Il genocidio dei Rom ieri ed oggi

1. Opera Nomadi: invito presentazione libro "Il Porrajmos dimenticato
dei Rom e Sinti", ROMA 13/1/2005

2. Quei rifiuti scomodi come i Rom di Tirana

3. Il nomadismo come conseguenza delle politiche persecutorie.
Intervista a Alexian Santino Spinelli. Con un commento di A. Martocchia
(portavoce CNJ)


=== 1 ===

Opera Nomadi - Sezione del Lazio
Via di Porta Labicana 59 - 00185 Roma
tel. 06/44700166 - 44701860
fax 06/44701859
operanomadi @...
http://operanomadilazio.supereva.it

“Il PORRAJMOS dimenticato”:

le persecuzioni dei Rom e Sinti in Europa

Roma, 13 gennaio 2005

ore 19.00

Biblioteche di Roma

Biblioteca Villa Mercede

Via Tiburtina 113

PROGRAMMA

- Mostra storico fotografica sul popolo dei Rom, Sinti e Camminanti con
uno spazio dedicato al Porrajmos

- Musiche tradizionali Rom

- Presentazione del libro "Il PORRAJMOS dimenticato": le persecuzioni
dei Rom e Sinti in Europa - prodotto dall'Opera Nomadi nazionale e
realizzato con il contributo dell'Unione Comunita' Ebraiche Italiane
Fondo Legge 249/2000

- Proiezione del DVD allegato al libro contenente documenti storici,
approfondimenti, fotografie e i documentari "Porrajmos" e "Intervista a
Mirko Levak"

- Dibattito


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Resent-From: balcani @ peacelink.it
Da: Andrea Pirastru
Data: Lun 10 Gen 2005 14:55:21 Europe/Rome
Oggetto: Quei rifiuti scomodi come i Rom di Tirana


Buongiorno
Porgo alla vostra attenzione il seguente articolo
nella speranza che possiate pubblicarlo, nel quale
sono descritti alcuni fatti accaduti durante il
viaggio tra il 4 e il 9 di Gennaio di quest'anno che
il sottoscritto insieme ad acuni ragazzi della
comunita' di S.Egidio abbiamo fatto in Albania.

Distinti Saluti


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10 gennaio 2005
Quei rifiuti scomodi come i Rom di Tirana

Albania:
Nella notte tra il 6 e il 7 Gennaio il Campo Rom,
situato in Citta' a Tirana nei pressi del fiume, e'
stato raso al suolo con ruspe e squadre di poliziotti
atte allo sgombero forzato.
Non avendo i Rom alcuna considerazione di diritti
nella citta', l'amministrazione non ha voluto avvisare
in anticipo i responsabili del campo prima dell'azione
e intorno alle 24 ha eseguito lo sgombero del campo
malgrado le proteste degli abitanti. All'interno del
campo erano presenti dalle trecento alle quattrocento
famiglie insieme a molti bambini, tra i quali un
neonato di soli tre giorni. Gli scontri che ne sono
seguiti hanno provocato molti feriti contusi e inoltre
causato la morte di un ragazzo di venti anni. La
polizia ha poi affermato che il ragazzo e' morto per
abuso di alcool.

Lo sgombero ha lo scopo di liberare le rive del fiume
dove erano accampati i Rom per lasciare lo spazio alla
costruzione di un giardino che fiancheggiasse il
fiume.

Alcuni ragazzi della Comunita' di S.Egidio il 5
gennaio hanno portato in quello stesso campo a circa
quaranta bambini di eta' compresa tra i 2 e i 10 anni
alcuni regali di Natale e del materiale didattico per
la scuola il tutto in una giornata di festa passata
insieme tra canti e giochi.
Ha suscitato per tanto grande impressione e sconcerto
apprendere la notizia dello sgombero da parte dei
ragazzi della Comunita'.

