Quelli che vogliono squartare la Russia (3)

1. I mandanti involontari degli attentati terroristici siedono nelle
redazioni dei giornali occidentali
“Hanno di nuovo ammazzato dei russi? Ovviamente, è colpa di Putin”
(Oleg Rjazanov, Pravda.ru - traduzione di Mark Bernardini)

2. Beslan, Basaiev rivendica: "Nella scuola siamo stati noi"
(Repubblica on line 17/9/2004)

3. Le mille fidanzate di Allah
«In Russia le attentatrici cecene di solito non si uccidono da sole.
Vengono fatte saltare in aria a distanza. Le uccidono da vigliacchi»
(Marina Forti, il manifesto - 03 Settembre 2004)


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THE ORIGINAL TEXT, IN ENGLISH:
Editors of Western newspapers order terrorist acts unintentionally
(by Oleg Ryazanov)
http://english.pravda.ru/world/20/91/365/14107_tragedy.html

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I mandanti involontari degli attentati terroristici siedono nelle
redazioni dei giornali occidentali

07.09.2004 17:51

Sulle pagine di “PRAVDA.Ru” prosegue la discussione sull’atteggiamento
preconcetto della stampa e degli ambienti politici occidentali nei
confronti del problema del terrorismo in Russia. Le recenti
dichiarazioni del ministro degli esteri olandese, che ha preteso
spiegazioni dal governo russo in merito alla tragedia di Beslan, hanno
suscitato un’esplosione di emozioni. Successivamente, sono apparse
delle note in cui si affermava che le parole del ministro erano state
travisate e non aveva preteso alcunchè. Sarà... Ma allora come
interpretare le parole del primo ministro francese Jean-Pierre
Raffarin, che ha preteso dalla Russia le “necessarie informazioni” sui
fatti di Beslan? O le affermazioni del capo del ministero degli esteri
ceco, Kiril Svoboda: “Abbiamo il diritto ed il dovere di chiedere cosa
vi sia accaduto”? Quindi, probabilmente non è solo questione del
ministro olandese…

Per i giornalisti occidentali gli attentati terroristici sono un’ottima
occasione per raccontare della crudeltà di Putin.  I mandanti
involontari degli attentati terroristici siedono nelle redazioni dei
giornali e negli uffici dei difensori dei diritti dell’uomo.

L’obiettivo principale del grande gioco dei terroristi è proprio la
prevedibile reazione dei mass media occidentali. I terroristi hanno
compreso da un pezzo che dopo ogni loro sortita sanguinosa i
giornalisti europei e statunitensi, come i “cani di Pavlov”, daranno
una nuova bordata di critiche all’indirizzo della Russia: “Hanno di
nuovo ammazzato dei russi? Ovviamente, è colpa di Putin”.

Il primo ministro olandese ha preteso che gli si spieghi come sia stata
possibile la tragedia di Beslan? Ma poteva accadere anche nella
fortunata Olanda, se per vicini avesse la Cecenia anzichè il Belgio...

L’obiettivo dei terroristi gregari è quello di ammazzare più russi
possibile. Lo scopo dei capi terroristi è quello di fare della Russia
un Paese reietto, un paria.

Nelle pubblicazioni occidentali scrivono dei desaparecidos in Cecenia.
Quanti di questi in realtà si sono uniti ai banditi? Chi può dimostrare
il contrario? Cosa ci si deve attendere in generale da dei parenti, a
parte la versione secondo cui il figlio o la figlia sono stati rapiti
dai russi? Qualcuno ha contato quanti pacifici ceceni negli ultimi
quattro anni sono morti per mano dei guerriglieri? Quali azioni compie
attualmente la Russia, che permettano di affermare che prosegue la
linea dura nei confronti della Cecenia? Sono finiti i bombardamenti e
le bonifiche, è sempre più la polizia cecena a combattere contro i
banditi. Persino dopo gli attentati terroristici più sanguinosi non
sono previste operazioni militari in Cecenia. Chiunque conosca almeno
un minimo la situazione cecena, capisce che la Russia punta sul
trasferimento graduale del potere ai ceceni.

