Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia
Segnalazione
iniziativa
KOSOVO:
AUTODETERMINAZIONE
O ETERODETERMINAZIONE?
Dalle
campagne mediatiche alla secessione, attraverso bombe e
"desaparecidos".
Come nell'Europa contemporanea si disfano e si
reinventano gli Stati.
SABATO 5 APRILE
ORE 15-18
Sala Zodiaco di
Palazzo Malvezzi
via Zamboni 13,
Bologna
Interventi
di:
ROSA
D'AMICO
Direttrice
Storica dell'Arte
presso la Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Bologna:
L'arte serba tra '200 e
'300: un
patrimonio europeo in pericolo
UGO
VILLANI
docente di
Diritto
Internazionale presso la LUISS di Roma
Il nuovo « Stato del
Kosovo » : implicazioni di diritto internazionale
Presentazione del film:
PANCEVO
CITTÀ MORTA
(A. Martino, 2007)
sulla crisi
ambientale
nella zona del petrolchimico bombardato dalla NATO nel 1999
intervengono
ANTONIO
MARTINO
autore del film,
regista indipendente
ALBERTO
TAROZZI
docente di
Sociologia all'Università del Molise
PROMUOVONO:
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DISARMIAMOLI
- Nodo di Bologna - disarmiamoli.bologna @ tin.it
COORD.
NAZ. PER LA JUGOSLAVIA - jugocoord
@ tiscali.it
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DOCUMENTAZIONE
UTILE:
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Il VOLANTINO
della iniziativa in formato PDF
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https://www.cnj.it/POLITICA/cnj2008.htm
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COMUNICATO
STAMPA RETE DISARMIAMOLI!:
Kosovo: un altro tassello della diplomazia di guerra italiana
La decisione del governo Prodi di schierarsi
attivamente a favore dell’indipendenza del Kosovo chiarisce
ulteriormente il ruolo svolto in questi anni dalla diplomazia e
dall’esercito italiano nelle varie aree del conflitto.
L’attivismo dalemiano di questi giorni, in sede europea e italiana,
atto a velocizzare i tempi di una vera e propria “secessione pilotata”
dalle pericolosissime conseguenze politiche e militari, nasconde un
orientamento dettato dal ruolo che la cosiddetta “azienda Italia” si è
ritagliata in questi anni nell’area balcanica, soprattutto in Albania.
Nella spartizione di territori e mercati in quella che fu l’Europa
“oltrecortina”, l’Italia ha progressivamente trasformato il paese delle
aquile in un protettorato de facto. Dall’inizio degli anni ’90 sino ad
oggi, il sistema istituzionale albanese, l’esercito, le polizie, la
pubblica amministrazione sono stati ricostruiti grazie all’attivo
sostegno italiano.
In un contesto di disgregazione istituzionale, sociale ed economica, la
debolissima struttura produttiva e commerciale albanese è stata facile
preda dell’imprenditoria e della speculazione finanziaria italiana.
Basti ricordare il famoso scandalo delle “piramidi finanziarie”, che a
cavallo tra il 1996 ed il 1997 ridusse sul lastrico il 50% dei
risparmiatori albanesi.
La manodopera a bassissimo costo in loco, un sistema di potere corrotto
e permissivo, fanno dei territori albanesi terra di conquista ed affari
per le piccole e medie imprese italiane, le quali esternalizzano
produzioni altrimenti poco remunerative nel nostro paese.
La “grande Albania” che si intravede dietro l’attuale secessione
kosovara è quindi una proiezione del controllo italiano di un
territorio ancora più vasto al di là dell’Adriatico.
Il fatto che ciò avvenga in dispregio del diritto internazionale,
contro gli accordi che sancirono la fine dei bombardamenti NATO del
1999 poco importa ad una diplomazia determinata a ritagliarsi nicchie
di potere nei territori sconvolti da guerre e occupazioni.
L’operazione “Leonte” in Libano, il ruolo centrale giocato
dall’esercito italiano in alcune aree strategiche dell’Afghanistan, la
firma degli accordi per lo “scudo antimissilistico” USA, l’accordo
militare Italia – Israele, l’accettazione di una nuova base operativa
dell’esercito statunitense a Vicenza, oggi il sostegno alla secessione
kosovara, sono inequivocabili segnali del “destino manifesto” concepito
per il nostro paese dalla diplomazia dalemiana.
Nel rispetto delle gerarchie e dei rapporti di forza in campo, che
vedono il colosso statunitense dettare legge, le armate del
“peacekeeping” italiano occupano fette di territorio oltremare,
appannaggio delle industrie tricolori, di Finmeccanica ed ENI.
I venti di guerra spirano di nuovo forti sui cieli d’Europa e in Medio
Oriente.
Il centro sinistra italiano indica una via per affrontare questa
temperie, effettivamente nuova rispetto al ruolo giocato storicamente
nel bacino mediterraneo. La vecchia diplomazia della mediazione e
dell’equilibrismo tra interessi occidentali e paesi arabi è morta e
sepolta.
L’Italia si è trasformata in una penisola corazzata, pronta a salpare
verso i nuovi fronti di conflitto armato.
Il movimento contro la guerra, in questi giorni difficili a causa del
clima pre elettorale, ha battuto un colpo, scendendo in piazza contro
il rifinanziamento delle truppe italiane all’estero, votato da un
Parlamento oramai delegittimato dalla caduta del Governo. Si decide
così di mantenere truppe in guerra all'estero con un atto di “ordinaria
amministrazione”.
Nei prossimi giorni continueremo ad essere in piazza, contro la guerra
e le sue missioni, attraverso i banchetti per la Legge d’iniziativa
Popolare contro trattati segreti, basi e servitù militari.
La Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org - info
@disarmiamoli.org - 33810281320
- 3384014989
Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia - onlus
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posta elettronica: jugocoord(a)tiscali.it
notiziario telematico JUGOINFO:
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