insediamenti e servitù militari. L’elenco è
lunghissimo e non necessario ai fini del presente
appello rivolto a coloro i quali tutti i giorni si
battono contro di essi, da Trieste a Sigonella, da
Vicenza a Brindisi, da Cagliari a Novara, Quirra,
Napoli, Milano, Aviano e in tante altre città e
paesi interessati da progetti di sviluppo
militare, basi, industrie militari, poligoni di
tiro, centri di comando.
Le poderose lotte degli ultimi anni, contro le
aggressioni militari verso l’Iraq, la
ex-Jugoslavia, l’Afghanistan e la costruzione
della base al Dal Molin di Vicenza, sono
progressivamente rifluite per vari motivi, tra i
quali annoveriamo il mancato coordinamento tra di
esse che avrebbe permesso di dare al movimento
contro la guerra una prospettiva ben più ampia
delle singole battaglie.
La militarizzazione dei territori e della società,
fin anche degli istituti preposti alla
trasmissione del sapere, i costanti focolai di
conflitto creati ad arte per rapinare territori e
risorse, sono oramai una costante del
funzionamento degli Stati e delle relazioni tra
grandi poli economici internazionali.
La guerra è tornata a essere uno strumento
centrale delle politiche “estere”, nel costante
tentativo di risolvere le contraddizioni di un
modello economico in preda ad una crisi senza
precedenti attraverso l’aggressione e la rapina
neo–colonialista, come emerge con chiarezza dalla
guerra in atto contro la Libia.
Il progressivo spostamento a Sud delle basi
militari USA /NATO, al quale abbiamo assistito in
questi anni, aveva l’obiettivo, ora in piena fase
di realizzazione, di facilitare le manovre
militari funzionali a questi scopi.
Di fronte a questo scenario la lotta contro la
guerra, le sue basi e i suoi strumenti di
propaganda, non può essere esercizio episodico di
singoli comitati i quali, meritoriamente, si
battono contro specifici epifenomeni locali.
Il confronto e il coordinamento tra le nostre
lotte è indispensabile. Per questo vi chiediamo di
partecipare attivamente al Convegno di sabato 16
aprile 2011 a Pisa con vostri interventi,
relazioni, proposte e quant’altro riterrete
necessario ed utile al rilancio della lotta contro
la militarizzazione dei nostri territori e la
guerra.
COORDINAMENTO NO HUB MILITARE
http://nohub.noblogs.org/
per contatti: nohub2013 @ virgilio.it
3384014989 - 3498494727 3381337573
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2010
APPELLO DELLA RETE
NAZIONALE DISARMIAMOLI! PER UN 4 NOVEMBRE
ANTIMILITARISTA
LA GUERRA È FINITA?
Il nostro paese ha espresso per decenni alti livelli di
coscienza, capacità di reazione e mobilitazione intorno ai
temi del no alla guerra e all’intervento militare in Iraq
e Afghanistan, al militarismo ed al riarmo unici in tutto
il mondo occidentale.
Sino a pochi anni fa le piazze si riempivano per
dire NO alle guerre di aggressione ed ai suoi
sponsor, inchiodando alle proprie responsabilità governi
di diverso posizionamento nell’emiciclo parlamentare.
A vedere l’Italia di oggi sembra siano passati anni luce
da quelle grandi mobilitazioni.
Il tema della guerra viene costantemente distorto o
espulso dal dibattito politico nazionale.
Quasi tutte le nuove espressioni del dissenso
antiberlusconiano non annoverano tra le proprie parole
d’ordine il no alla guerra ed alle missioni
all’estero. Le vertenze a difesa dei posti di lavoro
e dei servizi sociali non evidenziano la stridente
contraddizione tra i tagli al salario diretto ed indiretto
e aumento esponenziale della spesa militare.
Una rimozione collettiva di tale portata troverebbe
giustificazione in una effettiva diminuzione dei pericoli
di conflitto nel mondo, quantomeno nell’area geografica
prossima al nostro paese. Potrebbe essere giustificata da
una diminuzione dei processi di militarizzazione dei
territori e della vita sociale e culturale interna.
La realtà che ci circonda, le scelte politiche interne ed
internazionali ci raccontano una realtà ben diversa. Ci
dicono che
LA GUERRA È TRA NOI.
I dati macroscopici evidenziati dalle grandi agenzie
internazionali di calcolo economico ci parlano delle
industrie armiere come uniche capaci di chiudere con
attivi di bilancio annuali astronomici. Finmeccanica,
holding italiana al 37% pubblica è tra i colossi mondiali
di questo commercio di morte.
Le missioni militari all’estero continuano a produrre
debito pubblico (3 milioni di euro al giorno per l’erario
italiano) e guadagni privati per i soliti noti, morte e
distruzione per i paesi aggrediti.
La società nel suo complesso sta subendo un processo di
militarizzazione che arriva, con il protocollo La Russa –
Gelmini per i corsi paramilitari nelle scuole, ad
investire direttamente la formazione delle future
generazioni.
La rimozione di questa realtà dipende quindi dal venir
meno di una critica politica, sociale e culturale al
meccanismo bellico come ingranaggio centrale dell’attuale
sistema di produzione, specie in una fase di crisi
sistemica come l’attuale.
In forme diverse si stanno velocemente ricreando le
condizioni dell’allucinante meccanismo - ben rodato
durante il secolo scorso – del “distruggere per
ricostruire, per ricreare le ragioni della produzione di
merci e di profitto”.
LA GUERRA TRASFORMA I NOSTRI TERRITORI.
Le basi della guerra sono essenziali per proiettare queste
politiche sui territori circostanti, vicini e lontani.
Così procedono i lavori al Dal Molin di Vicenza, crescono
le basi di camp Darby e si ipotizza di costruire il più
grande Hub militare d’Italia nel limitrofo aeroporto di
Pisa, continuano i lavori di potenziamento di Sigonella e
delle basi radar a Niscemi, si potenzia la produzione
degli F35 a Cameri (Novara).
Territori che cambiano di segno, divenendo nei fatti
grandi aree a stretta sorveglianza militare. Una immensa
seconda linea organizzata per distruggere e depredare i
paesi limitrofi.
SENZA UN NO ALLE POLITICHE DI GUERRA NON ESISTONO
ALTERNATIVE POSSIBILI ALLO STATO DI COSE PRESENTI
Il nostro paese sarà progressivamente investito da una
crisi economica sempre più pesante, che già ha ridotto
milioni di lavoratori, giovani e pensionati in condizioni
economiche molto critiche. Uomini e donne che cercheranno
di rispondere ad una realtà senza futuro con lotte,
rivendicazioni, istanze di legittima affermazione
esistenziale.
L’assenza attuale della tematica antimilitarista, del no
alla guerra ed alle sue proiezioni rischia di contribuire
al sorgere di pulsioni nazionaliste e reazionarie
all’interno dei futuri movimenti di massa.
È urgente che tutte le realtà sociali, culturali,
sindacali e politiche che si muovono sul terreno di una
alternativa radicale al modello sociale dominante
rimettano al centro delle proprie piattaforme i temi del
NO ALLA GUERRA, ALLE SPESE MILITARI, ALLA MILITARIZZAZIONE
DELLA SOCIETA’ E DELLA CULTURA.
PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN E DA TUTTI I
CONFLITTI BELLICI.
Su questi grandi temi proponiamo a tutte le realtà
pacifiste e antiguerra presenti sul territorio nazionale
di impegnarsi in una scadenza comune di mobilitazione,
attraverso cortei, presidi, manifestazioni, iniziative.
Indichiamo la settimana del 4 novembre prossimo, per
ribaltare i contenuti di una giornata che invece
galvanizza le forze armate.
DA VICENZA A SIGONELLA, DA NOVARA A PISA E LIVORNO, DA
ROMA A MILANO, DA CAGLIARI A TRIESTE, DA COLLEFERRO A
GHEDI, SI ALZI DI NUOVO FORTE E CHIARA LA VOCE DI
CHI SI OPPONE ALLE PRODUZIONI DI ARMI, ALLE POLITICHE DI
MORTE ED ALLE SUE BASI.
Chiediamo a tutte le realtà che decideranno di promuovere
una iniziativa nella prima settimana di novembre di
darcene notizia, in modo da poter rafforzare e
socializzare la mobilitazione.
La Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org info@disarmiamoli.org
---
Iniziative a Bologna,
Milano, Novara, Trieste, Pisa, Spoleto, Catania, Novara,
Cameri... Per le info da tutte le città vedi sul
sito
Disarmiamoli!
Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
- onlus aderisce convintamente ed invita tutti a
partecipare alla manifestazione antimilitarista che si
terrà a Roma nell'ottavo anniversario della barbara
aggressione contro l'Iraq ed a pochi giorni
dall'undicesimo anniversario dei vigliacchi
bombardamenti contro Serbia e Montenegro:
CONTRO TUTTE LE GUERRE –
PER LA PACE PREVENTIVA
19 marzo 2003 - 19
marzo 2010
Non
in nostro nome
CHIEDIAMO
Il ritiro immediato di tutte le truppe occupanti
dall’Afghanistan e dall’Iraq (inclusi i contractors)
La fine della pulizia etnica israeliana a Gerusalemme
Est e nelle altre città della Cisgiordania,
dell’assedio di Gaza, della repressione in Kurdistan
Lo stop ai preparativi di guerra contro l’Iran
Nell’anniversario dei bombardamenti sull’Iraq nel 2003
scendiamo in piazza in Italia come negli Stati Uniti per
dire basta alla complicità dei nostri paesi con la
guerra, le occupazioni e l’oppressione coloniale contro
altri popoli.
Venerdi 19 marzo scendiamo in piazza in Italia insieme a
chi il 20 marzo manifesterà nelle città degli Stati
Uniti (Washington, San Francisco, Los Angeles, Chicago)
per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e dall’Iraq;
insieme a chi in Gran Bretagna sostiene la battaglia di
Joe Glenton e degli altri soldati che si rifiutano di
continuare a uccidere ed essere uccisi in Afghanistan,
insieme ai palestinesi che si stanno opponendo alla
pulizia etnica israeliana a Gerusalemme e nelle altre
città della Cisgiordania e all’assedio di Gaza, insieme
al popolo curdo che resiste alla repressione turca.
CHIEDIAMO
La riduzione delle astronomiche spese militari – sempre
in aumento – in favore di maggiori investimenti sociali
e la sostituzione della cultura di guerra al terrorismo
(che ha prodotto Guantanamo, prigioni segrete e
soppressione di molti diritti civili) con una cultura
fondata sulla pace, il diritto e l’equa condivisione
delle risorse attraverso veri negoziati
Che il governo italiano ritiri le truppe nel mattatoio
afghano, smantelli le armi nucleari stoccate nelle basi
militari di Aviano e Ghedi, cessi di sperperare miliardi
di euro per armamenti e di fornire ufficialmente armi,
investimenti economici, collaborazioni scientifiche al
governo israeliano condannato dalle istituzioni
internazionali per la costruzione del Muro di
segregazione, per i crimini di guerra a Gaza e
l’occupazione coloniale dei Territori Palestinesi.
Chiediamo la revoca degli accordi militari, commerciali,
scientifici, culturali tra le istituzioni italiane e
quelle israeliane;
Noi, in quanto cittadini
italiani, statunitensi, europei, palestinesi,
israeliani, curdi non accettiamo di essere considerati
complici di questa politica di oppressione e di guerre
preventive, chiediamo il ritiro delle truppe
dall’Afghanistan e dall’Iraq, la cessazione di ogni
complicità con gli apparati di guerra (basi militari,
nuovi armamenti, spese militari), la revoca della
partecipazione statunitense, italiana ed europea al
vergognoso embargo contro la popolazione palestinese
di Gaza ormai da quattro anni sotto assedio
Venerdi 19 marzo, ore
17.00 Manifestazione a piazza Montecitorio
Circolo Arci
Arcobaleno, Statunitensi per la pace e la giustizia,
Rete Disarmiamoli, Rete Sempreocontrolaguerra, Forum
Palestina, Un Ponte per..., Campagna Stop Agrexco,
Coordinamento Kurdistan, Coordinamento Nazionale per
la Jugoslavia - onlus ... (altre adesioni si stanno
raccogliendo)
COMUNICATO STAMPA
del Patto
Permanente contro la Guerra
MERCOLEDI 4
NOVEMBRE GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE
CONTRO LA GUERRA, PER IL RITIRO DELLE TRUPPE
DALL’AFGHANISTAN E IL TAGLIO DELLE SPESE MILITARI.
Manifestazioni
si svolgeranno a Vicenza, Novara, Bologna, Genova,
Firenze, Pisa, Livorno, Colleferro, Catania, Napoli.
A ROMA, ALLE ORE 15.00 MANIFESTAZIONE A PIAZZA NAVONA
Il consiglio dei ministri ha appena votato il
rifinanziamento delle missioni militari all’estero
compresa quella dell’Afghanistan, e il ministro della
guerra La Russa prevede che le truppe italiane
resteranno in Afghanistan per altri 5 anni.
A otto anni dall’inizio dei bombardamenti su Kabul, la
resistenza all’occupazione si è notevolmente rafforzata
mettendo in crisi gli obiettivi politici e militari
della Nato e delle potenze occidentali alleate degli
Usa. Le recenti elezioni presidenziali si sono rivelate
una farsa con un milione di schede annullate su 5
milioni di votanti, e la commedia del voto
continuerà con il ballottaggio tra Karzai e Abdullah
fissato per il 7 novembre prossimo.
Intanto sono circa 40.000 i morti civili che nessuno
commemora, e dal 2001 ad oggi c’è stata una progressiva
crescita, anno dopo anno, dei soldati stranieri morti.
