Diritti dell'uomo o diritto del più forte ?

Intervista a Jean Bricmont,
autore di « Impérialisme humanitaire »
(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Nel suo nuovo lavoro, « Impérialisme humanitaire », Jean Bricmont
denuncia l'utilizzazione dei diritti dell'uomo come pretesto per
giustificare le aggressioni contro i paesi del Sud del mondo.
Incontro con un pacifista ed un intellettuale impegnato.

Intervistano: Joaquim Da Fonseca & Michel Collon


In che modo un professore di fisica teorica è arrivato a scrivere un
libro sull'imperialismo ?

Jean Bricmont. Mi sono sempre interessato di politica, comunque in
modo non attivo. Faccio risalire l'inizio del mio impegno al 1999 : è
stato suscitato dalla guerra contro la Jugoslavia. I motivi umanitari
invocati dagli Stati Uniti per giustificare questa aggressione mi
hanno reso perplesso. In modo identico sono stato colpito dalla
mancanza di opposizione della sinistra - e la medesima cosa, in parte,
vale per l'estrema sinistra - di fronte a questa aggressione. Sono
stato invitato a tenere delle conferenze in tutti i tipi di ambienti:
chiese protestanti, movimenti musulmani, circoli studenteschi,
Attac... Il mio lavoro « Impérialisme humanitaire » è, fra l'altro,
una reazione alle preoccupazioni e ai discorsi manifestati dalle
persone e dai gruppi incontrati allora in quelle conferenze. Questo
libro è anche una risposta all'atteggiamento di certi militanti
politici che si definiscono di sinistra. In nome dei diritti
dell'Uomo, costoro legittimano le aggressioni contro paesi sovrani. O
limitano a tal punto la loro opposizione che questa diventa
puramente simbolica.

I diritti dell'uomo, nella spazzatura ?

Jean Bricmont. Difendo le aspirazioni contenute nella Dichiarazione
universale dei diritti dell'Uomo del 1948. Questa comprende un insieme
di diritti economici, sociali, politici ed individuali. Il problema
sopraggiunge quando il non-rispetto, reale o supposto, di questi
diritti serve a legittimare la guerra, l'embargo e altre sanzioni
contro un paese. Quando i diritti dell'Uomo divengono pretesto di una
ingerenza violenta. Di più, la Dichiarazione spesso viene letta con
una visione parziale. Quando si parla di rispetto dei diritti
dell'uomo, i diritti economici e sociali sono spesso considerarti
relativamente poco importanti in confronto ai diritti individuali e
politici. Consideriamo la qualità delle cure per la salute a Cuba. Si
tratta di uno sviluppo del tutto ragguardevole di un diritto
socio-economico. Purtroppo questo viene del tutto ignorato. Ammettiamo
che Cuba corrisponda perfettamente alla descrizione molto critica che
ne fanno Reporters sans frontières; questo non sminuisce per nulla
l'importanza della qualità delle cure per la salute. Quando si parla
di Cuba, se si esprimono delle riserve sul rispetto dei diritti
politici ed individuali, bisognerebbe, almeno, fare menzione
dell'importanza dei diritti economici e sociali di cui i Cubani
beneficiano. Allora, potremmo domandarci, cosa sono più importanti: i
diritti individuali o le cure per la salute? Tuttavia, nessuno ragiona
in questo modo. I diritti alla casa, all'alimentazione, alla sicurezza
dell'esistenza o alla salute sono in generale ignorati dai difensori
dei diritti dell'uomo.

Esattamente, il suo libro indica che questi elementi sono ignorati
nelle campagne mediatiche contro i paesi socialisti, come Cuba o la
Cina. Lei scrive che quattro milioni di vite avrebbero potuto essere
salvate se l'India avesse adottato la via cinese.

