Inizio del messaggio inoltrato:

> Da: "Mauro Gemma"
> Data: Mer 3 Nov 2004 17:38:15 Europe/Rome
> Oggetto: RUSSIA: NUOVO ASSE CON PECHINO?
>
> http://www.equilibri.net/europa/russia2204.htm
>  
> RUSSIA: NUOVO ASSE CON PECHINO?
>


Russia: nuovo asse con Pechino?

Vladimir Putin, in visita ufficiale in Cina, ha dichiarato che le
relazioni fra i due paesi si stanno sviluppando celermente. Rafforzare
le cooperazioni politiche, economiche e commerciali apre scenari nuovi
che molti analisti non esitano a definire complessi e pericolosi.
(Morgan Palmas)

Equilibri.net (3 ottobre 2004)


Putin a Pechino

Mosca e Pechino si sono accordate sul reciproco sostegno per la
difesa dell’unità nazionale, per la sovranità e l’integrità
territoriale: un rafforzamento sia del trattato di amicizia firmato dai
due Stati il 16 luglio 2001 sia di tutti quei documenti bilaterali
passati che concernono le questioni di Taiwan e Tibet.
L’accordo esplica palesemente che il Governo della Repubblica
Popolare Cinese è l’unico capace legittimamente di rappresentare
l’identità del popolo cinese, mentre quello di Taiwan rimane ad esso
estraneo non solo nella forma, ma soprattutto nella sostanza.

La Russia, dal canto suo, sostiene che non solo Taiwan non dovrebbe
cercare alcun tipo di legame con le istituzioni internazionali, come ad
esempio l’ONU, ma che ogni tentativo di presentarsi sulla scena delle
relazioni fra gli Stati debba essere considerato un’offesa a Pechino:
non possono esistere due facce della Cina, l’identità è unica.
Inoltre, Mosca appoggia l’idea che il Tibet sia una parte
inseparabile della Cina, nessun compromesso è accettabile.

I confini rappresentano una questione complessa che Mosca e
Pechino, di comune accordo, intendono affrontare senza considerare con
accuratezza le rivendicazioni delle minoranze. Infatti, come a siglare
un segno palese di complicità istituzionale, il premier Wen Jiabao ha
dichiarato senza esitazioni di considerare i ribelli ceceni terroristi
in grado di opprimere gli equilibri internazionali.

Durante la giornata del 14 ottobre si è anche affrontato il tema
dell’energia e il ministro degli Esteri cinese Zhang Qiyue ha
sottolineato come ciò sia il perno principale delle relazioni fra i due
paesi. In una recente visita del premier a Mosca si è ottenuto un
accordo importante basato su quattro punti principali che riguardano il
futuro rapporto economico. Il progetto trova il suo nucleo su due
azioni programmate: maggior commercio di petrolio dalla Siberia alla
Cina attraverso ferrovie più moderne e, quindi, tecnologicamente in
grado di ridurre i tempi di trasporto e un piano di cooperazione
intensa per lo sfruttamento del gas naturale.

Sarebbe scorretto definire gli incontri di fine settembre e quello
più recente un mero business commerciale, anche perché numerose sono le
questioni che si sono affrontate cercando di trovare un equilibrio
vantaggioso per entrambi i paesi. Si è discusso del futuro della
scienza e della tecnologia non solo da un punto di vista economico, ma
anche di significato intrinseco che si specchia sulle future sfide del
mondo.

I due presidenti, Vladimir Putin e Hu Jintao, hanno posto
l’attenzione sulla natura del terrorismo internazionale e hanno stimato
che sia necessario coinvolgere la comunità globale al fine di eliminare
definitivamente le correnti eversive e riportare ordine sia nei propri
territori sia in luoghi lontani non appartenenti alla sfera d’influenza
di Mosca e Pechino.
La lotta al terrorismo si sviluppa con il confronto nei rapporti
bilaterali e multilaterali fra gli Stati in cui risorse umane,
capacità, investimenti e responsabilità possano confluire verso un
unico progetto da ritenere di fondamentale importanza. Ciò può soltanto
essere ottenuto all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e
non è indifferente evidenziare che i due Stati conoscono bene il loro
ruolo nel Consiglio di Sicurezza.

I legami sino russi concernono anche il WTO. Infatti, la Cina
sostiene con tutte le proprie capacità istituzionali l’ingresso della
Russia nell’organizzazione. Supachai Panitchpakdi, direttore generale
del WTO, ha dichiarato di recente che non sarà imminente il patto
commerciale con Mosca, ma che il paese sta facendo sforzi visibili e
concreti per potere raggiungere quanto prima gli obiettivi necessari.

I numerosi incontri della giornata hanno posto l’attenzione anche
su un’altra tematica di fondamentale importanza: la messa al bando
delle armi di distruzione di massa. I due presidenti hanno pattuito di
cooperare per affrontare con mezzi e investimenti adeguati la
proliferazione di armi pericolose per il mondo intero e che entrambi
sosterranno con forza la risoluzione 1540 dell’ONU inerente tale
materia. Il trattato di non proliferazione nucleare, siglato il primo
luglio 1968, è ancora alla base delle discussioni in quanto coinvolge a
livello normativo sia Mosca sia Pechino (rispettivamente entrato in
vigore nei due paesi nel 1970 e nel 1992).
Putin e Jintao concordano sul fatto che il trattato per la messa al
bando degli esperimenti nucleari (CTBT), firmato il 24 settembre del
1996 a New York, debba diventare effettivo quanto prima al fine di
arrestare talune correnti estremiste che potrebbero mettere in serio
pericolo intere popolazioni.