Questo fatto e' accaduto sebbene due anni prima si
svolse a Tirana la cerimonia che consacrava i 10 anni
di attiva collaborazione tra l'Albania e la Comunita'
di S.Egidio, nella quale furono presenti le piu' alte
cariche dello stato e un folto gruppo di ragazzi della
Comunita' di S.Egidio.

Per evitare il ripetersi di atti di violenza contro le
comunita' Rom presenti nel paese e se si vuole
continuare l'amicizia che esiste con la Comunita' di
S.Egidio, e' bene che l'Albania (uno stato che ha la
pretesa di entrare in Europa) cambi atteggiamento nei
confronti di questa minoranza riconoscendo loro i
pochi ma essenziali diritti umani.


Andrea Pirastru


=== 3 ===

Leggo con interesse l'intervista qui sotto riportata: la condivido in
gran parte, ma trovo molto strano che in essa non si menzioni
esplicitamente il Kosovo.
La epurazione etnica dei Rom kosovari e' infatti un caso esemplare, e
sicuramente il piu' attuale, di politica persecutoria nei confronti di
questo popolo.
Sono migliaia i profughi Rom kosovari rifugiatisi in Italia dal 1999, e
decine e decine di migliaia quelli dispersi fuori dal Kosovo, a causa
delle politiche persecutorie dei separatisti pan-albanesi appoggiati
dalle truppe KFOR.
Lo vogliamo dire?

Andrea Martocchia
(portavoce del Coord. Naz. per la Jugoslavia)

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http://www.migranews.it/notizia.php?indice=508

SOCIETÀ/Rom

Il nomadismo come conseguenza delle politiche persecutorie.

Intervista a Alexian Santino Spinelli

di Anelise Sanchez
17/11/04 

Roma - Senz´ombra di dubbio, è la voce del popolo romaní in Italia.
Nato a Pietrasanta (Lu) nel 1964, Alexian Santino Spinelli non
risparmia dichiarazioni incendiarie sui pregiudizi che, da secoli,
etichettano l´intera cultura Rom. Il suo curriculum spazia dalla musica
alla carriera accademica.

Professore di Lingua e Letteratura Romaní all´Università di Trieste,
Spinelli è anche compositore, cantautore, poeta e saggista. Inoltre, è 
presidente dell´associazione culturale Thèm Romano, del Centro
Didattico Musicale Italiano, a Lanciano, e vice presidente del
Parlamento della International Romani Union, organismo che rappresenta
i Rom all´ONU.
Ha inciso diversi dischi (il suo ultimo album si intitola So me Sinom”)
ed è un fervido divulgatore della storia, dei costumi e delle usanze
rom.


Alexian Santino Spinelli, lei ha un curriculum molto vasto. Come fa a
coniugare tutte le attività e quanto queste l´aiutano nel promuovere la
cultura rom?

Fare tante cose, aiuta a fare tante altre cose. In realtà ho messo a
disposizione della Popolazione romaní la mia esperienza, le mie
conoscenze e la credibilità conquistata nel mondo dei kaggé (non rom).
Tutte le attività che io svolgo hanno un comune denominatore: la
valorizzazione e la diffusione del patrimonio linguistico, artistico e
culturale romanès, patrimonio che appartiene all´intera umanità. Ma
fondamentalmente io sono e resto un musicista compositore di
professione prestato al mondo accademico, al mondo del volontariato e
alla Romani Union Internazionale. La motivazione etnica e una grande
passione stanno alla base della mia attività.

Quanti sono i rom nel Mondo, in Europa e in Italia, da dove provengono
e come vivono?

