Presa di posizione del Coord. Naz. per la Jugoslavia


HANNO "SUICIDATO" LA JUGOSLAVIA

Il voto del Parlamento Federale Jugoslavo del 4 febbraio scorso
rappresenta un compimento simbolico del progetto revanscista
sanguinario messo in atto ai danni del paese balcanico e dei suoi
cittadini a partire dal 1990.

Tale progetto, realizzato su procura delle consorterie occidentali da
indegni rappresentanti politici (quelli oggi al potere in tutte le
Repubbliche ex-federate), si e' articolato in un arco di tempo
simbolicamente collocabile tra il 5 novembre 1990 - quando il
Congresso degli USA approvo' la legge 101/513, che sanciva la
dissoluzione della Jugoslavia attraverso il finanziamento
diretto di tutte le nuove formazioni "democratiche" (nazionaliste e
secessioniste) - al 4 febbraio 2003 - con la nascita di questa formale
"Unione di Serbia e Montenegro" e la cancellazione dello stesso nome
della "Jugoslavia" dalle cartine geografiche dell'Europa.

Pur comprendendo e condividendo la "nostalgia" di cui parla
l'ambasciatore serbomontenegrino in Italia, Lekic, non condividiamo
per nulla la sua opinione secondo cui la nuova "Unione" sara' "piu'
efficiente e meno forte". Viceversa, le dichiarazioni esplicite degli
uomini di governo del Montenegro e dei responsabili politici delle
provincie di Kosovo-Metohija e Vojvodina chiariscono che il nuovo
status e' considerato transitorio ed e' funzionale solo all'ulteriore
disgregazione del paese, dunque alla creazione di nuove frontiere a
dividere gli abitanti di quelle terre.

Il voto del Parlamento Federale viene accolto con grande giubilo
dall'ideatore di questa ennesima "impresa", Xavier Solana, gia' ben
noto alle popolazioni locali per avere comandato la aggressione
militare del 1999. Tutta questa soddisfazione, palese o malcelata, da
parte dei responsabili politici internazionali e locali tradisce
l'ispirazione profonda delle scelte criminali compiute in tutti questi
anni, a partire dal riconoscimento diplomatico delle Repubbliche
secessioniste. Scelte che hanno causato indicibili tragedie umane,
ridisegnando i Balcani secondo protettorati coloniali come ai tempi
dell'occupazione nazifascista, trasformandone i territori in servitu'
militari occidentali e bacini di sfruttamento delle risorse e della
forza-lavoro, devastando le basi della convivenza civile e della
cultura comune di quelle genti.

Per noi del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia quello che
continua a svolgersi in Jugoslavia e' un immenso e protratto crimine
contro l'umanita', del quale ancora purtroppo non si vede la fine, e
del quale dovranno rispondere quelli che ne portano la
responsabilita'. Per noi, la Jugoslavia non muore il 4 febbraio 2003.

Che viva la Jugoslavia,
che vivano l'unita' e la fratellanza tra i popoli.

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
Febbraio 2003