(english / italiano)

LIBIA, COSA SI SAREBBE DOVUTO FARE E NON SI E' FATTO

1) Guerra, cosa si sarebbe dovuto fare e non si è fatto (M. Correggia)
<< All'ipocrita Marcia Perugia Assisi che si svolgerà il 25 settembre avrei voglia di andare con un cartello: "Libia. Il silenzio dei pacifisti ha ucciso" >>

2) I mercenari italiani in Libia e i loro rapporti con i neofascisti (I. Di Sabato)
<< Erano uomini di SAYA, del MS, polizia parallela... >>

3) Historic Church of St. George in Tripoli Ransacked (A. Chaini)
I teppisti del cosiddetto CNT hanno devastato la chiesa ortodossa di Tripoli, monumento storico che risaliva al 1647

4) Libia, la Resistenza contro la conquista NATO-USA prosegue (IAC)
<< La guerra USA in Libia è il primo aggressivo passo per l’espansione delle altre guerre di conquista coloniale in Africa >>

5) NATO prepares bloodbath in Sirte (WSWS)
<< La NATO si appresta ad un bagno di sangue a Sirte... precisamente il tipo di azioni che dicevano di dover impedire con la loro guerra >>


Altri link:

The West Wants to take Control of Libya's Oil Wealth
Interview with Michel Chossudovsky, Director of Centre for Research on Globalization.
Global Research, August 27, 2011
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26227

The "Liberation" of Libya: NATO Special Forces and Al Qaeda Join Hands
"Former Terrorists" Join the "Pro-democracy" Bandwagon
By Prof. Michel Chossudovsky - Global Research, August 28, 2011
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=26255


=== 1 ===

http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6961&Itemid=9

GUERRA, COSA SI SAREBBE DOVUTO FARE E NON SI E' FATTO

Marinella Correggia
 
Mentre gli alleati locali della Nato (i cosiddetti ribelli) qualificano di "atto di aggressione" l'accoglienza che l'Algeria avrebbe dato a moglie e alcuni figli e nipoti di Gheddafi, e mentre tutte le foto della famiglia sterminata dalla Nato in luglio a Sorman e diventata un simbolo dei crimini di guerra sono sparite dagli hotel e sono state sostituite dalla bandiera monarchica, e mentre a Tripoli NON si contano i morti degli ultimi giorni (sotto i bombardamenti che hanno spianato la strada agli alleati locali, e per l'eliminazione fisica di lavoratori africani con il pretesto che erano "mercenari", e con l'epurazione di libici vicini all'ex regime e di quelli in precedenza fuggiti dall'Est), e mentre nessuno conterà mai i morti civili di 20.000 raid aerei condotti da piloti mercenari occidentali (mercenari, visto che appoggiavano una fazione libica) sulla base di un mandato  Onu per proteggere i civili stessi, e meno che mai nessuno conterà i morti fra i soldari, nel tiro al piccione dai cieli, e mentre l'Italia NON accoglierà e mentre prosegue una medioevale caccia all'uomo degna del miglior far west (di nuovo il "wanted" sulla porta del saloon, ha ricordato il presidente del Venezuela) adesso mi rendo conto che l'unica cosa utile da fare in tutti i modi sarebbe stata una campagna A MARZO per appoggiare la proposta di Chavez e dei paesi dell'Alba, accettata dalla Libia:  MEDIAZIONE FRA LE PARTI E INVIO DI OSSERVATORI ONU i quali avrebbero visto che non c'erano affatto i diecimila morti fra i manifestanti (mesi dopo, Amnesty International parlava di 209 morti accertati, su entrambi i fronti visto che molti poliziotti e custodi erano stati uccisi dai manifestanti) togliendo la scusa per l'intervento. Invece non si è fatto. 
 
Dopo che un giorno il Manifesto forso solo casualmente non mi aveva pubblicato un pezzo su appunto questa iniziativa venezuelana (e anzi aveva pubblicato un pezzo di Wallerstein in cui praticamente qualificava di idiota il povero Chavez), agli inizi di marzo, sdegnata mi sono allontanata da loro non scrivendo quasi più in merito. Idiota. Occorreva insistere. Se il Manifesto - l'unico quotidiano che dal 1991 è sempre stato contro le guerre - avesse fatto una simile campagna, dicendo qualcosa ogni giorno in merito, appoggiato da altri media alternativi e trascinando per esempio gli antiguerrra superstiti che non sapevano che fare, l'iniziativa di Chavez avrebbe avuto qualche chance, come chiedeva Fidel ai paesi e ai popoli del mondo.
 
