Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia aderisce
alla manifestazione del 15 febbraio 2003 a Roma


LE GUERRE NON CADONO DAL CIELO



Le crisi internazionali "esplodono" sui giornali ed alla TV come se
piovessero dal cielo. Staccate dal contesto, esse sembrano ciascuna un
episodio a se' stante, un "impazzimento della Storia".

Questa visione delle crisi internazionali e' mistificatoria. Questo
rimandare alla "pazzia" - di Saddam o di Milosevic o dei
fondamentalisti islamici - e' ridicolo, e non accontenta ne' convince
piu' nessuno. In queste ultime settimane, assistendo al "balletto
degli ispettori" le opinioni pubbliche hanno avuto la percezione che
si stesse lavorando alacremente per escogitare dei puri pretesti, per
poter aggredire l'Iraq a tutti i costi.

Strano. Con l'abbattimento del Muro di Berlino ci avevano forse
raccontato favole sull'"era di pace e di progresso" che si stava per
aprire? E' proprio da allora, infatti, che gli episodi di guerra si
sono moltiplicati, susseguendosi con un ritmo sempre piu' incalzante,
senza risparmiare nemmeno il cuore dell'Europa.

La Jugoslavia "e' stata suicidata"

In Europa, per adesso, sono gli jugoslavi a dover pagare il prezzo
piu' caro di una ristrutturazione geopolitica decisa a loro insaputa e
contro di loro. A partire dal riconoscimento diplomatico delle
Repubbliche secessioniste (1991) l'Occidente ha fatto il "doppio
gioco" con la Jugoslavia, proclamandosi pompiere mentre gettava
benzina sui focolai di crisi. Un "doppio gioco" che ha causato
indicibili tragedie umane, ridisegnando i Balcani secondo protettorati
coloniali come ai tempi dell'occupazione nazifascista, trasformandone
i territori in servitu' militari occidentali e bacini di sfruttamento
delle risorse e della forza-lavoro, devastando le basi della
convivenza civile e della cultura comune di quelle genti.

Il voto del Parlamento Federale Jugoslavo del 4 febbraio scorso ha
rappresentato un compimento simbolico di questo progetto revanscista e
sanguinario. Realizzato su procura delle consorterie occidentali da
indegni rappresentanti politici locali, esso ha portato da ultimo
alla cancellazione dello stesso nome della "Jugoslavia" dalle cartine
geografiche dell'Europa, ed alla nascita di una provvisoria "Unione di
Serbia e Montenegro" destinata ad ulteriormente spezzettarsi nel giro
di tre anni. Il nuovo status e' infatti transitorio, ed e' funzionale
solo all'ulteriore disgregazione del paese, dunque alla creazione di
nuove frontiere a dividere gli abitanti di quelle terre.

Il voto del Parlamento Federale viene accolto con grande giubilo
dal suo piu' grande "sponsor", Xavier Solana, gia' ben noto alle
popolazioni locali per avere comandato la aggressione militare del
1999. Aggressione cui l'Italia prese parte, e che fu condotta con
mezzi impari e modalita' vigliacche. Da chilometri di altezza
furono colpite infrastrutture civili e militari, causando centinaia di
morti civili. Gli jugoslavi hanno estratto i cadaveri di concittadini,
amici e parenti nelle piazze dei mercati, dalle lamiere dei treni
sventrati, dai resti dei convogli di profughi, dagli ospedali, dalle
abitazioni. La NATO ha colpito per mettere in ginocchio tutto il
paese, devastandone le infrastrutture. Hanno bombardato obiettivi
situati a molte centinaia di chilometri di distanza dal
Kosovo-Metohija che dicevano di voler "salvare"... In Kosovo-Metohija
hanno bombardato con l'uranio impoverito. Hanno bombardato il
petrolchimico di Pancevo, a pochi chilometri da Belgrado,
intenzionalmente per causare la fuoriuscita di gas altamente venefici.
Attraverso l'effetto di lunga durata degli agenti cancerogeni, la NATO
sta uccidendo ancora oggi.

La popolazione locale e' oggi allo stremo

Hanno bombardato le fabbriche, incuranti degli operai che le
presidiavano. Hanno ridotto la popolazione in condizioni misere. Con
il nuovo governo filo-occidentale, che ha interrotto gli sforzi di
ricostruzione ed ha messo in svendita tutte le ricchezze del paese, la
disoccupazione in Serbia ha raggiunto livelli record ed e' in continua
crescita. Il maggior polo industriale, la "Zastava" di Kragujevac, e'
stato offerto su di un piatto d'argento ad un piccolo imprenditore
statunitense. Intanto, le famiglie dei lavoratori patiscono la fame:
l'aiuto che arriva dall'Italia, grazie al movimento delle "adozioni a
distanza", e' per loro adesso piu' indispensabile che mai.

