Quelli che esportano i "diritti umani" all'estero / 1


1) Sei anni dopo la mattanza del G8 di Genova:
- Comitato Verità e Giustizia per Genova: ALLA RICERCA DELLA VERITA’ SULLA DIAZ
DI GENNARO CAPO DI GABINETTO DI AMATO: IL CENTRO-SINISTRA CI HA PRESO IN GIRO
- Claudio Grassi: Il "gattopardismo" del Viminale mina la credibilità della stessa polizia


2Appello per la scarcerazione di Davide, Fabio, Marco

A professori, intellettuali, politici, partigiani, studenti, militanti
e a tutti coloro che sentono i valori dell’Antifascismo e della Resistenza come i propri



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"ALLA RICERCA DELLA VERITA’ SULLA DIAZ"

Nelle ultime settimane, abbiamo visto sfilare in aula, in ordine di
comparizione:

a) il vice-capo della Polizia di Stato, prefetto Antonio Manganelli, il
primo di una serie di alti funzionari chiamati a testimoniare durante il
processo per l´assalto alla scuola Diaz del luglio 2001. Manganelli ha
ricordato le sue telefonate con Francesco Gratteri, già capo del Servizio
centrale operativo, poi promosso questore di Bari ed oggi direttore della
direzione anticrimine centrale.

A luglio del 2001, Manganelli era in servizio in Puglia ma - essendo
comunque coinvolto nella gestione della sicurezza dell´evento internazionale
- restava in contatto con i super-poliziotti presenti a Genova.

b) un ex questore di Genova, Francesco Colucci, chiamato come testimone, ha
dichiarato una serie imbarazzante di "non ricordo" e di correzioni rispetto
a deposizioni precedenti. Colucci è stato poi iscritto nel registro degli
indagati per falsa testimonianza;

c) Lorenzo Murgolo, ora ai servizi segreti, si è avvalso della facoltà di
non rispondere, opzione legittima in quanto ex indagato nell'inchiesta, ma
di dubbia eticità trattandosi di funzionario dello stato, che dovrebbe
fornire la massima collaborazione alla magistratura;

d) l'ex vice capo della polizia, Ansoino Andreassi, anche lui testimone, che
spiega candidamente come il 21 luglio 2001 da Roma (cioè dal capo della
polizia Gianni De Gennaro) arrivò l'ordine di arrestare quante più persone
possibile: "Si fa sempre così in questi casi - ha detto Andreassi. È un modo
per rifarsi dei danni ed alleggerire la posizione di chi non ha tenuto in
pugno la situazione. La città è stata devastata? E allora si risponde con
una montagna di arresti”.

e) Vincenzo Canterini, nel frattempo promosso questore. L'ex comandante del
reparto mobile sperimentale della polizia di Stato, quello che fece
irruzione alla scuola Diaz di Genova il 21 luglio 2001, ha dichiarato che
alla scuola Diaz c’era una “macedonia di polizia”, di aver visto una ragazza
in una pozza di sangue, ma che “non era di sua competenza”, davanti al
pubblico ministero che lo accusa di falso, calunnia e concorso in violenze.
Anche lui, come i precedenti testimoni, indica nel prefetto La Barbera, nel
frattempo deceduto, ed in Lorenzo Murgolo (non imputato) le maggiori
responsabilità della perquisizione alla Diaz.

f) Michelangelo Fournier, imputato nel processo per i fatti della Diaz, ha
messo a nudo la strategia dell'omertà e della menzogna seguita in questi
anni dalla polizia di stato sui fatti di Genova. Fournier ha detto di avere
mentito e taciuto in questi sei anni per "spirito di appartenenza", dando
un'accezione del tutto errata di questo concetto, un'accezione incompatibile
con la Costituzione repubblicana.

Il capo della polizia Gianni De Gennaro lascia l'incarico con un'accusa
infamante - l'istigazione alla falsa testimonianza.

