Inizio del messaggio inoltrato:

> Da: Davide Ascoli
> Data: Mer 3 Nov 2004 19:52:43 Europe/Rome
> Oggetto: Torino, sabato 6, No alla Costituzione Europea
>
> Sabato 6-11-2004 a Torino, via Assietta 13/A, ore 15 (vicino a Porta
> Nuova)
>
> CONFERENZA PER IL NO ALLA COSTITUZIONE EUROPEA
>
> un'occasione di approfondimento e discussione organizzata dal comitato
> nazionale "No Costituzione UE / No Devolution".
>
> Cari amici e colleghi,
> siamo tutti preoccupati della riforma Moratti dell'Università. Ma essa
> non è che l'ultimo passo di un percorso che va verso la
> privatizzazione, liberalizzazione e apertura al mercato globale
> dell'istituzione universitaria come di tutti gli altri servizi
> pubblici.
>   La Costituzione Europea, al di là di generiche dichiarazioni di
> principio, sostituendo la nozione di servizio pubblico con quella di
> servizio di interesse economico generale, e facendo della concorrenza
> un principio assoluto, fornisce il quadro ideologico ed ulteriori
> strumenti per l'attuazione di queste politiche.
>   Vi mando allegati il volantino dell'incontro di sabato, l'ultima
> versione del nostro appello, e un mio breve scritto intitolato
> "Costituzione o polpettone?".
>   Vi invito a comunicarmi la vostra eventuale adesione al nostro
> appello contro Costituzione UE e devolution.
>   Cordiali saluti
>
>    Davide Ascoli

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Comitato Nazionale per il NO alla Costituzione Europea, per il ritiro
della riforma della
Costituzione Italiana, contro il regionalismo, per la difesa dell’unità
della nazione

Che cosa contiene realmente la Costituzione europea che viene
presentata in questi giorni?

Perché in Europa ad ogni costo?

Quali conseguenze per scuola, sanità, pensioni, posti di lavoro?

Quale collegamento con la devolution e
la divisione del Paese proposta dal governo?



Il 29 ottobre è stato presentato ufficialmente in Italia il progetto di
Costituzione europea.
Da questo momento inizia il processo di ratifica in ogni paese ed anche
l’Italia dovrà esprimersi.
In alcuni paesi ci sarà il referendum. Può sembrare un tema lontano
dalla quotidianità, ma cercando di andare oltre la diffusa propaganda
pro-europeista, diventa facile notare che finora l’appartenenza a
questa istituzione ha significato un progressivo smantellamento dei
servizi pubblici, la messa in discussione delle garanzie, l’attacco ad
ogni diritto sociale.
Sempre più cittadini si mobilitano con grandi manifestazioni, in ogni
paese.
I governi europei sono contestati in tutti i Paesi e sempre più spesso
sconfitti nelle diverse elezioni.

Sabato 6 novembre 2004

Conferenza per il No alla Costituzione Europea

Torino, v. Assietta 13/A, ore 15.


Il comitato nazionale “No Costituzione UE/NO Devolution” ha aperto nei
mesi scorsi la discussione su questi problemi. Il dibattito è iniziato
tra i firmatari dell’Appello, lavoratori di diversi settori e
provenienza, di diverse città e province. Venite tutti alla conferenza!

• per approfondire e allargare questa discussione nel modo più aperto
possibile
• per capire in che modo le “riforme” a cui stiamo assistendo sono
legate alle disposizioni della Commissione europea
• per capire in che modo tutto ciò non va nell’interesse dei lavoratori

Per cercare strade comuni ed azioni concrete per difendere i servizi
pubblici,
la scuola, la sanità, i posti di lavoro, l’unità della nazione italiana.

In occasione dell’incontro verrà presentato un numero speciale di
Tribuna Libera (mensile a sostegno dell’Intesa Internazionale dei
lavoratori e dei popoli) dedicato interamente alla Costituzione europea
con analisi del testo, delle direttive UE e confronto con la
Costituzione Italiana.

