Svalutazione del rublo, calo del prezzo del petrolio. Le sanzioni economiche per la crisi Ucraina 'uno stimolo'…
La Russia sceglie la famiglia tradizionale e una nazione sana, ma ciò non significa che le persone con diverso orientamento sessuale abbiano limitati i diritti…
Come una volta contro la Francia o la Germania, la sconfitta iniziale della Russia potrebbe essere la garanzia della sua vittoria finale…
In Germania ex presidenti, politici, artisti, industriali lanciano un potente appello per la distensione in Europa. I loro colleghi italiani tacciono…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58811
La tempesta perfetta è su due fronti; guerra economica palese -sanzioni- e un attacco ombra rivolto al cuore dell'economia russa. Putin sa altre mosse..
http://www.politika.rs/rubrike/Svet/Obamin-pristup-Rusiji-je-neprijateljski.sr.html
http://rt.com/politics/official-word/196284-ukraine-putin-nazi-europe/
"They would have gladly applied the Yugoslav scenario of dismemberment and disintegration for Russia. They failed. We did not allow them to do that."
“Our US friends, whether directly or from behind the scenes always affect our relations with our neighbors. Sometimes it’s unclear whether to talk to the authorities of the country, or to their US patrons.”
“If for many European countries, sovereignty and national pride are forgotten concepts and a luxury, then for Russia, true sovereignty is an absolutely necessary condition of our existence.”
Il 4 dicembre 2014 potrà a buon diritto essere incluso nell'elenco delle date che avranno anticipato, o preparato, la terza guerra mondiale…
Di seguito il testo licenziato dalle Camere statunitensi, che entrerà in vigore solo dopo la firma del Presidente Obama, ma questo ovviamente è solo un dettaglio....
Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras
E adesso è ufficiale.
La risoluzione n. 758 della Camera dei Rappresentanti è stata approvata ieri segnando un risultato travolgente e bipartisan (411 voti contro appena 10 contrari) presso il Congresso USA.
I particolari della ripartizione della votazione si possono leggere qui [ https://www.govtrack.us/congress/votes/113-2014/h548 ].
Questa risoluzione, giunta in tutta fretta fino al voto appena due settimane dopo essere stata presentata, descrive la Russia come una "Nazione Aggreditrice" che ha invaso l'Ucraina e che stava dietro l'abbattimento del MH17.
La risoluzione fa praticamente appello a far guerra alla Russia.
Date un'occhiata davvero attenta al linguaggio adoperato.
Il Presidente degli Stati Uniti, in consultazione con il Congresso USA, deve:
«Condurre una revisione del posizionamento, della prontezza e delle responsabilità delle forze armate degli Stati Uniti nonché delle forze degli altri membri della NATO per determinare se i contributi e le azioni di ciascuno siano sufficienti a soddisfare gli obblighi della difesa collettiva ai sensi dell'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico e specificare le misure necessarie per porre rimedio a eventuali carenze».
Traduzione:
Il Congresso USA pretende che l'Impero del Caos usi la dottrina della sicurezza collettiva della NATO ai sensi dell'articolo 5 (un attacco a un paese membro è un attacco a tutti i membri), per portare una guerra alla Russia, sebbene l'Ucraina non sia un membro (ma presto diventerà un grande alleato non-NATO).
La risoluzione passa ora al Senato.
Se diventa legge, la risoluzione consente al Presidente degli Stati Uniti di dichiarare guerra alla Russia aggirando il permesso formale parlamentare del Campidoglio.
L'anatra zoppa non avrebbe le palle. Ma l'Hillarator le avrà.
