ELEZIONI EUROPEE 13 GIUGNO 2004
RISULTATI E COMMENTI SUI PARTITI AREA “GUE-NGL”


Repubblica Ceca

Nonostante la sua non adesione al “Partito della sinistra europea”
(SE), il KSCM raggiunge il suo massimo storico (20,3%), con 6 seggi al
Parlamento Europeo sui 24 complessivi, avanzando (+1,8%) anche rispetto
al risultato già molto alto delle precedenti legislative. La PDS ceca,
aderente alla SE, ottiene 1.709 voti, pari allo 0,07%. Dopo il voto, in
data 26 giugno, si è riunita la Seconda Sessione del CC del partito,
che ha definito ufficialmente la collocazione dello stesso rispetto al
percorso di costruzione della SE, definendo lo status di “osservatore”.

Slovacchia

Il Partito Comunista Slovacco (KSS), che aveva in una prima fase
aderito alla SE, non supera la soglia del 5%, fermandosi al 4,5%, senza
ottenere alcun seggio. Il KSS aveva ottenuto il 6,3% alle precedenti
legislative, entrando per la prima volta nel Parlamento nazionale. Al
Congresso del 26 giugno, il KSS ha rivisto la propria posizione
rispetto alla SE, definendo, come i cugini cechi, lo status di
“osservatore”.

Grecia

Il KKE (Partito Comunista Greco), col 9,5%, non solo conferma i suoi 3
seggi europei, ma ottiene il suo massimo storico a partire dal 1990,
vale a dire dalla scissione che ha dato vita al Synaspismos (Syn), con
un +0,8% sulle precedenti europee e +3,5% sulle legislative di
quest’anno. Il Syn, tra i “soci fondatori” della SE, ottiene il 4,1%
(-1,1% rispetto al 1999, +0,9% rispetto alle ultime legislative di
marzo) ed 1 seggio europeo, perdendone uno rispetto alle precedenti
europee.

Portogallo

IL PCP (nella tradizionale coalizione CDU) ottiene il 9,2% e conferma i
suoi 2 seggi europei (-1,2% sulle precedenti europee, +2,4 sulle ultime
legislative). Il Bloco de Ezquerda (sinistra radicale non comunista)
ottiene un sorprendente 4.9% (+ 3,3 sulle precedenti europee, + 2,3
sulle legislative.), conquistando, per la prima volta, 1 seggio europeo.

Cipro

AKEL ottiene il 27,9% e 93.212 voti, mantenendo 2 seggi europei ma
perdendo il 6,9 % rispetto al picco raggiunto alle legislative di
quest’anno.

Germania

Il Partito del Socialismo Democratico (PDS), “socio fondatore” della
SE, ottiene il 6.1% e 7 seggi europei (+ 1 rispetto al 1999),
aumentando la percentuale dei consensi dello 0,3% rispetto alle
precedenti europee e dell’1,2% sulle legislative.

Italia

Il Partito della Rifondazione Comunista ottiene il 6,1% e 5 seggi, + 1
rispetto al 1999, aumentando le percentuali di consenso dell’1,1 %
sulle politiche del 2001 e dell’1,8 sulle europee. Il Partito dei
Comunisti Italiani (PdCI) ottiene il 2,4%, confermando i 2 seggi
precedenti ed ottenendo un + 0,7 sulle politiche e + 0,4 sulle europee.

Francia

Il PCF ottiene il 5,2% e 2 seggi europei, perdendo l’1,5% e 4 seggi
rispetto alle precedenti europee del 1999 e guadagnando soltanto lo
0,1% rispetto al dato fortemente negativo delle politiche del 2002,
tradendo così, almeno in parte, le aspettative suscitate dal voto delle
regionali del 2004. Il Consiglio Nazionale del partito, riunitosi in
data 25 giugno 2004, ha fissato nella seconda metà di settembre il
periodo di
svolgimento del referendum confermativo tra gli iscritti per l’adesione
alla SE. Le liste di ispirazione trotzkista, LO-LCR, presentatesi
insieme alle elezioni, si fermano al 3,5%, perdendo i 5 seggi che
avevano al Parlamento europeo. Il PC di Reunion (Union gauche), nei
territori d’oltremare, ottiene il 28.8 %, acquisendo1 seggio ed
entrando per la prima volta al Parlamento.