L’Occidente ritiene che la motivazione che spinge i terroristi ad
uccidere sia la vendetta per i parenti morti. Come reagirà l’Occidente
quando a vendicarsi saranno i russi che hanno perso i propri cari in
attentati terroristici? A Budnovsk più di 150 abitanti pacifici, 129 al
“Nord-Ost”, più di 400 in Ossezia, e così via, le esplosioni di Mosca e
di Kaspijsk, la morte di militi e poliziotti...

L’Occidente preme affinchè si faccia entrare la Russia nel club degli
Stati civili, quindi deve comportarsi conseguentemente. La massa
predominante della popolazione russa non percepisce affatto alcun
vantaggio ad essere amici dell’Occidente. In compenso ricorda bene che
con i comunisti tempo un mese si sarebbero regolati i conti con i
terroristi, senza alleati della NATO.

Supponiamo che la Russia rinunci al diritto di essere membro del
Consiglio d’Europa e si ponga come obiettivo prioritario quello di
fermare il terrorismo con ogni mezzo. C’è forse in Europa qualcuno che
dubita del fatto che il loro alleato USA abbandonerebbe ogni norma
internazionale se si dovesse porre la questione di salvare la vita a
degli americani? E allora perchè alla Russia si propongono regole del
gioco diverse?

La “guerra per l’indipendenza” della Cecenia viene condotta da persone
che si distinguono per rara crudeltà e perfidia. E risulta sempre più
difficile distinguerli dai nazisti di Hitler. Sono solo più fanatici e
meno istruiti. Affermano di essere per il popolo ceceno. Chi possono
difendere dei mascalzoni che prendono in ostaggio dei bambini? Che
mente e che coscienza può avere chi appoggia questa feccia, la nasconde
e le fornisce scorte?

La risposta vien spontanea: lo può fare solo un mascalzone come loro.

Che Stato costruiranno quelli che in Occidente vengono chiamati
ampollosamente “insorti”? La Svizzera cecena, la Gran Bretagna cecena,
la Turchia cecena, o l’Afghanistan dei talebani? Previsioni?

Su cosa poggerà l’economia cecena? Sull’economia dell’odiata Russia?
Sugli aiuti umanitari occidentali? Sui soldi di Bin Laden? Sulle
riparazioni di guerra imposte alla Russia? Sul commercio d’armi e sulla
fabbricazione di dollari falsi?

Non c’è nessun presupposto per il quale se la Russia dovesse accettare
lo scenario che le viene proposto dai critici occidentali, gli
attentati terroristici cesseranno. Che condizioni deve accettare la
Russia affinchè non la facciano più esplodere? Ritirare le truppe?

Gli USA, al contrario, per prevenire gli attentati terroristici hanno
mandato le truppe in Afghanistan ed in Iraq. In dei territori che
giuridicamente non fanno parte degli Stati Uniti. Ed hanno nominato dei
governanti senza alcuna libera elezione, oltretutto leali al cento per
cento nei confronti degli USA. La legittimità di Hamid Garzai è ben più
discutibile di quella di Alchanov, eletto con votazione diretta.

I consigli dei parlamentari e dei mass media occidentali possono
rendere schizofrenico il governo russo. Da quest’ultimo si pretende
contemporaneamente di trattare con i terroristi e ciononostante di non
dare loro alcuna possibilitа di ammazzare cittadini russi. Cioè,
eliminare con successo coloro con i quali bisogna mettersi d’accordo.

