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italia - 27-09-05

23 Tesi sulla questione del Kosovo Metohija

di Vladislav Jovanović

1. La questione Kosovo e Metohija è nelle mira delle politiche della
comunità internazionale di parte occidentale, ormai per la quarta
volta negli ultimi venti cinque anni. Il loro obiettivo storico è
quello di separare questa zona dalla Serbia.

Questo obiettivo fu dichiarato per la prima volta dopo le
dimostrazioni separatiste albanesi nel 1981, quando alla Serbia era
"suggerito" di accettare il Kosovo come la settima repubblica nella
federazione.

Quest'obiettivo è stato ritentato per la seconda volta, durante il
processo di secessione di Slovenia e Croazia, mediante le pressioni
perchè agli Albanesi del Kosmet fosse riconosciuto il diritto
all'autodeterminazione che veniva concesso agli altri popoli, cioè
alle repubbliche della RFSY.

Per la terza volta, prima e nel corso dell'aggressione militare sulla
RFJ, con il supporto aperto al terrorismo albanese separatista, si era
svelato l'obiettivo militare principale degli USA e degli altri paesi
leader della NATO, nei confronti della Serbia. Tale obiettivo non è
stato abbandonato neanche dopo la cessazione dell'aggressione ed è
continuato, con un aspetto diverso, sotto l'amministrazione
provvisoria dell'ONU in Kosmet.

Ora il Kosmet si trova nuovamente al centro delle attenzioni di
quegli stessi poteri politici che finora si sono dichiarati alleati o
sponsor del separatismo degli Albanesi del Kosmet. Sotto la veste di
una soluzione immediata dello status definitivo del Kosmet, la Serbia
e la sua opinione pubblica sono esposti all'offensiva sincronizzata
della politica e delle lobby per la concessione dell'indipendenza al
Kosmet. Le trombe di Gerico da varie direzioni della parte occidentale
della comunità internazionale, sempre con più zelo e con tono
apocalittico avvertono la Serbia che il suo rifiuto all'indipendenza
della regione le porterebbe problemi e danni. Nelle pressioni sulla
Serbia, USA, UE e NATO, sono unite, mentre gli USA tengono la
bacchetta di comando, perché i suoi interessi strategici rispetto alla
Serbia e ai Balcani sono in sintonia con la promessa data agli
Albanesi, prima e durante l'aggressione, che sarebbero stati aiutati
nella loro lotta per la secessione dalla Serbia.

2. Il rifiuto senza nessun confronto, per le idee, proposte e progetti
sulle soluzioni nella Regione, contro l'autonomia territoriale dei
Serbi in Kosmet, dimostra l'importanza della secessione come obiettivo
unico dei leaders albanesi e degli strateghi occidentali. Mentre gli
Albanesi di Kosmet vengono sostenuti per il diritto
dell'autodeterminazione e indipendenza, ai Serbi in Croazia è negato
il più minimale diritto dell'autodeterminazione anche solo come
autonomia regionale. Ai Serbi e Croati in Bosnia ed Erzegovina, agli
Albanesi in Macedonia, il diritto all'autodeterminazione è proibito e
impedito. Il principio d'immutabilità delle cosiddette frontiere dai
tempi di "AVNOJ", proclamato e imposto dalle forze occidentali
nell'inizio della crisi jugoslava nei primi anni novanta, è
relativizzato per quanto concerne la Serbia; questo rappresenta una
enorme ed evidente contraddizione con le promesse di amicizia e
alleanza con le quali stanno provando a convincerci.

3. Per via del loro sempre più aperto sostegno alla secessione
permanente del Kosmet dalla Serbia, i leaders politici occidentali,
nelle loro dichiarazioni ed inviti per l'integrazione dell'unione
statale di Serbia e Montenegro nella UE e Partnertariato per la Pace,
evitano scrupolosamente e chiaramente di dichiararsi sull'integrità
territoriale della Serbia, rendendo così chiare loro attese che la
Serbia, come risultato dello stato finale di un Kosovo indipendente,
diventerebbe ancora più piccola. La vicinanza della prospettiva
d'integrazione con la UE è utilizzata come distrazione dell'attenzione
dell'opinione pubblica e dell'élite politica, dal tema del sempre più
veloce processo d'indipendenza del Kosovo, lasciando intravedere
presunti vantaggi che la Serbia, una volta liberatasi dal peso del
Kosmet, ne trarrebbe per il suo sviluppo futuro. La Serbia è l'unico
stato candidato per l'UE, da cui è atteso e richiesto di disintegrarsi
per potersi integrare nell'Unione europea.

