L'appello che segue, da noi gia' diffuso nella ricorrenza della
aggressione della NATO alla RF di Jugoslavia, sta raccogliendo un numero
sempre crescente di adesioni:


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KOSOVO, NO ALL'OBLIO

L'APPELLO DI BRUXELLES

Nel corso della primavera del 1999, la città di Bruxelles, in quanto
sede della NATO, è stata il centro decisionale ed esecutivo dei
bombardamenti effettuati, nel nome del diritto umanitario, contro la
Repubblica Federale di Jugoslavia da parte dei Paesi membri di questa
organizzazione.

Noi, membri attivi o in pensione dell'insegnamento del Diritto
Internazionale, crediamo che il primo anniversario di un evento così
grave non possa passare inosservato e debba, al contrario, suscitare in
ogni cittadino una seria riflessione commisurata alla sfida.

La guerra è stata preparata, decisa e condotta contro i principi
fondamentali del diritto internazionale.

L'azione della NATO seguì al fallimento delle negoziazioni di
Rambouillet. Ebbene, queste avevano comportato dei concreti passi avanti
in relazione agli aspetti politici del conflitto, prima che le
condizioni dell'ultimo minuto, del tutto inaccettabili per la parte
serba, ne precipitassero l'impasse. Ovvero la guerra.

L'attacco violò chiaramente la Carta delle Nazioni Unite, che autorizza
eccezionalmente il ricorso alla forza limitatamente al caso di legittima
difesa o in seguito a specifica autorizzazione del Consiglio di
Sicurezza. Premesse inesistenti in questo caso.

Infine, il modo in cui i bombardamenti sono stati condotti contraddice
le regole del diritto internazionale che disciplinano la condotta delle
ostilità. In via generale, la distruzione sistematica delle
infrastrutture economiche e dei mezzi di comunicazione, deliberatamente
destinata a prostrare la popolazione e a provocare il suo sollevamento,
sono incompatibili con i principi umanitari invocati per giustificarla.

In considerazione di quanto appena affermato, vorremmo manifestare con
chiarezza che la nostra condanna senza riserva dell'azione della NATO
non implica in alcun modo né adesione, né compiacenza, verso le autorità
di Belgrado ed, in particolar modo, verso la loro gestione della
questione etnica. Allo stesso modo, la nostra riprovazione, sempre
attuale, in merito alla condotta senza fondamenti legali dei
bombardamento dell'Iraq e dell'embargo contro questo Paese, non puo'
essere interpretato come un qualsivoglia vassallaggio verso il regime di
Baghdad.

La strategia della guerra, che ha devastato la Jugoslavia e ha reso
ingovernabile il Kosovo, ha prodotto più rifugiati e vittime di quanto
una qualsiasi altra combinazione di forza e diplomazia avrebbe
comportato. Essa va contestata, sia dal punto di vista politico, sia dal
punto di vista morale. Essa è stata del resto accompagnata da una
campagna mediatica volta a legittimare sistematicamente le operazioni in
corso.

Le disposizioni prese dopo la fine dei bombardamenti tendono a
subordinare l'aiuto internazionale ai risultati elettorali interni in
Jugoslavia ed a privilegiare l'aiuto in funzione delle opzioni politiche
prese dai suoi destinatari, fatto che costituisce un mezzo poco
onorevole d'intervento politico negli affari interni di un Paese terzo.
Quanto al Kosovo, esso è divenuto, sotto l'amministrazione creata dalle
forze della NATO, una regione praticamente monoetnica dove le minoranze
non albanesi, siano esse serbe, rom, slave, musulmane, ebraiche, turche
o croate, sono dovute fuggire per gli attentati o rifugiarsi in ghetti.

Vorremmo anche sottolineare il fatto che la guerra condotta in
Jugoslavia riveste un significato che va ben oltre la realtà di questo
Paese. In effetti, l'intervento della NATO in Kosovo, sotto la direzione
degli Stati Uniti d'America, s'iscrive in una serie di scelte operate
dall'unica superpotenza al mondo. Il gigantismo del suo budget militare;
la scelta di mantenere la NATO malgrado la dissoluzione del Patto di
Varsavia e la fine dell'URSS, e successivamente il suo allargamento ad
Est; il rifiuto di ratificare il Trattato d'Interdizione degli
Esperimenti Nucleari; lo sviluppo dei sistemi antimissile e la recente
rivelazione dell'esistenza di un sistema mondiale di ascolto delle
comunicazioni private e ufficiali, tali sono gli aspetti più salienti di
una politica decisa sempre più à Washington. Tutto questo lascia
presagire la nascita di un nuovo modello di esercizio del potere in
virtù del quale la sola legittimità risiederebbe nel possesso e
l'impiego dei mezzi di coercizione sempre più potenti.

