(slovenscina / italiano)

Sol perché italiano

1) Boldrini e Delrio onorano il repubblichino: ”Per il sacrificio offerto alla Patria” (V. Varesi su La Repubblica, edizione di Bologna, 15 marzo 2015)
2) Chi è il colpevole per la medaglia al fascista? LETTERA APERTA / ODPRTO PISMO (Diecifebbraio.info)
3) NOTA DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI CARLO SMURAGLIA
4) Comunicato del Comitato antifascista e per la memoria storica di Parma sul “caso Mori”
5) Lettera di C. Cernigoi a V. Varesi di Repubblica a proposito dell'onorificenza a Paride Mori
6) Se questo è il giorno del ricordo (Davide Conti su Il Manifesto, 16.3.2015)
7) Medaglia al repubblichino, il governo verso lo stop. Il figlio dell'ex ufficiale Rsi: "Mio padre era sicuramente un fascista, ma fascista non significa delinquente. Ha fatto il suo dovere... ha deciso... di continuare a combattere contro Tito, per la patria"


Sulla vicenda si veda anche:

Paride Mori, fascista di Salò. E la sinistra gli dedica una strada (16 luglio 2010)
http://parma.repubblica.it/cronaca/2010/07/16/news/paride_mori_fascista_di_sal_e_la_sinistra_gli_dedica_una_strada-5633360/

La Boldrini: "Non c'entro nulla con medaglia a Paride Mori" (15 marzo 2015)

Medaglia a un repubblichino, l'ira dell'Anpi e di Sel: ''Il governo la ritiri e si scusi'' (15 marzo 2015)

Sugli altri casi scandalosi di onorificenze come "infoibati" conferite "sol perché italiani" a criminali di guerra fascisti:


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Boldrini e Delrio onorano il repubblichino: ”Per il sacrificio offerto alla Patria”


Conferito un riconoscimento al fascista Paride Mori, ex ufficiale del Battaglione “Benito Mussolini” che combattè anche al fianco dei nazisti

di VALERIO VARESI

su La Repubblica, edizione di Bologna, 15 marzo 2015
 

BOLOGNA – Il “Giorno del ricordo” diventa il giorno dell’amnesia e a poco più di un mese dal settantesimo della Liberazione si ribalta la storia e ciò che ha significato per mano di chi rappresenta la Repubblica nata dalla stessa Liberazione. Così, anche un fascista repubblichino può essere insignito della medaglia ricordo, “in riconoscimento del sacrificio offerto per la Patria”, nientemeno che dalla presidente della Camera Laura Boldrini e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, già sindaco di Reggio Emilia, città medaglia d’oro per la Resistenza e terra dei fratelli Cervi. Il tutto alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La vicenda riguarda Paride Mori, ufficiale parmense del Battaglione bersaglieri volontari “Benito Mussolini”, un reparto che all’inizio era aggregato alle “Waffen SS” e successivamente inquadrato nell’esercito della Repubblica di Salò che combatté a fianco dei nazisti. L’onorificenza che gli è stata attribuita in realtà fu istituita per ricordare le vittime delle foibe nell’immediato dopoguerra, ma Mori fu ucciso in uno scontro coi partigiani il 18 febbraio del ‘44 e quindi l’episodio non c’entra niente con le vendette post belliche delle milizie di Tito nei confronti degli italiani.

Al ribaltamento di significato si aggiunge quindi un falso storico. Ma la vicenda di Paride Mori comincia prima di quest’ultima vicenda. Alcuni anni fa la giunta di centro sinistra del Comune parmense di Traversetolo, suo paese natale, intitolò una via proprio al repubblichino suscitando l’obiezione dell’Istituto storico della Resistenza provinciale il quale fece presente il passato imbarazzante dell’ex bersagliere. La giunta ritirò l’intitolazione e la vicenda si spense. Non persuasi, i figli di Paride Mori hanno provato altre strade per onorare la figura paterna rivolgendosi direttamente alle massime autorità dello Stato in occasione del citato “Giorno del ricordo”.

Lo scorso dieci febbraio la cerimonia ufficiale e la consegna agli stessi figli dell’onorificenza. Questi ultimi, hanno così celebrato la “riabilitazione” del padre con una lettera pubblicata sulla Gazzetta di Parma nella quale hanno raccontato dell’invito a Montecitorio da parte della presidente della Camera e, alla presenza del Capo dello Stato, della consegna della medaglia da parte del sottosegretario Delrio. Soddisfatti per quello che ritengono la restituzione di un onore, i figli ora chiedono con forza che la via nel paese natale del padre sia finalmente a lui intitolata. Come negarlo dopo un simile viatico?


[ Questo l’originale dell’articolo, uscito anche sull’edizione cartacea de La Repubblica. Poche ore dopo, la versione online è stata edulcorata con una smentita della Boldrini e rimuovendo il riferimento a Mattarella. Nuovo titolo: Dal governo una medaglia al repubblichino: ”Per il sacrificio offerto alla Patria” ]



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Posted on 17 marzo 2015 by admin

Chi è il colpevole per la medaglia al fascista?