Jean Bricmont. Gli economisti Jean Drèze e Amartya Sen stimano che,
partendo da una base similare, la Cina e l'India hanno seguito
percorsi di sviluppo differenti e che la differenza tra i sistemi
sociali di questi due paesi ha comportato 3,9 milioni di morti in più
in sfavore dell'India.
In America latina, ogni anno si sarebbero salvate 285.000 vite se il
sistema cubano per la sanità e la nutrizione fosse stato applicato. Io
non affermo che le buone prestazioni nei campi sociali ed economici
possono giustificare le deficienze di altri diritti. Ma non si
affermerà l'inverso: il rispetto dei diritti individuali e politici
non può giustificare che i diritti sociali ed economici siano beffati.
Perché i difensori dei diritti dell'uomo non tengono mai conto di
questo assunto? Ritorniamo a Cuba. La mancanza di libertà individuali
può essere giustificata dai buoni risultati delle cure per la salute?
Discutiamo di questo. Se, a Cuba, fosse in carica un regime
filo-occidentale, sicuramente non si sarebbero ottenuti così buoni
risultati per le cure sanitarie. Per lo meno, questo è quello che si
deduce se si va a constatare lo stato sanitario nei paesi
'filo-occidentali' dell'America latina.
Dunque, in pratica ci si trova davanti ad una scelta: che tipo di
diritti sono i più importanti, i socio-economici o i politici e
individuali? Sarebbe auspicabile usufruirne di tutti allo stesso
tempo. Il presidente venezuelano Chavez, per esempio, tenta di
conciliarli. Ma la politica d'ingerenza americana rende difficile
questa conciliazione nel terzo mondo.
Quello che voglio sottolineare, è che non spetta proprio a noi
Occidentali, che beneficiamo dei due tipi di diritti, a fare questa
scelta. Piuttosto, noi dovremmo dedicare le nostre energie per
permettere uno sviluppo indipendente dei paesi del terzo mondo.
Sperando che al limite lo sviluppo favorisca l'emergenza di questi
diritti.

La sensibilità per i diritti dell'uomo e la percezione del dovere di
ingerenza si presentano con forti differenze, a seconda che si guardi
al Nord o al Sud del mondo ?

Jean Bricmont. Nel 2002, poco prima della guerra contro l'Iraq, mi
sono recato a Damasco (Siria) e a Beirut (Libano). Vi ho incontrato un
certo numero di persone. Dire che queste erano tutte contrarie alla
guerra contro l'Iraq rileva un puro eufemismo. E questo valeva anche
per l'università americana di Beirut. L'anti-americanismo, e
l'opposizione feroce contro Israele, si potevano tagliare con il
coltello ! Quando sono ritornato in Belgio, non ho percepito nessuna
eco proveniente da laggiù! Consideriamo la questione del disarmo
dell'Iraq. Alcuni membri del CNAPD [Coordinamento Belga anti-guerra]
mi affermavano che bisognava imporre questo disarmo, certamente non
dal punto di vista militare, ma attraverso mezzi pacifici. Se tali
dichiarazioni venissero espresse in Medio Oriente, la gente vi
risponderebbe direttamente: 'E Israele, perché non è necessario
disarmare questo paese?'
In America latina e soprattutto nel mondo arabo-musulmano, la
percezione del diritto internazionale è totalmente differente dalla
nostra, anche da quella della sinistra e dell'estrema sinistra. Queste
ultime non sembrano interessate molto a ciò che pensano le popolazioni
direttamente interessate dalle nostre ingerenze.

Perché questo? Perché ci crediamo l'ombelico del mondo, per etnocentrismo?

Jean Bricmont. Al momento della decolonizzazione e della guerra del
Vietnam, la sinistra ha proposto una nuova riflessione, ed ha difeso
un punto di vista anti-imperialista in materia economica, militare,
sociale. In seguito, questa riflessione è stata resa sottile
dall'ingerenza in nome dei diritti dell'uomo. L'opposizione al
neo-colonialismo è stata sostituita dalla volontà di aiutare i popoli
del Sud a lottare contro i loro governi dittatoriali, inefficaci,
corrotti... I difensori di questa opzione non si rendono conto
dell'ampiezza della voragine che li separa dai popoli del terzo mondo.
Questi non accettano generalmente l'ingerenza dei governi occidentali
nei loro affari interni.
Certamente, molti di loro aspirano a governi più democratici o più
onesti. Ma con quali obiettivi? Innanzitutto perché i loro dirigenti
assicurino una gestione razionale delle loro risorse naturali, per
ottenere i prezzi più favorevoli per le loro materie prime, perché i
loro governanti li proteggano dalla dominazione esclusiva e tirannica
delle multinazionali ed anche per costruire degli eserciti efficaci.
Quando, da noi, alcuni parlano di governi più democratici, non è
proprio a questo che fanno completamente riferimento. Dei governi
verosimilmente democratici al Sud rassomiglierebbero di più a quello
di Chavez che all'attuale governo Iracheno.

