( Vedi anche:
"Saluto ai nostri amici e alleati Jugoslavi",
da "La nostra lotta", organo del PCI, 13 ottobre 1944 --
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3509 )


La nuova Jugoslavia


Il crollo del fronte nazista nei Balcani, l'entrata dell'Armata Rossa
in Jugoslavia e le vittorie comuni delle armi sovietiche e jugoslave
hanno mostrato ancora una volta -- ed oggi con evidenza inconfutabile
-- il contributo grandioso che il movimento di liberazione jugoslavo ha
portato -- sotto la guida dell'eroe leggendario dei popoli slavi, il
Maresciallo Tito -- alla causa comune dell'umanita' progressiva in
lotta contro la barbarie e l'infamia naziste.

Cio' che era speranza ed augurio di un'avanguardia, il diretto
contributo del popolo sovietico e del popolo jugoslavo alla nostra
liberazione, diviene realta' e oggi ogni italiano vede nell'avanzata
sovietica-jugoslava un valido, decisivo, aiuto allo sforzo degli
Eserciti alleati e del popolo italiano in lotta per la cacciata dei
tedeschi e lo sterminio dei fascisti.
Avanguardia degli eserciti sovietico-jugoslavi, il IX Corpo d'Armata
del NOVJ (Esercito Nazionale della liberazione della Jugoslavia) ha
gia' liberato quasi tutta la Slovenia, costringendo l'occupante a
trincerarsi in qualche capoluogo di provincia e isolandolo colla
distruzione sistematica delle linee di occupazione.
Nel Primorsko (Litorale giuliano) e in tutte le regioni che furono
testimoni dei delitti dell'imperialismo fascista ferve oggi una nuova
democrazia. Nel fuoco della guerra di liberazione, il popolo sloveno
ricostruisce cio' che il fascismo ha distrutto, conquista, alfine, la
sua libera vita nazionale.

Costituita alla fine della prima guerra mondiale, la Jugoslavia era il
risultato di un compromesso tra le grandi potenze imperialistiche,
decise ad asservirsi attraverso il ricatto dei territori
incontestabilmente jugoslavi, il nuovo Stato, sulle rovine dell'Impero
asburgico, sorgeva attorno alla vecchia Serbia e al Montenegro. Appena
i due terzi del popolo sloveno venivano aggiudicati al nuovo Stato: fra
gli Stati confinanti veniva diviso il resto; la fetta piu' grossa
veniva assegnata all'imperialismo italiano, cui toccava anche tutto il
popolo croato dell'Istria.
Privati della loro liberta' nazionale, agli sloveni ed ai croati
compresi nello stato italiano rimaneva ancora una precaria autonomia
culturale, di gran lunga inferiore a quella che essi avevano goduto
sotto la vecchia Austria.
Il misero straccio di liberta' elargito dalla democrazia prefascista,
veniva strappato al popolo sloveno dal fascismo. Proibiti i partiti
sloveni e croati, soppressa la fiorente stampa libera cosi' diffusa tra
i contadini sloveni che vantavano una percentuale di analfabeti
inferiore a quella di ogni altro paese europeo, chiuse le scuole
nazionali e reso obbligatorio l'insegnamento nella sola lingua
italiana, contestato ai sacerdoti il diritto di predicare nella lingua
nazionale, sul popolo sloveno e croato si abbatte' lo stuolo fascista
dei funzionari statali, dei podesta', dei segretari comunali, dei
ferrovieri, dei maestri e, come in un paese di occupazione militare,
una quantita' di carabinieri e di militi.
Il ricco patrimonio cooperativo, le banche popolari, le casse
artigianali e le numerose iniziative sociali, caratteristiche
dell'economia piccolo-contadina degli sloveni, venivano saccheggiate e
distrutte, mentre si estendeva sulle campagne istriane e carsiche il
predominio del capitale finanziario che, attraverso le grandi banche
italiane, si sostituiva al piccolo capitale commerciale sloveno e
croato. L'Istria e la Carsia divennero cosi' le regioni sulle quali -
proporzionalmente al reddito - gravava un debito ipotecario piu' forte
che in ogni altra regione italiana. I beni comunali cosi' necessari ad
un'economia in buona parte zootecnica venivano distribuiti secondo i
soliti criteri dell'amministrazione fascista, arricchendo i beni che i
"signori" italiani avevano da lungo tempo usurpato al contadino
istriano.