Un'altra guerra, e niente di efficace da parte dei pacifisti. Che comunque non esistono più. Non parlerei più di pacifisti; meglio usare il termine "oppositori alla guerra". Arci, Acli, Cgil e componenti (mai un minuto di sciopero contro nessuna guerra dal 1990 in avanti), Tavola della Pace, per non dire di Attac Francia, dei vari aderenti di punta al Forum Sociale Mondiale, dei vari Sullo, delle Ong varie e di chi aveva sempre altre urgenze umanitarie da seguire. Urgenze più urgenti dei massacri della Nato e dei loro alleati libici. 
 
All'ipocrita Marcia Perugia Assisi che si svolgerà il 25 settembre avrei voglia di andare con un cartello: "Libia. Il silenzio dei pacifisti ha ucciso". Molti del "movimento" e della "società civile" adesso arriveranno, a fare il business umanitario laggiù, parallelamente al business della ricostruzione e del petrolio.  Vincono sempre gli scrocconi di guerra che sono tanti e su tutti i fronti. Ce n'è di che voler stracciare il passaporto e non rifarlo.


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http://www.facebook.com/notes/italo-di-sabato/i-mercenati-italia-in-libia-e-i-loro-rapporti-con-i-neofascisti/10150291511894806

I mercenari italiani in Libia e i loro rapporti con i neofascisti







by Italo Di Sabato on Monday, August 29, 2011 at 10:22am



Sul corriere della sera di domenica 28 agosto  a pag 15 si racconta la storia dei tre italiani presi prigionieri in Libia.
Sull'articolo si fa il nome di Paolo Simeone, già implicato nella storia di Quattrocchi in Iraq. In particolare Simeone (e Quattrocchi). erano uomini di SAYA, del MS, polizia parallela, già agli ”onori" delle cronache in questi giorni per le sue dichiarazioni omofobe e naziste in vista del raduno tra un paio di settimane a Genova.
http://www.osservatoriorepressione.org/2009/03/le-ronde-nere-dellex-maresciallo.html
https://www.facebook.com/#!/event.php?eid=249733415061374
Il primo, Antonio Cataldo, 27 anni dalla provincia di Avellino, su facebook, si mostra con foto in divisa militare, in paese è noto che farebbe lavoretti idraulici.
In effetti,
http://it-it.facebook.com/vichingo88
 
Il secondo, Vittorio Carella di Peschiera Borromeo, MI, è un vigilante (in servizio, in congedo, in missione??), che si era fatto crescere la barba ultimamente (tattica mimetica di infiltrazione in un paese arabo?), diceva di aver avuto un ingaggio in Tunisia.  
Il terzo, il più interessante, Luca Boero di Genova “aveva contattatato qualche tempo prima di partire Paolo Simeone. Già caposquadra di fabrizio Quattrocchi, il contractor della compagnia di sicurezza ucciso nel 2004 in Iraq. Caporalmaggiore riservista del 31mo Cavalleria di Altamura, negli anno 90 aveva prestato servizio nei Balcani. Esperto di arti marziali, investigatore privato con licenza diporto d’armi per fucile da tiro, ora lavorava soprattutto come addetto alla sicurezza in locali notturni di Genova.”
Paolo Simeone, chi è costui?
http://www.traininglabint.com/?p=69
http://www.youtube.com/watch?v=-JOplj3qeQc
 
Qui le connessioni Paolo Simeone e Quattrocchi
http://it.wikipedia.org/wiki/Fabrizio_Quattrocchi
http://www.repubblica.it/2004/d/sezioni/politica/iraqita2/lavori/lavori.html
 
Connessioni tra Saya, Simeone e Quattrocchi
http://www.pmli.it/scopertapoliziaparallelanuovagladio.htm
http://www.onemoreblog.it/archives/006850.html
http://www.ecn.org/antifa/article/421/dssarassegnastampa
http://controrevisionismo.blogspot.com/2009/10/i-pm-riabilitano-quattrocchi.html#more
quest’ultimo pezzo è del 2009 di Erika Dellacasa del corsera, segno che, se il corsera glielo consente, la Dellacasa farà lo scoop domani o dopodomani, perché ha tutti gli elementi in mano.
http://www.splinder.com/myblog/comment/list/5048961


=== 3 ===

http://world.greekreporter.com/2011/08/25/historic-church-of-st-george-in-tripoli-ransacked/


The historic church of St. George located in Libya, in Tripoli, dating back to 1647 was ransacked.  The church is the oldest Orthodox church in North Africa.
The president of the Greek community, Dimitris Anastassiou transferred the news to the Metropolitan of Tripoli Mr. Theophylaktos, who has been in Greece since late June.
“I am feeling heartbroken for what is happening in Libya, this beautiful country which was destroyed and whose people are noted for their hospitality,” stated Metropolitan of Tripoli, who settled in Libya in 1991.
”I was sad to hear the news from Mr. Anastassiou. The thieves stole the shrine of our patron saint which I had brought from Mount Athos.  Old Gospels, chalices, cherubim, censers, one of which we had been given by the Ecumenical Patriarch Bartholomew. Those who stole the holy objects contacted the president of the community and asked for money in order to return them. Mr. Anastassiou reported the incident to the police, but as things are at the moment, noone will deal with this matter,” he said.