4. Oltre al Tribunale dell'Aia e della politica del bastone e della
carota, il condizionamento per l'entrata nell'UE attraverso
l'accettazione della perdita del Kosmet, rappresenta un'ulteriore
conferma del trattamento disuguale verso la Serbia rispetto agli altri
stati balcanici e dell'ex Europa dell'Est. Alla Serbia si vuole
imprimere l'impronta del più gran colpevole per la creazione e lo
sviluppo della crisi jugoslava, ed in questo è compresa la colpa per
la "misericordiosa" aggressione della NATO. Viene considerata uno
stato sconfitto che dovrebbe adempiere a delle condizioni particolari
per poter entrare nell'Europa integrata.

5. Con l'aiuto di organizzazioni non-governative sponsorizzate ed
altri esponenti "umanitari", si effettuano giganteschi sforzi affinché
la nostra opinione pubblica e dirigenza politica accettino questo
trattamento da subordinati ed inferiori; come una conseguenza logica
ed inevitabile della politica che aveva già anticipato il 5 Ottobre (
ndt: data del colpo di stato di Belgrado e assalto al Parlamento
federale). Questo trattamento da inferiori e subordinati,
sistematicamente oscura ed evita le questioni fondamentali della
sovranità nazionale e dell'integrità territoriale della Serbia, dal
centro dell'attenzione; ed insieme con l'avvicinamento dei negoziati
sullo status del Kosmet, l'entrata nel Partnertariato per la Pace e
l'ottenimento degli standard richiesti, innesca altri problemi
pericolosamente.

6. Gli inni continui all'Unione europea, che è imposto con forza da
parte del nuovo potere politico, hanno il compito di modificare le
priorità degli obiettivi dello stato. Si ribadisce continuamente che
l'entrata della SM ( SerbiaMontenegro ) nell'UE, sia il nostro
interesse statale principale, mentre la conservazione dell'integrità
territoriale della Serbia è messa nei gradini più bassi delle priorità.
A patto che rimaniamo pazienti, l'élite governativa odierna tiene il
pubblico nell'ipnosi delle attese con le quali la magica entrata
nell'UE ci toglierebbe da tutti i nostri guai.

7. Nell'ombra dell'iperbole sull'importanza dell'entrata nell UE, sono
rilasciate molte altre bollicine nell' aria con lo scopo della
preparazione dell'opinione pubblica in Serbia per una perdita del
Kosovo in due tappe. Vari centri analitici occidentali tendenzialmente
non favorevoli alla nostra causa, leaders politici, ONG e forum
tematici premono e insistono con la promozione dell'idea
sull'indipendenza di questa regione storicamente serba, in maniera
insolente ed aperta, o sotto il foglio di fico dell'indipendenza
"condizionata", "posticipata" o "controllata". Nel contempo si
assicurano da un qualche effetto boomerang, sottolineando che i Serbi
in BeH e gli Albanesi in Macedonia non saranno "abilitati" ad
utilizzare il brevetto delle trasformazioni di una regione nella forma
di uno stato indipendente. L'UE con il suo progetto del protettorato,
si aggiunge agli sforzi per l'allontanamento definitivo del Kosmet
dalla Serbia. Sono frequenti le considerazioni ambigue e
contraddittorie sulla soluzione europea per il Kosovo, dove questo
comprende la prospettiva di una sua integrazione autonoma nell'UE.
L'odierno doppio binario, concesso alla Serbia e al Montenegro, che
porta lungo la strada dell'ottenimento del binario separato per
l'entrata nell'UE, rappresenta un modello già sperimentato per un
avviamento separato del Kosmet verso l'UE.

