Riportiamo di seguito, dal sito dei Giovani Comunisti di Catalogna, una
interessante intervista "politica" al noto regista jugoslavo Emir
Kusturica. Introdotta da una nostra Premessa.

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Premessa

di Italo Slavo per il CNJ

Kusturica è stato recentemente al centro di una dura polemica in
seguito ad un articolo, apparso sul settimanale montenegrino Monitor,
dal titolo eloquente: “L’aiutante di un carnefice".
Si tratta di un pezzo di pesante diffamazione ai danni di un autore
che, sin dai primi momenti dello squartamento della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, si è opposto a quanto stava
avvenendo, e si oppone tuttora alle secessioni, che siano su base
"etnico"-razzista o politico-mafiosa - dal Montenegro (di qui l'ira del
locale quotidiano di regime, filo-occidentale) al Kosovo.
D'altronde, in questo Kusturica non fa altro che interpretare il
sincero sentimento della stragrande maggioranza degli jugoslavi, e
soprattutto degli abitanti della sua Bosnia-Erzegovina, che sanno di
non aver guadagnato nulla e di aver perso tutto dalla creazione di
migliaia di chilometri di nuovi confini, e sanno che le attuali
divisioni sono artificiali e basate solamente sulla violenza delle
armi. Non avrebbe potuto e non potrebbe schierarsi diversamente,
Kusturica, essendo egli stesso esempio in carne ed ossa di unità e
fratellanza tra nazioni e nazionalità slave del sud (jugo-slave), in
quanto originario di una famiglia "mista" (come si usa sottolineare
oggi, nell'epoca del razzismo politically correct) e di una città che è
probabilmente la più "mista" e jugoslava, per lo meno a livello storico
e simbolico, di tutti i Balcani: Sarajevo.
I giornalisti ed i commentatori occidentali e filo-occidentali non
perdonano a Kusturica questo suo essere, semplicemente, se stesso. Ed
anzichè analizzare sulla base dei dati di fatto le posizioni politiche
di Kusturica, o quantomeno ciò che di esse può trasparire dai suoi
film, preferiscono sbizarrirsi in attacchi personali ed accuse che non
stanno ne' in cielo ne' in terra.
Cosi', ad esempio, di tutta la polemica in oggetto, il portale della
Commissione Europea "Osservatorio Balcani" riporta solo ed
esclusivamente l'autodifesa del giornalista Andrej Nikolaidis, del
settimanale di Podgorica, che definisce Kusturica anti-musulmano e lo
paragona ai nazisti (vedi: Il caso Kusturica
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3935/1/51/ ).
Guarda caso, l'articolo di Jasenka Kratović è frutto della redazione di
Notizie Est (http://www.notizie-est.com), da anni attiva nella
demonizzazione della parte serba e nell'appoggio a tutti i
secessionismi anti-jugoslavi e filo-occidentali.
Analogo il tono degli articoli apparsi sull'altro portale della
Commissione Europea sui Balcani, quello francese: "Courrier des Balkans
(vedi:
Cinéma : Emir Kusturica veut faire chanter la presse indépendante
http://www.balkans.eu.org/article5086.html
Emir Kusturica : oubli et pardon pour les crimes du régime de
Milosevic ?
http://www.balkans.eu.org/article4811.html ).
Sarebbe bastato solo un pizzico di equilibrio o almeno di buona fede
per articolare il ragionamento attorno ai contenuti reali dei film di
Kusturica o attorno alle sue scelte politiche effettive, e non solo
presunte.
Critico della Jugoslavia socialista da tempi "non sospetti", e pertanto
vezzeggiato proprio da gran parte di quel mondo culturale occidentale
che oggi lo vede come fumo negli occhi, attorno al 1989 Kusturica si
oppone a tutti gli schieramenti "etnici" ed aderisce ad un movimento
jugoslavista. Negli anni successivi, come si può evincere ad es. nel
suo celebre film "Underground", Kusturica non dismette mai la critica -
per noi anche eccessiva ed ingiustificata, ma è un altro discorso -
alla Jugoslavia di Tito, ritenuta "falsa" e fondata su concezioni
oleografiche e mistificate della lotta partigiana e dei valori
socialisti. Dai film di Kusturica traspare un atteggiamento di critica
"anarchica", a 360 gradi, che colpisce gli ambienti politici del
passato e del presente, interni ed internazionali (comprese le
"missioni umanitarie" ONU!) con accuse piuttosto esplicite di
corruzione morale, politica, ed anche materiale. Il Kusturica che
emerge da queste opere è un Kusturica libero, che usa liberamente la
sua facoltà di critica radicale anche e soprattutto in quanto artista,
e dunque in quanto "professionista" della sperimentazione creativa e
della libertà critica.
Kusturica passa il suo tempo a smontare miti ed appartenenze, non certo
a costruirne: chiunque abbia visto un suo film ci darà ragione. In
tante interviste rilasciate in questi anni, Kusturica non ha
risparmiato nessuno: semplicemente bugiardo è chi gli attribuisce
simpatie per l'uno o l'altro specifico schieramento politico serbo.
Ovviamente, Kusturica ha criticato l'Occidente che ha ucciso e
bombardato la sua Jugtoslavia. Kusturica ha però anche criticato Tito,
ha criticato Milosevic, ha criticato i nazionalismi musulmano-bosniaco
e croato così come tutti gli altri nazionalismi, compreso quello dei
radicali serbi - si veda proprio nell'intervista più sotto, quello che
egli dice su Seselj. Kusturica appare dunque, casomai, un "libero
battitore" ed un grande eclettico. Sempre jugoslavo - perchè non
potrebbe essere altrimenti! - ma difficilmente nostalgico, anzi, forse
tuttora illuso dell'esistenza di un'altra Jugoslavia possibile,
multinazionale e democratica ma non comunista e non fondata sulla Lotta
di Liberazione partigiana, insomma: una Jugoslavia "occidentale".
Perciò, Kusturica non può essere inserito in alcuno schemino da
"pensiero unico sulle guerre balcaniche", quali quelli generalmente
usati dai nostri media e dai nostri politici. Kusturica è scomodo a
tutti, e da tutti legittimamente criticabile. Ma un conto è la critica,
un altro la demonizzazione e la diffamazione. Da libero artista e da
libero intellettuale qual è, egli rappresenta un problema innanzitutto
per quegli intellettuali abituati ed avvezzi esclusivamente ad essere
"di servizio".

