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Data: Wed, 23 Feb 2005 17:55:41 +0100
Da: "momotombo" <momotombo @...>
Oggetto: La strage di Verona: "gesto inconsulto"? La verità è un'
altra


La strage di Verona: "gesto inconsulto"? La verità è un'altra.


I due giovani poliziotti freddati a Verona durante un servizio di
pattugliamento non potevano immaginare che dentro quell'auto, in una
fredda notte di febbraio, oltre al corpo di una povera giovane ucraina
ci fosse un "terminetor", una spietata macchina addestrata per uccidere
.

Già si parla di "gesto inconsulto", di mostro, di squilibri maniacali.

Quello che ha compiuto Arrigoni ( a parte il suo curriculum) non è
niente di tutto ciò Ma la reazione di uno che stava facendo un
"lavoro". Un "lavoro" molto sporco che , probabilmente, aveva imparato
a fare in Somalia: Uccidere per terrorizzare. La reazione di chi solo
ammazzando due pericolosi testimoni può pensare di farla franca.
Perché dopo avrebbero pensato a coprirlo "loro" i suoi committenti;
come da copione.

Queste affermazioni certamente "impegnative" o forse pesanti non sono
il frutto di qualche banale dietrologismo , come molti lettori,
compagne e compagni sicuramente penseranno.

Sono il frutto di una attenta analisi ormai decennale ( partita da una
contro-inchiesta fatta in romagna sui delitti della UNO BIANCA), di
fatti ed eventi classificati come "criminali" che si saldano invece a
quest'ultimo episodio.

Il primo collegamento immediato è con quanto successe al Pilastro nei
primi anni "90 (dove tre carabinieri ausiliari vennero trucidati dalla
banda della "UNO BIANCA" perché giunti nel posto sbagliato nel momento
sbagliato); e l'omicidio di Bilancia di due guardie giurate dopo aver
sparato a una ragazza nigeriana.

La banda della UNO BIANCA era composta da poliziotti legati ai servizi
segreti militari. Si macchiò di decine di omicidi e ferimenti contro
obiettivi apparentemente diversi fra loro: tabaccai, cassieri,
impiegati, benzinai, passanti e testimoni; inoltre zingari e immigrati
senza neanche il pretesto di finte rapine per pochi spiccioli.

Il periodo più intenso del gruppo si colloca nella delicata fase di
transizione dalla prima alla seconda repubblica ( ma già dalla fine
degli anni '80 era attiva "la banda delle coop" che probabilmente
integrata da altri ignoti elementi operava sempre in E. Romagna e nord
delle marche seminando il terrore nei super mercati coop).

Siamo in un momento di scontri senza esclusione di colpi fra apparati e
servizi segreti legati alla vecchia classe politica (attaccata anche
sul fronte giudiziario con tangentopoli) e quelli legati ai poteri
sovra-nazionali che spingono l'acceleratore delle "riforme" ,
accompagnate dalle dichiarazioni e dai gesti simbolici e plateali di
Kossiga ( il picconatore che durante una cerimonia della massoneria
anglosassone di rito scozzese pianta simbolicamente, in un castello
della Scozia, una quercia dicendo:"speriamo cresca bene").

Flaminio Piccoli, vecchio esponente democristiano,denuncia i piani di
poteri "occulti" per distruggere la prima repubblica e in una
intervista dirà: "Per imporre il turbocapitalismo faranno scorrere
fiumi di sangue".

La scoperta e l'arresto della banda della UNO BIANCA, che agiva
indisturbata da anni lasciando tracce e indizi simili a quelle di un
elefante dentro un negozio di cristalleria, avviene probabilmente negli
ultimi strascichi di questo scontro fra vecchi e nuovi poteri
(ricordiamo il furto "simbolico" di una UNO Bianca dentro la sede del
SISDE a Roma).

Ma la scia di sangue e di crimini particolarmente efferati non si
ferma. Siamo di fronte ad una nuova strategia del terrore che si adegua
e si attualizza alla nuova fase che si è aperta in Italia dopo la
sconfitta del movimento operaio nelle sue forme più "rigide" e la
ristrutturazione sociale e produttiva del paese

Se togliamo gli ultimi bagliori delle stragi di Firenze e Milano, lo
stragismo bombarolo si colloca storicamente nel conflitto di classe
sorto negli anni '70. Conflitto che rappresenta forse la punta più
avanzata nel contesto europeo che fa dell'Italia una "anomalia" nel
mondo occidentale (dopo il riflusso del '68) e soprattutto l'anello
debole della catena imperialista euro-atlantica.

