* "Resa dei conti" tra Slovenia e Jugoslavia ???
* Scambio di opinioni sulla Jugoslavia agli Europei - e altro.
* Accanimento arbitrale?


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Alla Redazione del "MANIFESTO" - Roma
c.a. Pippo Russo

Ho provato un profondo disgusto leggendo l’articolo "Conti aperti
tra
Slovenia e Jugoslavia" del 13 giugno u.s. di Pippo Russo, dedicato alla
partita dei Campionati Europei - che e' poi finita 3 a 3 dopo una
rocambolesca rimonta da parte jugoslava. Nell'articolo mancano tante
informazioni... "Ma Pippo, Pippo non lo sa..."? E’ dal 1992 che richiamo
e richiamiamo l’attenzione dei giornalisti sportivi perche' trattino le
problematiche vicende degli atleti e delle compagini jugoslave con una
maggiore obiettività ed aderenza alla realtà di quanto accade in quelle
terre.
Iniziava allora una campagna unilaterale, indiscriminata, contro
quelli che hanno scelto con dignità di essere, e rimanere, jugoslavi.
Già allora le rappresentative jugoslave venivano escluse dai giochi
olimpici di Barcellona, e pure alla squadra di calcio veniva impedito di
partecipare agli Europei... Se lo sport è un elemento unificante, al di

delle differenze "etniche", religiose, culturali, questo dovrebbe valere
a maggior ragione per la Jugoslavia. E non è soltanto retorica: l’hanno
dimostrato anche qui a Roma gli atleti jugoslavi durante il campionato
europeo di basket in quel fatidico anno 1991!
In quegli anni la nostra "civile comunita' internazionale"
incominciava a sfasciare la Jugoslavia e (all'uopo) demonizzava la parte
serba anche nelle cronache, e sui campi sportivi! Monika Seles finiva
accoltellata da un tedesco entrato in campo carico di odio antiserbo -
povero deficiente, non poteva nemmeno capire che la Seles e' di origine
ungherese della Vojvodina, dunque nemmeno "serba"... Ma si sa, ormai:
piu' sei "jugoslavo", in senso multinazionale, e piu' vieni demonizzato
in quanto "serbo", perche' minacci alle fondamenta l'equazione che la
Jugoslavia va sfasciata a tutti i costi...
Pippo Russo dimostra di non conoscere la storia recente quando si
riferisce al "regime di Milosevic" parlando della Zagabria del 1990,
quando Milosevic era solamente Presidente della Repubblica di Serbia. Ed
ora: quale partita dei "conti aperti" tra Jugoslavia e Slovenia??!! Si è
forse chiesto l’articolista chi sono i vari Amir, Zahovic, se non
musulmano-bosniaci che giocano per la Slovenia insieme ad altri serbi e
montenegrini?... Mentre Mateja Kezman, tipico nome e cognome sloveno,
gioca nella squadra avversaria!!!

A me, Jugoslavia-Slovenia è sembrata più che altro una partita tra
"Jugoslavia squadra A" e "Jugoslavia squadra B".