Vedi anche:

Kusturica Opposes Bombardment in the Name of Humanity
by Kyodo News and Emir Kusturica (July 08, 2002)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2244

Intervista a Mirjana Jakelic, comunista croata esule a Belgrado, sul
contraddittorio "jugoslavismo" di Emir Kusturica
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/960

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http://www.jovescomunistes.org/
modules.php?name=News&file=article&sid=181

Entrevista: Emir Kusturica, músico, cineasta:

"Las guerras y las ONG las pagan los mismos"

LLUÍS AMIGUET - 20/01/2005 - La Vanguardia.

Tengo 50 años. Nací en Sarajevo, ciudad aprisionada entre montañas a
través de la que he corrido toda mi vida. Estoy casado y tengo dos
hijos: Stribor y Dunja. Estreno La vida es un milagro, que retrata a un
carcelero serbio que se enamora en plena guerra de su prisionera
musulmana. Actúo con mi No Smoking Orchestra por toda España...

-¿Por qué se batió usted en duelo?

-Reté a duelo al líder radical serbio Volislav Seselj en 1993, porque
pidió que los croatas fueran expulsados del Parlamento. Esa expulsión
era un terrible error que anticipaba la guerra. Me indigné y quise
darle una lección y que pidiera perdón.

-¿Es usted capaz de matar a alguien?

-Nadie sabe qué tiene debajo de la piel, pero tampoco me dio
oportunidad de descubrirlo. Cuando la fecha del duelo se acercaba
peligrosamente, Seselj declaró que no quería acabar con la vida de un
artista.

-Después hubo mucha sangre en su país.

-Sí y Seselj ha acabado ante el Tribunal de La Haya, pero no creo que
se lo merezca.

-¿Acaso Seselj no es un genocida?

-Los asesinos deben sentarse ante los tribunales, pero todos. Lo
contrario es injusto. Y lo cierto es que las cifras de víctimas no dan
la razón a quienes acusaban de genocidio sólo a los serbios. Se hablaba
de 500.000 víctimas y ahora resulta que son 100.000 de las cuales al
menos 35.000 eran serbios.

-También fue usted un futbolista casi profesional que prefirió, al fin,
el cine.

-Hay mucho cretino intelectual que desprecia a los futbolistas, pero no
hay ningún gran jugador estúpido: el buen fútbol es pura geometría,
sofisticada empatía y compleja capacidad de anticipación y
abstracción...