LETTERA APERTA AL PRIMORSKI DNEVNIK  

Scriviamo riguardo allo scandalo mediatico suscitato dall’attribuzione di un riconoscimento quale “infoibato” al fascista Paride Mori caduto in combattimento contro i partigiani in Slovenia nel 1944, e alle domande su chi ne sia responsabile. La risposta è evidente: responsabili sono in primo luogo tutti coloro che hanno voluto e approvato la legge del Giorno del Ricordo che permette questi presunti errori. Il testo della legge è infatti pieno di ambiguità, indeterminatezze e formulazioni che lasciavano trasparire fin da subito quali fossero gli scopi che si prefiggeva.

La legge afferma che il riconoscimento può essere concesso a tutti “gli scomparsi e infoibati” e a tutti i “soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati” tra l’8 settembre ’43 ed il 10 febbraio ’47 (ed oltre) “in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale”. Essendo l’attentato una delle modalità più tipiche della guerriglia partigiana, ovvero dato che qualsiasi episodio bellico tra occupatori e partigiani può essere ridotto ad “attentato”, ciò significa che il riconoscimento può essere concesso a TUTTI gli appartenenti alle formazioni collaborazioniste caduti in combattimento con i partigiani. Il testo prescrive poi i motivi di esclusione dal riconoscimento: essere caduti in combattimento, essere caduti facendo “volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia” e l’accertamento, con sentenza, del “compimento di delitti efferati contro la persona”. Per quel che riguarda i caduti in combattimento si rimanda a quanto detto sopra circa gli attentati. Quanto ad aver fatto parte di “formazioni non al servizio dell’Italia”, il non avere specificato a quale Italia ci si riferisca – all’epoca ce n’erano due, il Regno d’Italia passato con gli Alleati e la Repubblica sociale di Mussolini – rende possibile attribuire i riconoscimenti anche alle formazioni della RSI al servizio dei nazisti. Peraltro, va ricordato che le “province dell’attuale confine orientale”, l’Istria, Fiume, furono sottoposte dopo l’8/9/43 alla Germania nazista in quanto Zona d’operazione Litorale Adriatico (Adriatisches Küstenland) in cui le formazioni militari collaborazioniste erano sottoposte direttamente al comando tedesco. Di conseguenza tutti gli appartenenti a formazioni collaborazioniste erano al servizio dei nazisti.

Riguardo infine all’accertamento con sentenza di “delitti efferati” commessi contro la persona, tale formulazione è molto simile a quella che appare nel testo dell’amnistia Togliatti del 22 giugno 1946 e che fu usata dalle Corti d’appello dell’epoca come grimaldello per liberare praticamente tutti i fascisti. Nel caso della Commissione che attribuisce i riconoscimenti ai c.d. “infoibati” l’indeterminatezza della formulazione è stata utilizzata per concederli anche a persone che furono “soppresse” dopo regolare processo davanti a tribunali civili o militari. Il caso più noto è quello di Vincenzo Serrentino, condannato a morte e fucilato a Sebenico il 15/5/47 per la sua attività nel famigerato Tribunale speciale della Dalmazia; ma accanto a lui possiamo annoverare almeno ancora Giuseppe Comuzzi, di cui il “massimo esperto di foibe” dell’ambiente delle organizzazioni degli esuli (Luigi Papo) ha scritto che faceva parte della Milizia Difesa Territoriale (MDT, denominazione assunta nell’Adriatisches Küstenland dalle formazioni fasciste equiparabili alla Guardia nazionale repubblicana -GNR-) e che è stato fucilato nel giugno del 1945 in esecuzione di una sentenza emessa dal Tribunale militare della 4^ Armata dell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo.