Le sole ultime deposizioni al processo Diaz hanno mostrato il degrado morale
della polizia di stato, fra dirigenti che rifiutano di rispondere ai pm, un
ex questore indagato per falsa testimonianza, mentre l'unico funzionario
(Fournier) che offre uno squarcio di verità - la "macelleria messicana" –
decide di parlare solo dopo sei anni.

Nel frattempo gli altri imputati hanno rinunciato a testimoniare al processo
in corso, per evitare, come dichiarato dai loro difensori, le “torture”
inflitte a Canterini e Fournier. Questo è il rispetto che questi personaggi,
poliziotti ed alti funzionari della polizia di stato, imputati di gravissimi
reati, hanno di un Tribunale della Repubblica.

Per anni abbiamo denunciato gli abusi compiuti a Genova e le coperture
garantite a chi le ha commesse, chiedendo a più riprese una tempestiva
sospensione dei dirigenti imputati e la rimozione del capo della polizia.
Non siamo stati ascoltati.

www.veritagiustizia.it

info@  veritagiustizia.it


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L’Ernesto, Newsletter n. 23, 27 luglio 2007 - Notizie in movimento

DI GENNARO CAPO DI GABINETTO DI AMATO: IL CENTRO-SINISTRA CI HA PRESO IN GIRO
Dal Sito www.megachip.info, 26 giugno 2007

Pubblichiamo condividendolo, un comunicato del "comitato verità e giustizia per Genova" che ben rappresenta il senso di sconcerto e d'indignazione che si è diffuso nell'opinione pubblica democratica del nostro Paese, a seguito della notizia che l'ex capo della polizia Giovanni De Gennaro, responsabile del comportamento dissennato delle forze dell'ordine durante i fatti di Genova del luglio 2001 e sotto inchiesta per "istigazione alla falsa testimonianza", è stato nominato dal Ministro dell'interno Amato, capo del suo Gabinetto. 


La nomina di De Gennaro capo di gabinetto del ministro Amato è un atto davvero indecente. Io lo vivo come un'umiliazione personale per tutti quelli che a Genova hanno subito ciò che sappiamo: abusi d'ogni tipo, la Costituzione calpestata, violenze fisiche. 

Il centrosinistra ci ha presi in giro, non ha il controllo delle forze di polizia e cerca di salvarsi chiamando al governo il capo del gruppo di potere più forte, che non riesce a intaccare. Lo dice anche l'associazione dei prefetti, che parla di ministero di polizia (quello che esisteva prima del ritorno della democrazia). 

Vorrebbero anche farci credere che è una scelta ottima per la democrazia, lineare e giusta, perché non si possono fare questioni personali. Infatti non facciamo questioni personali, poniamo questioni che hanno a che fare col rispetto dei diritti delle persone e con lo spirito e la lettera della Costituzione. 

Se la risposta alle rivelazione di Founier (macelleria messicana) e all'indagine su De Gennaro (istigazione alla falsa testimonianza) è la nomina di De Gennaro a braccio destro del ministro degli Interni (!!!!) e del suo vice a capo della polizia, che cosa dobbiamo pensare? 

Che possibilità ci lasciano? 

Lorenzo Guadagnucci - comitato verità e giustizia per Genova 


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Il "gattopardismo" del Viminale mina la credibilità della stessa polizia