8. Non sempre però le bollicine nell'aria sono sufficienti per volgere
l'opinione pubblica della Serbia contro i propri interessi,
costringendola all'amputazione volontaria della sua regione del sud;
per questo nel percorso di questa processo sono stati ingaggiati i
simpatizzanti locali, ufficiali e non.
Prendendo Dayton come modello, si propone una conferenza
internazionale su tema del Kosovo;
si propone sottovoce che all'Unione europea venga affidato l'attuale
protettorato dell'ONU su Kosmet;
si preannuncia drammaticamente che Kosmet potrebbe avere già
l'indipendenza nel 2005, e per questo
si sollecita apertamente la divisione di Kosmet, per evitare altri drammi;
si ipotizza un modello di concessione di un territorio allo scopo
dello sviluppo dello stesso;
si sottolinea che soltanto l'indipendenza sia inaccettabile, ma non
una soluzione che sta in mezzo tra autonomia e indipendenza.

9. Tutto ciò è stato realizzato al fine di rendere inutilizzabile la
risoluzione ONU del CS Nr. 1244, con una sua sostituzione de facto,
con la politica degli standards prima dello status, e l'appropriazione
dell'autorità del CS ( Consiglio di Sicurezza) ONU da parte delle
altre istanze internazionali (UE oppure, le conferenze tematiche su
Kosovo, o altro). Nel contempo si perora che il conflitto tra
l'immutabilità dei confini internazionali e l'autodeterminazione della
popolazione maggioritaria in Kosmet, sia risolto a scapito
dell'integrità della Serbia. La politica dei doppi criteri, che è
stata apertamente applicata nei confronti della Serbia e dei Serbi,
sin dall'inizio della crisi jugoslava, è apertamente preannunciata
anche in riguardo del futuro del Kosovo. La Dichiarazione ONU,
risoluzione 1244, la Dichiarazione di Parigi dell'OCSE ed altri
documenti vincolanti politici internazionali e relativi strumenti
giuridici, sono ignorati con arroganza e sul suolo della nuova Europa
è pianificato lo squartamento di uno dei suoi stati più antichi.
Quello che è permesso alla minoranza albanese, di realizzare cioè un
nuovo stato albanese sul suolo della Serbia, non è concesso ai Serbi
in Bosnia, ai Kurdi in Turchia,Iraq ed Iran, agli Albanesi in
Macedonia, ai Russi nei paesi baltici e in Ucraina, nella Transnistria
in Moldavia, agli Armeni in Nagorno Karabah, in Azerbaijan, agli
Abkhasi ed Osseti in Georgia, Kashmir in India e Pakistan, agli
Ungheresi in Romania e Slovacchia, ai Baschi e Catalani in Spagna,
Corsi in Francia, Scozzesi in Gran Bretagna, ecc. Si crede che creando
un tale precedente storico in Serbia, ma isolandolo ermeticamente nei
confronti del resto del mondo, sarà possibile evitare le conseguenze
fatali dell'effetto domino sugli altri stati multietnici.

10. Lo scenario del riconoscimento ufficiale del terrorismo politico,
conferma in modo eclatante che l'aggressione NATO sulla RFJ non era
causata dai motivi umanitari, com'era affermato blandamente, ma dal
sostegno aperto al separatismo albanese, per questo il Kosmet, alla
fine dell'aggressione è stato strappato con forza alla Serbia e
sistematicamente allontanato senza riguardo, dal suo ordine
costituzionale. Come sono stati il primo partecipante e realizzatore
dell'aggressione sulla RFJ, gli USA sono rimasti il fattore decisivo
nel Kosmet per tutto il periodo, dall'instaurazione
dell'amministrazione transitoria dell'ONU. Tutti gli amministratori
finora, da Kouchner fino a Petersen, realizzano soltanto la volontà
politica e gli obiettivi strategici degli USA in questa parte cruciale
dei Balcani. Questo spiega come la prassi del nostro attuale governo
sia sbagliata e rappresenta una mera perdita di tempo prezioso, nei
negoziati sui problemi fondamentali del Kosmet con partners di secondo
grado, rispetto ad un dialogo diretto con i Stati Uniti.