Da dove arriva il Comitato Nazionale “NO Costituzione UE/NO
Devolution”. Nel settembre scorso un gruppo di lavoratori, delegati
sindacali, intellettuali di diversi settori hanno sostenuto l’“Incontro
Europeo per la pace, la democrazia e la difesa delle conquiste”
svoltosi a Parigi il 20 e 21 settembre. L’Incontro ha riunito militanti
e responsabili politici e sindacali di diverse tendenze e tradizioni da
tutti i Paesi d’Europa. L’iniziativa era partita da un appello lanciato
a Ginevra, nel giugno scorso, al termine della Conferenza
Internazionale per la difesa delle convenzioni dell’OIT, convocata su
iniziativa dell’“Intesa internazionale dei lavoratori e dei popoli”..
Al ritorno da Parigi, i sostenitori dell’Incontro Europeo hanno deciso
di lanciare un ”Appello per il ritiro della riforma della Costituzione
Italiana, contro il regionalismo, per il No alla Costituzione
Europea”.. Sulla base delle prime adesioni raccolte nelle province di
Milano, Torino, Varese, Parma, Arezzo, i promotori hanno costituito un
Comitato Nazionale che ha realizzato a Torino, il 13 dicembre 2003 un
primo Incontro Nazionale. Contatti: Ugo Croce, 340/2400505; Segreteria
organizzativa presso “Tribuna Libera”, via Assietta 13/a, Torino.
E.mail: NOcostituzioneUE@...


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“Comitato Nazionale NO-CostituzioneUE / No-Devolution”


Appello
per il NO alla Costituzione Europea,
per il ritiro della “riforma” della Costituzione Italiana,
contro la regionalizzazione, per il ritiro di tutte le “riforme”,
per la difesa dell’unità della nazione italiana,
quadro storico delle conquiste dei lavoratori




Lavoratori, militanti, delegati sindacali di diversa provenienza
abbiamo lanciato insieme, nell’ottobre 2003, un primo “Appello per il
NO alla Costituzione Europea, per il ritiro della “riforma” della
Costituzione italiana, contro la regionalizzazione e per la difesa
dell’unità della nazione”.
A partire da questo primo appello e dalla sottoscrizione di decine di
lavoratori, il nostro Comitato ha raggiunto un primo obiettivo: aprire
la discussione nel Paese. Abbiamo realizzato incontri in diverse città
e due incontri nazionali (13 dicembre e 24 aprile, vigilia del 59°
anniversario della Festa della Liberazione) e abbiamo avviato la
discussione con numerosi lavoratori, delegati, responsabili sindacali e
politici.
Di fronte all’approvazione della Costituzione Europea da parte del
Summit UE del giugno scorso; di fronte al fatto che ora inizia il
processo di ratificazione in ogni Paese; di fronte alla volontà
dichiarata dal governo Berlusconi di proseguire sulla strada del
federalismo-devolution e dell’applicazione di tutte le sue “riforme”
(pensioni, tasse, scuola, contratti….), noi rilanciamo il nostro
Appello e l’attività del Comitato Nazionale per informare largamente su
quello che si prepara e si nasconde dietro questi provvedimenti, per
allargare ulteriormente la discussione e prendere iniziative concrete.







Da dove arriva il Comitato Nazionale “NO Costituzione UE/NO
Devolution”. Nel settembre scorso un gruppo di lavoratori, delegati
sindacali, intellettuali di diversi settori hanno sostenuto il primo
’“Incontro Europeo per la pace, la democrazia e la difesa delle
conquiste” svoltosi a Parigi il 20 e 21 settembre. L’Incontro ha
riunito militanti e responsabili politici e sindacali di diverse
tendenze e tradizioni da tutti i Paesi d’Europa. L’iniziativa era
partita da un appello lanciato a Ginevra, nel giugno scorso, al termine
della Conferenza Internazionale per la difesa delle convenzioni
dell’OIT, convocata su iniziativa dell’“Intesa internazionale dei
lavoratori e dei popoli”. Al ritorno da Parigi, i sostenitori
dell’Incontro Europeo hanno deciso di lanciare un primo appello. Sulla
base delle prime adesioni raccolte nelle province di Milano, Torino,
Varese, Parma, Arezzo, i promotori hanno costituito un Comitato
Nazionale che ha realizzato a Torino, il 13 dicembre 2003 un primo
Incontro Nazionale. Il 24 aprile, vigilia della Festa della
Liberazione, si è tenuta su iniziativa del Comitato una Conferenza
Nazionale. Contatti: Ugo Croce, 340/2400505; Segreteria organizzativa
presso “Tribuna Libera”, via Assietta 13/a, Torino. E.mail:
NOcostituzioneUE@...

