La deriva anti-socialista di Liberazione

1) A che gioco gioca Nocioni? (e Liberazione?) (Claudia Cernigoi)
2) Lettera a Liberazione sul Venezuela (Fosco Giannini)
3) L’ON. FOLENA NON HA IL COPYRIGHT DELLA DEMOCRAZIA (Ass. Naz. Italia-Cuba)
4) Penne all’arrabbiata in salsa creola (PuntoCritico)
5) Risposta ai 24 redattori di Liberazione (Comitato Fabio di Celmo ed altri)
6) La libertà è anche il rispetto della verità (Michele Capuano ed altri)
7) Lettera al direttore (Giovanni Caggiati)
8) Lettera che forse non verrà pubblicata (Sergio Bovicelli)
9) Cuba, Venezuela, "Liberazione" e la verità (Mercedes Frias, eurodeputata)
10) Risposta e controrisposta al compagno Sansonetti (Samir Amin ed altri)
11) EMBARGHI (Cesare Allara)


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Cosa c'è dietro l'acrimonia verso Cuba?

Sono profondamente addolorato da come il vostro giornale, con gli articoli di Angela Nocioni, e con le risposte di Piero Sansonetti e Rina Gagliardi, ha parlato di Cuba, accodandosi all’infame campagna imperialistica. Per di più, come giustamente ha fatto notare Fabio Amato, il nostro rappresentante esteri, con scarso rispetto delle persone (le mogli dei “Cinque” e il povero papà Di Celmo presentati come approfittatori)...

di Giuseppe Abbà, redazionale del 6/6/2007  


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A che gioco gioca Nocioni? (e Liberazione?)

Dopo gli orrendi articoli contro Cuba, l'inviata di Liberazione Angela Nocioni è tornata al suo antico amore (o forse bisognerebbe dire "odio"): il governo venezuelano di Hugo Chavez. Già un paio di anni or sono la signora si era dedicata ad un paio di servizi di mero "sputtanamento" del presidente Chavez, intervistato ma "amabilmente" preso in giro nei commenti post-intervista. Poco prima di dedicare le proprie "cure" a Cuba (cosa della quale avremmo fatto volentieri a meno) Nocioni aveva nuovamente avuto modo di parlare (male, ne dubitavate?) del governo del Venezuela "intervistando" il ministro degli esteri Nicolas Maduro, definito "Bruce Willis della rivoluzione" o anche "rottweiler del presidente".
Oggi, 13 giugno 2007, ecco la recidiva: sotto il titolo "la mappa del potere a Caracas, ecco gli uomini di Chavez", l'ineffabile Nocioni esordisce con queste parole: "decide tutto lui. Da solo. Quando far tuonare il ministro degli Esteri contro la diplomazia colombiana e quando inaugurare il trenino di Caracas. Cosa dire alle riunioni dell'Opec e in quale corridoio spostare l'albero di Natale". L'articolo prosegue su questo tono per altre 14 righe, nelle quali il lettore presume che il soggetto di cotanta verve ironica sia il presidente Chavez, cosa che pare evidentemente superfluo specificare all'autrice dell'articolo, che il direttore Sansonetti ritiene essere una delle migliori sul mercato. Mi permetto di dire che quando andavo a scuola mi hanno insegnato a scrivere diversamente, se volevo farmi capire, ma non vorrei insistere su questo argomento, che non è quello fondamentale.
Il punto è: dove vuole arrivare Liberazione, sguinzagliando (scusate, ma mutuo lo stile da quello dell'inviata in Sudamerica: se lo fa lei, perché io no?) Angela Nocioni a sparare a zero, spesso con pessimo gusto (vorrei vedere se si apostrofasse "rottweiler" o "mastino", come nell'articolo di oggi, il ministro di un qualunque paese europeo, ma anche di casa nostra, la reazione che ci sarebbe) contro il Venezuela, "casualmente" proprio in questo periodo in cui il Venezuela è sotto tiro (forse perché dal 1° maggio il Venezuela ha riconquistato la propria sovranità energetica a scapito delle multinazionali? chissà) soprattutto da parte degli Usa, ma con il buon aiuto di altri personaggi, come gli italiani Dimitri Buffa di Radio radicale e Aldo Forbice della Rai che propongono come alternativa "moderata" a Chavez nientepopodimeno che Alejandro Pena Esclusa, già coinvolto nel fallito golpe contro Chavez, membro dell'organizzazione Tradizione famiglia e proprietà del fascista brasiliano Pinio Correa de Oliveira, uno che ha dichiarato che "i colpi di stato militari sono soluzioni legittime ed auspicabili".
Ma anche El Paìs spagnolo (la Spagna è uno dei paesi che più hanno avuto un danno economico dalle scelte energetiche di Chavez) si lancia in difesa della democrazia contro chi ha osato chiudere l'emittente RCTV (che in realtà continua a trasmettere, solo sul satellite, cosa che in Italia bipartisanamente si vorrebbe sia per Raitre sia per Retequattro, ma evidentemente quod licet Iovis non licet bovis e mentre noi siamo il faro della democrazia, il Venezuela non lo è). Permettetemi di citare Valerio Evangelisti, che, dopo avere ricordato che questa emittente televisiva aveva apertamente appoggiato il fallito golpe contro Chavez, pone questa domanda provocatoria ai "democratici" nostrani: "mettiamo che in Italia al tempo dell'assassinio di Moro una delle nostre tv private avesse detto che avevano fatto bene ad ammazzarlo. Per quanto tempo sarebbe rimasta nell'etere?".
Andate a leggere la stampa internazionale, curiosate tra gli articoli pubblicati dalla testata francese "Reseau Voltaire" che evidenzia i maneggi Usa contro il Venezuela, tentativi di golpe, problematiche energetiche. Altro che la cronaca salottiera su mastini e rottweiler che ci ammanisce la soave inviata di Liberazione nell'America Latina. L'analisi della politica internazionale non si fa scrivendo articoli da giornale femminile o con l'imitazione della spocchia tipica della defunta Oriana Fallaci.
Del resto, il governo di Chavez ha disposto che dal primo maggio 2010 la giornata lavorativa in Venezuela passi a sei ore. Di questo non fa comodo parlare? Che fine ha fatto quella megagalattica campagna (anno domini 1998, se non ricordo male) per le 35 ore settimanali promossa (giustamente) da Rifondazione e poi finita nel dimenticatoio?
Saluti comunisti (finché possiamo...)

