Da: ICDSM Italia
Data: Lun 21 Giu 2004 11:01:18 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] Il discorso di Campo dei Merli


(srpskohrvatski / english / deutsch / francais / italiano)


*** ITALIANO ***

TESTO DEL DISCORSO DI SLOBODAN MILOSEVIC
tenuto dinanzi ad un milione di persone convenute a Gazimestan, nella 
piana di Campo dei Merli ("Kosovo Polje") il 28/6/1989, nel 
seicentesimo anniversario della omonima battaglia.

Fonte: National Technical Information Service, Dept. of Commerce, USA
Traduzione a cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia, 1999

Vedi anche:
Un documento eccezionale: la REGISTRAZIONE AUDIO/VIDEO di quello che 
Milosevic ha veramente detto il 28 giugno 1989 sulla piana di 
Gazimestan (Kosovo Polje)
http://resistance.chiffonrouge.org/IMG/ram/doc-7.ram

Slobodan Milosevic:

  Circostanze sociali hanno fatto si che questo grande seicentesimo
  anniversario della battaglia di Kosovo Polje abbia luogo in un
  anno in cui la Serbia, dopo molti anni, dopo molte decadi, ha
  riottenuto la sua integrita' statale, nazionale, e spirituale
  [si riferisce alla abrogazione della "autonomia speciale", in
  vigore nella regione del Kosovo dal 1974, che le garantiva uno
  status di settima Repubblica jugoslava "de facto"; n.d.crj].
  Percio' non e' difficile per noi oggi rispondere alla vecchia
  domanda: come ci porremo davanti a Milos [Milos Obilic,
  leggendario eroe della battaglia del Kosovo; n.d.crj]. Guardando a
  tutto il corso della storia e della vita sembra che la Serbia abbia,
  proprio in questo anno, nel 1989, riottenuto il suo Stato e la sua
  dignita' e percio' che abbia celebrato un evento del passato
  remoto che ha un grande significato storico e simbolico per il
  suo futuro.

  * La Liberazione come carattere proprio della Serbia

  Oggi come oggi e' difficile dire quale sia la verita' storica
  sulla battaglia del Kosovo e cosa sia solo leggenda. Oggi
  come oggi questo non ha piu' importanza. Oppressa dalla
  sofferenza e piena di fiducia, la popolazione era solita
  rievocare e dimenticare, come in fondo tutte le popolazioni
  del mondo fanno, e si vergognava del tradimento e glorificava
  l'eroismo. Percio' e' difficile dire oggi se la battaglia del
  Kosovo fu una sconfitta o una vittoria per la gente serba,
  se grazie ad essa piombo' nella schiavitu' o se ne sottrasse
  [lo smembramento del regno di Serbia come Stato avvenne infatti
  solo settanta anni dopo; n.d.crj].
  Le risposte a queste domande saranne sempre cercate dalla scienza e
  dal popolo. Quello che e' stato certo attraverso i secoli fino al
  nostro tempo e' che la discordia si abbatte' sul Kosovo seicento
  anni fa. Se perdemmo la battaglia, non deve essere stato solamente
  il risultato della superiorita' sociale e del vantaggio militare
  dell'Impero Ottomano, ma anche della tragica divisione nella
  leadership dello Stato serbo a quel tempo. In quel lontano 1389,
  l'Impero Ottomano non fu solamente piu' forte di quello dei serbi
  ma ebbe anche una sorte migliore che non il regno serbo.

  La mancanza di unita' ed il tradimento in Kosovo continueranno ad
  accompagnare il popolo serbo come un destino diabolico per tutto
  il corso della sua storia [non a caso le "quattro esse"
  cirilliche della bandiera tradizionale serba significano "Samo
  Sloga Srbe Spasava", ovvero "solo la concordia salvera' i serbi";
  n.d.crj]. Persino nell'ultima guerra, questa mancanza di unita'
  ed il tradimento hanno gettato il popolo serbo e la Serbia in una
  agonia, le conseguenze della quale in senso storico e morale hanno
  sorpassato l'aggressione fascista [Milosevic si riferisce
  evidentemente al patto sottoscritto dal governo Cvetkovic-Macek con
  i nazisti, e forse anche al governo collaborazionista di Nedic
  ed alla alleanza dei cetnici con il nazismo tedesco dopo la
  capitolazione dell'Italia, in funzione anticomunista; n.d.crj].