Ecco perché invitiamo tutti coloro che condividono queste inquietudini e
che non vogliono più che le bombe siano l'alternativa alla legalità
internazionale, alla negoziazione, al dialogo democratico, a
sottoscrivere questo appello ed a farne, ovunque nel mondo, uno
strumento di resistenza morale di fronte al nuovo "ordine" universale
annunciato.

Primi firmatari:

Olivier CORTEN, professore presso il Centro di Diritto Internazionale,
Università Libera di Bruxelles (ULB); Eric DAVID, professore presso
l'ULB;
Barbara DELCOURT, membro dell'Istituto di Studi Europei, professore
presso
l'ULB; François HOUTART, professore emerito all'Università Cattolica di
Lovagno/Louvain (UCL); Pierre KLEIN, professore presso l'ULB, Paulette
PIERSON-MATHY, professore all'ULB, Yves ROGISTER, ricercatore presso il
CADOP, Università di Liegi, François RIGAUX, professore emerito all'UCL,
già
preside della Facoltà di Diritto, Jean SALMON, professore emerito
all'ULB.Eric SUY, professore emerito alla KUL, ex-vicesegretario
generale delle Nazioni Unite.

Le adesioni possono essere inviate agli indirizzi seguenti:
per mail: action-kosovo@...
per fax: 00.32 10 453152

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KOSOVO, CONTRE L'OUBLI :

L'APPEL DE BRUXELLES

Au cours du printemps 1999, la ville de Bruxelles, en sa qualité de
siège de l'OTAN, était le centre de décision et d'exécution des
bombardements de la Yougoslavie par les pays membres de cette
organisation, au nom du droit humanitaire. Nous, membres actifs ou à la
retraite de l'enseignement du droit, nous croyons que le premier
anniversaire d'un événement aussi grave ne peut passer inaperçu et doit,
au contraire, susciter chez tout citoyen une sérieuse réflexion à la
mesure de l'enjeu.

La guerre a été préparée, décidée et menée à l'encontre des principes
les plus fondamentaux du droit international.

L'action de l'OTAN suivit l'échec des négociations de Rambouillet. Or,
ces dernières avaient enregistré des avancées sérieuses sur les dossiers
politiques du conflit, avant que des conditions de dernière minute, de
toute évidence inacceptables pour la partie serbe, ne précipitent
l'impasse. C'est à dire la guerre.

Son déclenchement violait à l'évidence la Charte des Nations Unies, qui
n'autorise exceptionnellement le recours à la force qu'en cas de
légitime défense ou d'autorisation du Conseil de sécurité. Prémisses
inexistantes dans ce cas.

Enfin, la manière dont les bombardements ont été menés contredit les
règles de droit international qui régissent la conduite des hostilités.
De manière générale, la destruction systématique de l'infrastructure
économique et des moyens de communication, délibérément destinée à
décourager la population et à provoquer son soulèvement, sont
incompatibles avec les principes humanitaires invoqués pour les
justifier.

Ceci dit, nous voudrions manifester avec clarté que notre condamnation
sans réserve de l'action de l'OTAN, n'implique nullement adhésion ni
complaisance envers les autorités de Belgrade et particulièrement envers
leur gestion de la question ethnique. De même, notre réprobation,
toujours actuelle, de la poursuite sans fondement légal des
bombardements de l'Irak et de l'embargo contre ce pays, ne peut être
interprétée comme une quelconque allégeance envers le régime de Bagdad.

La stratégie de guerre, qui a dévasté la Yougoslavie et rendu non-viable
le Kosovo, a produit plus de réfugiés et de victimes qu'en aurait causé
toute autre combinaison de pression politique et de diplomatie. Elle
mérite d'être contestée, tant du point de vue politique que du point de
vue moral. Elle fut par ailleurs accompagnée d'une campagne médiatique
visant à légitimer systématiquement l'agression en cours.