Liberazione, 29 giugno 2007
Claudio Grassi*

«Cambiare perché tutto resti com'è". Il motto gattopardesco si adatta perfettamente al caso della sostituzione di Gianni De Gennaro con Antonio Manganelli a capo della Polizia. L'ennesima vicenda "all'italiana", confusa e nondimeno segnata da tratti inquietanti. 
I fatti seguono l'iscrizione di De Gennaro nel registro degli indagati per "istigazione alla falsa testimonianza" nel filone d'indagine relativo ai fatti del G8 di Genova del luglio 2001 aperto con l'accusa di "falsa testimonianza" ai danni dell'ex questore Colucci. 
Quest'ultimo, lo scorso 3 maggio, aveva ritrattato le dichiarazioni rese in aula, producendo una nuova ricostruzione tesa a scagionare il capo della Polizia, che da Roma seguiva la vicenda e impartiva ordini. Una ricostruzione "di comodo", probabilmente suggerita, secondo gli inquirenti, dallo stesso De Gennaro. 
Sulla base di queste dichiarazioni, De Gennaro avrebbe disposto di allertare l'allora addetto stampa, Roberto Sgalla: «c'era aria di arresti». Insomma, quella notte del 21 luglio alla scuola Diaz poteva rappresentare l'occasione del "riscatto" per la polizia.
Sappiamo bene com'è andata a finire: l'irruzione, la devastazione, le violenze. A monte, il desiderio di "vendetta" per una piazza che, così si voleva far credere, era sfuggita di mano. Alla fine, a processo in corso, l'istigazione a raccontare un'altra verità, ben diversa da quella registrata dai filmati pubblicati dalla segreteria legale di Genova. 
Le recenti dichiarazioni dell'ex vice-questore aggiunto della Celere di Roma, Michelangelo Fournier, sembrano completare il quadro: «Arrivato al primo piano dell'istituto ho trovato in atto delle colluttazioni (...). Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese, stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana». 
Anche a queste vicende è legata la rimozione di De Gennaro? O si è trattato solo di un "normale avvicendamento", come ha tenuto a sottolineare il ministro dell'Interno, Amato? De Gennaro lascia dopo aver concordato un'"uscita onorevole": la designazione a capo di gabinetto del ministro, lo stesso che, sette anni addietro (il 26 maggio 2000), in qualità di Presidente del Consiglio, lo aveva nominato capo della Polizia. 
Un precedente minaccioso: mai prima d'ora la carica di capo di gabinetto del Viminale era stata occupata da un capo di Polizia, per giunta gravato da così pesanti responsabilità nell'esercizio delle sue funzioni. 
D'altro canto, non convince neanche la successione. Gli subentra, infatti, quell'Antonio Manganelli che, con l'incarico di Vice Direttore Generale di Pubblica Sicurezza, aveva condiviso responsabilità ed omissioni legate ai fatti di Napoli, i violenti scontri del 17 marzo 2001, vere "prove generali" della mattanza genovese. 
Una scelta di continuità, ma anche una pesante ipoteca sulla credibilità democratica delle forze dell'ordine. 
Sono gravi le responsabilità, a Napoli come a Genova, che riguardano la "catena di comando". Nella sua deposizione al processo, Fournier ha spiegato che sia Canterini (che dirigeva il primo reparto mobile di Roma, quello dell'irruzione) sia Mortola (allora capo della Digos genovese) prendevano ordini da due alti funzionari, il prefetto La Barbera (ora deceduto), ex-capo dell'Ucigos e il direttore Gratteri, all'epoca capo dello Sco, il Servizio Centrale Operativo, in seguito addirittura promosso questore di Bari. 
Insomma, una vicenda inquietante che ha fatto indignare anche l'Unione europea per la violazione dei diritti umani consumata con le torture alla Diaz (senza dimenticare la caserma di Bolzaneto). 
La Corte Europea dei Diritti Umani ha così dichiarato ricevibile il ricorso che, in relazione all'uccisione di Carlo da parte delle forze dell'ordine, è stato presentato dalla famiglia Giuliani per violazioni della Convenzione Europea dei Diritti Umani agli articoli 2 e 3 (diritto alla vita e divieto della tortura) e agli articoli 6 e 13 (processo equo e ricorso effettivo).
Ecco perché torna più che mai d'attualità, insieme con la denuncia della "continuità" sancita dall'incarico a Manganelli e la ricerca della verità sulla "catena di comando" nei fatti di Napoli e di Genova, la richiesta di una commissione parlamentare di inchiesta e l'istituzione del codice di riconoscimento a garanzia dei cittadini e per responsabilizzare gli agenti. 
Una iniziativa forte per la verità e la giustizia da far vivere nel Parlamento e nel Paese e che deve impegnare anche il Governo al rispetto di un punto cardine del programma sottoscritto con il popolo del centro-sinistra.