A cosa abbiamo assistito dal lancio del nostro primo appello ad oggi?
Per tutto l’anno i lavoratori italiani non hanno smesso di mobilitarsi
contro tutte le “riforme” e i provvedimenti varati dal governo
Berlusconi. Ciò che nessuno dice, e che noi abbiamo accertato, è che
tutti questi provvedimenti vengono adottati in applicazione del
Trattato di Maastricht e delle direttive della Commissione Europea
guidata da Prodi.
Una caratteristica ha contraddistinto ancora una volta questa
mobilitazione. Che si sia trattato delle pensioni (due scioperi
generali), della scuola (ben 5 manifestazioni nazionali contro la
“riforma” Moratti con ogni volta più di 100.000 insegnanti e genitori
uniti), della sanità (due scioperi generali con adesioni di quasi il
100% dei medici), della difesa del posto di lavoro e dei contratti
(scioperi trasporti, Melfi-Fiat, Alitalia…), tutte le “riforme” hanno
incontrato lo stesso ostacolo: l’unità dei lavoratori italiani dal Nord
al Sud del Paese in difesa delle loro conquiste.
E il 13 giugno, in occasione del voto europeo e di quello
amministrativo, la popolazione italiana ha espresso chiaramente il
rigetto di questa politica dettata da Bruxelles infliggendo una
durissima sconfitta a Berlusconi. Non di meno, questo rigetto si è
espresso in tutti gli altri Paesi europei.
Tutti lo possono constatare: attraverso la mobilitazione unita dal Nord
al Sud i lavoratori italiani hanno espresso la loro volontà di
difendere e riconquistare i loro diritti ottenuti nel quadro della
nazione italiana.
Il caso della lotta dei lavoratori di Melfi è emblematico: proprio
rivendicando lo stesso contratto nazionale e le stesse condizioni di
lavoro e appoggiandosi sulla lotta unita sono riusciti a ottenere un
riavvicinamento alle condizioni degli altri lavoratori, nel quadro
appunto di un unico contratto nazionale.
Peraltro, in un’intervista ad un sindacalista degli alimentaristi sulla
questione Parmalat si dice: “Il contratto nazionale impedisce la
competizione al ribasso, altrimenti di fronte a crisi come questa
saremmo subito trascinati in una corsa distruttiva delle condizioni di
lavoro e salario”.
E’ di fronte a questa resistenza unita dei lavoratori, che come abbiamo
visto si esprime in tutti i Paesi nel quadro delle nazioni, che il
Consiglio UE ha approvato in gran fretta la Costituzione Europea. Ed è
nella stessa direzione che Berlusconi ha subito annunciato di voler
procedere con il federalismo-devolution e con tutte le “riforme”.
Quale filo lega questi provvedimenti? Che cosa si nasconde dietro la
Costituzione UE? Perché, e come, la devolution e la regionalizzazione
si legano con la politica di Maastricht e della “riforme”?

Portiamo a conoscenza di tutti quello che nessuno dice: la Costituzione
Europea mette in gioco la democrazia, le conquiste, l’unità del nostro
Paese.