Les dispositions prises après la fin des bombardements tendent à
conditionner l'aide internationale aux résultats électoraux internes en
Yougoslavie et à privilégier l'aide en fonction des options politiques
prises par ses destinataires, ce qui constitue un moyen peu honorable
d'intervention politique dans les affaires internes d'un pays souverain.
Quant au Kosovo, il est devenu, sous l'administration créée suite à
l'agression de l'OTAN, une région quasiment mono-ethnique où les
minorités non albanaises, qu'elles soient serbe, rom, slave, musulmane,
juive, turque ou croate, ont dû fuir les attentats ou se réfugier dans
des ghettos.

Nous voudrions aussi souligner le fait que la guerre menée en
Yougoslavie revêt une signification qui dépasse de loin le cas de ce
pays. En effet, l'intervention de l'OTAN au Kosovo, sous la direction
des Etats-Unis d'Amérique, s'inscrit dans une série de choix opérés par
l'unique superpuissance du monde. Le gigantisme de son budget militaire;
le choix de maintenir l'OTAN malgré la dissolution du Traité de Varsovie
et la fin de l'URSS, puis de l'élargir à l'Est de l'Europe; le refus de
ratifier le Traité d'interdiction des essais nucléaires; le
développement des systèmes antimissiles et la récente révélation de
l'existence d'un système mondial d'écoute des communications privées et
officielles, tels sont les aspects les plus saillants d'un nouveau
modèle d'exercice du pouvoir dessiné à Washington et dont la seule
légitimité résiderait dans la possession et l'emploi d'outils de
coercition chaque fois plus performants.

Voilà pourquoi, nous invitons tous ceux qui partagent ces inquiétudes
et qui refusent que les bombes soient l'alternative à la légalité
internationale, à la négociation, au dialogue démocratique, à signer cet
appel et à faire de lui, partout dans le monde, un instrument de
résistance morale face au nouvel "ordre" planétaire qui s'annonce.

Premièrs signataires :

Olivier CORTEN, professeur au Centre de Droit International, Université
libre de Bruxelles (ULB); Eric DAVID, professeur à l'ULB; Barbara
DELCOURT, membre de l'Institut d'études européennes, professeur à l'ULB;
François HOUTART, professeur émérite à l'Université catholique de
Louvain (UCL); Pierre KLEIN, professeur à l'ULB, Paulette PIERSON-MATHY,
professeur à l'ULB, Yves ROGISTER, chargé de recherche auprès du CADOP,
université de Liège, François RIGAUX, professeur émérite à l'UCL, ancien
doyen de la Faculté de Droit, Jean SALMON, professeur émérite à l'ULB;
Eric SUY, professeur émérite à la KUL, ancien secrétaire général adjoint
des Nations Unies.

Les adhésions peuvent être envoyées aux adresses suivantes:
François Houtart, CETRI
5, Av. Sainte Gertrude
B- 1348 LOUVAIN LA NEUVE

par e-mail: action-kosovo@...
par fax : 010-45083152

Soutien financier: CETRI, N° de cpte 068-0602320-74; mention: l'Appel de
Bruxelles.

-

KOSOVO must not be forgotten:

BRUSSELS APPEAL

In the spring of 1999 Brussels, as the headquarters of NATO, was the
centre of decision and execution of the bombing of Yugoslavia by the 19
member nations of that organisation in the name of human rights. We,
active in or retired from the teaching of law, believe that the first
anniversary of such a serious event must not go unnoticed, but on the
contrary should induce every citizen to think seriously about the
enormous stakes.

The war was prepared, decided and prosecuted against the most
fundamental principles of international law.

NATO decided to take action after the Rambouillet talks broke down. And
yet these talks had made serious progress of the political issues before
last minute conditions, which were totally unacceptable to the Serbs,
led to an impasse. In other words, to war.

The outbreak of the war was a flagrant violation of the United Nations
Charter, which authorises the use of force only in exceptional cases of
legitimate self-defence or with the authorisation of the Security
Council. There were no such premises, in this case.


Finally, the way in which the bombing was carried out violates the rules
of international law which govern the conduct of hostilities. In
general, the systematic destruction of the economic infrastructure and
the means of communication, deliberately intended to discourage the
population and provoke an uprising, are incompatible with the
humanitarian principles invoked to justify them.

That said, our wishing to express our unequivocal and unreserved
condemnation of the action taken by NATO in no way implies any support
of or complacency towards the Belgrade authorities and in particular
their management of the ethnic question. Similarly, our sustained
reprobation of the continuation, without any legal grounds, of the
bombing of Iraq and the embargo imposed on this country, must not be
interpreted as any allegiance to the Baghdad regime.