  Anche in seguito, quando fu messa in piedi la Jugoslavia socialista,
  in questo nuovo Stato la leadership serba continuava ad essere
  divisa, disposta al compromesso a detrimento del suo stesso
  popolo. Le concessioni che molti leaders serbi fecero a spese del
  loro popolo non erano storicamemte ne' eticamente accettabili
  per alcuna nazione del mondo [si riferisce evidentemente alla
  strutturazione della Serbia in Repubblica con due regione autonome
  con diritto di veto, quasi Repubbliche a se' stanti; n.d.crj],
  specialmente perche' i serbi non hanno mai fatto guerra di conquista
  o sfruttato altri nel corso della loro storia. Il loro essere
  nazionale e storico e' stato di carattere liberatorio durante tutti
  i secoli e nel corso di entrambe le guerre mondiali, cosi' come
  oggi. Hanno liberato se' stessi e quando hanno potuto hanno anche
  aiutato altri a liberarsi. Il fatto che in questa regione siano
  una nazionalita' maggioritaria non e' un peccato od una colpa dei
  serbi: questo e' un vantaggio che essi non hanno usato contro
  altri, ma devo dire che qui, in questo grande, leggendario Campo
  dei Merli, i serbi non hanno usato il vantaggio di essere grandi
  neppure a loro beneficio.

  A causa dei loro leaders e dei loro uomini politici e di una
  mentalita' succube si sentivano colpevoli dinanzi a loro stessi
  ed agli altri. Questa situazione e' durata per decenni, e' durata
  per anni, e ci ritroviamo adesso a Campo dei Merli a dire che le
  cose ora stanno diversamente.

  * L'unita' rendera' possibile la prosperita'

  La divisione tra i politici serbi ha nuociuto alla Serbia, e la
  loro inferiorita' l'ha umiliata. Percio', nessun posto in Serbia
  e' piu' adeguato per affermare questo della piana del Kosovo, nessun
  posto in Serbia e' piu' adeguato della piana del Kosovo per dire
  che l'unita' in Serbia portera' la prosperita' al popolo serbo in
  Serbia ed a ciascuno dei cittadini della Serbia, indipendentemente
  dalla sua nazionalita' o dal credo religioso.

  La Serbia oggi e' unita e pari alle altre repubbliche ed e'
  pronta a fare ogni cosa per migliorare la sua posizione economica
  e sociale, e quella dei suoi cittadini. Se c'e' unita', cooperazione
  e serieta', si riuscira' nell'intento. Ecco perche' l'ottimismo
  che e' oggi in larga misura presente in Serbia, riguardo al futuro,
  e' realistico, anche perche' e' basato sulla liberta' che rende
  possibile a tutta la popolazione di esprimere le sue capacita'
  positive, creative ed umane, allo scopo di migliorare la vita
  sociale e personale.

  In Serbia non hanno mai vissuto solamente i serbi. Oggi, piu'
  che nel passato, pure componenti di altri popoli e nazionalita'
  ci vivono. Questo non e' uno svantaggio per la Serbia. Io sono
  assolutamente convinto che questo e' un vantaggio. La composizione
  nazionale di quasi tutti i paesi del mondo oggi, e soprattutto
  di quelli sviluppati, si e' andata trasformando in questa
  direzione. Cittadini di diverse nazionalita', religioni, e razze
  sempre piu' spesso e con sempre maggior successo vivono insieme.

  In particolare il socialismo, che e' una societa' democratica
  progressista e giusta, non dovrebbe consentire alle genti di essere
  divise sotto il profilo nazionale o sotto quelo religioso. Le sole
  differenze che uno potrebbe e dovrebbe consentire nel socialismo
  sono tra quelli che lavorano sodo ed i fannulloni, ovvero tra
  gli onesti ed i disonesti. Percio', tutte le persone che in Serbia
  vivono del loro lavoro, onestamente, rispettando le altre
  persone e le altre nazionalita', vivono nella loro Repubblica.

  * Le drammatiche divisioni nazionali

  Dopotutto, l'intero nostro paese dovrebbe essere fondato sulla base
  di questi principi. La Jugoslavia e' una comunita' multinazionale
  e puo' sopravvivere solo alle condizioni della eguaglianza piena
  per tutte le nazioni che ci vivono.