Nell’opinione pubblica internazionale è cresciuta la
convinzione che la cosa giusta da fare è porre fine alla
guerra.
SMENTIAMO LA PREVISIONE DEL MINISTRO DELLA GUERRA LA
RUSSA!
Il 4 Novembre – festa delle forze armate e della
retorica militarista – giornata di mobilitazione
nazionale per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan,
il taglio delle spese militari, per rendere omaggio alle
centinaia di migliaia di civili ignoti morti in
Afghanistan, Iraq, Palestina.
Patto
Permanente
contro la Guerra
info:
Roberto
Luchetti (3381028120); Nella Ginatempo (3772110687)
--- TRIESTE ---
In occasione del 4 novembre, festa delle forze armate,
il Coordinamento contro la guerra annuncia un presidio in Via delle
Torri dalle 16 alle 20 per informare i
cittadini sulla guerra in Afghanistan e sulla
necessità di ritirare le nostre truppe da quell'area.
In tale occasione verranno distribuiti i volantini con
l'appello del Patto nazionale contro la guerra-Rete
Disarmiamoli.
Edvino Ugolini
per il Coordinamento contro la guerra
---
Da: info@disarmiamoli.org
Oggetto: APPELLO
"SE VUOI LA PACE LOTTA CONTRO LA GUERRA"
Data: 24 ottobre
2009 9:49:56 GMT+02:00
APPELLO ALLA
PARTECIPAZIONE “SE VUOI LA PACE LOTTA CONTRO LA GUERRA”
Il 4 novembre tutti in
piazza per il ritiro delle truppe dall'Afghanistan e il
taglio delle spese militari.
A te che hai partecipato alle marce per la Pace,
a te che avevi appeso la bandiera arcobaleno al tuo
balcone,
che hai firmato petizioni contro la guerra e per il ritiro
delle truppe,
che sei scesa/o in piazza per chiedere la fine della
guerra permanente, travestita da missioni di pace,
che hai chiesto di tagliare le spese militari per
riconvertirle in spese sociali,
che vorresti chiudere le fabbriche di armi per produrre
beni per la vita, e non più strumenti di morte,
che vorresti chiudere le basi militari perché minacciano
la vita di altri popoli e la salute del tuo paese,
che hai protestato contro le bombe atomiche ed hai chiesto
il disarmo come unica sicurezza,
che hai contestato la retorica patriottica che giustifica
la morte e la distruzione,
che ami la vita e odi la guerra perché non capisci la
parola nemico,
che vuoi un’Italia di pace, solidale con gli altri popoli
e non più complice della guerra globale,
che ripudi la guerra “ come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali”,
che guardi alla Palestina, al Kurdistan, all’Africa,
all’Iraq, all’Afghanistan, all’Iran, a tutto il Medio
oriente e lotti per una politica di pace, perché l’Italia
esca dalle alleanze di guerra
RIVOLGIAMO QUEST’APPELLO PER TORNARE A PARTECIPARE ALLE
INIZIATIVE CONTRO LA GUERRA, PER SOSTENERE ANCORA IL
MOVIMENTO CHE LOTTA PER LA PACE, NELLE PIAZZE, NELLE
SCUOLE, NELLE UNIVERSITA’, NEI LUOGHI DI LAVORO
IL 4 NOVEMBRE GIORNATA
DELLE FORZE ARMATE SCENDIAMO IN PIAZZA CONTRO IL
MILITARISMO, CONTRO LE MISSIONI DI GUERRA, PER IL RITIRO
DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN !!
LANCIAMO IN TUTTE LE CITTA’ INIZIATIVE DI PROTESTA,
CONTROINFORMAZIONE, PRESIDI, AZIONI DIMOSTRATIVE.
A ROMA SIT-IN A PIAZZA
NAVONA- DALLE 15 ALLE 19
PATTO PERMANENTE CONTRO
LA GUERRA - ROMA OTTOBRE 2009
LA GUERRA E’ UN
CRIMINE CONTRO L’UMANITA’
E’ ANCHE UN MISFATTO
ECONOMICO PERCHE’ STORNA RISORSE DAI BISOGNI SOCIALI
AGLI STRUMENTI DI MORTE:
ALCUNI ESEMPI
La Guerra in Afghanistan costa in euro 3 milioni al
giorno per mantenere in stato di occupazione militare
circa 3000 uomini con gli strumenti di morte e
distruzione tecnologicamente avanzati. In moneta afghana
ciò che l’Italia ha speso dal 2001 per la guerra avrebbe
potuto produrre 600 ospedali e 10.000 scuole - secondo i
dati forniti da Gino Strada.
In Italia con 3 milioni di euro al giorno si potevano
risolvere in tutte le regioni i problemi dei rischi
idrogeologici e del riassetto territoriale.
Il piano di acquisto e assemblaggio - a Novara - dei
cacciabombardieri atomici F35 prevede la spesa di 13
miliardi di euro a rate fino al 2026 per la coproduzione
e l’acquisto di 131 aerei da guerra ribattezzati “dalle
ali d’oro”. Un delirio di potenza militare che serve a
devastare altri popoli ed a togliere risorse alla cura
della vita e della terra nei nostri territori.
Lo specchietto qui sotto riportato ci mostra la
gigantesca distruzione di risorse operata dalle spese
militari (fonte Manlio Dinucci)
spesa militare mondiale nel 2007
= 1.340 miliardi $ = + 45% rispetto al 1998 = 2.5
milioni di dollari al
minuto. Nel 2009 prevista a 1.500 miliardi di dollari.
(SIPRI)
spesa militare NATO
= 3/4 della mondiale = 985 mld di $ (febbraio 2009 -
SIPRI)
spesa militare USA
= 666 mld di $ (2008)
spesa militare ITALIA
= 30 mld di $ (2008)
spesa militare mondiale di 7 giorni = 30 mld $ =
soluzione crisi alimentare
mondiale per 1 anno (FAO)
NO ALLE SPESE MILITARI
NO ALLE MISSIONI MILITARI – RITIRIAMO LE TRUPPE
DALL’AFGHANISTAN
---
Missioni di guerra e
produzioni di morte. Investimenti bipartisan.
Il 28 ottobre il governo Berlusconi vara, con
provvedimento d’urgenza, il rifinanziamento delle
operazioni di guerra all’estero, chiamate
eufemisticamente “interventi di cooperazione allo
sviluppo dei processi di pace”
Il 29 ottobre La FIOM di Torino lancia un allarme
tutt’altro che antimilitarista e pacifista.
Nel silenzio più assoluto delle opposizioni presenti in
Parlamento, il Governo ha dato il via libera al
rifinanziamento delle missioni militari togliendo altri
225 milioni di euro dalle disastrate casse dello Stato,
mentre – per fare solo due esempi - in due anni il
taglio del Fondo Nazionale Politiche Sociali è stato del
50%: dai 953 milioni di euro del 2007 ai 517 di oggi.
Il Fondo nazionale per la non Autosufficienza è stato
abolito: 400 milioni risparmiati sulla pelle di
portatori di handicap gravi, malati terminali,
diversamente abili.
In questa situazione dalle pagine economiche de “La
Repubblica” di venerdì 30/10 leggiamo le preoccupazioni
di Giorgio Airaudo, segretario della FIOM di Torino, a
causa delle mancate commesse all’ALENIA di Caselle (To)
per la costruzione di componenti del famigerato F-35
Jsf.
L’operazione politico/imprenditoriale sarebbe quella di
costruire il “quarto polo” dell’aeronautica nel
varesotto, attorno all’Aermacchi. Cameri (provincia di
Novara) diverrebbe il centro produttivo di questo polo,
per volontà della cordata PdL /Lega lombarda. A
discapito della zona industriale torinese.
“Nessuno mette in discussione Cameri – sostiene Airaudo
nell’intervista – ma ai sindacati si era promessa una
cosa diversa: costruzione e riempimento ala (dell’F-35
Jsf n.d.r ) nello stabilimento di Caselle, allestimento
a Cameri (Novara). Ora quest’impegno sembra venir meno
per pressioni politiche”.
Così, mentre le truppe professionali sono lautamente
stipendiate dal contribuente italiano per occupare e
devastare paesi come l’Afghanistan, per i lavoratori
italiani la FIOM difende posti di lavoro nelle aziende
che producono armi di distruzione di massa.
Gettate alle ortiche ogni ipotesi di critica e
superamento dell’attuale sistema di sviluppo, il più
grande sindacato dei metalmeccanici difende
l’occupazione a prescindere da ciò che si produce, anche
bombardieri nucleari di ultima generazione, come in
questo caso.
Il cerchio si chiude, facendo emergere il contesto entro
il quale si concretizza quotidianamente le famigerate
politiche bipartisan, funzionali sino ad oggi solo ad
aprire la strada ad una destra tra le più reazionarie
del mondo.
Mercoledì 4 novembre il
movimento contro la guerra scenderà in piazza in tutta
Italia contro le vergognose parate militari che
osanneranno le forze armate, trasformatesi in truppe di
mercenari al servizio degli interessi delle grandi
aziende italiane e delle politiche aggressive e
guerrafondaie della NATO e degli USA.
Nessun finanziamento, nessuna arma per questo esercito.
Occorre ritirare immediatamente le truppe da tutti i
paesi occupati, stornare i milioni di euro verso le
fasce sociali colpite dalla crisi, riconvertire le
fabbriche di morte in luoghi di produzione di benessere
sociale, ricchezza collettiva, per una società
emancipata dalle guerre di rapina.
La
Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org
3381028120
- 3384014989
---
Ministro La Russa si
vergogni!
Il 4 novembre in
piazza ma per il ritiro dei militari italiani
dall'Afghanistan
comunicato stampa
Riteniamo vergognosa e ingannevole la proposta avanzata
dal Ministro della Difesa La Russa di introdurre per la
seconda domenica di novembre una Giornata dedicata ai
"Caduti nelle missioni di pace".
La riteniamo vergognosa perchè in un paese come l'Italia
muoiono ogni anno centinaia di lavoratori e operai sul
lavoro e nessuno ha mai proposto nè misure concrete per
impedire questa strage nè di dedicargli una giornata di
celebrazione;
la riteniamo vergonosa perchè la guerra sul lavoro miete
molte più vittime della guerra guerreggiata in cui i
governi spediscono i militari italiani;
la riteniamo vergognosa perchè il Ministero della Difesa
ha sistematicamente misconosciuto la causa di servizio
per i militari italiani impegnati in missioni all'estero
e deceduti a causa dell'uranio impoverito.
La riteniamo infine ingannevole perchè ormai sia
l'opinione pubblica che gli Stati Maggiori, sanno
benissimo che missioni come quella in Afghanistan non
possono essere mascherate da missioni di pace ma sono a
tutti gli effetti operazioni di guerra.
Continuare a nascondere questa realtà alla gente e
continuare a mistificare sui termini è un inganno che
non può essere più tollerato.
La maggioranza della popolazione italiana, così come
quella statunitense e britannica, vuole il ritiro dei
militari dall'Afghanistan e la destinazione delle
risorse per le spese militari a interventi assai più
urgenti sul piano sociale, del sostegno al reddito, al
lavoro, ai servizi pubblici. Anche per questo il 4
novembre, giornata delle Forze Armate, il Patto contro
la Guerra, sarà in piazza in diverse città italiane per
protestare contro la prosecuzione della guerra in
Afghanistan, per il ritiro delle truppe italiane, per il
taglio delle spese militari e la loro destinazione alle
spese sociali.
Il
Patto contro la Guerra
(vi
aderiscono la Rete Disarmiamoli, Rete
Semprecontrolaguerra, Cobas, Sinistra Critica, Rete
dei Comunisti, Partito Comunista dei Lavoratori ed
altre associazioni)
in
english:
en
francais:
Appello concordato a
Stoccarda il 5 ottobre 2008
No alla
guerra No alla NATO
In occasione del 60° anniversario dell'organizzazione
militare NATO,
lanciamo un appello ad essere presenti a Strasburgo e a
Kehl ad aprile
2009, per protestare contro le politiche nucleari e le
aggressive
politiche militari della NATO, chiediamo anche di
sostenere la nostra
visione di un mondo giusto e libero dalle guerre.
La NATO è un ostacolo crescente per il raggiungimento
della pace
mondiale. Dalla fine della Guerra Fredda, la NATO si è
reinventata come
strumento di azione militare della "comunità
internazionale", compresa
la cosiddetta "guerra al terrorismo". In realtà, è un
veicolo per
l'uso di forze, a direzione statunitense, con basi
militari in tutti i
continenti, scavalcando così le Nazioni Unite ed il
diritto
internazionale, e accelerando la militarizzazione e
l'escalation delle
spese militari – i paesi della NATO rappresentano il 75%
della spesa
militare globale. Perseguendo questa linea espansionista
fin dal 1991,
ideata per favorire interessi strategici, la NATO ha
sostenuto la guerra
nei Balcani, mascherata da "guerra umanitaria", ed ha
sostenuto sette
anni di brutale guerra in Afghanistan, dove si è
verificata una tragica
escalation della situazione e la guerra ha raggiunto il
Pakistan.
In Europa la NATO sta aggravando le tensioni, sostenendo
la corsa al
riarmo con la cosiddetta "difesa missilistica", un
massiccio arsenale
nucleare e una politica del colpire per primi. La
politica dell'Unione
Europea è sempre più strettamente legata alla NATO. E'
in atto una
potenziale espansione della NATO verso l'Europa dell'est
ed oltre, e
le sue operazioni "fuori area" stanno rendendo il mondo
sempre più
pericoloso. Il conflitto nel Caucaso indica chiaramente
questi pericoli.
