Jugoslavia: l'isola che non c'e'.
Strano destino quello della Jugoslavia. Nata per la prima volta dalla
monarchia serbo-montenegrina, una delle piu' antiche monarchie europee,
ed intesa a racchiudere nei confini di un regno unico gli slavi del sud
(da
jug= sud), crollata poi in seguito sotto i feroci bombardamenti
nazifascisti
del 1941 e ancora risorta a nuova e gloriosa esistenza, vincitore della
seconda guerra mondiale a fianco dell'Unione Sovietica grazie al
sacrificio
e coraggio di quella stessa popolazione slava del sud, guidata nella
resistenza partigiana animata da un capo coraggioso e saggio, Tito. Sino
all'anno scorso la Jugoslavia visse come federazione, attiva sul piano
internazionale diede vita al Terzo Blocco, quello dei Paesi
Non-Allineati,
una specie di inter-comunita' nel segno dell'interscambio della
differenza
e della tolleranza, una strana creatura voluta dal suo leader
carismatico,
Tito, strana come la sua Jugoslavia.
Eppure ecco che l'Occidente alla fine degli anni '80 prematuramente ne
decreta nuovamente la fine. Ricordo personalmente lo sdegno e
l'irritazione
che provavo ogni volta che mi capitava di leggere un articolo di
giornale
dove appariva l'etichetta ex-jugoslavia. Ricordo che sfottevo i miei
amici
che credono nella stampa, quando durante i campionati di calcio appariva
questo strano ed inquietante spettro: Jugoslavia - Francia. Eh si, c'e'
ancora, triste realta'. Eppure ovunque anche nei giornali e telegiornali
nazionali italiani (persino quelli della sinistra) si procede dalla fine
degli anni '80 in poi ad un vero e proprio annullamento della
Jugoslavia,
mentre essa ancora esisteva pienamente con legittimo diritto
formalmente
riconosciuta nel consesso delle nazioni. Credo che mai nessuna nazione
prima della Jugoslavia abbia subito il trattamento di diffamazione, di
insulto,
demonizzazione e delegittimazione che le e' stato riservato dalla fine
degli
anni 80 alla fine dei 90 e che tutto sommato non e' mai finito. Poi
ecco,
si procede al criminale bombardamento della popolazione, delle
infrastrutture, dei ponti, delle fabbriche, dei siti militari, si, si
arriva
alla guerra, una guerra sporca, della quale in pochi ancora in Occidente
conoscono chiaramente i dettagli reali sul terreno militare oltreche'
diplomatico.
Ed in questo e' ancora piu' singolare il destino di questa nazione che
racchiude minoranze e religioni ovunque, un miscuglio di popoli e
lingue,
che si riconosce ancora nella fratellanza e unita', che crede nella
propria
comunita' solidale che ha sempre dato loro un discreto benessere e
tranquillita': ecco che da un giorno all'altro si trova annullata per
decreto e demonizzata ed identificata nell'etichetta mass-mediatica
dei "serbi"; il bombardamento mass-mediatico e' potentissimo e dura anni
mentre l'interferenza interna ed il brainwashing della propaganda, teso
ad
evidenziare qualsiasi minima differenza culturale pur di dividere,
smembra
la federazione; ma l'incantesimo e' breve, infine si scopre l'inganno,
nel
momento cruciale, con l'intervento militare NATO contro il cuore della
Jugoslavia, la Serbia, si bombarda tutto e tutti, ospedali e ponti e
persino
gli stessi albanesi del Kosovo in fuga, guarda un po', proprio dalla
NATO.
- Nismo zaboravili sta su radili. (non abbiamo dimenticato quello che
hanno fatto).
Mi dice un uomo, un semplice contadino, della minoranza ungherese, con
accenno ai bombardamenti. Il suo braccio e' teso verso un punto, indica
una
citta' vicina, dove hanno bombardato una raffineria.
Si, la Jugoslavia annullata prima sul piano del diritto internazionale
subisce poi l'intervento fisico, per "mettere le cose a posto", si
procede
al bombardamento, tanto e' il desiderio di annientarla, di eliminarne
ogni
scomoda differenza, ed infine dopo ingerenze e interferenze di ogni
sorta,
un governo dagli strani contorni e avverso a gran parte della
popolazione ne
decreta la fine ufficialmente. La Jugoslavia cessa di esistere e nasce
la
Serbia e Montenegro.
Eppure dicevo, e' strano il destino di questa Jugoslavia che
ufficialmente
non esiste piu' di fatto, e che pure esiste sempre piu' prepotentemente
di
fatto nella realta', nel suo essere coesa e solidale, nel suo resistere
ai
tentativi di imporrle un'altro modello, ad un terribile e potente mostro
neoliberista e neocolonialista che rumoreggia alle sue porte. Che amara
illusione se si e' pensato di incantare un popolo bombardandolo con la
propaganda dopo averlo bombardato con missili e bombe, persino
contaminate da uranio.