  La crisi che ha colpito la Jugoslavia ha portato con se' divisioni
  nazionali, ma anche sociali, culturali, religiose e molte altre,
  meno importanti. Tra queste divisioni, quelle nazionalistiche hanno
  dimostrato di essere le piu' drammatiche. Risolverle rendera' piu'
  semplice rimuovere altre divisioni e mitigare le conseguenze che
  esse hanno creato.

  Da quando esistono le comunita' multinazionali, il loro punto
  debole e' sempre stato nei rapporti tra le varie nazionalita'.
  La minaccia e' che ad un certo punto emerga l'interrogativo se
  una nazione sia messa in pericolo dalle altre - e questo puo' dare
  il via ad una ondata di sospetti, di accuse, e di intolleranza,
  una ondata che necessariamente cresce e si arresta con difficolta'.
  Questa minaccia e' stata appesa come una spada sulle nostre teste
  per tutto il tempo. Nemici interni ed esterni delle comunita'
  multinazionali sono coscienti di questo e percio' organizzano la
  loro attivita' contro le societa' multinazionali, soprattutto
  fomentando i conflitti nazionali. A questo punto, noi qui in
  Jugoslavia ci comportiamo come se non avessimo mai avuto una
  esperienza del genere e come se nel nostro passato recente e
  remoto non avessimo mai vissuto la peggiore tragedia, in tema
  di conflitti nazionali, che una societa' possa mai vivere ed a
  cui possa mai sopravvivere.

  Rapporti equi ed armoniosi tra i popoli jugoslavi sono una
  condizione necessaria per l'esistenza della Jugoslavia e perche'
  essa trovi la sua via d'uscita dalla crisi, ed in particolare
  essi sono condizione necessaria per la sua prosperita' economica e
  sociale. A questo riguardo la Jugoslavia non si pone al di fuori
  del contesto sociale del mondo contemporaneo, in particolare
  di quello sviluppato. Questo mondo e' sempre piu' contrassegnato
  dalla tolleranza tra nazioni, dalla cooperazione tra nazioni, ed
  anche dalla eguaglianza tra nazioni. Il moderno sviluppo economico
  e tecnologico, ed anche quello politico e culturale, hanno condotto
  i vari popoli l'uno verso l'altro, rendendoli interdipendenti e
  sempre piu' paritari. Popoli eguali ed uniti tra loro possono
  soprattutto diventare parte della civilta' verso cui si dirige
  il genere umano. Se noi non possiamo essere alla testa della
  colonna che guida la suddetta civilta', sicuramente non c'e' nessuna
  ragione nemmeno per rimanere in fondo.

  Ai tempi di questa famosa battaglia combattuta nel Kosovo, le
  genti guardavano alle stelle attendendosi aiuto da loro. Adesso,
  sei secoli dopo, essi guardano ancora le stelle, in attesa di
  conquistarle. Nel primo caso, potevano ancora permettersi di
  essere disuniti e di coltivare odio e tradimento perche' vivevano
  in mondi piu' piccoli, solo poco legati tra loro. Adesso, come
  abitanti di questo pianeta, non possono conquistare nemmeno il
  loro stesso pianeta se non sono uniti, per non parlare degli altri
  pianeti, a meno che non vivano in mutua armonia e solidarieta'.

  Percio', le parole dedicate all'unita', alla solidarieta', alla
  cooperazione tra le genti non hanno significato piu' grande in
  alcun luogo della nostra terra natia di quello che hanno qui,
  sul campo del Kosovo, che e' simbolo di divisione e di tradimento.

  Nella memoria del popolo serbo, questa disunione fu decisiva nel
  causare la perdita della battaglia e nell'arrecare il destino che
  che gravo' sulla Serbia per ben sei secoli.

  Ma se pure da un punto di vista storico le cose non andarono cosi',
  rimane certo che il popolo considero' la divisione come il
  suo peggior flagello. Percio' e' un obbligo per il popolo
  rimuovere le divisioni, cosi' da potersi proteggere dalle sconfitte,
  dai fallimenti, e dalla sfiducia nel futuro.

  * L'unita' riporta la dignita'

  Quest'anno il popolo serbo ha compreso la necessita' della
  mutua armonia come condizione indispensabile per la sua vita
  presente e gli sviluppi futuri.