Paradossalmente se lo stragismo bombarolo è una strategia
controrivoluzionaria,tesa a colpire ed arrestare i movimenti sociali di
classe, il nuovo terrorismo dei "serial killers", o dei "terminetors",
si colloca in una strategia "rivoluzionaria" del capitale che deve
necessariamente colpire e disgregare nel più profondo il
conservatorismo e le riluttanze , formali ed informali, della società
italiana alla modernizzazione dopo la caduta del blocco socialista dei
paesi dell'Est e della crisi irreversibile dei modelli
socialdemocratici del Nord Europa .

Esorcizzato il "pericolo comunista" e messi nell'angolino i movimenti
antagonisti resta il problema di disgregare e cancellare tutti quegli
elementi di "arretratezza" che costituiscono un ostacolo al pieno
sviluppo di un capitalismo moderno, efficiente, decisionista, capace
di stare al passo con la competizione globale in formazione.

La società italiana non è preparata a questi cambiamenti radicali che
devono avvenire in tempi rapidi perchè la globalizzazione imperialista
non aspetta nessuno ne tollera ritardatari. Occorre dunque colpirla
nelle sue"cattive" abitudini comportamenrali:

il provincialismo, l'assistenzialismo,la socialità, e persino la
famiglia e le tradizioni religiose, quando diventano ostacolo alla
"rivoluzione culturale" del capitale. Occorre disgregare il
"comunitarismo" conservatore -dirà Luttwak (consigliere speciale della
casa bianca e attento"osservatore" dell'Italia-).

È in questo contesto che appare sempre più evidente la figura del
"serial killer", del"mostro".

Tanti eventi criminali,spesso di una ferocia inaudita, come se si
trattasse di azioni coordinate fra loro.

Li accomuna uno spropositato uso della violenza, spesso la mancanza di
un movente plausibile e , soprattutto, l'indignazione popolare che
riescono a scatenare. Come i delitti della UNO BIANCA.



Menzionarli tutti sarebbe impossibile: ricordiamo "Manolo lo slavo",
ergastolano che riesce a fuggire misteriosamente dal carcere di Rimini
e si mette a terrorizzare le campagne del Nord Italia vestito con
pantaloni mimetici e anfibi .

Usa una 357 Magnum per compiere rapine balorde presso case isolate di
agricoltori "terminando" le sue vittime : 9 morti ammazzati.Una volta
catturato confesserà in una intervista di essere uscito dal carcere
"Grazie a quelli della UNO BIANCA".

Poi c'è il "killer" delle pensionate in Puglia, quello dei taxisti in
Toscana che usa strangolare le sue vittime con un laccio alla
"commandos"; ancora quello delle prostitute a Modena che vede
indagato, che strana coincidenza, un altro ex-parà.

Delle conoscenze del "mostro" Bilancia in ambienti legati ad apparati
statali si ha la conferma quando un detenuto , passato per il carcere
di Rimini, viene a sapere molte cose in merito. Volerà, "suicida" giù
dalla finestra della Questura di La Spezia.

Nel frattempo qualche disgraziato, vuoi per essere immigrato, "terrone,
o per aver avuto qualche precedente per reati sessuali finisce in
"graticola" grazie a ben collaudati depistaggi e impianti accusatori
ridicoli (Vedere la vicenda dei catanesi del Pilastro su cui il
settimanale "Avvenimenti" fece una bella contro-inchiesta).

E che dire del lagunare-assaltatore della Val di Susa (magari qualche
compagno di Torino potrebbe verificare).Circa 3 anni fa Questo tizio ,
descritto da amici e parenti come un uomo mite e gentile (come il suo
collega di Verona), un giorno, forse preso dal rimorso , si presenta
dai giudici di Torino confessando di aver compiuto numerosi omicidi
rimasti insoluti, in finte rapine per conto del SISMI. Partono le prime
verifiche e si comincia a capire che il soggetto non è un mitomane.
Verrà trovato morto "suicidato" con un colpo alla testa nel bagno del
tribunale di Torino durante una udienza.

E perché non ricordare il recente "una bomber" che fabbrica ordignetti
in Veneto ? Chi ha un minimo bagaglio conoscitivo sa che la
preparazione o la manipolazione di esplosivi è qualcosa di estremamente
delicata e pericolosa. Solo chi ha frequentato corsi di "alta
specializzazione" può preparare ordigni di questo tipo. Dove avrà
imparato queste tecniche il nostro amico? In quale base NATO o in quali
"missioni di pace"?

Le vicende di Cogne e di Omar ed Erika sono allo stesso tempo le più
devastanti e "spettacolari": leggete attentamente dall'inizio di questi
tragici fatti fino ad oggi nei maggiori quotidiani ed in particolare
"Il resto del carlino" (stranamente sempre attento a particolari che
lasciano aperte sempre altre ipotesi senza , ovviamente , tirare mai
conclusioni) e vi accorgerete di inchieste zeppe di incongruenze,
sparizioni di prove,depistaggi, confessioni degli imputati
contraddittorie.