I rom, sinti, kale, manouches e romanichals con le loro differenti
comunità nel mondo sono 12 milioni, in Europa sono 8 milioni e mezzo,
in Italia circa 120 mila di cui 80% di cittadinanza italiana (45.000
Rom e 35.000 Sinti) e di antico insediamento.
Bisogna ricordare, infatti, che i rom sono presenti in Italia da oltre
sei secoli, che la maggior parte di loro vive in case, manda i propri
figli a scuola e lavora, il restante, circa il 20%, è costituito da rom
provenienti dai paesi dell´Est Europa (circa 30.000 provenienti da
Romania, ex Jugoslavia). Qui in Italia, affrontano politiche di
esclusione spesso supportate da vincoli e cavilli burocratici vari;
spesso sono costretti a vivere in condizioni disumane in campi nomadi
appositamente creati per tenerli ai margini della società e
trasformarli non in cittadini ma in esseri continuamente in lotta per
la sopravvivenza quotidiana. Il tutto per rafforzare lo stereotipo e
giustificare determinati tipi di politiche da cui alcune organizzazioni
di pseudo volontariato traggono vantaggi.

Lei insegna lingua e cultura romaní all´Università degli studi di
Trieste. Qual´è, in breve, il programma del suo corso e che cosa
suscita più curiosità negli studenti che frequentano questa cattedra?

Il corso prevede una parte generale riguardante la storia, la lingua,
la letteratura romaní, audizioni di musica romaní, proiezioni di video
e film anche in lingua romaní, la cultura spiegata dal punto di vista
antropologico; nella parte monografica si approfondisce un argomento
specifico. C´è da parte degli studenti molta curiosità. Arrivano tutti
con i soliti pregiudizi, ma alla fine del corso diventano veri e propri
portatori sani della cultura romaní perché imparano un’altra verità e
apprezzano l´arte e la cultura.

Nei secoli passati la cultura rom era caratterizzata, prevalentemente,
dalla tradizione orale. ll passaggio da un sistema di vita nomade a uno
seminomade o anche all´insediamento in un territorio ha cambiato il
rapporto oralità/scrittura nella cultura rom?

I rom non hanno nessun problema a sedentarizzarsi e a istruirsi quando
le condizioni lo permettono. C´è il falso stereotipo del rom nomade per
cultura. Il nomadismo in Europa è stato la conseguenza  delle politiche
persecutorie, non una scelta di vita o un´autentica espressione
culturale come poteva essere quando i rom erano ancora in India .
La cultura romaní si identifica nella sua lingua che giocoforza si è
trasmessa solo oralmente. La lingua romaní non ha nulla a che vedere
con la lingua rumena, né tanto meno con le lingue romanze, ma è una
lingua strettamente imparentata con le lingue neo-indiane come l´hindi
e deriva dal sànscrito. Essendo tramandata oralmente si è arricchita
nel corso dei secoli dei vocaboli dei popoli con cui è venuta a
contatto, quindi si è arricchita di prestiti del persiano antico,
dell´armeno e del greco antico, e quindi in Europa di prestiti delle
parlate e dei dialetti europei a seconda dell´itinerario seguito. È una
lingua viva e vitalissima che come tutte le lingue ha numerose varianti
dialettali. Da quarant´anni è nata una fiorente letteratura che
purtroppo pochissimi conoscono. E´ questa la grande novità che ha
cambiato il rapporto oralità/scrittura nella cultura romaní: oggi la
lingua romaní si scrive e si tramanda anche in forma scritta

Lei è stato eletto vice presidente del parlamento della International
Romani Union e ha dichiarato che una delle sue priorità sarà
l´integrazione dei bambini rom nelle scuole. Resta ancora alto l´indice
di analfabetismo nel mondo rom?

Più che di analfabetismo parlerei di cattiva scolarizzazione. Prima di
far entrare i rom a scuola occorre non solo avere una profonda
conoscenza della storia e della cultura romanì per meglio comprendere
di che tipo di scuola i rom realmente necessitano, ma risolvere
problemi più profondi che attanagliano il mondo romanó da un punto di
vista sociale, politico ed economico.
Il compito che mi sono prefisso è quello di diffondere il più possibile
informazioni corrette riguardanti la storia e la cultura romaní, perché
è solo fornendo le giuste informazioni alla società prima ed agli
insegnanti poi che si potrà permettere ai bambini rom di vivere la
scuola serenamente e quindi fruttuosamente.