1) Tutti gli attacchi di questi anni, le privatizzazioni, le “riforme”,
i licenziamenti, sono stati attuati in applicazione delle direttive
dell’UE e del Trattato di Maastricht. Fino ad oggi, tuttavia, queste
direttive hanno dovuto essere approvate dai Parlamenti nazionali per
diventare esecutive e la stessa UE si lamenta dei ritardi e della
resistenza che si sviluppa in ogni paese. Che cosa si prepara ora con
la Costituzione Europea? La Costituzione Europea prevede la fine della
sovranità e dell’indipendenza delle nazioni e di tutti i diritti e le
conquiste strappati nel loro quadro. Nel testo in discussione si legge:
“La Costituzione e il diritto adottato dalle istituzioni dell’UE
nell’esercizio delle competenze loro attribuite hanno il primato sul
diritto degli Stati membri (art. 10). “La legge europea è obbligatoria
in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in tutti gli Stati
membri (art. 32). Queste frasi hanno una conseguenza diretta: gli Stati
e i parlamenti nazionali non avrebbero altro compito che applicare
direttamente le direttive dell’UE e del Trattato di Maastricht. Tutte
le “riforme” (pensioni, scuola, flessibilità, privatizzazioni)
verrebbero direttamente imposte e nessuno potrebbe opporsi.
2) Con la Costituzione Europea le Regioni vengono messe in relazione
diretta con Bruxelles per applicare i piani di distruzione, la
privatizzazione dei servizi, la flessibilità…. E’ la fine di ogni
sovranità delle nazioni e la frantumazione del Paese che potrebbero
aprire la strada ad un vera balcanizzazione. L’art. 18, la distruzione
dei programmi nazionali e dei diplomi della scuola, per esempio,
potrebbe essere rimessi in causa direttamente Regione per Regione,
creando la concorrenza al ribasso tra le diverse zone.
3) La Costituzione Europea comprende una “Carta dei diritti
fondamentali”, che in realtà distrugge tutti i diritti e le conquiste
nazionali per sostituirli con generici principi e “servizi minimi”. Con
essa si tenta di integrare i sindacati alla messa in opera dei piani di
Bruxelles. Uno dei fatti più gravi di questa Costituzione e della
Carta dei principi fondamentali è la cancellazione dei servizi
pubblici. Ecco come si esprime Jean-Maurice Dehousse, deputato europeo
del Partito Socialista belga che ha votato contro la Costituzione UE:
“Il progetto di testo costituzionale cancella letteralmente la nozione
di servizio pubblico dal diritto europeo. Si rimpiazza questa nozione
che ci è cara con la nuova espressione di “servizio di interesse
generale” (…) Il progetto porta un attacco non solo all’appellativo
“servizio pubblico” ma alla sua stessa struttura. Questo attacco è di
duplice portata: 1) Il trattato fa della concorrenza un principio
assoluto. Ciò esclude naturalmente tutti i monopoli, e il funzionamento
dei servizi pubblici risiede proprio sul monopolio. 2) Il trattato
vieta tutti gli aiuti degli Stati che sono contro la concorrenza.
Questo duplice attacco strangola letteralmente i servizi pubblici”
4) La Costituzione Europea cancella le basi della democrazia: il potere
esecutivo e quello legislativo verrebbero fusi nella Commissione
Europea, unica istituzione che avrebbe la facoltà di proporre leggi e
di farle adottare. Il presunto “Parlamento Europeo” sarebbe un organo
senza potere, incaricato di ratificare gli atti della Commissione.
Inoltre la Costituzione UE si oppone alla rimessa in causa dei trattati
antisociali come Maastricht, Amsterdam…..

La Costituzione Europea non è dunque direttamente legata alla “riforma”
della Costituzione italiana, alla regionalizzazione e a tutte le
“riforme”?

