da Zagabria riceviamo e giriamo:
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NUOVO MILLENNIO : UN OTTOBRE DIVERSO

E' tornato ottobre, con preoccupazioni nuove: una situazione mondiale,
economica e politica, fra le più difficili non soltanto del millennio
appena iniziato, ma negli ultimi cinquant'anni. Il movimento comunista
in Russia e non soltanto in Russia ai suoi minimi storici. La salma di
Lenin che rischia di essere buttata fuori dal Mausoleo. L`imperialismo
all'attacco dovunque nel mondo. L'aggressione, inaudita per arroganza
e violenza, alla memoria storica del movimento operaio,
all'immaginario collettivo verso i comunisti, persino alla Resistenza
- e non solo nei suoi valori, ma anche alle fondamenta che essa ha
intessuto nelle Costituzioni in Europa e al vivere una vita in comune,
basata su principi di libertà. Ghettizzazione dei partiti comunisti
ed afasia della sinistra, che la paralizza e la frantuma,
impossibilitando ogni crescita del movimento radicata su scelte
profonde e irrevocabili piuttosto che su voglie effimere e reazioni di
ripicca alle politiche dei governanti. Nella sinistra il senso
dell'internazionalismo e del destino comune nel mondo globalizzato
non risulta accresciuto: lo stesso vale per il sentimento del comune
destino europeo, anche se l'Europa dei signori sarebbe un dato di
fatto. Eccetera, eccetera.

A ottantotto anni dalla Rivoluzione d'Ottobre è quasi vergognoso come
siamo messi – ma siamo messi così e dobbiamo rendercene conto. Inutile
ripetere che la Rivoluzione d'Ottobre fu uno dei massimi eventi nella
storia moderna o ricordarsi di quella notte d'assalto al Palazzo
d'Inverno, di Lenin e di Trotsky sfigurati dalla fatica e
dall'insonnia o di John Reed a cui il tassista nel centro di San
Pietroburgo, in una serata non diversa delle altre, rispose di non
volerlo condurre allo Smoglnij, visto che li c'era il diavolo...
Inutile elucubrare sulle grandi idee che quando falliscono provocano
delle tragedie smisurate. O sulla mediocrità del materiale umano che
il movimento operaio si era trovato via via a disposizione, dopo
diverse frantumazioni, collassi, purghe e tragedie immani dalle quali
è stato colpito nel corso del Novecento. Certo, l'Ottobre, come
qualche altra rivoluzione nella storia, è stato opera di uomini
eccezionali, che hanno subordinato tutto ai grandi principii in cui
credevano, pronti a sacrificare ogni interesse vitale a questo scopo,
nonchè la vita stessa: vere torce umane dell'entusiasmo rivoluzionario.

Ma tutto questo è già stato detto e ci siamo pianti addosso per troppo
tempo.
Il destino di coloro che lottano dalla parte della rivoluzione, dalla
parte dei comunisti era ed è di essere contro il proprio tempo,
contro la realtà, quale essa sia, e che sembra impossibile cambiare.
Questo lo disse già Isaak Deutscher e forse ci conviene ripeterlo,
nell'ottantottesimo anniversario dell'Ottobre, per renderlo qualcosa
di più di un momento di mera memoria storica. Per tentare di mutarlo
in un momento di presa di coscienza della situazione attuale.