Secondo lei, come il sistema educativo italiano reagisce e si organizza
alla diversità etnica e culturale nelle scuole? Come possiamo favorire
l´integrazione dei ragazzi rom nelle scuole italiane?

La storia dei rom e della loro cultura è caratterizzata dal rifiuto e
la scuola non ha fatto eccezione. Gli interventi educativi 
etnocentrici hanno rappresentato un mezzo di assimilazione da parte
dello Stato o di conversione cattolica da parte di preti missionari o
volontari cattolici che hanno profuso i più significativi sforzi per la
scolarizzazione dei bambini rom.
Nonostante queste difficoltà un processo di scolarizzazione nel mondo
romanó è stato avviato. Ma il mondo del bambino rom che frequenta la
scuola non può essere suddiviso a fette, né tantomeno la sua crescita
si realizza per sbalzi da un settore ad un altro in tempi successivi
l´uno dall´altro.
Il bambino rom deve vivere in tutta la sua integrità il magnifico
fenomeno dell´essere al mondo, del crescere, del maturare in mezzo al
mondo, tra gli altri e le cose che sono compresenti con tutta la loro
pregnanza e specificità.
Spetta alla scuola il diritto-dovere di saper progettare, organizzare,
distribuire nello spazio-tempo le proprie proposte, per poter guidare,
nella maniera più integrale ed armoniosa possibile, la crescita e la
maturazione del bambino che le viene assegnato. Solo da pochi anni si
prevede una pedagogia interculturale.
Per interculturalità deve intendersi non solo  la conoscenza di
un´altra realtà culturale, ma vivere un´altra cultura. I bambini rom
sono portati soprattutto per i linguaggi non verbali. Occorre
valorizzare ciò che sanno fare di più invece di giudicarli per ciò che
non sanno fare. Occorre anche tener presente la loro situazione sociale
e la specificità della comunità di appartenenza.

Rispetto all´Italia, come le forze politiche di altri Paesi europei si
comportano nei confronti dei rom? Qual è la loro situazione?

La situazione dei rom è sicuramente migliore rispetto all´Italia
soprattutto nei Paesi dell´Est europeo dove esistono parlamentari e
partiti politici rom e dove si organizzano dei grandi eventi culturali
che permettono una maggior diffusione, valorizzazione e conservazione
del nostro patrimonio culturale e linguistico.
In Ungheria, in Romania, in Macedonia, in Russia, in Spagna la cultura
romaní fa parte del patrimonio nazionale. In Italia, purtroppo no.
Basti pensare al mancato riconoscimento della nostra lingua, nel quadro
della tutela delle minoranze linguistiche, come lingua minoritaria da
parte del Parlamento Italiano, anzi al fatto che l´esclusione di questa
lingua dalla lista sia stata la condizione sine qua non per
l´approvazione della legge.

Possiamo dire che esiste una sorta di Apartheid contro i rom che vivono
in Italia?