Le recenti variazioni nel mercato petrolifero e in quello cambiario possono essere interpretate alla luce della crisi tra Washington e Mosca…
Il trend ribassista del greggio non si spiega solo con l'aumento dell'offerta e il rallentamento della domanda. Pesano le scelte strategiche delle principali potenze mediorientali e mondiali…
Intervista Tabarelli - presidente Nomisma - e Floros - saggista LiMes
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=IWQRwDxRxcs
BERLIN (Own report) - Since the Russian government's decision to scrap the "South Stream" pipeline project, Berlin and Brussels have been searching for an alternative supply of natural gas. In answer to the EU, Alexei Miller, Gazprom's chief executive, announced last Tuesday, that his company was no longer pursuing South Stream and would instead construct a pipeline to Turkey. Ukraine's role as transit country for supplying gas to the EU "will be reduced to zero." To meet the increasing demand of EU countries, the EU Commission is now seeking alternative supplies via the "Southern Corridor" - a route leading from Azerbaijan via the Southern Caucasus and Turkey to the EU. The EU's promised supply from Azerbaijan's natural gas reserves is but a drop in the bucket. The West's policies of war and sanctions hamper additional deliveries from Iraq or Iran via the "Southern Corridor." Only by 2016 will the USA export large quantities of shale gas, however, mainly to Asia where it can sell at a better price than in Europe. German politicians and experts are pleading to convince Moscow to continue the natural gas cooperation…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58812
Die Widersprüche der EU (Probleme mit Erdgasversorgung nach South Stream-Stopp)
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59018
South Stream, Usa e getta
Manlio Dinucci
«La Russia per il momento è costretta a ritirarsi dal progetto South Stream, a causa della mancanza di volontà della Ue di sostenerlo e del fatto che a tutt’oggi non ha ancora ricevuto il permesso della Bulgaria a far passare il gasdotto sul proprio territorio»: così il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la cancellazione del progetto South Stream, il gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas russo nell’Unione europea attraverso un corridoio energetico meridionale, senza passare dall'Ucraina.
In tal modo, scrive l’Ansa, Mosca «schiaffeggia l'Europa». In realtà è Washington che dà un altro forte schiaffo all’Europa, bloccando un progetto da 16 miliardi di euro che avrebbe potuto essere di grande importanza economica per i paesi della Ue, a partire dall’Italia dove avrebbe dovuto essere costruito il terminale del gasdotto.
Per capire che cosa è avvenuto, occorre ripercorrere la storia del South Stream. Il progetto nasce dall’accordo di partenariato strategico, stipulato dalla compagnia statale russa Gazprom e dall’italiana Eni nel novembre 2006, durante il governo Prodi II. Nel giugno 2007 il ministro per lo sviluppo economico, Pierluigi Bersani, firma con il ministro russo dell’industria e dell’energia il memorandum d’intesa per la realizzazione del South Stream. Il progetto prevede che il gasdotto sarà composto da un tratto sottomarino di 930 km attraverso il Mar Nero (in acque territoriali russe, bulgare e turche) e da uno su terra attraverso Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovenia e Italia fino a Tarvisio (Udine).
Nel 2012 entrano a far parte della società per azioni che finanzia la realizzazione del tratto sottomarino anche la tedesca Wintershall e la francese Edf con il 15% ciascuna, mentre l’Eni (che ha ceduto il 30%) detiene il 20% e la Gazprom il 50%. La costruzione del gasdotto inizia nel dicembre 2012, con l’obiettivo di avviare la fornitura di gas entro il 2015. Nel marzo 2014 la Saipem (Eni) si aggiudica un contratto da 2 miliardi di euro per la costruzione della prima linea del gasdotto sottomarino.
Nel frattempo, però, scoppia la crisi ucraina e gli Stati uniti premono sugli alleati europei perché riducano le importazioni di gas e petrolio russo. Primo obiettivo statunitense è impedire la realizzazione del South Stream. A tale scopo Washington esercita una crescente pressione sul governo bulgaro perché blocchi i lavori del gasdotto. Prima lo critica per aver affidato la costruzione del tratto bulgaro a un consorzio di cui fa parte la società russaStroytransgaz, soggetta a sanzioni statunitensi. Quindi l’ambasciatrice Usa a Sofia, Marcie Ries, avverte gli uomini d’affari bulgari di evitare di lavorare con società soggette a sanzioni da parte degli Usa. Da’ una valida mano a Washington il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, che annuncia l'apertura di una procedura Ue contro la Bulgaria per presunte irregolarità negli appalti del South Stream.