  Io sono convinto che questa coscienza dell'armonia e dell'unita'
  rendera' possibile alla Serbia non solo di funzionare in quanto
  Stato ma di funzionare bene. Percio' io credo che abbia senso
  dirlo qui, in Kosovo, dove quella divisione un tempo fece precipitare
  la Serbia tragicamente all'indietro di secoli, mettendola a
  repentaglio, e dove l'unita' rinnovata puo' farla avanzare e
  farle riacquistare dignita'. Questa coscienza dei reciproci rapporti
  costituisce una necessita' elementare anche per la Jugoslavia,
  perche' il suo destino e' nelle mani unite di tutti i suoi popoli.

  L'eroismo del Kosovo ha ispirato la nostra creativita' per sei
  secoli, ed ha nutrito il nostro orgoglio e non ci consente di
  dimenticare che un tempo fummo un'esercito grande, coraggioso,
  ed orgoglioso, uno dei pochi che non si potevano vincere nemmeno
  nella sconfitta.

  Sei secoli dopo, adesso, noi veniamo nuovamente impegnati in
  battaglie e dobbiamo affrontare battaglie. Non sono battaglie
  armate, benche' queste non si possano ancora escludere.
  Tuttavia, indipendentemente dal tipo di battaglie, nessuna di esse
  puo' essere vinta senza determinazione, coraggio, e sacrificio,
  senza le qualita' nobili che erano presenti qui sul campo del
  Kosovo nei tempi andati. La nostra battaglia principale adesso
  riguarda il raggiungimento della prosperita' economica, politica,
  culturale, e sociale in genere, perche' si trovi un approccio piu'
  veloce ed efficace verso la civilta' nella quale la gente vivra'
  nel XXImo secolo. Per questa battaglia noi abbiamo sicuramente
  bisogno di eroismo, naturalmente un eroismo di un tipo un po'
  diverso; ma quel coraggio senza il quale non si ottiene
  niente di serio e di grande resta resta immutato e resta
  assolutamente necessario.

  Sei secoli fa, la Serbia si e' eroicamente difesa sul campo del
  Kosovo, ma ha anche difeso l'Europa. A quel tempo la Serbia era
  il bastione a difesa della cultura, della religione, e della
  societa' europea in generale. Percio' oggi ci sembra non solo
  ingiusto, ma persino antistorico e del tutto assurdo parlare
  della appartenenza della Serbia all'Europa. La Serbia e' stata
  una parte dell'Europa incessantemente, ed ora tanto quanto nel
  passato, ovviamente nella sua maniera specifica, ma in una
  maniera che non l'ha mai privata di dignita' in senso storico.
  E' con questo spirito che noi ci accingiamo adesso a costruire una
  societa' ricca e democratica, contribuendo cosi' alla prosperita'
  di questa bella terra, questa terra che ingiustamente soffre,
  ma contribuendo anche agli sforzi di tutti i popoli della nostra
  era lanciati verso il progresso, sforzi che essi compiono per un
  mondo migliore e piu' felice.

  Che la memoria dell'eroismo del Kosovo viva in eterno!
  Viva la Serbia!
  Viva la Jugoslavia!
  Viva la pace e la fratellanza tra i popoli!


*** SRPSKOHRVATSKI ***

Slobodan Milosevic na Gazimestanu, 28/6/1989:


Na ovom mestu u srcu Srbije, na Kosovu Polju, pre sest vekova,
pre punih 600-na godina dogodila se jedna od najvecih bitaka
onoga doba. Kao i sve velike dogadjaje i taj prate mnoga pitanja
i tajne, on je predmet neprekidnog naucnog istrazivanja i obicne
narodne radoznalosti.
Sticajem drustvenih okolnosti ovaj veliki seststogodisnji jubilej
Kosovske bitke dogodio se u godini u kojoj je Srbija, posle
mnogo godina, posle mnogo decenija, povratila svoj drzavni,
nacionalni i duhovni integritet. Nije nam, prema tome danas, tesko
da odgovorimo na ono staro pitanje: - sa cim cemo pred Milosa.
Igrom istorije i zivota izgleda kao da je Srbija bas ove 1989.
godine povratila svoju drzavu i svoje dostojanstvo da bi tako
proslavila istorijski dogadjaj iz daleke proslosti koji je imao
veliki istorijski i simbolicki znacaj za njenu buducnost.
Danas je tesko reci sta je u Kosovskoj bitci istorijska istina, a sta
legenda. Danas to vise nije ni vazno. Narod je pamtio i zaboravljao
pritisnut bolom i ispunjen nadom. Kao uostalom i svaki narod na
svetu. Stideo se izdajstva, velicao junastvo. Zato je danas tesko reci
da li je Kosovska bitka poraz ili pobeda Srpskog naroda, da li smo
zahvaljujuci njoj pali u ropstvo, ili smo zahvaljujuci  njoj u tom
ropstvu preziveli.
Odgovore na ta pitanja trazice nauka i narod neprekidno. Ono
sto je izvesno, kroz sve ove vekove iza nas, je da nas je na Kosovu
pre 600 godina zadesila  nesloga. Ako smo izgubili butku, onda to
nije bio samo rezultat drustvene superiornosti i oruzane prednosti
Osmanlijskog carstva, vec i tragicne  nesloge u vrhu sprske drzave.
Tada, te daleke 1389. Osmanlijsko carstvo nije samo bilo jace
od Srpskog, ono je bilo i srecnije od  Srpskog carstva.
Nesloga i izdaja na Kosovu pratice dalje srpski narod kao zla kob
kroz citavu njegovu istoriju. I u poslednjem ratu ta nesloga i ta
izdaja uveli su srpski narod i Srbiju u agoniju cije su posledice
u istorijskom i moralnom smislu prevazilazile fastisticku agresiju.
Pa i kasnije kada je formirana Socijalisticka Jugoslavija, srpski
vrh je u toj novoj zemlji ostao podeljen, sklon kompromisima na
stetu sopstvenog naroda. Ustupke koje su mnogi srpski rukovodioci
pravili na racun svog naroda,  ni istorijski, ni eticki, ne bi mogao
da prihvati ni jedan narod na svetu.  Pogotovo sto Srbi kroz citavu
svoju istoriju nisu nikada osvajali i eksploatisali druge. Njihovo
nacionalno i istorijsko bice kroz citavu istoriju i kroz dva svetska 
rata
kao i danas je - oslobodilacko.
Oslobadjali su vecito sebe i kad su bili u prilici, pomagali su drugima
da se oslobode. A to sto su u ovim prostorima veliki narod, nije
nikakav srpski greh, ni sramota. To je prednost, koju oni nisu koristili
protiv drugih. Ali moram da kazem ovde na ovom velikom,
legendarnom polju Kosovu, da Srbi tu prednost sto su veliki, nisu
nikada koristili ni za sebe.
Zaslugom svojih vodja i politicara i njihovog vazalnog mentaliteta
cak su se zbog toga osecali krivim pred drugima, pa i pred sobom.
Tako je bilo decenijama, godinama. Evo nas danas na Kosovu Polju
da kazemo - da vise nije tako.
Nesloga srpskih politicara unazadjivala je Srbiju, a njihova
inferiornost ponizavala je Srbiju. Nema zato u Srbiji pogodnijeg
mesta od Kosova Polja da se to kaze. I nema zato u Srbiji pogodnijeg
mesta, od Kosova Polja, da se kaze da ce sloga u Srbiji omoguciti
prosperitet i srpskom narodu i Srbiji i svakom njenom gradjaninu,
bez obzira na nacionalnu ili versku pripadnost.
Srbija je danas jedinstvena, ravnopravna sa drugim republikama i
spremna da ucini sve da poboljsa materijalni i drustveni zivot svih
svojih gradjana. Ako bude sloge, saradnje i ozbiljnosti, ona ce u tome
i uspeti.
Zato je optimizam koji je danas u prilicnoj meri prisutan u Srbiji u
pogledu buducih dana, realan utoliko, sto se zasniva na slobodi
koja omougcava svim ljudima da izraze svoje pozitivne, stvaralacke,
humane sposobnosti za unapredjenje drustvenog i sopstvenog zivota.
U Srbiji nikada nisu ziveli samo Srbi. Danas u njoj vise nego pre,
zive gradjani drugih naroda i narodnosti. To nije hendikep za Srbiju.
Iskreno sam uveren da je to njena prednost. U tom smislu se menja
nacionalni sastav gotovo svih, a  narocito razvijenih zemalja
savremenog sveta. Sve vise i sve uspesnije zajedno zive gradjani
raznih nacionalnosti, raznih vera i rasa.
Socijalizam kao progresivno i pravedno demokratsko drustvo,
pogotovo ne bi smelo da dopusti da se ljudi dele nacionalno i
verski. Jedine razlike koje se u socijalizmu mogu da dopuste i treba
da dopuste su izmedju radnih i neradnih, izmedju postenih i
nepostenih. Zato su svi koji u Srbiji zive od svog rada, posteno,
postujuci druge ljude i druge narode, - u svojoj Republici.
Uostalom, na tim osnovama treba da bude uredjena citava nasa
zemlja. Jugoslavija je visenacionalna zajednica i ona moze da
opstane samo u uslovima potpune ravnopravnosti svih nacija koje
u njoj zive.
Kriza koja je pogodila Jugoslaviju dovela je do nacionalnih, ali i
do socijalnih, kulturnih, verskih i mnogih drugih manje vaznih
podela. Medju svim tim podelama, kao najdramaticnije su se
pokazale nacionalne podele.