Chi di noi triestini non ricorda con orrore lo strazio che il fascismo
ha fatto del popolo sloveno e del popolo croato, chi non ricorda la
loro indomita volonta' di liberazione che il regime di terrore non
riusciva a fiaccare, chi non ricorda i martiri di Pola nel 1929, i
martiri di Basovizza nel 1931 e tutti gli altri eroici caduti fino al
compagno Tomasic e a tutti i fucilati di Trieste nel 1941?
Ricordo un villaggio sloveno sulle pendici del Monte Nanos, poche case
in mezzo alla rada boscaglia carsica, sulla cima di una collina; per
arrivarci soltanto una mulattiera e cinque ore di cammino dalla
stazione dell'autocorriera. Miseria nera, nessun commercio, tasse
enormi schiacciano una miserrima economia essenzialmente naturale,
fondata su qualche capo di bestiame e sui magri prodotti di un suolo
sterile, sassoso, dove qui e li sul grigio rosseggia il magro
campicello costruito faticosamente trasportando a spalla un po' di
terriccio.
Ogni tanto un pattuglione di carabinieri o di militi, armato, col
moschetto carico, passava per il paese, davanti alle porte chiuse, nel
silenzio dell'odio generale.
Il governo italiano, il fascismo non ha fatto niente per questo paese,
lo ha soltanto derubato, oppresso, offeso nei piu' elementari
sentimenti di dignita' umana e nazionale. L'unico edificio civile e' la
scuola, una scuola che il fascismo non ha costruito, ma ha rubato al
patrimonio nazionale del popolo sloveno per metterci dentro un maestro
fascista che obbliga i figli del popolo sloveno a compitare in una
lingua che non sarebbe loro mai servita. Municipio non c'e', perche' il
municipio fascista e' chissa' dove in fondo alla vallata. E in uno di
questi paesi la giustizia popolare raggiungeva un giorno un maestro
fascista, un sadico criminale tubercolotico che seviziava i fanciulli
e, con bestialita' orrenda, sputava loro nella bocca la sua saliva
infetta.
Dopo la scuola il servizio militare, con destinazioni speciali, in
formazioni speciali, separati dai commilitoni italiani dalla diffidenza
che l'imperialismo fascista aveva deliberatamente creato tra gli
sloveni e noi. A migliaia i giovani croati e i giovani sloveni pur di
sottrarsi all'ingiuria di un servizio militare odioso, abbandonavano,
tutti gli anni, casa e famiglia, per rifugiarsi in Jugoslavia.
Questa e' stata per vent'anni la vita del popolo sloveno e del popolo
croato oppressi dall'imperialismo fascista.

* * *

Nel 1941, Hitler e Mussolini aggredivano brutalmente il popolo
jugoslavo che gia' cercava nella lotta contro il nazi-fascismo e
nell'alleanza con l'URSS la garanzia della propria indipendenza.

Le colonne corazzate dell'esercito nazista infransero la resistenza del
regio esercito jugoslavo, minato, nei suoi stessi ranghi, dal
tradimento e dalla collaborazione col nemico. Allo sfacelo
dell'esercito regio rispose l'eroica sollevazione di tutti i popoli
della Jugoslavia contro l'occupante. A decine di migliaia gli arditi
combattenti del popolo, a migliaia le coraggiose donne del popolo
jugoslavo venivano massacrati o seppelliti nei campi di concentramento.
Le truppe d'occupazione, ma anche truppe dell'esercito fascista,
italiani vestiti dall'uniforme disonorante dell'aggressione e
dell'infamia, distrussero villaggi, incendiarono case, decimarono
intere regioni: ma per l'eroico popolo jugoslavo la brutalita', la
barbarie scatenata dai nazi-fascisti furono la gran diana per la lotta
di riscossa popolare. Sui resti sconfitti dell'esercito regio si
formarono i primi nuclei dell'esercito partigiano, che prendendo ben
presto il carattere di un vero e proprio Esercito Nazionale Jugoslavo
di Liberazione (NOVJ) getto' le fondamenta incrollabili per la nuova
Jugoslavia, la Jugoslavia del popolo.

Alla base di questo vastissimo anelito di liberta' e di vittoria era il
movimento dell'O.F. (Fronte di Liberazione). Sorto per iniziativa del
Partito comunista, nove giorni dopo l'invasione, esso raggruppo'
all'infuori di ogni distinzione politica o religiosa tutte le forze
sane dei popoli della Jugoslavia. Fu questo vastissimo movimento
popolare a garantire l'incessante sviluppo dell'Esercito di
Liberazione, furono le migliaia di Comitati dell'O.F. che permisero
all'Esercito di Liberazione di superare la prima grande crisi dovuta
alla vasta offensiva nazi-fascista nella primavera del '42.
In ogni villaggio, in ogni borgata della Jugoslavia si costitui' il
Comitato dell'O.F. e, in forme il piu' possibile democratiche, i
migliori figli del popolo furono chiamati a partecipare a questi organi
di potere popolare. Questa colossale organizzazione capillare garanti'
i rifornimenti al NOVJ, forni' i contingenti sempre crescenti che
permisero di superare le sei offensive del nemico e di forgiare un
esercito di 300.000 uomini.