Claudia Cernigoi
direttore de "La Nuova Alabarda"
Trieste


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From:   lernestomail @ yahoo.it
Subject: Lettera a Liberazione sul Venezuela
Date: June 14, 2007 4:00:32 PM GMT+02:00


LETTERA A LIBERAZIONE SU VENEZUELA - ARTICOLO NOCIONI


Di nuovo Angela Nocioni. Dopo Cuba questa volta attacca – e denigra – il Venezuela di Hugo Chavez. In Venezuela è in atto un inedito – quanto importante per tutti i popoli subordinati – tentativo di transizione al socialismo. Una transizione che prende corpo dopo poco più di un quindicennio  dalla crisi dell’89 e da ciò che Fukujama chiamava “ la fine della storia” e cioè l’illusione della vittoria eterna del capitalismo.

 E’ proprio dall’asse  Cuba-Venezuela, oggi, che sale invece una spinta liberatrice per tutta l’America Latina, una lotta di emancipazione dall’imperialismo Usa che può  riconsegnare ai popoli latinoamericani il loro destino. Da questo punto di vista ritengo sconcertante l’articolo di oggi

( mercoledì 13 giugno) della Nocioni sul Venezuela e altrettanto sconcertante l’avallo del direttore, Sansonetti.

Credo che in tempi brevi il nostro Partito debba chiarire i rapporti tra gruppo dirigente, iscritti e militanti e “Liberazione”. Qualcuno può anche decidere di alzare, contro Cuba e contro il Venezuela, la stessa bandiera della borghesia, latinoamericana ed europea. Ma non può farlo a nome di un Partito comunista, come lo è il Prc.