Allora, ci sarebbe ancora un fondo d'ideologia coloniale?

Jean Bricmont. Può essere, ma in un quadro di un linguaggio
post-coloniale. La colonizzazione, tutti la condannano. Quelli che
difendono le guerre attuali affermano che le ingerenze umanitarie sono
'completamente differenti' dal colonialismo. Perciò è giocoforza
constatare la continuità nel cambiamento.
Le ingerenze sono state dapprima legittimate dal cristianesimo, poi da
una missione civilizzatrice. Ed anche dall'anti-comunismo. In ogni
tempo, la nostra pretesa superiorità ci autorizza a commettere una
serie di azioni mostruose.

Qual è il ruolo dei media nella diffusione di questo «imperialismo
umanitario»?

Jean Bricmont. Fondamentale. Nel caso della guerra in Jugoslavia, i
media si sono impegnati a preparare l'opinione pubblica a tale
aggressione. Rispetto all'Iraq, i giornalisti ripetono senza posa:
'Nondimeno, è stato bene che Saddam Hussein sia stato rovesciato.' Ma
in quale misura è legittimo che gli Stati Uniti abbiano rovesciato
Saddam Hussein? Ecco una domanda che non viene mai posta dai giornali.
Gli Iracheni considerano questa ingerenza come benefica? Se sì, perché
sono più dell'80% a sostenere la partenza degli Stati Uniti ? La
stampa critica gli Stati Uniti, ma la critica è rivolta soprattutto ai
mezzi utilizzati nel corso della guerra e dell'occupazione, non al
principio stesso dell'ingerenza.

Con un presidente democratico, gli Stati Uniti sarebbero meno inclini
a condurre delle guerre ?

Jean Bricmont. Questo dipenderà molto dal modo in cui andrà a
terminare l'occupazione dell'Iraq. Negli Stati Uniti, si levano molte
voci per il ritiro delle truppe. Un clima di panico si è impiantato in
numerosi settori della società. Se, come nel Vietnam, la guerra
Irachena terminerà con una catastrofe per gli Americani, i fatti
potrebbero assumere una piega significativa in un certo tempo. Se si
arrivasse ad un ritiro non traumatico, senza rimetterci troppo le
penne, gli USA allora potrebbero in tempi molto brevi ripartire verso
una nuova guerra. Però, è una illusione, molto viva, credere che i
democratici siano meno aggressivi o che non esaltino gli interventi
militari.

Perché la risposta dei progressisti europei alla guerra è così debole?

Jean Bricmont. Effettivamente, gli ecologisti, la sinistra socialista,
i partiti comunisti tradizionali, i trotskisti e la maggior parte
delle ONG hanno dato prova di una opposizione debole. Queste correnti
sono state ridotte di spessore dall'ideologia dell'ingerenza
umanitaria, abbandonando nel loro programma qualsiasi serio
riferimento al socialismo. Una parte di questa sinistra ha sostituito
i suoi obiettivi iniziali di miglioramenti o di rivoluzioni sociali
con la lotta per i diritti dell'uomo. Dato che è difficile, per questi
movimenti, difendere una guerra degli USA contro la Jugoslavia o
l'Iraq, essi adottano questa posizione, assai comoda, del «Ne', Ne'».
Questa permette di evitare tutte le critiche: «Ne' con Bush, ne' con
Saddam». Io posso comprendere, evidentemente, che Saddam Hussein non
sia amato. Ma il «Ne', Ne'» va ben al di là di questa constatazione.
In primo luogo, questa posizione non riconosce la legittimità del
diritto internazionale. Non si fanno distinzioni fra aggressori e
aggrediti. Per fare un paragone, sarebbe stato difficile, durante la
seconda guerra mondiale, fare affermazioni del tipo «Ne' Hitler, Ne'
Stalin» senza essere considerati dei collaboratori.
In secondo luogo, questa formula se ne infischia della forza nociva
degli Stati Uniti dopo il 1945. Dopo la fine della seconda guerra
mondiale, gli USA sono intervenuti in tutte le parti del mondo per
sostenere o installare forze della conservazione, reazionarie, dal
Guatemala al Congo, dall'Indonesia al Cile. In ogni dove, si sono
impegnati ad uccidere la speranza di cambiamento sociale dei poveri.
Sono loro, e non Saddam Hussein, che vogliono abbattere Hugo Chavez.
La guerra del Vietnam, non l'ha fatta mica Saddam. Anche se si fanno
concessioni sui discorsi di demonizzazione contro Milosevic o Saddam
Hussein, metterli sullo stesso piano, sul palcoscenico mondiale, degli
USA è completamente ingiusto e falso.
Infine, quello che mi disturba di più in questo «Ne', Ne'» è la
posizione che noi assumiamo a fronte della nostra stessa
responsabilità nell'adottare questi slogans. Quando noi vediamo dei
politici del terzo mondo che non ci piacciono, è necessario cominciare
a discuterne con le persone che vivono laggiù, e farlo con delle
organizzazioni che rappresentano le masse, non con dei gruppuscoli o
con degli individui isolati. Bisogna vedere se le loro priorità sono
le stesse delle nostre. Io mi auguro che il movimento altermondialista
metterà in atto dei canali che permettano una comprensione migliore
dei punti di vista del Sud. Per ora, la sinistra occidentale ha la
tendenza a rimanere nel suo angolo, e così esercita scarsa influenza
là dove agisce, facendo indirettamente il gioco dell'imperialismo, con
la demonizzazione dell'Arabo, del Russo, del Cinese... in nome della
democrazia e dei diritti dell'uomo. Di questo noi siamo principalmente
responsabili, questo è l'imperialismo dei nostri paesi! Dunque,
cominciamo da noi a concentrarci su questo. E in modo efficace.