L’Occidente ritiene in generale che le trattative siano la panacea per
ogni cosa. Ma con chi si può trattare in Cecenia? Con Maschadov? Già
prima della seconda guerra cecena gli uomini di Gelaev hanno assaltato
il palazzo presidenziale di Maschadov ed hanno massacrato la sua
scorta. In realtà Maschadov è semplicemente un personaggio decorativo
che conoscono in Occidente. La sua influenza è misera ed un patto con
lui non avrà alcun valore reale [SI NOTI IL PARALLELO POSSIBILE CON
IBRAHIM RUGOVA IN KOSMET, ndCNJ]. Alla prova dei fatti, di quei
separatisti guerriglieri moderati di cui va parlando l’Occidente, ormai
non ce n’è più. Da un pezzo la schiacciante parte dei sostenitori di un
tempo di Maschadov o ha deposto le armi, o combatte dalla parte della
Russia.

L’Occidente deve anche capire che a governare la Cecenia non sarà chi
vince le elezioni, ma chi sarà appoggiato dal raggruppamento meglio
armato e più abile in combattimento. Basaev? Per molti in Europa Basaev
è una sorta di Garibaldi ceceno.  Per la Russia, invece, è il Bin Laden
ceceno...

Perchè l’Occidente boicotta l’attuale governo ceceno? Teme la vendetta
dei terroristi? La buonanima di Kadyrov ed il Presidente fresco di
elezione Alchanov sono ben più vicini alla civiltà che non i vari
signori della guerra che combattono contro la Russia.

Magari l’Occidente finalmente capirà che la guerra in Cecenia non è
solo quella della Russia contro i separatisti. E’ da un decennio che
c’è una guerra civile, in cui la parte più civile della società cecena
si contrappone all’impeto dell’oscurantismo.

Chi vorrebbe vedere vincitore l’Occidente?

...Ho un’immagine davanti agli occhi, una foto ricordo. Al centro un
uomo vestito di tutto punto, sembrerebbe un europeo, uno istruito. Lo
tengono per le spalle ai due lati due guerriglieri barbuti in tuta
mimetica. Davanti a tutti c’è un bambino. Uno dei guerriglieri gli
punta alla schiena il mitra. L’europeo tiene sopra la testa un
cartello: “La Russia spieghi come è potuto accadere”.


Oleg Rjazanov

(traduzione di Mark Bernardini, revisione del testo a cura del CNJ)

PRAVDA.Ru


=== 2 ===

www.repubblica.it
da Repubblica on line 17/9/2004

Messaggio del leader indipendentista ceceno su Internet
"L'operazione è costata 8.000 euro. Non mi finanzia bin Laden"

Beslan, Basaiev rivendica - "Nella scuola siamo stati noi"

"Nostri anche la strage a Mosca e i due aerei caduti"
Il sito è quello usato di solito dai guerriglieri


MOSCA - Il leader separatista radicale ceceno Chamil Basaiev ha
rivendicato l'azione terroristica nella scuola di Beslan,
nell'Ossezia del Nord e la serie di attentati che ha colpito la
Russia, dalla strage alla metropolitana di Mosca agli attentati a due
aerei di linea lo scorso agosto. La rivendicazione è apparsa in una
lettera pubblicata sul sito internet vicino agli indipendentisti
Kavkazcenter.com. Con un linguaggio a metà strada tra quello militare
e quello manageriale, Basaiev spiega anche i costi di quelle
operazioni e i vantaggi che ne sono seguiti: Beslan, con il suo
seguito tragico, sarebbe costata 8.000 euro. Inoltre, Basaiev addossa
a Putin la responsabilità politica di quel massacro voluto per
mantenere il potere con l'appoggio dei leader occidentali.

Il messaggio, la cui autenticità non può essere verificata, è firmato
Abdallah Chamil, il nome di battaglia di Basaiev. Il sito
Kavkazcenter.com è quello usato generalmente dagli indipendentisti
ceceni per diffondere i loro messaggi.