La “riforma” della Costituzione Italiana (devolution) prevede che
sanità, scuola, forze dell’ordine, sistema fiscale, passino
completamente alle Regioni, fino ad arrivare ai contratti regionali.
Inoltre, la “riforma” della Costituzione prevede il rafforzamento del
potere del capo del governo, la soppressione di una Camera e la
riduzione del numero dei deputati. Poiché i provvedimenti non dovranno
più passare da due Camere, questa modifica mira a rendere più forti i
governi per accelerare il varo delle “riforme” di Bruxelles.
L’obiettivo di questa “riforma” è chiaro: dividere il Paese in “venti
piccole Italie” per frantumare la resistenza per superare l’ostacolo
principale: l’unità dei lavoratori con le loro organizzazioni dal Nord
al Sud del Paese.
In questi anni abbiamo già assistito, purtroppo, ai primi passi in
questa direzione. Oggi la situazione si annuncia ancora più grave: con
la nuova “riforma” della Costituzione Italiana non ci troveremmo di
fronte alla realizzazione di quelle “venti piccole Italie” già
annunciate già qualche anno fa? In effetti, se questa “riforma” dovesse
essere approvata, non ci sarebbero più diritti comuni riconosciuti su
tutto il territorio nazionale. Quello che è in gioco è dunque la
distruzione del diritto all’istruzione, alla sanità, ai contratti
collettivi. Per arrivare a ciò si metterebbero le Regioni una contro
l’altra, in concorrenza nell’applicare i piani dettati dall’UE.
Il momento a cui siamo confrontati è quindi grave: l’interesse dei
lavoratori e la difesa della democrazia esigono che, nel rispetto delle
opinioni politiche e delle tradizioni di ognuno, ci si organizzi per
dire “no” alla Costituzione Europea, “no” al progetto di “riforma”
istituzionale.
I diritti, le garanzie, lo stato sociale si sono storicamente
costituiti e codificati in norme precise a livello nazionale, e in ogni
nazione in modo diverso. Non possiamo accettare che tutto questo venga
sostituito da generiche dichiarazioni di principio per poi essere
attaccato Regione per Regione in base a qualche direttiva Europea e al
principio di sussidiarietà. Quello che noi difendiamo con le nazioni è
il quadro nel quale i lavoratori hanno conquistato e difeso le loro
conquiste. Noi siamo per l’unione libera dei popoli e delle nazioni
sovrane d’Europa: tutto ciò non ha nulla a che vedere con questa
prospettiva.
L’uguaglianza dei diritti e dei contratti, delle istituzioni, delle
garanzie sono il prodotto dell’unità del Paese e delle conquiste uscite
dalla Resistenza e dalla Costituzione repubblicana.
Perché ciò che era necessario per il progresso sociale, per il
benessere della popolazione nel 1946-48 non sarebbe più necessario
oggi? Perché il movimento dei lavoratori dovrebbe sottomettersi ai
diktat del Fondo Monetario Internazionale (FMI), dell’UE, della Banca
Mondiale e accettare oggi ciò che venne rifiutato nel dopoguerra?
D’altra parte portiamo a conoscenza di tutti che anche negli altri
Paesi si sta organizzando la resistenza. Una delegazione italiana del
nostro Comitato ha partecipato il 12 giugno scorso, a Ginevra alla “II
Conferenza Europea per la pace, la democrazia, i diritti operai, per
l’unione libera e democratica delle nazioni libere d’Europa”, alla
quale erano presenti 80 delegati, dirigenti sindacali e politici,
militanti venuti da Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna,
Portogallo, ex-Jugoslavia, Ucraina, Turchia, Svizzera, Belgio, Romania,
Russia, Al termine di questa Conferenza è stato lanciato l’“Appello
per l’azione unita contro la Costituzione Europea”.
I prossimi mesi saranno decisivi su più fronti: 1) la ratificazione
della Costituzione UE (ogni Stato sceglierà quale procedura adottare
per ratificarla); 2) l’approvazione della devolution-federalismo; 3)
l’approvazione e il varo di tutta una serie di “riforme” rifiutate
dalla popolazione (pensioni, scuola, sanità….)
Nei giorni scorsi si è cominciato a parlare di un altro governo, di
elezioni anticipate. Noi poniamo un problema: la volontà della
popolazione si è espressa nel rifiuto di tutte le “riforme” varate in
applicazione delle direttive di Maastricht. Quale altro governo potrà
rispondere alle legittime aspirazioni della maggioranza se non si porrà
sulla strada della rottura con Bruxelles? Si può aprire una prospettiva
ai lavoratori e alla popolazione intera senza prendere posizione per il
NO alla Costituzione UE, per il ritiro della devolution e di tutte le
“riforme”?
Noi ci indirizziamo a tutte e a tutti, qualunque siano le opinioni
politiche e le appartenenze sindacali. Noi ci indirizziamo a tutti
quelli che sono attaccati alla difesa della democrazia, dei diritti,
della sovranità della nazione italiana: riuniamoci, facciamo conoscere
i documenti, discutiamo insieme iniziative concrete.
Unità dei lavoratori e della popolazione dal Nord al Sud del Paese 
Per la difesa e la riconquista delle pensioni, ritiro della
“ riforma ”, abrogazione della Legge Dini
Per la difesa e la riconquista dei contratti nazionali, per il ritiro
della Legge Biagi e del pacchetto Treu.
Per la difesa della scuola pubblica, per l’abrogazione della
“riforma” Moratti 