*Senatore Prc-Se

29/06/2007


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Appello per la scarcerazione di Davide, Fabio, Marco


A professori, intellettuali, politici, partigiani, studenti, militanti
e a tutti coloro che sentono i valori dell’Antifascismo e della Resistenza come i propri


Appello per la scarcerazione immediata
degli studenti antifascisti arrestati

Alle sei e mezza del mattino del 14 giugno 2007, la digos torinese arrestava tre studenti universitari antifascisti del csoa Askatasuna e del Collettivo Universitario Autonomo, conosciuti all'interno dell'università per la loro militanza antifascista: Davide, Fabio e Marco. Dopo le perquisizioni delle loro case, a tutti veniva notificato il mandato di custodia cautelare ai domiciliari; i reati contestati sono quelli di minacce, resistenza e lesioni. 
Gli arresti sono lo strascico giudiziario dei fatti avvenuti la mattina del 14 maggio 2007 all’interno di Palazzo Nuovo, che qui di seguito riassumiamo: 
intorno alle 7,30 di quella mattina alcuni militanti del fuan (l’organizzazione degli “studenti” universitari fascisti), sotto l’occhio compiacente e complice delle forze dell’ordine, scavalcarono i cancelli ed entrarono nell’università torinese, piazzandosi nell’atrio con i loro volantini di propaganda politica in attesa dell’apertura regolare della struttura, protetti da vari cordoni di polizia. Aperti ufficialmente alle 8,00 i cancelli la polizia e la digos si prodigavano a impedire l’ingresso agli studenti identificati come antifascisti, costretti ad accedere all’interno di Palazzo Nuovo attraverso un’entrata secondaria non presidiata dalle forze dell’ordine. La presenza fascista e della polizia dentro Palazzo Nuovo mobilitò gli studenti antifascisti a formare spontaneamente un presidio d’opposizione, per chiedere l’uscita dei fascisti e la fine della militarizzazione dell’università. Le provocazioni da parte dei fascisti e delle forze dell’ordine furono innumerevoli, e crearono un clima di tensione crescente che culminò con una violenta carica ai danni del presidio, seguita da una vera e propria caccia all'uomo nell'atrio, nelle aule e persino nelle biblioteche. Diversi studenti e un lavoratore di Palazzo Nuovo furono manganellati e picchiati in vari luoghi dell’ateneo. Dopo l'uscita del fuan dall'università, il presidio antifascista, nonostante le difficoltà incontrate, si mosse in corteo verso il rettorato, per chiedere spiegazioni al rettore Ezio Pellizzetti. Nonostante i gravi fatti avvenuti le risposte fornite furono di circostanza e di rimpallo delle responsabilità. 

Oggi, nemmeno di fronte alla pesantezza delle conseguenze penali di quella mattina, il rettore ha ritenuto valesse la pena spendere una qualsiasi parola almeno in merito ai provvedimenti che hanno colpito i tre studenti arrestati. 
Riteniamo che quanto avvenuto la mattina del 14 maggio e gli arresti del 14 giugno siano fatti di estrema gravità e pericolo: la militarizzazione dell’università, le cariche della polizia e la successiva caccia all’uomo, gli studenti e i lavoratori feriti, e infine l’ordinanza di arresto per Davide, Fabio e Marco richiesta e firmata dalla magistratura torinese sono tutti elementi volti a colpire e intimidire chi a Torino continua a difendere e perseguire i valori dell’antifascismo e della Resistenza, nelle piazze, nei quartieri, sul posto di lavoro, nelle scuole e nelle università. Questura, magistratura e il rettore Pelizzetti sono responsabili, ognuno con precisi coinvolgimenti, di tutto quanto avvenuto.