Cosa hanno in comune questi due delitti ? Molto:innanzitutto
l'apparizione del reparto dei RIS con le loro investigazioni
"scientifiche" (prova del DNA etc.); poi i genitori che ammazzano i
figli e i figli che ammazzano i genitori nella maniera più sanguinaria
e feroce: a colpi di decine di coltellate e con lo spappolamento del
cranio. Tutto questo non in una grande metropoli, dove farebbe meno
clamore,ma nella provincia italiana,nella piccola comunità montana dove
tutto è sempre più tranquillo e non succede mai niente di eclatante.

L'immaginario collettivo è colpito e turbato profondamente.

Ci penseranno i macellai dell'informazione a rendere tutto più macabro
e "terroristico": "non si può essere sicuri neanche fra le mura
domestiche con la propria famiglia".

L'effetto è equivalente a quello di una strage in una stazione a
ferragostoo o durante le vacanze di Natale .

Del resto non è forse accertato che il "mostro di Rostov" in Russia
negli anni '80 era coperto da settori del KGB che stavano preparando la
transizione a partire dallo scardinamento dei principi socialisti che
garantivano sicurezza e protezione assoluta ai bambini. Occorreva
qualcosa di forte , di traumatico per preparare i russi a quello che
sarebbe venuto più tardi. Qualcosa che i russi non avevano mai visto:
un "mostro" con la tessera del PCUS che divorava bambine.

Lo scopo è sempre lo stesso: condizionare e manipolare costantemente
l'"opinione pubblica" attraverso crimini particolarmente efferati.

Se guardiamo tutto quello che è successo in questi ultimi 15 anni nel
nostro paese ci si renderà conto dei cambiamenti radicali avvenuti in
un lasso di tempo relativamente breve (rispetto ai 45 anni precedenti.

Il terrorismo di stato, nelle sue varie forme ed espressioni ,
accompagna e guida questi cambiamenti.

Rispetto a questa situazione assistiamo ad una completa paralisi e
incapacità dei più disparati settori di movimento nel riprendere in
mano i fili della contro-informazione e della contro-inchiesta. È un
chiaro segno dei tempi di crisi che l'antagonismo di classe vive oggi
in Italia. La crisi ideologica della sinistra rivoluzionaria genera
anche l'incapacità di interpretare i fenomeni e sottovalutarli. Spesso
non vediamo questi fatti come una trave nell'occhio e inseguiamo invece
piccole mosche. Un conto è parlare di strategia terrorista dello stato
un conto fare controinformazione su una banda di teppistelli di
quartiere con simpatie naziste.

Occorre ripristinare il vecchio metodo della controinformazione e della
contro-inchiesta .

Occorre che nei vari ambiti di movimento ci siano soggetti che si
prendano cura della raccolta di informazioni , di analizzarle e
catalogarle. Quella sana abitudine che vari gruppi della sinistra
extraparlamentare avevano durante la strategia delle bombe (anche se
il clima evidentemente non è più lo stesso).

Certo, c'è una netta recrudescenza dell'aspetto repressivo. Sono
tornati a selezionare i militanti più scomodi o pericolosi, si ritorna
all'uso dei reati associativi (vedi il 270 bis), si ripristinano le
provocazioni fasciste per irretire le realtà antagoniste dentro la
spirale della guerra per bande. Ma spesso le strategie che non si
vedono sono le più pericolose perché i movimenti non riescono a
leggerle e a riconoscerle e , soprattutto, a collocarle dentro precisi
progetti politici dell'imperialismo e in questa nuova fase dove si
stanno realizzando molti degli obiettivi che il grande capitale voleva
raggiungere anche attraverso l'uso di queste forme "anomale" di
terrorismo .

Speriamo che qualcuno raccolga questo tentativo di stimolare da parte
nostra la discussione e un interesse maggiore rispetto a questi
fenomeni che rientrano a pieno titolo dentro la così detta strategia
della CONTRORIVOLUZIONE.



"I terroristi sono fra noi"

(Antonio Mantella , maresciallo dei carabinieri "suicidato" nella
strage della caserma di Bagnara di Romagna il 16 Nov 1988)


"siamo in tanti"

(Roberto Savi poliziotto killer della Uno Bianca, dopo l'arresto
Dicembre 1994)


"Per imporre il turbo-capitalismo faranno scorrere fiumi di sangue"

(Flaminio Piccoli esponente nazionale della DC nel periodo di
"Tangentopoli")



Alcuni compagni romagnoli promotori della contro-inchiesta sui delitti
della UNO BIANCA negli anni '90)