Leggo dall'articolo: "...del suo ritiro parlano di un ambiente
spartano per necessità economiche." Lo slogan separatista della Slovenia
era: "Meglio ultimi in Europa che primi in Jugoslavia"... E la
Jugoslavia in che situazione si trova?! Peccato, perché i "compagni" del
Manifesto hanno perso ancora un’altra occasione per condannare
l’isolamento, le sanzioni e la continua aggressione contro la
Jugoslavia.
Quando si parla del "famoso [?!] calcio vibrato dal croato Boban allo
stomaco di un poliziotto serbo" si vuole forse giustificare per
l’opinione pubblica italiana un atto puramente teppistico per ragioni
"politiche", perché il poliziotto è serbo, cattivo, e perciò se lo è
meritato? Altrimenti a che pro specificare l’etnia di appartenenza? Non
ho mai sentito giustificare un’aggressione tipicamente vandalica contro
persone del servizio d’ordine in quanto sardi, abruzzesi o altro...
Ma in fondo e' vero: quel poverino di Boban ha dovuto "dormire fuori
casa nelle due notti successive". E dov’era Boban quando nella sua
Zagabria, in quello stesso anno, l’inno della squadra nazionale
jugoslava
era sonoramente fischiato alla partita per le qualificazioni agli
Europei? Guarda caso, questo sfegatato nazionalista, estremista e
acclamata stella del Milan, ha contribuito alla campagna elettorale per
il suo Tudjman.
Guardiamo ancora un po' all'indietro: alla Expo di Siviglia nel
1992, durante le Olimpiadi, alcuni giocatori della squadra croata di
basket capeggiati da Vrankovic distrussero le vetrine del padiglione del
turismo jugoslavo. E come la mettiamo con i gravi disordini che
avvengono ora regolarmente tra le tifoserie di Spalato e di Zagabria,
nella Croazia "indipendente"?
Anche ai Mondiali di Parigi nel 1998 il clima era pesantemente
antijugoslavo, e in certi ben noti ambienti girò la proposta di
estromettere la formazione jugoslava - proposta reiterata anche in
questi ultimi Europei da parte albanese e belga. Ma allora ci
furono persino intimidazioni ed atti terroristici, come un pacco-bomba
recapitato a casa di una famiglia di immigrati serbi in Francia.
Infine, per sua conoscenza - a meno che non voglia rimanere nella
ignoranza e prendere fischi per fiaschi: Sinisa Mihajlovic è nato a
Vukovar, di padre serbo e madre croata, che sono dovuti scappare
entrambi in Serbia a causa della pulizia etnica e dei crimini commessi
dai nazionalisti ustascia con a capo un tizio che adesso siede nel
parlamento croato, un "certo" Mercep... Fatti sui quali le allego un po’
di documentazione.

Resti nel dubbio, caro giornalista... Con quali parole potrei
salutarla?

Ivan P. Istrijan, luglio 2000
(il mio cognome rivela le mie origini natali)

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FUORI TEMA, MA NON TROPPO


> Cari compagni,
> mi arriva questo mail nel quale si sostiene che la Jugoslavia agli
> europei sarebbe stata vittima di accanimento arbitrale. Francamente, mi
> sembra che la Jugoslavia abbia avuto anche sfiga, pero' secondo me quel
> laziale di Mihajlovic l'espulsione se l'e' pure meritata...
>
> Saluti internazionalisti e romanisti :-)
>


Non è per fare il laziale quale sono, e orgoglioso di esserlo, ma per
lavoro
(in questo momento lavoro come operatore internet in una redazione
sportiva)
sto seguendo gli europei di calcio.
Bè mi sembra proprio che la proposta di varie federazioni sportive, tra
cui
i belgi padroni di casa, di escludere la nazionale jugoslava, seppure si
sia
qualificata regolarmente (e ai danni della Croazia pergiunta!), non
abbia
fatto iniziare questa competizione con un clima disteso intorno agli
uomini
di Boskov. Una espulsione a partita mi sembra francamente troppo anche
per
una nazionale sicuramente "grintosa", non più di quella italiana però,
come
quella jugoslava. E poi una (Kezman) dopo quattro secondi dall'ingresso
del
giocatore ed al suo primo intervento...mah!
Per quanto riguarda "quel laziale (e scudettato, nda) di Mihajlovic", il
suo
nervosismo risale alle polemiche sullo striscione su Arkan e non è nuovo
a
questi gesti eccessivi ma dovuti, mi sembra, al fatto che è uno di
quelli
che, pur essendo nato in Croazia a Vukovar, tiene di più alla Jugoslavia
come nazione unita.

Il fatto è che, seppur reale, questo "attacco" alla Jugoslavia è del
tutto
secondario di fronte ad altri che si stanno verificando in questo
momento.
Mi riferisco al silenzio su ciò che sta avvenendo nel Protettorato
dell'(UC)Kosovo ed al sostegno (anche da parte del "Movimento" in
Italia, VO
ne sa qualcosa...) alle formazione filo-occidente (da cui troppo spesso
sono
finanziate) in Jugoslavia...