Non sono mancate le critiche allo stato di cose presenti in
Afghanistan dove ancora non è garantita la sovranità libera da
compromessi con la malavita del commercio di droga e con le fazioni
terroristiche. Un documento ufficiale siglato durante la giornata
dichiara quanto sia importante per la Cina e la Russia la completa
istituzionalizzazione del paese attraverso parametri di democrazia in
grado di tutelare le molteplici voci che spesso non sono ascoltate e la
tutela dei diritti umani.
Inoltre, ci si è soffermati sulla natura dei rapporti fra India e
Pakistan così da consegnare a Nuova Delhi e Islamabad l’appoggio ad un
dialogo che possa essere equilibrato e fruttuoso con l’obiettivo di
evitare attraverso la strada diplomatica qualsiasi tipo di offesa che
degeneri in un conflitto armato.

Il problema energetico

Il presidente Putin ha evidenziato come sia ineluttabile una
pragmatica collaborazione regionale soprattutto nelle regioni cinesi
del nord est che confinano con la Russia. Egli ha posto l’attenzione
sulla ricchezza della tecnologia russa per la scoperta di nuovi pozzi
petroliferi e minerari, oltre alla estrema capacità dei mezzi e del
personale. Ciò può abbracciare e sostenere una politica di cooperazione
fra Mosca e Pechino nella costruzione di una nuova ferrovia fra Qinghai
e il Tibet e di alcune centrali elettriche nelle regioni dello Sichuan
e dello Yunnan.

E’ obbiettivo categorico dei due paesi creare un ponte di relazioni
commerciali fra circa sessanta città che si trovano ai confini e
rafforzare i patti bilaterali al fine di aumentare e migliorare lo
scambio fra entità che possono sembrare di piccola natura, ma che in
realtà sono atte ad apportare volumi ingenti di business al momento
ancora poco sfruttati.

Putin ha rilevato come si debba promuovere il lavoro dei governi
locali, più preparati e capaci a fronteggiare le difficoltà in loco,
oltre a conoscere le vere necessità delle popolazioni di quelle
regioni, spesso così lontane non solo economicamente dai gangli del
potere centrale. Questo è un tema scottante sia per la Russia sia per
la Cina in quanto negli ultimi mesi le tensioni sociali ai confini, a
causa di povertà e disoccupazione, hanno allarmato i rispettivi
governi. Così Putin, più perspicace in tale materia rispetto a Jintao,
ha pensato di avvicinarsi alla periferia del proprio paese lanciando un
chiaro messaggio sia ai concittadini sia al presidente ospite.

Putin è giunto nella città di Xi’an, capoluogo della provincia
dello Shaanxi, e ha incontrato le autorità locali per spiegare loro ciò
che si era discusso a Pechino. Il governatore della regione, Jia
Zhibang, e il sindaco di Xi’an, Sun Qingyun, è stato accolto con
fastosi onori a segnare un’amicizia che con il tempo si è consolidata
fra le parti, soprattutto dal punto di vista dell’integrazione sociale
fra le istituzioni.
E’ stato ricordato che la Cina prospetta di investire al di là dei
confini una cifra pari a 12 miliardi di dollari statunitensi entro il
2020. Un comitato composto da personalità di 35 società russe e 32
cinesi garantirà nel futuro la completa trasparenza nelle operazioni
commerciali, sia sotto il profilo legale sia a tutela dei piccoli
risparmiatori.

Conseguenze geopolitiche

Siamo di fronte all’epilogo (forse) di contese che duravano da
circa quaranta anni e soprattutto alla nascita di un rapporto nuovo fra
i due paesi. Ago della bilancia sarà soprattutto l’evoluzione del
discusso oleodotto in Siberia, il quale potrà privilegiare in
particolare modo o la Cina o il Giappone, non entrambi.
Putin ha dichiarato più volte durante le sue visite a Pechino e
Xi’an che prenderà scelte facendo riferimento non soltanto sulla base
di interessi nazionali, ma altresì considerando le necessità delle
popolazioni locali.

Il ministro del Commercio russo, German Gref, ha evidenziato che la
scelta finale sarà espressa entro la fine dell’anno e che Mosca terrà
in considerazione che appoggiare la scelta cinese significherebbe
aumentare gli scambi commerciali fra i due paesi di quattro volte i
volumi attuali.

Non è semplice per gli analisti prevedere le future mosse del
governo russo, anche perché gli ultimi mesi sono stati ambigui dal
punto di vista della politica estera da parte del Presidente Putin,
sempre così capace e carismatico da attirare benevolenze e allo stesso
tempo critiche feroci riguardo la sua “autocrazia” che condiziona i
rapporti di potere sulla scena internazionale.

I tre giorni trascorsi in Cina sono stati fitti d’incontri e hanno
prodotto numerosi accordi commerciali che faranno da sostrato ai
prossimi impegni bilaterali; ora sarà interessare osservare che cosa il
governo giapponese proporrà al fine di vincere la questione
dell’oleodotto siberiano.

Tuttavia, sia sotto il profilo commerciale sia considerando le
necessità finanziarie russe, è alquanto improbabile che Mosca possa
chiudere le porte a Pechino e accettare senza esitazione la proposta
nipponica: da anni negli ambienti accademici di tutto il mondo si parla
di un nuovo asse sino russo e sembra proprio che le recenti visite dei
rispettivi presidenti avvalori la qualità di tale previsione.

Le implicazioni geopolitiche degli incontri hanno spesso posto
l’attenzione su Taiwan, Tibet e Cecenia e, con una complicità degna del
primo periodo rosso di qualche decennio addietro, Cina e Russia
appaiono vicine come mai era accaduto negli ultimi anni: sinonimo di
alleanza che oltrepassa ragioni economiche e che esplora nuove
dimensioni che dovranno essere considerate per comprendere maggiormente
gli scenari possibili nell’Asia del futuro.

Equilibri.net