E cosi' il destino e' strano dicevo perche' di fatto la Jugoslavia
esiste,
ed esiste nel cuore di ogni uomo che ha a cuore la sua liberta', perche'
questa e' stata la Jugoslavia, un'isola felice e libera, dove
l'industrializzazione e' convissuta pacificamente accanto alle
tradizioni,
ai diversi culti e alla natura, e dove la ricchezza tutto sommato e'
stata
redistribuita tra la gente. Un esempio, un modello per il mondo intero.
Ed
il ricordo e' ancora vivo in tutti coloro che l'hanno vissuta, sloveni,
croati, bosniaci e persino kosovari. Per tutti loro la Jugoslavia e' ora
l'isola che non c'e', un paradiso perduto, ed e' l'isola che non c'e'
per
tutti coloro che di fatto la rendono viva, la popolazione jugoslava, ai
quali non e' stato neanche chiesto con un referendum se cambiare il
nome alla propria nazione.
Ebbene questa isola che non c'e' e' un terreno dove il tessuto sociale
ancora non e' quello del capitalismo, dove la solidarieta' e la
fratellanza
fra i popoli e' eccellente, dove si ha l'amara coscienza che
dall'occidente
spesso, troppo spesso sono arrivate nel corso della storia, promesse
vuote
trasformate repentinamente in proiettili e bombe e campi di
concentramento.
E non parliamo poi dei ghetti. Basti pensare alla popolazione zingara
che
qui vive tranquilla, e che fu ghettizzata e massacrata invece nella
civile
Europa (in Germania i Rom sono stati pressoche' sterminati).
E per questo non deve stupire il risultato delle ultime elezioni.
Non e' il rifiuto dell'Europa, quella liberale e sociale che al
contrario
gode qui di alta reputazione.
No, e' il rifiuto netto e deciso dell'oppressione.
Questa isola che non c'e' dicevo, che e' adesso veramente ex, e'
sorprendentemente viva e sempre lo sara' nel cuore di ogni uomo libero
nei Balcani, e ovunque.
Paolo Teobaldelli
Pensieri dalla Jugoslavia 09/04/2004
[ Salutiamo e ringraziamo l'autore per il suo significativo contributo.
CNJ ]
Strano destino quello della Jugoslavia. Nata per la prima volta dalla
monarchia serbo-montenegrina, una delle piu' antiche monarchie europee,
ed intesa a racchiudere nei confini di un regno unico gli slavi del sud
(da
jug= sud), crollata poi in seguito sotto i feroci bombardamenti
nazifascisti
del 1941 e ancora risorta a nuova e gloriosa esistenza, vincitore della
seconda guerra mondiale a fianco dell'Unione Sovietica grazie al
sacrificio
e coraggio di quella stessa popolazione slava del sud, guidata nella
resistenza partigiana animata da un capo coraggioso e saggio, Tito. Sino
all'anno scorso la Jugoslavia visse come federazione, attiva sul piano
internazionale diede vita al Terzo Blocco, quello dei Paesi
Non-Allineati,
una specie di inter-comunita' nel segno dell'interscambio della
differenza
e della tolleranza, una strana creatura voluta dal suo leader
carismatico,
Tito, strana come la sua Jugoslavia.
Eppure ecco che l'Occidente alla fine degli anni '80 prematuramente ne
decreta nuovamente la fine. Ricordo personalmente lo sdegno e
l'irritazione
che provavo ogni volta che mi capitava di leggere un articolo di
giornale
dove appariva l'etichetta ex-jugoslavia. Ricordo che sfottevo i miei
amici
che credono nella stampa, quando durante i campionati di calcio appariva
questo strano ed inquietante spettro: Jugoslavia - Francia. Eh si, c'e'
ancora, triste realta'. Eppure ovunque anche nei giornali e telegiornali
nazionali italiani (persino quelli della sinistra) si procede dalla fine
degli anni '80 in poi ad un vero e proprio annullamento della
Jugoslavia,
mentre essa ancora esisteva pienamente con legittimo diritto
formalmente
riconosciuta nel consesso delle nazioni. Credo che mai nessuna nazione
prima della Jugoslavia abbia subito il trattamento di diffamazione, di
insulto,
demonizzazione e delegittimazione che le e' stato riservato dalla fine
degli
anni 80 alla fine dei 90 e che tutto sommato non e' mai finito. Poi
ecco,
si procede al criminale bombardamento della popolazione, delle
infrastrutture, dei ponti, delle fabbriche, dei siti militari, si, si
arriva
alla guerra, una guerra sporca, della quale in pochi ancora in Occidente
conoscono chiaramente i dettagli reali sul terreno militare oltreche'
diplomatico.
