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Bulgaria-Iraq: la crisi degli ostaggi


La Bulgaria è sconvolta dall’uccisione di un ostaggio bulgaro. Nel
Paese cresce il dissenso per l’intervento in Iraq ed il governo, pur
mostrando il pugno duro contro i terroristi, ne è consapevole.

(16/07/2004)

Da Sofia scrive Tanya Mangalakova

I bulgari sono sconvolti dall’esecuzione di Georgi Lazov, uno dei
due autisti presi in ostaggio in Iraq dal gruppo estremista Al-Tahid.
La TV araba Al-Jazeera ha riferito dell’esecuzione nella notte dello
scorso tredici luglio. I rapitori, nel video che testimonia
l’uccisione,hanno anche lanciato un ultimatum per quanto riguarda il
secondo ostaggio detenuto: se entro 24 ore non sarebbero state
rilasciate tutte le detenute prigioniere in Iraq lo avrebbero
giustiziato.

I due autisti bulgari sono stati rapiti mentre si recavano, dalla
Bulgaria, verso Mosul, nord del Paese. Sarebbero dovuti arrivare a
destinazione lo scorso 29 giugno. Non lo hanno mai fatto. Il gruppo che
li ha rapiti sembra essere guidato dal giordano Abu Musab al-Zarqawi
sospetto membro di Al-Qaeda

La Bulgaria rimarrà in Iraq

“La Bulgaria è un Paese stabile, con una politica estera coerente e
non ci saranno cambiamenti a causa dell’azione di qualche gruppo di
terroristi”, ha affermato il Ministro degli esteri Solomon Passy
all’inizio della crisi degli ostaggi. Davanti alle insistenti domande
dei giornalisti, tutte riferite ad un possibile ritiro dei 485 soldati
bulgari che combattono in Iraq, la maggior parte dei politici bulgari
ha affermato che, nonostante la crisi in atto, la Bulgaria non si
sarebbe ritirata. Così è emerso anche in una presa di posizione
dell’Assemblea Nazionale, lo scorso 14 luglio, nella quale si affermava
che la Bulgaria non avrebbe ritirato le proprie truppe da Kerbala sotto
la pressione dei terroristi. 5 i parlamentari che hanno votato contro:
quattro dell’opposizione a sinistra dell’attuale governo appartenenti
alla “Coalizione per la Bulgaria” ed un parlamentare indipendente.
Secondo Luben Petrov, Alexander Paunov, Andrei Pantev, Ognyan Saparev e
Stela Bankova la presenza di soldati bulgari in Iraq è la ragione degli
attacchi terroristici contro i cittadini bulgari. “E’ una questione
vitale l’immediato ritiro dall’Iraq”, hanno affermato.

“Non abbiamo nulla da fare in Iraq, non abbiamo nessuna attività
economica, nessun interesse in quel deserto” ha affermato Andrei
Pantev, della “Coalizione per la Bulgaria”. Pantev ha inoltre ricordato
che già in passato aveva messo in rilievo i rischi connessi
all’intervento in Iraq. “Gli autisti sono stati rapiti a causa delle
scelte dei nostri politici” ha commentato il 13 luglio scorso “c’è un
legame diretto tra il loro rapimento e la nostra presenza in Iraq. Non
vi è differenza tra piccoli o grandi occupanti”.