Olanda

Il Socialistische Partij (PS) ottiene il 7 % (+ 2% rispetto alle
europee 1999 e +0,7 rispetto alle politiche del 2003) e 2 seggi
europei, guadagnandone 1 rispetto al 1999.

Spagna

L’alleanza elettorale tra Izquierda Unida (IU), uno dei “soci
fondatori” della SE, ed Iniziativa per Catalogna-Verdi (ICV) ottiene il
4,1% e 2 seggi, uno dei quali per IU nel GUE, mentre l’altro, di ICV,
andrà nei Verdi. Con questo risultato, IU raggiunge il minimo storico,
peggiorando il risultato già molto negativo delle recenti elezioni
politiche di marzo 2004 (-1,7% sulle precedenti europee, -0,5% sulle
politiche) e perdendo 3 deputati europei.
All’indomani del risultato elettorale ed in vista del Congresso
convocato per dicembre si è aperta tra i diversi soggetti costituenti
IU, tra i quali il Partito Comunista Spagnolo, una discussione accesa
che, al momento, parrebbe limitata solo ad alcuni aspetti della recente
gestione di IU (eccessivo verticismo, personificazione esasperata…) e
non tanto proiettata a produrre un bilancio sereno e rigoroso delle
ragioni politiche della continua ed evidente erosione di consenso.

Paesi Nordici

In Svezia, il Partito della Sinistra (Vänsterpartiet) ottiene il 12,8%
e 2 seggi europei, perdendo il 3% ed 1 seggio rispetto al 1999, ma
guadagnando uno 0,7% rispetto alle politiche.
In Finlandia, l’Alleanza di Sinistra (Vasemmistoliitto) conferma lo
stesso risultato elettorale del 1999: 9.1% ed 1 seggio europeo. La
situazione in Danimarca è più complessa. Il Partito Socialista Popolare
(SF) ottiene l’8,1% (+1% rispetto alle europee 1999, +1,8 rispetto alle
politiche), confermando 1 seggio europeo. Al contrario, la lista di
ispirazione “souvrainista” Movimento di Giugno, che tanto successo ha
riscosso in Svezia (14,4% e 3 seggi), si ferma al 9% (-7,1% rispetto al
1999), acquisendo 1 seggio contro i 3 precedenti (uno solo dei 3
parlamentari aveva aderito al GUE). La lista Folk B, movimento popolare
contro l’UE, elegge un parlamentare, che ha già aderito al GUE.

Lettonia

La lista “Diritti dell’uomo”, composta su base etnica (in difesa della
minoranza russofona) ma complessivamente orientata a sinistra, con una
capolista considerata vicina ai comunisti (ancora fuorilegge in
Lettonia), ottiene 10.7% ed 1 seggio. E’ possibile che anche questa
lista entri a far parte del GUE. Dopo aver partecipato come osservatori
e con molto distacco ad alcune riunioni sul “partito europeo”, i
rappresentanti di questa lista non hanno partecipato al congresso
fondativo della SE di Roma neppure come invitati.

ALCUNE CONSIDERAZIONI DI MERITO

1) I migliori risultati sul piano elettorale sono stati conseguiti dai
Partiti comunisti che non hanno aderito alla SE, che maggiormente hanno
contestato e continuano a contestare il progetto di costituzione ed
allargamento della UE a partire dalle sue fondamenta strategiche, e
che, sul piano identitario, continuano a richiamarsi al marxismo e al
leninismo: dal KKE greco ai portoghesi, da AKEL cipriota ai comunisti
di Boemia e Moravia. Da soli questi 4 partiti, anche grazie
all’ingresso di nuovi paesi, ottengono un terzo dei seggi del futuro
GUE-NGL, passando dai 5 del precedente parlamento ai 13 attuali (+8),
ai quali potrebbe aggiungersi l’eurodeputata lettone.

