(srpskohrvatski/italiano)

Licio Gelli ed il furto del tesoro della Banca Nazionale jugoslava (1941)


Sulla vicenda del trafugamento del Tesoro della Banca Nazionale di
Jugoslavia nel 1941 ad opera dei fascisti italiani guidati da un
giovanissimo Licio Gelli si veda anche:

Gianfranco Piazzesi
La caverna dei sette ladri
Baldini&Castoldi editore

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Fonte: http://it.groups.yahoo.com/group/tera_de_confin/message/9279

--- In tera_de_confin @yahoogroups.com, "alberto cernaz" ha scritto:

Sul Vecernji list di Zagabria trovo casualmente un articolo
legato alla storia dell'oro che durante la II guerra mondiale
sarebbe stato trafugato a Cattaro da Licio Gelli.
Qualcuno ne aveva sentito parlare?


OPERACIJA KOTOR

Netragom nestalo 20 tona zlata

Prica o prebacivanju jugoslavenskog blaga u Italiju u organizaciji
Licia Gellija nije nova. Evo sto je o tome napisano u knjizi "Italija
loze P2", koja je objavljena 1981. godine. "Kotor je mala luka koja je
cuvala veliku tajnu: blago Jugoslavenske nacionalne banke.
Trazili su ga engleski specijalni agenti, pripadnici jugoslavenskog
pokreta otpora, njemacki informatori, a cuvali i branili casnici SIMA,
talijanske tajne sluzbe, koji su godinu dana prije i uzeli blago iz
podzemnih beogradskih trezora. Njemacke su saveznike uvjeravali da je
blago ukrao kralj Petar prije nego sto pobjegao, a takve su
informacije podmetali i neprijateljskim spijunima.

Medjutim, ukrali su ga oni te ga, utovarivvi ga u 57 kamiona,
prebacili do Kotora namjeravaju´ci ga potom brodom prevesti do Rima.
No, spijuni engleskog obavjestajne sluzbe SOE (Special Operations
Excutive) nisu zagrizli u taj mamac iako je Corriere della Sera kao
istinu objavljivao glasine koje su lansirali Talijani. Iz opreza su
zatvorili sve izlaske iz luke.
Trajalo je to godinu dana sve je to vrijeme jugoslavensko blago
skrivano u Kotoru, a onda je kopnenim putem prebaceno u Italiju. U toj
klimi intriga Gelli je stigao u Crnu Goru. O tom razdoblju, o onome
sto je radio u Kotoru, o svome djelovanju na celu fasista u tom gradu,
susretima koje je imao nikad ni s kim nije razgovarao.

Nikada nista o tome nije napisao premda je skriboman. Ni o lingotima
kralja Petra nikad nista nije rekao. Pa ni 1947. kada je blago vraceno
marsalu Josipu Brozu Titu te kada je otkriveno da je nestalo gotovo
20 tona zlata te najmanje milijun funti, o cemu vise nitko nista nije
doznao", pise u knjizi o Italiji i polumasonskoj lozi P2, odnosno o
Liciu Gelliju.

--- Fine messaggio inoltrato ---


http://old.lapadania.com/1998/luglio/12/120898p15a3.htm

Un giornalista: è il tesoro rubato alla Jugoslavia

Il grande potere di Gelli
da 20 tonnellate d'oro

Roma - Il misterioso potere di Licio Gelli, che gli ha consentito di
intrecciare rapporti e intrighi internazionali negli ultimi 50 anni,
affonda le radici in una vicenda ancora oscura: la sparizione del
tesoro rubato alla Jugoslavia, durante la seconda guerra mondiale, dai
fascisti. Di quell'ingente bottino, l'allora giovane "camicia nera"
Gelli ne avrebbe trattenuta una parte consistente (sparirono almeno 20
tonnellate d'oro), trasportandola in Argentina, dove fece ben presto
la conoscenza del generale Juan Domingo Peron. Anni più tardi Peron
avrebbe concesso a Gelli la gran croce dell'Ordine del liberatore San
Martin «per gli importanti servizi prestati alla nazione».A
coinvolgere il latitante Gelli nella vicenda della sparizione dell'oro
jugoslavo è il giornalista argentino Jorge Camarasa, consulente del
Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles, che con le sue indagini ha
permesso di individuare molti ex ufficiali nazisti. Nel libro
"Organizzazione Odessa", uscito in questi giorni Italia dalla casa
editrice Mursia, Camarasa sostiene che la prima presenza in Argentina
del noto massone italiano risale al 1946, dove rimase per due anni.
Quel primo soggiorno a Buenos Aires sarebbe però stato turbato da un
incidente. Gelli fu costretto a fuggire "in tutta fretta" quando
giunsero nella capitale argentina due agenti segreti inglesi dello
Special Operation Service (Soe), che erano sulle tracce del tesoro
rubato alla Jugoslavia. Nel 1942 il futuro gran maestro della P2 -
racconta Camarasa - giunse a Cattaro, un piccolo porto jugoslavo
occupato dall'Italia. Qui era conservata una parte del tesoro che i
fascisti avevano accumulato in Jugoslavia e il compito di sorvegliarlo
fu affidato al giovane Gelli. «Fu come mettere Dracula a custodire una
banca del sangue», commenta il consulente del Centro Simon Wiesenthal,
uno dei più accaniti indagatori delle attività finanziarie dei
nazi-fascisti rifugiatisi in Argentina.Un inventario del 1945 indicava
che il tesoro jugoslavo era composto da 60 tonnellate di lingotti
d'oro, 2 tonnellate di monete antiche, 6 milioni di dollari, 2 milioni
di sterline e un migliaio di cassette di sicurezza bancarie contenenti
gioielli. Nel '47, quando l'Italia dovette restituire quei beni al
maresciallo Tito, mancavano 20 tonnellate d'oro, 1 milione di
sterline, 1 milione di dollari e la metà delle cassette di sicurezza.
Quando fu scoperta la sorte di quei beni smarriti, gli agenti segreti
inglesi del Soe «capirono chi era l'uomo che poteva averne il possesso
e inviarono due dei loro migliori investigatori a Buenos Aires per
cercare Gelli, il quale riuscì a scappare». Il capo della P2 ci
sarebbe tornato «molti anni dopo, come passeggero illustre del charter
che portò dall'Europa Peron, sua moglie e Milo de Bogetic».