=== 4 ===

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=21405

LIBIA – LA RESISTENZA CONTRO LA CONQUISTA USA-NATO PROSEGUE

di IAC International Action Center

su altre testate del 28/08/2011

Traduzione di Nadia Schavecher per l'Ernesto online

Malgrado si trovi in condizioni di inaudita difficoltà – inclusi i continui bombardamenti NATO, sbarco di mercenari, operazioni condotte da Forze Speciali e la distruzione delle infrastrutture civili – l’eroica resistenza alla conquista imperialista della Libia è continuata.

Tutti i grandi media mentono sostenendo vi sia una resa totale, la fuga del leader libico Moammar Gheddafi, l’arresto dei suoi figli ed altro ancora si sono rivelate nient’altro che bugie e guerra psicologica. Dopo 159 giorni di bombardamento, incredibilmente, la resistenza continua.

La continuazione della resistenza mette anche in evidenza la menzogna delle cosiddette “armate democratiche ribelli”, armate che sono state allestite dalla Gran Bretagna , dalla Francia e dagli USA per facilitare l’invasione imperialista del Paese ricco in petrolio. Nel mentre, sono state distribuite armi all’intera popolazione da parte del governo libico, una cosa che un dittatore odiato dal popolo non avrebbe mai fatto.

Come in Iraq e in Afghanistan, le arroganti dichiarazioni di vittoria degli USA e di “missione compiuta” non significano la fine della resistenza della popolazione locale, che assume varie forme. Il popolo libico ha eroicamente opposto resistenza non solo a mezzo anno di bombardamenti, ma anche ad una tempesta di propaganda da parte dei grandi media razzisti volta a dipingere la macchina militare USA-NATO, ridicolmente ed ancora una volta, come i grandi liberatori bianchi.

Mentre la resistenza continua in Libia, noi al centro dell’imperialismo USA dobbiamo continuare qui la nostra resistenza contro la guerra criminale mentre continua la prolungata guerra contro i poveri e gli oppressi all’interno degli USA.

Nel corso di un tour per diffondere la verità, organizzato da IAC con l’ex parlamentare Cynthia McKinney , che si è recata in Libia per essere testimone oculare dell’attacco USA-NATO, è stata organizzata una serie di grandi assemblee contro la guerra in 21 città in tutto il Paese. Ciascuno di questi incontri, che sono stati preparati da coalizioni locali di diverse forze, ha visto la presenza di centinaia di attivisti contro la guerra, antimperialisti e attivisti sociali.

Questi incontri contro la guerra degli USA in Libia sono stati i più grandi e partecipati tenutisi da molti anni a questa parte.
Nel frattempo IAC è sceso nelle strade, organizzando proteste in tutto il Paese.

La guerra USA in Libia è il primo aggressivo passo per l’espansione delle altre guerre di conquista coloniale in Africa. Questo significa una nuova minaccia contro il Sudan e la Somalia. Significa una nuova scelta bellicosa nei confronti di altri Paesi in Medio Oriente, specialmente Siria e Iran.

Aiutateci a continuare la resistenza alla guerra USA/NATO in Libia.

IAC International Action Center
International Action Center • Solidarity Center • 55 W. 17 St., Suite 5C • New York, NY 10011
Phone 212.633.6646 • E-mail: iacenter@... • En Español: iac-cai@...


=== 5 ===

http://www.wsws.org/articles/2011/sep2011/pers-s01.shtml

NATO prepares bloodbath in Sirte

1 September 2011


Nearly six months after securing a United Nations Security Council resolution authorizing a no-fly zone in Libya and the use of “all necessary measures… to protect civilians and civilian populated areas under threat of attack,” the US and its NATO allies, former colonial powers, are mounting a barbaric siege of a major population center that threatens to produce civilian casualties on a mass scale.

In their breathless promotion of the “final battle” to realize the real US-NATO aim in Libya—regime-change—few in the Western media have bothered to consider the fact that the major imperialist powers are carrying out precisely the kind of act they claimed their war was designed to prevent.