Se lo schiamazzo causato dall’attribuzione del riconoscimento a Mori non può che essere benvenuto, va tuttavia ricordato che nell’elenco di coloro a cui nel corso di questi dieci anni è stato concesso lo stesso riconoscimento ci sono parecchi “casi” molto simili a quello di Mori. Limitandoci a coloro che sono morti tra il novembre 1943 e l’aprile 1945 troviamo questi casi: Abriani Gerolamo, caduto 15/9/1944 come appartenente alla 5^ Legione MDT ferroviaria; Alessio Ferdinando, milite della MDT, caduto lungo la linea ferroviaria Opicina – Prosecco il 28/2/1945; Antonini Antonino, che alcuni definiscono ex squadrista e componente la 41^ Brigata Nera di Trieste, catturato e soppresso dai partigiani ad Umago il 13/11/1944; Borroni Antonio, descritto da Papo quale milite della MDT, ex volontario fascista nella guerra di Spagna, volontario in Montenegro, ucciso in Istria il 29/9/1944; Brunetti Antonio, milite MDT, ucciso il 27/5/1944 presso Matulje (Mattuglie); Cantarutti Edoardo, sottufficiale dell’Esercito della RSI, soppresso dai partigiani a Gorizia il 7/11/1943; Chersicla Luigi, sergente della MDT, scomparso l’8/7/1944 a Grisignana; D’Aliberti Carmelo, Guardia di Finanza, catturato e probabilmente ucciso a Sicciolie il 3/8/1944; Del Bigallo Giuliano, vice brigadiere di PS alla Questura di Gorizia, morto il 1/2/1944 in conseguenza delle ferite riportate in un attacco di partigiani; Del Negro Oliviero, membro della Guardia Civica (formazione collaborazionista triestina) caduto durante un attacco partigiano ad Opicina nel dicembre del 1944; De Pierro Angelo, caporale della MDT, ucciso il 13/9/1944 a Gorizia; D’Ambrosi Antonio, milite della MDT, ucciso nel giugno 1944 in Valdarsia in Istria; Englaro Gastone, ex carabiniere (i nazisti sciolsero l’Arma il 7 ottobre 1943 e nella Venezia Giulia molti dei suoi componenti passarono nelle file della MDT) scomparso il 12/2/1944 a Muggia; Ferrara Salvatore, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria (Materija) il 13/1/1944 (tale postazione collaborava attivamente con i nazisti nella lotta antipartigiana, negli arresti, nei rastrellamenti…); Fiorentini Giovanni, componente l’11^ Legione Camicie Nere, fucilato il 29.10.1943 a Babin Potok (Croazia); Galante Giuseppe, milite MDT, scomparso nel settembre 1944; Ghersa Giulio, milite MDT, caduto nell’aprile 1944 durante un attacco partigiano in Istria; Ghersi Michelangelo, milite MDT, ucciso in casa a Laurana il 24/11/1944; Lacchiana Giovanni, milite delle Camicie Nere, caduto il 25/10/1944 a Ogulin (Croazia); Lottici Arnaldo, Guardia di Finanza, scomparso il 2/2/1944 durante un attacco partigiano alla caserma di Sicciolie; Lubiana Ettore, milite MDT, caduto durante un attacco di partigiani a una colonna nazifascista presso Rifembergo (Branik) il 2/2/1944; Meazzi Angelo, ex carabiniere, in servizio alla postazione di Gabrovizza a Trieste (probabilmente della MDT), scomparso il 24.2.1944; Musco Giuseppe, membro della formazione “Mazza di ferro” della MDT, ucciso nel 1944 a Montona; Olmo Giuseppe, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria il 13/1/1944; Porru Silvio, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria il 13/1/1944; Querincis Ottavio, componente del collaborazionista Battaglione Alpini “Tagliamento”, scomparso il 22/4/1944 presso Duttogliano (Dutovlje); Ricci Lucchi Serafino, Guardia di Finanza, disperso nel corso di uno scontro con i partigiani nei pressi di Divaccia (Divača); Sangrigoli Mariano, milite MDT, scomparso il 14/4/1945 a Lanischie (Lanišče); Stossich Libero, milite MDT, ucciso il 28/4/1945 presso Umago; Summa Donato, milite MDT, caduto il 14.1.1944 presso Senosecchia (Senožeče); Valoppi Michele, milite MDT, caduto il 13/10/1944 presso Sedegliano (UD); Verdelago Ervino, segretario del Partito Fascista Repubblicano di Tomadio (Tomaj), ucciso a Trieste il 26/2/1944.

A quanto detto va aggiunto che nell’elenco dei percettori dei riconoscimenti ci sono svariati casi che risultano molto dubbi. Il colmo è rappresentato dai casi di Antonio Ruffini, insignito del riconoscimento di “infoibato” ma in realtà caduto da partigiano a Grgarske Ravne in Slovenia a fine marzo del 1944 (cosa riconosciuta dal Comune di Termoli e dalla Regione Molise, ma non dalla Commissione) e di Fortunato Matiussi, per il quale è di per se esplicativa la motivazione della concessione del riconoscimento: “residente a Pisino, fu lì fucilato il 4 ottobre dalle truppe tedesche per rappresaglia sulla popolazione a seguito della precedente occupazione titina”!


Per le singole decisioni in merito all’attribuzione del riconoscimento la responsabilità diretta è indubbiamente dei componenti l’apposita Commissione, operante in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e composta, oltre che da vari rappresentanti delle organizzazioni degli esuli, dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un suo delegato, dai rappresentanti degli Uffici Storici degli Stati Maggiori di tutte le forze armate dello Stato e da un delegato del Ministero dell’Interno. Quindi la responsabilità diretta di quanto è accaduto è delle più alte autorità dello Stato e delle Forze Armate.

Che le cose stessero come stanno era risaputo da almeno 10 anni, ma coloro che lo facevano notare venivano tacciati di estremismo, nostalgie “slavo-comuniste” e gratificati del termine infamante di “negazionisti”. Fino a subire vari tentativi di chiudere loro la bocca attraverso licenziamenti, tagli di finanziamenti, minacce e veri e propri tentativi di aggressione fisica. Mentre coloro che in campo storiografico hanno posto le basi “scientifiche” per tutto quanto accade regolarmente ogni 10 febbraio sono stati presentati e incensati come “ricercatori obiettivi ed equilibrati” e portatori della “verità storica”. Nel contempo le organizzazioni degli esuli, che hanno progettato e ottenuto quanto descritto in precedenza, sono diventate apprezzate interlocutrici della ”opinione pubblica democratica” (anche di quella sua parte che oggi si scandalizza per il caso Mori) e destinatarie di appoggi, aiuti ed ingenti finanziamenti per diffondere le loro “verità”. Di tutto questo sono ampiamente corresponsabili i media, anche quelli che oggi prendono atto di questo “errore” e si chiedono come sia potuto accadere. Forse un serio esame di coscienza potrebbe essere salutare per molti.