-Pero no todo el fútbol es bueno.

-...Lo que sucede es que pocos futbolistas se cultivan
intelectualmente, pero eso no significa que sean tontos. El fútbol me
ha dado el sentido del espacio y del trabajo en equipo que es la base
de mi cine.

-Usted era un jugador muy agresivo.

-Soy explosivo, no agresivo. Lo soy en la vida, en el sexo...¿Acaso el
sexo no es una explosión de vida? y en el cine... ¿Acaso el cine no es
mejor que la vida? Voy a por la pelota. No me quedo esperando que a
alguien se le ocurra enviarme el balón para poder jugar.

-¿Y en la guerra?

-Luché mucho para que mi país no acabará bombardeado, pero los serbios
no encajábamos en el nuevo orden capitalista y las guerras las
financian los mismos que subvencionan las ONG. Las multinacionales
pagan partidos y políticos para que las declaren.

-¿Para qué quieren a las ONG?

-Para lavar la sangre y las conciencias de los ciudadanos que votan a
esos políticos que ordenan bombardeos. Las ONG recogen los heridos y
son su coartada para ser políticamente correctos después de lanzar
bombas sobre niños en nombre de la democracia.

-Lo que dice no es políticamente correcto.

-Ese políticamente correcto me recuerda adjetivos como revisionista,que
se lanzaban en la más dura época estalinista.

-¿A qué se refiere?

-Nadie sabía qué era ser revisionista, y nadie sabe lo que es ser
políticamente correcto, pero todo el mundo lo comprende. Sobre todo
cuando te bombardean como bombardearon a mi pueblo: 5.000 víctimas
inocentes para tratar de cazar a un Milosevic.

-Milosevic no era la madre Teresa...

-Es un genocida porque no tenía bomba atómica. Si la tuviera, hoy sería
respetado estadista. A los que no tengan arsenal atómico los machacan
hasta que no se atreven a ser.

-A ser qué.

-A ser algo por sí mismos. Esas multinacionales y quienes les sirven
para implantar el capitalismo global acorralan a cualquier país que se
atreva a tener una cultura propia, una identidad, un modo de
organizarse diferente, una alternativa. No quieren que preguntes, ni
que te atrevas a ser, sólo que compres lo que te venden y punto.

-¿Qué está pasando en Serbia ahora?

-Primero le explico lo que pasó: pagamos por ser serbios, ortodoxos,
eslavos, cercanos a Rusia. Una de las grandes pesadillas de Occidente y
de Europa es una mayoría eslava demasiado poderosa y demasiado cercana.
Así que, cada vez que Serbia y Rusia se aproximan demasiado, Occidente
apuesta por Turquía. Hace dos siglos que nos pasa eso. Y ahora ha
vuelto a suceder.

-¿Pero por qué no se mezclan ustedes unos con otros? ¿Tanto se odian?

-Mi padre era un serbio con nombre turco, Murad. Eran dos hermanos y
uno continuó siendo ortodoxo, pero el otro hermano se convirtió al
islam para sobrevivir bajo la ocupación turca. Así que uno permaneció
ortodoxo y el otro hermano se convirtió al islam para ayudar a toda la
familia. Ya ve, a la fuerza se puede imponer la homogeneidad.

-Pero, hombre, no es eso...

-En los Balcanes se bombardeó a todo aquel que se atrevió a plantear
alguna pregunta antes de aceptar sin rechistar los planes que tenía
Washington para nosotros.

-Por lo menos ahora no se matan.

-Ahora ese orden de las grandes corporaciones ha elegido a los serbios
más ricos para implantar una plutocracia de políticos dóciles con
Washington y amables con sus lugartenientes europeos. La cuestión es no
entorpecer la implantación de esas multinacionales y la ampliación de
sus mercados en el Este de Europa.

-Como quiera, pero paz, al cabo.

-Y si no te gusta el capitalismo global, ya no es que acabes en el
Tribunal Penal Internacional de La Haya, acabarás en Guantánamo, porque
a Washington La Haya le parece demasiado independiente.

-¿No espera usted nada bueno del futuro?

-Si fuera español, me alegraría de tener un presidente capaz de dar su
palabra de retirar a las tropas españolas de Iraq y cumplirla, pero
cuando eres serbio y miras alrededor, el futuro que te espera no es
mejor que el de las repúblicas bananeras de Latinoamérica.

Enviat el 23/01/2005 a les 12:35 CET per Miguel