Nel Kosovo-Metohija regna oggi un regime del terrore: sotto gli occhi
disattenti e complici di decine di migliaia di soldati NATO e' stata
pressoche' completata la pulizia etnica ai danni delle nazionalita'
non-albanesi e degli albanesi non-secessionisti. I "desaparecidos"
sono migliaia, gli attentati a sfondo razzista continuano. La zona e'
in mano agli ex-guerriglieri dell'UCK, sostenuti economicamente dai
traffici di droga, armi e prostituzione. Le grandissime risorse della
provincia, specialmente minerarie, sono state espropriate allo Stato
jugoslavo, e la produzione di ogni tipo e' bloccata. Le poche
possibilita' di lavoro "onesto" per i giovani kosovaro-albanesi
vengono dalle truppe straniere di occupazione: ad esempio nell'immensa
base militare USA di Camp Bondsteel, presso Urosevac, il piu' grande
insediamento militare USA all'estero dai tempi del Vietnam.

La situazione attuale nei Balcani, non solo in Serbia, e' la
dimostrazione clamorosa della ipocrisia delle grandi potenze. In
particolare, le "ragioni umanitarie" sempre addotte dagli USA e dai
loro alleati per far scoppiare le guerre hanno coperto uno spietato
progetto di ricolonizzazione.

La Jugoslavia come l'Iraq

Come in Jugoslavia, anche in Iraq sanno bene che la guerra contro di
loro viene preparata ed accompagnata dalla disinformazione strategica,
gestita a livello globale da agenzie specializzate e corporation del
settore, come la Hill&Knowlton, la Ruder&Finn, la ITN, il Rendon
Group, gli istituti legati ai governi occidentali ed alla Fondazione
Soros.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq la promessa di "dare alla
popolazione locale un governo democratico" e' un cinico imbroglio:
l'Occidente portera' distruzione, insediamenti militari,
disoccupazione e miseria. Portera' nuovi confini a dividere le genti,
portera' divisione ed odio "etnico", e regimi coloniali repressivi ed
antipopolari.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq la guerra "umanitaria" viene
combattuta con l'uranio impoverito, con i bombardamenti sulle
infrastrutture e sugli insediamenti civili, con conseguenze mortali
sull'ambiente e sulla salute.

Come in Jugoslavia, anche in Iraq l'Occidente vuole sottrarre le
risorse, le materie prime, il petrolio ed il gas naturale. Vuole
controllare militarmente tutte le rotte per il loro transito.

La nostra adesione

Sulla scorta della nostra drammatica esperienza di jugoslavi e di
jugoslavisti, ci opponiamo risolutamente alla paventata aggressione
contro l'Iraq ed aderiamo alla manifestazione del 15 febbraio 2003 a
Roma, invitando tutti a partecipare.
Facciamo appello al movimento contro la guerra affinche' si tenga ben
presente che prima della guerra all'Iraq ce ne sono state altre, ed
altre ancora potrebbero seguire: e' tempo di guardare alle ragioni
vere, strutturali, delle guerre scatenate dagli USA e dai loro
alleati.
Facciamo appello a tutti i cittadini democratici contro la "rimozione"
della vicenda jugoslava, per sconfiggere l'omerta' che copre il
crimine in atto contro le popolazioni balcaniche. Perche' tutti
comprendano, anche attraverso l'emblematico caso jugoslavo, che le
guerre non piovono da cielo.

CONTRO LA GUERRA AMERICANA, CONTRO LE SPESE MILITARI
CONTRO L'USO DELLE BASI NATO IN ITALIA
PER IL RITIRO DEI SOLDATI ITALIANI ALL'ESTERO

PER LA PACE E LA SOLIDARIETA' FRA TUTTI I POPOLI
NO ALLA GUERRA, SENZA "SE" E SENZA "MA"


Appuntamento a Roma, sabato 15/2 alle ore 14,
in Piazzale Ostiense, di fronte alla sede dell'ACEA


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
febbraio 2003

Per contatti con il CNJ:
jugocoord@...
Comitato promotore della manifestazione:
adesioni@...