Fosco Giannini - Senatore Prc


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Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

 

L’ON. FOLENA NON HA IL COPYRIGHT DELLA DEMOCRAZIA

Sergio Marinoni, presidente
Andrea Genovali, vice-presidente

 

 

Abbiamo letto con attenzione l’intervento di oggi su Liberazione dell’onorevole Folena sulla democrazia a Cuba e ci pare opportuno fare alcune considerazioni.
                                                                                                                            
Il primo, affermato dall’onorevole Folena, lapidario, è che “a Cuba non c’è democrazia. Non ci sono elezioni libere. Non c’è un sistema pluralistico”. Parlando di questi argomenti preferiamo iniziare, non dalla eurocentrica idea di democrazia, ma dalla solenne affermazione della Carta di San Francisco che nel giugno 1945 ha dato origine alle Nazioni Unite e che indica nelle peculiarità, nella storia, nelle tradizioni, nelle esigenze e nei bisogni dei popoli la strada maestra per costruire la loro democrazia. Questo è un punto fondamentale, anche quando contraddice la via occidentale e italiana alla costruzione della democrazia.
Nessun sincero democratico può arrogarsi il diritto di stabilire che la democrazia sia solo il confronto elettorale tra due o più partiti. La democrazia può esistere anche attraverso altre forme, tanto è che l’etimologia del termine (nella lingua greca, demos = popolo, krateo = comandare) non contiene affatto alcun riferimento a qualsiasi partito. E non ci risulta che l’onorevole Folena possieda il copyright su questo vocabolo per stabilire lui che cosa sia, o meno, la democrazia.
Non si tratta pertanto di contrapporre sistemi, ma di sforzarci di comprendere che ogni popolo costruisce questa strada come più conviene alla propria storia. Non è giustificazionismo, ma affermazione di un’idea basilare enunciata dalle Nazioni Unite. Cuba e il popolo cubano hanno intrapreso una loro strada, certamente non perfetta, neppure la nostra lo è - ricordiamoci le ultime elezioni politiche - ma è la loro strada che ha un coinvolgimento reale delle persone, che può non piacere all’onorevole Folena e ad altri, ma è la strada liberamente intrapresa dai cubani. La si può criticare, ma non dipingere come una dittatura. Perché questo è falso.
Cuba è uno stato di diritto, retto da una Costituzione approvata tramite referendum il 15 febbraio 1976, con voto libero, segreto e diretto.
Come stabilisce la Costituzione cubana, le elezioni si svolgono ogni due anni e mezzo a livello municipale e ogni cinque anni a livello provinciale (le nostre regionali) e nazionale. Il Partito Comunista di Cuba non partecipa alle elezioni e non propone candidati.

 

Secondo aspetto. Siamo decisamente persuasi che dopo il 1989 anche Cuba sarebbe caduta miseramente, come i vari Stati dell’Est europeo e l’URSS, se il sistema politico cubano non avesse avuto, e tuttora ha, il sostegno popolare. Non bastano le conquista sociali a difendere un regime oppressivo e negazionista dei diritti civili, politici e umani come quello che goffamente si tenta di rappresentare di Cuba. Non ci pare condivisibile in nessun modo l’affermazione di Folena che dice che a Cuba non esistono i presupposti fondamentali della democrazia. E’ veramente eccessiva e dettata da troppo ideologismo che non ha riscontro nella realtà e chiunque si rechi a Cuba lo può facilmente notare da solo. Certamente esiste un’area di scontento, il blocco statunitense, un macigno enorme che ancora grava su Cuba, riforme economiche perfettibili ecc., sicuramente possono colpire alcuni settori della società. Ma Cuba è un paese fatto di persone in carne e ossa che hanno lottato per la propria libertà e continuano a farlo, commettendo talvolta anche errori, ma la conquista dell’indipendenza e di uno stato sociale, unico nei paesi del Terzo Mondo e in parte anche in quello Occidentale, sono il risultato di una partecipazione e di una condivisione popolare alla Rivoluzione. Altrimenti, ripeto, Cuba rivoluzionaria non esisterebbe più dai primissimi anni Novanta.
Allora, non ci pare onorevole Folena, il giusto modo il suo di salire su di una cattedra a dare lezioni di democrazia da parte di chi, nel proprio paese non è mai riuscito a realizzare una profonda riforma sociale dello Stato. Occorre dialogare, anche criticare, ma in uno spirito solidale e mai fare i saccenti e i primi della classe. E’ un profondo errore eurocentrico che ricorda uno spirito neocoloniale per cui fuori dall’Occidente tutti debbono ascoltare le nostre lezioni.