Ogni ampliamento dei confini della NATO aumenta la
possibilità di
guerre, compreso l'uso di armi nucleari.
Per raggiungere la nostra visione di un mondo in pace,
rifiutiamo ogni
risposta militare alle crisi regionali e globali –
queste risposte fanno
parte del problema e non della soluzione. Rifiutiamo di
vivere sotto
la minaccia delle armi nucleari e rifiutiamo una nuova
corsa agli
armamenti. Dobbiamo ridurre le spese militari –
indirizzando piuttosto
le risorse verso i bisogni dei cittadini. Dobbiamo
chiudere tutte le
basi militari straniere. Ci opponiamo a tutte le
strutture militari
usate per interventi militari. Dobbiamo democratizzare e
demilitarizzare
le relazioni tra i popoli e stabilire nuove forme di
cooperazione
pacifica per costruire un mondo più sicuro e più giusto.
Lanciamo un appello per la divulgazione di questo
messaggio nelle
comunità e nei movimenti, affinché si estenda la
presenza a Strasburgo
e a Kehl per far diventare una realtà questa nostra
visione. Crediamo
che un mondo di pace sia possibile.
No
alla guerra
No
alla NATO
Le attività durante la
mobilitazione anti NATO comprenderanno una
manifestazione sabato
4 aprile, una
conferenza internazionale da giovedì 2 a domenica 5
aprile, azioni dirette di
disobbedienza civile
ed un campo internazionale di resistenza che si
terrà da mercoledì 1
a domenica 5 aprile.
Testo uscito dall'assemblea antiNato di Strasburgo
Traduzione a cura della Rete nazionale Disarmiamoli! -
www.disarmiamoli.org
No alla guerra - No
alla NATO
Cinquecento persone provenienti da 19 paesi hanno
partecipato all'incontro
del 14 e 15 febbraio
2009 presso la Marc Bloch University di Strasburgo,
organizzato dal Comitato di Coordinamento Internazionale
"No alla guerra-no
alla NATO" e ospitati dal "Collettivo anti Nato di
Strasburgo", il tutto in
preparazione delle attività dell' anti
vertice per il 60° anniversario della
NATO che si terrà a Strasburgo 1-5 aprile.
60 anni sono troppi
- questo il punto unificante tra i partecipanti
appartenenti ai movimenti pacifisti e no global, ai
partiti e alle
organizzazioni di sinistra, ai sindacati e ai gruppi
studenteschi. Sono
tutti contrari alla politica di guerra della NATO, sono
contro le guerre in
corso, in Afghanistan e in Medio Oriente, contro la
strategia di intervento
e ripetono con forza il loro "No alla NATO". Rifiutano
di accettare i legami
dell'EU con la NATO e chiedono una drastica riduzione
delle spese militari:
"non vogliamo pagare la vostra crisi, non per le vostre
guerre".
Nel contesto delle celebrazioni ufficiali per il 50°
anniversario della
NATO, che si terranno a Strasburgo e Baden-Baden il 3 e
4 aprile, i
partecipanti all'incontro hanno stilato un elenco di azioni e
mobilitazioni:
1.. campo
internazionale di resistenza 1-5 aprile a Strasburgo,
con punti
di informazione a Kehl
e Baden-Baden;
2..
manifestazione e azioni di disobbedienza civile il 3
aprile a
Baden-Baden in
occasione dell'incontro dei Ministri degli Esteri e
del
pranzo di gala dei Capi
di Stato;
3.. convegno
internazionale a Strasburgo il 3 e 5 aprile con
plenarie,
gruppi di lavoro ed una
"Peace Assembly" conclusiva;
4.. punto
culminante sarà la manifestazione internazionale "No
alla
guerra! No alla NATO"
che si terrà nel centro di Strasburgo il 4 aprile;
5.. per il 4
aprile, sempre a Strasburgo, diverse organizzazioni
stanno
preparando azioni di
disubbidienza civile.
Nonostante le autorità di Strasburgo abbiano annunciato
che non
autorizzeranno le azioni non violente nel centro della
città, i partecipanti
hanno riaffermato il fondamentale diritto democratico di
assemblea,
manifestazione e libertà di espressione. Hanno
sottolineato che esprimeranno
la loro protesta e la loro richiesta di libertà, nel
centro della città.
Hanno approvato una campagna internazionale di protesta
per una Strasburgo
libera, città di pace e democrazia. Per il sostegno alla
delegazione per i
negoziati, il Comitato di Coordinamento Internazionale
ha costituito un
gruppo di supporto internazionale e un gruppo di
appoggio.
I diritti democratici fondamentali potranno essere
difesi grazie alla forza
dei movimenti extraparlamentari internazionali ed ai
parlamentari dell'Unione
Europea.
Il seguente appello è stato approvato dai partecipanti
alla conferenza.
Appello
per sostenere il diritto democratico a manifestare
contro la NATO
nel
centro storico di Strasburgo il 4 aprile
La NATO celebrerà il
suo 60° anniversario a Strasburgo alla presenza dei
Capi di Stato,
compreso il nuovo Presidente degli Stati Uniti.
I firmatari rifiutano
le politiche della NATO che significano guerre,
interventi militari,
uso di basi militari e nuove installazioni
missilistiche,
ampliamento di un armamento permanente. Lavoriamo
sulla base
dell'appello "No alla
NATO, No alla guerra".
Rifiutiamo:
-
l'intervento
militare della NATO in Afghanistan;
-
la
logica di guerra e iper-armamento, in particolare
l'armamento
nucleare praticato
dalla NATO;
-
la
reintegrazione della Francia nel comando militare
NATO.
Vogliamo esprimere il
nostro rifiuto nei confronti di queste politiche,
vogliamo dare, sia ai
cittadini di Strasburgo sia ai movimenti sociali, la
possibilità di rendere
pubblico il loro rifiuto.
Sono queste le
richieste fatte alla prefettura che ha rifiutato la
proposta
del Comitato di
manifestare contro la NATO nel centro storico di
Strasburgo
il 4 aprile.
Lo svolgimento del
summit della NATO farà di Strasburgo una fortezza;
questo
non è giusto né per i
suoi cittadini né per le migliaia di manifestanti
pacifisti provenienti
da tutto il mondo.
Saranno messe in atto
misure straordinarie di sicurezza: sarà definita una
zona rossa, sarà
stilato un elenco dei cittadini, sarà organizzato un
nuovo
sistema di video
sorveglianza.
Questa passerella di
Capi di Stato nel centro storico di Strasburgo, e
nelle
sue vicinanze,
significherà per i suoi abitanti l'impossibilità di
mantenere
la propria vita
quotidiana, non avere libertà di movimento; tutto
questo per
noi è intollerabile e
ci impedisce di far conoscere il vero volto della
NATO. Mentre i
cittadini pagheranno il summit e la glorificazione
della
NATO, chi dissente
sarà marginalizzato.
La mobilitazione
contro il summit della NATO è partita a livello
mondiale
con grande successo.
Il 4 aprile i cittadini del mondo verranno a
Strasburgo
ad esprimere, con
spirito nonviolento, il loro "desiderio di Pace" e il
loro
"No alla NATO".
La nostra
mobilitazione chiede la redistribuzione dei mezzi
finanziari,
spostandoli dalla
guerra ad una politica che si occupi delle sfide che
devono affrontare i
popoli del pianeta in campo sociale, economico,
democratico e
ambientale.
Viene spontanea la
domanda, quale sarà a livello globale l'immagine di
Strasburgo?
Una città trasformata
in fortezza al servizio della NATO o una città che
celebra i valori di
democrazia e pace?
Vogliamo il diritto di
manifestare nel centro storico. La richiesta che
rivolgiamo al governo
francese ed alle autorità locali è di garantire il
diritto democratico di
una libera, indipendente e pacifica manifestazione.
International Activity
Conference, composta da più di 500 partecipanti,
Strasburgo 14-15
febbraio.
La Conferenza ha significato un passo importante nella
costruzione della
mobilitazione internazionale contro la NATO e il summit
per il 60°
anniversario, mobilitazione iniziata 6 mesi fa con
l'appello internazionale
di Stoccarda. Molte forze, da tutto il mondo, stanno
convergendo per
esprimere il loro desiderio di un pianeta più giusto e
pacifico. Dal 1 al 5
aprile facciamo di Strasburgo una capitale di pace!
febbraio 2009:
L'agenda del movimento No War nei prossimi mesi
Raccogliendo l' APPELLO
CONTRO LA GUERRA DELL'ASSEMBLEA FSM DI BELEM ,
il Patto permanente contro la guerra in Italia chiama
alla mobilitazione.
Si legge nell'appello: "Noi, movimenti per la pace e
contro la guerra,
riuniti durante il FSM di Belem, dichiariamo: che la
NATO è un
organismo militare il cui obiettivo è la dominazione
militare,
politica ed economica degli Usa nel mondo; in tal
senso respingiamo la
celebrazione del 60°anniversario della NATO che si
terrà il 4 Aprile
2009 nella sede del Parlamento europeo nella città di
Strasburgo in
Francia. Per questo motivo lanciamo un appello alla
mobilitazione
mondiale per l'abolizione della NATO con
manifestazioni in tutto il
mondo in quella giornata, e in particolare per
l'Europa a Strasburgo.
Esigiamo lo smantellamento di tutte le basi militari
straniere nel
mondo...
Per ciò che riguarda l'Italia "Ci opponiamo alla
costruzione di nuove
basi come quella di Vicenza in Italia e di altre basi
NATO in
Europa. .E condanniamo anche la creazione di Africom,
come strumento
di controllo militare del continente africano,-il cui
comando centrale
e le cui basi logistiche sono previste in italia (
Vicenza, Napoli e
Sigonella)...
Condanniamo lo stato di Israele per le politiche di
aggressione ed
occupazione nei territori palestinesi. Condanniamo i
massacri
commessi a Gaza e chiamiamo ad una giornata d'azione
in solidarietà
col popolo palestinese e per il boicottaggio, il
disinvestimento e le
sanzioni (BDS) contro Israele programmato per il 30
marzo 2009,
giornata della Terra palestinese. Facciamo appello
affinché in tutto
il mondo vengano realizzate azioni di BDS. Per fare di
questa giornata
una giornata storica per il movimento antiapartheid
vogliamo
concentrare l'attenzione su:
1) azioni contro le multinazionali israeliane e
internazionali che
appoggiano l' occupazione e l'apartheid portati avanti
da Israele;
contro il libero commercio e gli accordi preferenziali
con Israele e
contro il commercio di armi con Israele;
2) azioni legali per mettere fine all'impunità di
Israele e perseguire
i suoi crimini di guerra attraverso Tribunali
Internazionali e
Nazionali."
In sintonia con queste istanze e questa volontà di
lotta, il Patto
contro la guerra definisce la propria agenda di
iniziative secondo il
seguente calendario:
- 18 febbraio 2009 a
Roma, sit-in apiazza SS. Apostoli contro lo
scudo
spaziale presso la sede del Parlamento europeo-con
presidi anche a
Milano, Torino, Firenze, Trieste, Palermo, in
collaborazione con la
campagna Europe for peace;
- 19 febbraio 2009 a
Caltagirone-Niscemi in Sicilia, Assemblea-
seminario: I pericoli della militarizzazione -Dal
potenziamento di
Sigonella alla costruzione del MUOS a Niscemi, in
collaborazione con
la campagna per la smilitarizzazione di Sigonella;
- 14 marzo a NAPOLI-
ASSEMBLEA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E CONTRO LA
NATO, in preparazione della mobilitazione a
Strasburgo, per opporci al
vecchio Patto Atlantico con le sue nuove strategie di
guerra, tra cui
l'installazione del nuovo comando per le guerre
d'Africa in Italia a
Napoli ( e a Vicenza e Sigonella). Mobilitazione il
pomeriggio presso
il porto nucleare di Napoli davanti al Comnando
Centrale della NATO
in collaborazione col Comitato pace disarmo e
smilitarizzaizone di
Napoli.
- 17 marzo, a Terni,
nell'anniversario del primo morto per la protesta
contro il Patto Atlantico ( 1949) un operaio di Terni,
iniziativa di
mobilitazione in corso di preparazione;
- 21 e 22 marzo a
VICENZA - MEETING
INTERNAZIONALE NEL X ANNIVERSARIO
dei bombardamenti della NATO sulla Repubblica
Federale di Jugoslavia
"TARGET", promosso dal Coordinamento nazionale
per la Jugoslavia e
dalle reti Disarmiamoli, Semprecontrolaguerra, RdbCUB
e Forum di
Belgrado Italia.
- 30 marzo
iniziativa per la PALESTINA in occasione
della giornata
della Terra, meeting in corso di preparazione.
- 4 APRILE VERTICE DELLA NATO A STRASBURGO
PER IL 60° ANNIVERSARIO DEL
PATTO ATLANTICO- MOBILITAZIONE EUROPEA "60 ANNI SONO
GIA' TROPPI" per
lo scioglimento della NATO ed il disarmo in Europa e
nel Mediterraneo.
Per la manifestazione europea di Strasburgo verranno
organizzati
pullman in partenza da Milano e da Torino. Per
ulteriori informazioni
vedi il sito DISARMIAMOLI.ORG.
