http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3661/1/51/

Uranio impoverito: negli alimenti che provengono da Bosnia Erzegovina e
Kossovo?

24.11.2004
Con un proprio decreto il Ministro Sirchia ha avviato un monitoraggio
in particolare su funghi, cereali, altri vegetali, prodotti
lattiero-caseari e prodotti ittici. Alla ricerca di uranio ed arsenico.

Di Nicole Corritore e Davide Sighele


E’ stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 28 ottobre scorso. Il
Ministero della salute ha emesso un decreto con il quale si avvia un
programma di monitoraggio sulle derrate alimentari provenienti da
Bosnia Erzegovina e Kossovo.

Sono due i contaminanti chimico-fisici ricercati: uranio ed arsenico.
Si ritorna quindi a parlare di uranio impoverito. Non è chiaro se
quest’iniziativa del Ministero avvenga solo ora a causa dei ritardi
caratteristici della nostra burocrazia, l’iter sarebbe stato in questo
caso avviato nel 2000, in seguito alle prime polemiche sulle morti
sospette dei militari italiani deceduti per la “Sindrome dei Balcani”,
oppure se Sirchia sia intervenuto a seguito di nuovi elementi non
ancora resi pubblici.

Molto più probabile è la prima ipotesi. Certo è che, dopo le numerose
denunce di pacifisti ed ambientalisti, anche le autorità si preoccupano
per la salute dei consumatori italiani e quindi si ritiene che sia
almeno da verificare l’ipotesi che in Bosnia Erzegovina ed in Kossovo i
bombardamenti NATO con proiettili all’uranio impoverito abbiano causato
forti contaminazioni che rischiano di avere conseguenze gravi sulla
salute rispettivamente a 9 anni ed a 5 dai bombardamenti.

Difficile comunque che queste analisi, a così tanti anni di distanza e
specifiche rispetto ai prodotti che provengono dai luoghi bombardati e
quindi con il rischio contaminazione più alto, riscontrino la presenza
di contaminanti chimico-fisici. D’altronde già in passato una ricerca
svolta in Bosnia Erzegovina dall’UNEP aveva riscontrato bassi livelli
di radioattività nelle zone colpite con proiettili all’uranio
impoverito – percentuali ritenute in quell’occasione dagli esperti UNEP
non pericolose per la salute – ma Pekka Haavisto, responsabile di
quella missione avvenuta nel 2002 aveva tenuto a precisare che in ogni
caso si era intervenuti tardi e che quindi le analisi fatte in
quell’occasione poco potevano dire rispetto ai tassi di contaminazione
raggiunti negli anni precedenti. Ora il monitoraggio italiano
interviene a sua volta a ben 2 anni di distanza dalla già ritardataria
missione UNEP.

Se invece si verificasse il contrario, e quindi si riscontrasse
presenza di uranio ed arsenico nei prodotti agroalimentari provenienti
da Bosnia Erzegovina e Kossovo, allora significa che il livello di
contaminazione è stato ed è tutt’ora altissimo e che tutta la
popolazione bosniaca sta correndo gravi rischi per la propria salute.

Ma, augurandosi che questo non avvenga, anche esiti negativi non
sarebbero sufficienti ad uscirne rassicurati. I morti tra i militari
italiani ci sono stati e continuano a verificarsi ed in Bosnia
Erzegovina sembra che in alcune aree colpite da proiettili all’uranio
impoverito il tasso di tumori sia drammaticamente alto. Purtroppo la
mancanza in alcune zone dei registri tumori mentre in altre riavviati
da solo pochi anni ed in maniera parziale, non rendono possibile
suffragare con certezze statistiche queste impressioni.

C’è un’ipotesi che in Italia sembra in parte rimossa sulle morti legate
all’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito. E’ quella che già da
qualche anno sta verificando la Dottoressa Antonietta Gatti,
dell’Università di Modena e responsabile del progetto “Approccio
bioingegneristico alla Sindrome dei Balcani”. Secondo quest’ultima
infatti i tumori e le leucemie riscontrate nei militari italiani non
sarebbero direttamente legati all’esposizione alla radioattività
dell’uranio impoverito, ma bensì alle nanoparticelle non biocompatibili
che si formano durante le esplosioni ad alte temperature tipiche dei
proiettili all’uranio impoverito e al tugsteno. Polveri che poi entrano
nella catena alimentare e così nel corpo umano. Quindi, in base ai
risultati ottenuti dalla Dott. Gatti, la presenza di queste
nanoparticelle non biocompatibili nei tessuti umani di soggetti affetti
da tumori, è da ritenersi altamente correlabile all’insorgenza della
malattia. Secondo la Gatti quindi non basterebbe riscontrare la bassa
radioattività per affermare che i proiettili all’uranio impoverito non
sono pericolosi.

Un’ultima domanda che solleva questo decreto. Perché si parla anche di
arsenico? Potrebbe essere logico parlarne se si trattasse di prodotti
provenienti dalla Serbia e quindi se si temessero le conseguenze dei
bombardamenti sul centro petrolchimico di Pancevo, nel 1999, ma perché
temere la presenza di arsenico in Bosnia Erzegovina e Kossovo?


Vedi anche:
I bosniaci: le bombe della NATO hanno portato l'angelo della morte
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/3636
Uranio impoverito: animali con otto zampe
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/3190
Uranio Impoverito: tutto da rifare
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/3269
Uranio impoverito: si faccia chiarezza
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/2659
Uranio impoverito, gli errori di Mandelli
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/258

File allegati
Decreto Sirchia su monitoraggio alimenti
( Decreto Sirchia su monitoraggio alimenti [ 10.78 KB ] )
http://www.osservatoriobalcani.org/filemanager/download/28/
decretosirchia.pdf