ANCORA UN LIBRO CHE IN ITALIA NESSUNO RECENSIRA' NE' PUBBLICHERA':

Pierre-Henri Bunel, *Crimes de guerre à l’OTAN*,
Paris, Editions 1, $$$ p., 110 FF, parution juin 2000.


---

La seguente INTERVISTA A PIERRE-HENRI BUNEL e' stata
pubblicata dalla rivista marxista tedesca KONKRET n.8/2000
http://www.infolinks.de/medien/konkret/

-

Il maggiore Pierre-Henri Bunel ha prestato servizio dal 1972 al 1999
nell'Esercito francese; e' specialista per il terrorismo islamico ed e'
stato ufficiale per le informazioni per 13 anni. Bunel ha partecipato
alla
seconda guerra del Golfo, nel 1995-96 ha fatto parte del Comando delle
truppe di intervento rapido della NATO in Bosnia-Erzegovina e dal 1996
all'autunno 1998 ha lavorato nel Quartier Generale della NATO a
Bruxelles.
All'inizio dell'ottobre 1998 e' stato arrestato ed incriminato per alto
tradimento: avrebbe trasmesso piani segreti della NATO a Belgrado.
Dopo aver scontato 10
mesi di custodia cautelare e' adesso in attesa di processo.

D: Quando le e' stato chiaro che la NATO avrebbe attaccato la
Jugoslavia?

R: Nel settembre 1998. Ho incontrato il primo segretario della missione
jugoslava presso la UE, Milanovic, esclusivamente il 23 luglio ed il
primo
ottobre 1998. Il 23 luglio non era stata ancora presa nessuna decisione.
Ma gli statunitensi gia' lavoravano ai piani operativi. Solo dopo il mio
rientro dalle ferie, nel settembre, venni a sapere di cosa si trattava.
L'ufficiale che da noi si occupava di questo mi ha detto testualmente:
"Gli americani vogliono bombardare la Jugoslavia a qualsiasi costo" e
"ci
troveremo dinanzi ad una nuova catastrofe".

D: Lei ritiene che il governo francese l'abbia usata come "capro
espiatorio"?

R: Si. Il Ministro francese della Difesa disse che le informazioni che
io
trasmisi a Milanovic non potevano in nessun modo compromettere le nostre
operazioni ne' mettere in pericolo le nostre truppe. Purtuttavia mi ha
consegnato alla giustizia.
Io non ho operato di mia iniziativa. A Milanovic telefonai dal mio
ufficio. Io credevo che i francesi si sarebbero rapportati con gli
alleati
e che il fine della mia trasmissione di informazioni sarebbe stato
quello
di indurre Milosevic a ritirare le sue truppe da Kosovo.

D: A quanto pare gli americani non volevano questo.

R: No! Loro avevano bisogno di Milosevic. Avevano bisogno quantomeno di
ottenere una vittoria su di un dittatore. Con Saddam Hussein non aveva
funzionato. Percio' la macchina da guerra americana stavolta doveva
colpire per costringere Milosevic a ritirare le sue truppe.

D: Questo pero' e' avvenuto solo il 24 marzo 1999. Tuttavia nell'ottobre
1998 Milosevic si era mostrato disponibile al ritiro dal Kosovo. Era un
risultato della vostra trasmissione di informazioni?

R: In ottobre Milanovic ha telefonato varie volte nel mio ufficio ma
senza trovarmi. Dunque sapeva bene che ero stato allontanato
dall'incarico
e che cio' che gli avevo trasmesso doveva essere qualcosa di importante.

D: Dopo il ritiro dell'esercito jugoslavo nella meta' di ottobre 1998
l'UCK ha preso le sue posizioni. Ed alla meta' di gennaio si e' arrivati
al cosiddetto massacro di Racak.

R: Nel caso di Racak si e' trattato, cosi' come nel cosiddetto massacro
di
Markale a Sarajevo nell'agosto 1995, di una buona scusa per bombardare i
serbi. Come ex militare io so cos'e' una strage. Ci hanno fatto vedere
le
foto di Racak, sulle quali i cadaveri erano tutti perfettamente
allineati.
Le ferite non erano tutte uguali. Se uno fa una strage, di regola le
vittime vengono uccise tutte allo stesso modo, ed hanno le stesse
ferite.
Percio' sono giunto alla conclusione che i cadaveri fossero stati
riuniti
e messi tutti in fila.