<< ...Lui (Trotsky), come ricordiamo, aveva già paragonato il suo
destino e il destino dell'opposizione al destino dei comunardi di
Parigi i quali, anche se non sono riusciti a vincere come proletari
rivoluzionari nel 1971, avevano impedito la restaurazione della
monarchia. Questa era stata la loro vittoria nella sconfitta. La
grande trasformazione dell'Unione Sovietica negli anni Trenta fu la
vittoria di Trotsky nel fallimento. Ma i comunardi non si sono potuti
rappacificare con la Terza Repubblica, con la repubblica borghese, la
quale forse non avrebbe vinto mai senza loro appoggio. Però, essi
sono rimasti suoi nemici. In modo simile, Trotsky non si riconcilierà
mai con la seconda rivoluzione burocratica; lui continuerà ad
appellarsi al primato dei diritti della classe operaia nello stato
operaio ed alla libertà del pensiero politico nel socialismo. Per
questo fu automaticamente condannato alla solitudine e all'isolamento,
perchè un numero smisurato di suoi collaboratori (fino a ieri), sia
per delusione e fatica sia per convinzione, era rimasto incantato
dalla rivoluzione staliniana. L'opposizione in esilio era sulla
strada migliore per l'auto-liquidazione...
Era dunque Trotsky in conflitto con il suo tempo? Non conduceva dunque
egli una battaglia senza speranza, "contro la storia"? Nietzsche dice:
"...Se volete una biografia non cercate quella intitolata : "Il
Signor Tal dei Tali e il suo tempo", ma quella sulla cui copertina c'è
scritto: "Combattente contro il suo tempo"...
Qualora la storia non fosse nient'altro che "un sistema
onnicomprensivo di passioni e di errori" uno la dovrebbe leggere come
Goethe voleva che si leggesse il Werther – come se il suo messaggio
fosse appunto questo: "Sii uomo e rinuncia a seguirmi!" Ma per fortuna
la storia ci tiene in serbo un ricordo vivo dei grandi "combattenti
contro la storia", cioè contro la cieca forza del reale...
Essa ingrandisce la vera natura storica degli uomini che hanno dato
poca importanza al "Cosi è" per poter seguire un "Cosi Dovrebbe
Essere" con maggiore gioia e maggiore orgoglio. Non traghettare la
propria generazione sino alla tomba, ma in verità porre le basi del
nuovo – è questo il moto che spinge questi uomini sempre avanti...". >>

Qui termina la citazione da Deutscher e da Nietzsche. Non l'ho scelta
a caso. Tutti quelli (non molti) che ancora oggi sono di quell'idea –
che l'Ottobre rosso russo fu un momento grandioso della storia del
Novecento e che abbia dato moltissimi frutti – sono in qualche modo
"combattenti contro il loro tempo e contro la Storia", come dice
Nietzsche... che fu – nonostante tutto - un grandissimo filosofo
tedesco. E come dice lui, la storia la fanno proprio quelli che sono
in contrasto implacabile con quello che è - e che bruciano la
propria esistenza nella lotta per Come Dovrebbe Essere. E facendo
così, essi scrivono la storia. Ed arricchiscono il patrimonio
dell'umanità. Rimane d'importanza secondaria se i loro nomi e il loro
destino diventeranno famosi o meno. Loro hanno esaurito ed esaudito il
proprio compito rivoluzionario. Questo mi sembra necessario dire,
ottantotto anni dopo la Rivoluzione d'Ottobre.

Certo, il momento non è dei migliori. Certo, è triste e tragico vedere
buttata la salma di Lenin fuori dal mausoleo (ma forse non avrebbe
dovuto mai essere mummificata, come non si sarebbero dovuti mai
mummificare i risultati di quella rivoluzione). Certo, è duro vedere e
sentire i comunisti paragonati ed equiparati ai nazisti. E ancora più
arduo è vedere offesa e vilipesa la Resistenza e i valori della
Liberazione, ed annientata ogni memoria storica e ogni traguardo
progressista del Novecento.
Ma tutto questo è già successo nella storia dell'umanità. E il grande
senso a questa storia continua a darlo la gente che instancabilmente
lotta per Come Dovrebbe Essere. Ci sono momenti di grande luce, nella
vita di ogni persona, come ci sono i momenti bui, quando prevalgono lo
smarrimento e le tenebre. Anche nella storia umana, nella storia di
movimenti e rivoluzioni, ci sono momenti di grande luce, come fu la
Rivoluzione d'Ottobre o la Comune di Parigi, e ci sono tempi di
nebbia, ottenebrati, bui, quale è il momento che si sta vivendo.
Neanche questo è nuovo; eppoi dipende dall'angolo di visuale delle cose.