Njihovo otklanjanje olaksace otklanjanje drugih podela i ublaziti
posledice koje su te druge podele izazvale.
Otkad postoje visenacionalne zajednice, njihova slaba tacka su
odnosi koji se izmedju razlicitih nacija uspostavljaju. Kao mac nad
njihovim glavama, prisutna je neprekidna pretnja da se jednog
dana pokrene pitanje ugrozenosti jedne nacije od drugih i time
pokrene talas sumnji, optuzbi i netrpeljivosti koji po pravilu raste
i tesko se zaustavlja. To unutrasnji i spoljni neprijatelji takvih
zajednica znaju i zato svoju aktivnost protiv visenacionalnih
drustava uglavnom organizuju na podsticanje nacionalnih
sukoba. U ovom trenutku, mi u Jugoslaviji se ponasamo kao da
nam to iskustvo uopste nije poznato. I kao da u sopstvenoj, i daljoj
i blizoj proslosti nismo iskusili svu tragicnost nacionalnih sukoba,
koje jedno drustvo moze da dozivi, a da ipak opstane.
Ravnopravni i slozeni odnosi medju jugoslovenskim narodima su
neophodan uslov za opstanak Jugoslavije, za njen izlazak iz krize,
i pogotovo neophodan uslov za njen ekonomski i drustveni prosperitet.
Time se Jugoslavija ne izdvaja iz socijalnog ambijenta savremenog,
a pogotovo razvijenog sveta. Taj svet sve vise obelezava nacionalna
trpeljivost, nacionalna saradnja, pa cak i nacionalna ravnopravnost.
Savremeni ekonomski i tehnoloski, ali i politicki i kulturni razvoj
upucuje razne narode jedne na druge, cini ih medjusobno zavisnim
i sve vise i medjusobno ravnopravnim. U civilizaciju ka kojoj se
krece covecanstvo, mogu zakoraciti pre svega ravnopravni i
ujedinjeni ljudi. Ako ne mozemo da budemo na celu puta u takvu
civilizaciju, ne treba sigurno da budemo ni na njegovom zacelju.
U vreme kada se odigrala ova znamenita istorijska bitka na Kosovu,
ljudi su bili zagledani u zvezde cekajuci od njih pomoc. Danas,
sest vekova kasnije, ponovo su zagledani u zvezde, cekajuci da
ih osvoje. Prvi put su mogli da dopuste sebi razjedinjenost, mrznju,
izdaju, jer su ziveli u manjim, medjusobno slabo povezanim
svetovima. Danas kao stanovnici planete, razjedinjeni, ne mogu
osvojiti ni svoju planetu, a kamoli  druge planete, ukoliko ne
budu medjusobno slozni i solidarni.
Zato mozda nigde na tlu nase domovine nemaju toliko smisla reci
posvecene slozi, solidarnosti i saradnji medju ljudima koliko imaju
ovde, na Kosovu Polju, koje je simbol  nesloge i izdaje.
U pamcenju sprskog naroda ta nesloga je bila presudna za
gubitak bitke i za zlu sudbinu koju je Srbija podnela punih pet vekova.
Pa cak i ako sa istorijske tacke gledista ne bi bilo tako, ostaje
izvesnost da je narod svoju neslogu doziveo kao svoju  najvecu
nesrecu. I obaveza naroda je zato da je sam otkloni da bi sebe
ubuduce zastitio od poraza, neuspeha i stagnacija.
Srpski narod je ove godine postao svestan nuznosti svoje
medjusobne sloge kao neophodnog uslova za svoj sadasnji zivot
i dalji razvoj.
Uveren sam da ce ta svest o slozi i jedinstvu omoguciti Srbiji ne
samo da funkcionise kao drzava, vec da funkcionise kao uspesna
drzava. Zato i mislim da to ima smisla reci bas ovde na Kosovu
gde je nesloga jednom tragicno i za vekove unazadila i ugrozila
Srbiju i gde obnovljena sloga moze da je unapredi i da joj vrati
dostojanstvo. A takva svest o medjusobnim odnosima predstavlja
elementarnu nuznost i za Jugoslaviju. - Jer se njena sudbina
nalazi u zdruzenim rukama svih  njenih naroda.
Kosovska bitka sadrzi u sebi jos jedan veliki simbol. To je simbol
junastva. Njemu su posvecene pesme, igre, literatura i istorija.
Kosovsko junastvo vec sest vekova inspirise nase stvaralastvo,
hrani  nas ponos, ne da nam da zaboravimo da smo jednom bili
vojska velika, hrabra i ponosita, jedna od retkih koja je u gubitku
ostala neporazena.
Sest vekova kasnije, danas, opet smo u bitkama, i pred bitkama.
One nisu oruzane, mada i takve jos nisu iskljucene. Ali bez obzira
kakve da su, ove bitke se ne mogu dobiti bez odlucnosti, hrabrosti
i pozrtvovanosti. Bez tih dobrih osobina koje su onda davno bile
prisutne na Kosovu  Polju. Nasa glavna bitka danas odnosi se
na ostvarenje ekonomskog, politickog, kulturnog i uopste
drustvenog prosperiteta. Za brze i uspesnije priblizavanje civilizaciji
u kojoj ce ziveti ljudi u XXI veku. Za tu  nam je bitku pogotovo
potrebno junastvo. Razume se nesto dlrugacije. Ali ona srcanost
bez koje nista na svetu, ozbiljno i veliko, ne moze da se postigne,
ostaje nepromenjena. Ostaje vecno potrebna.
Pre sest vekova Srbija je ovde, na Kosovu Polju, junacki branila
sebe. Ali je branila i Evropu. Ona se tada nalazila na njenom
bedemu koji je stitio evropsku kulturu, religiju, evropsko drustvo
u celini. Zato danas izgleda ne samo  nepravedno vec i neistorijski
i sasvim apsurdno razgovarati o pripadnosti Srbije Evropi. Ona je
u njoj neprekidno, danas kao i pre.
Razume se, na svoj nacin. Ali takav koji je u istorijskom smislu nije
nikad lisio dostojanstva. U tom duhu mi danas nastojimo da
gradimo drustvo - bogato i demokratsko. I da tako doprinesemo
prosperitetu svoje lepe, i u ovom trenutku  nepravedno napacene
zemlje. Ali i da tako doprinesemo naporima svih progresivnih ljudi
naseg doba, koje oni cine za jedan novi, lepsi svet.