PATTO PERMANENTE CONTRO LA GUERRA
L'appello contro la
guerra uscito dall'assemblea del FSM a Belèm
"Noi, movimenti per la pace e contro la guerra,
riuniti durante il FSM
di Belem, dichiariamo:
che il capitalismo vive una crisi globale, economica,
ambientale,
energetica ed alimentare; ma la crisi più grande è
quella vincolata
alla guerra permanente portata avanti in tutto il
mondo e sostenuta
dagli Stati Uniti;
che una delle cause della crisi economica mondiale è
stata la guerra
permanente e la sua preparazione;
che respingiamo qualsiasi intenzione di scatenare
nuove guerre come
via d'uscita dall'attuale crisi;
che la NATO è un organismo militare il cui obiettivo è
la dominazione
militare, politica ed economica degli Usa nel mondo;
in tal senso
respingiamo la celebrazione del 60°anniversario della
NATO che si
terrà il 4 Aprile 2009 nella sede del Parlamento
europeo nella città
di Strasburgo in Francia. Per questo motivo lanciamo
un appello alla
mobilitazione mondiale per l'abolizione della NATO con
manifestazioni
in tutto il mondo in quella giornata, e in particolare
per l'Europa a
Strasburgo.
Esigiamo lo smantellamento di tutte le basi militari
straniere nel
mondo. Appoggiamo la lotta del paese ecuadoriano per
la chiusura della
base di Manta ed esigiamo che non venga trasferita in
nessun altro
paese dell'America Latina. Allo stesso modo esigiamo
la chiusura della
base di Guantanamo e la sua restituzione al governo di
Cuba, così come
ci opponiamo alla costruzione di nuove basi come
quella di Vicenza in
Italia e di altre basi NATO in Europa. Condanniamo la
riattivazione
della Quarta Flotta della marina di guerra degli Usa
nei mari e fiumi
dell'America latina. Le sue attività hanno come
obiettivo intimidire
i governi ed ostacolare le trasformazioni politiche e
sociali degli
attuali processi latinoamericani. Condanniamo anche la
creazione di
Africom come strumento di controllo militare del
continente africano.
Esigiamo lo smantellamento unilaterale di tutti gli
armamenti nucleari
nel mondo e lanciamo un appello a mobilitarsi in
occasione della
conferenza sulle armi nucleari. Condanniamo inoltre
tutte le azioni
che mirano alla costruzione di nuove armi nucleari in
qualsiasi
continente.
Chiamiamo alla mobilitazione contro il vertice del G8
che si
realizzerà in Italia dall' 8 al
10 di Luglio 2009 nell'isola della Maddalena in
Sardegna.
Chiediamo l'abbattimento di tutti i muri che
ostacolano la libera
circolazione delle persone, specialmente del muro che
divide la
Cisgiordania, di quello che separa il Messico dagli
Stati Uniti, di
tutte le barriere militari e di polizia nel
Mediterraneo.
Solidarizziamo con la lotta del popolo vietnamita per
la pace e
giustizia nella campagna internazionale di appoggio
alle vittime del
Napalm.
Condanniamo lo stato di Israele per le politiche di
aggressione ed
occupazione nei territori palestinesi. Condanniamo i
massacri
commessi a Gaza e chiamiamo ad una giornata d'azione
in solidarietà
col popolo palestinese e per il boicottaggio, il
disinvestimento e le
sanzioni (BDS) contro Israele programmato per il 30
marzo 2009,
giornata della Terra palestinese. Facciamo appello
affinché in tutto
il mondo vengano realizzate azioni di BDS. Per fare di
questa giornata
una giornata storica per il movimento antiapartheid
vogliamo
concentrare l'attenzione su:
1) azioni contro le multinazionali israeliane e
internazionali che
appoggiano l' occupazione e l'apartheid portati avanti
da Israele;
contro il libero commercio e gli accordi preferenziali
con Israele e
contro il commercio di armi con Israele;
2) azioni legali per mettere fine all'impunità di
Israele e perseguire
i suoi crimini di guerra attraverso Tribunali
Internazionali e
Nazionali."
(fonte: cpiano @tiscali.it)
IL PATTO PERMANENTE
CONTRO LA GUERRA PROMUOVE
UNA ASSEMBLEA
NAZIONALE CONTRO LA GUERRA
sabato 17 gennaio dalle
ore 10 alle ore 14
a Roma presso il Nuovo
Cinema Aquila,
Via Aquila n.68-
quartiere Pigneto ( tram da Termini nn. 5 e 14)
I
punti all'odg sono due:
-La mobilitazione per la Palestina. Fermare il
massacro a Gaza e
sostenere una campagna di iniziative per i diritti del
popolo
palestinese.
-La campagna europea per il disarmo e lo scioglimento
della NATO.
Mobilitazione a Strasburgo il 4 aprile secondo
l'appello di Stoccarda
del social forum europeo ( in allegato).
L'assemblea si chiuderà in tempo per facilitare la
partecipazione alla
manifestazione
per la Palestina che avrà inizio alle 15,30 da
piazza Vittorio.
---
Report
della
assemblea nazionale del 17 gennaio a Roma
Il
movimento No War prepara la sua agenda per il
2009
Sabato mattina, prima della manifestazione per la
Palestina, si è
tenuta a Roma la prevista assemblea nazionale
del Patto Permanente
contro la Guerra. La concomitanza con la
manifestazione ha ridotto la
presenza numerica ma non la rappresentatività delle
realtà presenti che
hanno contribuito al dibattito dell'assemblea.
Rispetto all'ordine del giorno originario -
preparazione della
mobilitazione europea di aprile contro il vertice
della NATO a
Strasburgo - si è imposta nella nostra agenda la
questione palestinese
sia per gli effetti dell'aggressione israeliana a Gaza
sia per la
manifestazione pomeridiana che ha rivelato, ancora una
volta, le
potenzialità di mobilitazione e partecipazione
esistenti nel paese
indipendentemente dagli apparati politici, sindacali,
associativi
ufficiali e bipartizan.
La discussione ha visto quindi alternarsi spunti sulla
Palestina e
sulla NATO, sulle campagne di boicottaggio verso
Israele e per la
chiusura delle basi militari. (...) E' emersa da tutti
la volontà di
continuare a organizzarsi e lottare a rete sui
territori contro il
sistema di guerra permanente.
Le proposte emerse possono essere così riassunte:
1) unificare il percorso Palestina e NATO e proporre
di fare la
manifestazione a Strasburgo anche sul tema Palestina;
2) La creazione di un apposito gruppo di lavoro per
preparare la
partecipazione italiana di massa alla manifestazione
di Strasburgo del
4 aprile;
3) organizzare la prossima assemblea del Patto contro
la guerra a
metà marzo a Napoli dove rilanciare la campagna contro
le basi militari
con annessa iniziativa di mobilitazione presso il
porto di Napoli
davanti al comando centrale della NATO. Serve come
preparazione di
Strasburgo ma anche come rilancio della iniziativa
nostra sui
territori. Su questo arriverà una mail del gruppo di
Napoli e della
rete semprecontrolaguerra;
4) proposta di seminario a Niscemi-Sigonella entro
febbraio sul
sistema MUOS, Africom e le funzione di Sigonella nel
Mediterraneo tra
cui il pattugliamento militare anti-immigrati. A tale
proposito è
necessario unificare la lotta contro la guerra esterna
a quella contro
la guerra interna ai migranti;
5) Convegno a Vicenza il 24 marzo nel decimo
anniversario dei
bombardamenti della NATO contro la Jugoslavia;
6) E' stato proposto anche di fare una iniziativa
pubblica in piazza
a Terni a marzo per ricordare il primo morto italiano
della protesta
antiNATO nel 1949, un operaio delle acciaierie di
Terni ( la proposta è
da articolare e da preparare con le varie realtà
dell'Umbria);
7) La partecipazione attiva alla campagna di
Boicottaggio-
Disinvestimento-Sanzioni contro Israele
(...)
9 giugno 2007
No Bush No War Day
Contro la guerra
globale permanente di Bush
Contro l'interventismo
militare del governo Prodi
Il presidente Usa, George Bush verrà in Italia il 9
giugno, su invito del governo Prodi per ribadire in
questo modo la convinta alleanza militare e politica
dell'Italia con gli Stati Uniti. Oggi il presidente Bush
ha contro la maggioranza del popolo degli Stati Uniti ma
mantiene l'appoggio delle lobbies militari, petrolifere
e dell'industria delle armi. Bush è l'estremo interprete
della volontà di egemonia mondiale delle classi
dominanti statunitensi, volontà che porta da decenni gli
USA, indipendentemente dall'alternanza dei governi, ad
intervenire militarmente ovunque, con truppe, colpi di
stato, stragi e attentati.
Questa volontà di dominio, che fa della guerra una vera
e propria strategia politica con la capacità di
esportare conflitti dall'Africa all'Asia, dall'America
latina alla stessa Europa, produce sudditanza politica e
culturale.
In Italia la destra considera Bush il proprio punto di
riferimento ma anche il governo Prodi, eletto grazie ai
voti del movimento no-war "senza se e senza ma", è
orgoglioso dell'alleanza con tale amministrazione e si
prepara a ricevere in pompa magna il presidente Usa a
Roma.
Questa subordinazione caratterizza anche l'organica
politica di intervento militare che il governo Prodi sta
praticando, sia pure nella versione "multilaterale",
cioè "concertata" con le altre potenze. Un'internità
alla logica della guerra che spinge a mantenere le
truppe in Afghanistan, che ha aumentato vistosamente le
spese militari (+13% nella Finanziaria), che vuole
imporre a popolazioni unite nell'opposizione, nuove basi
militari come a Vicenza (ma anche a Cameri e in altri
luoghi in via di ampliamento), che partecipa alla
costruzione di micidiali armi come l'aereo da guerra F35
o lo Scudo missilistico, e conserva le bombe atomiche
disseminate nel nostro territorio, come a Ghedi e
Aviano.
E' questa subordinazione, politica e culturale, che ha
abbandonato una delle esperienza più limpide del
pacifismo italiano, quella di Emergency, tradita e
sacrificata al governo Kharzai e ai suoi servizi segreti
che detengono illecitamente Rahmatullah Hanefi.
Ma la guerra è guerra indipendentemente dalle bandiere
usate per condurla e va ripudiata, come il militarismo
governativo, che ha riconfermato o promosso le missioni
belliche.
Per questo, come tanti e tante in tutto il pianeta e in
mille forme, ci prepariamo ad accogliere Bush come si
accoglie un vero e proprio guerrafondaio.
Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i
bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli
rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma
lo facciamo anche per dire che esiste un'altra Italia.
Un'Italia che vive già in un altro mondo possibile e
concreto. E' quella dei movimenti che si battono contro
le basi militari, contro la devastazione ambientale, per
i diritti sociali, contro i cpt. Che si batte contro la
privatizzazione dell'acqua e la rapina dei beni comuni,
contro le spese militari e il riarmo globale.
Il 9 giugno quindi è un giorno importante per la ripresa
del cammino del movimento no war nel nostro paese.
Vogliamo il ritiro delle truppe italiane da tutti i
fronti di guerra, Afghanistan in primis, la chiusura
delle basi militari USA e NATO, la restituzione di quei
luoghi alle popolazioni per usi civili, per giungere
all'uscita dell'Italia dalle alleanze militari.
Esigiamo la rimozione dal territorio nazionale degli
ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa.
Diciamo basta alle spese militari, rifiutando lo Scudo
missilistico e i nuovi aerei da guerra, affinché le
decine di miliardi di euro vengano usati per la scuola e
la sanità pubblica, per i servizi sociali, per il
miglioramento ambientale.
Pretendiamo che il governo Prodi ottenga l'immediata
liberazione di Hanefi e restituisca ad Emergency il suo
ruolo meritorio in Afghanistan.
Proponiamo che la mobilitazione del movimento no-war -
che ha già tre tappe importanti: la manifestazione
contro la progettata base militare per i nuovi
cacciabombardieri a Cameri (Novara) il 19 maggio oltre
alle iniziative previste ad Aviano e Sigonella; le
Carovane contro la guerra, che arriveranno a Roma il 2
giugno per protestare contro la parata militare sui Fori
Imperiali; la mobilitazione europea contro il G8 di
Rostock-Heiligendamm - culmini il 9 giugno in una grande
mobilitazione popolare a Roma che faccia sentire a Bush
e Prodi l'avversione nei confronti delle guerre e delle
corse agli armamenti, che DICHIARI IL PRESIDENTE USA
OSPITE NON GRADITO e faccia sentire a Prodi il ripudio
della guerra e del militarismo. Così come recita
l'articolo 11 della Costituzione.
Ci uniamo alla popolazione di Vicenza per ribadire a
Bush la più chiara determinazione e la più netta
opposizione possibile alla costruzione della base Dal
Molin.
