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da Solid Net - 14 Gennaio 2005

http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?section=A3AAABBN&obid=25764

Partito del Lavoro del Belgio (PTB)

La dura realtà a 15 anni dalla caduta del muro

Come è stata smantellata l’Europa dell’Est

L’instaurazione del capitalismo ha significato una retrocessione per
tutti i paesi dell’Europa dell’Est, tanto sul piano economico come su
quello sociale. Una nota della Nazioni Unite dichiara: “Il passaggio
dall’economia pianificata a quella di mercato è stata accompagnato da
grandi cambiamenti nella ripartizione della ricchezza e del benessere
nazionale. Le cifre mostrano che si tratta dei cambiamenti più rapidi
mai registrati. Ciò ha portato ad un elevato, drammatico, costo umano.”

Dal 1990 al 2002 il prodotto interno lordo (insieme dei beni e dei
servizi prodotti in un anno) per abitante dei paesi dell’Europa
dell’Est è diminuito del 10%, mentre nei paesi di livello compatibile è
aumentato del 27%; ciò rappresenta una perdita effettiva di quasi il
40% . Questa regressione vale per tutti i paesi, salvo Polonia e
Slovenia. Oggi il Pil per abitante degli ex paesi comunisti dell’Europa
centrale e orientale è inferiore di un quarto rispetto all’America
Latina. Per le repubbliche dell’ex Unione Sovietica la situazione è
ancora più drammatica. Negli anni ’90 il Pil è sceso del 33%. In
Ucraina, dal ‘93 al ‘96, vi è stata una diminuzione del 33%, in Russia
del 47%.

Le azioni dell’economia di stato sono state svendute a prezzi
ridicolmente bassi. Una gran parte dell’imponente apparato economico e
industriale è stato smantellato. In pochi anni la grande potenza
industriale che era la Russia, se è convertita in un paese del terzo
mondo. Il Pil della Russia (144 milioni di abitanti) è inferiore a
quello dei Paesi Bassi (16 milioni di abitanti). L’Unione Sovietica è
regredita di un secolo. Ai tempi della Rivoluzione socialista, nel
1917, il Pil rappresentava il 10% quello degli US. Nel 1989,
considerando che intanto l’Unione Sovietica era stata grandemente
danneggiata nella II Guerra Mondiale, toccava il 45% degli US .Oggi
meno del 7%

La situazione sociale

I circa 150 milioni di abitanti dell’ex Unione Sovietica (come dire
gli abitanti di Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e scandinavi
riuniti) nella povertà all’inizio degli anni ‘90. Hanno meno di 4 $ di
reddito pro capite; il numero di poveri che vivono con meno di un
dollaro si sta moltiplicando per venti. In Bulgaria, Romania, Russia,
Kazachistan, Kirghisistan, Ucraina, Turkmenistan, Uzbechistan e
Moldavia il numero di poveri è salito dal 50 al 90% della popolazione.

Secondo un recente studio dell’Unicef, un bambino su tre dei paesi
dell’Est oggi vive in povertà; un milione e mezzo vive in orfanotrofi.
In Russia il numero di bambini abbandonati è decuplicato, a fronte
della forte diminuzione delle nascite. A Bucarest, capitale della
Romania, centinaia di minori vivono in strada, 100 mila sono in stato
di abbandono. E in questa situazione l’accoglienza dell’infanzia è
stata smantellata. Per molte donne è stata una vera catastrofe; molte,
che speravano in un lavoro e una vita migliore, sono cadute nella rete
della criminalità organizzata; ogni anno mezzo milione di donne della
regione sono letteralmente ‘esportate’ nell’Europa occidentale.

Prima dell’arrivo del capitalismo, la regione aveva un welfare sociale
garantito. Una nota delle Nazioni Unite dice “Prima degli anni ‘90 i
servizi sociali nei paesi dell’Europa centrale e orientale e dei paesi
della Cei erano notevolmente buoni. Il lavoro a tempo continuato era
garantito per la vita. Anche se il salario era basso era stabile e
sicuro. Molti beni di consumo e servizi di base erano sussidiari e la
fornitura era regolare. Erano sufficienti alimentazione, vestiario e
sussistenza. L’accesso all’istruzione e alla sanità era gratuito. La
pensione era assicurata e le persone potevano usufruire di molte altre
forme di protezione sociale”, la nota continua: “oggi non sono
garantite una normale educazione, una vita sana e un’alimentazione
sufficiente. Il tasso di mortalità aumenta, nuove epidemie
potenzialmente distruttive minacciano la sopravvivenza e vi è un
crescente stato di allarme”.