 

Terzo aspetto. A Cuba si rimprovera una mancanza di democrazia e di pluralismo politico. Peccato che non si consideri mai il fatto che Cuba non abbia mai vissuto una situazione tranquilla. Cuba non è la Svizzera e ha lo storico problema dell’ingerenza statunitense, fin dai tempi in cui era una colonia spagnola. Anzi, dal 1898 gli Stati Uniti sono diventati i padroni assoluti dell’Isola, concedendo poi, nel 1902, una farsa di indipendenza e di democrazia durata fino al 31 dicembre 1958.
Da quel giorno il problema di Cuba è stato quello di innalzare una diga di fronte a tale ingerenza e questa barriera è costituita dall’unico partito esistente. Questo partito non è assolutamente di ispirazione “sovietica”, come si vuol far credere, ma fonda le sue radici nel partito unico ideato da José Martí nel 1892. Gli Stati Uniti hanno avuto gioco facile a penetrare e a dividere l’unità del popolo cubano come ha ampiamente dimostrato la storia del periodo pre-rivoluzionario. E’ l’unità, invece, che ha permesso di sviluppare una società che innanzitutto salvaguardi la loro indipendenza, la loro autodeterminazione e il diritto di sviluppare il sistema sociale a loro più congeniale.
Pertanto, onorevole Folena, non cada nell’errore di considerare Cuba un modello politico a cui ispirarsi o di cui parlar male. I cubani non pretendono affatto che il loro sia un modello. Non pretendono affatto di esportarlo. Non pretendono affatto che altri lo condividano. Pretendono unicamente di essere rispettati e che altri non mettano il naso nei loro affari interni.

 


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From:   info @ puntocritico.net
Subject: ANCORA A PROPOSITO DELLA NOCIONI
Date: June 14, 2007 5:19:58 PM GMT+02:00

Penne all’arrabbiata in salsa creola.

Continua lo stillicidio di articoli su Liberazione  dopo Cuba e Castro ora è la volta del Venezuela e di Chavez
 