D: L'ambasciata cinese e' stata bombardata intenzionalmente durante la
guerra?

R: Si! E' stata colpita cinque volte da missili comandati con il laser,
cinque volte! Se fosse stato un unico Tomahawk si sarebbe potuto credere
all'errore, perche' questi non hanno una grande precisione sul
bersaglio.
E poi, io durante la guerra del Golfo ho visto come preparano le loro
carte gli americani, e come si procurano le munizioni. Per Belgrado nel
quartiere generale della NATO ci siamo comportati proprio nella stessa
maniera. Percio' io sapevo dove si trovava l'ambasciata cinese, perche'
questa era inclusa nella lista delle rappresentanze diplomatiche a
Belgrado. Questa lista l'ho avuta dal dipartimento informazioni della
NATO.

D: Nel suo libro "Crimini di guerra nella NATO" lei descrive le
differenziazioni all'interno della NATO in Bosnia.

R: Non proprio nel cuore della NATO. I militari americani nel cuore
della
NATO non hanno mai giocato storto. Molto piu' problematico e' stato il
rapporto di tutti, all'interno della NATO, con la CIA.

D: Come si evidenziava questo?

R: Ad esempio nell'affare del campo terrorista musulmano a Pogorelica:
la
nostra operazione contro il campo e' stata tradita. Qualcuno ne deve
avere
fatto menzione. Dopodiche' abbiamo condotto una indagine, per trovare
il
"punto debole" al nostro interno. E pur senza poterlo dire con estrema
sicurezza, tutto ci indirizzava sul servizio segreto statunitense.

D: Lei non parla di crimini di guerra "della" bensi' "nella" NATO. Quale
sarebbe la differenza?

R: Dal 1989 nei Balcani abbiamo fatto grossi errori. Innanzitutto
abbiamo
tollerato Milosevic. Poi - e di questo responsabile e' la Germania - si
e'
sancita la frantumazione della Jugoslavia, riconoscendo Slovenia e
Croazia. Il cancelliere federale Kohl a quel tempo persegui' una nuova
"Ostpolitik". Percio' io parlo di crimini di guerra "nella" NATO, e non
di
crimini di guerra "della" NATO. La NATO e' solo una organizzazione con
funzionari civili e militari. Quelli che hanno commesso crimini di
guerra
sono i responsabili nei governi.

(trad. a cura del CRJ; distributed without permission, for fair use
only)

---

http://www.albaniannews.com (Click on Full Edition;
click on Friday, July 28, 2000)
Albanian Daily News
July 28, 2000



French Officer Says NATO Deliberately Bombed China
Embassy


VIENNA - A former French intelligence officer who
served at the headquarters of the North Atlantic
Treaty Organization (NATO) forces during the Kosovo
crisis said in an interview with a German magazine
that the NATO bombing of the Chinese Embassy in
Belgrade in May 1999 was done on purpose.

Maj. Pierre Bunel, who is facing trial for leaking
intelligence material to Yugoslavia while working at
the NATO headquarters, told the German monthly Konkret
that he had seen a NATO intelligence list of
diplomatic missions in Belgrade showing the correct
location of China’s embassy.

The United States, which carried out the bombing
mission, has called the attack a mistake, saying the
U.S. Central Intelligence Agency selected the bombing
target using an outdated map that did not show the
embassy on the site bombed by U.S. warplanes.

According to Bunel, preparations for the NATO bombing
operation had been completed by the fall of 1998 and
NATO chose the targets and prepared the ammunition
based on U.S.-supplied maps.

“I know where the Chinese Embassy was located because
it was on...the list I got from the intelligence
department of NATO,” Bunel told Konkret. The magazine
will be on sale Friday.

“The embassy was hit by five laser-guided rockets,
five! If it had been a single Tomahawk (cruise
missile), you could have believed it was a mistake,”
he said.

Bunel was arrested in October 1998 for passing secret
NATO maps to Belgrade. He was released on bail in
September last year pending trial on charges on high
treason. (Kyodo news agency)

---


SUJET

La confession d’un "traître", ou l’OTAN vue du dedans.