 

La redazione del sito Diecifebbraio.info

sulla base delle Lettera inviata da Sandi Volk al Primorski Dnevnik il 16 marzo 2015, che riproduciamo di seguito:

 

 

S prošnjo za objavo

Spoštovano uredništvo Primorskega dnevnika

 

članku o podelitvi priznanja ob Dnevu spomina na fojbe in eksodus fašistu Parideju Moriju, sprašujete, kdo je tega kriv. Res je, da je v konkretnem(ih) primeru(ih) za to odgovorna pristojna komisija, katere sestava pa priča o tem, da so za priznanje(a) fašistu(om) odgovorni najvišje inštitucije italijanske države in oboroženih sil. Vendar so za Morijev primer in za vse ostale, kot tudi za vse, kar se dogaja ob vsakem 10. februarju v prvi vrsti odgovorni tisti, ki so zakon, ki to omogoča, izglasovali. Med njimi tudi člani parlamenta iz vrst slovenske manjšine v Italiji. Tekst zakona je bil namreč namenoma spisan na tak način, da je bilo takoj popolnoma jasno, čemu je bil namenjen. Na podlagi tega zakona lahko prejme priznanje vsakdo, ki je bil usmrčen in “infojbiran” ter vsi, ki so bili usmrčeni potom “utopitve, streljanja, pokola, atentata” v času od 8.9.1943 do 10.2.1947 (in še dlje) “v Istri, Dalmacij in v provincah sedanje vzhodne italijanske meje”. Ker je atentat tipični modus operandi gverilskih partizanskih enot je torej povsem legitimno, da so lahko priznanja deležni VSI člani kolaboracionsitičnih enot, ki so padli v borbi proti partizanom, saj je vsak partizanski napad mogoče predstaviti kot atentat. Besedilo zakona navaja tudi razloge, ki onemogočajo dodelitev priznanja, ki pa so prav tako dvoumni: izključeni so posamezniki, ki so padli v boju, tisti, ki so padli kot “člani formacij, ki niso bile v službi Italije” ter vsi tisti, za katere “je s sodbo ugotovljena izvršitev okrutnih zločinov proti osebam”. Glede padlih v boju je, kot že rečeno, vsak napad mogoče prikazati kot atentat. Formulacija o formacijah, ki “niso bile v službi Italije” pa ne omenja na katero Italijo se nanaša – tedaj sta obstajali Kraljevina Italija in Mussolinijeva Italijanska Socialna Republika – tako, da se priznanja povsem legitimno podeljujejo tudi članom enot, ki so bile v službi Mussolinijeve republičice in na strani nacistov. Kar se tiče sodno ugotovljenih “okrutnih zločinov proti osebam”, pa gre za formulacijo, močno podobno oni, uporabljeni v tekstu Togliattijeve povojne amnestije, ki je bila povod za oprostitve domala vseh fašistov. V tem primeru pa je služila komisiji, da je lahko priznanja podelila tudi ljudem, ki so bili usmrčeni po obsodbi civilnih ali vojaških sodišč. Najbolj znano je ime Vincenza Serrentina, poleg njega pa je tu še vsaj Giuseppe Comuzzi, članu kolaboracionistične Milizia difesa Territoriale (MDT), o katerem je “prerok fojb” Luigi Papo zapisal, da je bil obsojen na smrt od vojnega sodišča 4. Armade JNOV in usmrčen junija 1945.

