L'"URANIO IMPOVERITO" E' UN DEPISTAGGIO

Molto baccano si va facendo in questi giorni sulla storia dell'uranio
impoverito. La preoccupazione relativa ai (paventati) rischi per la
salute dovuti all'uso di proiettili costruiti con questa sostanza
sarebbe encomiabile, se fosse accompagnata da altrettanta preoccupazione
per i SICURI danni causati a larghi strati della popolazione dalla
dispersione nell'ambiente di sostanze letali come il mercurio, il VCM,
eccetera, in seguito ai bombardamenti sui petrolchimici. Un esempio e'
Pancevo, dove la NATO ha volutamente colpito i serbatoi di carburante
come forma di guerra chimica indiretta, superando per vigliaccheria ed
infamia criminale ogni crimine commesso dal nazifascismo durante la
Seconda Guerra Mondiale. La guerra chimica scatenata a Pancevo (a 30 Km
da Belgrado) contro la popolazione civile viene tuttora tenuta nascosta
dai nostri mass media, che anche in questa occasione dimostrano di
essere diventati meri strumenti di disinformazione militare.


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Giovedi' 21.12.2000
"LA STAMPA"

http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/CRONACHE/ZACCARIA.htm

Giovedì 21 Dicembre 2000
«L’uranio delle bombe ci uccide»
Il dramma dei serbi a Pancevo: 10 mila tumori

Giuseppe Zaccaria
inviato a PANCEVO (Serbia)