RESUME

Arrêté en automne 1998 sous l’acccusation d’avoir livré aux Serbes le
plan des
"frappes" de l’OTAN contre la RF de Yougoslavie, le commandant Bunel,
s’estimant
victime d’une accusation injuste, a choisi de s’expliquer publiquement
avant
son
procès. Son livre nous apprend qu’au sein de l’armada démocratique, le
crime de
guerre est un procédé ordinaire et admis, et que la manipulation des
faits,
omniprésente, n’épargne même pas les manipulateurs.

CRITIQUE

Ah! comme le Pacte de Varsovie eût été aimable sans l’URSS! Hypothèse
absurde,
évidemment, mais non moins absurde que de faire croire, aujourd’hui, à
une
fronde antiaméricaine au sein de l’OTAN.
C’est pourtant l’argument que le commandant Bunel a choisi pour fonder
sa
défense dans un livre qui laisse une impression équivoque.
Oui, explique-t-il, il a bien livré des documents aux Serbes. Mais
d’abord, ces
documents n’étaient ni très secrets, ni dangereux. Et ensuite, il ne l’a
pas
fait parce qu’il était proserbe, mais pour servir l’OTAN. Enfin, s’il a
été
dénoncé à tort, c’est qu’il s’est mis en travers du chemin d’un
mastodonte :
les
Etats-Unis, qui tiennent l’OTAN elle-même en esclavage.

A l’heure où Astérix renaît sous les traits de José Bové, un tel
scénario
touchera le public. Certains Européens exaspérés trouveront un
soulagement dans
cet ouvrage où les Américains apparaissent le plus souvent balourds,
fats,
superstitieusement technocrates, impérialement bureaucrates,
maladivement
suspicieux, très lâches et passablement puérils.
Sous l’impulsion de ces gens-là, nous explique Bunel, c’est tout l’art
de la
guerre européen qui sombre de conserve avec les souverainetés et les
cultures
nationales. Leur devise: zéro mort. (côté U.S., bien entendu). Leurs
armes: des
canons contre des lièvres. Leur diplomatie: mentir, bombarder, puis
mentir et
mentir encore. Leurs mobiles: l’argent et la domination. Leur outil:
l’OTAN,
alliance dont ils ont dénaturé la finalité et qu’ils ont retournée
contre
elle-même, c’est-à-dire contre l’Europe.

Bunel livre une relation subtile et bien documentée des dissensions
intestines
concernant le problème islamiste en Bosnie, Français et Britanniques
s’efforçant
d’extirper la peste fondamentaliste-terroriste face à une administration

américaine qui, elle, s’ingénie à la couvrir. Il détaille ainsi
l’opération
"Grouse", sommet des audaces européennes, qui permit de démanteler un
camp
d’entraînement islamiste en Bosnie, créant quelque mauvaise presse au
gouvernement de Sarajevo, mais qui n’eut finalement qu’un impact
anecdotique.
Au terme de la première partie de son livre, consacrée au problème
bosniaque,
Bunel assassine à la fois les accords de Dayton et le rôle que les pays
Occidentaux jouent dans ce pays:

"Il faut se souvenir que, pour beaucoup [de Bosniaques, quels qu’ils
soient],
les accords de Dayton n’ont pas plus de valeur que l’armistice de 1940
pour les
patriotes français qui ont résisté pendant l’occupation nazie." (p.
162)

Et le baroudeur du renseignement de conclure, désenchanté:

"J’avais touché du doigt ,une fois de plus, les incohérences des
dirigeants des
grands pays, causes des malheurs des peuples sur le destin desquels ils
interviennent sans qu’on leur ait rien demandé."

Mais c’est dans la seconde partie seulement que l’ouvrage justifie son
titre.
En
comparaison de l’agression qui se trame contre la Serbie, l’époque de
Dayton
paraît un modèle de fair-play. En 1998, escomptant la minable publicité
d’un
"Dayton bis" à domicile, la France se poste en tête de la meute
antiserbe et,
pour prouver sa loyauté, sacrifie publiquement son "traître à l’OTAN".
Elle
obtiendra Rambouillet, où le sordide guet-apens des "accords de paix"
falsifiés
par Mme Albright et ses complices viendra ternir devant l’histoire l’un
des
noms
emblématiques de la civilisation française.
La suite sera, selon Bunel, la seule chose que l’OTAN ait été entraînée
à
faire:
une "opération de guerre totale" (p. 198), préméditée dans le détail au
moins
depuis 1997, dans un climat frénétique:

"Délibérément, les gouvernements des pays de l’OTAN acceptaient l’augure
de
frappes massives et sans nuances sur tout un pays, pour essayer de faire
plier
son dirigeant honni. Une sorte d’hystérie colorait les propos des
participants
aux réunions civiles et militaires lorsqu’ils parlaient des "Serbes".
Manifestement, ils perdaient de vue que s’ils devaient faire "jouer
l’opération", ils feraient frapper des civils, dont beaucoup ne seraient
pas
serbes, et que, parmi les Serbes, tous ne soutenaient pas Milosevic."
(p. 198)

Le crime de guerre est sciemment intégré au programme:

"les plans prévoyaient de commencer par détruire toutes les
infrastructures
civiles stratégiques du pays, avant de s’attaquer ensuite aux forces
militaires"
(ibid.).

Quant aux mobiles réels de l’agression, Bunel avance une explication
stupéfiante
de cynisme: pour être en règle avec les accords START signés avec les
Russes,

"il fallait démanteler, entre autres types d’équipement, un certain
nombre de
missiles de croisière Tomahawk (...) Mais démonter des missiles de
croisière
déjà payés sur les budgets antérieurs est une dépense réellement
stupide. Il
vaut mieux les tirer. Cela fait un exercice pour les militaires et ne
coûte
plus
rien au budget." (p. 184) (1)

D’où, sans doute, les salves tirées sans rime ni raison contre la
Somalie et
l’Afghanistan en été 1998 et la hâte des Américains, cette année-là, à
bombarder
le premier venu. Deux cibles sont toujours à disposition: l’Irak et la
Serbie.
Cette dernière fait l’objet d’un chantage. Bunel mène alors son
opération
fatale
pour tenter de persuader Belgrade que l’affaire est sérieuse. Par son
mérite ou
non, Belgrade s’en tire in extremis en retirant ses forces spéciales du
Kosovo.
On est en octobre 1998. La Serbie a obtenu un sursis capital de cinq
mois
d’hiver. L’Irak essuiera à sa place des mois de bombardements
meurtriers,
injustifiés, si quotidiens que les médias ne les relèveront même plus.
Mais le Tomahawk, ce n’est pas le pire. Parmi les innombrables moyens
mobilisés
pour tuer sans coup férir un petit Etat ruiné, les "monstrueuses bombes
à
fragmentation", parade hypocrite au traité d’interdiction des mines
antipersonnelles:

"...seules les munitions posées par voie terrestre étaient concernées
par le
traité d’Ottawa, et étaient donc désormais interdites. Les bombes à
sous-munitions restaient autorisées. Bel exemple de morale politique:
une
cluster bomb coûte le prix d’une "Clio" Renault, il faut pouvoir se la
payer
(...) Avec cet accord, les pays riches ont donc désarmé les pays
pauvres, mais
restent libres de continuer à assassiner hardiment." (p. 191)

Quelque 1400 de ces containers à mines seront déversés en Yougoslavie:
ils ont
"pour objectif de "polluer" le terrain". Les soldats de l’OTAN
l’apprendront à
leurs dépens au Kosovo, où l’arjmée serbe leur a livré son plan de
minage,
tandis que les mini-bombes de l’OTAN, dispersées au hasard, continuent à
tuer
chaque jour... pour une fois, sans distinction ethnique.

La plupart des crimes exposés dans "Crimes de guerre à l’OTAN" étaient
notoires.
Mais de par leur énormité même, ils échappaient à l’entendement du
public. Une
famille obsédée par la bienséance peine à croire que son rejeton premier
de
classe est un violeur et un malfrat. C’est aussi à cause d’un préjugé
moral de
ce genre, et non uniquement par devoir professionnel, que le procureur
du TPI,
la Suissesse Carla del Ponte, persiste à nier la qualification juridique