Con questo appello vi invitiamo a firmare la richiesta della scarcerazione immediata di Davide Fabio e Marco, studenti arrestati con un castello accusatorio assolutamente inconsistente e attraverso un uso strumentale e politico della magistratura (è l'ordinanza di arresto stessa a dichiararlo esplicitamente) che di fatto imputa ai tre universitari la partecipazione al presidio e l'attivismo politico svolto quotidianamente all'interno dell'università. Se ce ne fosse bisogno, ciò rappresenta una motivazione in più per chiedere la loro immediata scarcerazione e la vostra firma a supporto di questa richiesta.

Torino, 16 giugno 2007
Network antagonista torinese - Csoa Askatasuna - Collettivo Universitario Autonomo - Csa Murazzi


PRIMI FIRMATARI:

- Gianni Vattimo (professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l'Università di Torino)
- Massimo Zucchetti (professore presso il Politecnico di Torino)
- Angelo D'Orsi (professore ordinario di Storia del Pensiero Politico Contemporaneo presso l'Università di Torino)
- Daniela Alfonzi (senatrice PRC)
- Alberto Burgio (docente di Storia della Filosofia presso l'Università di Bologna, deputato PRC)
- Luigi Saragnese insegnate, assessore alle Risorse educative del comune di Torino PRC)
- Gianluca Vitale (avvocato, aderente all'ASGI, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) 
- Lucia Delogu (vice-preside della Facoltà di Scienze Politiche, docente di Diritto Privato presso l'Università di Torino)
- Luciano Allegra (professore ordinario di Storia Moderma presso l'Università di Torino)
- Giuseppe Sergi (professore ordinario di Storia Medievale presso l'università di Torino)
- Pietro Kobau (professore associato di Estetica presso l'Università di Torino)
- Alessandra Algostino (professoressa associata di Diritto Costituzionale e Diritto Comparato presso l'Università di Torino)
- Alfredo Saad-Filho, Senior Lecturer, School of Oriental and African Studies (SOAS), University of London
- Simona Gallo (docente di Sociologia del Lavoro all'Università di Capetown - Sudafrica)
- Matilde Adduci (assegnista di ricerca presso l'Università di Torino)
- Giuseppe Caccia (ricercatore in Scienze Politiche presso l'Università di Torino)
- Chiara Bertone (ricercatrice in Sociologia presso l'Università del Piemonte Orientale)
- Daniela Calleri (docente presso l'Università di Torino)
- Dario Padovan (docente presso l'Università di Torino)
- Francesca Geymonat (ricercatrice presso l'Università di Torino)
- Paola Rumore (ricercatrice presso l'Università di Torino)
- Carlo Capello (ricercatore presso l'Università di Torino)
- Mario Ivani (ricercatore presso l'Università di Torino)
- Floriana Gargiulo (ricercatrice presso l'Università di Torino)
- Sergio Tosoni (ricercatore presso l'Università di Torino)
- J.Claude Leveque (ricercatore presso l'Università di Torino)

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Un altro appello è stato successivamente redatto dai docenti Enrico Pasini e Enrico Donaggio:


Il 14 maggio scorso, in occasione di paventati scontri tra studenti e militanti di parti politiche avverse, la polizia, di propria iniziativa, è intervenuta all'interno del Palazzo delle Facolta Umanistiche dell'Università di Torino, non soltanto a separare eventuali contendenti, ma caricando, inseguendo e percuotendo gli studenti fin negli uffici e locali di biblioteche e dipartimenti. Studenti in fuga, inseguiti e colpiti col manganello, non suggeriscono il protrarsi di una possibile resistenza ai pubblici ufficiali.

Questo ci ha causato un vivo sconcerto e serie perplessità sugli scopi effettivi di tale condotta.