Saluti antimperialisti (e laziali)

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>
> Date:
> Fri, 23 Jun 2000 14:39:01 +0200
> Subject:
> [LISEZ-MOI CA !] Les Emirats europé ens du Football
> From:
> "Atelier" <agedhomme@...> | Block addres
> SUJET:
>
> Quand l'OTAN joue au football.
>
> RESUME
>
> Au cours du premier tour du championnat d'Europe, l'équipe de
> Yougoslavie a
> fini tous ses matches à 10 joueurs, victime d'un arbitrage
> particulièrement
> sévère, alors qu'elle n'est pas plus brutale qu'une autre. Le
> Yougoslavie-Espagne (3:4) du 21 juin a été un monument de partialité
> arbitrale. Consigne politique ou préjugé culturel?
>
> LE TEXTE
>
> L'OTAN n'est pas seulement une alliance militaire. C'est un club, au
> sens
> britannique du mot: une société de gens nantis, dotés d'une même
> éducation
> et liés par des loisirs et des intérêts communs. Quelquefois ce club se
> ligue en milice pour protéger ou étendre ces intérêts. Le reste du
> temps, il
> se construit une "maison commune" où les loisirs et les sports sont, à
> défaut d'autre chose, un important facteur de cohésion.
>
> L'Euro 2000 de football a lieu dans une contrée aux joues roses, le
> Benelux..
> Au siège même de l'Union européenne et de l'OTAN. Or, lorsque l'OTAN
> organise un tournoi de football, il ne laisse rien au hasard. S'il
> admet, en
> principe, toutes les équipes issues des éliminatoires, ses médias se
> chargent de faire la part des "favoris" et des "parias".
>
> Les "favoris" ne sont pas nécessairement les meilleures nations du
> moment.
> Mais ce sont celles qui devraient "naturellement" se qualifier pour les
> phases avancées du tournoi. Elles ont un jeu élaboré, une stratégie, une
>
> discipline de groupe, une volonté. Elles ont des traditions, une
> légende.
> Elles font toutes partie de l'UE.
>
> Les "parias" ne sont pas, non plus, des nations de moindre valeur
> sportive.
> Leur handicap est socio-économique: avec leur niveau de vie inférieur,
> elles
> servent de vivier pour la pêche aux talents des grandes équipes
> ouest-européennes. Lesquelles y "achètent" des gosses de 16 ans, les
> forment
> et les gardent ou les revendent selon les cas. Les "parias" sont pour la
>
> plupart slaves et/ou orthodoxes. Ils ont tous, selon les journalistes,
> "une
> technique époustouflante", de "grandes valeurs individuelles", mais
> également un "moral fragile" et un "manque de cohésion". Le handicap
> économique se mue discrètement en une tare culturelle.
>
> Le solide jeu collectif de la Roumanie, de la Slovénie et de la
> Yougoslavie
> a fait litière de ce préjugé. De même que, a contrario, les débâcles
> collectives de l'Angleterre, de l'Allemagne, du Danemark et de la
> Belgique,
> la pauvreté de la Norvège, la stérilité de la Suède. Du premier tour de
> l'Euro 2000, l'OTAN sort honteux et laminé. Malgré cela, les succès
> réguliers des "parias" devant des équipes occidentales nécrosées par
> l'argent et le mercenariat étranger continuent d'être accueillis en
> divines
> surprises. Pour les titres, on ne parie pas sur les parias.
>
> Enfin, que ces derniers fassent le spectacle, passe encore. Mais qu'ils
> arbitrent le jeu des vedettes, pas question. Benelucky s'est choisi des
> arbitres uniquement dans son proche voisinage, rien au-delà de Vienne.
> Non
> qu'il ait des préjugés, mais, vous comprenez, avec "ces gens-là" si
> corruptibles, si chauvins...
>