NO alla “riforma” della Costituzione Italiana. NO alla Costituzione
Europea. SI a diritti uguali per tutti su tutto il territorio
nazionale. SI alla riconquista dell’unità della nazione italiana. Sì
all’unione libera e democratica dei popoli e delle nazioni d’Europa.
Tra i primi 100 firmatari: Nicola Adduci (insegnante, Torino) – Davide
Ascoli (ricercatore Università di Torino) –- Bruno Baro (Tassista
Torino) - Giusy Baule (impiegata, Torino) – Monica Bertasi (ins.
Caronno-Varese); Laura Broglia (ins, delegata RSU-CISL Magenta-Milano)
– Paolo Caleo (architetto, Torino) - Rosanna Cappello (ins,
Vigone-Torino) - Lorenza Carrettoni (ins, delegata RSU-CISL,
Magenta-Milano) – Vittorio Ciocca (consigliere comunale PRC,
Gaggiano-Milano); Mirella Corsero (ins, Vigone, To) - Ugo Croce
(artigiano, redazione mensile “Tribuna Libera”) – Antonella Chieffa
(ins, delegata RSU CISL Magenta-Milano) – Elena Colombini (ins,
delegata RSU CISL Magenta-Milano) - Gabriella Daniele (impiegata,
Torino) – Rita Defeudis (sindacalista CISL-.Scuola, Magenta-Milano) -
Renata Emanuel (ins, Torino) – Doriano Felletti (ins, Torino) – Angela
Fenocchio (ins, Torino - Daniele Grego (ins, Torino) - Enrica Guerra
(ins, Torino) - Gianni Guglieri (operaio, delegato RSU UIL-Chimici,
Torino,) – Franca Luise (ins, Torino) - Silvia Maurino (infermiera
professionale, Torino) - Giuliana Meina ( ins Torino) – Paolo Messina
(operaio chimico, Torino) - Guido Montanari (docente Politecnico di
Torino) – Angelo Pampuri (impiegato, Boffalora-Milano) - Maria Virginia
Petitti (ins Boffalora-Milano) - Alberto Pian (ins, Torino) – Francesca
Portinari (ins Torino) - Costanzo Preve (scrittore, saggista, Torino)
–Laura Quaranta (ins, Vigone, To) – Stefano Remelli (CESEDI, Torino) –
Roberta Roberti (insegnante, Parma); Maria Grazia Rosa (ins..
Saronno-Varese); Marcella Roseo (ins, Torino) - Caterina Sabatella
(infermiera professionale, Torino) – Maria Grazia Sala (ins., Milano) -
Albino Schiavo (informatico, Torino) - Maria Claudia Solari
(miniaturista, Arezzo)- Lorenzo Varaldo (ins Torino, Coordinatore in
Italia dell’”Intesa Internazionale dei lavoratori e dei popoli”) –
Vanna Ventre (ins, Torino) – Carola Viotto (ins, Vigone, Torino) - M.
Grazia Viotto (ins, Vigone-To) – Maresa Vottero (ins, Torino)


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L'Intesa internazionale dei lavoratori e dei popoli viene costituita
nel gennaio 1991 a Barcellona, al termine di una prima “Conferenza
mondiale aperta” che aveva riunito delegati da ogni continente.
L’Intesa nasce dalla confluenza di gruppi, partiti, organizzazioni e
militanti di diversa provenienza all’interno del movimento dei
lavoratori. Essa si batte per l’indipendenza politica del movimento
operaio e contro la sua integrazione allo Stato e alle imprese. Lotta
per la difesa delle leggi sul lavoro e dei contratti collettivi
nazionali, opponendosi alle politiche di deregolamentazione e di
flessibilità, attualmente intraprese in nome della mondializzazione e
dell’economia globale. L’Intesa non intende sostituirsi alle
organizzazioni internazionali dei lavoratori, né entrare in concorrenza
con esse; essa si pone, semplicemente, come il punto di incontro di
tutti i militanti che si battono, nel mondo intero, per la difesa degli
interessi specifici dei lavoratori, per la difesa delle libertà
democratiche, con l’obiettivo di confrontare il proprio punto di vista
sui numerosi problemi ai quali la classe operaia è confrontata. Nel
quadro delle iniziative, si è tenuta nel febbraio 2000 a San Francisco
una Conferenza mondiale aperta, in collaborazione con il sindacato
AFL-CIO della California, per la difesa dell’indipendenza delle
organizzazioni sindacali e delle libertà democratiche, alla quale hanno
partecipato 560 militanti di 56 paesi. Il comitato permanente della
Conferenza mondiale aperta, insieme a militanti e sindacalisti di
diversa provenienza all'interno del movimento operaio, ha promosso una
Conferenza internazionale contro la deregolamentazione e per i diritti
del lavoro per tutti, che si è svolta dal 22 al 24 febbraio 2002 a
Berlino e alla quale hanno partecipato tre delegati italiani. Da 13
anni, l’Intesa organizza a Ginevra, in occasione dell’assemblea annuale
dell’OIT, una conferenza internazionale per la difesa delle norme di
protezione del lavoro varate da questo organismo.