2) Su un totale di 40 seggi nel GUE-NGL, i partiti facenti parte della
SE esprimono 16 seggi, contro i 24 degli altri. Nel nuovo GUE, di
conseguenza, la SE, che possiede una consistenza più o meno equivalente
a quella del “polo comunista”, risulta nettamente in minoranza.

3) Tra i partiti aderenti alla SE, avanzano il PRC (+ 1 seggio) e la
PDS tedesca (+ 1); mentre arretrano tanto il PCF (- 4), quanto IU (- 3)
e SYN (- 1). Rispetto al precedente parlamento europeo, il saldo
complessivo è marcatamente negativo: -6 seggi.

4) Considerando i soli Partiti comunisti, 15 eurodeputati sono fuori
dalla SE e solamente 7 ne fanno parte.

5) Riguardo i trotzkisti, che nella legislatura precedente potevano
contare su 5 eurodeputati francesi (LCR-LO), ottengono oggi un solo
parlamentare europeo, eletto in Portogallo nel BE, di orientamento
“bertinottiano” (sinistra radicale), uscito molti anni fa dal PCP. Il
BE, ad ogni buon conto, contiene una forte componente trotzkista e
partecipa al coordinamento europeo della Sinistra anticapitalistica,
dominato dalla Quarta internazionale.

6) Se si esamina con oggettività ed obbiettività il voto europeo dei
comunisti e delle forze della sinistra alternativa è davvero difficile
sostenere che l’appartenenza alla SE, una cultura politica di rottura
col “comunismo novecentesco” ed un orientamento “europeista” (vale a
dire interno al progetto UE, che non ne contesta le fondamenta
strategiche, simile alle correnti di sinistra della socialdemocrazia)
sarebbero gli ingredienti fondamentali del successo. Sarebbe forse,
alla luce dei dati, più semplice sostenere il contrario. Successi ed
insuccessi appaiono assai più legati alle dinamiche nazionali, a
partire dal legame dei diversi partiti coi rispettivi popoli e
movimenti operai. Quando questo legame di massa è solido, o
forte, il non essere parte della SE, il riferimento ideologico al
leninismo (od alle “eredità staliniane”, per dirla con Bertinotti)
oppure, ancora, un atteggiamento di opposizione strategica all’UE non
appaiono certo come elementi in grado di condizionare negativamente il
consenso.

IL NUOVO GUE-NGL

• Partito del Socialismo Democratico (Germania): 7 seggi (+1 rispetto
al 1999);
• Partito della Rifondazione Comunista (Italia): 5 seggi (+1);
• Partito dei Comunisti Italiani (Italia): 2 seggi (idem);
• Partito Comunista di Boemia e Moravia (Repubblica Ceca): 6 seggi
(nuovo membro UE);
• Partito Comunista Greco (Grecia): 3 seggi (idem);
• Synaspismos (Grecia): 1 seggio (-1);
• Partito Comunista Francese (Francia): 2 seggi (-4);
• Partito Comunista di Reunion (Francia, territori d’oltremare): 1
seggio (+1);
• Partito Comunista Portoghese ed Ecologisti (Portogallo): 2 seggi
(idem);
• Blocco di Sinistra (Portogallo): 1 seggio (+1);
• Partito della Sinistra (Svezia): 2 seggi (-1);
• Partito Socialista Popolare (Danimarca): 1 seggio (idem);
• Folk. B (Danimarca): 1 seggio (idem);
• AKEL (Cipro): 2 seggi (nuovo membro UE);
• Sinistra Unita (Spagna): 1 seggio (-3);
• Partito Socialista (Olanda): 2 seggi (+1);
• Alleanza di Sinistra (Finlandia): 1 seggio (idem).