Jean Bricmont. « Impéralisme humanitaire. Droits de l'Homme, droit
d'ingérence, droit du plus fort? », ed. Aden, 2005, 253 pagine, 18 euros.

Si può farne richiesta alle edizioni Aden :
http://www.rezolibre.com/librairie/detail.php?article=98

Vedere anche la biografia di Jean Bricmont a :
http://www.michelcollon.info/bio_invites.php?invite=Jean%20Bricmont

Jean Bricmont - Qualche riflessione sulla violenza, la democrazia e la
speranza:
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2005-03-16%2017:32:42&log=invites

Jean Bricmont - Europei, ancora uno sforzo se desiderate unirvi al
genere umano!
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2003-02-16%2018:24:22&log=invites

Jean Bricmont & Diana Johnstone - Le due facce della politica americana
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2001-11-07%2018:35:48&log=invites

SULLA GUERRA IN IRAQ E LE SUE CAUSE, VEDERE ANCHE
il nuovo libro "Bush, le cyclone" :
http://www.michelcollon.info/bush_le_cyclone.php

---

MORE LINKS (CASTILLANO/FRANCAIS/ENGLISH/ITALIANO):

Axis for Peace - In Defence of International Law
(Jean Bricmont*, Voltaire.net)

A figure of the anti-imperialist movement, Jean Bricmont, opened the
round table discussion on humanitarian interference during the
conference Axis for Peace 2005. In this text, taken from his most
recent book, "Impérialisme humanitaire. Droits de l'homme, droit
d'ingérence, droit du plus fort?" ("Humanitarian imperialism. Human
rights, right of interference, law of the strongest? "), he explains
that peace can only be based on international law and that the right
to interfere, like the manipulation of human rights, serves as a
disguise for the law of the jungle...

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=19753&s2=20
http://www.voltairenet.org/article134093.html

Axis for Peace - Défense du droit international
(par Jean Bricmont)

http://www.voltairenet.org/article132463.html

Axis for Peace - Defensa del derecho internacional (Jean Bricmont)

http://www.voltairenet.org/article133618.html

HUMANITARIAN IMPERIALISM, interview with Jean Bricmont

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4690

Droits de l'Homme ou droit du plus fort?
Interview de Jean Bricmont, auteur d'Impérialisme humanitaire

http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2006-01-06%2010:02:17&log=articles
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4686

Le « devoir d'ingérence », nouvel habit de l'expansionnisme (par Jean
Bricmont)

http://www.voltairenet.org/article131461.html
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4664

Il "dovere di ingerenza", nuova veste dell'espansionismo

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4664

Présentation de l'ouvrage:
"Impérialisme humanitaire. Droits de l'homme, droit d'ingérence, droit
du plus fort ?"
par Jean Bricmont (Éditions Aden, 2005)

http://www.rezolibre.com/librairie/detail.php?article=98
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4615
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2005-11-07%2011:27:10&log=invites
http://www.legrandsoir.info/article.php3?id_article=2845