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Dalla deposizione del giornalista Ennio Remondino dinanzi alla
Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle
cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

72a SEDUTA - MARTEDI 4 LUGLIO 2000

http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno72.htm

...REMONDINO. Tanto per iniziare, penso di poter affermare che Gelli
fosse, nella fase precedente, uomo "organicamente" della CIA e, nella
fase italiana, forse di altri tipi di strutture di intelligence. Penso
di poterlo affermare perché feci una richiesta sulla base del Freedom
of Information Act agli archivi della CIA per chiedere notizie di
Gelli. Mi fu risposto che non potevano darle; feci appello, che è
l'anticipo di una causa (in quella fase di solito "mollano" qualcosa
in più nella procedura) e mi dissero che non potevano rispondermi
motivando il diniego sulla base di alcuni paragrafi di una legge, che
mi allegarono puntualmente dal punto di vista burocratico. Quei
paragrafi recitavano che non potevano essere fornite informazioni che
riguardavano gli informatori del Servizio. Nella sostanza, non mi
diedero informazioni su Gelli, tuttavia indirettamente ammettevano che
era una fonte o un agente che andava tutelato. Da quel punto di vista,
fu già una risposta.

PRESIDENTE. Una regola quasi uguale l'abbiamo anche in Italia. E' uno
dei pochi settori dove resiste il segreto di Stato.

REMONDINO. Però credo che a noi comunque manchi un Freedom of
Information Act. Se Gelli può essere uno snodo e la P2 l'involucro
organizzativo attraverso il quale operare, mi viene in mente che Gelli
ha sempre storicamente avuto intensi rapporti con l'Est. Poteva essere
davvero quella la sede di snodo per i rapporti tra i due settori.
Sugli atti della P2 ricordo di rapporti tra Gelli e la Romania, se non
sbaglio. Vorrei aggiungere un altro aspetto che forse ci è sfuggito:
Gelli e la massoneria jugoslava e i rapporti recenti tra Gelli e la
Jugoslavia. Credo risulti ormai accertato e confermato che, come
rivelai, Gelli all'inizio della sua più recente latitanza trovò
rifugio in Jugoslavia. Ci sono dei dati direi ormai quasi provati; ho
anche una fotocopia di una fotografia, di cui purtroppo non ho
acquisito l'originale che mostrava Gelli con un amico nel cortile
dell'ospedale militare di Belgrado. Comunque, sulla base di
accertamenti svolti dalla nostra ambasciata a Belgrado, questo sembra
confermato. Ovviamente c'è sempre un margine di dubbio.

PRESIDENTE. Gelli aveva grossi affari a Belgrado.

REMONDINO. Esatto. E' un luogo di riferimento per amicizie consolidate
che Gelli impostò a Cattaro nel corso della seconda guerra mondiale.
C'è anche la leggenda sul tesoro jugoslavo; credo che questa sia una
banalità, ma sicuramente lì godeva di appoggi e riferimenti. Ad una
domanda così complessa posso dare solo una risposta "a naso".
Ragionando sulla figura di Gelli e su cosa può essere stata la P2,
forse una sorta di camera di compensazione, tra interessi strategici
apparentemente opposti. Se andiamo a scavare all'interno delle
contraddizioni (vedi Ustascia) emerse nel conflitto, i problemi
etnici, gli interessi contraddittori anche in seno all'Occidente su
certe aree dell'Europa vicina, qualcosa si potrebbe spiegare. Però
siamo su un fronte di analisi sul quale non oserei neanche fare un
"pezzo" al telegiornale, peggio ancora rispondere in questa sede...