Capo geniale, creatore di un esercito che i Comandi alleati
annoverarono tra i fattori principali nella strategia generale della
guerra, e' stato il Maresciallo Tito. Tito, militante comunista, figlio
di un contadino croato e di madre slovena, simbolo di quell'unione che
sorge dalla comunanza delle libere volonta' di tutti i popoli della
Jugoslavia. E oggi al maresciallo Tito guardano tutti i popoli
dell'Europa balcanica come alla loro guida sulla via dell'indipendenza
e della democrazia popolare.

Nel fuoco della guerra di liberazione i popoli della Jugoslavia
gettano, cosi', le basi della nuova democrazia.
Premessa del movimento dell'O.F. era stata - tre anni fa - la cacciata
dell'occupante, il non riconoscimento del vecchio stato reazionario,
dimostratosi incapace di organizzare la difesa del paese, la lotta per
la democrazia popolare che assicurasse, nell'eguaglianza di tutti i
popoli della Jugoslavia, l'unita' e l'indipendenza nazionale.
Sotto lo stimolo delle esigenze belliche, dopo la vittoriosa resistenza
contro la grande prima offensiva nazi-fascista, si riuniva nell'ottobre
del 1942 il primo congresso dell'O.F., l'AVNOJ, il quale riconosceva
nei Comitati dell'O.F. gli organi fondamentali per la lotta di
liberazione e per il nuovo potere popolare e investiva Tito del Comando
e della guida di tutto il movimento di liberazione. Al consiglio
dell'O.F., all'AVNOJ, spettava la direzione e la rappresentanza
politica dei popoli della Jugoslavia, senza che fosse ancora
sconfessato il governo fuggiasco.
Lo sviluppo della lotta di liberazione e l'acutizzarsi delle condizioni
generali portavano intanto i circoli reazionari raggruppati attorno a
Mihajlovic e attorno ai collaboratori tipo Macek, a posizioni sempre
piu' apertamente collaborazioniste e quindi all'aperto tradimento.
Durante tutto il 1943 obiettivo essenziale della lotta politica per la
chiarificazione della situazione interna, condotta dall'AVNOJ, fu la
definitiva liquidazione di qualsiasi equivoco che intorbidasse la
profonda linea che separava ed opponeva all'occupante nazista i popoli
jugoslavi, liquidazione quindi di ogni forma di autorita' che
rappresentasse un compromesso col vecchio ordine reazionario.
Fu in quell'anno che la guardia bianco-blu dei reazionari sloveni venne
liquidata e fini' collo sparire dopo il crollo dell'alleato e padrone
fascista; fu in quell'anno che divenne chiara a tutto il mondo la
funzione provocatoria che Mihajlovic esercitava per conto
dell'occupante. Aperta venne dichiarata la lotta contro Mihajlovic e i
manutengoli del governo fuoriuscito e le vittoriose affermazioni del
NOVJ, sottolineando il contributo portato alla causa comune delle
Nazioni Unite, portarono al riconoscimento internazionale dell'AVNOJ
come guida politica dell'insurrezione nazionale dei popoli della
Jugoslavia.

Gli organi del movimento dell'O.F. conquistarono quindi sempre nuovi
riconoscimenti in campo internazionale, appoggiati in questa loro
azione dal valido aiuto dell'URSS, protettrice di tutti i popoli in
lotta per la loro liberta' e, in special modo, dei popoli slavi verso
la costruzione di un nuovo mondo nei Balcani tormentati. Fu l'Unione
Sovietica che per prima riconobbe nell'AVNOJ il legittimo governo
jugoslavo e strinse con esso normali rapporti diplomatici.
Sulla base di questi successi, l'AVNOJ, nel suo secondo congresso della
fine del 1943, decise quindi la trasformazione del Comitato jugoslavo
dell'O.F. in Governo, riconoscendo nel popolo organizzato nei comitati
dell'O.F. l'unica fonte di potere per la nuova Jugoslavia.
Espressione della concorde volonta' dei popoli jugoslavi, l'AVNOJ, per
sua formazione federativa, costituisce una prefigurazione del Governo
di domani, Governo popolare di una Jugoslavia, federativa e
democratica. Nella democrazia e nella vita federativa si garantisce
cosi' libera espressione alle caratteristiche sociali e storiche di
ogni popolo della Jugoslavia.