La lettera. "Grazie ad Allah - è scritto nella lettera - la brigata
dei martiri 'Riadous-Salikhin' ha portato a termine una serie di
operazioni militari sul territorio russo". Sul sito le brigate si
attribuiscono anche l'autobomba alla stazione della metropolitana
Rijskaia a Mosca (il 31 agosto, 10 morti), operazione "condotta dal
dipartimento regionale dei martiri a Mosca, l'esplosione dei due
aerei civili condotta dal dipartimento delle operazioni speciali (24
agosto, 90 morti". L'assalto alla scuola di Beslan che ha causato la
morte di oltre 500 persone, sempre secondo la rivendicazione, è stata
portata a termine "dal secondo battaglione di martiri posta sotto il
comando del colonnello Orsthkoiev".


Oama e i soldi. Poi Basaiev aggiunge: "Non conosco Osama Bin Laden e
non ho preso soldi da lui. L'operazione di Beslan - che Basaiev ha
provocatoriamente battezzato 'Nord-west', rifacendosi al massacro del
teatro Dubrovovka di Mosca dell'ottobre 2002, dove era in programma
lo spettacolo Nord-Ost - è costata in tutto 8.000 euro".

"Dagli stranieri - si legge nel comunicato con cui Basaiev si
attribuisce una delle più sconvolgenti stragi terroriste degli ultimi
anni - ho avuto solo 10.000 dollari e 5.500 euro. Praticamente faccio
la guerra solo con i soldi del bilancio della Federazione russa.
Armi, automobili, esplosivi sono tutti nostri trofei. Le uniche spese
sono per l'alimentazione e i vestiti. Per arrivare a Mosca quei soldi
non bastavano".

Il commando. "All'operazione 'Nord-West' - prosegue il terrorista -
partecipavano 33 mujahiddin, fra cui due donne. Ne avevo preparate
quattro, ma due sono state spedite a Mosca il 24 agosto per salire
sui due aerei che poi abbiamo fatto esplodere". Il commando di Beslan
comprendeva, stando a Basaiev, "12 ceceni, due cecene, nove ingusci,
tre russi, due arabi, un osseto, un tartaro, un kaardino e un guran
(un popolo siberiano, ndr) totalmente russificato".

Quanto a Nur Pasha Kulaiev, il sopravvissuto nelle mani della polizia
russa, "lo conoscevo poco, conoscevo meglio il fratello Kan Pasha, li
ho inclusi nel gruppo all'ultimo momento per fare numero. E' arrivato
alle 16,30 del 31 agosto, e alle 20 li avevo già spediti sul luogo
dell'operazione. All'unico di loro che conoscevo, Kan Pasha, che non
aveva il braccio destro, ho dato una pistola e una granata. Agli
altri ho distribuito mitra con due o tre cambi di munizioni, e gli ho
spiegato che il loro dovere era solo di fare la guardia".

"Non abbiamo sparato ai bambini". Basaiev ha definto "una tragedia
orribile" la morte dei bambini: "il mostro del Cremlino ha ferito e
ucciso un migliaio di bimbi". "I miei mujaeddin non hanno sparato sui
bambini, non hanno avuto alcuna lite, hanno solo seguito i miei
ordini, che erano: se parte il blitz dei russi, o avviene una
esplosione nella palestra, andare tutti avanti ad attaccare, non
restare nell'edificio, non tentare di difenderlo. Cercare di morire
in modo dignitoso, facendo il massimo di danni al nemico e diventando
così l'esempio per quelli che verranno dopo".

Le richieste a Putin. Basaiev parla anche dei negoziati che avrebbe
voluto fare con i russi: "Le nostre richieste erano di fermare
immediatamente la guerra in Cecenia, poi iniziare il ritiro delle
truppe. Se (il presidente russo Vladimir) Putin avesse rifiutato,
allora avremmo chiesto le sue dimissioni.