Čeprav je vik in krik, ki ga je sprožilo podelitev priznanja Moriju dobrodošel, je na seznamu oseb, ki so v teku teh let ob 10. februarju bile deležne priznanja, Moriju podobnih kar precej. Če se omejimo na take, ki so preminuli v času med novembrom 1943 in aprilom 1945 lahko naštejemo vsaj sledeče: Abriani Gerolamo, padel 15/9/1944 kot član 5. legije železničarske MDT; Alessio Ferdinando, član MDT, padel na železniški progi med Opčinami in Prosekom 28/2/1945; Antonini Antonino, po nekaterih podatkih bivši škvadrist in član 41. Črne Brigade v Trstu, ki so ga partizani usmrtili v Umagu 13.11.1944; Borroni Antonio, ki ga Papo opisuje kot člana MDT, bivšega prostovoljca na strani frankistov v Španjii, nato v vrstah italijanske vojske v Črni Gori, ki je bil ubit v domači Istri 29/9/1944; Brunetti Antonio, član MDT, ubit 27/5/1944 pri Matuljah; Cantarutti Edoardo, podoficir fašistične republikanske vojske, usmrčen od partizanov 7/11/1943 pri Gorici; Chersicla Luigi, narednik MDT, ubit 8/7/1944 v Grožnjanu; D’Aliberti Carmelo, finančni stražnik, izginil po partizanskem napadu pri Sečovljah 3/8/1944; Del Bigallo Giuliano, policijski podbrigadir v Gorici, umrl 1/2/1944 za posledicami ran, ki jih je zadobil v napadu partizanov; Del Negro Oliviero, član Guardia civica, padel v partizanskem napadu na Opčinah decembra 1944; De Pierro Angelo, desetar MDT, ubit 13/9/1944 v Gorici; D’Ambrosi Antonio, vojak MDT, usmrčen junija 1944 v dolini Raše v Istri; Englaro Gastone, bivši karabinjer (nacisti so Karabinjerje razpustili oktobra 1943, precej jih je nato pri nas prestopilo v vrste MDT), izginil 12/2/1944 v Miljah; Ferrara Salvatore, finančni stražnik, verjetno ubit v napadu partizanov na postojanko (ki je aktivno sodelovala z nacisti v pregonu partizanov in izvajala aretacije, racije itd.) v Materiji 13/1/1944; Fiorentini Giovanni, član 11. legije Črnih Srajc, ustreljen 29.10.1943 v Babinem Potoku (Hrvaška); Galante Giuseppe, vojak MDT, izginil septembra 1944; Ghersa Giulio, vojak MDT, padel aprila 1944 v partizanskem napadu v Istri; Ghersi Michelangelo, vojak MDT, ubit na domu v Lovranu 24/11/1944; Lacchiana Giovanni, član Črnih Srajc, padel 25/10/1944 v Ogulinu (Hrvaška); Lottici Arnaldo, finančni stražnik, verjetno ubit v napadu partizanov na postojanko v Sečovljah 2/8/1944; Lubiana Ettore, vojak MDT, padel v partizanskem napadu na nacifašistično kolono pri Braniku 2/2/1944; Meazzi Angelo, bivši karabinjer, v službi v postojanki na Guardielli (verjetno MDT), verjetno ubit 2/2/1944; Musco Giuseppe, član enote “Mazza di ferro” MDT, ubit leta 1944 v Motovunu; Olmo Giuseppe, finančni stražnik, izginil po napadu partizanov na postojanko v Materiji 13/1/1944; Porru Silvio, finančni stražnik, verjetno ubit v napadu partizanov na postojanko v Materiji 13/1/1944; Querincis Ottavio, član kolaboracionističnega bataljona alpincev “Tagliamento”, verejtno ubit 22/4/1944 pri Dutovljah; Ricci Lucchi Serafino, finančni stražnik, pogrešan po spopadu s partizani 13/1/1944 pri Divači; Sangrigoli Mariano, vojak MDT, izginil 14/4/1945 v Lanišču; Stossich Libero, vojak MDT, ubit 28/4/1945 pri Umagu; Summa Donato, vojak MDT, padel 14.1.1944 pri Senožečah; Valoppi Michele, vojak MDT, padel 13/10/1944 pri Sedeglianu (UD); Verdelago Ervino, tajnik Republikanske fašistične stranke (PFR) v Tomaju, ubit v Trstu 26/2/1944.

Naj k temu dodam, da je velika večina oseb, ki so dobile priznanja, pripadala oboroženim enotam, ki so bile v službi nacistov. Ter da je seznam poln primerov, ki so precej sporni. Med temi predstavljata višek primera Antonia Ruffinija, ki je v resnici padel kot partizan v Grgarskih Ravnah marca 1944 (kar sta uradno priznali Občina Termoli in Dežela Molise, ne pa komisija), ter Fortunata Matiussija, za katerega je zelo zgovorna obražložitev priznanja: “prebivalec Pazina, 4 oktobra (1943) je bil ustreljen od nemške vojske v represalji nad civilnim prebivalstvom za predhodno titovsko okupacijo (Pazina)”.

Da so stvari bile take je znano vsaj 10 let, vendar so bili tisti, ki so na to opozarjali deležni napadov, očitkov ekstremizma oz. nostalgičnosti ter sramotilne oznake “negacionistov”. Na razne načine se jih je skušalo utišati, z odpusti z dela, poskusi odzvema finančnih sredstev, grožnjami, celo poskusi fizičnega napada. Ezulske organizacije, ki so vse zgoraj omenjeno načrtovale in dosegle, so postale cenjen sogovornik vse “demokratiče javnosti” (tudi tistih, ki so danes najbolj glasni v zgražanju), tudi manjšinske, in deležne podpor, pomoči, priznanj in obilnih sredstev za razširjanje svojih “resnic”. Ljudje, ki so na polju zgodovinskega raziskovanja postavili “znanstvene” temelje za ta priznanja (in za vse ostalo, kar se redno dogaja vsakega 10. februarja), pa so bili predstavljeni in obravnavani (tudi s strani lepega dela manjšinske organiziranosti in politike) kot “demokrati”, “uravnovešeni raziskovalci” in nosilci resnice. V vsem tem pa so prednjačili medji, tudi manjšinski.

