Perchè odiano Chavez

In ordine cronologico inverso:
1) Chavez aprirà 200 “fabbriche socialiste” (luglio 2007)
2) A partire del primo maggio 2010 la giornata lavorativa in
Venezuela passa ad essere di sei ore (maggio 2007)
3) De-privatizzazione delle compagnie di telefoni e elettricità
(americane) (gennaio 2007)

(... per tacere delle politiche energetiche alternative e della
nazionalizzazione del petrolio!)


=== 1 ===

Chavez aprirà 200 “fabbriche socialiste”

Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha dichiarato che si appresta
a far partire “più di 200 fabbriche socialiste” come parte del
“progetto di sviluppo nazionale della rivoluzione bolivariana”.

Secondo Chavez nel corso dell’anno saranno inaugurate industrie in
settori strategici; fra quelli interessati ci saranno i settori
dell’alimentare, vestiario, chimico, automobilistico ed informatico.

Queste aziende “saranno create per rafforzare la nostra indipendenza
e sovranità, ed avranno come finalità la produzione per le necessità
di base di tutti”. Il presidente venezuelano ha pure annunciato che
sta per cominciare la distribuzione di computers, telefoni cellulari,
automobili e motociclette assemblati in Venezuela con il partneriato
di Cina ed Iran.

Lo stesso vale per “Industria Petrocasa”, un programma di costruzione
di alloggi popolari realizzati con materiale plastico derivato dal
petrolio.

Chavez cerca di ottenere l’autosufficienza del paese in modo da
dipendere sempre meno dalle importazioni. In merito ha dichiarato:
“Il prossimo anno queste imprese daranno i loro frutti, per questo ho
voluto che il 2008 sia l’anno di un nuovo ciclo della rivoluzione.
Non vi spaventate”

Queste dichiarazioni il presidente venezuelano le ha fatte in
occasione della cerimonia di inaugurazione di una centrale
termoelettrica nello stato occidentale dello Zulia, e sono state
trasmesse in tutta la nazione per radio e televisione. Egli ha pure
chiesto di non spaventarsi per il modello socioeconomico che si sta
introducendo nel suo paese: “E’ un progetto di sviluppo nazionale che
qui non era mai stato considerato... questo noi lo possiamo fare
perché siamo liberi”.

Il presidente ha fatto anche riferimento alla capacità del Venezuela
di costruire armi.

“Stiamo producendo granate e i nostri primi missiletti, che non vanno
molto lontano.. Non dobbiamo aggredire nessuno, ma che a nessuno
venga in mente di venire qui ad aggredirci”.

da Rebelion.org
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=52398

Fonte: aa-info @ yahoogroups.com


=== 2 ===

Epocale annuncio di Hugo Chavez: a partire del primo maggio 2010 la
giornata lavorativa in Venezuela passa ad essere di sei ore

Attilio Folliero

Caracas, 01/05/2007, LPG - E' un salto epocale, quello annunciato
oggi da Hugo Chavez, in occasione della Festa del Primo maggio.
Costituita una commisione presidenziale, presieduta dal Vice
Presidente Jorge Rodriguez, incaricata di promuovere una riforma
costituzionale tendente a portare la giornata lavorativa dalle
attuali otto ore a sei ore, con meta da raggiungere progressivamente
il primo maggio del 2010. Ossia, progressivamente la giornata
lavorativa in Venezuela passerá dalle otto ore attuali, a sei ore, il
che significa un enorme miglioramento della qualitá della vita del
lavoratore, del proletariato.

Con quest'annuncio Hugo Chavez si pone decisamente alla testa delle
rivendicazioni del proletariato non solo venezuelano e
latinoamericano, ma mondiale. Una dozzina di anni fa, in Italia sulla
scorta dell'approvazione in Francia di una legge che fissó la
settimana lavorativa a 35 ore, si ebbe un grande dibattito, poi
caduto nel dimenticatoio. Oggi, la sinistra che allora era alla testa
della rivendicazione della settimana lavorativa di 35 ore, é
pienamente inserita nel Governo, ma il tema della riduzione della
giornata lavorativa non é stato piú ripreso. Oggi, questa sinistra
sembra, preoccupata esclusivamente delle sorti del capitalismo
italiano in affanno per la profonda concorrenza da parte dei nuovi
capitalismi selvaggi, dove lo sfruttamento dei lavoratori é
illimitato ed il salario orario é di poche decine di centesimi di
dollari. Quest'annuncio di Chavez puó e deve avere ripercursioni
anche in Italia, stimolando la ripresa delle lotte rivendicative dei
lavoratori e del proletariato.

E' indubbio che l'annuncio di oggi, di Hugo Chavez avrá ripercursioni
non solo in America Latina, ma in tutto il mondo e soprattutto nei
paesi del capitalismo avanzato, dove la giornata lavorativa é ferma
alle otto ore. E' arrivato il momento che ovunque si apra la stagione
della rivendicazione della giornata lavorativa di sei ore. Da oggi é
necessario lottare per rivendicare una nuova riorganizzazione della
giornata dell'uomo: 6 ore per il lavoro, 6 ore per dormire, 6 ore per
la diversione e 6 ore per la formazione e la rigenerazione, per
alimentare il corpo e formare il cervello.