Guida alla costruzione della nuova Jugoslavia e' stato il Partito
Comunista. E' stato possibile, grazie alla sua instancabile attivita'
unitaria e alla sua vasta influenza, di trasformare i primi nuclei nel
NOVJ, di creare in ogni villaggio il Comitato dell'O.F.
Vero Partito bolscevico, esso sa unire, alla decisione ed all'audacia,
la comprensione delle esigenze dei piu' larghi strati popolari e ne e'
prova l'iniziativa presa da esso, per la costituzione di larghe
organizzazioni di masse femminili e giovanili che vengono ad
interessare alla suprema lotta nazionale tutti gli strati popolari.
La crescente influenza del P.C. nell'O.F., la profonda crisi degli
altri Partiti i cui dirigenti si sono in massima parte posti al
servizio dell'occupante, ha determinato i residui gruppi politici non
compromessi a riconoscere in Tito la loro guida nella lotta per la
nuova Jugoslavia popolare.
Alla testa di tutti i popoli della Jugoslavia, il popolo sloveno che ha
realizzato una giusta politica unitaria, combatte per una Slovenia
libera, unita e democratica e getta gia' oggi le fondamenta della
libera vita democratica.
Il movimento dell'O.F. consolidato in efficente organismo di governo ha
promosso vaste consultazioni popolari in tutti i paesi della
Jugoslavia. Anche nel Litorale (Primorsko) si sono svolte, e molto
recentemente, le elezioni generali: tale era l'interesse della
popolazione che i contadini dei paesi ancora occupati facevano
chilometri e chilometri per deporre la loro scheda, per partecipare al
loro comizio elettorale.
Cosi' rivivono a nuova coscienza nazionale e democratica le popolazioni
che il fascismo ha avvilito per vent'anni.

Libera vita democratica, autogoverno delle masse popolari, pieno
riconoscimento degli sforzi che i popoli hanno compiuto per la loro
liberazione: queste sono le direttive che informano l'azione politica
del NOVJ nei territori liberati. E per questo non sono soltanto le
popolazioni slave, ma tutti i popoli a guardare a Tito come a un eroe
leggendario, campione di liberta'. Non soltanto i popoli balcanici
vedono nel NOVJ una grande forza liberatrice, ma tutti i popoli
confinanti e particolarmente le nostre popolazioni del Veneto .
L'Armata Rossa ha raggiunto Budapest, l'Esercito di Tito sta ripulendo
la Jugoslavia dalle truppe di Hitler: grandioso e' l'aiuto che
l'esercito di Tito potra' dare alla nostra lotta di liberazione.
Tendere tutte le forze per aiutare il popolo jugoslavo nella sua epica
impresa; questo e' il dovere di ogni italiano, questa e' la via per
avvicinare il giorno della liberazione, per dimostrare che non sul
popolo italiano, ma solo sul fascismo ricadono le responsabilita' e
l'onta per i delitti commessi contro il libero popolo jugoslavo.
Ed e' su questa chiara coscienza che gia' si fonda l'azione del popolo
jugoslavo e delle sua avanguardia liberatrice. Gli italiani schiavi
hanno ridotto in schiavitu' il popolo sloveno e il popolo croato, ma
gli sloveni e i croati liberi aprono oggi, con ampie liberta'
democratiche, nuovi orizzonti alla vita delle popolazioni che entrano
nel raggio delle operazioni del NOVJ.
Lo spirito che informa le relazioni tra popoli liberi agli interessi
progressivi di tutta l'umanita', e' oggi, deve sempre piu' essere alla
base delle nostre relazioni, della nostra amicizia per il popolo
jugoslavo, araldo di liberta' e costruttore nei Balcani della nuova
Europa.
Dalla marcia sempre piu' rapida degli eserciti sovietici ed jugoslavi,
facile e' trarre l'augurio di prossime grandi operazioni per la
liberazione della Venezia Giulia e dell'Italia nord-orientale dal
nazi-fascismo.
Confidando nell'aiuto sovietico ed jugoslavo alla sua lotta, il popolo
italiano, impegnato nella battaglia insurrezionale, rivolge - oggi, 7
novembre - il suo saluto augurale al popolo jugoslavo che l'U.R.S.S.,
guida dei popoli slavi, cosi' validamente sostiene nella sua lotta per
la riscossa e la liberta'.


[ tratto da "La nostra lotta",
organo del Partito Comunista Italiano, novembre 1944 ]