11. Nonostante il fracasso crescente sull'indipendenza del Kosovo come
la soluzione migliore, il vero obiettivo degli USA e dei loro alleati
occidentali non è l'indipendenza di questa regione, ma un suo ruolo
come terzo membro nell'attuale unione statale di SeM, che è stata
creata per cedere un posto anche al Kosovo nel vicino futuro.
L'indipendenza è soltanto l'obiettivo negoziato pubblicamente per
ottenere un obiettivo sintonizzato agli interessi dell'occidente.
Quest'obiettivo ideale eliminerebbe il pericolo della creazione di un
precedente, a cui le minoranze nazionali compattamente popolate in
altri stati si sarebbero potuto rifare, particolarmente nei paesi
vicini. Siccome per la realizzazione di tale obiettivo è necessaria
l'accettazione da parte della Serbia, l'intera strategia
dell'occidente relativa al Kosmet, è concentrata a costringere tale
accettazione da parte della Serbia. Sono state messe in moto tutte le
forze: la propaganda sugli effetti del libero mercato, l'esca di
un'entrata più veloce di Serbia e Montenegro, o della sola Serbia,
nelle integrazioni euroatlantiche; compensi finanziari;
l'evidenziamento delle problematiche per la Serbia, nel caso di una
situazione con un eventuale reintegrazione del Kosmet nel suo ordine
costitutivo; il sostegno a tutti i livelli dei sostenitori e fautori
di questo obiettivo, sia nelle istituzioni pubbliche, che per le ONG
schierate su questa ipotesi, ecc. Nel caso la Serbia non fosse
cooperativa, in riserva sono sempre pronte le "solite" misure di
pressione.

12. La minaccia per una eventuale Serbia non-collaborativa non è
prevista in questo momento, ma è preparata seriamente dietro le
quinte. Consiste nel programmato disarmo morale della Serbia, che si
conseguirà nell'occasione della pronuncia di condanna del Tribunale
d'Aia, prevista verso metà del 2006, nei confronti dell'ex-Presidente
Slobodan Milošević e contro la Serbia, per presunto genocidio nel
corso delle guerre in Bosnia Erzegovina e Croazia. La coincidenza di
questa condanna con la scadenza di durata dell'unione statale SeM e la
risoluzione dello status definitivo del Kosmet, priverebbero
ulteriormente la Serbia di un diritto morale sul Kosmet, e darebbe
agli Albanesi un argomento ulteriore per non rimanere in uno stato
criminale come la Serbia. La conferma che la coincidenza temporale di
questi eventi non siaun ipotesi, ma un dato effettivo, si trova nel
fatto che Madelyn Allbright nel corso dell'aggressione NATO dichiarò
in TV che "la pulizia etnica massiccia degli Albanesi" priva la Serbia
del diritto di tenere ulteriormente il Kosmet sotto la propria
giurisdizione. Non è un caso che la signora Allbright si stia
affacciando nuovamente nelle discussioni pubbliche relative alla
soluzione dello status del Kosmet.

13. Occorre confrontare tutte queste manovre e mosse cospirative
contro la presenza della Serbia in Kosmet, in maniera decisa e senza
compromessi, con la nostra carta più forte di tutte, ma sufficiente:
con il nostro certificato storico sul Kosovo. Questo certificato di
sovranità si basa sul significato storico e spirituale del Kosovo per
il popolo serbo e il suo stato, e sugli inconfutabili ed
incontestabili riconoscimenti internazionali che esso è parte
integrale ed inseparabile della Serbia (Accordo di Londra del 1913,
Accordo di pace di Versailles del 1920, Accordo di Parigi sulla pace
del 1947, Atto finale a Helsinki del 1975, le considerazione della
commissione arbitrale di Badinter e le decisioni UE del 1991 e 1992,
risoluzione CS ONU 1244). Finché difenderemo senza riluttanza il
diritto mediante questo certificato di sovranità, nessuno potrà con
alcun argomento strappare il Kosmet dalla Serbia. La separazione
violenta e la proclamazione di uno stato indipendente del Kosovo
rappresenterebbe una mera rapina, della quale nessuno della comunità
internazionale accetterebbe nei suoi confronti, dato che conducono le
politiche di difesa dei propri interessi.