> (C'est le même raisonnement qu'a suivi le "Tribunal pénal international"
>
> sponsorisé à La Haye par l'OTAN et les pétrodollars: ses magistrats
> peuvent
> venir de Chine ou de Malaisie ‹ démocraties réputées pour leur respect
> du
> droit ‹ mais certainement pas de Russie ou de Roumanie. Ses procureurs
> ne
> peuvent être qu'anglo-saxons ou, depuis peu, suisses, ce qui est
> actuellement un bon gage de servilité.)
>
> *
>
> Or, dans cet Euro 2000, il y a encore plus paria que les parias :
> l'équipe
> de Yougoslavie. Une équipe composée de Serbes et d'un Hongrois. Nous
> n'avons
> jamais entendu aucun journaliste occidental préciser ce détail. Le Serbe
> qui
> joue au football est un Yougoslave. Le Yougoslave qui fait la guerre est
> un
> Serbe. Entre ces deux disciplines pourtant apparentées, le même peuple
> change systématiquement d'appellation.
>
> Quoi qu'il en soit, cette Serboslavie a déboulé dans un cercle de 16
> nations
> dont presque toutes font partie de la coalition militaire qui l'a
> agressée
> au printemps 1999. Même celles qui n'en étaient pas (Slovénie, Tchéquie,
>
> Roumanie) ont demandé à en être. Leurs gouvernements, du moins.
>
> Or les Serbes sont impossibles. En pleine guerre civile doublée
> d'embargo,
> ils se sont arrangés pour être champions d'Europe et du monde de
> basketball..
> Ils n'ont cédé l'or olympique aux Américains, chez eux, qu'au terme d'un
>
> match éprouvant où la "Dream Team" avait pété les plombs. Quel pied de
> nez!
> Quel atout politique pour le régime de Belgrade! Or le basket n'est
> qu'un
> passe-temps d'initiés en comparaison du football.
>
> Ayant cela en vue, on comprend mieux le drame des dirigeants
> occidentaux.
> Ils n'ont pas pu, une troisième fois, bannir la Yougoslavie de l'Euro
> pour
> raisons politiques. Mais il leur serait aussi impossible (à Dieu ne
> plaise!)
> de remettre la coupe à un Dragan Stojkovic qu'il était impossible à
> Hitler
> de serrer la main de Jesse Owens aux JO de Munich. Or cette équipe est
> trop
> bonne pour qu'on puisse se fier à une élimination spontanée. Quelles
> solutions reste-t-il? L'exclusion administrative? Mais leurs supporters,
> à
> la différence de ceux des "favoris", ne sont pas des hooligans. Les
> arbitres? Ils sont des nôtres. Va pour les arbitres.
>
> Cela ne signifie pas que les arbitres qui ont contraint la Yougoslavie,
> et
> elle seule, à finir tous ses matches en infériorité numérique, qui lui
> ont
> collé du rouge là où, à d'autres, ils auraient donné du jaune, et du
> jaune
> là où ils n'auraient même pas levé le sifflet, qui ont sapé le rythme
> et le
> moral d'une équipe notoirement subtile et correcte en relevant la
> moindre de
> ses irrégularités, étaient soudoyés ou drillés politiquement. Cela
> signifie
> que le matraquage médiatique qui se poursuit depuis dix ans contre cette
>
> nation les pousse à voir dans toute faute serbe la preuve d'une nature
> impénitente qui ne trouve son salut que dans le châtiment, alors que
> chez
> les "civilisés", le même geste n'est qu'une maladresse qui n'entache en
> rien
> un fonds positif. L'iniquité apparente des hommes en noir (couleur des
> prédicateurs et des juges) n'est qu'une adaptation aux besoins intimes
> des
> patients: aux uns le bâton, aux autres la caresse. L'Européen moyen est
> pédagogue dans l'âme et théologien sans le savoir.
>
> Les Serbes ne sont pas les seuls cobayes de cette pédagogie. Les
> Roumains en