"Se Putin avesse firmato il decreto di sospensione immediata della
guerra e avesse ritirato le truppe nelle caserme, avremmo distribuito
l'acqua. Dopo aver ottenuto una conferma sul ritiro reale delle forze
russe dalla Cecenia, avremmo dato da mangiare. Appena i russi
avessero iniziato il ritiro dalle montagne, avremmo liberato i
bambini fino a dieci anni. Gli altri li avremmo rilasciati a ritiro
completato - prosegue il lungo messaggio di rivendicazione - se Putin
si fosse dimesso, avremmo rilasciato tutti i bambini, trattenendo gli
adulti per avere ostaggi con cui effettuare la ritirata in Cecenia".

La mediazione fallita. Stando a Basaiev, tutti questi punti erano
stati ben chiariti, per iscritto, all'ex presidente inguscio Ruslan
Aushev che aveva fatto da mediatore nel secondo giorno della presa di
ostaggi. "Una delle cassette che abbiamo consegnato ai russi, e che
loro hanno detto era vuota, conteneva in realtà gli appelli degli
ostaggi a Putin".

Le colpe di Putin. "Putin ha deciso di fare il blitz per soddisfare
le sue ambizioni imperialiste e mantenere la poltrona", sostiene
Basaiev. Colpevoli sono anche, afferma, "i leader occidentali che lo
hanno benedetto perché facesse quella strage. Chiediamo con forza una
indagine pubblica su Beslan fatta dall'Onu, dall'Unione europea e da
tutti quelli che hanno condannato la nostra azione. Siamo pronti a
dare qualunque assistenza nell'indagine e a fornire qualunque
informazione in nostro possesso".

(17 settembre 2004)


=== 3 ===

http://www.ilmanifesto.it/

il manifesto - 03 Settembre 2004

Le mille fidanzate di Allah

Chi sono le shahidki, «donne martiri» cecene, perché vanno a morire
imbottite di esplosivo? In Cecenia solo le donne vanno a morire, e non
sempre di propria volontà. Il fanatismo religioso c'entra poco, scrive
la giornalista russa che ne ha ricostruito in un libro le storie
personali di tragedia e morte
«Missione compiuta», dice l'uomo nell'auto. Ha appena azionato il
meccanismo a distanza che ha fatto esplodere l'ordigno contenuto nella
borsa della ragazza. Ride soddisfatto, spegne la videocamera. In quel
momento non sa ancora che la ragazza è riuscita a sopravvivere
MARINA FORTI

Chi sono? Perché giovani cecene vanno a farsi esplodere in un teatro
gremito o nella metropolitana di Mosca, o in un commissariato di
polizia? Donne giovanissime, a volte con figli, per chi, o per cosa
vanno a morire - e a seminare morte? Fanatismo religioso, si dice: le
donne-kamikaze sono il ritrovato più impressionante delle frange più
fondamentaliste del movimento islamico in Cecenia, la regione del
Caucaso che sta precipitando in una nuova fase di una guerra ormai
decennale. La religione però c'entra molto poco con la scelta di tante
giovani cecene di farsi shahidki («donne martire»), come le chiamano i
russi, dalla parola araba shahid che significa «martire». Le loro
storie personali dicono altro: «Sono giunta alla conclusione che
l'unica ragione che può spingerle a cercare la morte è una tragedia
personale o una vita infelice», scrive la giornalista russa Julija
Juzik: donne a cui non è rimasta scelta.

Per un anno, tra il 2002 e il 2003, Juzik ha percorso la Cecenia per
capire da dove venivano le giovani che si erano fatte saltare in questo
o quell'attentato, va a parlare con familiari o chi ne aveva condiviso
gli ultimi mesi di vita, ricostruisce i passaggi che le hanno portate a
diventare «martiri». Il risultato di questa indagine è un libro
pubblicato a Mosca dall'editore Ultracultura (2003), Le fidanzate di
Allah - l'edizione italiana, aggiornata alla primavera 2004, sarà
pubblicata con lo stesso titolo dalla Manifestolibri (traduzione di R.
Frediani, in libreria a ottobre).