Successivamente, a un certo numero di persone identificate come presenti sono state rivolte le accuse di resistenza e lesioni personali e tre di loro, almeno uno dei quali risulta espressamente non aver compiuto atti di violenza, sono stati sottoposti a custodia cautelare, nella forma degli arresti domiciliari: misura di cui non si colgono l'inderogabile esigenza o le motivazioni di concreto pericolo.

Ci uniamo alla richiesta, formulata da più parti, che gli studenti siano posti in libertà, in attesa di un'equa valutazione giudiziaria delle accuse mosse contro di loro dalla magistratura inquirente.


In ordine di adesione:
Enrico Pasini
Enrico Donaggio
Rocco Sciarrone
Gianni Vattimo
Maurizio Ferraris
Tiziana Andina
Gianfranco Gianotti
Sergio Bova
Lucio Bertelli
Pietro Kobau
Anna Chiarloni
Gaetano  Chiurazzi
Diego Marconi
Brunello Mantelli
Daniela Steila
Carla Bazzanella
Davide Lovisolo
Enrico Maltese
Gianluca Cuozzo
Lorenzo Massobrio



28/06/07 Torino palazzo di giustizia h 10.30
FABIO MARCO DAVIDE LIBERI SUBITO !


DAVIDE, FABIO, MARCO somo da giovedì agli arresti domiciliari.Arrestati perchè antifascisti, arrestati perchè autonomi. Da giovedì il movimento Torinese ha messo in campo iniziative in città, 
occupando il rettorato, organizzando un'assemblea e un presidio nel centro cittadino. Sono moltissimi gli attestati di solidarietàà che i compagni stanno ricevendo e che noi pubblichiamo; è stato anche redattto un appello per la loro scarcerazione immediata indirizzato a -professori, intellettuali, politici, partigiani, studenti, militanti e a tutti coloro che sentono i valori dell’Antifascismo e della Resistenza come i propri-
DAVIDE, FABIO, MARCO liberi subito!

LA CRONACA

giovedì 14 GIUGNO

Dalle 6.30 di del 14 giugno la Digos di Torino ha arrestato 3 compagni dell'Askatasuna e del collettivo universitario autonomo. Dopo aver perquisito le abitazioni li ha tradotti in questura notificando loro il mandato di custodia cautelare ai domiciliari. Davide, Fabio e Marco sono imputati dei reati di Violenza e resistenza a Pubblico ufficiale in merito agli scontri avvenuti all'università il 14 maggio quando un presidio antifascista impedì ai fascisti del Fuan di entrare a palazzo nuovo. Ci furono cariche della polizia dentro l'atrio dell'università e ci furono alcuni feriti. Due militanti dei Comunisti Italiani, che erano presenti alla manifestazione vennero già denunciati. In merito all'episodio, che ebbe molto eco sui giornali cittadini, vennero presentate alcune interrogazioni in consiglio comunale e in consiglio regionale, di solidarietà con gli studenti e di condanna alla manifestazione fascista.
leggi a lato in pdf le motivazioni dell'arresto

alle 11.00 dopo un breve presidio a Palzzo Nuovo è stato occupato il rettorato
alle 14.00 si è tenuta la conferenza stampa
scarica/ascolta la conferenza stampa a lato
alle 17 si conclude l'occupazione e la conferenza stampa rilanciando per domani alle 18.00 a Palazzo Nuovo un'assemblea di movimento, e sabato alle 17 un presidio davanti alla prefettura

Venerdì 15 giugno

Si è svolta a Palazzo Nuovo un'assemblea di movimento molto partecipata, che ha discusso la situazione e articolato le critiche del movimento contro l'Università di Torino, che ancora poche ore fa, con una nota del rettore Pellizzetti, ha assunto una posizione ponziopilatesca rispetto a ciò che è avvenuto sia il 14 maggio, giorno degli scontri tra studenti e polizia dentro l'università, sia il 14 giugno, giorno degli arresti dei tre compagni. All'assemblea hanno partecipato anche due partigiani che parteciparono alla liberazione di Torino durante la Resistenza, che hanno portato la loro solidarietà agli arrestati e invitato tutte le antifasciste e gli antifascisti a cercare la più vasta unità contro i tentativi della destra veterofascista di conquistare spazi politici e culturali nel nostro paese.

