http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3665/1/51/

Bulgaria-Iraq: cancella il debito? No grazie

26.11.2004 scrive Tanya Mangalakova

Tra le ragioni addotte dai politici bulgari per affiancare Bush
nell’avventura irachena quella di recuperare i grossi crediti che Sofia
aveva nei confronti del regime di Saddam. Tra l’altro legati alla
vendita di armi. Ora sulla Bulgaria sono forti le pressioni per
cancellare il debito e Sofia si sente beffata.


Lo scorso 23 novembre il cosiddetto Club di Parigi ha deciso di
cancellare l’80% dei 39 miliardi di dollari di debiti che l’Iraq ha nei
confronti dei Paesi che ne fanno parte. La pressione si è subito
sentita anche sui Paesi che non sono membri del Club, come ad esempio
la Bulgaria, creditrice nei confronti dell’Iraq di 1,7 miliardi di
dollari, accumulati durante il periodo comunista, in particolare legati
alla fornitura di armamenti.

“Non abbiamo intenzione di cancellare il debito dell’Iraq” ha subito
reagito il Ministro delle finanze Milen Velchev “continueremo a
chiedere al governo iracheno i quasi due miliardi di dollari che ci
deve”. Lo ha affiancato il vice Ministro degli esteri, Germana
Grancharova la quale ha specificato che la Bulgaria intraprenderà tutte
le strade possibili per fare in modo che il debito venga ripagato.
Quest’ultima ha inoltre ricordato che non è la prima volta che la
Bulgaria riceve forti pressioni per cancellare il debito iracheno.

Secondo il quotidiano “Sega” la Bulgaria non sarebbe nelle condizioni
economiche e sociali per rinunciare a tale cifra. Ma lo stesso
quotidiano riporta quanto aveva affermato il Ministro delle finanze
solo qualche settimana prima. Rientrando da un incontro annuale del
Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale Velchev aveva
ricordato come la politica bulgara rispetto al debito iracheno sarebbe
stata condizionata dal Club di Parigi. “Quando all’interno del Club di
Parigi si raggiunge un accordo sulla riduzione o su di un nuovo
riscadenzamento del debito allora le condizioni cambiano per tutti i
creditori, anche se non fanno parte del Club. Ciononostante la Bulgaria
non può permettersi di rinunciare a quei crediti”.

La Bulgaria è uno dei maggiori creditori dell’Iraq. Il debito iracheno
rappresenta ben il 12,5% del prodotto interno lordo bulgaro. Superiore
al credito bulgaro vi è quello che vantano gli USA nei confronti di
Baghdad. Ma quest’ultimo, che si aggira sui due miliardi di dollari,
rappresenta solo lo 0,056% del PIL USA. Il debito dell’Iraq nei
confronti della Russia rappresenta il 2,5% del PIL di quest’ultima
mentre della Francia lo 0,2%. “Se cancelleremo il debito diventeremo i
più grandi donatori in Iraq, se teniamo conto della grandezza della
nostra economia”, ricorda il quotidiano Sega.

Prospettive difficili

Quali le prospettive? I quotidiani “Novinar” e “Monitor” scrivono che
la Bulgaria può aspirare a recuperare al massimo 340 milioni di
dollari, dell’1,7 miliardo dovuto. “Bush, per favore, ricordati della
Bulgaria!” il titolo di “Novinar” che ben descrive lo spaesamento
bulgaro su questa specifica questione. “Solo i paesi ricchi possono
permettersi gesti generosi. Può darsi che il governo bulgaro possa
decidere di cancellare 1,5 miliardi di dollari di crediti rispetto
all’Iraq, se poi Washington risponde con altrettanta generosità
cancellando la stessa somma dal debito che la Bulgaria ha nei confronti
del Fondo Monetario Internazionale”, chiosa ironicamente
l’editorialista di Novinar.

Nel dibattito riemergono i motivi per i quali la Bulgaria aveva
partecipato al conflitto in Iraq. Tra questi ultimi la promessa fatta
dall’amministrazione USA che la Bulgaria avrebbe in questo modo
recuperato gran parte del proprio credito. Lo ricorda lo stesso
Ministro Velchev: “Dobbiamo ridiscutere la questione con
l’amministrazione USA. Prima dell’inizio del conflitto ci era stato
promesso che ci sarebbe stato risarcito gran parte del credito che
vantavamo nei confronti dell’Iraq”. “In ogni caso” ha aggiunto Velchev
“l’accordo di Parigi non riguarda la Bulgaria perché quest’ultima non
fa parte di quel Club”.