Ricordiamo anche che la rivoluzione bolivariana, in otto anni di
Governo Chavez ha sconfitto l'analfabetismo in Venezuela ed é
fortemente impegnata nella sfida per debellare la povertá entro il
2021. Ma la rivoluzione bolivariana non ha solo mete in Venezuela: é
di questi giorni il lancio del programma, nell'ambito dell'ALBA,
tendente a sconfiggere l'analfabetismo in tutta l'America Latina.
Inoltre, sono numerosi i programmi di solidarietá intrapresi nei vari
paesi dell'America Latina, fino ai settori poveri della societá
statunitense, ai quali lo stato venezuelano fornisce petrolio a
prezzo agevolato.

Se l'annuncio piú eclatante, che sicuramente fará il giro del mondo,
é quello della riduzione della giornata lavorativa, non meno
impattanti sono gli altri provvedimenti annunciati: da oggi il
salario minimo in Venezuela passa a 614.000 bolivares circa, con un
aumento del 20%. E' bene ricordare che il salario minimo é
accompagnato anche da un buono pasto giornaliero.

Negli otto anni di Governo Chavez il recupero del potere d'acquisto
reale del salario del lavoratore é cresciuto come in pochi paesi al
mondo: dai circa 30 dollari USA mensili del 1999, anno dell'arrivo di
Hugo Chavez al Governo, ai poco meno di 300 dollari USA mensili
attuali; in realtá aggiungendo il valore del buono pasto giornaliero,
il salario minimo supera i 400 dollari USA mensili. Ma vi é un altro
dato da considerare: quando Chavez arriva al Governo l'inflazione,
che nel 1996 arrivó a superare il 100%, (http://
www.lapatriagrande.net/01_venezuela/economia/ipc_ven.htm) divorava
interamente lo scarso salario; negli anni di Chavez l'aumento del
salario é sempre stato al di sopra dell'inflazione; nel mese di Marzo
2007, ad esempio, ultimo dato disponibile, l'inflazione é stata di
-0.7%.

Sono stati numerosi i provvedimenti annunciati e che da oggi entrano
in vigore, tutti tendenti a migliorare la qualitá della vita delle
fasce piú deboli, come la pensione sociale (il 60% del salario
minimo) per le persone anziane (61 anni di etá) che non hanno versato
contributi previdenziali e che fino ad oggi non avevano diritto a
nessuna fonte di reddito.

Ma oggi é anche il giorno della fine della "Apertura petrolifera",
ossia la legge che permise la privatizzazione del settore
petrolifero, pur in presenza di una legge costituzionale che
riservava l'attivitá lucrativa nel settore petrolifero ed energetico
esclusivamente allo Stato. Con l'"apertura petrolifera" negli anni
novanta si permise praticamente la privatizzazione del settore
petrolifero. A partire da oggi, l'attivitá petrolifero torna ad
essere interamente di uso esclusivo dello Stato.

E' proprio grazie al recupero degli introiti derivanti dallo
sfruttamento delle fonti energetiche che il Governo Chavez ha potuto
operare una ridistribuzione delle ricchezze piú giusta ed
inidirizzata fortemente a pagare l'enorme "debito sociale" di cui
furono vittime le classi lavoratrici e piú povere. Fino all'avvento
del Governo Chavez, le enormi ricchezze del Venezuela erano di uso
esclusivo delle classi oligarchiche e di governo, lasciando al
proletariato esclusivamente le briciole, ossia i circa 30 dollari USA
mensili di salario minimo, con cui era costretta a sopravvivere il
70% della popolazione venezuelana. Mai in passato i governi
venezuelani avevano realizzato politiche di carattere sociale: il 70%
della popolazione venezuelana non aveva diritto a sanitá, educazione,
formazione, pensione, assistenza sociale... non aveva diritto che
alla povertá estrema.

Oggi Chavez non é solo sempre piú saldamente al Governo nel suo
paese, ma é sempre piú popolare in America Latina e nel mondo intero
e lider riconosciuto alla testa delle rivendizioni del proletariato
mondiale.