évidente des agissements de l’OTAN. Admettre ces faits, c’est précipiter

l’effondrement d’un modèle de société prospère fondé sur l’alliance de
l’exploitation et de la bonne conscience.
C’est le mérite de Pierre-Henri Bunel d’avoir, le premier, crié de
l’intérieur
du palais que le roi est nu. Mais sa clairvoyance même nous inspire le
malaise:
s’il était conscient de servir une alliance perçue comme une force
d’occupation,
aux agissements contraires à l’intérêt des pays qui la financent, qui a

intégré
le crime de guerre à sa stratégie ordinaire, et qui est manipulée par
des
extraterrestres assoiffés de domination, pourquoi clame-t-il sa loyauté
vis-à-vis de l’OTAN?
Pour un officier français, ou pour n’importe quel homme d’honneur,
trahir le
monstre qu'il décrit était le seul moyen de ne pas trahir l’élémentaire
morale
humaine. Bunel le sait, mais le moyen dont il use pour occulter ce
dilemme
moral
n’est pas élégant. En défendant l’OTAN contre elle-même et gonflant
artificiellement un "ennemi" d’outre-Atlantique, il n’est pas sincère..
Dans
son
livre, où chaque accusation contre l’OTAN est motivée, il relaie des
méchancetés
médiatiques gratuites contre les responsables serbes. A plusieurs
reprises, il
loue la distanciation de la politique chiraquienne vis-à-vis des
penchants
traditionnels de la France, selon lui encore valables sous Mitterrand
(vraiment?), au profit d’un alignement sur les volontés américaines.
Pour ne
pas
dire du bien du peuple banni, Bunel force le trait contre l’autre camp,
mais,
soucieux de ménager les susceptibilités françaises, il inscrit le gros
de
l’addition au compte des Américains (rappelons que son éditeur est lié à

Hachette, donc à Matra, donc au pouvoir). Il sait pourtant que l’OTAN
est
désormais un organisme analogue au pacte de Varsovie: il n’y a qu’un
grand
maître, mais la chaîne des responsabilités irrigue sans rupture les
nomenklaturas consentantes des pays affiliés.

Il est tragique que, dans le climat actuel, un témoin aussi crucial
doive se
censurer pour ne pas nuire à la portée de son témoignage. Gageons
qu’après son
procès, lorsque la désillusion ou la catastrophe aura ouvert les yeux
d’un
grand
nombre de ses concitoyens, le commandant Bunel criera son attachement
aux
valeurs humaines universelles plutôt qu’aux consignes de service d’une
organisation déshonorée.

-SLOBODAN DESPOT

A LIRE

Pierre-Henri Bunel, *Crimes de guerre à l’OTAN*, Paris, Editions 1, $$$
p., 110
FF, parution juin 2000.

NOTE

(1) Cette explication est corroborée par un témoignage de première main:
début
1999, l’attaché militaire américain à Belgrade avait confié à un éminent

historien que son pays cherchait un prétexte quelconque à l’agression
pour
pouvoir tirer ses missiles périmés. L’officier en était désolé, car il
sympathisait avec la nation serbe.

-

L I S E Z - M O I Ç A !
Le monde à livre ouvert.
Lisez et faites connaître !
Contenu: (C) 2000 by Editions L'Age d'Homme, Lausanne, Suisse.
Réactions et contributions :
lisez-moi-ca@...
Pour vous désabonner, envoyez un email à :
lisez-moi-ca-unsubscribe@...

---

Subject: Urgent: Interview with a Nato-"traitor"
Date: Sun, 16 Jul 2000 13:43:28 +0200
From: J.Elsasser@... (Juergen Elsaesser)

Look at my website:
www.juergen-elsaesser.de


Dear friends,

in the August issue of KONKRET we print an interview that might interest
you:
With Commandant Pierre Henri Bunel, french liaison officer in the
Nato-Headquarter in Brussels from 1996 until October 1998. Then he was
arrested
because he handed over top secret military documents including attack
plans
against Yugoslavia to the yugoslav embassy. Fifteeen years of jail are
waiting
for him...

In the interview he says that he already in fall 1998 was informed about
the
Nato-plans to attack Yugoslavia. Also he assures that the destroying of
the
chinese embassy in Belgrad was not a mistake, but was intended. He
thinks so
because in the Nato-Headquarter they had - and even he himself had -
accurate
plans of Belgrade which showed the location of the embassy correctly.

In other parts of the interview he talks about the CIA-support for the
bosnian
Muslims (he was in the headquarter of the Rapid Deployment Force in
Bosnia from
1994 till 1996).

Don't you think, this is hot stuff for your newspaper/magazine? Wouldn't
it be
interesting for you to translate and print it?

KONKRET comes out at 29th of July - but you could get it already on
Monday the
17th of July, if you like. So you have enough time to check it, and
we'll easily
agree about the conditions of reprinting.


Please remail me, if you are interested.

Thank you very much,
your sincerely

J.E.


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------