Ma gli esperti di finanza non nascondono che l’accordo raggiunto a
Parigi tra i Paesi creditori nei confronti dell’Iraq è altamente
sfavorevole per la Bulgaria. Sino a pochi giorni fa dal Ministero della
finanza si riteneva possibile recuperare il 30-40% della cifra dovuta.
Ma è molto più probabile che si scenda al 20% o forse meno. “E’ mera
illusione riuscire a contrattare condizioni differenti da quelle
stabilite dal Club di Parigi” ricorda Plamen Orecharski, ex
viceministro al dicastero delle finanze e professore universitario.

“Può un Paese povero cancellare il proprio debito all’Iraq?” ha chiesto
il quotidiano Monitor a noti intellettuali nella sua rubrica “forum
civico”. Il quotidiano ricorda che ai bulgari era stata prospettata,
dai propri governanti, la possibilità di recuperare quel debito ed
inoltre di fare enormi guadagni grazie al business della ricostruzione
in Iraq. “Non dobbiamo cancellare il debito” ha affermato Ivan Slavov,
scrittore e professore di estetica “siamo troppo poveri ed in politica
internazionale perdiamo sempre. Noi partecipiamo alla campagna militare
e gli altri Paesi ne ricevono i vantaggi durante la ricostruzione in
Iraq. Dobbiamo trovarci degli sponsor in ambito internazionale”.
Secondo il poeta Roumen Leonidov occorrerebbe non solo non rinunciare a
richiedere il credito ma ritirare immediatamente le truppe dall’Iraq:
“Altrimenti continuiamo solo a sperperare denaro. Nessuno ha mai
cancellato alcun debito alla Bulgaria e saremmo idioti a dimenticarci
dei soldi che ci deve l’Iraq”.

53 milioni di euro per il contingente bulgaro in Iraq

La Bulgaria ha speso sino ad ora 53 milioni di euro per mantenere il
proprio contingente di 500 soldati in Iraq. Questa cifra risulta da un
discorso che il primo ministro Simeone di Sassonia Coburgo Ghota ha
tenuto lo scorso 19 novembre in parlamento rispondendo alla critica di
Krastio Petkov, parlamentare dei socialisti bulgari, che accusava il
governo di aver sperperato ben 250 milioni di euro.

Il Partito Socialista Bulgaro ha già annunciato che in caso di vittoria
alle politiche del prossimo anno ritirerà il contingente bulgaro
dall’Iraq. Secondo i suoi maggiori esponenti non avrebbe senso rimanere
in Iraq dopo le elezioni di gennaio. “Il contingente bulgaro ha già
fatto quello che doveva fare. Ora è il caso che torni a casa.
Sosteniamo la posizione assunta dal premier spagnolo Jose Zapatero”.

L’avventura in Iraq si è ben presto trasformata in un vero e proprio
fiasco per l’attuale governo. Si era promessa ai bulgari una pioggia
d’oro in cambio della partecipazione alla guerra in Iraq. Altro
argomento utilizzato era che fosse un prezzo da pagare per entrare
nella NATO, cosa che si è verificata anche se l’80% dei cittadini
bulgari erano contro l’intervento in Iraq.

Ma il Paese ristagna in una situazione economica precaria. Mancano
fondi per l’educazione e la sanità e si continuano a spendere soldi per
mantenere le proprie truppe in Iraq. Il 29 marzo scorso la Bulgaria è
entrata a far parte della NATO. Ma non è mai piovuto oro. Il governo
sembra non avere alcuna intenzione di ritirare il contingente bulgaro
dopo il gennaio del 2005. Sarà capace il prossimo Parlamento ed il
prossimo governo a prendere questa decisione?


Vedi anche:
Bulgaria: Bush o non Bush, questo è il dilemma
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/2763
Kerbala, la Nassirya bulgara
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/2739
Guerra in Iraq, le tre condizioni della Bulgaria
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/1779