The war strategy that devastated Yugoslavia and made Kosovo non-liveable
produced more refugees and victims than would have been caused by any
other combination of force and diplomacy. So it must be contested, both
from the political and the moral point of view. It was accompanied by a
media campaign to systematically legitimise the operations under way.

The arrangements made at the end of the bombing are intended to make
international aid contingent to the results of elections in Yugoslavia
and make aid contingent on the political options adopted by its
beneficiaries, which is not a very honourable means of political
interventions in the internal affairs of a third country. For its part,
under the UN administration created in Kosovo following the NATO
aggression, this region has become a virtually mono-ethnical one, where
non-Albanian minorities, be they Serbs, Gypsies, Slavs, Muslims, Jews,
Turks or Croats, had to flee from attacks or take refuge in ghettos.

We should also like to underscore the fact that the consequences of the
war waged in Yugoslavia extend far beyond the borders of this country.
More specifically, NATO's intervention in Kosovo, under the leadership
of the United States, is in line with a series of choices made by the
sole remaining superpower. Its gargantuan military budget; keeping NATO
in place, in spite of the dissolution of the Warsaw Pact and the end of
the USSR, and even to enlarge it by including Eastern Europe; projecting
armed force on the world arena by treating international institutions
with disdain; refusing to ratify the nuclear test ban treat; developing
anti-missile systems and, as recently discovered, a world-wide system
for eavesdropping on private and official calls are the most salient
aspects of a new model for exercising power charted in Washington, based
solely on the possession and use of ever more sophisticated instruments
of coercion.

That is why we call on all those who share these concerns and no longer
wish to see bombs as the alternative to international law, negotiations,
and democratic dialogue, to sign this appeal and turn it, everywhere in
the world, into an instrument of moral resistance against the new world
"order" that is emerging.


First signatories,

Olivier Corten, Professor at the Centre for International Law, Free
University of Brussels (ULB); Eric David, Professor at the ULB; Barbara
Delcourt, member of the Institute of European Studies, Professor at the
ULB;
François Houtart, Professor Emeritus at the Catholic University of
Louvain
(UCL); Pierre Klein, Professor at the ULB; Paulette Pierson-Mathy,
Professor at the ULB; Yves Rogister, Researcher at the CADOP, University
of
Liège; François Rigaux, Professor Emeritus at the UCL, former Dean of
the
Faculty of Law; Jean Salmon, Professor Emeritus at the ULB ; Eric Suy,
Professor Emeritus at the KUL ; former assistant general secretary of
the United Nations."

If you want to adhere to the Appeal, please send your name to:
CETRI
5, Av. Sainte Gertrude
1348 Louvain La Neuve
BELGIUM

