Da: ICDSM Italia
Data: Lun 11 Ott 2004 14:23:40 Europe/Rome
A: icdsm-italia@ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] Parodia di giustizia all’Aja


Parodia di giustizia all’Aja

(traduzioni di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

1. Lettera aperta di Christopher Black, presidente del Comitato legale
dell’ICDSM

2. Lettera di un gruppo di testimoni degli Stati Uniti al Presidente
Slobodan Milosevic

3. Rifiuto di Leonida G. Ivachov di partecipare al « processo » come
testimone

4. Dichiarazione del Comitato Greco per la Distensione internazionale e
per la Pace (EEDYE)

5. TPI - Tribunale Penale Internazionale : Washington manda un
avvertimento a Belgrado


--- ( 1 ) ---

Lettera aperta di Christopher Black, presidente del Comitato legale
dell’ICDSM, Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic

URL :
http://www.anti-imperialism.net/lai/texte.phtml?section=&object_id=23028

Christopher Black    14/09/2004

Il Tribunale Internazionale per i crimini nella ex Yugoslavia (ICTY),
una associazione di criminali che non è ne’una organizzazione
internazionale ne’una organizzazione giudiziaria, è stato insediato in
violazione del diritto internazionale e dei principi fondanti della
Carta delle Nazioni Unite.
Questo Tribunale produce false accuse, organizza arresti e carcerazioni
senza la minima autorità legale e dirige quelli che definisce
“processi”, in violazione del diritto internazionale e di tutte le
leggi nazionali e delle norme di giustizia.
Questo Tribunale costituisce un’arma con la quale gli Stati Uniti e i
loro alleati tentano di distruggere il principio fondamentale della
sovranità delle nazioni, che costituisce la base essenziale
dell’autodeterminazione dei popoli e della democrazia, per cui gli
Alleati della Seconda Guerra Mondiale hanno fatto mostra di combattere
i fascisti Tedeschi, Italiani e Giapponesi.

Oggi, i fascisti hanno fatto la loro ricomparsa e, essendosi
impadroniti del potere negli Stati Uniti e negli altri paesi alleati
della NATO, pretendono di creare un Nuovo Ordine mondiale in seno al
quale essi soli decideranno chi deve vivere e chi morire, chi deve
essere libero e chi imprigionato, come pure le condizioni economiche e
sociali nelle quali tutti noi dovremo vivere.

In nome della libertà, stanno creando la schiavitù. In nome
della giustizia e dei diritti dell’uomo, mutilano e massacrano. In nome
del diritto internazionale, hanno instaurato le norme di un potere
assoluto e implacabile. In nome della democrazia, stanno distruggendo
la democrazia. In nome dei popoli, stanno instaurando una dittatura
mondiale.

Una componente essenziale della dittatura consiste nel
sistema delle non-leggi e dei non-tribunali che loro hanno creato,
sistema di cui si viene a prendere assoluta consapevolezza nella forma
di questi tribunali criminali, che hanno l’unico obiettivo di sostenere
il Nuovo Ordine mondiale e di distruggere qualsiasi nazione o governo
nazionale che si opporranno loro.

I ben noti non-tribunali, come l’ICTY o il suo omologo per
il Rwanda ICTR, e i loro quasi omologhi per la Sierra Leone, la
Cambogia e Timor Est, sono stati istituiti e sono mantenuti in carica e
sotto controllo principalmente dagli Stati Uniti, con l’obiettivo di
demonizzare coloro che resistono alle loro imposizioni; questo in vista
della distruzione della sovranità di quei paesi e, di conseguenza, si
creano i presupposti per minare la sovranità di tutte le nazioni, gli
Stati Uniti da tutto questo sono automaticamente esclusi, e si manovra
in modo che i meccanismi della propaganda presentino versioni distorte
degli avvenimenti che sono avvenuti in quei paesi, trasformando senza
eccezioni le vittime dell’aggressione americana in capri espiatori e
“criminali”, e mascherando l’effettivo ruolo giocato in questi
avvenimenti dagli Stati Uniti e dai loro alleati.