Dopo i vergognosi articoli su Cuba e la rivoluzione cubana, Angela Nocioni continua a dare prova della propria faziosità attaccando la Rivoluzione Bolivariana del Venezuela e il presidente eletto Chavez .
Negli articoli su Cuba la Nocioni impostava i suoi attacchi con l’arma dell’ironia condita con falsità e mezze verità francamente troppo faziose per essere condonate ad una inviata, senza farsi peraltro neanche troppi scrupoli nell’attaccare il padre di Fabio Di Celmo (l’Italiano morto a Cuba in un attentato nel 97’) tacciandolo di essere divenuto un’arma della propaganda di “regime”in cambio di privilegi di natura economica. E così un ristorante statale che porta il nome del povero Fabio diviene di proprietà del padre, colpevole di lavoravi nei momenti liberi.
Un padre che sceglie di vivere a Cuba per lottare per la verità sulla morte del figlio, diviene un’arma della propaganda, un mercenario. Non entriamo ulteriormente nel merito degli articoli su Cuba in quanto molto già è stato detto da molti compagni autorevoli o semplici militanti, associazioni, organizzazioni e rappresentanti di partiti della sinistra, che hanno condannato ampiamente gli articoli in questione.
Ora il bersaglio è il Venezuela Bolivariano. L’articolo : Venezuela, tutti gli uomini di Chavez a pag. 4 di mercoledì 13 giugno attacca frontalmente Chavez e il suo governo, mettendo in campo chiacchere di corridoio e maldicenze tutte da provare sugli uomini di governo, ministri e militari bolivariani.
L’immagine che ne esce è quella di un governo di persone succubi del carismatico leader, quasi come si insinuasse l’idea che la rivoluzione bolivariana venezuelana, che sta travolgendo e contaminando il continente dipendesse solo dalla figura dispotica del suo presidente, coccolato, venerato e temuto.
Si insinua l’idea che Chavez è circondato da persone poco qualificate incapaci e timorose di criticare e esprimere giudizio; la rivoluzione bolivariana quindi è Hugo Chavez e pochi altri fanatici.
Ricorda molto come quanti insistono tuttora, tra cui la stessa Nocioni, che il socialismo a Cuba è Fidel e suoi accoliti, nonostante i fatti dimostrino tutt’altro.
Vogliamo ora ricordare alcune cose molto significative rispetto l’esperienza rivoluzionaria bolivariana: innanzi tutto l’aspetto straordinariamente importante della democrazia partecipativa sospinto anche sotto il profilo giuridico con la conformazione dei Consigli Comunali (Legge del giugno scorso – che istituisce queste sottostrutture di base sul modello dei Comitati in Difesa della Rivoluzione di Cuba, ma con un’ampia autonomia anche sotto il profilo economico con l’Istituzione delle Banche Comunali).
La nascita del partito unico di governo PSUV (Partito Socialista Unificato del Venezuela), cha ha al momento raccolto l’adesione di più di 5 milioni di venezuelani su una popolazione complessiva di 26 milioni e mezzo (1 elettore su 4) di abitanti; questa scelta di unificare i partiti della sinistra venezuelana è frutto della necessità di mobilitare sempre più maggiormente un numero maggiore di cittadini e venezuelani in difesa della rivoluzione e nei processi di trasformazione socialista in atto.
La nascita dell’economia cooperativistica, dove l’interesse sociale viene anteposto a quello privato, queste nuove imprese semi statali (statali – coop) stanno cambiando il panorama economico delle imprese sia distributive sia produttrici, soprattutto in campo alimentare; oggi sono più di mezzo milione, cinque anni fa meno di cinquemila.
Le missioni sono i piani di trasformazione sociale che, congiuntamente all’apporto di tecnici e specialisti cubani, hanno sradicato dal paese piaghe come quelle dell’analfabetismo, del deficit dell’assistenza sanitaria (per non parlare dell’Operazione Milagro in campo Oftamologico), e dell’istruzione in senso largo su corsi parauniversitari e una riforma straordinaria del sistema educativo.
Tutto ciò non è avvenuto perché il petrolio conduce a entrate più alte, non è frutto della crescita del 9% del PIL annuo, ma di una mobilitazione di massa di un popolo che sta giorno per giorno conquistando il proprio futuro.
Ritenere che la Rivoluzione Bolivariana vada dove decide che va una singola persona è piuttosto ridicolo, nonché irreale.
Le missioni hanno mobilitato decine di migliaia di medici, insegnanti, giovani, assistenti; le trasformazioni socialiste dell’economia coinvolgono invece centinaia di migliaia di lavoratori; la nascita dei consigli comunali comporta la partecipazione dal basso del popolo alle decisioni più importanti sul proprio futuro.
Questo avremmo voluto sapere, non la storia fiabesca degli “uomini di Chavez” ma la realtà oggettiva, concreta e di sostanza che la trasformazione socialista bolivariana stà conducendo.


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Risposta ai 24 redattori di Liberazione


Perfettamente d’accordo con la solidarietà di un gruppo di giornalisti di Liberazione pubblicata sullo stesso solo che ci sembra ci siano delle imperfezioni in quanto delle scuse le dovremmo contro ogni falsità e menzogna a Giustino Di Celmo, papà di una vittima del terrorismo, a cinque donne che hanno i loro mariti ingiustamente detenuti nelle carceri nordamericane e ad una bambina alla quale è impedito di vedere il proprio genitore. La libertà di un giornalista e di chiunque non significa il diritto ad inventare infamità spacciandole per vere ma richiama alla conoscenza della realtà pur nel rispetto di ogni libera critica. Crediamo che in questa fase tra Cuba, Chavez e poi toccherà a Lula, a Morales e a chiunque sta cercando un percorso diverso in quello che è sempre stato il cortile di casa degli Stati Uniti (ricordate il Cile? L’Argentina? Feroci dittature in tutta il latinoamerica?) stiamo minacciando la serietà del quotidiano Liberazione e sviando il conflitto e l’analisi sulla democrazia spostandolo dai responsabili di guerre, sfruttamento e altro a una sorta di pretestuoso dibattito “interno” facendo lezioni di organizzazione di società mentre abbiamo molto da ragionare sulle nostre perenni contraddizioni. Il danno che deriva da articoli contro Cuba ecc. sta creando oggettivamente disorientamento e confusione nelle nostre fila e in più in generale a sinistra. Ci auguriamo che il Partito, i suoi gruppi dirigenti ci rispettino come iscritti, simpatizzanti e lettori del quotidiano Liberazione intervenendo su questa penosa e forzata vicenda.