Il GUE-NGL risulta così costituito da 40 parlamentari europei, che
hanno eletto Presidente del Gruppo il francese Francis Wurtz

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LETTERA INVIATA A LIBERAZIONE IL 7/7:

Le forze comuniste e le elezioni europee del 13 giugno 2004

Dal momento che ha avuto inizio, nel nostro come in altri partiti, la
discussione relativa alle prospettive aperte dal voto europeo del 13
giugno, sarebbe forse opportuno produrre un quadro, sintetico ed
esaustivo, dei risultati ottenuti dalle diverse forze comuniste e della
sinistra di alternativa. Anche per aggiornare, dopo il voto, la nostra
discussione sul Partito della Sinistra Europea (SE). Tra le forze
comuniste, oltre al dato positivo del PRC, spiccano i risultati
ottenuti dal Partito Comunista Greco (9,5%), miglior dato elettorale
dal 1990, dai comunisti portoghesi nella tradizionale coalizione CDU
(9,2%), da AKEL di Cipro (27,9%, pur in flessione rispetto al picco
delle politiche) e, soprattutto, dai comunisti cechi, che si attestano
al 20,3%, massimo storico, e divengono la seconda forza politica del
paese. Al contrario, i comunisti francesi (5,2%), dopo la boccata di
ossigeno delle ultime e recenti regionali, non migliorano di molto il
dato fortemente negativo delle politiche del 2002, perdendo così 4
seggi rispetto alle europee 1999, mentre i comunisti slovacchi non
riescono a
superare lo sbarramento del 5%. Tra le forze di alternativa, tiene solo
la PDS tedesca. I greci del Synaspismos, pur migliorando il dato
negativo delle politiche del marzo 2004, arretrano rispetto alle
precedenti europee (perdendo così 1 dei 2 seggi a Starsburgo), mentre
IU spagnola raggiunge un nuovo minimo storico dopo le politiche del
marzo di quest’anno (4,1% insieme ad Iniziativa per Catalogna-Verdi ed
1 solo parlamentare eletto contro i 4 del 1999 –il secondo si iscriverà
al Gruppo dei Verdi-). La PDS ceca, poi, ottiene lo 0,07%. Le liste di
ispirazione trotskista perdono i 5 rappresentanti francesi di LO-LCR,
ferme al 3,5% e possono contare solamente sul parlamentare eletto in
Portogallo nelle file del Blocco di Sinistra. Da registrare, infine, la
sostanziale tenuta dei partiti nordici. Se questi sono i numeri, nel
nuovo GUE-NGL le forze aderenti alla SE possono contare su 16 dei 40
componenti il gruppo europeo, perdendo 6 seggi rispetto alle europee
del 1999. D’altra parte, comunisti greci, portoghesi, ciprioti e
ceco-moravi raggiungono, grazie all’apporto dei nuovi paesi, 13
parlamentari europei (contro i 5 eletti da greci e portoghesi nel
1999). Se si considerano i soli partiti comunisti, poi, a seguito della
decisione ufficiale di ceco-moravi (CC del 26 giugno) e slovacchi
(Congresso del 26-27 giugno) di collocarsi come semplici “osservatori”
rispetto alla SE, 15 eurodeputati risultano fuori dal partito europeo e
solo 7 dentro. In questo contesto è davvero difficile sostenere che
l’appartenenza alla SE, una cultura politica di rottura col “comunismo
novecentesco” ed un orientamento “europeista” (vale a dire tutto
interno al progetto UE, che non ne contesta le fondamenta strategiche,
simile alle correnti di sinistra della socialdemocrazia) sarebbero gli
ingredienti fondamentali del successo. Sarebbe forse, alla luce dei
dati, più semplice sostenere il contrario. Successi ed insuccessi
appaiono assai più legati alle dinamiche nazionali, a partire dal
legame dei diversi partiti coi rispettivi popoli e movimenti operai.
Quando questo legame di massa è forte, il non essere parte della SE, il
riferimento ideologico al leninismo oppure, ancora, un atteggiamento di
opposizione strategica all’UE non appaiono certo come elementi in grado
di condizionare negativamente il consenso.

Marcello Graziosi
(Modena)