L’ICTY è stato insediato con questi obiettivi, di distruggere la
Yugoslavia, di controllare i Balcani e di minacciare la Russia. L’ICTR
è stato insediato al fine di distruggere il Rwanda, in quanto Stato
progressista, e di controllare le immense risorse dell’Africa centrale.
I Tribunali ibridi, mezzo ONU, mezzo nazionali, per la Sierra Leone, la
Cambogia e Timor Est, sono stati creati con il medesimo scopo, di
schiacciare l’opposizione agli interessi degli Stati Uniti e dei loro
alleati in quei paesi.

In questo caso, gli Stati Uniti, utilizzando la loro influenza sul
Consiglio di Sicurezza dell’ONU, hanno prodotto delle strutture
criminali, che hanno la pretesa di definirsi tribunali, con funzionari
che si pavoneggiano in pubblico con abbigliamenti stravaganti, tutti
paludati di titoli roboanti e di un senso morale professionalmente
basso, e che hanno redatto degli “statuti”, dei pezzi di carta
straccia, di nessun significato, salvo quello di mirare a conferirsi
una vernice legale immediatamente confutata dalle loro regole
procedurali e dalle prove destinate ad impedire la messa in atto di
processi veramente legali ed ugualmente impedire sempre alla verità di
essere divulgata.

I sostenitori di queste strutture pretendono che esse agiscono
secondo i principi di giustizia, legalità ed umanità. Il fatto di
imporre un consulente-consigliere al Presidente Milosevic, scelto dal
tribunale per ridurre al silenzio il Presidente Milosevic e sabotarne
la difesa, azione che non avrebbe potuto aver luogo se non in ragione
dell’assenza completa di morale nella famiglia di giuristi rispondenti
al nome di Kay, costituisce l’atto fra i più densi di livore da parte
del triumvirato di marionette della NATO che portano le toghe rosse
dell’Inquisizione e che non sono altro che delle auto-parodie di
giudici.

La natura fascista di questi tribunali si è palesata in modo
chiarissimo. La giustezza della causa del Presidente Milosevic salta
agli occhi.

I popoli del mondo devono riconoscere che il Presidente Milosevic e
tutti gli altri prigionieri del Nuovo Ordine mondiale sono ostaggi di
questo Ordine, privati della loro libertà ad esempio per noi tutti. I
popoli di questo mondo devono agire per mettere un termine a queste
ingiustizie ed evitare che queste proseguano prima che anche noi
diventiamo tutti vittime. I prigionieri di questi tribunali “ad hoc”
devono essere rilasciati. I tribunali devono venire bloccati. Coloro i
quali li hanno imposti devono affrontare la giustizia dei tribunali dei
loro stessi paesi per i crimini di guerra che hanno commesso. La
sovranità delle nazioni e il diritto internazionale devono essere
restaurati. Le leggi internazionali dovranno essere restaurate. Da noi
tutti insieme, dunque il potere di fare questo sta nelle nostre mani!

Christopher Black,
Presidente del Comitato legale dell’ICDSM
Arusha, Tanzania.


--- ( 2 ) ---

Lettera di un gruppo di testimoni degli Stati Uniti al Presidente
Slobodan Milosevic

URL :
http://www.anti-imperialism.net/lai/texte.phtml?section=&object_id=23055

12/09/2004

Caro Presidente Milosevic,

Noi sottoscritti, siamo indignati per la decisione del tribunale
dell’Aja (ICTY) di imporvi un consigliere legale contro la vostra
volontà e di privarvi del vostro diritto fondamentale della vostra
autodifesa. Benché noi immediatamente siamo stati consenzienti a
testimoniare a vostra difesa, in queste condizioni noi non possiamo ne’
vogliamo partecipare come testimoni, viste le attuale procedure.