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Costituzione o polpettone? La non-costituzione europea. di Davide Ascoli

La Costituzione della Repubblica italiana fu scritta da un'assemblea
costituente eletta a suffragio universale; è un documento conciso, che,
dopo l'affermazione dei principi ispiratori, procede enunciando i
principi regolatori delle relazioni civili, sociali e politiche fra i
cittadini, stabilendo poi i meccanismi di funzionamento delle
istituzioni.

La proposta Costituzione europea presenta invece caratteristiche che
rispetto a quel modello appaiono del tutto inappropriate. Essa piove
dall'alto di una Convenzione poco rappresentativa; è un volume prolisso
e ridondante di oltre 300 pagine che nessuno va a leggere. I principi
ispiratori , anzicché essere per quanto possibile neutri, come ci si
aspetterebbe da una costituzione aperta ad una pluralità di
interpretazioni politiche e programmatiche, sono marcatamente
ideologici in senso neoliberista , come l'art. I.3 che fissa gli
obiettivi di un mercato in cui la concorrenza è libera e non distorta
e di un'economia sociale di mercato fortemente competitiva ; così, i
servizi pubblici diventano (III.6) servizi di interesse economico
generale .

I principi della Carta dei diritti appaiono più vaghi rispetto a quelli
della costituzione italiana; inoltre il preambolo di questa seconda
parte della Costituzione europea rimanda per l'interpretazione a
fantomatiche spiegazioni elaborate sotto l'autorità del Presidium della
Convenzione che ha redatto la Carta .

I meccanismi di funzionamento delle istituzioni sono poi estremamente
complicati e poco trasparenti e democratici (si pensi ad esempio al
ruolo subalterno attribuito al Parlamento). E' poi nota la vicenda dei
mercanteggiamenti in extrermis sul peso dei diversi Stati nel
Parlamento europeo, nel Consiglio europeo e nel Consiglio dei Ministri.
Questi rivelano in maniera più evidente un difetto di fondo di tutta la
Costituzione : essa non si fonda su di uno spirito di solidarietà e
coesione di livello europeo pronto a promuovere un interesse generale
che non discrimini nessuno, ma bensì sulla mediazione tra interessi
economici nazionali contrapposti in un clima di diffidenza, con
clausole complicate a tutela dei rispettivi interessi.

Un'altra caratteristica di questa Costituzione è che, volendo
semplificare e fondere il contenuto di diversi trattati, in essa
vengono cristallizzate materie che sarebbero più opportunamente
regolate da leggi e da scelte politiche e programmatiche : si
stabilisce che (I.40) gli Stati membri si impegnano a migliorare
progressivamente le loro capacità militari ponendo così le basi per una
corsa agli armamenti ;si trattano argomenti particolari come i
trasporti (III.133-145) e la lotta contro la frode (III.321). Ampio
spazio è dedicato a lle regole del mercato, della concorrenza,
dell'intervento statale (III.14-58) ead una Banca Centrale (III.77-96)
la cui politica viene ingessata da obiettivi fissati, come per la
politica economica (III.69-76) , una volta per tutte ; tra l'altro, la
Costituzione , una volta approvata, sarà difficile da modificare. Si
fanno entrare nella Costituzione altri trattati, come l'Alleanza
atlantica che viene indicata come sbocco dell'integrazione delle
politiche di difesa. Staremo a vedere se gli USA ricambieranno la
cortesia inserendola anche nella loro Costituzione.