Inoltre lanciamo fin da subito la campagna perché sia
garantita la possibilità a tutti coloro che vorranno
manifestare di raggiungere Roma in treno. Invitiamo
tutti a Roma, il 18 maggio alle ore 17 presso
l'Università di Roma Fac. di Lettere-La Sapienza per
discutere di questo appello e preparare insieme la più
grande mobilitazione possibile per una giornata NO
BUSH-NO WAR
Associazioni, reti
Action-diritti in movimento, Associazione Sinistra
Critica, Bastaguerra-Roma, Circolo Arci Agorà-Pisa,
Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella,
Confederazione Cobas, Confederazione Unitaria di Base,
Coordinamento Collettivi universitari La Sapienza,
Collettivi universitari, Roma 3, Collettivo studentesco
T. Muntzer-To, Disarmiamoli, Donne in Nero-Tuscia, Forum
Palestina, Global Meeting Network (cso pedro - padova,
cso rivolta - marghera, cso morion - venezia, capannone
sociale - vicenza, s.o.a. arcadia - schio, cantieri di
montecioRock - vicenza, ubik lab - treviso, cso bruno -
trento, rete studenti - trento, cso crocevia,
alessandria, csoa gabrio - torino, cso terra di nessuno
- genova, cso cantiere - milano, casa loca - milano, cs
tpo - bologna, lab.occ. paz - rimini, cs fuoricontrollo
- monselice, s.p.a.m. - parma, lab. aq16 - reggio
emilia, rete degli spazi sociali - venezia giulia, esc
atelier occupato - roma, astra19 - roma, lab.
insurgencia - napoli, lab. diana - salerno, Movimento
antagonista toscano, Ass. difesa lavoratori, tutte le
sedi di YaBasta ) I Corvi, Laboratorio di resistenza
alla guerra, Laboratorio studentesco di Salerno, Mondo
senza guerre, Officina comunista, Partito comunista dei
lavoratori, Partito Umanista, Rivista Erre, Rete dei
Comunisti, UniRiot (Roma, Napoli, Bologna, Torino)
Firme individuali:
Cinzia Bottene, Olol Jackson (Presidio permanente No Dal
Molin), Sandro Bianchi, Giorgio Cremaschi, Mimmo Rizzuti
(Rete28Aprile), Mauro Bulgarelli, Franco Turigliatto,
Fernando Rossi (senatori), Vauro, Tommaso Di Francesco,
Luigia Pasi, Margherita Recaldini (Sdl
Intercategoriale), Piero Maestri, (Guerre&Pace),
Norma Bertullacelli (Centro ligure documentazione pace),
Nella Ginatempo, Melo Franchina, Doretta Cocchi
(Bastaguerra Firenze)
adesioni: 9giugnonobush
@ libero.it
--- ---
SUL SITO www.disarmiamoli.org puoi trovare:
Mappa: IL TRAGITTO DELLE
TRE CAROVANE CONTRO LA GUERRA, PER IL
DISARMO E LA PACE - IL TRACCIATO VERRA'
AGGIORNATO DI GIORNO IN GIORNO CON LE
INDICAZIONI DELLE VARIE REALTA' INTERESSATE AD
OSPITARE UNA TAPPA: info@disarmiamoli.org 338/4014989
CONTO
CORRENTE CAROVANA
L'INDIPENDENZA
HA UN COSTO.
Il CONTO CORRENTE è intestato a
Patrizia Creati - Carovana contro la guerra
BANCA POPOLARE ETICA - FILIALE DI FIRENZE
VIA DELL'AGNOLO 73R
conto n. 00000121080
N(CIN)
05018(ABI)
02800(CAB)
INVIATE IL VOSTRO CONTRIBUTO PER FAR
VIAGGIARE LA CAROVANA CONTRO LA GUERRA!
LE TRE
CAROVANE
REPORT RIUNIONE OPERATIVA E TAPPE DA NORD EST - NORD OVEST E SUD
INIZIATIVE
IN ITALIA DI SOSTEGNO ALLA CAROVANA
---
sempre sul sito www.disarmiamoli.org :
DICHIARAZIONE
FINALE DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE CONTRO LA
MILITARIZZAZIONE DELL'EUROPA
DOSSIER INFORMATIVO SULL'ACCORDO
ITALIA / USA PER INSTALLARE LO "SCUDO" SUI
NOSTRI TERRITORI
TESTO PETIZIONE POPOLARE - Fermare la nuova "frontiera
bellica" sottoscritta dal governo Prodi contro i
nostri territori
LA CAROVANA CONTRO LA GUERRA /
VERSANTE NORD-OVEST PARTECIPERA' ALLA
MANIFESTAZIONE DI NOVARA
TAPPA EMILIANA DELLA CAROVANA CONTRO
LA GUERRA, PER IL DISARMO E LA PACE
=== 8/5
===
From:
disarmiamoli.bologna @tin.it
Subject: carovana
contro laguerra tappa emiliano romagnola
Date: May
8, 2007 1:37:00 PM GMT+02:00
La
carovana contro la guerra, per la pace e il disarmo
attraverserà dal
19 maggio
al 2 giugno diverse regioni italiane,
promuovendo
manifestazioni,
presidi, assemblee, azioni di resistenza, in
favore
della pace
e contro la presenza delle basi militari USA e Nato.
La carovana
si concluderà a Roma il 2 giugno, in preparazione
del
“benvenuto”
a Bush.
Carovana
contro la guerra per la pace e il disarmo
Farà tappa in
Emilia Romagna
FORLI
26 MAGGIO 2007
MANIFESTAZIONE
CORTEO
Concentramento
alle
ore 15.00 P.zza Saffi, Forlì
Con
arrivo
davanti
alla caserma militare De Gennaro, via Emilia
La
caserma italiana De Gennaro è sede del 66°
reggimento
Trieste,
forza di intervento rapido della Nato e
impegnato
in tutte
le missioni di guerra dal 1983 a oggi.
- PER IL
RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DA TUTTI I
FRONTI DI
GUERRA
- PER LA
RIMOZIONE DAL TERRITORIO ITALIANO DI TUTTI
GLI
ORDIGNI NUCLEARI E DELLE ARMI DI DISTRUZIONE
DI MASSA
- PER
LA CHIUSURA, LO SMANTELLAMENTO, LA
BONIFICA
E LA
RICONVERSIONE AD USO ESCLUSIVAMENTE
CIVILE
DELLE BASI
MILITARI USA E NATO
- PER LA
PETIZIONE POPOLARE CONTRO L’ACCORDO
ITALIA USA
PER LO SCUDO MISSILISTICO
Coordinamento
Emilia Romagna per la
CAROVANA
CONTRO LA GUERRA PER LA
PACE E IL
DISARMO
Info:disarmiamoli.bologna
@tin.it
=== 15/4 ===
CAROVANA CONTRO
LA GUERRA
PER IL DISARMO
E LA PACE
Nella riunione convocata a Bologna,
il 15 aprile 2007 è stato deciso di promuovere una
iniziativa, la "Carovana contro la guerra, per
la pace e il disarmo", che prenderà l'avvio il
giorno 19 maggio 2007; e si articolerà da tre
direttrici (dal Nord ovest, dal Nord Est, dal Sud).
Lo scopo della "Carovana" è quello
di sensibilizzare la popolazione e di mettere
insieme i soggetti che intendono ampliare le lotte
territoriali di questi anni su punti determinanti di
un impegno pacifista coerente:
1- rimozione dal territorio italiano
di tutti gli ordigni nucleari e delle armi di
distruzione di massa; dissociazione e disobbedienza
da ogni compromissione con l'apparato dello
sterminio atomico;
2. Opposizione ad ogni forma di
coinvolgimento dell'Italia nella guerra globale e
ritiro delle truppe da tutti i fronti bellici;
3. Per la chiusura, lo
smantellamento, la bonifica e la riconversione a
scopo esclusivamente civile delle basi militari USA
e NATO
4. Obiezione alle spese militari
finalizzata ad un modello di difesa alternativo e
alla costituzione di Corpi Civili di Pace
5. Per affermare i valori di pace
dell'art. 11 della Costituzione italiana che ripudia
la guerra. Per organizzare la resistenza sociale
alle scelte politiche di riarmo e di interventismo
militare del governo ed affermare il principio della
sovranità popolare.
La Carovana giungerà a Roma entro il
2 giugno, giornata in cui, al posto delle parate
militariste, occorre fare memoria della Costituzione
e del suo ripudio della guerra (art.11). Il 2 giugno
deve essere restituito alla società civile, per
valorizzare l'intervento civile per la costruzione
della Pace: nei luoghi teatro di conflitto vogliamo
Ambasciate di Pace riconosciute dalla popolazione,
non "democrazia" e "sviluppo" a suon di bombe contro
la popolazione.
La Carovana, raccordando reti e
realtà politico-culturali differenti, rilancia
questi temi unitari attraverso una iniziativa
diffusa di informazione e di mobilitazione, dalle
comunità e dai territori dove le basi militari e di
guerra sono presenti. Essa diffonde strumenti,
iniziative e pratiche di lotta che esprimano
l'opinione e la volontà dei cittadini i quali nella
stragrande maggioranza credono nei valori della
pace.
Essa deve servire a rilanciare la
mobilitazione contro la guerra e la militarizzazione
in tutti i settori sociali, sui posti di lavoro,
nelle scuole, nei quartieri e nei luoghi di culto.
La Carovana ASSUME la Petizione
Popolare contro l'accordo Italia -USA, che prevede
un nuovo "scudo antimissilistico" sui nostri
territori, come strumento della propria attività
durante le sue tappe, stimolando le realtà locali a
costituire comitati promotori per la raccolta delle
firme.
Promuovono
le reti che hanno convocato la riunione di
Bologna:
Coordinamento "Fermiamo chi
scherza col fuoco atomico" - email locosm@tin.it cell. 349-5211837
Rete nazionale Disarmiamoli –
email info@disarmiamoli.org cell. 338-1028120
Assemblea di
"Semprecontrolaguerra" - email semprecontrolaguerra@tiscali.it cell.328-0339384
PER
ADESIONI, PARTECIPAZIONI E COLLABORAZIONI ALLA
CAROVANA CONTATTARE UNO DEI RECAPITI SU SCRITTI
--- ---
Una nostra
delegazione e' presente in questo momento alla
International Conference on Demilitarisation: 'No
to the US missile defence shield/ No to US and
NATO Military bases in Europe" a Praga.
Di seguito
l'intervento della delegazione della Rete
nazionale Disarmiamoli! al congresso
internazionale contro la militarizzazione - Praga
5 maggio 2007
Cari
compagni e care compagne, parlo a nome della Rete
nazionale Disarmiamoli!
Il
movimento contro la guerra nel nostro paese sta
attraversando un processo di profonda
trasformazione, a causa dei mutamenti politici
avvenuti recentemente in Italia.
Oggi,
dopo la sconfitta del governo Berlusconi, siamo di
fronte ad un esecutivo di centro sinistra che ha
portato nel Parlamento italiano molti tra coloro che
rappresentavano quel movimento pacifista ma,
purtroppo, tutte le decisioni prese in questi mesi
contraddicono in maniera clamorosa le istanze e gli
obiettivi del pacifismo.
Le
scelte fatte dall'esecutivo Prodi sono sotto gli
occhi di tutto il mondo:
la
Legge Finanziaria 2007 ha aumentato del 13% le spese
militari mettendo al centro dello sviluppo economico
le industrie belliche. L'aumento di spesa militare
sacrifica pesantemente il Welfare State, a partire
dalla sanità, la scuola, l'Università, la ricerca e
i diritti dei lavoratori.
La
decisione di mantenere le truppe in Afghanistan,
l'invio di oltre 2.000 soldati in Sud Libano a
protezione di Israele, la permanenza delle truppe in
Kosovo ed in altri 24 paesi vede una presenza
militare italiana all'estero senza precedenti per
quantità di uomini e mezzi.
La
decisione di accettare l'insediamento di una nuova
base USA a Vicenza, nonostante le grandi
mobilitazioni popolari, che continuano tutt'oggi.
L'impegno
del governo nella costruzione del jet da
combattimento europeo Eurofighter.
La
ratifica di un ulteriore accordo per l'ingresso
dell'Italia nel business per la costruzione del
bombardiere nucleare statunitense F35. Contro questo
progetto si svolgerà il prossimo 19 maggio una
manifestazione nazionale a Novara.
Il
Presidente del Consiglio Prodi nei suoi incontri
diplomatici all'estero ha assunto il ruolo di
ambasciatore delle industrie di armi nazionali, come
avvenuto recentemente in Giappone.
Ultima
gravissima decisione l'accordo per l'ingresso
dell'Italia nel cosiddetto "scudo antimissilistico"
USA, di cui l'opinione pubblica italiana è ancora
poco informata, a causa della segretezza con la
quale nel febbraio scorso un anonimo rappresentante
del governo Prodi ha firmato al Pentagono questo
vergognoso accordo.
Negli
ultimi mesi, contro queste scelte profondamente
sbagliate, abbiamo gettato le basi per la
costruzione di un nuovo movimento contro la guerra,
indipendente e libero da ogni ambiguità nel rapporto
con un governo guerrafondaio in politica estera e
bellicista in politica interna.
La
prima grande manifestazione del nuovo movimento è
stata quella del 17 marzo a Roma, con oltre 30.000
persone presenti contro le tutte occupazioni
militari, al fianco delle Resistenze dei popoli,
contro le basi militari USA NATO.
La Rete
nazionale Disarmiamoli! è parte integrante del
nuovo movimento contro la guerra. Il nostro
obiettivo è quello di unire tutte le forze che nel
nostro paese si battono contro le basi militari USA
e NATO, la militarizzazione dei territori e la
logica da guerra interna che sta progressivamente
condizionando la vita politica nazionale.
Con il
congresso di oggi l'ipotesi di Rete può assumere le
necessarie dimensioni europee, di fronte alla sfida
del cosiddetto "scudo antimissilistico" voluto dagli
USA e accettato da governi sottomessi.
Ci
avevano raccontato che con il crollo del muro di
Berlino la storia si sarebbe fermata, donandoci
un'era di pace e prosperità. Niente di più falso!
Oggi
tutti i popoli europei sono di fronte alle politiche
reali di un unico sistema economico, politico e
militare, che ripropone modelli apertamente
antipopolari: concorrenza sfrenata,
privatizzazioni, precarietà nella vita e nel lavoro,
super sfruttamento, furto delle materie prime,
guerre di rapina.
Le
mobilitazioni di questi giorni nel vostro paese, in
Polonia, in Italia ed in altri paesi europei ci
dicono che è possibile costruire un nuovo fronte
comune in grado di dire NO a queste politiche, verso
un modello sociale che sarà in grado di emanciparsi
dalle guerre se sarà capace di emanciparsi dallo
sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla
natura.
La
prossima campagna nella quale saremo impegnati è la
Carovana nazionale contro la guerra, per il disarmo
e la pace e la Petizione popolare contro lo scudo
antimissilistico. La campagna è promossa dalla Rete
Disarmiamoli e da altre organizzazioni come
"Fermiamo chi scherza con il fuoco atomico" e
da "Semprecontrolaguerra".