In Italia, purtroppo, a causa soprattutto di associazioni pro-zingari e
di sedicenti esperti costituite spessissimo da opportunisti senza
scrupoli, l´affermazione di una intellettualità romaní è ritardata con
conseguenze fortemente pregiudizievoli per la nostra stessa esistenza
culturale.
Negli ultimi 40 anni, lo stato italiano attraverso gli enti pubblici
locali ha elargito sull´interno del territorio nazionale ingentissime
somme di denaro in favore del popolo rom, solo che ai rom non è
arrivato alcun beneficio culturale da questi finanziamenti. Anzi. I rom
si sono visti sempre più relegati nei campi nomadi, ovvero nei lager
moderni che anche nella ripugnanza e nel nome ricordano i lager dei
nazi-fascisti dove oltre mezzo milione di rom e sinti sono stati
barbaramente massacrati.
È ciò che è accaduto anche ai pellerossa d´America, che costretti a
vivere nel ghetto della riserva sono stati deteriorati e oggi
moltissimi sono alcolizzati e drogati. È chiaro che frustrati e
disillusi i rom provenienti dai territori della ex Jugoslavia costretti
a vivere in Italia nei lazi plebei, mentre nelle loro città di origine
vivevano in case (spesso in confortevoli ville), con i loro lavori e i
loro mestieri, scoppiano e quindi hanno un rapporto assolutamente
negativo con la società circostante. Semplici fatti sociali vengono
elevati a modelli culturali e l´errore del singolo si ripercuote sulla
condanna di tutte le comunità romanès. In realtà la cultura romaní non
viene così conosciuta e viene mistificata. I fenomeni sociali non hanno
nulla a che fare con l´espressione culturale. Che nesso c´è tra Dante
Alighieri, il pedofilo e Giuseppe Verdi, il terrorista e Giacomo 
Leopardi? La popolazione romaní non ha mai dichiarato guerra a nessuno
e soprattutto non ha mai rivendicato il diritto all´esistenza con il
terrorismo.

Quale suo libro consiglia per conoscere di più la cultura romaní?

Il libro che ho pubblicato per la casa Editrice Meltemi di Roma nel
2002 e che ho adottato come testo base all´Università di Trieste è un
manuale in lingua italiana per chiunque voglia avvicinarsi alla storia
e alla cultura romanès. Il libro si intitola Baro Romano Drom -La lunga
strada dei Rom, Sinti, Kalé,  Manouches e Romanichals.

Quanto la musica Rom riesce a trasmettere ai non rom i valori etici e
culturale del suo popolo?

Sicuramente tanto. La musica è un linguaggio universale che arriva al
cuore prima che alla mente. La musica romaní, carica di pathos da un
lato e sorretta da ritmi incalzanti dall´altra, è un mezzo importante
per entrare nella sensibilità e nella cultura di un popolo pressoché
sconosciuto poiché il mondo romanò è filtrato solo attraverso
stereotipi negativi. Fenomeni sociali vengono ingiustamente elevati a
modelli culturali e l´errore del singolo porta alla condanna di intere
comunità fra loro diversissime. Ciò impedisce la vera conoscenza di un
patrimonio umano, artistico, musicale, letterario, linguistico e
culturale. La musica, superando qualsiasi barriera linguistica e
razziale, è un veicolo di conoscenza straordinario. Se poi la musica
romaní viene ascoltata e relazionata con la storia e la cultura del
nostro popolo, la conoscenza diventa veritiera.

Può anticipare qualcosa sul prossimo CD musicale?

Il mio nuovo lavoro discografico si intitola So me Sinom, Ciò che sono.
E’ stato prodotto dalla Ethnoworld di Milano. Rappresenta un viaggio
nell’anima romani. Nel cofanetto sono racchiusi 3 CD. Nei primi 2 Cd,
Ωijem Ωijem (Camminando Camminando) e Romano Drom (Carovana romani’),
attraverso tutti gli stili musicali che caratterizzano il mio popolo,
con un´interpretazione originale in un ideale viaggio “in orizzontale”.
Nel terzo Cd, Parovibbè (Metamorfosi), il viaggio diventa verticale,
diretto verso l´anima. E´ il punto d´arrivo della mia esperienza
personale, ma anche l´espressione autentica del mio popolo, l´essenza
della romanipé (identità romanì).
Insieme al mio gruppo, ho compiuto un viaggio verticale nella cultura
del mio popolo e ciascuno dei quattro lunghi brani ispirati ai quattro
elementi presenta simultaneamente tutte le espressioni musicali delle
varie aree di provenienza dei rom. In ogni brano ci sono momenti nei
quali ogni rom, qualunque sia la sua provenienza, può riconoscersi e
identificarsi.