[ Il leader del Partito Comunista Operaio della Bosnia-Erzegovina
(RKP-BIH - http://www.rkp-bih.cjb.net ), Goran Markovic, ha perso il
suo lavoro da informatico all'Universita' (privata) di Bijeljina perchè
è comunista.
È opportuno inviare lettere di protesta all'indirizzo univerzitet @
slobomirp.com , e per conoscenza a gmarkovic @ rstel.net.
Come modello si può usare il seguente:

<< To the University Authorities
We have received news of the sacking of Goran Markovic from his
position as teaching assistant at your university. We understand that
the reasons for this are his political ideas and affiliations. The
Labour Act of your country prohibits the violation of the right to work
on the basis of political conviction or membership in a political
party. What you have done is a denial of Markovic’s basic rights. We
are taking this issue up in our country and call on you to withdraw
this act of blatant victimisation and reinstate Markovic in his
position.
Yours... >> ]


www.resistenze.org - popoli resistenti - bosnia - 25-03-05

Fonte: http://www.solidnet.org

da PCdei Lavoratori di B & H, 19/3/2005

http://www.rkp-bih.cjb.net , mailto:gmarkovic@...

Leader del Partito comunista espulso dall’Università


La Bosnia Herzegovina difficilmente potrebbe essere considerata uno
stato propriamente democratico. La violazione dei fondamentali diritti
umani di nazionalità, religione e appartenenza sindacale è nota da
molti anni. Fino ad ora, comunque, si è saputo meno della violazione
del diritto ad avere una propria opinione politica, nemmeno rilevata
dai molti attivisti ed organizzazioni dei diritti umani. Il più recente
esempio di questa violazione è stata l’espulsione del leader del
Partito comunista dall’università nella quale stava lavorando.Vale a
dire Goran Markovic, presidente del grande consiglio del Partito
Comunista dei Lavoratori di Bosnia Herzegovina, che ieri è stato
estromesso dall'università privata dove lavorava come professore
assistente per sociologia.

Sei mesi fa, durante la campagna elettorale in Bosnia Herzegovina,
quando il compagno Markovic capeggiava la lista del suo partito per le
elezioni municipali, iniziarono i problemi. Dopo che aveva fatto un
intervento alla TV, le autorità dell’università tennero riunioni
riservate nelle quali decisero di espellerlo dall'università. In
considerazione del fatto che la Legge sul Lavoro ricusa la possibilità
di violazione del diritto al lavoro sulla base di convinzioni o
appartenenze politiche di un lavoratore, le autorità universitarie
hanno cercato una scusa formale per allontanare il compagno Markovic.

Sapendo che non era possibile espellerlo senza che l'università
corresse il grande pericolo di dover rispondere in giudizio, le
autorità universitarie proposero al compagno Markovic di firmare un
accordo di rottura del rapporto di lavoro; che lui rifiutò. Dopo di
che, egli fu invitato a due colloqui col proprietario dell'università.
Il proprietario è un serbo che lasciò la Jugoslavia trenta anni fa ed
andò negli Stati Uniti; là stabilì contatti con l’emigrazione fascista
serba, attorno alle organizzazioni cetniche e accumulò un grande
capitale. All'inizio della guerra in Jugoslavia ritornò e cominciò a
fare investimenti. Dopo l’inizio del processo di privatizzazione, usò i
buoni collegamenti con l’élite politica per garantirsi un maggior
capitale, comprando a basso costo le imprese di proprietà statale. Uno
dei suoi più grandi successi su questo piano fu l’acquisto della “Banca
Semberska” (ora Pavlovic International Bank) ad un prezzo di tre volte
inferiore. Dopo questo acquisto “riuscito”, licenziò molti lavoratori
e, a quelli che conservarono il posto di lavoro, tagliò il salario.

Il proprietario dell'università Slobodan Pavlovic volle sapere le
ragioni per cui il compagno Markovic era diventato un comunista e se
fosse possibile per lui dimettersi dal partito. Precedentemente anche
qualche professore aveva parlato con Markovic, dicendogli che la vera
ragione della sua espulsione dall'università era la sua convinzione
comunista. Lo consigliarono di scrivere un lettera nella quale
ammetteva l’errore di essere un comunista, con la promessa che avrebbe
smesso l’attività politica. Dopo che il compagno Markovic rifiutò di
ammettere “l’errore" e di condannare il suo partito e se stesso, il
proprietario dell'università disse che per Markovic non sarebbe più
stato possibile restare all'università, perché “come comunista lui non
poteva istruire i ragazzi” e che, se il comunismo avesse vinto, lui
avrebbe perso il suo capitale.

Considerando il fatto che tutte le mosse fatte dalle autorità
universitarie, così come dal proprietario dell'università, sono state
illegali e incostituzionali, che sono un’espressione di tirannia in
flagrante violazione dei diritti umani, il compagno Markovic ha deciso
di continuare la sua lotta contro questi atti illegali e di tentare di
affermare i suoi diritti attraverso un processo legale di fronte alla
corte.

Traduzione dall’inglese BF