By e-mail: action-kosovo@...
or fax to 32.10.453152


Financial support: CETRI; Account no. 000-1306002-91; mention:
Brussels Appeal

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> Liste d'adhésions par pays au 01.06.2000
>
>
> ALLEMAGNE
>
>
> Altvater, Elmar; prefesseur à l'Université de Berlin; président de la
> Fondation
> Lelio Basso.
> Roksandic Mirjana ; Max Planck Institute for Demographic Research ;
> Rostock
> Wilke, Joachim; philosophe
>
> AUTRICHE
>
> Blau, Paul; professeur à l'Université de Vienne
> Meissner, Freda; journaliste
>
>
> BELGIQUE
>
> Algoet Peter ; filosoof, socratiker, Gent
> André Edgar ; prof. hon. univ. Mons-Hainaut ; Havré
> Arnauts Laurent ; avocat
>
> Bàrdos-Féltoronyi Nicolas ; professeur UCL
> Bekaert Xavier ; Université Libre de Bruxelles
> Benda Wim ; KU Leuven
> Berghezan Georges ; journaliste, Bruxelles
> Biot, Paul ; directeur du Centre de Théâtre Action
> Bouckaert André ; professeur. UCL
> Bovy Yannick ; journaliste
> Bricmont Jean ; professeur de physique, UCL
> Carton Bruno ; chargé de recherches GRESEA
> Collon Michel ; écrivain; journaliste
> De Belder Bert ; coordinateur Médecine pour le tiers-monde
> De Brabander Ludo ; Mouvement pour la Paix "Vrede vzw"
> Decroly Vincent ; député Parti Ecolo
> Dermagne Jean-Marie ; avocat, chargé de recherche au SIRDE,
> Louvain-la-Neuve
> De Vos Pol ; Président Ligue anti-impérialiste
> De Wilde Yvon ; documentaliste , Bruxelles
> Dhont Riet ; Parti du travail de Belgique
> Doyen, Paul, enseignant, Bruxelles
> Dutry Guillemine ; Grez-Doiceau
>
> Franchoo Serge ; chercheur Université Catholique Leuven
> Franck Robert ; prof. Université Catholique de Louvain
>
> Galand Pierre ; Ancien Président d'OXFAM-Belgique; Président du
CNPPD;
> Président du Forum Nord-Sud
> Georlette, Rob ; pharmacien à Putte
>
> Kapper, Alain ; chercheur
> Kerckhofs J.P. ; porte-parole de l'Appel pour une école démocratique"
> Kontodimas Christos ; journaliste
>
> Martens Ludo ; président du Parti du travail de Belgique
> Merckx Kris ; Nationaal woordvoerder Partij van de Arbeid van België
> Moins, Jacques; ancien député par Bruxelles; avocat; journaliste
>
> Nerinckx Wim ; Univ. Gent
>
> Peeters Anne ; directrice GRESEA
> Pestiau Jean ; professeur de physique, UCL
> Piérart Pierre ; prof. honoraire Université Mons-Hainaut
> Pôlet Claudine ; Comité de surveillance OTAN, Bruxelles
> Poznanski Marcel ; Comité de surveillance OTAN, Bruxelles
>
> Romain Roger ; ex-conseiller communal PCB
> Rossa Rosso Nadine ; secrétaire générale du Parti du travail de
Belgique
>
> Soetewey Jan ; Christenen voor het Socialisme
> Spriet Georges ; Vrede vzw
>
> Van den Hove Didier ; Louvain-la-Neuve
> Valverde t.a., Hernán ; avocat au barreau de Bruxelles ; licencié en
> droit
> international
> Vandepitte Marc ; Deurne
> Vanhoutte Peter ; volksvertegenwoodiger (député) Agalev
> Vanoost, Lode ; AGALEV (parti écolo-flamand), vice-président de la
> chambre
> de répresentants
> Versluys Jan ; Destelbergen
> Watté Jeroen ; KU Leuven
>
>
> BOSNIE HERZEGOVINE
>
> Past Martin S. ; Peace Office Outpost Sarajevo
>
> BULGARIE
>
> Doncheva Blagovesta
>
>
> CANADA
>
> Baillargeon Normand ; prof. Univ. du Québec, Montréal
> Soucy Pascal ; Gaspé
> Wells Christopher ; Hunter River, P.E.I.
>
>
> COSTA RICA
>
> Wagner Ureta Eric
>
>
> DANEMARK
>
> Diwan Zohair ; lecturer, economist
> Tarp Sven ; Associated professor Aarhus School of Business
>
>
> ESPAGNE
>
> Pena Lorenzo ; maître de recherche au CSIC, Madrid
> Rademacher, Gerda
> de Trazegnies Granda, Leopoldo ; prof. F.P.O. Sevilla
> Etxezarreta, Miren, Professeur d'économie appliqué; Université de
> Barcelona
>
>
> ETATS-UNIS D'AMERIQUE
>
> Chomsky Noam; Linguiste, écrivain, Professeur au Massachusets
Institut
> of
> Technology.
> d'Aymery Gilles ; Swans.com
> Dion Roland ; San Diego CA
> Feldman Alex ; Boston, MA
> Hey Nancy Alison ; Washington D.C.
> Johnstone, Diana ; journaliste
> Makara Petar ; IBM TJ Watson Research Center, Yorktown, NY
> Mitrovic-Minic Snezana ; Senior Software Engineer, Simon Fraser
> University,
> Burnaby, BC