> ont tâté eux aussi dans leur rencontre avec l'Angleterre.
>
> Ajoutons aussi que les Serbes ont, avec l'Europe, un long contentieux
> d'arbitrage. Depuis l'intercession calamiteuse de la "commission
> Badinter"
> dans les affaires intérieures yougoslaves, qui avait récrit le droit
> international pour complaire à l'Allemagne et démembrer leur pays,
> depuis la
> création d'un tribunal ad hoc chargé de poursuivre leurs dirigeants élus
> à
> l'exclusion des autres méchants de la région, ils se méfient de
> l'impartialité occidentale. Ils ne se privent pas de le dire, et
> quelquefois
> vertement. Ce qui indigne le camp d'en face, amoureux de sa pureté, tout
> en
> inculquant aux intéressés un complexe de persécution non dénué de
> fondement..
>
> *
>
> Tout ceci pour en arriver à ce chef-d'oeuvre de tricherie arbitrale qu'a
> été
> le Yougoslavie-Espagne du 21 juin. L'Espagne devait gagner pour passer.
> Avec
> la victoire probable de la Norvège contre la Slovénie, la question serbe
>
> était réglée.
>
> Or l'Espagne était loin du compte. Elle n'a fait qu'égaliser, par deux
> fois,
> avant de se faire encore distancer. A l'issue du temps réglementaire,
> elle
> était éliminée. L'arbitre français, un M. Vestiaire, avait pourtant fait
>
> tout son possible, châtiant le Serbe autant qu'il excusait l'Ibère,
> expulsant enfin, comme il se doit, un défenseur yougo. Le commentateur
> de la
> Télévision suisse romande que nous écoutions murmurait de temps à autre
> que
> "M. Vestiaire est inconséquent dans ses décisions", ce qui pour un
> Suisse
> est le sommet de la contestation.
>
> Cause perdue? Voire. A la 87e minute, j'ai dit devant témoins: "vous
> allez
> voir, il va leur inventer un penalty". Et de fait: après avoir offert
> aux
> "favoris" la plus longue prolongation de cet Euro, M. Vestale
> récompensait
> une chute espagnole qu'il eût aussi bien pu sanctionner pour simulation.
> "Un
> penalty pour le moins généreux", commenta le sceptique de la TSR, mais
> c'était 3 à 3. Puis un beau tir d'Alfonso, devant une défense serbe
> médusée
> par tant d'acharnement, qualifiait l'Espagne. C'était largement APRES la
> fin
> de la prolongation.
>
> Le scénario était parfait. Mais on avait oublié une chose. On avait omis
>
> d'expliquer aux Norvégiens comment se défaire de la Slovénie. M.
> Vestiaire
> n'avait réussi à éliminer que... la Norvège! Les Nordiques, ulcérés, ont
>
> d'ailleurs annoncé en conférence de presse qu'ils déposeraient protêt
> contre
> l'arbitrage du Yougoslavie-Espagne.
>
> Conclusion de cet imbroglio minable: La Yougoslavie va affronter la
> Hollande, pays organisateur et favori des "favoris", chez elle à
> Rotterdam,
> samedi 24 juin à 18 heures. Il est exclu qu'elle puisse l'emporter.
> Faudra-t-il, comme à Munich en 72, mitrailler une équipe dans son
> vestiaire?
> Ou se contentera t'on de faire arbitrer la rencontre par un Européen
> moyen?
>
> *** SD ***
>
> LECTURE
>
> Vladimir Dimitrijevic: "Les Emirats européens du football" (à paraître,
> septembre 2000).
>
> ________________________________________________________________________________
>
> OSEZ LIRE CE QUE NOUS OSONS EDITER !
>
> L'A G E D'H O M M E
> Editions-Diffusion-Librairies
>
> (CH) Rue de Genève 10, CP 32, 1000 Lausanne 9
> T 021 312 00 95 F 021 320 84 40
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> (F) 5, rue Férou, 75006 Paris
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