 

Trst, 17.3.2015

Sandi Volk


=== 3 ===

NOTA DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI CARLO SMURAGLIA

Fonte: ANPI News, n. 155 – 17/24 marzo 2015

Ho appreso dalla stampa la notizia della consegna di una medaglia, in una sala della Camera dei deputati, dove si trovavano anche il Presidente della Repubblica e la Presidente della Camera, ad un fascista della Repubblica di Salò. La notizia appariva così incredibile (e grave) che sono stato lieto di apprendere, da una dichiarazione emanata dalla Presidenza della Camera, che la Presidente Boldrini non aveva dato alcun premio, né aveva in alcun modo concorso ad individuare il nome del “premiato” tra quelli meritevoli di onorificenza (sono parole pressoché testuali del comunicato della Presidenza della Camera).
Altrettanto credo sia accaduto per il Presidente Mattarella, ma non è possibile anticipare nulla al riguardo, finché non ci sarà qualche comunicazione da parte del Quirinale.
Di certo, un’onorificenza è stata consegnata dal Sottosegretario Del Rio e dunque a nome della Presidenza del Consiglio. Anche il Sottosegretario ignorava tutto? Sembrerebbe impossibile; comunque, chi ha proposto e deciso quella onorificenza proprio nell’anno del 70° anniversario della Resistenza? A quali criteri ha obbedito la speciale Commissione che valuta per la Presidenza del Consiglio le onorificenze? È veramente difficile accontentarsi della prospettazione di un “errore”, a fronte di situazioni che imporrebbero una vera sensibilità democratica.
Pensiamo che su questo debba essere fatta chiarezza assoluta ed al più presto. Altrimenti dovremmo pensare che la Presidenza del Consiglio, che si propone di celebrare il 25 aprile e il 70° è disponibile, al tempo stesso, a riconoscere “i meriti” di chi militò dalla parte della dittatura, del fascismo, della persecuzione degli ebrei, degli antifascisti e dei “diversi”. Davvero, tutto questo appare inconcepibile; l’ANPI attende, comunque, chiarimenti precisi e definitivi e, soprattutto, che ognuno si assuma le responsabilità che gli competono. Dopo di che, prenderemo – a ragion veduta – le nostre posizioni di antifascisti e di combattenti per la libertà, che non conoscono né tentennamenti né ambiguità, ma si riconoscono nella vera storia del nostro Paese e nella Costituzione che lo regola e pretendono che altrettanto facciano le istituzioni.

(N.d.r.: questa nota, diffusa anticipatamente ieri [16/3] pomeriggio, è stata ripresa nell’edizione online de la Repubblica di Bologna
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/03/16/news/medaglia_al_repubblichino_il_figlio_mio_padre_era_fascista_non_un_delinquente_-109635621/
e in quella nazionale cartacea di oggi [17/3] a pag. 13)


=== 4 ===

17/3/2015

Comunicato del Comitato antifascista e per la memoria storica di Parma sul “caso Mori”
 
Il conferimento da parte di massime autorità del Governo e della Repubblica di un’onorificenza a Paride Mori, fascista convinto, ufficiale della Repubblica Sociale Italiana sostenuta dalla Germania nazista, appartenente a un reparto militare schierato al confine nordorientale sotto comando diretto dei Tedeschi, non è un puro e semplice errore commesso dalla Commissione nominata dal Governo per decidere l’attribuzione delle onorificenze. Un errore, per altro, particolarmente grave essendo il caso di Paride Mori già noto da anni, almeno dal 2010 quando successe che il Comune di Traversetolo (PR), dov’egli nacque e visse, nella primavera di quell’anno gli intitolò una via e poco dopo, essendo stata quella scelta toponomastica del tutto sbagliata, tolse l’intitolazione della stessa.
 
Il conferimento dell’onorificenza a Mori il 10 febbraio u.s. come vittima delle foibe, nonostante egli non sia stato assolutamente una vittima delle foibe ma sia morto in uno scontro con partigiani il 18 febbraio 1944, è, anche, in qualche modo, una conseguenza del fatto che la legge 92 del 2004 istitutiva del «Giorno del ricordo delle vittime delle foibe» considera infoibati anche tutti quegli italiani «scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati». Non solo, il riconoscimento di vittima delle foibe, continua la legge, può essere esteso a quanti «persero la vita dopo il 10 febbraio 1947, ed entro l’anno 1950, qualora la morte sia sopravvenuta in conseguenza di torture, deportazione e prigionia».
 
Esiste dunque una legge che dà un’interpretazione molto larga dell’espressione «italiano vittima delle foibe». Del tutto discutibile, nient’affatto corretta.
 
Certo con tale interpretazione così larga il numero degli “infoibati” aumenta, diventando dell’ordine di grandezza delle migliaia in relazione al periodo del maggio ’45 e che dal maggio ’45 si protrarrebbe fino al 1950!
Meglio determinabile e più contenuto il numero dei morti delle foibe nel periodo settembre-ottobre ’43; gli studi storici convergono su valori di cinquecento, seicento morti.
 
Paride Mori comunque non è stato assolutamente una vittima delle foibe.
 
Le vittime delle foibe sono state comunque, in gran parte, fascisti, militari e funzionari dell’Italia fascista che aveva aggredito  la Jugoslavia  e occupato crudelmente diversi suoi territori, collaborazionisti. Studi e ricerche sul numero e l’identità di questi morti, anche caso per caso, nome per nome, sono stati fatti di recente in particolare dagli storici Claudia Cernigoi e Sandi Volk.
 