Comitato Fabio di Celmo, 
Siporcuba, 
Angolo cubano, 
Zona Rossa, 
usd Tor di Quinto,
Promocaraibi,
Punto Cubano, 
AIASP, 
sgs Artiglio Calcio, 
AGTI, 
associazioneITACA, 
ComitatoProvinciaHabana,
ASIDAL, 
Rete Associazioni Popolari, 
Comunità Montana Valle dellAniene,
Comitè Internazionalista Camillo Cianfuegos 
Casa dei popoli di Roma, 
Società Artisti Comunisti dello spettacolo, 
Polisportiva RM6 villa Gordiani,
Le Villette di tutta l’Italia, 
le Associazioni del Comitato 28Giugno

CON CUBA, CON FIDEL SENZA SE SENZA MA


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La libertà è anche il rispetto della verità

Si può essere indignati o sollevare critiche nei confronti di una giornalista o di un direttore di quotidiano o di un giornale stesso che decide, liberamente, di esprimere un proprio e legittimo punto di vista nei confronti di un qualsiasi avvenimento? Certamente no e sicuramente anche Liberazione, quotidiano del PRC, ha il diritto sacrosanto di scrivere su Cuba quello che più ritiene giusto anche se questo comporta trattare con superficialità la storia di un popolo e di uomini e donne che subiscono da anni un intollerabile bloqueo e vili e ripetuti attentati terroristici. E’ altrettanto vero, tuttavia, che la menzogna e le opere di fantasia che infangano le persone e che sono semplice frutto di un pressappochismo giornalistico che non dovrebbe appartenerci vanno ostacolate o almeno ricondotte a realtà lasciando spazio alla verità e contrastando gratuite invenzioni. Questo è il caso dell’articolo della signora Nocioni apparso su Liberazione ed è quanto ribadisce a firma della Bufalini L’Unità, storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci, perseguendo nella menzogna pur volendo apparire come super partes tra “Liberazione e Castro”. E’ davvero cinico trasformare violentemente un uomo che ha visto morire il figlio davanti ai propri occhi e che ha consumato le proprie lagrime nel piangerlo in un profittatore che sciacallando su quella morte cerca di trarne un profitto personale e lo è, a maggior ragione, se persiste l’indifferenza del Governo italiano verso un terrorista reo confesso che circola liberamente negli Stati Uniti. La verità unica e documentabile è che dopo dieci anni Cuba ha inteso realizzare un sogno che era della vittima innocente della barbarie Fabio Di Celmo di realizzare un ristorante italiano a La Habana. In questa realizzazione Giustino non ha altro ruolo, per un ristorante cubano e i cui proventi vanno alle autorità cubane, se non quello di consulente prima e di gerente poi con la “conquista” di ricordare in un nome, una dedica e fosse anche una pizza una vita vigliaccamente spezzata. Il Ristorante, un film, uno spettacolo con Alicia Alonzo, un concerto, una manifestazione, un libro, un convegno: qualsiasi opportunità o scelte alla ricerca di una giustizia che attende da anni di arrivare a compimento. Cuba riesce a dedicare a questo papà un’ospedale con il nome del figlio e da noi sostenuto con la solidarietà internazionale, un museo e noi, comitato italiano per Fabio Di Celmo, un comitato che ha tra i suoi fondatori magistrati, avvocati, giornalisti, deputati, semplici cittadini, dirigenti di diverse associazioni, a suo tempo le firme prestigiose di Tom Benetollo o del premio nobel Alferov, realizzammo un libro con tutti i più grandi poeti italiani e dei diversi continenti (da Luzi ancora in vita a Merini, da Vendola a Lunetta, da Sanguineti a Di Benedetti) per aprire una sala convegni (progetto realizzato) con Alberto Granado alla Casa Africa de l’Avana. Questo e molto altro in nome della lotta al terrorismo, per la pace, per un mondo migliore ma, soprattutto e nel caso specifico, cercando disperatamente di tenere sempre acceso il faro su un delitto che ancora rimane impunito. Ugualmente ci siamo attivati, anni fa, con il parere positivo anche del sindaco della città di Roma e del Municipio Roma 6, per una targa nel parco di viale Irpinia, dinanzi la Casa dei Popoli, dedicata a Fabio Di Celmo “vittima del terrorismo”. Giustino dopo la morte del figlio, imprenditore italiano, è rimasto a Cuba e sono non poche le sue attività verso gli ultimi ed i più deboli. E’ rimasto dove si è portata avanti la battaglia contro chi ha assassinato il figlio ed è tornato ripetutamente in Italia (diversi gli incontri anche in Parlamento con gli onorevoli Rizzo o Pistone o parlando con Giovanni Russo Spena o con Paolo Cento, Con Bertinotti e Diliberto e noi stessi con Livia Turco in un sit in su tale tema fuori il Parlamento solo due anni fa) per chiedere giustizia, l’estradizione o un giusto processo per un terrorista. Infine una parola su una omaggiata, altra invenzione forzata della giornalista, laurea in sociologia a Giustino. Abbiamo la documentazione di un percorso fatto di iscrizione all’Università, di docenti incontrati, esami etc. e abbiamo il filmato integrale della presentazione della tesi con tanto di interrogazione, domande e risposte. La dignità di un uomo colpito da un grave lutto è consistita, anche in questo caso, nel tenere viva la memoria del figlio con un altro impegno a lui promesso in un tempo in cui anziché vivere nel dolore era la gioia e programmi verso il futuro ad appartenere alla famiglia Di Celmo. Il filmato fu da noi realizzato casualmente, trovandoci a Cuba, con l’idea di portarlo alla madre Ora: una donna che non ha più trovato serenità dopo la  morte  inaudita del suo figlio più giovane. Caro direttore, crediamo doverosa la pubblicazione di tale lettera, una sorta di errata corrige, almeno per farci continuare a ritenere che c’è sempre posto per la verità anche in un’epoca in cui l’ipocrisia la fa da padrona e che anche la critica politica o di qualsiasi genere, poggia le sue basi, soprattutto per noi che lottiamo disinteressatamente per una società migliore, sulla realtà. Questo è l’impegno che abbiamo preso parlandone con Giustino Di Celmo al telefono ed è quanto a lui ribadiremo portando la nostra solidarietà e le nostre scuse ad un uomo fortemente provato dalla vita andando il 15 giugno a Cuba. 