Forse l’uranio delle decine di migliaia di bombe lanciate un anno
e mezzo fa sulla Jugoslavia si definiva «impoverito» per il contesto che
era
destinato a produrre. Chi ha inventato la definizione pensava forse che
simili
armi fossero destinate a cadere solo sugli angoli più poveri del mondo:
le
sabbie irachene, lo squallido Kosovo, o questa fetida area industriale
ai
confini della Vojvodina. Magari, una volta piovuti dal cielo, questi
ordigni
avevano il compito di impoverire definitivamente un luogo, una regione,
uno
Stato. Forse di determinare addirittura le esistenze di generazioni
sempre più
povere. Forse però è arrivato il momento di mettere da parte i «forse» e
i
«chissà» per prendere atto di una realtà infernale. Signori medici,
magistrati
e generali: trascurate per un momento le dispute parascientifiche sulle
morti
dei soldati e venite a Pancevo, vertice del Triangolo Nero. Qui
scoprirete che
a causa dell’uranio impoverito, del nitrossido dioxide, del cadmio e di
tutta
la
valanga di porcherie rovesciata dalla guerra su questi territori, non si
registrano alcune morti ma un’ecatombe.
Dica, signor Zafirovic: è vero che in un anno a Pancevo le morti per
tumore o
leucemie sono aumentate del 70%? «Ecco la solita balla».
Un’esagerazione? «No,
una balla per difetto. I decessi sono aumentati del 500%». Ivan
Zafirovic
nella municipalità di Pancevo è ciò che da
noi si definirebbe l’assessore all’ecologia, e come esponente dei Verdi
lavora
sulle problematiche ambientali da 13 anni. Si era già pericolosamente
esposto
durante il regime di Milosevic, adesso dopo la «svolta democratica» apre
i
rubinetti della frustrazione. «Prima della
guerra - racconta - questa regione già registrava un alto numero di
tumori e
di leucemie: duemila all’anno, a causa delle numerose fabbriche chimiche
e
delle pessime condizioni di sicurezza. Adesso, dopo i bombardamenti e
gli
incendi degli impianti i casi di neoplasie sono schizzati in alto fino a
toccare i diecimila. E per la prima volta si nota un aumento di simili
malattie anche fra i giovanissimi. Uno è morto proprio ieri nel nostro
ospedale, aveva 13 anni...».
Poco prima, all’università di Belgrado, il professor Vukasin Pavlovic,
decano
all’istituto di Scienze Politiche ci aveva mostrato alcune mappe di
prossima
pubblicazione: «Vede? Abbiamo colorato in rosa le aree sottoposte a
bombardamenti meno intensi, in rosso quelle più martellate, in nero le
zone su
cui ogni giorno si sono rovesciati più di 130 attacchi aerei per
un periodo dai 51 fino ai 68 giorni consecutivi...». Quelle mappe,
ironia
della storia, stanno per essere pubblicate grazie a un finanziamento
inglese,
della stessa nazione che più di ogni altra sosteneva i bombardamenti.
Nella
divisione accademica fra «ottimisti» e non, Pavlovic si schiera con la
seconda
categoria. Gli ottimisti considerano quella jugoslava solo una
catastrofe
spaventosa, lui e molti altri una catastrofe irrimediabile. I più grandi
intellettuali di Serbia hanno appena fondato un’associazione, «Belj
Angeo» -
Angelo Bianco - che tenterà di fronteggiare il problema.
Sulle mappe la zone più scura è quella del Kosovo, ma fra Serbia e
Vojvodina
il Triangolo Nero si colloca nel cuore del territorio. I suoi vertici
sono
Belgrado, Novi Sad e Pancevo.
«Anche se non amo parlare di cifre prima di avere un quadro completo -
dice il
professor Pavlovic - posso anticiparle fin d’ora che nessuno si
aspettava nel
dopoguerra jugoslavo una mortalità così alta. Sto già tentando di
immaginare
che cosa accadrà agli albanesi del Kosovo...».
Ma dove sono, se esistono, le cifre di questa ecatombe? Da Belgrado il
professor Pavlovic dice: «Per avere una stima attendibile bisognerebbe
rivolgersi ai militari, e le fonti militari ancora tacciono. Io posso
dirle
quel che tutti hanno sperimentato: a Belgrado, fra settembre e
novembre scorsi, per far seppellire un proprio caro bisognava aspettare
anche
una settimana.
Era in atto una catena di decessi post-bellici che nessuno aveva
previsto.
D’accordo, persone anziane che non avevano retto allo stress, malati
cronici
che non avevano potuto curarsi ma anche molti, molti altri...».
Zafirovic fornisce una spiegazione più articolata: «Delle morti a
catena,
finora i medici non hanno parlato per due ragioni. La prima era la
pressione
del regime, ancora in atto un mese fa.
Il secondo motivo è ancora valido: nessuno vuol essere accusato di aver
creato
panico». A Pancevo i Verdi avevano cominciato un’attività di ricerca già
durante gli ultimi mesi del regime, partendo da una circostanza strana
eppure
visibile a tutti: da molti mesi morivano i
cani,carcasse di animali nelle campagne, ai bordi delle strade, appariva
intuitivo il fatto che quelle bestie vivessero più degli uomini a
contatto col
terreno. Dai cani alla selvaggina il passo è stato breve. Dice Pavlovic:
«L’uranio impoverito lanciato sull’Iraq colpì in gran parte distese
sabbiose,
eppure negli Usa si discute del fatto che 80 mila soldati possano essere
stati
infettati.
Nessuno immagina che cosa possa provocare lo stesso inquinamento in un
ecosistema diverso, ricco di boschi, di specie animali, di acque che
scorrono
e trascinano residui...».
Da Novi Sad, terzo vertice del Triangolo Nero, un altro assessore
ecologista,
Nikola Aleksic, descrive la situazione in termini più ampi: «Già durante
i
bombardamenti dicevo che la Nato non stava bombardando solo la
Jugoslavia ma
l’Europa, le particelle di uranio impoverito sono
pericolose solo da vicino ma restano in sospensione, vengono trasportate
dal
vento, rimangono nocive per 4 mila anni. Noi aspettiamo sconsolati che i
veleni penetrati nel terreno raggiungano le falde acquifere sotterranee.
Tutto
ciò dovrebbe avvenire entro 3 anni dal momento del disastro: dagli
ultimi
bombardamenti sono trascorsi 19 mesi».
Un’altra fonte che preferisce non esporsi ci ha fornito una cifra:
sarebbero
192 i soldati jugoslavi ricoverati negli ospedali militari a causa di
tumori o
leucemie. Il numero dei civili che hanno preso parte alla guerra come
«richiamati» e oggi soffrono di immunodeficienze non si
calcola.

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Bollettino di controinformazione del
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