> Progovac Ljiljana ; Associate Professor, Wayne State University,
> Detroit, MI
> Robertson Barton W. ; Torrance, CA
> Ward, Morehouse; Leading member of the Council on International and
> Public Affairs, New York
> Welsh Joe ; student, Ohio University
>
>
> FRANCE
>
> Albala, Nuri; Avocat à la Cour, Paris; membre de l'AIJD.
> Andréani Caroline ; comité "Halte à l'OTAN"
> Badiou, Alain; philosophe, dramaturge, professeur à l'École Normale
> Supérieur d'Ulm et à l'Université de Paris VII
> Ballin Bernard ; médecin ; Chazey-sur-Ain
> Belougne Dominique ; Université de Bordeaux II
> Bidard, Sophie ; site Internet Résistance, Paris
> Bourdieu Pierre ; sociologue, professeur au Collège de France
> Bullard Linda ; présidente Féd. int. des mouvements de l'agriculture
> biologique
> Debray, Régis ; écrivain
> Delorca, Frédéric; co-fondateur du site "Résistance", Paris
> Fonseca Jean-Marc
> Krivine Jean-Paul ; psychologue
> Labica Georges ; prof. émérite des Universités (F)
> Menexiadis Dimitri ; maître de conférences, Université Bretagne Sud,
> Lorient
> Miracle Sole, salvador ; chercheur CNRS, Marseille
> Pecker, Jean-Claude; Professeur honoraire d'Astrophysique théorique
au
> College de France.
> Pergnier Maurice ; Prof. émérite Univérsité Paris-Val de Marne
> Richier Jean-Paul ; medecin, Paris
> Van Muylder, Céline ; étudiante ;
> Weil, Roland; Avocat; Président de l'Association Internationale de
> Juristes
> Démocrates
>
>
> GRECE
>
> Axelos, Loukas ; écrivain
> Charamambidis, Michalist ; sociologue
> Damianakou, Maria ; écrivain
> Meletzis, Spyros ; photographe ; ancien résistant
> Kalomendou, Theophanie ; docteur en philosophie
>
>
> INDE
>
> Sharma, Jitendra; Senior Advocate at the Indias's Supreme Court;
> Secretary
> General, International Association of Democratic Lawyers.
>
>
> ISRAEL
>
> Budeiri Musa ; Bir Zeit Univ., Jérusalem
> Cohen Raya ;
> Eylon Debbie ; Jérusalem
> Matar Anat ; Tel Aviv Univ.
> Pelleg Sryck Tamar ; Human rights lawyer
> Weiss Ronit
> Wollin Amos ; journaliste, Tel Aviv
>
>
> ITALIE
>
> Amit Daniel ; Istituto "La Sapienza", Rome
> Gallo Domenico; juge, Rome
> Hambye Thomas ; chercheur au Laboratori Nazionali di Frascati, Rome
> La Valle, Ranieri; sénateur
> Marenco Franco ; ENEA, Roma
> Parisi Giorgio ; Université de Roma "La Sapienza"
> Tognoni, Gino; Sécretaire Général de la Fondation International Lelio
> Basso
>
>
> MEXIQUE
>
> Dvoeglazov Valeri ; Professeur, Mexico
> Lopez Castro Gabriel, Professeur, Cinvestav-IPN, Mexico
> Lopez Laval Hilda ;
> Manko Vladimir S., Professeur, Cinvestav-IPN, Mexico
>
>
> PALESTINE (territoires occupés)
>
> Budeiri Musa ; Bir Zeit Univ. , Jérusalem
>
>
> PAYS - BAS
>
> Dekker Nico ; Université libre d'Amsterdam
> de Tollenaere Herman ; écrivain historien, Leiden
> van Asseldonk Chris, Ton ; La Haye
>
> PHILIPPINES
>
> Mariano Rafael ; chairperson, BAYAN Philippines (New Patriotic
Alliance)
>
> Pagaduan-Araullo Carolina ; executive director, Philippine Peace
Center
>
>
> ROYAUME - UNI
>
> Browne Chedmond ; African history lecturer, Montserrat
> Hall Duncan ; chercheur
> Jayan, Nayar; professor at the School of Law; University of Warwick
> Liebling, Helen; psychologue, University of Warwick
> McGettigan Andrew ; social housing worker
> Paliwala, Abdul; professeur at the School of Law; University of
Warwick
> Rangwalla, Glenn; Political Sciences professor Cambridge University
> White Jonathan ; Research student
>
>
> RUSSIE
>
> Lukin Alexander; fondateur du Comité pour la Paix en Yougoslavie,
>
>
> SRI LANKA
>
> Bala, Tampoe; secrétaire général de la Ceylan Mercantil Industrie,
Sir
> Lanka
>
>
> SUISSE
>
> Sanz Markus ; membre fondateur du Comité pour la Paix en Yougoslavie,
> professeur au collège de Genève (CH) (050400)
> Weber, Franz; écologiste; président de la Fondation "Weber"
>
>
> VENEZUELA
>
> Pardo Adolfo ; dirigeant syndical, Caracas
>
>
> YOUGOSLAVIE
>
> Grubacic Andrej ; co-fondateur du site Résistance, Belgrade.
> Vidanovic Djordje ; Prof. Univ. Nis
>
>


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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