Michele Capuano –giornalista, direttore della rivista “La Ragione”
Ines Venturi – presidente del comitato “Fabio Di Celmo”
Luciano Iacovino presidente La Villetta
Comitato 28 Giugno


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----- Original Message ----- 
From: Giovanni Caggiati 
To: Liberazione 
Sent: Friday, June 15, 2007 1:37 AM
Subject: lettera al direttore (14-6-'07)

Caro direttore,
mi/ti chiedo dove vuole arrivare Liberazione con la pubblicazione del nuovo articolo di Angela Nocioni, su Chavez. Già Cuba era stata condannata senza appello per la mancanza di democrazia, pluralismo e libertà. Democrazia che certo è elemento fondamentale, non semplicemente da aggiungere al socialismo, come scrive Folena, ma parte integrante del socialismo stesso, cosa senza la quale il socialismo non è pienamente tale, come ha maturato il Partito Comunista Italiano nel corso storico della sua esperienza politica. Ma non ha senso il richiamo a democrazia e socialismo se lo spirito degli articoli della giornalista è sprezzante e distruttivo nei confronti di quel tanto di socialismo che a Cuba è stato realizzato: se viene a mancare, se si distrugge, un termine (per quel tanto che c'è), il socialismo, dei due termini, democrazia e socialismo, della discussione, non ha ragion d'essere la discussione stessa. Nei confronti del Venezuela di Chavez l'accusa è ancora più fuori luogo. Al di là delle critiche, anche questa volta sprezzanti, alla persona Chavez - come se "personalismi" non esistessero anche nella democratica sinistra radicale comunista (o soltanto sinistra) nostrana - sono i fatti politici a parlare: in Venezuela democrazia, pluralismo, libertà e libere elezioni sono rispettati e garantiti. E per questa via democratica, con questa via sostanzialmente, là si sta avanzando verso il socialismo, mentre in Italia non si riesce nemmeno a riempire una piazza di Roma contro il presidente americano guerrafondaio nel giorno della sua presenza nella capitale.

Giovanni Caggiati - Parma, 14 giugno '07


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