14. Ai fautori della disintegrazione della Serbia non sta bene la
risoluzione CS 1244, nella quale, si riconosce alla RFJ la sua
sovranità sul Kosovo, nonché il CS ONU come luogo dove si deciderà sul
futuro status del Kosmet. Consapevoli che la Serbia nel CS ONU è
protetta, per via del diritto di veto della Russia e Cina, se non c'è
un nostro accordo di perdere la regione, i fautori della
disintegrazione cercano di scavalcare il CS ONU, proponendo una
conferenza tematica internazionale sul Kosmet, proponendo Dayton come
modello, oppure di spostare l'autorità decisionale alla UE, che
terrebbe il Kosmet sotto un proprio protettorato finché questo non
"scivolasse" nella UE, parallelamente con la Serbia. L'interesse
prioritario della Serbia è di opporsi categoricamente a questi
tentativi. L'atteggiamento di alcune nostre personalità pubbliche che
si sono unite a questi tentativi, merita disprezzo e condanna. Il filo
conduttore nella strategia della Serbia deve essere il rifiuto della
secessione del Kosmet dalla Serbia in qualsiasi forma. L'indipendenza
del Kosovo è una montatura, non è il vero obiettivo e non dobbiamo
caderci sopra. L'opposizione soltanto all'indipendenza, comprende
l'apertura per tutto ciò sia meno di questa richiesta, e non consiste
soltanto nella rimanenza del Kosmet nella Serbia, ma anche la sua
rimanenza nell'ambito dell'unione statale, ma fuori della Serbia.

16. L'opposizione all'indipendenza del Kosmet non basta per due
ragioni: a) l'indipendenza è solo un'obiettivo virtuale per facilitare
la realizzazione dell'obiettivo primario: concessione dello status di
repubblica con avallo di Serbia; b) opporsi all'indipendenza senza il
nostro esigere, senza compromessi, il rispetto dell'entità statale di
Serbia, preclude che tutto che sia meno di indipendenza diventa
accettabile per noi, Repubblica del Kosovo come status di terzo membro
dell'unione statale, inclusa.

17. Lo stesso vale per l'affermazione e lo slogan: "meno di un
indipendenza, più di un autonomia", dato che lascia in mezzo la
possibilità che noi potremo essere anche contenti con un Kosovo come
repubblica nell'ambito dell'unione statale. Questo slogan, perciò,
dovrebbe essere aggiunto con le parole "…nella Serbia". Senza di tutto
questo la Serbia si espone alle nuove sempre più intense pressioni per
rinunciare al Kosmet.

18. La priorità prima e più grande è il mantenimento dell'integrità
territoriale della Serbia. Tutte le altre priorità sono secondarie, e
se necessario, dovrebbero essere messe sull'elenco delle attività da
fare più tardi. Nel caso l'interesse statale più importante fosse
l'entrata nell'UE, prima del riconoscimento della sovranità della
Serbia su tutto il suo territorio statale, questo porterebbe alla
sicura perdita del Kosmet, dato che l'integrazione di questa regione
nell'UE sarebbe effettuata in maniera separata.

19. Tutti gli altri negoziati con UE e NATO riguardo ai processi di
entrata nell'UE e Partnertariato per la Pace, debbono essere
immediatamente subordinati all'abbandono delle piattaforme ambigue di
queste organizzazioni nei confronti della sovranità della Serbia sul
Kosmet. Potrà essere accettabile soltanto una loro presa di posizione
che Kosmet sia parte integrale di Serbia. Riguardo alla nostra entrata
in queste organizzazioni possiamo discutere soltanto con le medesime
condizioni di tutti gli altri paesi che sono entrati nella UE: con la
nostra integrità territoriale totale. Non possiamo accettare una
disuguaglianza da loro, anche a prezzo di un rinvio "sine die" di una
nostra integrazione nell'UE.

20. La tesi che per la Serbia fosse più importante del destino del suo
popolo in Kosmet, i diritti formali dello stato, tesi propagandata da
parte dell'International Crisis Group ( ndt: ICG di G. Soros) e,
purtroppo, da parte di alcuni alti funzionari governativi, ribalta la
questione del Kosmet con la testa in giù: perché gli interessi
nazionali sono curati mediante l'agire dello stato ed il suo potere, e
non con la riduzione e rinuncia del potere sovrano. La tragedia del
popolo serbo in Kosmet sotto governo straniero negli ultimi sei anni,
è una drammatica conferma e un ammonimento.