Sabato 16 giugno
comunicato del network antagonista torinese
Oggi a Torino più di trecento persone hanno idealmente abbracciato Davide, Fabio e Marco, i nostri tre compagni arrestati in seguito ad un’iniziativa antifascista che si tenne il 14 maggio scorso all’interno di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’università.
A partire dalle ore 17.00 si è formato in Piazza Castello un presidio in loro solidarietà che ne ha chiesto l’immediata liberazione e ha annunciato il lancio di una campagna di raccolta firme a cui tutte e tutti siamo invitati a partecipare.
Nell’appello, oltre alla richiesta di liberazione dei tre compagni, si denuncia l’inconsistenza dell’impianto accusatorio messo in piedi dalla magistratura torinese e l’uso politico e strumentale delle forze dell’ordine chiamate a militarizzare i locali universitari per proteggere e difendere un gruppo neofascista.
La magistratura, che ha accusato i nostri compagni non tanto di aver commesso concretamente dei reati, ma per la loro militanza antifascista quotidiana, per la loro internità nelle lotte sociali, è nell’appello ritenuta responsabile di voler colpire ed intimidire, attraverso questi arresti, chi a Torino continua a difendere e perseguire i valori dell’antifascismo.
Questi stessi concetti sono stati ribaditi anche all’interno dei numerosi interventi che sono stati fatti oggi in piazza. I compagni e le compagne di Davide, Fabio e Marco, i loro amici e le loro amiche, i loro colleghi di lavoro e di università, le loro famiglie, insieme alle altre persone presenti, hanno voluto, attraverso questo presidio, far sentire la loro voce, ora rinchiusa tra le mura di casa, e così sensibilizzare la cittadinanza di Torino su questo gravissimo episodio di repressione.
Numerosi gli attestati di solidarietà giunti in piazza, e variegate le voci che si sono levate a sostegno dei compagni detenuti. Oltre ai Comunisti Italiani, anche loro colpiti da una serie di denunce in seguito ai fatti occorsi il 14 maggio, hanno partecipato, tra gli altri, una delegazione No Tav della Val di Susa, i compagni e le compagne del centro sociale Gabrio, i collettivi studenteschi ed universitari della nostra città, vari esponenti della sinistra istituzionale, rappresentanti dei sindacati di base, realtà dell’antagonismo torinese, e poi tanti tanti altri...
E anche oggi al nostro fianco, alcuni partigiani della sezione Anpi Martiri del Martinetto, sezione alla quale sono iscritti Davide, Fabio e Marco, che hanno voluto, con la loro presenza, esprimere non solo la loro solidarietà, ma anche ribadire i valori della Resistenza e l’importanza di continuare a praticare l’antifascismo.
La campagna di liberazione continuerà nei prossimi giorni con altre iniziative, nella speranza che i nostri tre compagni possano presto tornare a lottare al nostro fianco.

Davide, Fabio e Marco liberi subito!
L’antifascismo non si arresta.


di seguito il comunicato del collettivo universitario autonomo



ARRESTATI STUDENTI ANTIFASCISTI


Oggi 14 giugno 2007, verso le 7 del mattino, tre compagni del Network
Antagonista Torinese sono stati raggiunti da notifica di arresti
domiciliari. Dopo la perquisizione delle rispettive abitazioni, per
volere del pm Tatangelo, sono stati portati in questura. I reati
contestati (minacce, resistenza, aggressione e lesioni in concorso con
le aggravanti) sono inerenti alla giornata del 14 maggio 2007, quando<

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