Il momento decisivo è quando lo scorso giugno arriva a Sofia il senatore Usa John McCain, che incontra il premier bulgaro Plamen Oresharski trasmettendogli gli ordini di Washington. Subito dopo Oresharski annuncia il blocco dei lavori del South Stream, in cui la Gazprom ha già investito 4,5 miliardi di dollari.
Contemporaneamente la compagnia statunitense Chevron inizia le perforazioni in Polonia, Romania e Ucraina per ricavare gas da scisti bituminosi, attraverso la tecnica della fratturazione idraulica che si attua immettendo negli strati rocciosi profondi getti d’acqua e solventi chimici ad alta pressione. Una tecnica estremamente dannosa per l’ambiente e la salute, soprattutto a causa dell’inquinamento delle acque sotterranee. Il progetto di Washington di sostituire al gas naturale russo, importato dalla Ue, quello ricavato da scisti bituminosi in Europa e negli Stati uniti, è un vero e proprio bluff, sia per gli alti costi che per i danni ambientali e sanitari di tale tecnica di estrazione. E già in Polonia e in Romania diverse comunità locali si ribellano.
In seguito al blocco del South Stream, ha annunciato Putin, la Russia è costretta a «riorientare le forniture di gas». Aumenteranno quelle alla Turchia attraverso il gasdotto Blue Stream. Aumenteranno soprattutto quelle verso la Cina. La Gazprom le fornirà, entro il 2018, 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno, ossia circa un quarto di quello che fornisce oggi all’Europa. Avvalendosi anche di investimenti cinesi previsti in 20 miliardi di dollari, Mosca progetta di potenziare l’oleodotto tra la Siberia orientale e il Pacifico, affiancandolo con un gasdotto di 4000 km per rifornire la Cina. Pechino è interessata a effettuare investimenti anche in Crimea, in particolare per la produzione ed esportazione di gas naturale liquefatto.
A perdere sono i paesi della Ue: solo la Bulgaria dovrà rinunciare a diritti di transito nell’ordine di 500 milioni di dollari annui.
La Saipem dell’Eni crolla in Borsa
Appena è stata annunciata la cancellazione del progetto South Stream, il titolo Saipem in Borsa ha subìto, in seguito alle vendite, un continuo calo, scendendo al più basso livello degli ultimi sei anni.
Con il blocco di South Stream, Saipem (Gruppo Eni) perde il contratto per la costruzione della prima linea del gasdotto sottomarino e un altro contratto per i lavori di supporto della seconda linea, per un valore complessivo di 2,4 miliardi di euro, cui si sarebbero aggiunti altri contratti se il progetto fosse andato avanti.
Si prevedono pesanti ripercussioni per l’occupazione. L’azienda, appartenente per il 43% all’Eni e per il 57% ad altri azionisti, opera a livello internazionale nel campo dell’estrazione e della ricerca di idrocarburi. Ha oltre 50mila dipendenti di 132 nazionalità, il 14% dei quali in Italia.
In seguito alla cancellazione del progetto South Stream saranno annullate o drasticamente ridimensionate le nuove assunzioni che la Saipem prevedeva per accrescere il proprio organico in Italia. Non si esclude neppure un taglio dell’attuale organico.
La cancellazione del progetto South Stream assesta quindi un duro colpo non solo alla Saipem ma ad altri settori dell’industria e dei servizi, nel momento critico in cui cala la produzione e, di conseguenza, l’occupazione.
Basti pensare che il terminale del gasdotto a Tarvisio, previsto nel progetto originario, avrebbe potuto essere l’hub di smistamento del gas russo in altri paesi europei e quindi fonte di forti introiti e incremento di posti di lavoro. Tutto questo ora viene vanificato. Mentre traggono vantaggio dalla cancellazione del South Stream le compagnie statunitensi, come la Crevron, impegnate a rimpiazzare il gas russo fornito alla Ue. Non resta che ringraziare «l’amico americano».
(il manifesto, 3 dicembre 2014)
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2014_12_18/Grande-conferenza-stampa-del-Presidente-russo-Vladimir-Putin-0489/