In
questi giorni decine di realtà, comitati ed
associazioni stanno aderendo a questa nostra
iniziativa.
La
Carovana partirà il prossimo 19 maggio da tre basi
presenti agli estremi del nostro paese per
convergere su Roma, in attesa del Presidente degli
Stati Uniti il 9 giugno, per il quale preparando un
rumoroso comitato d'accoglienza.
Colgo
l'occasione per invitare tutte le organizzazioni
presenti a questo congresso, tutti i delegati a
partecipare alla Carovana italiana contro la Guerra
ed alla manifestazione del 9 giugno a Roma, contro
il cow boy dell'apocalisse George Bush.
Vi
ringrazio a nome della Rete nazionale Disarmiamoli!
per l'invito a questo congresso e vi porto i saluti
antimilitaristi ed internazionalisti del movimento
contro la guerra italiano.
Cinzia
della Porta, della Rete nazionale Disarmiamoli! -
Italia
=== 27/4
===
Abbiamo
aggiornato in queste ore il sito www.disarmiamoli.org con le
informazioni inviateci dagli antimilitaristi
cechi e polacchi. Nei prossimi giorni tradurremo
le parti in inglese dei messaggi e degli
appelli.
Da quelle
realta' ci giungono sollecitazioni all'unita' di
azione, a partire dalla prossima conferenza
internazionale per la smilitarizzazione che si
terra' a Praga.
Attraverso
questi contatti abbiamo saputo che anche in Polonia
l'idea della petizione popolare contro lo scudo
antimissilistico sta marciando, come vedrete
dalle foto sul nostro sito
Si stanno
creando le condizioni per il rilancio di un
movimento europeo contro le nuove scelte belliciste
dei governi.
Saluti
antimilitaristi
La Rete
nazionale Disarmiamoli!
=== 22/4
===
In allegato vi inviamo la PETIZIONE POPOLARE
CONTRO L'ACCORDO USA/ITALIA CHE PREVEDE
UN NUOVO "SCUDO MISSILISTICO" SUI NOSTRI
TERRITORI
PER UN USO SOCIALE E DI PACE DELLE
RISORSE PUBBLICHE
La Petizione e' stata proposta dalla Rete
nazionale Disarmiamoli all'incontro dello
scorso 15 aprile a Bologna, durante il quale e'
stata emendata e recepita come strumento
della CAROVANA CONTRO LA GUERRA, PER LA PACE E
IL DISARMO che partira' da Aviano, Novara e
Sigonella/Comiso nelle prossime settimane.
Il testo della Petizione e' uscito sabato
21 aprile a pag. 2 de "Il Manifesto",contribuendo
cosi' a diffondere nel paese l'informazione sulla
campagna.
Vi chiediamo di costituire in ogni realta'
COMITATI PROMOTORI a sostegno della
Petizione popolare, in modo che la campagna
contro questa ennesima, gravissima decisione
assunta dall'attuale governo possa vivere
prima, durante e dopo la CAROVANA.
saluti antimilitaristi e buon lavoro
La Rete nazionale Disarmiamoli
www.disarmiamoli.org
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IL MODULO PER
LA RACCOLTA DELLE FIRME SI PUÒ SCARICARE ANCHE DA
QUI:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/PetizioneMissili07.doc
Un DOSSIER sullo Scudo
Missilistico a cura di Manlio Dinucci è qui:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/DinucciDossierScudo07.pdf
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PETIZIONE
POPOLARE
ai
sensi dell’art. 109 del regolamento della Camera dei
Deputati
CONTRO
L’ACCORDO USA/ITALIA CHE PREVEDE
UN NUOVO “SCUDO
MISSILISTICO” SUI NOSTRI TERRITORI
PER UN USO
SOCIALE E DI PACE DELLE RISORSE PUBBLICHE
AL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA GIORGIO
NAPOLITANO
AL PRESIDENTE
DEL SENATO FRANCO
MARINI
AL PRESIDENTE
DELLA CAMERA FAUSTO
BERTINOTTI
AL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ROMANO
PRODI
Noi
sottoscritti,
cittadine e cittadini italiani:
Ritenendo
che l’Accordo quadro tra il Governo degli Stati
Uniti e il Governo italiano inerente la creazione di
uno “scudo antimissilistico”, firmato lo scorso
febbraio 2007 al Pentagono, ponga l'Italia in prima
linea in un sistema le cui reali finalità non sono
difensive ma offensive.
Valutando
che questa decisione si inserisce in un già
inquietante contesto di militarizzazione dei nostri
territori, come si evince dalla volontà di costruire
una nuova base militare USA a Vicenza, dal
memorandum d'intesa con cui l'Italia si assume
ulteriori impegni nel programma del caccia
statunitense F-35 Lightning (Joint Strike Fighter),
dall’aumento delle spese militari previsto nella
Legge Finanziaria del 2007.
Ritenendo
che questo processo inserisca ancora di più il
nostro paese in una dinamica che ci vede coinvolti
direttamente su vari fronti di guerra con le
cosiddette “missioni di pace”, e alimenti
nella stessa Europa nuove tensioni, esponendo così i
nostri territori a possibili ritorsioni.
Chiediamo:
La REVOCA IMMEDIATA dell’Accordo quadro
che stabilisce la partecipazione dell’Italia al
progetto statunitense di “scudo”
antimissilistico.
Lo
STORNO dei fondi previsti per missioni militari
all’estero, industrie belliche o finalizzati alla
produzione di aerei da guerra e altri programmi
militari, VERSO FINI SOCIALI, come lo sviluppo
della sanità pubblica, del sistema educativo
nazionale, il rafforzamento del sistema
previdenziale pubblico, la regolarizzazione del
lavoro precario, una cooperazione allo sviluppo
sulla base di modelli alternativi alle attuali
politiche di “peacekeeping”.
--- ---
19 MAGGIO A
NOVARA CONTRO GLI F 35
Gli F 35 sono
cacciabombardieri stealth (cioè
invisibili) di quinta generazione. Sono uno dei
gioielli più brillanti della moderna
tecnologia militare. Sono perfette
macchine d'attacco al suolo, che, se
necessario, possono pure trasportare armi
nucleari.
Tra qualche anno entreranno in produzione
ad opera della statunitense Lockheed Martin.
Saranno prodotti in migliaia di esemplari per
le forze armate statunitensi (aviazione, marina e
marines) e di altri paesi alleati. Si tratterà,
a detta di politici ed esperti, della più
grande impresa di costruzioni aeronautiche di tutti
i tempi.
Anche l'Italia ha aderito al progetto.
Lo ha fatto fin dal 1996 (primo governo Prodi).
Lo ha poi confermato nel 1998 (governo D'Alema) e
nel 2002 (governo Berlusconi).
Il 7 febbraio di quest'anno (governo
Prodi) è stato firmato il testo dell'accordo
definitivo, che prevede l'assemblaggio in
Italia di centinaia di F 35 destinati al
mercato europeo (e quindi anche all'Italia).
L'azienda capofila in questa alleanza
con la Lockheed Martin è, nel nostro paese,
l'Alenia Aeronautica, che guida nell'impresa
decine di aziende italiane che si sono gettate
a capofitto nell'affare
Il sito per
l'assemblaggio è stato individuato
nell'aeroporto militare di Cameri, che si trova
a pochissimi chilometri da Novara.
Il sito è stato scelto con
oculatezza: si tratta di un territorio da
sempre avvezzo alla frequentazione di militari
d'ogni risma.
L'aeroporto militare di Cameri ha ospitato
F 104 e Tornado. Da quando non è più un sito
strettamente operativo ha comunque continuato a
contribuire a diverse imprese militaresche
dando, per esempio, ospitalità alle linee di
manutenzione dei Tornado. Accade inoltre che
dal medesimo aeroporto partano alcuni reparti di
eroici militi utilizzati per le imprese estere,
per esempio in Afghanistan.
Vicinissima all'aeroporto di Cameri, a
Bellinzago Novarese, c'è la base guidata dalla
Caserma Babini. Si tratta della seconda base
terrestre italiana, per estensione di
superficie, nella quale si
effettuano esercitazioni di diversi tipi.
Inoltre la medesima Caserma Babini offre i suoi
militi per la logistica in diverse operazioni
militari all'estero e in appoggio alle truppe
di pronto intervento NATO di stanza a Solbiate
Olona. Si preparano, in definitiva, mezzi
di trasporto e munizionamenti destinati ad
alcuni dei teatri di guerra che vedono
protagonisti, qua e là nel mondo, i soldati
italiani.
È in questo contesto consolidato che
si inserisce la decisione dei vertici militari,
industriali e politici italiani di collocare le
linee di montaggio degli F 35.
L'Italia spenderà quasi due miliardi di
euro per lo sviluppo di questo progetto. Poi, a
partire dal 2013, quando si tratterà di
acquistare un centinaio di cacciabombardieri freschi
di fabbrica, si dovranno spendere almeno altri
15 miliardi di euro: tutti soldi prelevati
dalle tasche dei contribuenti e sottratti ad
altri impieghi di maggior rilevanza sociale.
Non è stato inoltre ancora valutato
con precisione l'impatto ambientale di questa
produzione: gli aerei, una volta assemblati,
devono essere fatti volare a lungo per
i collaudi necessari. E al limite
dell'aeroporto militare di Cameri c'è il parco
del Ticino: un sito naturale che ha già subito tanti
attacchi negli ultimi decenni.
Eppure i politici di destra o di sinistra
che siano, si trovano quasi tutti concordi nel
sostenere un'impresa, che essi definiscono come
imprescindibile per gli interessi industriali
e nazionali italiani.
Si prepara dunque l'ennesima
devastazione ambientale. Ci si prepara inoltre
a sperperare miliardi di euro
per costruire una perfetta macchina di morte.
La scusa è la solita: creare migliaia di posti
di lavoro. Si vogliono trascinare i lavoratori
ad essere complici di futuri stermini
resi possibili dall'utilizzo degli F 35.
Bombardare da quote elevate e pressoché
irraggiungibili da forze contraeree è,
evidentemente, il sogno di ogni stratega e la degna
fine di ogni concetto d'onore militaresco.
Ma a noi interessa ben poco dei posti
di lavoro che si verrebbero a creare a spese della
vita di migliaia e migliaia di persone, che,
qua e là sulla superficie del nostro pianeta,
avrebbero, prima o poi, l'onore di saggiare
l'efficacia sterminatrice di questa nuova arma
di distruzione di massa.
Insomma: gli F 35 bombardano, magari
pure servendosi di testate nucleari,
gli Eurofighter, di completa produzione
europea, forniscono la copertura dei cieli ed
il contrasto per intercettazione.
In definitiva: gli USA e l'Europa a
collaborare fervidamente nella conduzione della
solita politica imperiale utile ad asservire le
regioni più deboli del nostro pianeta per
spogliarle delle loro risorse.
Opporsi alla costruzione di questi
strumenti di sterminio di massa è dunque un dovere
assoluto. Non si tratta di un sogno vissuto da
anime belle. Si tratta dell'unica reazione
razionale possibile. Si tratta di aver chiara la
natura dei rapporti di forza esistenti e di
agire di conseguenza in direzione di una
lotta efficace che abbia come scopo una vera
trasformazione sociale.
Non vogliamo che il nostro territorio, non
vogliamo che il nostro pianeta siano per sempre
asserviti alle logiche del profitto e del
dominio.
La lotta contro gli F 35 (e pure contro i
loro gemellini, gli Eurofighter) è
l'espressione compiuta del nostro antimilitarismo.
Scendere in piazza vuol dire farsi visibili
e rendersi udibili anche a coloro che non
vogliono vedere e che non vogliono ascoltare.
L'appuntamento è
per le ore 15 di sabato 19 maggio a Novara.
Una manifestazione
di
piazza ed un corteo serviranno a far sentire
ai potenti grandi e piccoli tutto il nostro
dissenso nei confronti di ogni pratica
militarista.
Contro gli F 35.
Contro le fabbriche di morte.
Contro tutte le
guerre. Contro tutti gli eserciti.
APPELLO PER
LA
MANIFESTAZIONE
CONTRO L'ASSEMBLAGGIO DEGLI F35 A CAMERI - Si
raccolgono
le adesioni su info@zetapoint.org
=== 1/4 ===
da www.disarmiamoli.org
Un patto di mutuo soccorso contro la
guerra
Facciamo sì che la lotta di Vicenza non
si concluda come la Comune di Parigi
di Sergio Cararo *
La realtà, qualche volta ci complica le
cose ma altre volte dobbiamo ammettere che ce le
semplifica. La discussione che c’è stata finora, con
il tentativo di definire una nuova forma di
rappresentanza della politica e dei movimenti e di
replicare alla accuse di antipolitica che alcuni
dirigenti della sinistra di governo hanno rovesciato
contro il movimento, trova una sintesi molto
semplice nella realtà che stiamo vivendo ed in cui
siamo immersi.
Già qualcuno prima di me ha rammentato la
nota definizione di Von Clausewitz sulla guerra come
prosecuzione della politica. Oggi – anche alla luce
dei discorsi e delle analisi che abbiamo sentito in
questi mesi in Parlamento e nei luoghi della
“politica” sulle missioni militari - possiamo
affermare che nella fase che stiamo vivendo è “la
politica che è diventata la prosecuzione della
guerra con altri mezzi”, confessando apertamente di
avere gli stessi obiettivi che altri (gli USA ad
esempio) pensano di raggiungere con la guerra.
L’essenza del multilateralismo dalemiano potrebbe
essere tutta qua.