Comitato antifascista e per la memoria storica - Parma


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---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: Claudia Cernigoi 
Date: 15 marzo 2015 15:38
Oggetto: a proposito dell'onorificenza a Paride Mori.
A: "v.varesi" 



Gentile Varesi, sono una giornalista e ricercatrice storica di Trieste. Collaboro tra l'altro alla pagina web di informazione sul confine orientale 
www.diecifebbraio.info.
 Ho letto l'articolo sull'onorificenza attribuita a Paride Mori nell'ambito della legge sul giorno del ricordo, e volevo segnalarLe che non è questo il solo caso "scandaloso" di premiazione, in quanto molte delle persone che hanno ricevuto questo riconoscimento non corrispondono ai requisiti richiesti dalla legge medesima. Nonostante la legge appunto preveda che non possono essere premiati coloro che persero la vita mentre "facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia", nell'elenco dei premiati (che, chissà perché, non è reso pubblico, ma bisogna fare i salti mortali in internet per ricostruire chi ha ricevuto l'onorificenza, e spesso non se ne conosce il motivo), molte persone che hanno avuto il riconoscimento erano militari arruolati in formazioni germaniche. Perché le province di Trieste, Gorizia. l'Istria, Fiume, dopo l'8 settembre 1943 furono annesse al Reich con il nome di Operations Zone Adriatisches Küstenland (Zona d'operazione Litorale Adriatico), staccate dall'Italia (anche dalla Repubblica di Salò) ed i militari di queste terre erano soggetti all'esercito tedesco, non a quello italiano. Di conseguenza, TUTTI i militari dell'Adriatisches Küstenland che persero la vita anche nelle vicende post-belliche, uccise dagli Jugoslavi per i più svariati motivi, non dovrebbero poter ricevere questa onorificenza.

Inoltre tra coloro che sono stati premiati è stato trovato anche un partigiano ucciso dai nazisti (Antonio Ruffini, si veda http://www.diecifebbraio.info/2013/02/un-infoibato-in-meno-un-partigiano-trucidato-dai-nazifascisti-in-piu-la-vicenda-di-antonio-ruffini/), ed una persona che era stata denunciata alle Nazioni Unite come criminale di guerra, Vincenzo Serrentino, fucilato nel 1947 dopo processo a Sebenico, che fu giudice a latere del Tribunale Straordinario per la Dalmazia (si veda la scheda https://www.cnj.it/documentazione/IRREDENTE/medaglie_infoibati.htm#serrentino ), assieme a Pietro Caruso (fucilato a Roma dopo la Liberazione, per i crimini di guerra da lui commessi).

A questo link un elenco (purtroppo non completo, per le difficoltà sopra indicate) dei premiati nel corso dei dieci anni della legge sul Giorno del ricordo.

http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2014/03/Premiati-marzo-2014.pdf

http://www.diecifebbraio.info/2012/03/i-riconoscimenti-per-gli-infoibati-ai-criminali-di-guerra-italiani/
La ringrazio per l'attenzione e resto a disposizione per eventuali chiarimenti.

cordiali saluti

Claudia Cernigoi
Direttore de La Nuova alabarda 
Trieste 


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http://ilmanifesto.info/se-questo-e-il-giorno-del-ricordo/

Se questo è il giorno del ricordo

—  Davide Conti,  16.3.2015

Errori italiani. L'onorificenza del governo al repubblichino Paride Mori «per aver servito la patria»

Il 7 feb­braio 1947 il Con­si­glio del Mini­stri del III governo De Gasperi, (Dc-Psi-Pci-Pri e Par­tito del Lavoro) votò all’unanimità l’accettazione del Trat­tato di Pace che chiu­deva anche dal lato politico-diplomatico la guerra mon­diale sca­te­nata dall’asse nazi­fa­sci­sta. Il 10 feb­braio il Trat­tato di Pace venne uffi­cial­mente fir­mato a Parigi e nella seduta del 31 luglio 1947 il par­la­mento costi­tuente anti­fa­sci­sta, nato insieme alla Repub­blica il 2 giu­gno, lo ratificò.

57 anni dopo, nel 2004, uno dei par­la­menti della seconda repub­blica, quella non più nata dalla Resi­stenza ma dalla fine della Guerra Fredda e dalle inchie­ste giu­di­zia­rie, con voto bipar­ti­san isti­tuì in quella data il giorno del ricordo voluto for­te­mente dalla destra post-fascista e con­di­viso dalla sini­stra di governo per «rom­pere il silen­zio sulla vicenda taciuta delle foibe» secondo la rituale for­mula delle cele­bra­zioni ufficiali.

Lo scorso 10 feb­braio la Pre­si­dente della Camera Bol­drini e il Sot­to­se­gre­ta­rio alla pre­si­denza del con­si­glio Del Rio hanno con­fe­rito a Paride Mori un’onorificenza «per aver ser­vito la patria» ovvero, nel suo caso, il bat­ta­glione ber­sa­glieri volon­tari “Benito Mus­so­lini” della repub­blica di Salò. Per la cro­naca, e anche un po’ per la sto­ria, va anno­tato che Paride Mori non morì nelle foibe ma il 18 feb­braio 1944 in un con­flitto con i partigiani.