Le kamikaze «sono state create ad arte», dichiara Juzik (in
un'intervista citata nella prefazione all'edizione italiana). Osserva:
nella storia delle guerre caucasiche, per centinaia di anni, «non c'era
mai stato un ceceno - tantomeno una cecena - che si sia coperto di
esplosivo»: combattevano, non facevano i martiri. In Russia si suole
fare il parallelo tra Cecenia e Palestina, con terrorismo e attentati
suicidi: anche in là ci sono donne kamikaze. Ma la differenza, oltre a
tante circostanze storiche, è che «in Cecenia gli uomini non si fanno
saltare in aria. Danno un valore troppo alto alle proprie vite. (...)
In Cecenia muoiono solo le donne». E spesso, neppure di propria
volontà...

Più dell'islam, nei destini di quelle ragazze conta una struttura
sociale tradizionale in cui le donne sono sottomesse. «Sono donne la
cui vita è stata distrutta, che non hanno futuro, che vanno a morire
non per dimostrare la loro devozione ad Allah».

Allah compare, certo, nei video che ritraggono giovani velate di nero,
bandana verde sulla fronte, occhi vitrei. La prima in assoluto, la
diciassettenne Hava Baraeva, è stata trasformata in una leggenda. Era
il giugno 2000. Un video la ritrae mentre dice: «Sorelle, è giunto il
nostro momento! Dopo che i nemici hanno ucciso quasi tutti i nostri
uomini, i nostri fratelli e mariti, solo a noi rimane il compito di
vendicarli. (...) E non ci fermeremo neanche se per questo dovremo
diventare martiri sulla via di Allah. Allah Akhbar», dio è grande.
«Vendicarli»: così nasce il mito delle «vedove nere». Il video la
mostra mentre sale su un camion, con viso ispirato, e si lancia contro
un distaccamento di polizia speciale in un villaggio della Cecenia.
L'immagine seguente mostra da lontano l'esplosione: lei andava a morire
e «i suoi compagni stavano vigliaccamente tra i cespugli» a filmare.
Hava, ricostruisce la giornalista russa, era cresciuta in affidamento a
un uomo, un dirigente islamico indipendentista, di cui si è innamorata
- anzi, completamente soggiogata. Molte giovani donne saranno
soggiogate e tradite dagli uomini di cui si fidavano. Altre sono
devastate dall'aver visto uccidere un uomo che amavano, i figli, la
casa. Storie terribili (in questa pagina ne citiamo due). «Solo poche
ragazze erano davvero credenti e praticanti; tutte le altre avevano un
motivo personale, o semplicemente non avevano scelta». Il martirio? «In
Russia le attentatrici cecene di solito non si uccidono da sole.
Vengono fatte saltare in aria a distanza. Le uccidono da vigliacchi».

Nella sua indagine, Jilija Juzik raccoglie dettagli molto precisi sui
campi di addestramento da cui sono arrivate le giovani andate a morire
nel teatro di Mosca, primavera 2002: due villaggi di montagna di cui,
scoprirà, la polizia speciale russa è perfettamente al corrente.
Raccoglie informazioni su nuovi campi di addestramento. Nella prima
edizione (russa) della sua indagine avvertiva: di là verranno le
prossime «bombe viventi». Cita nomi, luoghi, «sapevo anche che i leader
delle bande armate avevano ricevuto un ordine per l'invio di donne
martiri» per azioni programmate tra la fine del 2003 e l'inizio del
2004, alla vigilia delle presidenziali russe: come poi è avvenuto.

Ma perché i servizi russi non le hanno fermate, si chiede? Descrive i
«reclutatori» di future martiri: vanno in carca di «donne giovani nelle
cui famiglia siano stati distrutti i legami familiari o di clan, o
orfane di padre; di giovani donne sorelle o vedove di combattenti
uccisi, di donne di famiglie molto religiose o wahabite. ... Coloro,
prima di tutto, che non hanno nessuno che possa difenderle». Ma perché
le forze speciali non fermano i reclutatori? «Vuol dire che questa
guerra serve comunque ancora a qualcuno?».