"...Il governo montenegrino sacrifica il fiume Tara affinché, nei
prossimi decenni, EFT possa mantenere il suo monopolio sul mercato
dell’energia elettrica montenegrina. La compagnia con sede a Londra è
il principale fornitore di energia elettrica nei Balcani ed il
principale importatore per il Montenegro. I rappresentanti governativi
a Podgorica hanno numerosi ed oscuri legami con la EFT..." Ma si noti
anche l'effetto devastante della frammentazione della Jugoslavia
sull'approvvigionamento energetico di ciascuna di queste repubblichette
para-indipendenti: costrette oggi, nonostante le enormi risorse dei
propri territori, a litigarsi e/o spartirsi con difficolta'
opportunita' e progetti che sono nell'interesse di tutti i loro
cittadini. I quali peraltro, da entrambe le parti del "confine", sono
lo stesso popolo! E l'unica a giovarsi di questa situazione e' la
grande impresa monopolistica straniera... (I.S.)


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Montenegro : una catastrofe ambientale annunciata per il fiume Tara

Stanno per iniziare i lavori per la costruzione di una centrale
idroelettrica a Buk-Bijela, in Republika Srpska. Il progetto causerà lo
riempimento del canyon del fiume Tara in Montenergo. Perché Milo
Djukanovic si è lanciato in quest’avventura?

(10/08/2004)

Un articolo di Milka Tadic-Mijovic – Monitor
Traduzione a cura di Le Courier des Balkans

Sono state avviate le procedure per la costruzione di una centrale
idroelettrica a Buk-Bjiela e la conseguente inondazione del canyon del
fiume Tara. Il governo del Montenegro, senza aver promosso alcun
dibattito tra gli esperti in materia, e dopo negoziazioni in sordina,
ha sottoscritto l'accordo sulla costruzione congiunta della centrale
idroelettrica con la Republika Srpska. La centrale sarà costruita in un
altro stato, appunto la Bosnia Erzegovina, ma le acque del fiume Tara e
Piva inonderanno il territorio montenegrino.

Le negoziazioni sulla costruzione della centrale idroelettrica sono
state avviate da anni ma, a partire dal 1998, si sono intensificate. Il
climax della vicenda lo si raggiunge nell’aprile scorso quando in
Republika Srpska è stata convocata una gara d’appalto alla quale sono
state recapitate tre proposte per la costruzione della centrale. Solo
tra sei mesi si saprà chi avrà vinto il contratto.

Ma perché Milo Djukanovic si è lanciato in un’avventura che suscita le
forti critiche sia degli esperti che degli innamorati del fiume Tara?

Questi gli argomenti che fornisce il governo: il progetto Buk-Bijela è
il più grosso investimento che si progetta nella regione, con un costo
stimato di 300 milioni di euro; la costruzione durerà almeno cinque
anni; vi saranno occupati più di 3000 operai; ne usciranno rinnovate
tutte le infrastrutture del nord-ovest del Montenegro … e, questione
ritenuta cruciale, la centrale avrà una produzione di 450 megawatt/ora,
della quale un terzo andrà al Montenegro e contribuirà a diminuire
l’attuale deficit energetico che lo caratterizza.

I vantaggi, sottolineano i responsabili governativi, sono
incommensurabilmente superiori agli aspetti negativi.

Una concessione di trent’anni per il costruttore

E’ il concessionario, quello cioè che otterrà l’affare, che avrà i
maggiori profitti dall’operazione. La gara d’appalto prevede infatti in
cambio della costruzione una concessione trentennale, che potrà essere
ridotta su accordo delle parti a vent’anni. Solo dopo questo periodo la
centrale rientrerebbe nelle mani di Montenegro e Republika Srpska (BiH).

“Ma che problema c’è se Buk-Bijela non apparterrà al Montenergo per i
prossimi trent’anni” si chiede Slobodan Vidmar, uno dei dirigenti della
compagnia elettrica montenegrina EPCG, un fervente difensore del
progetto.

In effetti in cosa consiste il problema?

Quest’ultimo consiste nel fatto che il governo da falsi argomenti
quando sostiene che il Montenegro otterrà dell’elettricità. Non sarà
così. Spetta infatti al concessionario, se vuole, non ne è obbligato,
vendere l’elettricità al Montenegro, naturalmente ai prezzi di mercato.

Il problema consiste nel fatto che qualcuno ha osato pensare di
sommergere il canyon nella Tara, ha osato offrire ad un concessionario
il più bel canyon europeo, per ottenere (forse) tra mezzo secolo
dell’energia … I rappresentanti montenegrini sostengono che il progetto
Buk-Bjiela era “nei programmi della Banca Mondiale” fin dal 1998. E’
esatto. Dopo aver rinunciato a questo progetto negli anni ’70 il
governo montenegrino ha provato a riproporlo alla Bosnia Erzegovina
negli anni ’80. Ma in quegli anni nessuno aveva avuto l’idea di cedere
lo sfruttamento della centrale ad un concessionario privato.

Oramai Montenegro e Bosnia Erzegovina hanno perso il sostegno della
Banca Mondiale. Se il progetto fosse stato realizzato alla fine degli
anni ’90 le due repubbliche ex jugoslave avrebbero probabilmente potuto
usufruire di suoi finanziamenti ed essere gli unici utilizzatori
dell’energia creata.

Perché Buk-Bijela?

“Non vi è nessuna necessità di sommergere il canyon del fiume Tara. Vi
sono altre soluzioni possibili per produrre energia elettrica” ha
dichiarato alla TV del Montenegro il professore Dusan Dragovic, da
sempre contro la costruzione di Buk-Bijela. E nessuno lo ha ancora
smentito. Al contrario. Le questioni sollevate sono: perché proprio
Buk-Bijela e non invece il completamento della centrale di Pljevlja o
una centrale elettrica sulla Moraca?

Il problema è che il governo montenegrino sta negoziando con l’entità
bosniaca della Republika Srpska. I rappresentanti del governo centrale
a Sarajevo hanno in più occasioni protestato per le azioni unilaterali
sulla questione intraprese dalla Republika Srpska e dalla compagnia
elettrica Elektroprivreda. In questo modo il Montenegro si è incuneato
in una situazione bosniaca molto complessa.

Strani legami con la società britannica EFT

Ma allora perchè il Montenegro si è immischiato in questa questione?

Nel caso in cui la società britannica EFT, che ha partecipato alla
gara d’appalto, ottenesse quest’ultimo la risposta è semplice. Il
governo montenegrino sacrifica il fiume Tara affinché, nei prossimi
decenni, EFT possa mantenere il suo monopolio sul mercato dell’energia
elettrica montenegrina.

La compagnia con sede a Londra è il principale fornitore di energia
elettrica nei Balcani ed il principale importatore per il Montenegro. I
rappresentanti governativi a Podgorica hanno numerosi ed oscuri legami
con la EFT.

A partire dal 1998, quanto il progetto Buk-Bjiela è stato rilanciato,
il consulente sull’energia del Primo ministro montenegrino, allora
Filip Vujanovic, era Vocina Lazarevic, attuale comproprietario di EFT.
Secondo alcune informazioni la compagnia EFT, oltre alla costruzione
della centrale idroelettrica, ha espresso il proprio interesse
nell’acquisto del Combinat dell’alluminio di Podgorica.

“Abbiamo il monopolio e lo conserveremo”, ha dichiarato Vuk Hamovic,
altro comproprietario di EFT. Le autorità montenegrine sembrano
intenzionate a fare tutto quanto è in loro potere perché sia
effettivamente così.


Vedi anche:
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» Fonte: © Osservatorio sui Balcani