da http://www.radiocittaperta.it

07/02/2005

Wu ming sulle foibe


Reduci dalla visione del primo episodio de "Il cuore nel pozzo", ne
scriviamo.
Ci siamo sorbiti gli "italiani brava gente" che sembrano capitati lì
per caso, il repubblichino buono e "pacifista" , i partigiani sadici e
vampireschi, il solito prete, l'uso dei bambini come "scudi umani"
mentre si fa bieca propaganda...
Non una parola sull'italianizzazione forzata, sul razzismo anti-slavo,
sui massacri compiuti dai nazifascisti fino a pochi giorni prima. Tra
questi ultimi non poteva non esserci il personaggio interpretato da
Beppe Fiorello. Ci viene presentato quasi come uno sfollato
post-Armistizio, ma qui non siamo nel '43, siamo nella primavera del
'45. Quindi è un repubblichino. Quando parla dei suoi compagni morti in
azione, a quale azione si riferisce? Rappresaglie? Rastrellamenti?
Incendi di villaggi?

E i pochi slavi "buoni"? Le classiche eccezioni che confermano la
regola: buoni *benché* slavi, ma soprattutto: buoni perché
sufficientemente *italianizzati* (cioè, anche se nella fiction non
viene mai detto, *collaborazionisti*: una è la fidanzata del
repubblichino di cui sopra!).
Da questi ultimi, oltreché dal prete, tocca sorbirsi implausibili
pistolotti antirazzisti, come se in quelle terre (nel frattempo annesse
al Reich) nazionalismo e razzismo avessero fatto capolino con la
Resistenza e fossero fenomeni estranei al nazifascismo...
I timori degli antifascisti istriani e delle comunità slovene di qua e
di là dal confine erano pienamente giustificati. Non lo erano invece i
timori di certi figuri della destra, per i quali "Il cuore nel pozzo"
non era abbastanza schierato ed era addirittura eufemistico nel
denunciare i crimini dei partigiani. Costoro non si preoccupino, lo
sceneggiato risponde pienamente alle loro esigenze.

[Il regista Alberto Negrin, qualche anno fa, aveva diretto la fiction
su Giorgio Perlasca. Alla luce di quanto ci ammannisce ora, sospettiamo
che l'intento fosse accendere i riflettori sull'occasionale fascista
buono, uno che imboscava i deportandi anziché aiutare a metterli sui
treni, così da aprire la strada a nuove, interessanti rilettura. Si
veda la recente dichiarazione del camerata Gramazio, secondo cui
persino Giorgio Almirante - capo-redattore della rivista "La difesa
della razza" - era un salvatore di ebrei.]

Le foibe, è palese, vengono usate come "diversivo" da parte della
destra al governo, e per giunta diversivo pre-elettorale, come se a
guidare la GAD o la FED o come cazzo si chiama non ci fosse Prodi bensì
Josip Broz detto "Tito".
Madornali idiozie vengono scritte e ripetute in modo ossessionante,
come quella del "silenzio" su quegli eventi. Accade lo stesso per i
fatti successi più a Ovest, il "Triangolo rosso" etc.: ogni volta si
ricomincia da capo. Complice il Pansa di turno, par sempre di assistere
a una scoperta nuova, anche al trecentesimo libro (scientifico o
sensazionalistico che sia), al cinquantamillesimo scoop, alla
miliardesima puttanata detta in tv.
Tutto questo fingere che a Trieste e in Istria non sia successo nulla
prima del '45 fa venir voglia di rispondere con lo humour nero, come
qualche anno fa "Mladina", la rivista satirica slovena.

Estate 2000: "Mladina" mette on line un videogame modellato sul Tetris,
solo che l'ambientazione è l'orlo di una cavità carsica e i mattoncini
da far scendere sono - a scelta - cadaveri di "domobranci" (miliziani
filo-nazisti) o di partigiani titini.
Già questa ironica forma di "par condicio" (in realtà aderente alla
realtà storica, dato che nelle foibe furono gettati *prima* sloveni e
antifascisti e *poi* nazi e collaborazionisti) dovrebbe far drizzare le
orecchie, ma gli italiani che passano di là - su imbeccata di qualche
fascistone giuliano - non sanno lo sloveno né conoscono la storia. La
parola "domobranci" è per loro un mistero.
Il gioco viene scambiato per un attacco all'Italia, all'Italianità e
chi più ne ha più ne metta, anche se in "Fojba 2000" non figurano
italiani: le vittime virtuali - di destra e di sinistra - sono tutte
slave.

A rigore, uno che non sappia chi erano i domobranci non dovrebbe avere
il diritto di aprir bocca sulle foibe, tantomeno di scandalizzarsi per
quanto avvenne in quelle zone. Ma questo fa parte del problema: nessuno
sa un cazzo, e chi più apre bocca per darle aria è proprio chi meno sa.
Per farla breve, scoppia un grande scandalo al di qua del confine, e il
bello è che dalla messa on line sono già passati diversi anni. Come
sempre è tutto un cadere dalle nuvole, un finto rimanere a bocca
aperta, un artificioso indignarsi. Il ministro per l'innovazione
tecnologica Lucio Stanca chiede alla Farnesina di "attivare i canali
diplomatici affinché venga posta alle autorità slovene l'esigenza di
oscurare subito l'offensivo e vergognoso gioco". Le autorità slovene,
giustamente, se ne fottono.

A sfuggire è il contesto. "Mladina", con pazienza, lo spiega:
"Il gioco rifletteva il clima politico dell'estate del 2000, quando un
esecutivo di centrodestra aveva sostituito il governo di Janez
Drnovsek. Il premier era Andrej Bajuk, sloveno ritornato in patria
dall'Argentina, che non ha mai nascosto le sue simpatie per i
domobranci e l'ostilita' per tutto cio' che ricordava l'epoca di Tito.
Il suo governo duro' solo sei mesi, nell'ottobre del 2000 fu sconfitto
dalla coalizione di centrosinistra che riporto' al governo Drnovsek.
Nella presentazione ci si riferiva, infatti, alle elezioni imminenti.
'Offriamo ai lettori di Mladina un singolare attrezzo di fitness per un
allenamento preelettorale' "

Il gioco è qui (per giocare cliccate su "Torej"):
http://www.mladina.si/projekti/igre/fojba2000/
Se invece di giocare on line lo volete scaricare, cliccate qui:
http://www.thekey.it/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=18

Per chi invece non predilige lo humour nero, oppure a integrazione di
quest'ultimo, c'è il bel libro di Claudia Cernigoi, uscito nel 1997 per
le edizioni Kappa Vu di Udine, oggi disponibile gratis on line per
iniziativa dell'editore e dell'autrice. Si chiama: "Operazione foibe a
Trieste: come si mistifica la storia": https://www.cnj.it/foibeatrieste/
Cernigoi smonta, col metodo e gli strumenti dello storiografo serio, le
leggende, esagerazioni e falsità della propaganda di destra su questo
tema.

Chi non ha molto tempo a disposizione può rivolgersi a un testo più
breve (in pdf), un articolo di Federico Vincenti apparso su "Patria
Indipendente" (la rivista ufficiale dell'ANPI) nel settembre 2004:
http://www.anpi.it/patria_2004/08-04/17-18_VINCENTI.pdf

Non possiamo competere con la potenza di fuoco di uno sceneggiato
trasmesso in prime time da Rai1. Ma la guerra non è soltanto potenza di
fuoco, men che meno la guerra culturale.
[tratto da Giap#5, VIa serie - 7 febbraio 2005]

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