La nuova moda è di moda... adesso. Domani apparirà già brutta e
paradossale. La grande arte, l'arte nuova, la nuova pittura o
scultura, il nuovo pensiero, una nuova concezione della società,
spesso hanno suscitato e suscitano tuttora scandalo, indignazione,
incomprensione e rabbia nel pubblico. Ma coloro i quali fanno cose
nuove – nuova arte, nuova storia, nuovo pensiero - o lottano per una
nuova società, continuano ad andare avanti e non si curano delle
retroguardie che li raggiungeranno soltanto in seguito. Ha poca
importanza se queste retroguardie sono numerosissime o se al momento
pare che in retroguardia siano finiti proprio tutti... È soltanto
un'impressione. Il domani dirà altre cose.

Se il Novecento si è chiuso ed ha chiuso il suo ciclo di vittorie e di
sconfitte, nel nuovo millennio ai rivoluzionari tocca se non di aprire
una nuova stagione di lotte, almeno di continuare instancabilmente a
combattere per Come Dovrebbe Essere. Nulla sulla scena mondiale è
stato mai fermo nemmeno un attimo.

Certo, è un gran brutto momento. Certo, il compito con cui si è
confrontati è duro, anzi è immenso. Le forze che ostacolano un impegno
radicalmente progressista sono incommensurabili per potere e
portata... Ma non si sono spalancati sempre gli abissi davanti ai
combattenti contro la "cieca forza del Reale"? Non hanno rischiato
essi di vedersi aprire dinanzi le porte dell'Inferno in ogni momento?
Non sono rimasti anche in passato soli ed isolati? E non si sono
sempre sentiti dire, dai propri compagni nella lotta fino a ieri, che
stanno conducendo una lotta senza speranza, una lotta contro il loro
tempo? Eppure, quelli che sono ancora rimasti nella lotta -
avrebbero potuto fare altrimenti? Non si erano auto-arruolati in una
lotta per la libertà? La loro libertà imponeva loro il proseguimento
della battaglia ossia della strada che avevano intrapreso, anche
quando tutti gli altri avevano fatto i voltagabbana.
Oggi i voltagabbana spadroneggiano, ma il domani sarà opera di coloro
che sono rimasti coerenti con se stessi e con il pensiero che li
ispirava. Cosi fu con la Comune di Parigi, cosi fu con la Rivoluzione
d'Ottobre, cosi rimane anche oggi – a distanza di ottantotto anni.
Non possiamo consegnare a quelli che verranno dopo di noi un mondo
dove nei mari non ci sono più pesci, nell'aria non ci sono più uccelli
e non c'è neanche l'aria per respirare. Un mondo dove nella testa
degli uomini non ci sono più progetti, ne' idee, ne' pensieri e nel
cuore non ci sono più ne' speranze ne' passioni ne' felicità.
Un mondo dove tutti assomigliano ai cibi preconfezionati - fatto di
corpi palestrati ed insipidi con i pensieri inculcati dalla TV nella
testa. Un mondo fatto di gente che non sa pensare, ma accetta prona le
idee preconcette, fabbricate dai media, che fanno da riflesso al
potere... Un mondo concepito come mercato universale – dove la roba
che si vende non è altro che stoltezza. Patria dell'uomo privato della
capacità di ragionare. Un mondo ridotto ad istituzione per idioti. Un
mondo di gente con la testa in disuso, ottenebrata da piaceri
superficiali, assolutamente incapace di capire in che modo si è
trovata su quella galera chiamata mondo moderno o democrazia
occidentale, ed invischiata in questa libertà fatta di bombe. E'
esattamente questo che i padroni vogliono. Le rivoluzioni si fanno
non soltanto per inedia. Si fanno anche per questo. Anche se delle
volte falliscono. Ma altre vincono. E perchè vincano non bisogna
smettere di lottare. Mi pare che questo sia, oggi, il significato
dell'Ottobre.

Jasna Tkalec