21. Invece di sintonizzarsi con gli orologi dei vari sponsor americani
ed europei del separatismo albanese, le cui caratteristiche pubbliche
sono apertamente antiserbe, la Serbia deve agire sulla base di un
proprio sviluppato e argomentato programma:

Primo, ricordando che gli Albanesi rappresentano la maggioranza nella
Regione, mentre sono la minoranza nel totale della Serbia; essi non
possono avere più diritti all'autodeterminazione interna dei Serbi
locali, la proposta attuale di decentralizzazione deve essere unita
con l'approfondimento delle richieste di autonomia vasta, che la
risoluzione 1244 prevede per gli Albanesi del Kosmet, ma anche per i
Serbi del Kosmet nei confronti degli Albanesi nella Regione.

Secondo, invece di seguire il nuovo pericoloso approccio "gli standard
prima dello status", il governo della Serbia deve appellarsi alla
risoluzione 1244 con più forza, siccome questa protegge i Serbi nel
Kosmet e garantisce la sovranità della Serbia sopra la Regione, nonché
di convincere la KFOR a dichiararsi riguardo il ritorno del numero
previsto, dei nostri soldati e poliziotti nel Kosmet.

Siccome lo spiegamento di nostri soldati e poliziotti lungo la
frontiera internazionale verso Albania e Macedonia avrebbe un
significato simbolico e psicologico non irrilevante per i Serbi
locali, bisogna opporsi agli inizi dei negoziati sul futuro status del
Kosovo prima dell'adempimento di tutti gli obblighi derivanti dalla
risoluzione 1244, incluso il ritorno di un contingente limitato del
nostro esercito e polizia in Kosmet.

Terzo, riguardo lo slogan "più di un autonomia, meno di un
indipendenza", bisogna al più presto trasformarlo in una proposta
estesa e ben argomentata sui contenuti dei livelli massimi di
autonomia ammissibili. Il contenuto potrebbe essere costituito degli
elementi dalle varie soluzioni d'avanguardia per le minoranze popolate
compattamente (Piano Z-4 per i Serbi nella Krajina di Knin, Sud Tirol,
Isole di Alano, repubbliche autonome in Russia), mentre si potrebbe
arricchire con i nuovi elementi, mediante i quali la regione autonoma
del Kosmet sarebbe quasi uno stato, però priva dei diritti di
sovranità e senza personalità giuridica internazionale.

22. Il Parlamento della Serbia deve al più presto adottare un
emendamento della Costituzione con il quale è proibita l'alienazione
di una qualsiasi parte del territorio statale della Serbia, in nessuna
condizione e che ogni azione opposta rappresenta un atto di tradimento
dello Stato.

23. Con le suddette misure la Serbia uscirebbe da una posizione
passiva ed eviterebbe di trovarsi nella situazione dell'atto compiuto.
Evitando così la drammatica offerta: prendere o lasciare. Invece di
dover dichiararsi sulla futura soluzione per Kosmet, che favorirebbe
l'usurpazione ed ignorerebbe il diritto internazionale, metterebbe gli
altri nella situazione di dichiararsi su una Risoluzione basata sul
Diritto Internazionale ed il nostro certificato di sovranità storico.



La proposta:
insistere sul certificato della sovranità e rifiuto di perdere il
Kosmet;
opposizione a qualsiasi nuova risoluzione del CS ONU, che andrebbe a
peggiorare la 1244, nonché ai tentativi di trasferimento di autorità
dal CS ONU all'UE o a una nuova conferenza di Dayton,
più una propria proposta articolata sulla soluzione dello status
finale del Kosmet dentro Serbia.
Tutto questo può impedire la perdita del Kosovo Metohija.

Scenario opposto: una presa di posizione incompleta riguardo il futuro
del Kosmet, più l'assuefazione con l'idea di un Kosmet indipendente o
Repubblica del Kosovo, più l'attesa delle proposte di soluzioni
preparate dagli sponsor del separatismo albanese - porterà alla
perdita del Kosovo Metohija per sempre, senza diritto di
rivendicazione nel futuro.

Tocca all'attuale governo scegliere la strada giusta.

Belgrado, 23. aprile 2005.

(Esposizione tematica durante l'Assemblea annuale del Forum di
Belgrado per un Mondo di Eguali, tenuta nella Facoltà di
Giurisprudenza a Belgrado)

V. Jovanovic, ex Ministro degli Esteri della Repubblica Federale
Jugoslava e attuale Presidente del Beogradski Forum.

Traduzione di D. Kovacevic per il Forum di Belgrado Italia

http://www.resistenze.org/sito/as/forbe/asfb5i27.htm