Ed in questo e' ancora piu' singolare il destino di questa nazione che
racchiude minoranze e religioni ovunque, un miscuglio di popoli e
lingue,
che si riconosce ancora nella fratellanza e unita', che crede nella
propria
comunita' solidale che ha sempre dato loro un discreto benessere e
tranquillita': ecco che da un giorno all'altro si trova annullata per
decreto e demonizzata ed identificata nell'etichetta mass-mediatica
dei "serbi"; il bombardamento mass-mediatico e' potentissimo e dura anni
mentre l'interferenza interna ed il brainwashing della propaganda, teso
ad
evidenziare qualsiasi minima differenza culturale pur di dividere,
smembra
la federazione; ma l'incantesimo e' breve, infine si scopre l'inganno,
nel
momento cruciale, con l'intervento militare NATO contro il cuore della
Jugoslavia, la Serbia, si bombarda tutto e tutti, ospedali e ponti e
persino
gli stessi albanesi del Kosovo in fuga, guarda un po', proprio dalla
NATO.
- Nismo zaboravili sta su radili. (non abbiamo dimenticato quello che
hanno fatto).
Mi dice un uomo, un semplice contadino, della minoranza ungherese, con
accenno ai bombardamenti. Il suo braccio e' teso verso un punto, indica
una
citta' vicina, dove hanno bombardato una raffineria.
Si, la Jugoslavia annullata prima sul piano del diritto internazionale
subisce poi l'intervento fisico, per "mettere le cose a posto", si
procede
al bombardamento, tanto e' il desiderio di annientarla, di eliminarne
ogni
scomoda differenza, ed infine dopo ingerenze e interferenze di ogni
sorta,
un governo dagli strani contorni e avverso a gran parte della
popolazione ne
decreta la fine ufficialmente. La Jugoslavia cessa di esistere e nasce
la
Serbia e Montenegro.
Eppure dicevo, e' strano il destino di questa Jugoslavia che
ufficialmente
non esiste piu' di fatto, e che pure esiste sempre piu' prepotentemente
di
fatto nella realta', nel suo essere coesa e solidale, nel suo resistere
ai
tentativi di imporrle un'altro modello, ad un terribile e potente mostro
neoliberista e neocolonialista che rumoreggia alle sue porte. Che amara
illusione se si e' pensato di incantare un popolo bombardandolo con la
propaganda dopo averlo bombardato con missili e bombe, persino
contaminate da uranio.
E cosi' il destino e' strano dicevo perche' di fatto la Jugoslavia
esiste,
ed esiste nel cuore di ogni uomo che ha a cuore la sua liberta', perche'
questa e' stata la Jugoslavia, un'isola felice e libera, dove
l'industrializzazione e' convissuta pacificamente accanto alle
tradizioni,
ai diversi culti e alla natura, e dove la ricchezza tutto sommato e'
stata
redistribuita tra la gente. Un esempio, un modello per il mondo intero.
Ed
il ricordo e' ancora vivo in tutti coloro che l'hanno vissuta, sloveni,
croati, bosniaci e persino kosovari. Per tutti loro la Jugoslavia e' ora
l'isola che non c'e', un paradiso perduto, ed e' l'isola che non c'e'
per
tutti coloro che di fatto la rendono viva, la popolazione jugoslava, ai
quali non e' stato neanche chiesto con un referendum se cambiare il
nome alla propria nazione.
Ebbene questa isola che non c'e' e' un terreno dove il tessuto sociale
ancora non e' quello del capitalismo, dove la solidarieta' e la
fratellanza
fra i popoli e' eccellente, dove si ha l'amara coscienza che
dall'occidente
spesso, troppo spesso sono arrivate nel corso della storia, promesse
vuote
trasformate repentinamente in proiettili e bombe e campi di
concentramento.
E non parliamo poi dei ghetti. Basti pensare alla popolazione zingara
che
qui vive tranquilla, e che fu ghettizzata e massacrata invece nella
civile
Europa (in Germania i Rom sono stati pressoche' sterminati).
E per questo non deve stupire il risultato delle ultime elezioni.
Non e' il rifiuto dell'Europa, quella liberale e sociale che al
contrario
gode qui di alta reputazione.
No, e' il rifiuto netto e deciso dell'oppressione.
Questa isola che non c'e' dicevo, che e' adesso veramente ex, e'
sorprendentemente viva e sempre lo sara' nel cuore di ogni uomo libero
nei Balcani, e ovunque.
Paolo Teobaldelli
Pensieri dalla Jugoslavia 09/04/2004
[ Salutiamo e ringraziamo l'autore per il suo significativo contributo.
CNJ ]