La decisione del tribunale non solo viola le norme legali ed etiche
fondamentali, ma disprezza apertamente i suoi propri regolamenti e il
proprio status giuridico. Secondo l’articolo 21, al paragrafo 4 dello
statuto dell’ICTY, un accusato viene abilitato ad ottenere alcune
“garanzie minimali”, ivi compreso il diritto “di assicurare a lui
stesso la propria difesa o l’assistenza legale di una persona di sua
scelta”. Inoltre, lo statuto stabilisce che un processo deve essere
condotto “nel pieno rispetto dei diritti dell’accusato”. Allora il
nostro unico commento è che, in tutta evidenza, il senso della parola
“garanzie” differisce evidentemente in modo totale dall’accezione che
ne da il tribunale.

Noi possiamo assicurarvi che restiamo pronti e d’accordo a comparire
come testimoni nel caso che vi venga restituito il vostro diritto
all’autodifesa, sempre che voi desideriate sempre invitarci. Noi
restiamo fermamente uniti nel nostro credere che le accuse contro di
voi sono false e che rappresentano la continuazione della guerra
condotta contro la Yugoslavia e contro il popolo Serbo da parte degli
Stati Uniti e i loro alleati della NATO. Noi inviamo una copia di
questa lettera al tribunale, in modo da informarlo della nostra
decisione.

Firmato,
Gregory Elich, Sara Flounders, Barry Lituchy, Michael Parenti

copia conforme: Registro dell’ICTY, l’Aja


--- ( 3 ) ---

Rifiuto di Leonida G. Ivachov di partecipare al « processo » come
testimone

URL :
http://www.anti-imperialism.net/lai/texte.phtml?section=&object_id=23027

Leonida G. Ivachov è stato capo settore del Dipartimento della
Cooperazione Militare Internazionale del Ministero della Difesa della
Federazione Russa dal 1996-2001, vice presidente dell’Accademia per le
Questioni geopolitiche, dottore in Scienze storiche, colonnello
generale della riserva.

Mosca, 9 settembre 2004

Dichiarazione
(traduzione di J-M.Flémal)

In risposta all’invito del Presidente dell’ex Repubblica Federale di
Yugoslavia (RFY), Signor Slobodan Milosevic, io, Leonida Grigorievitch
Ivachov, cittadino della Federazione Russa, mi sono dimostrato
d’accordo a testimoniare in favore della sua difesa nel corso del
processo che si sta svolgendo davanti al Tribunale penale
internazionale per l’ex Yugoslavia (ICTY). Ho agito in tal modo in
piena coscienza, cercando di contribuire al conseguimento
dell’obiettività e della verità sulle questioni Europea e Yugoslava
durante il periodo 1997-2000.

A mio parere, la partecipazione al processo dell’Aja era importante per
le seguenti motivazioni circostanziali:
in primo luogo, io ho partecipato direttamente agli avvenimenti in
questione; in secondo luogo non posso ignorare il fatto che l’accusa
presentava come testimoni molte persone che hanno direttamente
preparato e perpetrato l’aggressione armata contro uno Stato sovrano,
vale a dire la Repubblica Federale di Yugoslavia, e che si sono resi
responsabili della morte di centinaia di persone e della violazione
delle norme del diritto internazionale.

Tuttavia, le recenti decisioni del tribunale mi hanno costretto a
rivedere la mia precedente decisione. L’ICTY, in violazione dei suoi
stessi statuti (articolo 21, paragrafo 4), impone un consigliere legale
a Slobodan Milosevic che, fino a questo momento, si è avvalso del suo
diritto all’autodifesa.
Fra i compiti del consigliere imposto, figura quello di determinare
quali sono le persone che dovrebbero comparire come testimoni della
difesa, quale sarà la natura delle loro testimonianze e le loro
possibili interpretazioni.

Non è possibile considerare cosa normale che il consigliere imposto
sia un cittadino del paese che ha calpestato le norme del diritto
internazionale, la lettera e lo spirito della Carta delle Nazioni Unite
e che, in modo ripetuto, ha commesso aggressioni contro alcuni Stati
sovrani, e fra questi la Repubblica Federale di Yugoslavia.

In queste condizioni, visto che la mia testimonianza in qualità di
testimone della difesa può venire utilizzata addirittura contro
Slobodan Milosevic e non si ricerca l’obiettività e non viene adottata
una procedura giusta, mi rifiuto di prendere parte al processo.