In questo senso la divaricazione tra la
politica (quella che fanno i governi e i partiti di
governo) e quella che con dispregio viene definita
“l’anti-politica” di chi si oppone alla guerra, è
già definita nei contenuti e nelle forme dalla
realtà stessa.
A tale scopo penso che un po’ tutti debbano
ringraziare gli studenti universitari che hanno
contestato il Presidente della Camera all’ateneo di
Roma, perché hanno fatto crollare un totem che
ipotecava ormai arbitrariamente i movimenti e ne
hanno riaffermato l’autonomia senza fare sconti per
nessuno. In sostanza adesso possiamo e dobbiamo
chiedere a tutti: “Dimmi come resisti contro la
guerra e ti dirò chi sei e se possiamo essere
compagni di strada”. Più o meno la stessa cosa che
aveva detto Gino Strada all’assemblea nazionale del
15 luglio dello scorso anno (quella a sostegno dei
senatori dissidenti sulla guerra) quando affermò che
la discriminante ormai non era più la pace ma la
guerra e la posizione contro la guerra.
Vorrei sottolineare un altro aspetto di
questo rapporto tra il movimento contro la guerra,
la politica e la realtà. Dopo la manifestazione
riuscita del 17 marzo scorso contro la guerra a
Roma, abbiamo tenuto un SIT IN sotto il Senato molto
meno entusiasmante in occasione del dibattito sulla
missione in Afghanistan. Ma se noi là fuori non
eravamo euforici, il clima dentro al Senato ci è
sembrato ancora più plumbeo ed inquietante. I
senatori (e prima di loro i deputati) della sinistra
che avevano deciso di votare a favore del decreto
sulla missione in Afghanistan, davano l’impressione
di vivere dentro una commedia di De Filippo e di
aspettare che passasse a’nuttata, sperando che una
volta passata la tensione del voto tutto potesse
tornare come prima. In realtà questa nottata pare
destinata a durare molto a lungo e a popolarsi di
incubi. Già oggi la realtà ci presenta scenari
pesanti e da incubo: non possiamo ancora domandarci
a lungo se gli USA e Israele attaccheranno l’Iran ma
quando lo attaccheranno e che cosa dobbiamo mettere
in campo noi come movimento contro la guerra, anche
alla luce della materializzazione di un incubo a
lungo rimosso e cioè la possibilità che vengano
utilizzate bombe nucleari “tattiche” nei
bombardamenti. Parlare di armi nucleari tattiche è
un orrendo e inquietante ossimoro esattamente come
guerra umanitaria.
Il secondo punto che vorrei affrontare è
quello relativo alle mobilitazioni contro la guerra
e la militarizzazione. Volevo segnalare l’importanza
del fatto che a Sigonella, in Sicilia, ci sia stata
una manifestazione di 1.000 persone contro
l’allargamento delle infrastrutture civili della
base per poter ospitare altri militari USA e le loro
famiglie. Mille persone ad una manifestazione contro
le basi militari in Sicilia sono importanti come
100.000 a Vicenza e cioè in un contesto assai
diverso. Lo sanno bene alcuni compagni che vedo qui
e con i quali abbiamo condiviso l’esperienza dei
blocchi contro la base di Comiso negli anni Ottanta.
La Rete Disarmiamoli a tale scopo intende
mettere in campo nei prossimi mesi la proposta di
una Carovana nazionale contro le basi militari e la
militarizzazione coinvolgendo tutti i comitati
locali nell’organizzazione, gestione e passaggio
della Carovana che dovrebbe partire proprio dalla
Sicilia per giungere al Nord (con una spedizione dei
Mille alla rovescia) passando via via per i siti
militarizzati in Puglia, Campania, Lazio, Toscana,
Emilia etc. Sabato 15 aprile a Bologna, ci sarà una
riunione nazionale su questa proposta (alla saletta
dei ferrovieri) alla quale sono invitati tutti i
comitati presenti oggi, a cominciare da Vicenza e
Novara dove tra l’altro saremo presenti alla
manifestazione nazionale del 19 maggio contro
l’impianto degli F 35 a Cameri.
L’ultimo punto che voglio toccare e proprio
quello di Vicenza. Tra noi dobbiamo essere leali e
segnalarci anche i problemi esistenti. L’esperienza
di Vicenza e della mobilitazione popolare contro il
Dal Molin è oggi l’esperienza più avanzata e di
massa di lotta contro le basi militari. Rappresenta
la possibilità concreta di interdire l’operatività
della macchina bellica e della militarizzazione del
territorio. Nel mondo le uniche esperienze che in
qualche modo ci sono riuscite totalmente o
parzialmente sono quelle del poligono di Vieques a
Puerto Rico, in parte a Okinawa in Giappone e a
Larzàc in Francia.
Consentitemi di fare un esempio
dell’Ottocento. Vicenza oggi è l’esperienza più
avanzata ma corre il rischio di diventare come la
Comune di Parigi che era l’esperienza di
autorganizzazione popolare e rivoluzionaria più
avanzata di tutta l’Europa ma rimase isolata e fu
stroncata sanguinosamente.
Gli prussiani fornirono al governo francese
contro cui avevano combattuto fino a qualche
settimana prima i cannoni e i soldati prigionieri
per poter stroncare la Comune che minacciava
l’ordine costituito in tutta l’Europa.
Nei prossimi mesi a Vicenza, il movimento
non si troverà di fronte solo il governo Prodi ma si
troverà di fronte un sistema militarista bipartizan
che magari fino al giorno prima è sembrato scannarsi
sull’agenda politica e parlamentare. In sostanza il
movimento contro la base di Vicenza si troverà
contro lo Stato con tutti i suoi apparati,
ideologici, economici, mediatici e coercitivi.
L’unico alleato su cui potrà contare è il
radicamento popolare e la soggettività politica
potenziale rappresentata dal Patto di Mutuo Soccorso
con il resto delle realtà dei movimenti sociali.
Questo significa che dovremo lavorare
seriamente al rafforzamento del Patto di Mutuo
Soccorso contro la guerra e a difesa del territorio
ma sulla base di una reciprocità effettiva e con una
vera capacità di fare rete a livello nazionale. Non
possiamo consentire che Vicenza o la Val di Susa
vengano isolate e distrutte come la Comune di
Parigi. Grazie.
*Rete
nazionale Disarmiamoli, Intervento tenuto al
Global Meeting di Venezia, 1 aprile
=== 28/3 ===
27 marzo 2007: Il
movimento NoWar si e' espresso nelle
piazze
d'Italia contro il rifinanziamento delle missioni
italiane all'estero
Presidi a Vicenza, Bologna, Pisa, Roma.
Iniziative di
dibattito, volantinaggi, contestazioni, assemblee in
tante altre citta'.
Il movimento
contro la guerra, rilanciato dalla grande
manifestazione del 17 marzo a Roma, anche in questi
giorni
si e' fatto sentire , rappresentando nelle
piazze e nelle
strade del paese un sentimento
diffuso e trasversale nella
societa' italiana, che
era e resta contrario alla presenza
delle truppe nei
vari scenari di conflitto.
Ieri centinaia di
pacifisti si sono concentrati sotto i
palazzi del
potere per chiedere un voto coerente con le
promesse
elettorali di tanti deputati e
senatori "radicali".
I
risultati parlano chiaro: la maggioranza
di
centrosinistra, allargatasi a pezzi importanti del
centro
destra, riconferma le missioni con un aumento
esponenziale
della presenza bellica in Afghanistan,
attrezzando ancora di
piu' i mercenari dell'esercito
professionale italiano per le
prossime battaglie della
incipiente "campagna di primavera".
Mai il paese
ufficiale e' stato piu' lontano da quello
reale.
Raramente nella storia politica italiana abbiamo
assistito a
piroette trasformistiche di tale portata,
ad un tale abuso
della mistificazione ideologica e
concettuale, giustamente
stigmatizzati dagli studenti
della Sapienza di Roma lo
scorso 26 marzo.
I segnali
che giungono dal paese reale, attraverso le
tante
mobilitazioni contro guerra, militarizzazione
dei territori
e della societa' ci dicono che la strada
intrapresa e'quella
giusta.
Nei prossimi mesi le reti
di resistenza contro queste politiche dovranno
far vivere una autonoma
piattaforma
di obiettivi, campagne e mobilitazioni in
grado
di contrastare efficacemente il
meccanismo bellicista messo
in moto dal
governo prodi.
Le scadenze che ci aspettano
sono molte, da Vicenza a Lecce,
da Bologna a
Comiso, sino a Ravenna e Novara.
Nei prossimi
giorni proporremo un elenco di
iniziative,
incontri e riunioni intorno alle
quali chiameremo tutte le
realta' alla
partecipazione ed alla condivisione
La Rete
nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org
info@disarmiamoli.org
340-7106022
338-1028120 338-4014989
--- ---
IL
17 MARZO TUTTI A ROMA!
MANIFESTAZIONE
NAZIONALE
Per il ritiro delle truppe
dall’Afghanistan e da tutti i fronti di guerra Piazza della
Repubblica ore 15
Il testo
dell’appello nazionale:
Per il 17
marzo è stata lanciata dal Forum Sociale Mondiale a
Nairobi la Giornata mondiale contro la guerra,
nell’anniversario dell’invasione USA dell’Iraq. In
tutto il mondo, milioni di persone chiederanno la
fine delle guerre, a partire da Iraq e Afghanistan,
la chiusura delle basi, il disarmo atomico. In quei
giorni, il Parlamento italiano voterà sul
rifinanziamento delle missioni, Afghanistan in
primis. Per questo invitiamo tutte/i coloro che
condividono il sogno della pace e della giustizia ad
essere in piazza a Roma, nella Giornata mondiale
contro la guerra, per dire NO al rifinanziamento
delle missioni di guerra, NO alle basi e alle spese
militari.
Il movimento contro
la nuova base USA di Vicenza ha segnato con la
straordinaria manifestazione del 17 febbraio una
svolta contro le politiche belliche del governo,
per una nuova stagione di lotte che rompa la
complicità dell’Italia con la guerra permanente.
Ma il governo Prodi-bis, rimesso in piedi con
ulteriori contributi da destra, sfida il
movimento no-war, affermando piena fedeltà a Usa
e Nato, confermando le missioni belliche e la
base a Vicenza. Viene meno l’illusione del
“governo amico” e nasce per chi ama la pace la
responsabilità di costruire una nuova
opposizione sociale alle politiche di guerra,
dando continuità al movimento dopo il 17
febbraio e contestando la politica estera del
Prodi-bis. E il primo obiettivo, oltre a
vincere la lotta contro il Dal Molin, è il
ritiro delle truppe dall’Afghanistan,
annullando la complicità con la guerra Nato. La
lotta di Vicenza è diventata di tutti/e: così
deve essere per quella contro l’intera politica
di guerra, partendo da chi sul territorio
contesta la militarizzazione crescente.
La
manifestazione del 17 vuole congiungere il NO ALLE
BASI al NO ALLE MISSIONI MILITARI, le lotte sui
territori all’opposizione nazionale e internazionale
alla guerra, accompagnandola con la forte richiesta
ai parlamentari di votare contro il decreto e il
rifinanziamento della missione in Afghanistan.
PER
IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DALL'AFGHANISTAN
E DAGLI ALTRI FRONTI DI GUERRA.
PER
LA CHIUSURA DELLE BASI MILITARI USA-NATO,
PER
VINCERE LA LOTTA CONTRO LA BASE DAL MOLIN.
NO
ALLE SPESE MILITARI.
SOSTEGNO
ALLA RESISTENZA DELLE POPOLAZIONI IN LOTTA, DA
VICENZA AI PAESI INVASI E OCCUPATI.
Comitato
17 marzo
adesioni : Nowar17marzo@libero.it
---
Lettera aperta
per il 17 marzo
Tutti/e
a Roma P.della Repubblica ore 15
Ritirare
subito le truppe dall’Afghanistan e dagli altri
fronti di guerra, chiudere le basi, tagliare le
spese militari
Se la momentanea risoluzione della crisi
fa cadere i veli sulle intenzioni del governo
Prodi, i sanguinosi e atroci eventi di questi
giorni confermano le peggiori previsioni,
ridicolizzando i tentativi di presentare la
guerra in Afghanistan come missione di pace. La
manifestazione del 17 marzo assume dunque
un’importanza cruciale, ed è essenziale che sia
fatta propria dal maggior numero di persone
impegnate contro la guerra.
I “12 punti” del
governo Prodi non sono una novità ma il nocciolo
duro del programma pre-elettorale, in continuità con
le politiche neoliberiste e belliciste dei governi
precedenti. Sono però, nel contempo, una chiara
sfida ai movimenti in lotta e alle opposizioni di
sinistra. Viene preso di petto il movimento contro
la guerra con la riconferma delle missioni e della
base di Vicenza; e con esso i No-TAV, i No-VAT, gli
ambientalisti; e analoga funzione ha l’espulsione
dal Prc di Turigliatto e il linciaggio dei
pochissimi parlamentari che non appoggiano il
bellicismo governativo.
Tale sfida non è
puramente politica. Essa si accompagna ad un
tentativo di criminalizzazione del dissenso ad ampio
raggio. La gran parte dei massmedia è attivissima in
tal senso. Lo abbiamo visto in maniera eclatante
alla manifestazione per la Palestina del 18 novembre
quando l’incendio di alcuni pupazzi che
rappresentavano militari (da parte di uno sparuto e
marginale gruppo di manifestanti) è stato usato per
denigrare l’intera manifestazione, per nasconderne i
contenuti e criminalizzare i partecipanti.