Le auto­rità si sono affret­tate a dichia­rare che «se c’è stato errore il rico­no­sci­mento sarà revo­cato», tut­ta­via di errori di que­sta natura il giorno del ricordo ne ha anno­ve­rati in que­sti anni dav­vero molti altri. Nel 2007 il Pre­si­dente della Repub­blica Gior­gio Napo­li­tano con­ferì la meda­glia come infoi­bato a Vin­cenzo Ser­ren­tino. Capo della «pro­vin­cia di Zara» durante la repub­blica sociale fu pre­si­dente del tri­bu­nale spe­ciale fasci­sta in Jugo­sla­via e respon­sa­bile di decine di con­danne a morte ese­guite con­tro par­ti­giani e civili. Arre­stato e pro­ces­sato dal governo jugo­slavo venne con­dan­nato a morte da un tri­bu­nale il 15 mag­gio 1947. Sem­pre tra il 2009 ed il 2011 altri tre ita­liani accu­sati di cri­mini di guerra dal governo di Bel­grado furono insi­gniti dell’onorificenza del 10 feb­braio, Gia­como Ber­go­gnini, Luigi Cucè e Bruno Luciani, quest’ultimo col­la­bo­ra­tore della fami­ge­rata Banda Collotti.

Il giorno del ricordo, già con­trad­dit­to­rio nella sua indi­ca­zione calen­da­ri­stica non­ché nella sua natura omis­siva sui cri­mini di guerra ita­liani nei Bal­cani, si è con­fi­gu­rato come una leva contro-narrativa della sto­ria che fini­sce per rile­git­ti­mare il fasci­smo regime e per­sino quello repub­bli­chino. Così nell’anno in cui Fini e Vio­lante sono tor­nati insieme a Trie­ste, luogo della prima pie­tra della «sto­ria con­di­visa», nella stessa città si è cer­cato di sfi­du­ciare il pre­si­dente del con­si­glio comu­nale Iztok Fur­la­nic che aveva avuto l’ardire d’indicare quello dei par­ti­giani jugo­slavi come l’esercito di Libe­ra­zione dal nazi­fa­sci­smo nella regione. Il tutto raf­for­zato, nel corso degli anni, da fic­tion e spet­ta­coli tea­trali che, uti­liz­zando l’espediente empatico-narrativo in luogo della com­ples­sità fat­tuale della sto­ria, hanno affian­cato una nuova reto­rica isti­tu­zio­nale celebrativo-vittimistica che ha sol­le­vato nel discorso pub­blico l’Italia fasci­sta da ogni respon­sa­bi­lità nella seconda guerra mon­diale finendo per ali­men­tare feno­meni di auten­tico revan­sci­smo neofascista.

Il discorso pub­blico della memo­ria di Stato scritta per legge, dun­que, sem­bra appro­dare alla con­clu­sione che il fine della Sto­ria sia la fine della Sto­ria, impos­si­bi­li­tata a svol­gere un com­pito di cono­scenza indi­spen­sa­bile a indi­vi­duare la dire­zio­na­lità del tempo pre­sente e a con­tri­buire all’interpretazione dell’età con­tem­po­ra­nea e della modernità.

Se que­sto è il giorno del ricordo la sto­ria del nostro pas­sato ha davanti a sé un sem­pre più incerto futuro.


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Medaglia al repubblichino, il governo verso lo stop

Lunedì prossimo si riunirà di nuovo la commissione che ha premiato il fascista Paride Mori. L'Anpi: "L'esecutivo spieghi subito". Il figlio dell'ex ufficiale Rsi: "Mio padre non era un delinquente"

16 marzo 2015

BOLOGNA -  Si profila uno stop alla medaglia conferita dal governo alla memoria del repubblichino Paride Mori in occasione del "Giorno del ricordo". A quanto si apprende da fonti dell'esecutivo, la commissione che compie le istruttorie é stata infatti riconvocata per la mattina di lunedi prossimo. La commissione é composta da rappresentanti degli studi storici delle armi, degli interni e della presidenza del Consiglio  e da storici delle foibe, come previsto da una legge del 2004.

Il caso, raccontato da Repubblica, ha scatenato l'indignazione di Sel e de L'Altra-Emilia-Romagna. Mentre oggi, con una lunga lettera, ha parlato anche Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi, l'associazione dei partigiani. Smuraglia chiede "la chiarezza assoluta al più presto" su questi fatti, "altrimenti dovremmo pensare che la Presidenza del Consiglio, che si propone di celebrare il 25 aprile e il 70° è disponibile, al tempo stesso, a riconoscere “i meriti” di chi militò dalla parte della dittatura, del fascismo, della persecuzione degli ebrei, degli antifascisti e dei “diversi”. Davvero, tutto questo appare inconcepibile".

C'è un'altra missiva, oggi, che replica alle polemiche. E' quella del figlio di Paride Mori, Renato, a difesa del padre, pubblicata dalla Gazzetta di Parma. "Mio padre non è stato un delinquente. Quando ho ricevuto l'invito ho pensato che finalmente si rendeva giustizia a una persona che aveva perso la vita per difendere il suo Paese. Era sicuramente un fascista, ma fascista non significa delinquente. Ha fatto il suo dovere. Mio padre, che si trovava in servizio al confine in Friuli, ha deciso di andare avanti, con altri 400 bersaglieri, e di continuare a combattere contro Tito, per la patria".