Rabbia ed arabo-fobia

Alcuni media in questi giorni traspirano di rabbia e di arabo-fobia.
“La Bulgaria sta attraversando un incubo paralizzante e mai visto prima
… se adesso ci abbassiamo alle richieste dei terroristi, e voci in tal
senso si sono già sentite, significherebbe che i taglia-gole avrebbero
vinto. E che noi ci siamo arresi. Ed allora, cosa facciamo?” scrive in
un suo editoriale il quotidiano Troud, il 15 luglio scorso. “I bulgari
continuano ad essere i più idioti d’Europa?” si chiede invece il
quotidiano Standart. “Ma perché le TV bulgare non smettono di
trasmettere interviste ad alcuni arabi che continuano ad affermare
quanto sono amici della Bulgaria mentre contemporaneamente altri arabi
tagliano la gola a nostri concittadini? Non era meglio se quando i
terroristi arabi decapitavano l’ostaggio le nostre TV dessero meno
spazio a commentatori arabi? Non riescono i servizi segreti a
controllare meglio gli arabi che vivono in Bulgaria? Soprattutto a
controllare coloro i quali non si sa bene cosa facciano in Bulgaria?
Mandiamoli via dalla Bulgaria. Ne dipende la sicurezza di questo Paese
… L’Iraq è un Paese in stato di guerra. Cosa ci facevano Ivailo e
Georgi (i due ostaggi bulgari, ndr) nel cuore della guerra? C’è
qualcuno che riesce a dare una risposta? Per quanto tempo noi bulgari
continueremo ad essere i più idioti d’Europa? Per quanto tempo i
cittadini bulgari saranno costretti a guadagnarsi da vivere andando in
guerra e poi supplicheranno lo Stato affinché li difenda? Solo alcuni
bulgari hanno lavoro da fare in Bulgaria: sono gli eroici soldati
bulgari che stanno combattendo contro il terrorismo”, afferma sempre
Standart.

Per il quotidiano Monitor la morte di Lazov sarebbe colpa dei politici
bulgari ed in particolare del Presidente Parvanov, del Pirmo ministro
Simeone e del Ministro degli esteri Passy. “Parvanov dovrebbe recarsi a
Wasghington per ammonire Rumsfeld che la Bulgaria si ritirerà
immediatamente dall’Iraq se solo un capello viene ai bulgari. Ma ci
sono stati solo 5 parlamentari che hanno avuto il coraggio di chiedere
le dimissioni di Solomon Passy ed il ritiro delle nostre truppe
d’occupazione dall’Iraq”, commenta il giornale.

Cresce il dissenso alla guerra

“Il numero di bulgari contrari alla guerra in Iraq sta continuando a
crescere” afferma la sociologa Miroslava Yanova che poi aggiunge che
l’esecuzione dell’ostaggio bulgaro non farà che dare ragione alle
preoccupazioni più volte espresse dal Partito socialista bulgaro in
merito all’intervento in Iraq. “La maggior parte dei bulgari non è
cosciente che stiamo partecipando ad un conflitto vero e proprio. Se
più bare ritorneranno in patria prevedo un rapido spostamento di voti
verso quelle forse politiche che erano contro la guerra e contro la
nostra partecipazione”, ricorda Yuri Aslanov, sociologo ed opinionista.
Monitor rincara la dose e titola un articolo: “La vostra alleanza con
gli USA minaccia la vita dei cittadini bulgari”.

Ma perché i terroristi hanno scelto ostaggi bulgari? La Bulgaria è un
piccolo Paese, ininfluente militarmente in Iraq. Quali sono gli
obiettivi dei terroristi? E’ la minaccia del terrorismo in Bulgaria
effettiva o meno? Ho posto queste domande a Rohan Gunaratna, consulente
per vari governi sul terrorismo ed autore del libro “Dentro Al -Qaeda.
Il network del terrore globale”. Il suo libro si basa su interviste con
più di 200 terroristi, tra i quali anche membri di Al-Qaeda in varie
parti del mondo. “La presenza Bulgara in Iraq è sostanziale” afferma
Gunaratna “è probabile che altri bulgari vengano catturati ed uccisi”.

Le prospettive non sono quindi rosee. In questo momento i responsabili
della guida del Paese hanno adottato il polso duro. Ma anche loro sanno
che la questione è aperta: la società bulgara è disposta a tollerare,
pur di rimanere in Iraq, la perdita di altre vite umane?


Vedi anche:

Bulgaria: i giannizzeri fanno ancora paura?
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=3218

La Bulgaria tra crisi irachena, NATO e UE
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=3108

I bulgari nella trappola di Kerbala
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2981


» Fonte: © Osservatorio sui Balcani