Persino a Vicenza, dopo settimane di “terrorismo”
preventivo da parte di ministri e mass-media, uno
striscione sugli arresti dei presunti BR è stato
usato, senza altrettanto successo, per
attaccare l’enorme mobilitazione.
E’ il caso,
dunque, di sottolineare, per tutti/e coloro che
parteciperanno alla manifestazione del 17 marzo, che
tali tentativi di oscuramento degli obiettivi
dell’iniziativa si potrebbero ripetere. La grande
maggioranza del mondo politico istituzionale e del
sistema massmediatico cerca appigli ovunque, con
l’insopportabile ipocrisia di chi si scandalizza per
uno slogan sbagliato o per l’incendio di simulacri
cartacei di militari mentre accetta il massacro di
centinaia di migliaia di persone reali.
Dunque, invitiamo
tutte le forze e i singoli partecipanti alla massima
responsabilità, ad interpretare nella maniera più
coerente ed efficace, con slogan, striscioni o
cartelli, la piattaforma di convocazione
dell’iniziativa, affinché risaltino i comuni
obiettivi e non si diano opportunità a chi
intendesse usarla per speculare sulle
strumentalizzazioni dei massmedia e oscurarne i
contenuti.
La manifestazione
del 17 sarà pacifica e popolare, un corteo di donne
e uomini a viso aperto, al quale invitiamo tutte le
forze e i singoli/e che ne condividono i contenuti,
i caratteri e lo spirito, per costruire insieme un
corteo di massa, colorato, pacifico ma determinato e
intransigente contro la guerra e chi la fa, la
copre, la vota. Come a Vicenza vogliamo ritrovare il
popolo della pace, le sue parole e le sue pratiche.
Comitato 17
marzo
PER ADESIONI ALLA
MANIFESTAZIONE: nowar17marzo@libero.it
---
IL 17 MARZO
TUTTI A ROMA !
GLI
APPUNTAMENTI DELLA
RETE NAZIONALE
“DISARMIAMOLI! “
Fervono i
preparativi per la manifestazione internazionale di
sabato 17 marzo, che vedrà sfilale i nowar italiani
a Roma (ore 15, Piazza della Repubblica) per
il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e da tutti i
fronti di guerra.
La Rete
nazionale Disarmiamoli aderisce e parteciperà a
questa importante manifestazione, inseritasi in una
delicata fase della vita politica nazionale, nella
quale la “crisi pilotata” del Prodi 1 ha tolto ogni
alibi alle varie “sinistre radicali” di governo
rispetto a scelte e decisioni, in politica estera
come in quella nazionale.
L’assenso al
dodecalogo prodiano e Il voto alla Camera di
questi giorni lo confermano, così come quello
previsto per il 27 marzo al Senato, per il quale
i vari leader di sinistra chiamano alla
disciplina di governo i propri senatori,
ordinando così un definitivo
voltafaccia verso quei movimenti che hanno contribuito
in maniera determinante alla loro elezione.
La
manifestazione italiana di sabato prossimo acquista
così un “valore aggiunto” di autonomia ed
indipendenza dal quadro politico determinatosi con
l’avvento del governo di centro sinistra.
Data
l’importanza dell’appuntamento facciamo un
pressante appello perchè in questi pochi
giorni che ci separano dal 17 marzo sui vari
territori ci si mobiliti per far
conoscere le ragioni della manifestazione e,
soprattutto, per convincere il maggior numero di
persone a partecipare al corteo
di Roma
Infine, come indicato nell’incontro
della Rete Disarmiamoli svoltosi lo scorso 4
marzo a Firenze, ricordiamo a tutti gli
interessati che:
1)
Il gruppo di lavoro sulla legge di
iniziativa popolare per il disarmo si incontrerà sabato 17 marzo ore
10-13, Casa dei diritti sociali, via dei Mille,
6 - 2° piano (nei pressi di piazza Indipendenza,
vicino alla stazione Termini, uscendo sulla
destra)
2)
L’appuntamento per tutti coloro che
sfileranno insieme a noi è il seguente: lo
striscione “DISARMIAMOLI! “ si posizionerà in
Piazza Esedra, davanti al portone di S. Maria
degli Angeli, dalle ore 14
Rete
nazionale
Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org
info@disarmiamoli.org
3389255514 3381028120
--- ---
“DISARMIAMOLI!
“
DALL’INCONTRO
NAZIONALE
DEL 4 MARZO 2007
LA
RETE NAZIONALE CONTRO LE BASI DELLA GUERRA
E
LA MILITARIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ ESCE RAFFORZATA
Il primo
incontro per la costruzione di una rete nazionale
contro le basi e la militarizzazione di territori ha
avuto un esito più che soddisfacente.
Tra
presenze fisiche e adesioni di realtà che per vari
motivi non potevano essere presenti, abbiamo
riscontrato una disponibilità ed un interesse che ci
fa ben spesare per il futuro.
In sala,
tra le oltre 70 persone, presenti vari comitati,
realtà organizzate e singole soggettività
provenienti da Vicenza , Milano, Bologna, Firenze,
Roma, Asti, Pisa, Parma, Isola d’Elba, San Miniato ,
Pistoia, Ponsacco.
Altre
realtà che in questi due mesi si sono dialettizzate
con il progetto “Disarmiamoli!”, attraverso
specifiche forme decise dalle varie realtà
territoriali, sono quelle di Lecce e del Salento
(Coordinamento salentino contro la guerra e le basi
militari), Napoli (Comitato per la pace il disarmo e
la smilitarizzazione del territorio della Campania),
il Comitato per il ritiro delle truppe di Bergamo,
Torino (partigiani per la pace ), Ravenna e Romagna.
Nell’occasione
abbiamo recepito e socializzato inviti e contributi
da Sigonella (CT), Aviano (PN), Novara, di cui
riferiamo più avanti.
Da
evidenziare la presenza all’incontro di una folta
delegazione di “Semprecontrolaguerra”, realtà
pacifista indipendente riunitasi il giorno prima,
sempre a Firenze, alla Facoltà di Lettere e
Filosofia. Da questa delegazione ci sono venuti
stimoli e suggerimenti preziosi oltre che una
disponibilità, condivisa, a socializzare obiettivi e
campagne nel prossimo futuro.
Nell’introduzione
all’incontro
i rappresentanti di “Disarmiamoli! “, Roberto
Luchetti e Valter Lorenzi, hanno evidenziato il
contesto nuovo nel quale si trovano ad agire i
movimenti contro la guerra e la militarizzazione dei
territori.
Dopo una
fase carsica e di apparente letargo, il movimento è
ricomparso per le strade di Vicenza con una forza
inaspettata, riconfermando la sua caratteristica
“molecolare” e nomade, fatta cioè di migliaia di
soggettività oggi ancora meno incasellabili nelle
realtà organizzate che “sovrintendevano” il
precedente movimento pacifista, realtà trasformatesi
in dirette propaggini delle politiche
governative.
La grande
manifestazione del 17 febbraio a Vicenza, anche per
questo suo valore di oggettiva autonomia, ha fatto
da detonatore ad una crisi di governo evidentemente
“pilotata” al fine di rafforzare l’esecutivo intorno
al dodecalogo prodiano.
L’indipendenza
dei movimenti diviene quindi passaggio ineludibile
per avere voce in capitolo sulle grandi tematiche
intorno alle quali ci dovremo misurare nelle
prossime settimane, a partire dall’apertura dei
cantieri per la base al Dal Molin e dal
rifinanziamento delle missioni militari in
Afghanistan, Libano ed altri paesi.
L’assunto
dal quale parte la proposta “Disarmiamoli! “ è
semplice: su queste grandi tematiche,
inscindibilmente legate nelle strategie di guerra,
non si vince SOLO a Vicenza, a camp Darby, a
Sigonella o in qualsiasi altro territorio dove ci si
batte contro le basi e la militarizzazione, ma
invece SI PUÒ VINCERE a Vicenza, a camp Darby, a
Sigonella…..SOLO SE riusciremo a trasformare le
vertenze locali – comunque imprescindibili - in una
grande vertenza nazionale, creando le condizioni per
mettere in campo una “massa critica” in grado di
incidere profondamente nella vicenda politica
italiana, rispondendo finalmente alle aspettative di
milioni di persone da anni mobilitate contro quei
meccanismi bellicisti che permeano in maniera
“bipartizan” i vari governi.
Sappiamo
che la sfida è di grande portata.
Per
converso, l’attestarsi intorno ai nostri
insediamenti rischia di ridurre la portata politica
delle battaglie in corso e, in tempi brevi,
depotenziare le grandi energie sprigionatesi nelle
strade e nelle piazze del paese.
Su questo
terreno chiamiamo al confronto ed alla mobilitazione
tutte quelle aree pacifiste, militanti ed
antimperialiste indisponibili al diktat della
governabilità, della “riduzione del danno”, di una
realpolitik fatta sulla pelle dei popoli.
Le
proposte messe in discussione nell’incontro
di Firenze sono state le seguenti:
Le
proposte messe in discussione sono state le
seguenti:
Richiesta
di incontro a breve tra una delegazione delle realtà
della rete riunitesi a Firenze e il presidio
permanente No Dal Molin in previsione dell'inizio
dei lavori per la base, in modo da verificare i
passaggi concreti di realizzazione del "mutuo
soccorso".
Costruzione
di gruppi di lavoro su:
Campagna
di Boicottaggio delle imprese e delle banche che
sono direttamente interessate ai lavori di
ampliamento e costruzione delle basi
Proposte
di legge di iniziativa popolare contro guerra e
accordi militari (tra questi l’accordo
Italia/Israele) come strumento per lanciare una
grande campagna di massa tra le popolazioni
Elaborazione
di
progetti e campagne per la riconversione preventiva
delle basi militari
Costruzione
condivisa con le varie realtà territoriali di
una Carovana
antimilitarista che leghi, da
Sigonella ad Aviano, i vari comitati in una
campagna nazionale di mobilitazione ed
informazione.
Per
rendere concreto questo percorso e la costruzione
della rete nazionale “Disarmiamoli! “ si
sollecitano iniziative in tutte le realtà
interessate, con dibattiti, presidi, convegni e
altre iniziative decise in loco.
Tre gli
appuntamenti già in cantiere per i quali siamo stati
contattati ed invitati:
l’11 marzo a Novara,
presso il Circolo Zabriskie Point, in corso
Milano 44/A, incontro indetto dal comitato
novarese contro
l'assemblaggio degli F 35 a Cameri,
il 24 marzo a Lentini (CT) alla
manifestazione “contro lo
scempio di Scirumi e per la smilitarizzazione di
Sigonella”.
Terzo appuntamento
in Romagna, in data ancora da
stabilire, per un incontro seminariale sul tema
del boicottaggio
(presenza in zona della sede centrale della Coop
CMC) e di presentazione
del progetto di rete nazionale “Disarmiamoli! “
Altro obiettivo
indicato a breve termine - sul quale si è
chiesta una presa di posizione ed una
attivizzazione comune - è quello del CORTEO
NAZIONALE DEL 17 MARZO A ROMA
contro il rifinanziamento della missione in
Afghanistan e delle altre missioni all’estero.
La
riunione si è conclusa con le seguenti decisioni:
1)
Richiesta di
incontro tra le realtà riunitesi il 4 marzo a
Firenze e il “presidio permanente No Dal Molin”
2)
“Disarmiamoli! “
aderisce e parteciperà alla manifestazione
nazionale del 17 marzo a Roma, nel contempo
tutte le realtà impossibilitate ad essere
presenti a Roma promuoveranno nello stesso
giorno iniziative territoriali contro il
rifinanziamento delle missioni militari italiane
all’estero, a partire da quella afgana
3)
La mattina del 17
marzo alle ore 10 si riunirà a Roma (luogo da
stabilire) il gruppo di lavoro sulle leggi
contro la guerra . L’incontro continuerà il
giorno dopo, 18 marzo, con tutte le realtà
interessate al lavoro degli altri gruppi di
lavoro ed alla Carovana nazionale
antimilitarista
4)
Il gruppo di lavoro
sul boicottaggio vede al momento interessati le
realtà vicentine, astigiane, emiliane e toscane
5)
Il gruppo di lavoro
sulla riconversione vede al momento interessate
le realtà venete e toscane
6)
Verrà costruita una
mailing list che raccorderà tute le realtà
collettive e le soggettività interessate
7)
Verrà potenziato il
sito www.disarmiamoli.org come strumento di
informazione e collegamento
Si
sollecitano tutte le realtà interessate a
contattarci per organizzare
incontri,
dibattiti
iniziative sui propri territori per promuovere
la
rete nazionale e pianificare il passaggio della
Carovana nazionale antimilitarista
LA
SINTESI DEI VARI INTERVENTI ALL’INCONTRO DEL 4
MARZO A FIRENZE PUÒ ESSERE LETTA SUL SITO WWW.DISARMIAMOLI.ORG
Rete nazionale Disarmiamoli
www.disarmiamoli.org
info@disarmiamoli.org
3389255514
3381028120 3304014989
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From:
info @disarmiamoli.org
Subject: 4 marzo 2007 -
PRIMO INCONTRO NAZIONALE PER LA RETE
"DISARMIAMOLI! "
Date: February 26, 2007
8:43:55 AM GMT+01:00
Gentile jugocoord ,
Domenica 4 marzo ore
9,30 a Firenze, Santa Maria
Novella (presso il dopolavoro ferroviario -
uscita stazione a destra, scendere la scalinata e
proseguire sul marciapiede 500 metri )
PRIMO INCONTRO NAZIONALE delle
realtà interessate al percorso della rete
nazionale “Disarmiamoli”
Comitato
promotore per la Rete nazionale Disarmiamoli
www.disarmiamoli.org
info@disarmiamoli.org
3389255514
3381028120
3304014989
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