Di conseguenza certi paesi si spopolano drammaticamente. In Ucraina la
popolazione è diminuita di 1,2 milioni dal 1991. In Russia dal ‘92 al
‘97 di 5,7 milioni- pur con l’arrivo di 3,7 milioni dai paesi vicini.
Le Nazioni Unite stimano che, se la tendenza non si invertirà, la
popolazione degli ex paesi dell’Est entro il 2050 diminuirà del 20%: da
307 a 250 milioni.

La popolazione oscilla tra disillusione, rassegnazione e sdegno.

Alcuni esempi. la Polonia è uscita quasi indenne dalla transizione. In
questo paese tanto cattolico, il comunismo non ebbe mai vita facile.
Senza dubbio oggi il 44% dei polacchi giudicano il periodo del blocco
dell’Est come positivo; il 47% giudica che il socialismo sia “una buona
dottrina che è stata mal applicata”; il 37% dei polacchi danno un
giudizio positivo del partito comunista che ha governato dal 1948 al
1989. Il 31% è scontento di questo periodo; solo il 41% pensa che il
capitalismo sia un sistema migliore.

IL 76% dei tedeschi dell’Est pensa che il socialismo sia “una buona
idea, che è stata mal applicata”; solo, uno su tre è soddisfatto della
forma nella quale sta funzionando la democrazia. Secondo un’inchiesta
del 1999, il 64% dei rumeni preferiva la vita ai tempi di Ceausescu. In
Russia sulla popolarità di Lenin, il 67% ha un’opinione positiva; solo
il 15% parla del ruolo di Lenin in termini negativi.

Vi è molta insoddisfazione e il potenziale di rivolta è grande. Le
ferite del passato sono fresche e la confusione ideologica è grande;
non è però da escludere che nel prossimo futuro si voglia tornare al
socialismo, “ben applicato”.

Marc Vandepitte


Nell’Est Europa i mali tipici del terzo mondo

Dall’instaurazione del capitalismo l’Europa dell’Est scade sempre più 
a livello dei paesi del terzo mondo:
-un decimo degli abitanti è sottoalimentato; in Russia un bambino su
sette soffre di carenze alimentari croniche
-per la prima volta dopo mezzo secolo, riappare l’analfabetismo
-in Russia; la tubercolosi si sta nuovamente espandendo come nel terzo
mondo; i casi di sifilide sono aumentati di 40 volte dal ‘90 al ’98
-la speranza di vita dei maschi russi è scesa da 63 a 57 anni dal ’92
al ’94. In Ucraina è diminuita da 65 a 62 anni.
-dal 1992 il numero degli alcoolizzati è raddoppiato
-in Russia su 100 gravidanze ci sono 60 aborti. In conseguenza 6
milioni di donne sono sterili.
-in Polonia il numero dei suicidi è aumentato del 25% ma in alcuni
paesi dell’ex URSS è raddoppiato. I delitti in Bulgaria sono
quadruplicati rispetto all’89; triplicati in Ungheria e nell’ex
Cecoslovacchia. In Polonia la mortalità è cresciuta del 60%, in altri
paesi fino al 250%
-le Nazioni Unite stimano che, nei primi 5 anni dopo il passaggio al
capitalismo, la mortalità negli ex paesi socialisti dovuta a nuove
affezioni (facilmente curabili) e a morti violente (guerra) sia di 2
milioni di persone

E’ tempo per un ripensamento

Nel Febbraio 1990 i parlamentari del Belgio hanno redatto questa
dichiarazione sulla rivoluzione popolare che ha causato la caduta del
dittatore rumeno Ceausescu “ La Camera dei rappresentanti ricorda che
questa rivoluzione popolare aveva come scopo di mettere fine al regime
veramente totalitario dominato dal Partito comunista, che violava in
permanenza i diritti dell’uomo, opprimeva le minoranze e le libertà e
la democrazia era inesistente”

I 133 deputati presenti votarono tutti a favore, compresi socialisti,
verdi, sinistra dei democratico-cristiani. Nella discussione precedente
il voto il Vlaams Blok disse: “Prima queste posizioni erano difese solo
dalla destra. La ‘rivoluzione’ di velluto in Europa dell’Est è stata
sostenuta e incoraggiata dal Presidente americano Bush senior, dal
Premier britannico Thatcher, dal generale cileno Pinochet, dal leader
fascista francese Le Pen”

Allora il PTB (Partito del lavoro del Belgio) era il solo, a difendere
un’altra analisi, avendo visto, capito e letto quello che tutti i
democratici e i progressisti potevano vedere, capire e leggere.


traduzione di BF