FOIBE E MAMMONA

Come i nostri lettori bene sanno, noi siamo di quelli a cui piacciono le sensazioni forti. Perciò quando abbiamo visto che era stata annunciata la presenza di Mario Borghezio (il parlamentare europeo che a suo tempo propose di prendere le impronte dei piedi degli immigrati) ad una commemorazione organizzata da Padania cristiana sulla “foiba” di Basovizza, proprio nella data del 1° maggio scorso, non abbiamo potuto fare a meno di andarci.
Borghezio in realtà è venuto in anticipo, stile “mordi e fuggi” e ce lo siamo perso; abbiamo però avuto modo di vedere il monumento “decorato” con due bandiere: una con la croce di Vandea ed una con la croce celtica. Fatto presente alla Digos di servizio che la seconda ci sembrava fuori luogo, i funzionari ci hanno spiegato che, contattati gli organizzatori, essi avevano detto che si trattava di simboli religiosi tradizionali, infatti la croce celtica è quella che si trova in quasi tutte le chiese d’Irlanda. Vero, abbiamo risposto, solo che una cosa è la croce celtica che si trova sulle chiese ed altra quella nera in campo bianco e rosso, che è quella nazista: ed oltretutto se le celtiche sono vietate negli stadi non vediamo il motivo per cui possano essere esposte sui monumenti nazionali.
La cerimonia si è svolta con l’intervento di un rappresentante del circolo culturale Christus rex, che ha parlato della “grave crisi” che è iniziata con l’illuminismo, proseguita con la rivoluzione francese e poi con il comunismo, e che vede oggi la “sovversione della legge naturale” a causa del divorzio e dell’aborto e del tentativo di instaurare i Dico; e che la cerimonia sulla foiba è per tenere viva la memoria di coloro che “in nome di Cristo” hanno sacrificato la propria vita, che difesero la nostra nazione dal nemico e per ricordare l’idea che non morirà mai, cioè che Cristo è vivo e regna in noi.
Ha poi parlato di commemorare i morti della pulizia etnica comunista, caduti in odio e a difesa del comunismo, dimenticati dalla nostra classe dirigente governata da poteri forti “giudaico-massonici” ed ha ribadito che le “nostre” (cioè le loro, perché noi ci dissociamo) radici sono “cristiano romane” e non “giudaico cristiane”.
È stato poi il turno di una rappresentante di AN del Veneto, l’architetta Elena Ballini, che ha ribadito la solita bufala che “di foibe non si è mai parlato” e che è tanto preparata sui fatti da pronunciare il nome della località “Bassoviza” (con due esse e una zeta) invece di Basovizza; ha poi toccato l’argomento di Goli otok che non c’entra per niente, ha ricordato i “giovani, preti e militari” morti a Basovizza “solo per essere italiani” ed ha concluso asserendo che il “pensiero criminale” di non onorare questi morti non va avanti tanto per ignoranza, quanto per “volontà politico-criminale” di distruggere la loro memoria. La cosa da fare, infine, è creare consapevolezza che la storia non è scritta ma che “iniziamo” (loro, perché noi è da anni che la scriviamo) a scriverla solo oggi.
Il clou dell’iniziativa è stato l’intervento (sermone?) del sacerdote “tradizionale”, don Floriano Abramowicz, che ha detto che i “martiri” (militari, civili e religiosi ) non sono stati uccisi per la fede ma perché erano italiani. Don Floriano ha poi spiegato che fino alla rivoluzione francese le guerre venivano combattute per desiderio di espansione, di vendetta o per odio, mentre dopo s’è inserito un nuovo connotato: l’ideologia. E l’ideologia alla base delle due guerre mondiali, secondo il prete, è il fatto che l’umanità, avendo “dimenticato” Dio, su suggerimento di Satana, mette al centro di tutto l’uomo. Perché “l’ideologia di Satana” suggerisce all’uomo il paradiso in terra e quindi il desiderio di ricchezza genera una catena di vizi alla fine della quale c’è il crimine. Le due guerre mondiali furono combattute nell’ideologia di Mammona, la prima per distruggere il baluardo della cristianità che era l’impero austroungarico, la seconda come prosecuzione della prima. In esse il blocco occidentale e quello comunista avevano lo stesso odio per Gesù Cristo, lo stesso desiderio satanico per i beni terreni.
Riguardo agli “infoibati” di Basovizza, don Floriano ha parlato di “corpi vivi gettati qua dentro e morti lentamente” che risorgeranno; sono stati “spiritualmente infoibati nell’ideologia totalitaria”, ma la stessa Chiesa cattolica romana sarebbe stata “martirizzata”, vittima di un “infoibamento spirituale” causato dell’ideologia democratica.
A suggello di tutto questo, la cerimonia si è conclusa con il richiamo del primo relatore ai presenti, appellati “fedeli cattolici, amici, camerati” ad onorare i “martiri” in questo modo: al grido “per i caduti delle foibe!” gli astanti hanno risposto in coro “presente!” con tanto di saluto romano, il tutto ripetuto tre volte.
In ultimo prendiamo nota della presenza ufficiale dell’Associazione Novecento, con il consigliere comunale di AN Angelo Lippi in persona. 
Cosa dovremmo concludere dopo avere assistito a tutto questo? Che solo il fascismo (anzi il nazismo?) è il referente della Chiesa cattolica romana, visto che capitalismo, comunismo e democrazia sono tutti ispirati da Mammona? Che neppure tra di loro i relatori si sono accordati sul motivo degli infoibamenti, uno diceva per la fede, un altro per l’italianità? Che parlando di “infoibati” sono partiti da falsità belle e buone, perché neppure coloro che sostengono che a Basovizza sono stati commessi degli eccidi (cosa che noi abbiamo dimostrato non avere fondamento reale) hanno mai parlato di uccisione di sacerdoti?
Ma a parte le valutazioni di tipo storico e politico che si possono fare di fronte a certo tipo di interventi, osiamo pensare che il vero cristianesimo non è rappresentato da queste persone, perché Cristo predicava l’amore e non l’odio, il bisogno di verità e non la mistificazione. 

maggio 2007