           Neka vecno zivi uspomena na kosovsko junastvo!
           Neka zivi Srbija!
           Neka zivi Jugoslavija!
           Neka zivi mir i bratstvo medju narodima!


Celi govor na formatu RealPlayer:
http://resistance.chiffonrouge.org/IMG/ram/doc-7.ram


*** ENGLISH ***

Speech by Slobodan Milosevich, delivered to an estimated 1 million 
people at the central celebration marking the 600th anniversary of the 
Battle of Kosovo, held at Gazimestan on 28 June, 1989:

http://www.icdsm.org/milosevic/kosovo.htm

A sensational document - FILE AUDIO: The full realmedia speech, a 
version of the RTS broadcast of that very day, an historical document.
The image is very compressed but the sound is OK:

http://resistance.chiffonrouge.org/IMG/ram/doc-7.ram


*** DEUTSCH ***

Milosevics Rede am 28. Juni 1989, zum 600. Jahrestag der Schlacht auf 
dem Amselfeld. Vollständiger Wortlaut im Vergleich zur verfälschenden 
Wiedergabe in der FAZ vom 28. Juni 1999

http://www.aikor.de/Artikel/rahasibu.htm

AUDIO/VIDEO AUFNAHME - Die datei:

http://resistance.chiffonrouge.org/IMG/ram/doc-7.ram


*** FRANCAIS ***

Ce que Milosevic a vraiment dit le 28/06/1989

http://resistance.chiffonrouge.org/
article.php3?id_article=111&var_recherche=Gazimestan

ou:  
http://www.lai-aib.org/lai/
article_lai.phtml ?section=A1ABBB&object_id=8476

Documents joints permettent de visualiser sous real-player le discours 
intégral et l'accueil des délégations:

http://resistance.chiffonrouge.org/IMG/ram/doc-7.ram


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