Gaddafi’s troops were marching on Benghazi, the world was told, and only a “humanitarian” intervention by NATO could save the city’s innocent population. Now the “rebels” are encircling Sirte, led by British and Qatari special forces troops, intelligence operatives and mercenary military contractors, while the city’s population is being pounded by NATO bombs and cut off from food, fuel and all basic supplies.

The sheer contempt shown by the US and the Western European powers for legality and world public opinion is breathtaking. The pretense that NATO is acting under the terms of the UN resolution that provided a fig leaf for its intervention is more than absurd; it has become obscene.

One has to go back to the crimes of the fascist powers in the 1930s and 1940s to search for parallels to such a siege: the bombing of Guernica in the Spanish Civil War, the siege of Leningrad and the Warsaw Ghetto.

NATO warplanes have over the past few days conducted scores of air strikes against Sirte, the town of Bani Walid to its west and the roads linking the two. While there have been no independent reports from Sirte, the spokesman for the Gaddafi regime, Moussa Ibrahim, reported that the continuous bomb and missile attacks have killed 1,000 people in the city and left many more wounded.

Part of this ferocious air assault is aimed at assassinating Colonel Muammar Gaddafi, who is believed by some to have taken refuge in the city or its surrounding area. Western special forces are reportedly on the ground hunting for Gaddafi, while an array of US spy planes have been deployed to pinpoint his whereabouts.

The NATO-led rebels have taken up positions on the main coastal highway both east and west of Sirte, with orders to stay in place until the NATO blitzkrieg has sufficiently annihilated the city’s defenders.

The National Transitional Council (NTC), the self-appointed body of ex-Gaddafi ministers, Western intelligence assets, Islamists and tribal functionaries that has been recognized by the major powers as the legitimate government of Libya, has announced a surrender-or-die ultimatum to the city. If a surrender is not forthcoming by Saturday, they say, the city will be subjected to military assault.

“We have been given no indication of a peaceful surrender,” an NTC military spokesman, Col. Ahmed Omar Bani, told a press conference in Benghazi. “We continue to seek a peaceful solution, but on Saturday we will use different methods against these criminals.”

“Sometimes to avoid bloodshed you must shed blood, and the faster we do this the less blood we will shed,” said Ali Tarhouni, the deputy head of the NTC.

The Western media is justifying a bloodbath in advance, reporting that the “rebels” have “unfinished business” or “scores to settle” with Sirte’s defenders, which are said to include army units involved in the attacks on Misrata and Benghazi. The city is also Gaddafi’s hometown and a center of his tribe, the Gaddafifahs.

The criminal methods employed by NATO and its “rebel” proxies—the bombing of cities, attempted assassinations, massacres and the lynching of black sub-Saharan African immigrant workers—are in sync with the aim of the war: imperialist conquest.

Having supported the Western-backed dictatorships of Zine El Abidine Ben Ali in Tunisia and Hosni Mubarak in Egypt against popular revolts until the bitter end, the US and its NATO allies decided to intervene in Libya, which lies strategically between these two countries. They set about hijacking the anti-Gaddafi demonstrations that broke out last February and fomenting a civil war as a vehicle for direct NATO intervention. To this end, British and French special forces units were deployed on the ground in Libya well before any UN resolution was ever discussed.

This intervention was never about protecting the civilian population. Tellingly, a spokesman for the NTC Wednesday estimated that the total number of Libyans killed in the last six months—both civilians and combatants—has risen to over 50,000. If one were to accept as good coin the pretense that NATO waged its war for the purpose of saving human lives, it would have to be judged a colossal failure. This war has produced far more carnage than any repression that preceded it.

The goal of the NATO war is to install a puppet regime in Tripoli that will be a more pliant tool of the Western governments and energy conglomerates. Ruling circles in Washington, London, Paris and Rome are salivating over the prospect of turning the clock back 42 years to the days when the corrupt monarchy of King Idris let Standard Oil write Libya’s petroleum laws and provided military bases to both the US and Britain.

Consolidating such neocolonial aims will no doubt entail an even greater amount of bloodshed in suppressing popular opposition within Libya.

The crimes being carried out against the people of Libya and the threat of a far wider conflagration that is inherent in the inter-imperialist tensions over who will control the country’s oil wealth pose the urgent necessity of a new antiwar movement, based on the working class and a socialist perspective.

The struggle against war must be joined with the fight against the assault on jobs, living standards and basic social and democratic rights taking place in virtually every country. It must be consciously directed against the source of both militarism and the unfolding social counterrevolution—the capitalist profit system.


Bill Van Auken




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