Fonte: http://nuke.lapatriagrande.net


=== 3 ===

Chavez: (ri)nazionalizzazioni

Insediandosi a Caracas, annuncia «la strada verso il socialismo» e la
de-privatizzazione delle compagnie di telefoni e elettricità (americane)

Maurizio Matteuzzi da il Manifesto del 10.1.07 p. 6

Con un'accelerazione secca ma per la verità non inattesa la via
venezuelana al socialismo - anche se al «socialismo del secolo XXI» -
sembra tracciata e, stando alle parole del presidente Hugo Chavez, «è
irreversibile». Ne prendano buona nota Bush, le compagnie
transnazionali, la chiesa cattolica e l'opposizione venezuelana.
Alle parole socialismo e nazionalizzazioni delle «imprese
strategiche», la Borsa di Caracas è crollata - meno 9% ieri - e
quella di New York è stata costretta a sospendere le contrattazioni
delle azioni della Cantv, la compagnia telefonica privatizzata nel
'91, cadute del 35%.
Fra lunedì, quando nel teatro Teresa Carreño di Caracas ha ricevuto
il giuramento dei 27 ministri (di cui 15 nuovi nel consueto
tourbillon), e ieri mattina, quando nel Salon protocolar del
Congresso ha giurato per il suo nuovo mandato di 6 anni (fino al
2013, per il momento), Chavez ha interpretato fino in fondo il ruolo
di guastatore che l'ha reso, con l'ineluttabile tramonto di Fidel, il
leader latino-americano più esplosivo.
Ieri mattina le cerimonie sono cominciate presto, perché poi Chavez
doveva partire per Managua per presenziare all'insediamento di Daniel
Ortega. Alle 8, fiori al Panteon nazionale, dove riposa el Libertador
Simon Bolivar; alle 9 nella sede dell'Assemblea nazionale il
giuramento e l'imposizione della fascia presidenziale; subito dopo un
discorso che i network privati (e ostili) hanno dovuto ingoiare in
catena nazionale; alle 11 sfilata militare nel Paseo de los Proceres.
Fra lunedì e ieri Chavez ha tracciato la sua strategia per i prossimi
6 anni: 5 gli assi - o «i motori» - su cui si muoverà «la
rivoluzione». La nuova Ley Habilitante votata dall'Assemblea
nazionale (dove, dopo il ritiro suicida dell'opposizione dalle
elezioni del dicembre 2005, tutti i 167 seggi sono chavisti) per
avere i poteri speciali necessari ad adottare le riforme; la riforma
costituzionale «in senso socialista»; l'«educazione popolare»; la
«nuova geometria del potere»; lo «Stato comunale» («una specie di
confederazione regionale, locale, nazionale dei consigli comunali»)
quale primo passo dello «Stato socialista, dello Stato bolivariano
capace di guidare una rivoluzione». Per avviare questi 5 «motori»,
dovrà essere riformata «profondamente» la sua costituzione
bolivariana che allora, nel '99, già diede un colpo forte ma non
ancora letale al vecchio sistema della democrazia rappresentativa,
formale ed escludente che aveva retto il Venezuela dal '58 al '98
preservandolo da golpe e dittature militari ma facendo di
quell'Eldorado petrolifero il paese dell'incredibile tasso di povertà
(l'80% dei 26 milioni di venezuelani).
Ma Chavez non si è limitato a delineare la strada verso «la
Repubblica socialista del Venezuela». Ha detto altro e di più. E da
subito. Ri-nazionalizzare i settori strategici - a cominciare dalla
Cantv e dall'Edc, la compagnia dell'elettricità -, se non il petrolio
(con le compagnie transnazionali che sfruttano i giacimenti
tradizionali di Maracaibo e quelli nuovi dell'Orinoco ha stretto mesi
fa nuovi accordi che prevedono la creazione di joint ventures con
Pdvsa, la compagnia statale venezuelana, e il forte aumento di
royalities e tasse) almeno le raffinerie, revocare l'autonomia della
Banca centrale (un concetto proprio dell'era «neo-liberista»).
Abbastanza per far crollare, ieri, le Borse e provocare la prima
reazione minacciosa di Bush («Le compagnie Usa dovranno essere
risarcite adeguatamente»).
A parte il petrolio, da maneggiare con cura (il greggio venezuelano
rifornisce il 15% del mercato interno Usa e per le compagnie a stelle
e strisce il Venezuela continua a essere una festa), sotto tiro ci
sono Cantv e Edc. La compagnia dei telefoni è l'unica impresa del
Venezuela quotata a Wall Street ed è controllata dalla statunitense
Verizon (ma ci sono anche la Telefonica spagnola, la Deutsche Bank
tedesca, l'UBS svizzera, la Morgan Stanley americana e fondi di
investimento californiani ed elvetici); la compagnia elettrica,
privatizzata nel 2000, è controllata dalla AES Corp. basata ad
Arlington, Usa.
Chavez non si è risparmiato negli interventi degli ultimi due giorni
citando, per spiegare cosa significi il suo «socialismo del secolo
XXI», citando a profusione Marx e Lenin, il Trotzky della
«rivoluzione permanente» e la Bibbia o «il comandante» Gesu Cristo.
Ma questo può fare parte del personaggio.
Si vedrà presto se la via venezuelana al socialismo imboccherà la
strada presa a suo tempo dalla Cuba castrista o se sarà solo la
semplice - e quasi inevitabile - reazione del Venezuela, come di
molti altri paesi (anche moderati) dell'America latina, contro le
privatizzazioni selvagge e spesso fraudolente degli anni 90 del '900.