Nello stesso tempo, confermo la mia intenzione di comparire al
processo quando l’ICTY metterà in atto condizioni legalmente corrette e
giuste e rispetterà le norme del diritto internazionale.

Léonide G. Ivachov


--- ( 4 ) ---

Dichiarazione del Comitato Greco per la Distensione internazionale e
per la Pace (EEDYE)

URL :
http://www.anti-imperialism.net/lai/texte.phtml?section=&object_id=23035

Atene, 15 settembre 2004

Al Comitato internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic
All’Organizzazione SLOBODA di Serbia e Montenegro
All’Associazione internazionale degli Avvocati democratici

Cari amici,
Con grande inquietudine e collera stiamo seguendo gli avvenimenti che
avvolgono il « processo » all’ex Presidente della Repubblica Federale
di Yugoslavia, Slobodan Milosevic, « processo » che si sta svolgendo
presso il celebre « Tribunale penale internazionale per la Yugoslavia »
(ICTY), dove i diritti fondamentali dell’accusato vengono violati
giorno dopo giorno, e nello stesso tempo ogni senso di diritti umani e
democratici.

Dopo due anni e circa 300 giorni di processo, le accuse presentate
puntano a legittimare i crimini della NATO durante i bombardamenti
barbari e inumani contro la Yugoslavia, nel 1999.

Durante questo periodo si sono moltiplicate le violazioni dei diritti
fondamentali che assolutamente sono propri dell’accusato. Slobodan
Milosevic ha subito sistematicamente ostacoli che gli hanno impedito di
comunicare con la sua famiglia e con i suoi consiglieri legali, i
quali, fra l’altro, hanno sgomberato gli intoppi raccogliendo nuovi
elementi di prova e risorse destinate ad affermare la sua innocenza.
Inoltre, i tempi necessari a questi preparativi e alla sua difesa sono
stati tagliati in maniera draconiana, e contemporaneamente il numero
dei testimoni a difesa è stato contingentato, mentre al contrario la
lista degli accusatori è stata allungata in modo considerevole, perfino
quando il processo aveva avuto inizio.

Il punto culminante di queste violazioni consiste nel fatto che,
malgrado siano manifesti i riferimenti agli statuti dell’ICTY (Art. 21,
paragrafo 4) che affermano che l’accusato ha il diritto di « essere
giudicato in sua presenza, e di vedere assicurata a lui medesimo la
propria difesa o attraverso una assistenza giuridica da lui stesso
scelta », noi stiamo ora assistendo a una violazione flagrante di
questo diritto, in quanto il tribunale gli impone un consigliere legale
alla difesa, e questo, malgrado le veementi e categoriche obiezioni di
Slobodan Milosevic e la sua insistenza a volere difendersi da solo.

Noi pensiamo che questa evoluzione conferma il carattere politico
del tribunale e dello stesso processo, che si svolge con una procedura
che costituisce una provocazione per qualsiasi avvocato e giurista,
come pure per tutto il sistema giuridico che l’umanità ha conosciuto
fino a questo momento. Il diritto di cui oggi è stato privato Slobodan
Milosevic non era stato rifiutato nemmeno dal regime dell’apartheid a
Nelson Mandela, neppure dai nazisti a Georgi Dimitrov.

In nome del Comitato Greco per la Distensione internazionale e per la
Pace, in nome di tutte le persone che in Grecia coltivano la pace, noi
indirizziamo le nostre proteste, le più veementi, all’Organizzazione
delle Nazioni Unite per questa farsa di processo che non fornisce la
benché minima garanzia di un processo libero e leale.
Dal più profondo del nostro cuore, esprimiamo la nostra solidarietà nei
riguardi dei popoli della Yugoslavia nella loro lotta per la pace e il
progresso, contro i piani imperialistici che concernono i Balcani.

Per il Comitato Greco per la Distensione internazionale e per la Pace
(EEDYE)

Evangelos Mahairas
Presidente dell’EEDYE
Presidente onorario del Consiglio mondiale per la Pace (WPC)
Ex Presidente dell’Associazione degli Avvocati e dei giuristi di Atene


--- ( 5 ) ---

TPI - Tribunale Penale Internazionale : Washington manda un
avvertimento a Belgrado

di Roland Marounek

Fonte : alerte-otan @...


AFP - 30 settembre 2004

Washington manda un avvertimento a Belgrado

Gli Stati Uniti hanno messo in guardia Belgrado, giovedì scorso, contro
una persistente mancanza di cooperazione con il Tribunale Penale
Internazionale (TPI), sottolineando che questa cattiva volontà
impedisce la sua integrazione con la “comunità internazionale”.

«Disgraziatamente, gli obblighi di Belgrado nei confronti del TPI non
vengono assolti», ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa il
Segretario di Stato aggiunto per gli Affari Politici degli Stati Uniti,
Marc Grossman.
La sua visita, in compagnia dell’Ambasciatore itinerante degli USA per
i crimini di guerra, Pierre-Richard Prosper, avviene nel momento in cui
Belgrado è sottoposta a forti pressioni da parte della “comunità
internazionale” perché si arresti l’ex comandante in capo dell’esercito
Serbo-bosniaco Ratko Mladic.

«Mladic si trova sempre in libertà», ha sottolineato M. Grossman. «La
data ultima (del suo arresto) é scaduta ieri », ha insistito.
Considerato come un eroe da moltissimi Serbi, il generale Mladic, in
fuga dal 1996, è accusato dal TPI di genocidio, crimini contro
l’umanità e crimini di guerra durante il conflitto in Bosnia (1992-95).

Alla vigilia dell’arrivo dei signori Grossman e Prosper a Belgrado,
erano circolate alcune indiscrezioni su una operazione di vaste
dimensioni a Valjevo (Sud-Ovest) per arrestarlo, ma i giornalisti
presenti sul posto non hanno constatato alcun dispositivo particolare.

Secondo M.Grossman, Belgrado già «sta patendo un danno» per questa
mancanza di cooperazione con il TPI. «Voi siete tenuti in disparte
dall’Unione Europea, dal programma di Partenariato per la pace della
NATO», ha rimarcato il responsabile americano, dopo un incontro con il
Ministro per gli Affari Esteri, Vuk Draskovic.

Assieme al Presidente Boris Tadic, M. Draskovic è uno dei rari
responsabili Serbi a anelare che il suo paese collabori con il TPI.
«Voi non desiderate (…) che la Serbia-Montenegro rimanga un’isola priva
di contatti e questo è quello che attualmente sta accadendo», ha
dichiarato M. Grossman.

D’altro canto, il Presidente Tadic, un riformista, che dopo la sua
elezione avvenuta nel luglio scorso «coabita» con il primo Ministro
Vojislav Kostunica, considerato un nazionalista moderato, ha
sottolineato di tenere in conto «molto seriamente» gli avvertimenti
americani. «Noi cercheremo di adottare una soluzione che sarà
accettabile per la nostra nazione e per il nostro Stato», così si è
pronunciato dopo aver ricevuto M. Grossman.

La posizione di M. Tadic sembra essersi rinforzata dopo che la sua
formazione politica, il partito democratico (DS) ha realizzato il
miglior risultato al primo turno di elezioni amministrative, dieci
giorni fa. Domenica prossima avverrà il secondo turno.

M. Grossman h comunque salutato la decisione della magistratura serba
di emettere mandato di cattura contro quattro generali dell’esercito e
della polizia, incolpati di crimini di guerra da parte del TPI.
Belgrado insiste perché siano giudicati in Serbia, cosa che Washington
sembra pronta ad accettare se Mladic venisse arrestato. Ma nel caso in
cui non avvenisse alcun arresto, «questo potrebbe apparire molto più
difficile», ha avvertito M. Grossman.

Attualmente la pressione su Belgrado andrà decisamente a
intensificarsi, visto che la Rappresentante dell’Accusa del TPI Carla
Del Ponte deve incontrarsi lunedì prossimo con i rappresentanti serbi,
dopo aver partecipato venerdì ad una conferenza sui crimini di guerra.


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intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
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